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Quali iniziative può prendere la Gdo per ridurre la plastica? Le risposte di Morrisons

Sono varie le iniziative che la Gdo può prendere per promuovere un utilizzo consapevole della plastica, e Morrisons, insegna britannica, ha annunciato una serie di misure dichiarando che entro il 2025 tutti i suoi imballaggi in plastica saranno riutilizzabili, riciclabili o compostabili. Morrisons sarà anche uno dei firmatari del WRAP’s UK Plastics PACT, un’iniziativa che mira a trasformare il modo in cui le aziende utilizzano la plastica evitando che venga dispersa nell’ambiente.

Tra i provvedimenti presi dall’azienda per ridurre l’inquinamento plastico ci sono:

    • Da maggio permette ai clienti di utilizzare i propri contenitori per carne e pesce dai banchi macelleria e pescheria.
    • Lavora con tutti i prodotti a marchio per identificare, ridurre e rimuovere ogni imballaggio di plastica non necessario.
    • Sta testando la rimozione degli imballaggi in plastica da frutta e verdura in una serie di punti vendita. L’obiettivo è quello di osservare come l’imballaggio in plastica, che mantiene freschi gli alimenti, possa essere ridotto senza aumentare lo spreco di cibo.
    • Punta a rendere più imballaggi riciclabili. Come primo step, sostituirà i vassoi di plastica nera, usati per carne e pesce freschi, perché difficili da riciclare. Saranno ritirati entro la fine del 2019.
    • ha deciso di installare nei nuovi negozi fontane di acqua potabile. Morrisons ha già reso l’acqua disponibile gratuitamente nei suoi bar per i clienti che vogliono riempire le loro bottiglie d’acqua.

In base ai sondaggi effettuati dall’insegna sui propri clienti, la riduzione della plastica è considerata al momento la terza questione più importante. Attualmente l’82% della plastica nelle confezioni del supermercato è riciclabile. Per raggiungere l’obiettivo del 100%, Morrisons collaborerà con fornitori, altri rivenditori, autorità locali e WRAP.

Tra le iniziative per ridurre la plastica già intraprese c’è l’eliminazione degli acquisti di cannucce di plastica, bastoncini di plastica di cotone con steli di plastica (ma solo di carta) e borse per la spesa monouso, sostituendole con quelle di carat marrone (è stato questa la “mossa” più controversa e che ha fato i titoli dei giornali nel Regno Unito: meglio la plastica, che inquina, o la carta, costosa anche in termini ambientali, da produrre?).

Dal 2010, Morrisons ha ridotto del 50% il peso degli imballaggi usati sui bancali (pari a 10.000 tonnellate).

David Potts, amministratore delegato di Morrisons, ha dichiarato: “Ridurre il danno causato dalla plastica è uno dei problemi più difficili che la società può affrontare. Poiché produciamo la maggior parte del cibo fresco che vendiamo, siamo in una posizione importante per apportare modifiche al nostro packaging”.

 

Foto Theo Moye / Morrisons.

Lidl, stop alla plastica usa e getta entro il 2019

Continua l’impegno della Gdo a fianco della lotta alla riduzione dei rifiuti di plastica, piaga per l’inquinamento di fiumi e mari: dopo il recente annuncio di ridurre del 20% l’utilizzo di plastica entro il 2025, Lidl Italia comunica nuove misure concrete, che le permetteranno di raggiungere questo ambizioso traguardo “Sulla via del domani”. Entro la fine del 2019, l’insegna toglierà dagli scaffali di tutti gli oltre 600 punti vendita i prodotti monouso in plastica come bicchieri, piatti e posate. Al loro posto saranno introdotte soluzioni realizzate con materiali alternativi o riciclabili, che Lidl Italia sta studiando in stretta collaborazione con i propri fornitori, come già fatto da diverso tempo per i bastoncini cotonati. In un secondo momento, inoltre, l’Insegna eliminerà le posate e le cannucce in plastica presenti nei piatti pronti e nelle bevande da asporto, convertendole in versioni più sostenibili.

