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ln Australia apre il supermercato antispreco dove paghi quel che puoi

La lotta allo spreco passa anche per un supermercato che vende cibo commestibile, ma non abbastanza presentabile per gli scaffali: si chiama OzHarvest market e ha aperto a Sydney. Interessante il sistema di pagamento: come vuole la base dell’etica anarchica “da ciascuno secondo la sua possibilità a ciascuno secondo le sue necessità”, al supermercato la spesa si paga quanto si vuole, o si può. E tutto ciò è reso possibile dal fatto che il cibo è recuperato da giacenze destinate a finire nella spazzatura perché non più vendibile, e al fatto che la gestione è affidata a volontari: da 5 a 10, che servono circa 150 clienti al giorno (il punto vendita ha aperto il 19 aprile). In vendita un po’ tutto ciò che si trova in un supermercato “normale”, da frutta e verdura allo scatolame, dal dentifricio ai detergenti ai prodotti per l’infanzia. Anche se, forzatamente, l’assortimento è limitato e soggetto a disponibilità del momento.

Numerosi i suggerimenti per sprecare meno appeso strategicamente in giro per il punto vendita.

 

Amici famosi

L’iniziativa è partita da OzHarvest, la prima organizzazione australiana che raccoglie cibo vicino alla scadenza o in avanzo da attività commerciali (supermercati, ristoranti, bar) e lo “gira” a oltre 500 enti di beneficienza. OzHarvest che recentemente è sbarcato nel Regno Unito. La cassa mediatica è garantita da amici di grande spessore che ne supportano l’iniziativa, ovvero i celebrity chef di fama mondiale quali Jamie Oliver e la sua fondazione, che ha promosso lo “spin off” britannico e raccolto 500mila sterline con una cena stellata benefica, e Massimo Bottura, che ha parlato a Sidney a una cena per raccogliere fondi. “Il potere di cambiare può venire dagli chef e dalla loro abilità a riciclare e ricreare il cibo, devono aiutare a diffondere questo concetto in modo che la gente impari come fare e sia ispirata dalle loro ricette e dalle loro idee”  ha detto. 

Alla cena benefica di Londra c’erano grandi nomi della cucina internazionale come Bill Granger e Brett Graham, Angela Hartnett, Atul Kochhar e Gennaro Contaldo: “un grande esempio di cosa si può creare quando le organizzazioni, le aziende, le comunità e gli individui lavorano insieme per raccogliere soldi al fine di attivare iniziative per l’educazione alimentare e la riduzione dello spreco.”

 

Anche in Italia

OzHarvest market è insomma una sorta di supermercato soldale, insomma, che incrocia solidarietà sociale e lotta allo spreco. Non è l’unico né il primo. All’ombra della crisi e della nuova sensibilità verso le tematiche ambientali ne sono nati anche altrove. Innovativo è ad esempio il caso in Italia con degli Empori Solidali presenti in Emilia -Romagna a Rimini (vedi Nasce Emporio Rimini, il supermercato sociale, tra solidarietà e spreco zero) Reggio Emilia e Modena. In Danimarca un’iniziativa molto simile, Wefood, sta aprendo i secondo punto vendita (vedi Wefood: basta con gli sprechi).

Feltrinelli in pausa pranzo “sfama” la voglia di cultura

Feltrinelli disegna un volto nuovo per i suoi store, lanciando una nuova campagna per “palati” letterari, che trasforma la pausa pranzo in un’occasione  per trascorrere  il proprio break tra libri, musica, cinema, articoli di giocattolo e cartoleria.

L’iniziativa, chiamata “Ogni lunedì sconti golosi”, si pone infatti l’obiettivo di promuovere un momento culturale nel corso della giornata, invitando lettrici e lettori a passare in libreria per usufruire di di uno sconto del 15%  su tutti i libri e del 40% su cd, dvd, giochi e cartoleria.

L’appuntamento fisso è il lunedì di ogni settimana dalle 13 e alle 15, fino al 26 giugno e si unisce idealmente all’iniziativa “Al cinema con Feltrinelli” che, ogni mercoledì, permette di ricevere un ingresso per il cinema in omaggio.

