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C’è l’Italia Dentro, parte la nuova campagna promozionale di Valfrutta

La nuova campagna promozionale di Valfrutta, partita pochi giorni fa, prevede la programmazione di due spot televisivi (da 30 e 10 secondi) in onda per quattro settimane sulle principali emittenti nazionali. Realizzati con la modalità stop motion (foto sequenza), gli spot sono stati ideati e prodotti dall’agenzia Jam e la tempesta. La fotografia è a cura di Alfonso Santolero, la pianificazione affidata al centro media Life.

Lo spot televisivo da 30 secondi elenca le qualità dell’Italia (“unica, genuina, generosa, verde, appassionata”) che fanno parte anche del dna di Valfrutta, marca che si identifica con il meglio del nostro Paese grazie ad una filiera di 14.000 soci agricoltori che coltivano ogni giorno la terra in maniera sostenibile. Il claim “C’è l’Italia Dentro” che conclude lo spot, rafforza ulteriormente l’accostamento tra Valfrutta e la migliore agricoltura italiana.

I due spot televisivi da 10 secondi si focalizzano invece sul prodotto, valorizzando la cottura a vapore scelta da anni per i prodotti Valfrutta: il primo spot è dedicato al pomodoro e in particolare alla Passata al Vapore Valfrutta, mentre il secondo punta sui legumi con un focus sui Piselli della gamma Cotti a Vapore Valfrutta.

La campagna di comunicazione prevede inoltre la messa in onda per tre settimane sulle principali emittenti nazionali di tre spot radiofonici (da 20 e 7 secondi) dedicati ai Cotti a Vapore Valfrutta, la gamma che, grazie alla cottura a vapore, mantiene intatte le proprietà nutrizionali di legumi e verdure. Questi spot radiofonici si concludono col noto jingle “Valfrutta, la natura di prima mano”.

Mutti, 2017 a +13,5%, è iniziata la trasformazione del pomodoro 2018

Continua a crescere Mutti, consolidando nel 2017 un fatturato nettissimo di 260 milioni di euro con un incremento del 13,5% rispetto all’anno precedente.

Nei giorni scorsi, il Consiglio di Amministrazione del Gruppo Mutti ha ratificato i risultati del bilancio di esercizio 2017, che mostrano un andamento molto favorevole per l’azienda, primo gruppo italiano nella trasformazione del pomodoro. In particolare i dati evidenziano come l’Azienda di Parma continui a crescere, come ha sempre fatto negli ultimi vent’anni, chiudendo il 2017 con un fatturato nettissimo di 260 milioni di euro, con un incremento del 13,5% rispetto all’anno precedente.

Durante la scorsa campagna, il Gruppo ha trasformato 558mila tonnellate di pomodoro fresco, di cui 298mila nello stabilimento parmense e 60mila in quello di Fiordagosto, registrando un incremento significativo della performance produttiva, cresciuta del 9,1% rispetto al 2016. A queste, si aggiungono 200mila tonnellate che sono state trasformate nel nuovo stabilimento di Collecchio Pomodoro 43044, acquisito nel novembre 2017 e il cui ramo d’azienda era stato affittato proprio da Mutti per garantire l’avvio della campagna all’ex Co.Pad.Or, un’importante realtà produttiva del territorio emiliano.

 

