Coca-Cola HBC Italia ha ottenuto la certificazione Top Employers Italia, un riconoscimento conferito alle aziende che si distinguono per le eccellenti condizioni di lavoro riservate ai dipendenti e che sviluppano avanzate politiche di welfare aziendale. 4 le categorie in cui l’azienda si è distinta: “Strategia dei Talenti”, “Pianificazione Forza-Lavoro”, “Gestione delle Carriere/Successioni” e “Cultura aziendale”.
I numeri Coca-Cola HBC Italia impiega oltre 2.000 persone ed è presente in maniera capillare sul territorio italiano con la Forza Vendita che ogni giorno serve oltre 160.000 clienti e tra tramite la sede centrale di Sesto San Giovanni (MI), gli stabilimenti per la produzione di bevande analcoliche di Nogara (VR), Oricola (AQ) e Marcianise (CE) e l’impianto di imbottigliamento di acque minerali di Rionero in Vulture (PZ). L’azienda investe costantemente nel benessere e nello sviluppo delle proprie persone, come dimostrano, ad esempio, le oltre 70.600 ore di formazione erogate o le campagne di prevenzione sulla tutela della salute e sicurezza dei lavoratori, il cui successo è confermato dal calo degli infortuni di quasi il 19% in meno nel corso del 2014 rispetto all’anno precedente. “La certificazione Top Employers Italia rappresenta per noi un importante riconoscimento che testimonia l’impegno dell’azienda nel garantire alle proprie persone le migliori condizioni di lavoro” commenta Emiliano Maria Cappuccitti, Direttore Risorse Umane Coca-Cola HBC Italia “L’azienda è in prima linea in questo ambito, ad esempio attraverso la definizione ogni anno di un piano di sviluppo individuale calibrato sulle passioni e aspirazioni personali o con l’introduzione della possibilità di lavorare da casa in remote working: solo nel 2015 sono state oltre 2.500 le ore svolte in questa modalità”.
La catena Pam Panorama aderisce al progetto Nuovi Nati promosso dal Comune di Leinì, in provincia di Torino. Per tutto il corso dell’anno Pam Panorama sostiene il territorio di Leinì donando alle famiglie di tutti i nuovi nati nel 2016 un buono del valore di 50 euro spendibile all’interno del punto vendita Pam di Leinì, situato in Viale Europa.
Un piccolo gesto che, in accompagnamento alla lettera di benvenuto inviata dal Comune alle famiglie, testimonia la volontà di essere vicino ai futuri cittadini di Leinì in modo concreto. E un modo per rendere oggettiva l’attenzione di Pam Panorama nei confronti delle realtà territoriali all’interno delle quali è presente con i suoi punti vendita.
Il 2015 è stato un anno in crescita, con un +8% sull’anno precedente, che ha consentito di superare il tetto del miliardo di euro, e la proprietà di Gruppo Alìha deciso di premiare i suoi dipendenti, con gratifiche per oltre 800.000 euro che hanno riguardato tutto il personale dell’azienda. Un modo per coinvolgerli e ringraziarli della parte avuto nel raggiungere i buoni risultati, raggiunti nonostante la crisi del settore distributivo.
L’insegna, che conta 108 supermercati in Veneto ed Emilia Romagna e oltre 3.200 dipendenti, da sempre punta su una radicata territorialità, responsabilità sociale, attenzione ai dipendenti e alla comunità locale.
Francesco Canella.
«Di strada ne abbiamo fatta molta da quando, nel 1971, il primo punto vendita con il marchio Alì raggiunse il fatturato di 5 milioni di vecchie lire – commenta il Patron del Gruppo Alì Francesco Canella –. Oggi vogliamo condividere con tutto il personale dell’azienda gli importanti traguardi che abbiamo raggiunto grazie alla fiducia che i clienti ripongono in noi. Per noi è importante ricambiare la loro stima e ringraziare i collaboratori che ogni giorno sono impegnati al nostro fianco e in prima linea nel servizio al cliente». Per garantire un servizio professionale e di qualità, infatti, solo nell’ultimo anno il gruppo alimentare padovano ha investito 600.000 euro in formazione del personale: dai corsi di primo soccorso e sicurezza alla gestione del punto vendita, dalla selezione delle risorse umane alle tecniche di vendita.
La crescita del gruppo Alì, Associato a Selex Gruppo Commerciale, una media di 3 milioni di scontrini al mese e una quota di mercato del 17%, è da sempre caratterizzata da azioni di responsabilità sociale, per restituire vantaggi al territorio in termini occupazione – sono 300 i nuovi assunti nel 2015 – e solidarietà. Nel 2015, grazie al coinvolgimento di clienti e dipendenti nella raccolta punti legata alle 560.000 Carte Fedeltà, Alì ha raccolto e devoluto oltre 1 milione di euro a sostegno di iniziative benefiche e sponsorizzazioni sociali. Tra i destinatari si annoverano le comunità della Riviera del Brenta colpite dal tornado, l’Istituto Oncologico Veneto IRCCS di Padova, il CUAMM, il Banco Alimentare Veneto, l’Ente Nazionale Protezione Animali del Veneto.