La creatività della campagna – caratterizzata da affissioni, poster e flyer instore e la pianificazione social sui canali di Librerie Feltrinelli – è stata affidata a Havas Milan.

Per la comunicazione dell’iniziativa “Ogni lunedì sconti golosi” Librerie Feltrinelli si avvale della partnership con Edenred, inventore del buono pasto Ticket Restaurant® e leader nelle soluzioni per il welfare aziendale.

Torna a Milano il Temporary Store Häagen-Dazs

Dal 3 maggio saranno due mesi golosissimi alla stazione Cadorna di Milano, grazie al temporary store di Häagen Dazs, il premium brand nato nel 1961 a New York dall’idea di Reuben Mattus, che decise di “inventarsi” dei gelati particolarmente cremosi grazie alla ridottissima aggiunta di aria e all’elevata quantità di grasso del latte. Lo spazio sarà aperto fino al 2 luglio tutti i giorni. La speranza è quella di bissare o addirittura aumentare il successo dell’anno scorso, quando il temporay store fu aperto per solo un mese.
Nella gelateria temporanea i milanesi potranno assaggiare i nuovi gusti del sofisticato brand, a cui l’ideatore decise di mettere un nome che suonasse europeo proprio per dargli un tocco di classe agli occhi del pubblico Usa. 
Una nuova proposta per l’estate 2017 è Hazelnut Crunch, un morbido gelato con nocciole caramellate in pezzi, per un’esperienza di gusto multisensoriale.
E ancora: pinte, minicup singole o in formato multipack e ovviamente gli iconic flavor, vale a dire i quattro gusti classici che hanno fatto la storia di Häagen Dazs: Pralines&Cream, Macadamia Nut Brittle, Vanilla e Belgian Chocolate.

Häagen-Dazs è un marchio General Mills, uno dei più grandi gruppi mondiali, presente in più di 100 Paesi, specializzato in alimenti per colazione, pranzo, snack e cena. Il marchio premium di gelati è attualmente distribuito in oltre 80 Paesi attraverso canali complementari come retail, negozi e foodservice. Da oltre 50 anni, produce gelati (creme e confezionati) e sorbetti. Tutti i prodotti Häagen-Dazs venduti in Italia sono realizzati nel sito produttivo nel nord della Francia. La particolarità dei prodotti Häagen-Dazs sta nell’utilizzo dei migliori ingredienti, attentamente selezionati, senza ricorrere a coloranti o aromi artificiali.

Aperture festive nel commercio il 62% degli italiani dice no, la proposta di Confesercenti

Negozi aperti 24 ore su 24, 7 giorni su 7? Non è una necessità impellente, quanto meno per il 62% degli italiani che secondo un’indagine Confesercenti-SWG è favorevole alla regolamentazione nei giorni di festa comandata. Il commercio, insomma, non è considerato dalla maggioranza come un servizio essenziale al pari di quelli forniti da ospedali, polizia e mezzi di trasporto. 

Un giudizio che secondo l’indagine è molto influenzato dalla consapevolezza che la deregulation, introdotta dal Governo Monti nel 2012 con la possibilità di rimanere aperti sempre, anche a Pasqua e Natale, sta schiacciando i negozi. Il 71% degli intervistati, infatti, segnala che negli ultimi due anni, nel proprio quartiere o città, hanno chiuso negozi di cui erano clienti abituali, mentre il 66% ha visto crescere il numero di locali sfitti o che hanno cambiato tipologia di attività, passando dal commercio alla ristorazione o ai servizi.

La posizione dei consumatori sulla deregulation trova evidenti assonanze con quella espressa dai commercianti. Che, però, vivono con ancora maggiore preoccupazione gli effetti della liberalizzazione, che ha portato le attività commerciali, in media, ad essere aperte 30 giorni di più all’anno. Il 61%, infatti, ritiene che il regime di apertura continua abbia danneggiato la propria attività, contro appena un 12% che dichiara effetti positivi.