“Le parole chiave che contraddistinguono la nostra strategia per diminuire l’uso di plastica sono tre: Evitare, Ridurre, Riciclare. Rimuovendo la plastica monouso dal nostro assortimento contribuiamo a ridurre la nostra impronta plastica – ha detto Eduardo Tursi, Amministratore Delegato Acquisti di Lidl Italia -. Questa misura infatti consentirà all’Azienda di risparmiare circa 2.000 tonnellate di plastica all’anno, l’equivalente dei rifiuti plastici prodotti in un anno da oltre 57mila persone in Italia e pari a ben 1.500 metri cubi.”

Lidl Italia ha in programma di esaurire i quantitativi delle referenze usa e getta già acquistati e di passare poi gradualmente a inserire a scaffale soluzioni alternative. In questo modo i clienti continueranno a trovare in punto vendita i prodotti abituali, rispondenti alle loro esigenze.

Tra le iniziative per ridurre l’utilizzo di plastica già intraprese da Lidl Italia c’è il recupero delle plastiche da imballo trasformate ogni anno in nuova materia prima da riutilizzare. Dice Tursi: “Stiamo studiando diverse misure e informeremo i nostri clienti passo dopo passo su tutte le novità e i cambiamenti che implementeremo. In particolare nel packaging dei nostri prodotti si prospettano diverse soluzioni, al momento in fase test, che potranno davvero fare la differenza.”

Lidl e Kaufland fanno parte del Gruppo Schwarz, uno dei maggiori gruppi distributivi al mondo. Il Gruppo, consapevole della propria responsabilità in particolare nei confronti dell’ambiente, sviluppa misure in questo ambito e le implementa in tutti i Paesi in cui opera nel mondo. Questo fa parte di un’ampia strategia sulla plastica a 360° che punta a ridurne l’uso e a favorire la circolarità delle risorse.

Coop scende in campo a supporto della strategia europea sulla plastica

Coop scende in campo per ridurre la plastica. L’impegno è stato annunciato nel corso della XXIX Assemblea generale dei Delegati Nova Coop, tenutasi sabato al Grand Hotel Dino di Baveno (Vb), che ha approvato il bilancio consuntivo 2017 (vedi Nova Coop, nel 2017 superato il miliardo di ricavi, 65 milioni gli investimenti 2018).

La cooperativa ha deciso di aderire alla campagna di impegni a supporto della strategia europea sulla plastica promossa dalla Commissione Europea. In primo piano ci sarà senz’altro il packaging private label. Saranno rivisti gli imballaggi di prodotti come bottiglie di acqua minerale, flaconi detergenza casa e tessuti, vaschette per ortofrutta a marchio Coop e cassette ortofrutta riutilizzabili, con l’obiettivo di incrementare la percentuale di plastica riciclata con impegni quantitativi crescenti, raggiungendo 7.000 tonnellate all’anno nel 2025.

Il Presidente di Coop Italia Marco Pedroni, presente all’assemblea, ha dichiarato: “La cooperazione non è un unico moloch, ci sono tante cooperative ma quando si dice cooperazione dobbiamo tenere fuori le false cooperative che sono i nostri nemici. Noi vogliamo rendere accessibili cibo e prodotti fondamentali a tutti e soprattutto prodotti di qualità. Il ruolo di Coop non cambia nel tempo, cambia il modo di interpretarlo. Cibo buono, sicuro per tutti, con accessibilità, inclusione, apertura, partecipazione. Il nostro ruolo è diffondere valori che si vedono immediatamente: ambiente, salute, sicurezza e qualità”.

«Il nostro agire distintivo rispetto ad altre catene si fonda su valori come l’eticità e la salvaguardia dell’ambiente. Il Prodotto a Marchio è alfiere dei valori e dei principi cooperativi. A questo proposito è emblematica l’adesione dell’intera cooperativa alla Campagna europea di riduzione delle plastiche, elemento della nostra coerenza e dell’impegno verso un tema drammatico per il pianeta. Occorre ragionare come tutti i nostri punti vendita possano diventare una leva per comunicare queste specificità perché l’appartenenza a Nova Coop deve percepirsi con orgoglio come l’appartenenza a un movimento socialmente importante” ha detto il Presidente Nova Coop Italia Ernesto Dalle Rive:

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Lush, il primo Naked Shop senza plastica è a Milano

Il primo al mondo ha debuttato a Milano in via Torino: è il Lush Naked Shop, il primo negozio del marchio britannico di cosmetici freschi e fatti a mano che volutamente ha evitato di utilizzare qualsiasi tipo di contenitore di plastica, packaging d’ordinanza per il beauty and personal care e responsabile almeno in parte del dilagare di un materiale che sta inquinando i mari e i corsi d’acqua in tutto il mondo.