Primi in Italia

Mutti si conferma leader di mercato in Italia e, in un comparto come quello dei derivati del pomodoro in lieve calo, continua il suo percorso molto positivo con una quota valore del 28,7%, in crescita di 0,5 punti, rafforzando ulteriormente la propria leadership sulle categorie Polpa, Passata, Concentrato e Specialità e cresce anche su quella dei Pelati, in cui guadagna 0,5 punti.
Anche nella categoria Sughi, Mutti cresce ottenendo un incremento di 0,5 punti in quota valore e attestandosi come terzo player del mercato. L’Azienda parmigiana, che sta fortemente investendo in innovazione di prodotto con l’obiettivo di raggiungere nuovi consumatori e rispondere alle loro esigenze alimentari, registra un forte successo nel segmento delle Salse pronte di pomodoro: la Salsa Datterini Mutti èinfatti la prima nel mercato Italia in termini di rotazioni e il recente lancio della Salsa Ciliegini ha portato ulteriore dinamismo nel segmento.
Anche nel corso del 2017, in continuitàcon l’anno precedente, i risultati del Gruppo Mutti mostrano una considerevole crescita delle vendite della filiale francese con una crescita a volume del 19,2%, che alla fine dell’anno ha permesso la conquista della leadership di mercato. Un importante risultato che consolida la posizione di Mutti come marca di riferimento del comparto rosso a livello europeo.
A contribuire a questo percorso di internazionalizzazione della qualitàMade in Italy del pomodoro, si aggiunge la forte crescita anche delle vendite e delle quote di mercato in Germania e nei Paesi Scandinavi, dove la marca si consolida come leader di mercato e aumenta i suoi investimenti in comunicazione. Si riscontra un trend positivo di crescita anche in altri importanti mercati esteri, quali ad esempio Australia, Canada e Israele.
Mutti èoggi presente in 95 Paesi del mondo, con un export che pesa il 33% e che cresce di anno in anno a doppia cifra. All’inizio del 2018 è stata avviata anche l’attivitàdi Mutti US per l’ampliamento e la crescita del mercato americano.
“Possiamo affermare di aver raggiunto dei risultati soddisfacenti nel corso dell’ultimo anno, per questo continueremo ad investire per crescere e per generare valore, con l’obiettivo di accelerare il percorso di internazionalizzazione ed innovazione intrapreso, mantenendo quel forte radicamento territoriale che fa parte dei nostri valori” ha commentato Francesco Mutti, Amministratore Delegato di Mutti SpA.

Il who’s who della campagna di trasformazione 2018

Ed è partita da qualche giorno la campagna di trasformazione del pomodoro 2018, un momento decisivo per un’azienda che da oltre cent’anni produce pomodoro di qualità. Mutti collabora con quasi 700 aziende agricole, con cui stabilisce rapporti consolidati e di lungo periodo. Di queste, circa 440 conferiranno il pomodoro nello storico stabilimento di Montechiarugolo (PR), e piùdi 250 in Fiordagosto – in provincia di Salerno – il sito produttivo dedicato alle specialita tipiche del Sud, come i pelati e i pomodori ciliegini.
Lo stabilimento di Parma, che produce Polpa, Passata e Concentrato, ritirera pomodoro fresco coltivato prevalentemente in Emilia-Romagna, con quote minori da Lombardia, Veneto e Piemonte. Allo stabilimento di Salerno verra conferito pomodoro coltivato principalmente in Puglia nella provincia di Foggia e, in misura minore, in Basilicata e Campania.
Il pomodoro Mutti e infatti 100% italiano, proveniente da aree certificate – ad una distanza media di circa 130 chilometri dai siti produttivi – e rintracciabile fino all’azienda agricola e ai suoi relativi campi, secondo il principio di trasparenza dell’origine geografica del pomodoro che da sempre contraddistingue l’azienda.
In questo contesto di crescita, nel 2018 sono aumentate anche le assunzioni di personale stagionale all’interno degli stabilimenti, che coinvolgono circa 1200 persone. Quasi la meta e rappresentata da giovani studenti universitari, in un’etàcompresa tra i 18 e i 25 anni. In Mutti il pomodoro viene trasformato in poche ore dalla raccolta, per mantenere al massimo la freschezza e le caratteristiche naturali del frutto: questo richiede tempestivitàproduttiva e forte competenza in ogni fase del processo. Gli stagionali sono affiancati infatti dal personale fisso, oltre 500 persone, esperte e qualificate nel seguire con cura tutte le fasi del processo e nell’eseguire rigorosi controlli di qualita. Per questo l’azienda continua ad investire sulle proprie persone, e nel 2017 ha lanciato Mutti Campus, un nuovo progetto di formazione aziendale che ha l’obiettivo di contribuire allo sviluppo delle competenze tecniche e manageriali delle proprie risorse e alla diffusione di una cultura organizzativa improntata alla costante ricerca della massima qualita.

Pomodoro Napoli o storione: tra tradizione e innovazione il Made in Italy nel food vince

Le strade del made in Italy sono infinite: mentre un prodotto quasi proverbiale dell’Italia a tavola, il Pomodoro Pelato di Napoli, ha avviato le pratiche per ottenere il riconoscimento dell’Igp, un prodotto inaspettato, lo storione bianco, sta diventando una vera eccellenza nostrana. Due storie apparentemente molto lontane ma che raccontano bene la ricchezza del nostro paniere e la nostra capacità di muoverci tra tradizione e innovazione.