 

La proposta di Confesercenti

12 chiusure festive e domenicali obbligatorie durante l’anno, con la possibilità da parte dei sindaci di raddoppiarle o annullarle a seconda delle esigenze del territorio: è questa la proposta che riscuote il favore quasi unanime dei commercianti: tra gli intervistati si è detto favorevole l’87%, contro un 4% di contrari e un 9% di incerti.  “Un esito motivato dal desiderio degli imprenditori di limitare la distorsione della concorrenza a favore della Gdo – si legge in una nota -, ma che nasce anche dalla considerazione che la debolezza del mercato interno rende insostenibile l’eccesso di deregulation“. Infatti, interrogati sul futuro della propria attività, la maggioranza degli imprenditori – il 52% – vede il maggior fattore di rischio nella situazione economica del Paese, mentre Gdo e centri commerciali sono indicati da un terzo degli intervistati e la concorrenza dell’online solo dal 15%.

«La nostra proposta – spiega il Presidente di Confesercenti Massimo Vivoli – prevede di passare dalla deregulation totale ad un minimo di regolamentazione, ragionevole e assolutamente compatibile con i principi e le prassi prevalenti in Europa in materia di libertà di concorrenza. Monti aveva promesso che con questa liberalizzazione sarebbe aumentato il Pil, sarebbe aumentata l’occupazione, si sarebbe stimolata una maggior concorrenza. Tutte e tre queste cose sono risultate non vere. Gli unici effetti certi rilevati con certezza sono stati la compressione dei diritti dei piccoli imprenditori e lo spostamento di quote di mercato – il 3%, pari a 7 miliardi di fatturato – dai negozi tradizionali alla grande distribuzione. È chiaro che noi non chiediamo di stare chiusi sempre, ma di restare aperti solo quando e dove necessario, come ad esempio nelle località turistiche, per predisporre un programma di aperture attento alle esigenze dei consumatori ma anche di chi lavora e di quel modello distributivo italiano che è, storicamente, fatto di piccole e medie imprese».

L’indagine è stata condotta su un campione di 1300  consumatori e 600 imprenditori della distribuzione relativamente al tema della deregulation del commercio.

 

Ikea apre un Pop-up nel centro di Roma, dedicato alla cucina

Ikea fa una vacanza di due mesi al centro di Roma. Ha aperto oggi, 27 aprile, in piazza San Silvestro, a due passi da piazza di Spagna, il primo Pop-Up store capitolino della grande catena svedese di arredamento. Un negozio temporaneo di 400 metri quadri aperto tutti i giorni dalle 10 alle 20 fino al 27 giugno e che sarà dedicato quasi interamente alla cucina. Vi ruoteranno 20 dei 780 collaboratori diretti del marchio a Roma, tutti assunti a tempo indeterminato.

 

Esperienza interattiva

L’obiettivo è quello di sperimentare nuove formule per andare incontro alle esigenze dei clienti che chiedono un maggiore dialogo tra negozio fisico e on-line. Nello store di piazza San Silvestro, i clienti potranno lasciarsi ispirare dalle numerose proposte per arredare la cucina, ma potranno anche sfruttare la tecnologia, con schermi, video e QR Code, che rendono la visita molto interattiva. Ikea ha deciso di affiancare agli store tradizionali, di solito collocati in periferia per ovvie ragioni di spazio, negozi dalle dimensioni più piccole ma più accessibili, con un assortimento selezionato di prodotti, in genere i più venduti, e una maggiore attenzione ai ritmi e alle necessità di un pubblico metropolitano. Il ridotto assortimento è compensato da un bouquet di servizi che rende comunque l’esperienza completa e soddisfacente. A Roma esiste già dal 2016 un Pick-Up & Order Point al Collatino, in cui si possono ordinare e ritirare oggetti acquistati online grazie a Pc, tablet e smartphone.

Il Pop-Up Store e il Pick-up & Order Point di Roma si aggiungono agli store tradizionali e ormai consolidati di Anagnina e Porta di Roma, inaugurati rispettivamente nel 2000 e nel 2005 che contano circa un milione di soci Ikea Family e circa 7 milioni di visitatori l’anno. Nell’ottica della multicanalità è stato recentemente attivato presso i punti vendita romani anche il servizio clicca e ritira che permette di pagare online e ritirare gli articoli presso un negozio Ikea. I prodotti sono disponibili in 4 ore lavorative dalla conferma dell’ordine, durante l’orario di apertura del negozio. Il Lazio è la seconda regione in assoluto per numero di vendite in e-commerce in Italia per Ikea, seconda solo alla Lombardia. Le vendite in Lazio sono il 10,45% delle vendite totali di Ikea Italia online, quelle di Roma e provincia sono l’8,23% del totale italiano. Il trasporto su appuntamento (meno di 50 kg) pesa nel Lazio più della media nazionale: in Italia è il 18% degli ordini, nel Lazio il 21%, a Roma e provincia è il 22%.