Pare Milano sia stata scelta per la sua “virtuosità” nel riciclo. Ma si tratta di un esperimento, un work in progress, che potrebbe durare per qualche mese, restare per sempre o venire replicato, a seconda della risposta del pubblico. Di certo il Naked Shop non vuole essere solo un punto vendita, ma anche un luogo di scambio e di sensibilizzazione verso il problema della plastica in cui si terranno conferenze sul tema e laboratori per mostrare la realizzazione del prodotto (gli eventi della prima settimana qui), un luogo di condivisione e scambio di idee attraverso un viaggio alla ricerca di soluzioni verso un futuro privo di plastica.

[Not a valid template]Il tema è caldo e sono molte le insegne che hanno pensato di affrontare il problema in vari modi, dai sacchetti riciclabili, ormai legge europea insieme alla direttiva che impone lo stop alle plastiche monouso di cannucce e piatti,  al bando delle microplastiche agli scaffali “no plastic”, ma sono anche molte le iniziative nei punti vendita senza imballaggi.

Instoremag già da tempo segue il problema, ecco alcuni articoli in cui ne abbiamo parlato.

Ai britannici piacciono le etichette: ora arriva quella “Plastic free”

Ekoplaza inaugura ad Amsterdam la prima corsia con prodotti senza plastica

Sacchetti di plastica, se l’articolo è di lusso farli pagare è un imbarazzo

Al via il bando alle microplastiche nel Regno Unito, in Italia stop dal 2020

Lidl si impegna a ridurre la plastica, -20% entro il 2025

Obiettivo meno plastica, una delle sfide future. Le iniziative della Gdo

Plastica monouso, il no della Ue a piatti e cannucce, le bottiglie tornano “a rendere”

Un sistema automatico di cauzione-deposito in un supermercato ungherese.

La lotta ai rifiuti di plastica passa a una nuova fase: entro il 2025 gli Stati membri dovranno vietare la vendita di prodotti di plastica monouso quali stoviglie, cannucce, agitatori per bevande, bastoncini di cotone per le orecchie e bastoncini per palloncini in plastica, e raccogliere il 90% delle bottiglie di plastica monouso per bevande, attivando sistemi sistemi di cauzione-deposito.

Sono le misure previste nella direttiva sulla riduzione dell’inquinamento da plastica, che la Commissione europea presenterà a fine maggio. Secondo il progetto di direttiva, i contenitori per bevande in plastica saranno ammessi solo se i tappi e i coperchi restano attaccati al contenitore. Per i contenitori per alimenti e tazze per bevande in plastica, gli Stati membri dovranno fissare obiettivi nazionali di riduzione. I produttori saranno chiamati a coprire i costi di gestione dei rifiuti per prodotti altamente inquinanti quali mozziconi di sigaretta, palloncini e attrezzi da pesca in plastica. Altri prodotti come gli assorbenti igienici e le salviette umidificate dovranno avere un’etichetta chiara e standardizzata che indica il loro impatto negativo sull’ambiente. 

 

Retailer in prima linea, “ma che non si trasformino in raccoglitori di rifiuti”

In seguito alla pubblicazione odierna della proposta della Commissione sulle materie plastiche monouso, il settore del commercio all’dettaglio e all’ingrosso “ha ribadito il suo impegno a promuovere l’economia circolare e gestire il problema dei rifiuti di plastica. Il settore ha già dimostrato la sua leadership nella riduzione degli imballaggi e delle materie plastiche monouso, seguendo una serie di strategie 3R (riduzione, riutilizzo, riciclaggio) e preso impegni collettivi e individuali per farlo, inclusa una riduzione dell’80% dei rifiuti complessivi”.