La tradizione è quella del Pomodoro Pelato di Napoli, un prodotto che per caratteristiche, genuinità ed eccellenza esprime magnificamente il legame con il suo territorio. Ma il cui trend sul mercato è in costante flessione. Per questo il Comitato promotore per il marchio di tutela del Pomodoro Pelato ha presentato al Mipaaf e alle regioni Abruzzo, Basilicata, Campania, Molise e Puglia la domanda per il riconoscimento dell’Igp, convinto che sia la strada giusta per il rilancio del prodotto. «Non è più possibile rimandare, altrimenti le nostre aziende e il comparto saranno destinati ad un lento declino» dice Lino Cutolo, presidente del comitato promotore. «L’Igp può essere uno strumento utile – dice Giovanni De Angelis, direttore generale dell’Anicav, l’Associazione nazionale degli industriali conservieri – a fronteggiare le difficili scommesse del mercato globale e valorizzare un prodotto, caratteristico delle aziende del Mezzogiorno, che rappresenta una delle eccellenze della tradizione agroalimentare italiana nel mondo».

La tipicità del pomodoro pelato è data dal fatto che si tratta di un pomodoro inscatolato intero che testimonia, fisicamente e visivamente, la consistenza e le caratteristiche del prodotto anche una volta conservato in scatola ed è legata, in particolare, alla tecnica di produzione utilizzata. Il pomodoro pelato intero, ottenuto dalla lavorazione di varietà allungate, viene trasformato seguendo il tradizionale processo produttivo che, negli anni – nonostante l’avanzata dei più complessi e funzionali strumenti tecnologici in grado di innalzare i livelli di sicurezza del prodotto – non è sostanzialmente cambiato. «La tutela del pomodoro pelato – conclude Cutolo – consentirà anche di contrastare, sui mercati internazionali, il fenomeno dell’italian sounding che danneggia i nostri produttori e ci sottrae risorse economiche. Stiamo continuando, infatti, a cedere quote di mercato ad altri Paesi che propongono pomodori pelati che ricordano ‘l’immagine italiana’, ma nei quali, molto spesso, non solo il luogo di produzione, ma nemmeno il pomodoro, sono italiani».

 

Storione, nuova eccellenza italiana

Per un’eccellenza tradizionale che soffre ecco il boom delle vendite dello storione bianco italiano, un prodotto che nel nostro immaginario si ricollega a ben altre latitudini. Nel primo semestre del 2017 nella sola Italia, secondo i dati di Agroittica Lombarda, sono stati venduti 81.636 kg di storione bianco, con una proiezione decisamente in crescita rispetto al dato dell’intero 2016 (143.243 kg). Nel resto dell’Europa invece il dato è stabile. Tornando all’Italia lo storione bianco è venduto soprattutto al Centro-Nord (72% contro il 28% del Centro-Sud) e veicolato nei negozi (59%) più che nel canale horeca (41%).

Un successo dovuto alla pregevolezza della carne, troppo spesso messa in ombra dalla fama delle sue uova, il caviale. La carne però merita di essere tenuta in altrettanta considerazione per i valori nutrizionali, per la sua consistenza, l’inconfondibile colorazione chiara, la delicatezza del suo sapore che ne fanno un alimento sano, per tutte le età e i gusti. ‘«La filiera produttiva – assicura il biologo Mario Pazzaglia, responsabile Ricerca e Sviluppo di Agroittica Lombarda, azienda italiana leader del settore, che vanta il più grande allevamento di storioni d’Europa – è totalmente controllata. Lo storione bianco nasce nei nostri allevamenti di Calvisano, dove l’acqua sgorga dal sottosuolo direttamente nell’area dedicata all’acquicoltura. Abbiamo creato un ambiente il più possibile simile a quello naturale degli storioni. Oltre ad alimenti specifici, i nostri storioni si nutrono di crostacei e molluschi che vivono e crescono nel medesimo ambiente: questo permette di migliorare sia la sostenibilità produttiva che la qualità delle carni».

«Le sue carni – precisa la nutrizionista Stefania Gugi – sono pregiate per l’alto contenuto proteico e la ricchezza di Omega 3: 100 grammi di storione contengono circa il 20% di proteine, 1,78% di grassi saturi, 3,16% di grassi monoinsaturi, 1,54% di grassi polinsaturi. Il potere proteico è sostenuto dalla presenza di aminoacidi. E poi è ricco di minerali e vitamine. E ha poche calorie: da 100 a 130 per 100 grammi». Altri pregi dello storione bianco sono che non ha lische e non ha scarti e può essere consumato crudo senza abbattimento della temperatura a causa della filiera totalmente controllata.

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