 

In attesa del terzo store

«Abbiamo Roma nel cuore – afferma Belén Frau, Amministratore Delegato di IKEA Italia – ed è per questo che abbiamo scelto di aprire qui il nostro primo Pop-Up Store, nella splendida città che ci ha accolto 17 anni fa quando abbiamo inaugurato il primo negozio. Quello di Roma è un mercato per noi maturo, presidiato da due negozi, un pick-up & order point e un terzo negozio in arrivo. L’obiettivo è rendere l’esperienza d’acquisto sempre più accessibile, con format diversi che incontrino le esigenze dei nostri consumatori, sia nei touch point fisici sia in quelli online, sia nella multicanalità che coniuga entrambi gli aspetti».

Altri pop-up hanno aperto fin dall’anno scorso, con formule leggermente diverse che includono a volte anche il ristorante, a Londra, Parigi e Varsavia, ma anche l’anno scorso in occasione del Fuorisalone milanese.

Franchising, un affare (da 23 miliardi di euro) per giovani

Il franchising? L’entry level dei giovani al mondo dell’imprenditoria. Lo dimostra un sondaggio del Centro Studi del Salone del Franchising Milano, la fiera di settore che si terrà dal 12 al 14 ottobre alle Fiera di Milano. Secondo l’indagine ogni anno 150mila giovani si avvicinano al franchising per verificare la possibilità di entrare nel mondo del commercio in affiliazione e unirsi ai 51mila franchisee che già gestiscono con questa formula un negozio o un centro servizi, generando un fatturato di 23 miliardi di euro (dato del 2016). Lo fanno non perché disoccupati o incapaci di trovare un posto fisso ma perché desiderano divenire imprenditori di se stessi e pensano di trovare nel franchising il modo di ricavare un soddisfacente successo economico.

 

Maschi, dal Nord, interessati a food e moda, già occupati

I 150mila giovani appartengono alla fascia tra i 25 ed i 35 anni e rappresentano il 32,5% dell’intero “popolo del franchising”, stimato in 500mila persone. La crescita dei giovani nell’ultimo biennio è ben definita: +29,5% nel 2015, +32,5 % nel 2016. Per il 60% sono maschi (ma tra gli under 35 le donne salgono al 45%), provengono prevalentemente dal Nord Italia (65%, contro i 22% del Sud e il 12,5% del Centro).

I settori commerciali più interessanti per i giovani sono il food (31,5%), la moda e l’abbigliamento (30%), gli articoli per la persona (12,5%).

Sono per lo più impiegati (27%), commercianti (15%), lavoratori autonomi (15%), piccoli imprenditori (10%), studenti (10%). Solo l’8% degli intervistati sono disoccupati. E la motivazione principale che li spinge verso il franchising è prima di tutto la voglia di auto-imprenditorialità (53%), l’aspirazione a soddisfazioni economiche (49%), la fiducia nella distribuzione moderna (25%). Mentre solo il 6% di essi è mosso dalla difficoltà di trovare un posto fisso. Insomma il franchising viene scelto più come strumento di crescita che non per disperazione. Infine, circa il 60% degli intervistati dichiara che ha fiducia nel franchising perché la formula riduce i rischi grazie alla presenza di un franchisor che mette a disposizione marchio, know-how e assistenza. E sono pronti a fare discreti investimenti in fase di avviamento: il 44,5% dichiara di voler improntare fino a un massimo di 25mila euro, e il 35,5% dichiara di esser pronto a arrivare fino a 50mila euro.