Lo dice una nota di Eurocommerce, che ricorda come ben prima della proposta della Commissione sulla riduzione dell’uso della plastica, i dettaglianti hanno adottato misure proattive per ridurre la dipendenza dalle materie plastiche. Come incoraggiare i clienti a raccogliere e restituire i loro rifiuti di plastica, aumentando la quota di prodotti riciclati, proporre sacchetti di plastica rinnovabile o ricariche di prodotti per la cura del corpo a ridotto contenuto di imballaggi. Ma anche promuovendo campagne di sensibilizzazione per promuovere il riciclo di oltre 14mila prodotti alimentari e non alimentari. L’efficacia e il successo di tali iniziative sono stati attentamente monitorati da un operatore indipendente sotto l’egida della Commissione europea e raccolti nella banca dati REAP.

Ma, come ha sottolineato il direttore generale dell’EuroCommerce, Christian Verschueren: “La responsabilità estesa del produttore non deve significare che i supermercati si riducano a raccoglitori di rifiuti. Possiamo agire come promotori di comportamenti sostenibili per i nostri vari milioni di clienti, ma anche altri attori, tra cui l’industria e i governi, devono intervenire sul piatto”.

Il settore della distribuzione si trova a metà strada tra produttori e consumatori e la raccolta, il riciclaggio e lo smaltimento dei rifiuti non possono essere di sua competenza esclusiva. EuroCommerce solleva alcuni dubbi circa la praticità e l’impatto che potranno avere alcune delle misure presentate. “Bisogna guardare attentamente alle questioni di responsabilità estesa del produttore, igiene, sicurezza e convenienza”.

Ai britannici piacciono le etichette: ora arriva quella “Plastic free”

Una nuova etichetta è apparsa su alcuni scaffali della Gdo britannica: questa volta non dichiara calorie e contenuti di grassi e zuccheri (come le controverse etichette a semaforo) ma l’assenza di plastica nel packaging.

Promotore dell’iniziativa è A Plastic Planet, un gruppo ambientalista britannico già protagonista della prima corsia senza plastica in un supermercato olandese, Ekoplaza.

E proprio qui era comparsa lo scorso febbraio per la prima volta il logo, che ora però è diventato un “marchio di fiducia” che indica con chiarezza al consumatore quando una confezione è priva di plastica non biodegradabile. Ekoplaza impiegherà l’etichetta in tutti i suoi 74 punti vendita olandesi entro la fine dell’anno.

Tra le prime insegne ad adottare la nuova label nel Regno Unito c’è Iceland (nella foto sopra): comparirà su uova, torta salata e hamburger vegetali private label già da questo mese: l’azienda ha dichiarato che sono con questi tre prodotti pensa di risparmiare l’uso di 600 tonnellate di plastica l’anno. L’insegna si è anche impegnata a eliminare completamente la plastica dai suoi prodotti a marchio entro il 2023.

Anche il produttore di tè britannico Teapigs ha adottato l’etichetta per  suoi prodotti.

Come ha dichiarato la cofondatrice Louise Cheadle: “Molti consumatori di tè sono sorpresi nello scoprire che molte bustine contengono plastica. Le nostre sono fatte di Natureflex, un materiale che sembra plastica ma è realizzato con cellulosa. Il marchio di fiducia (l’etichetta, ndr) consentirà ai consumatori che vogliono evitare la plastica di fare la giusta scelta”.

 

“Conosciamo tutti i danni causati dalla nostra dipendenza dalla plastica, dunque vogliamo fare la cosa giusta e comprare prodotti senza plastica – ha detto Sian Sutherland, cofondatore di A Plastic Planet -. Ma fare ciò è più difficile di quello che si possa pensare, e c’è realmente bisogno di un’etichetta chiara e incontrovertibile. In moda che gli acquirenti possano partecipare a risolvere il problema anziché peggiorarlo. Il nostro marchio di fiducia risolve la confusione di simboli ed etichette e dice una sola cosa: che quella confezione non contiene plastica.”