«Non sarà certo il franchising a sconfiggere la disoccupazione giovanile – ha commentato Antonio Fossati, Presidente di RDS Expo (società del Campus Fandango Club) che organizza il Salone Franchising Milano –. Però i dati del sondaggio sottolineano una ben definita tendenza giovanile a mettersi in proprio, già nota col fenomeno delle start up, che pone il franchising tra le forme moderne del retail più promettenti. E per incontrare i giovani, la trentaduesima edizione del Salone Franchising Milano ha organizzato, con Fandango Club, il talent show “Re.Start – Smart Up Your Business” aperto a tutti coloro che presenteranno progetti innovativi per il retail».

CNCC Design Awards, premiati Centro dei Borghi Coop.fi e CENTRO*Arezzo Coop

Il CENTRO*Arezzo Coop.fi.

Tecnica, sostenibilità e qualità architettonica: sono gli atout che hanno permesso al Centro dei Borghi Coop.fi a Cascina (Pisa) e CENTRO*Arezzo Coop, entrambi di Unicoop Firenze, di vincere la prima edizione dei CNCC Deep Renovation & Design Awards, il nuovo riconoscimento lanciato da CNCC (Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali).

Il Centro dei Borghi Coop.fi di Cascina si è aggiudicato il premio nella categoria complessi oggetti di ristrutturazione”, nella sezione “oltre 30.001 mq” di GLA (superficie commerciale di vendita), mentre CENTRO*Arezzo Coop.fi, nella sezione “da 5000 a 30.000 mq”, con una superficie totale di 18.000 mq. Fondamentali le strategie di miglioramento che hanno creato due strutture all’avanguardia nel campo architettonico, con un’importante riqualificazione in ottica green, a partire dall’efficienza energetica, fondamentale per l’ottimizzazione e razionalizzazione delle risorse.

 

Ristrutturazioni green

Unicoop Firenze, consapevole dell’evoluzione del mercato retail e dei comportamenti sociali, ha deciso di compiere le ristrutturazioni, iniziate nel 2014 a Cascina e nel 2015 a Arezzo, entrambe conclusesi nel 2016. Molteplici le addizioni per assecondare bisogni, esigenze, caratteristiche del territorio, arrivando in modo orizzontale al pubblico, eliminando la complessità dell’acquisto ma anzi, semplificandola, rendendola piacevole, acusticamente confortevole e in spazi ben organizzati e accoglienti.

«Centro dei Borghi Coop.fi, struttura portante del complesso più esteso del Polo Commerciale Cascina Coop.fi, e CENTRO*Arezzo Coop.fi sono il segno di una possibile forma attraverso cui la grande distribuzione può influenzare positivamente l’evoluzione della città. Tanto più significativo proprio perché si è trattato di riqualificazione del patrimonio esistente e non di nuove edificazioni. Una strada di responsabilità civile che può essere ulteriormente sviluppata per il beneficio dei nostri centri urbani» spiega Letizia Cantini, direttore del patrimonio Unicoop Firenze.

In entrambi i casi, significativa e impattante a livello di User Experience è stata l’implementazione di un sistema di archigrafìa e segnaletica più efficiente, chiara e intuitiva, che è parte del progetto personalizzato di wayfinding, esteso a tutti i centri commerciali di Unicoop Firenze, ad opera di Km zero, rappresentativo studio di branding e identità visiva.

I festeggiamenti per la vincita dei premi si terranno giovedì 27 aprile alle ore 17 presso il Centro dei Borghi mentre al CENTRO*Arezzo venerdì 28 aprile alle ore 17.

 

Centro dei Borghi Coop.fi, luce e verde

Il rinnovamento di Centro dei Borghi Coop.fi fa parte del progetto RELOOKING sviluppato in collaborazione con L22 Retail, brand del gruppo Lombardini22. Il progetto ha inteso creare spazi più belli, funzionali, accoglienti, e con tanti vantaggi per il territorio e per i soci, con focus su: accoglienza, domesticità, calore; coinvolgimento; ambiente a misura d’uomo; aggiornamento nella veste e nella identità; sfruttamento ottimale della luce, utilizzo sapiente del verde interno ed esterno.

All’ingresso del piano terra di Centro dei Borghi Coop.fi sono state introdotte nuove superfici commerciali, permettendo al visitatore di sentirsi subito in uno spazio dinamico, da scoprire e vivere. La lobby non è più un luogo di passaggio ma è l’inizio dell’esperienza di shopping & leisure. Salendo si arriva nella piazza valorizzata e migliorata attraverso l’inserimento di piante ad alto fusto – che rendono l’ambiente gradevole cingendo la parte di sedute centrali a servizio dell’area ristoro; nella parte alta delle velette in cartongesso acustico rivestono la struttura metallica a vista, originariamente troppo caratterizzante e tecnologica, dando un segno forte di rinnovamento, rendendolo più contemporaneo e domestico e confortevole.

Come nelle gallerie, anche nella piazza le vetrine sono state innalzate – seguendo le tendenze commerciali che vogliono vetrine sempre più ampie – affrontando sapientemente la complessità che l’operazione ha comportato. Le gallerie sono arricchite di ambienti lounge, che accolgono con sedute comode in aree pensate per sostare e generare socialità. L’arredo è custom, disegnato ad-hoc per Unicoop Firenze, multicolore sui toni del verde, confortevole, con scocca di legno e vegetazione integrata. Tappeti e illuminazione dedicata completano l’ambientazione domestica.

I bagni pubblici si ampliano, sono introdotti nuovi servizi: bagno famiglia, nursery, e area di allattamento, che rispondono alle reali esigenze espresse dai visitatori. L’offerta commerciale si rafforza nel settore food&beverage con nuova foodcourt, progettata come punto focale della struttura, con una grande vetrata che guarda verso l’esterno e che permette alle persone di godere della luce naturale.

 

La ristrutturazione di CENTRO*Arezzo Coop.fi

Nato 19 anni fa, precedente noto come Setteponti, CENTRO*Arezzo Coop.fi è invece diventato uno dei più rilevanti della Toscana, con un bacino di utenza di circa 168.000 utenti. L’importante riqualificazione estetica e strutturale fortemente identificativa è su progetto di Piuarch, pluripremiato studio tra i principali interpreti del linguaggio architettonico in Italia. Basato su un nuovo concetto di accoglienza del cliente, la volontà di partenza è stata quella di ridefinire il rapporto urbano tra il CENTRO*Arezzo Coop.fi e la città intorno, in un dialogo ideale con il cuore del capoluogo aretino, in un luogo dedicato al tempo libero, alla musica e agli incontri.

Da un luogo prettamente commerciale, il CENTRO*Arezzo coop.fi è diventato un luogo pubblico accogliente, dove poter trascorrere del tempo libero oltre ad avere occasioni di shopping. Infatti, viene ampliata l’offerta dei servizi, oltre che l’offerta commerciale. Il risultato dei lavori è un edificio iconico che si inserisce nel territorio diventando rappresentativo del tessuto urbano, e ne restituisce spazi, ambienti e servizi pensati per un maggiore coinvolgimento di soci e clienti, veri protagonisti di questo rinnovamento. Tra le novità del centro, l’ampliamento degli spazi interni, tra cui un’area relax panoramica al primo piano con veduta sulle torri di Arezzo, due sale musica e l’area giochi Bacogigi, sia interna che all’aria aperta, con appuntamenti di gioco educativo; una nursery completa di area allattamento e relax; la creazione di una corte esterna, di un parcheggio rinnovato (tra cui le nuove coperture sui parcheggi laterali).

Particolare attenzione per le varie aree verdi, tra fioriere, aiuole, alberi e prati, organizzati secondo il progetto pilota Verde O.A.S.I. (Ottimizzazione, Alternanza, Sostenibilità, Impegno) che rappresenta la nuova filosofia di selezione botanica dei centri commerciali Unicoop Firenze.

Tra le particolarità dei lavori, la riqualificazione della struttura “a vendita aperta”, senza mai interrompere l’attività commerciale.

 

Chiusure nella Gdo, è ancora polemica in vista del 25 aprile e 1° maggio

È scontro politico sull’apertura dei negozi della Gdo il 25 aprile, il 1° maggio e il 2 giugno. Da un lato i sindacati e alcune regioni si oppongono alla liberalizzazione delle aperture il giorno della festa della Liberazione, dall’altro in molti chiedono di lasciare agli imprenditori la libertà di scelta. È questa ad esempio la posizione di Federdistribuzione, secondo cui esiste anche una legge nazionale, la Salvaitalia, che stabilisce questo principio e deve essere rispettata, non potendo essere scavalcata da norme regionali o comunali. Gli orari dei negozi sono infatti fattore di concorrenza, e la tutela e la promozione della stessa è materia di esclusiva competenza statale, come più volte ricordato dalla Corte Costituzionale.