Secondo le Nazioni Unite sono otto milioni le tonnellate di plastica tra bottiglie, confezioni varie ed altri rifiuti a finire negli oceani ogni anno, mettendo a rischio ogni forma di vita marina.

Sono già varie le azioni intraprese dalle insegne della Gdo nel mondo per cercare di affrontare il problema.

Il mese scorso oltre 40 aziende, comprese le maggiori insegne di supermercati britanniche e Coca Cola, Nestlé e Procter & Gamble hanno firmato lo UK Plastics Pact, impegnandosi ad eliminare tutte le confezione di plastica non necessaria entro il 2025.

La distribuzione britannica è responsabile del 40% degli imballaggi in plastica.

No cannucce, thanks? Tetra Pak entro fine anno lancerà quelle di carta

La guerra alla plastica che sta invadendo e inquinando terre e, soprattutto, mari passa anche per l’eliminazione di un prodotto di plastica molto diffuso: le cannucce. Molti bar le ganno già ma+bandite ma sono presenti spesso anche nei contenitori monodose di bevande vendute nei supermercati. A questi proposito giunge come una buona notizia l’annuncio di Tetra Pak, che si propone di lanciare entro la fine dell’anno delle cannucce in carta, adatte ai suoi pacchetti di cartone monoporzione. La mossa rientra in un programma più ampio dell’azienda volto a risolvere il problema dei rifiuti delle cannucce di plastica.

Le cannucce giocano un ruolo integrante e funzionale per i pacchetti monoporzione, ma se non correttamente smaltite, diventano parte del problema dei rifiuti a base plastica. L’azienda incoraggia i consumatori a spingere cannucce all’interno del contenitore una volta svuotato, in modo che possano essere raccolte insieme al resto del pacchetto. Tetra Pak sta lavorando per sviluppare una carta adatta all’uso sulle sue confezioni.

“Puó sembrare abbastanza semplice – spiega Charles Brand, Vice Presidente Esecutivo, Product Management & Commercial Operations – ma in realtà, ci sono una serie di sfide significative per produrre una carta con le proprietà necessarie. Detto questo, il nostro team per lo Sviluppo é fiducioso di poter trovare una soluzione e di avere le cannucce a base carta pronte per essere lanciate entro la fine dell’anno”.

In media, le confezioni Tetra Pak sono fatte per il 75% in cartone: le cannucce di carta contribuirebbero a raggiungere gli obiettivi a lungo termine dell’azienda di offrire un portafoglio di prodotti interamente da fonti rinnovabili.

Lidl si impegna a ridurre la plastica, -20% entro il 2025

Un impegno concreto per ridurre la plastica prodotta, un problema sempre più pressante: lo ha lanciato Lidl Italia che si è fissata l’ambizioso traguardo di ridurre l’utilizzo di plastica di almeno il 20% entro il 2025. Un obiettivo concreto, che si pensa di raggiungere rivedendo packaging e repackaging delle proprie private label, che rappresentano circa l’85% dell’assortimento. Non solo: entro il 2025 gli imballaggi in plastica dei prodotti private label saranno riciclabili al 100%, sostenendo in tal modo la strategia sulle plastiche recentemente presentata dalla Commissione Europea.

Il discount tedesco già da alcuni anni si occupa del tema, impegnandosi a ridurre gradualmente l’uso di questo materiale negli imballaggi e a migliorarne contemporaneamente le possibilità di riciclo. Fissando questi nuovi importanti goal, l’Insegna sostiene in maniera coerente il proprio piano di CSR, seguendo il motto aziendale “Sulla via del domani”.

“Da tempo lavoriamo in stretta collaborazione con i nostri fornitori, al fine di capire come possiamo ridurre la plastica o adottare soluzioni alternative. Lidl Italia offre già un ampio numero di referenze sfuse nel reparto frutta e verdura, ma il progetto di ottimizzazione del packaging che abbiamo avviato abbraccia anche altre categorie merceologiche e porterà ad una sensibile diminuzione dell’impiego di materie plastiche, fino a giungere, entro il 2025, al traguardo di meno 20%” ha detto Eduardo Tursi, Amministratore Delegato Acquisti di Lidl Italia.