 

E-commerce sempre aperto

Del resto la concorrenza perpetua esiste già. È quella dei negozi virtuali dell’e-commerce che, come ricorda l’organizzazione rappresentativa delle imprese di distribuzione, “continua a crescere, lui sì con una vetrina aperta sette giorni su sette e 24 ore si 24”. Non solo, “centinaia di mercati e mercatini si svolgono regolarmenrte”. Insomma, secondo Federdistribuzione “continuando a operare per porre ostacoli alle attività del mondo del commercio fisico non si fa altro che aggiungere difficoltà a quelle che già sta affrontando il settore a causa della crisi, e questo potrà avere conseguenze sullo sviluppo, sia in termini di investimenti sia di occupazione”.

Quello del lavoro domenicale è un falso problema. Secondo la Cgia -Associazione Artigiani e Piccole Imprese di Mestre ben 4,7 milioni di persone lavorano la domenica, non solo nei servizi essenziali e nel commercio, ma soprattutto nel turismo, nella ristorazione e nella cultura, “e nessuno – fa notare Federdistribuzione – giustamente protesta per chi da tempo lavora nei giorni festivi nei bar, ristoranti, alberghi o cinema”. Comunque lasciare libertà non vuol dire apertura indiscriminata: “Le scelte delle imprese distributive sono orientate al buon senso, come testimonia il fatto che nella giornata di Pasqua solo il 15% dei negozi delle aziende associate a Federdistribuzione è rimasto aperto (e circa un terzo con orario ridotto), principalmente nelle città d’arte o turistiche”.

 

C’è chi dice no

Posizioni che non fermano le polemiche. Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha invitato per le prossime festività infrasettimanali “tutti gli esercizi commerciali e i centri commerciali a chiudere nel rispetto del valore della festività, ancora così alto e profondo”. Emiliano raccoglie anche l’invito delle organizzazioni sindacali e propone “un tavolo di concertazione alla presenza di tutte le associazioni datoriali”, finalizzato a “ricercare una soluzione condivisa volta alla tutela della conciliazione dei tempi di casa e di lavoro del personale occupato nelle predette giornate, oltre che a restituire l’importanza alle festività”.

Le polemiche hanno riguardato anche la Toscana, dove Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Toscana hanno annunciato uno sciopero generale proprio il 25 aprile e il 1° maggio: “La completa liberalizzazione degli orari delle aperture domenicali e festive – dicono in coro le sigle – si è rivelata negativa e non ha portato nessun aumento dell’occupazione e dei consumi. Sono peggiorate le condizioni di lavoro ed è aumentata solo la precarietà. Per questo è inutile lavorare per le feste, il commercio non è servizio essenziale. È necessario che venga approvata in Parlamento la modifica delle legge Monti sulla liberalizzazione degli orari e delle aperture commerciali”.

A Bologna è stata invece la dirigenza del centro commerciale Vialarga a sbarrare i negozi pubblicizzando l’iniziativa anche con una campagna “ad hoc”: “Siamo chiusi per festeggiare assieme. Ci sono valori e fatti che hanno un significato che nessuno mai potrà cancellare. Per questo abbiamo scelto di chiudere il centro commerciale per celebrare due date importanti della storia del nostro Paese”, ha annunciato in una serie di cartelli pubblicitari. In questo caso, la chiusura festiva è diventata insomma uno strumento di marketing.

Lush punta sulla capitale con uno store di 120 metri quadri, a Porta di Roma

Debutta sabato 29 aprile lo store romano di Lush, brand etico di cosmetici freschi e fatti a mano, all’interno del centro commerciale Porta di Roma.
Quella a Porta di Roma si presenta come il negozio Lush più grande d’Italia all’interno di un centro commerciale, secondo solo al flagship store in Piazza del Duomo a Milano. Con la sua superficie di 120 metri quadrati, porta nel centro commerciale romano il profumo di Londra, ispirandosi nel design al celebre flagship di Oxford Street, il più grande del mondo inaugurato ad aprile 2015 e icona della creatività del brand.

Con l’apertura di Lush Porta di Roma, arrivano a 35 i negozi Lush in Italia.

«Siamo orgogliosi di poter offrire alla città di Roma un negozio capace di rispecchiare a pieno lo spirito innovativo del brand. Dopo il successo del nuovo flagship store aperto a novembre 2016 in piazza del Duomo a Milano, siamo fieri di poter dare il via a una nuova importante avventura anche nella capitale. Lush Porta di Roma vuole essere il nostro ringraziamento a tutti i nostri clienti nella capitale, baluardo di una serie di novità che vedranno Roma protagonista indiscussa del nostro piano di espansione previsto per il 2017 sul territorio italiano» dice Alessandro Andreanelli, Amministratore Delegato di Lush Italia.

L’attenzione all’ambiente si concretizza nell’organizzazione dell’ampio spazio di vendita, progettato in nome della sostenibilità. Gli arredi del negozio sono infatti realizzati a mano con legno di recupero proveniente da antichi fienili della Brianza, il pavimento e due pareti dello store sono in resina naturale certificata, mentre il sistema illuminotecnico è pensato nel pieno rispetto dell’efficienza energetica, con un impianto di illuminazione LED.

 

Eventi di benvenuto

In occasione della giornata di apertura Lush Porta di Roma organizzerà una serie di coinvolgenti attività che avranno come protagonisti alcuni degli imprescindibili must have del brand dedicati al viaggio, perfetti per prepararsi a un fine settimana di vacanze e in movimento.
A partire dalle ore 12 si alterneranno una serie di appuntamenti interattivi dedicati agli shampoo solidi, gli innovativi prodotti Lush che permettono di risparmiare all’ambiente l’utilizzo di oltre 15 milioni di bottiglie di plastica all’anno, per continuare con la presentazione dei nuovi collutori solidi, i Mouthwash, la più recente invenzione in casa Lush. Alle ore 17 sarà possibile partecipare a un laboratorio interattivo per imparare a creare acconciature e decorazioni con fiori freschi e knot-wrap, i foulard riutilizzabili all’infinito che Lush propone come alternativa sostenibile al packaging. Alle ore 16, una performance musicale del gruppo Peggy Sue & The Dynamites intratterrà i presenti.

Cassa istantanea con Rfid, l’avanguardia è dei minimarket giapponesi

Il supermercato con cassa istantanea, senza scanner? Sta nascendo in Giappone, grazie alla tecnologia Rfid che consente di leggere immediatamente il contenuto del cestino. Tutti a guardare Amazon Go a Seattle, che la cassa non l’ha ma poi pare non riesca a gestire più di 20 clienti alla volta, e intanto la prossima generazione di pagamenti veloci si sta sviluppando dall’altra sponda dell’Oceano, in Giappone. E non in location di lusso o ipertecnologiche, ma nei più umili convenience store, ovvero i minimarket per acquisti d’impulso o di passaggio, come Seven Eleven, il più noto, ma anche i concorrenti Lawson, Ministop, FamilyMart e Newdays che partiranno l’anno prossimo con il nuovo sistema. Con l’obiettivo di coprire tutto il Giappone entro il 2025.

Tecnicamente si tratta dell’utilizzo della tecnologia Rfid (radio frequency identification), tramite etichette più sottili di un millimetro, e legge automaticamente i codici senza la necessità di dover scansionare prodotto per prodotto, e nemmeno di togliere la spesa dal cestino. Tutte e cinque le insegne hanno deciso di usare lo stesso tipo di frequenza dei chip per semplificare le operazioni e facilitare il lavoro dei fornitori, e il Ministero dell’industria e del commercio si auspica che il sistema venga adottato da altri tipi di retailer, come super e ipermercati, e si è anche impegnato a favorire l’impiego tramite sgravi fiscali o sovvenzioni secondo Nikkei Asian Review.

Finora le etichette Rfid sono state usate per contenere informazioni quali la data di scadenza o la posizione sugli scaffali che possono essere “lette” in remoto. 

Sullo sfondo, causa o conseguenza che sia, la riduzione del personale (e dei costi operativi).

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