In quest’ottica che sono già state ridotte le dimensioni dell’imballaggio degli anacardi “Alesto” di circa il 20% a confezione: un esempio di come Lidl punti a rispondere al meglio al crescente desiderio dei consumatori di una maggiore sostenibilità in termini di packaging.

Inoltre, Lidl promuove un processo virtuoso su tutto il territorio, non solo prevedendo uno smaltimento dei rifiuti attento all’ambiente in tutte le strutture di propria pertinenza, ma anche rendendo disponibili per i clienti, in tutti gli oltre 600 punti vendita, appositi contenitori per la raccolta differenziata. Per i materiali plastici nello specifico, l’Azienda ha implementato un processo ad hoc, che coinvolge tutti i negozi e le 10 piattaforme logistiche per consentire il recupero delle plastiche da imballo.

“Già oggi prevediamo il riciclo di tutta la plastica e le pellicole utilizzate per l’imballo e il trasporto dei nostri prodotti. Basti pensare che lo scorso anno abbiamo trasformato 1.600 tonnellate di plastica trasparente, 120 tonnellate di colorata e altrettante di rigida, in nuova materia prima che potrà essere riutilizzata per diversi scopi” conclude Tursi.

Guerra alla plastica: la strategia dell’Ue punta su innovazione ed economia circolare

Economia circolare e riduzione dell’uso della plastica: anche l’Unione europea prende posizione e affronta un tema sempre più d’attualità, quella della gestione dei rifiuti di plastica. Un materiale inquinante a lunghissimo termine che sta soffocando i mari ed entrando – per mezzo delle microplastiche – anche nella nostra catena alimentare e nei nostri organismi.

«Se non modifichiamo il modo in cui produciamo e utilizziamo le materie plastiche, nel 2050 nei nostri oceani ci sarà più plastica che pesci – ha detto Frans Timmermans, primo vicepresidente responsabile per lo sviluppo sostenibile -. Dobbiamo impedire che la plastica continui a raggiungere le nostre acque, il nostro cibo e anche il nostro organismo. L’unica soluzione a lungo termine è ridurre i rifiuti di plastica riciclando e riutilizzando di più. Si tratta di una sfida che i cittadini, le imprese e le amministrazioni pubbliche devono affrontare insieme. Con la strategia dell’UE sulla plastica stiamo inoltre propugnando un nuovo modello di economia più circolare. Occorre investire in nuove tecnologie innovative che proteggano i nostri cittadini e mantengano il nostro ambiente sicuro, senza farci rinunciare alla competitività della nostra industria».

“Porre le basi per una nuova economia delle materie plastiche, in cui la progettazione e la produzione rispettino le necessità del riutilizzo, della riparazione e del riciclaggio e in cui siano sviluppati materiali più sostenibili” è dunque l’obiettivo del piano strategico dell’Ue, che 

adottato un quadro di monitoraggio, costituito da una serie di dieci indicatori chiave lungo tutte le fasi del ciclo, per misurare i progressi compiuti nella transizione verso un’economia circolare a livello nazionale e di UE. Tra i punti chiave:

  • Rendere il riciclaggio redditizio per le imprese: saranno sviluppate nuove norme sugli imballaggi al fine di migliorare la riciclabilità delle materie plastiche utilizzate sul mercato e accrescere la domanda di contenuto di plastica riciclata. Previsti impianti di riciclaggio più efficienti e capaci e un sistema per la raccolta differenziata e lo smistamento dei rifiuti migliore e standardizzato.
  • Ridurre i rifiuti di plastica: la normativa europea ha già determinato una significativa riduzione dell’uso di sacchetti di plastica in diversi Stati membri. I nuovi piani si concentreranno ora su altri prodotti di plastica monouso e attrezzi da pesca, sostenendo campagne di sensibilizzazione nazionali e determinando l’ambito di applicazione delle nuove norme che saranno proposte a livello di UE nel 2018 sulla base di una consultazione delle parti interessate e di studi scientifici. La Commissione adotterà inoltre nuove misure per limitare l’uso delle microplastiche nei prodotti e stabilire l’etichettatura delle plastiche biodegradabili e compostabili.
  • Fermare la dispersione di rifiuti in mare: nuove disposizioni relative agli impianti portuali di raccolta si concentreranno sui rifiuti marini nelle acque prevedendo misure intese a garantire che i rifiuti generati a bordo di imbarcazioni o raccolti in mare non siano abbandonati, ma riportati a terra e lì adeguatamente gestiti.
  • Orientare gli investimenti e l’innovazione: la Commissione fornirà orientamenti alle autorità nazionali e alle imprese europee su come ridurre al minimo i rifiuti di plastica alla fonte. Il sostegno all’innovazione sarà aumentato, con 100 milioni di Euro di finanziamenti ulteriori per lo sviluppo di materiali plastici più intelligenti e più riciclabili, per processi di riciclaggio più efficienti e per tracciare e rimuovere le sostanze pericolose e i contaminanti dalle materie plastiche riciclate.
  • Stimolare il cambiamento in tutto il mondo: l’Unione europea lavorerà con i suoi partner in tutto il mondo per proporre soluzioni globali e sviluppare standard internazionali. 

La Commissione intende avviare la revisione della direttiva sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggi ed elaborare orientamenti per la raccolta differenziata e lo smistamento dei rifiuti perché siano pronti nel 2019.

Dei 25 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica prodotti ogni anno in Europa, meno del 30% è raccolto per essere riciclata. Nel mondo, le materie plastiche rappresentano l’85% dei rifiuti sulle spiagge. Le materie plastiche raggiungono anche i polmoni e le tavole dei cittadini europei, con la presenza nell’aria, nell’acqua e nel cibo di microplastiche i cui effetti sulla salute umana restano sconosciuti.

 

Sacchetti di plastica, se l’articolo è di lusso farli pagare è un imbarazzo

È questa la posizione di Aires, Associazione Italiana Retailer Elettrodomestici Specializzati, che in una nota ha preso posizione sulla legge che impone ai negozianti di far pagare i sacchetti di plastica al cliente finale, evidenziando nello scontrino l’importo al momento dell’acquisto del bene..

“L’obbligo  – si legge nella nota Aires – ha certamente generato alcune perplessità, anzitutto perché il costo viene applicato anche a buste che, in quanto potenzialmente riutilizzabili a tempo indeterminato, nella stragrande maggioranza dei casi verranno conservate a casa dopo l’acquisto non generando quindi rifiuti. Vi è in particolare da parte dei rivenditori specializzati di prodotti elettronici – e di molti commercianti di beni costosi – l’imbarazzo nel vedersi obbligati a chiedere ai clienti, che hanno magari speso più di 1000 Euro per uno smartphone di ultimissima generazione, il pagamento dei pochi centesimi relativi al costo di un sacchetto di plastica”.

L’associazione ricorda inoltre come il sacchetto sia necessario a rendere sicuro il trasporto di un bene di rilevante valore, in modo che non cada e si danneggi.

«Alla luce di tutto questo, abbiamo fatto alcune valutazioni ed è da ritenere auspicabile – dichiara Davide Rossi, Direttore Generale e Consigliere Aires – la facoltà di inserire nello scontrino uno sconto sul prezzo del bene che sia equivalente al costo di un sacchetto di dimensioni coerenti con quelle del prodotto acquistato, fermo restando che altre eventuali buste in plastica o sacchetti di dimensioni sproporzionate dovranno essere pagati».

Questa interpretazione risponde anche alle sollecitazioni pervenute da Massimiliano Dona, Presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, che nei giorni scorsi aveva invitato le imprese della distribuzione a farsi carico di questi costi e tenere i clienti indenni dagli oneri ecologici, ferma restando l’attività di sensibilizzazione derivante dalla indicazione del valore del sacchetto nello scontrino.

Aires, Associazione Italiana Retailer Elettrodomestici Specializzati, costituita nell’ottobre 2005, riunisce le principali aziende e gruppi distributivi specializzati di elettrodomestici ed elettronica di consumo, e aderisce a Confcommercio Imprese per l’Italia. 

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