Il legame tra il latte e l’infanzia è evidente, e dunque non è un caso se Parmalatha scelto di sostenere il progetto Gold for Kids di Fondazione Umberto Veronesi per sostenere la ricerca in oncologia pediatrica e degli adolescenti. Ciò avverrà attraverso il finanziamento di cinque borse di ricerca annuali destinate a giovani talenti italiani impegnati a migliorare le cure per i bambini, in particolare quelle per i tumori cerebrali pediatrici, spesso i più difficili da curare.
Nato nel 2014, Gold fod Kids finanzia l’avviamento di protocolli di cura per garantire ai piccoli e giovani pazienti l’accesso immediato a migliori terapie per ogni forma di tumore, conformi ai più elevati standard internazionali. Parallelamente il progetto è impegnato nella divulgazione scientifica per informare sul tema in modo serio, accurato e sempre aggiornato. Fondazione Umberto Veronesi sostiene inoltre giovani medici e ricercatori che hanno deciso di dedicare il proprio lavoro allo studio di migliori e più efficaci terapie per la cura di tumori di bambini ed adolescenti, assegnando tramite bando pubblico borse di ricerca.
Questo è il secondo progetto di partnership con Fondazione Veronesi come spiega Luigi Del Monaco, Direttore Generale Parmalat Italia: «Siamo felici di comunicare questa partnership per un progetto così meritevole che favorisce la ricerca contro i tumori dei bambini. Parmalat, coerentemente con la mission del Gruppo di promuovere il benessere collettivo, ha recentemente sostenuto la Fondazione con il brand Santal in favore del progetto “Pink is Good”. Con questo nuovo importante impegno conferma la propria volontà di fornire un sostegno concreto e costruttivo alla ricerca scientifica in Italia a favore dei bambini, contribuendo a finanziare giovani e meritevoli ricercatori».
Packaging dedicato e iniziative instore
La bottiglia di Parmalat con il richiamo all’iniziativa sarà disponibile per tutto il 2016.
A testimonianza del sostegno di Parmalat a “Gold for Kids”, per tutto il 2016 le bottiglie di latte Parmalat – le tre bottiglie da 1 litro di latte intero, parzialmente scremato e scremato e le due bottiglie da 500 ml dell’intero e del parzialmente scremato – si tingeranno di oro, il colore simbolo del progetto. La partnership entrerà a far parte come tema dominante delle attività in store previste da Parmalat in occasione di un grande evento che avrà luogo nei mesi di febbraio e marzo, con la distribuzione, in tutti i punti vendita che aderiranno all’iniziativa, di gadget brandizzati Parmalat e Fondazione Umberto Veronesi aventi l’obiettivo di dare risalto al progetto sensibilizzando i consumatori sul tema.
Il tutto verrà supportato attivamente anche da un punto di vista pr e digital: i ricercatori racconteranno sul web, sui siti e profili social proprietari di Parmalat e di Fondazione Umberto Veronesi la propria storia, la propria esperienza, la passione per il proprio lavoro e l’entusiasmo per i progressi e le eventuali scoperte fatte anche grazie al sostegno del progetto Gold for Kids, e ai suoi sostenitori.
«Per l’anno 2016, oltre ai protocolli di cura, grazie a questo contributo Fondazione Umberto Veronesi potrà sostenere cinque ricercatori che si occupano di oncologia pediatrica e che lavorano nei migliori istituti italiani» conclude Monica Ramaioli, Direttore Generale dalla Fondazione Umberto Veronesi.
Sono dannosissime per gli ecosistemi marini perché non biodegradabili e talmente piccole da infilarsi ovunque, si depositano sui fondali ed entrano tramite pesci e molluschi nell’ecosistema: stiamo parlando delle microbiglie di polietilene, piccole perle di plastica presenti in molti prodotti cosmetici, dagli scrub alle creme per il viso, ma anche in saponi e dentifrici, dove è segnalato come “polyethylene”. Dall’Olanda alla barriera corallina australiana, stanno lentamente invadendo mari e oceani. Da tempo di sta parlando di varare leggi che ne proibiscano l’uso, anche nella UE, e in USA a fine anno ciò è avvenuto con la firma del Microbead-Free Waters Act of 2015. Greenpeace ne ha fatto una campagna ma non è stata la sola, ma le azioni su web e social dilagano e anche pubblicato le liste di prodotti “incriminati”. Sensibilizzati i consumatori, arrivano le aziende. Perché, si sa, ormai una campagna negativa specie su temi come salute e ambiente può costare molto, molto caro. L’Oréal ha già dichiarato di rinunciare all’impiego di microbiglie di polietilene nei suoi scrub entro il 2017. In Australia a prendere posizione sono stati i supermercati, e nella fattispecie due “carichi pesanti” come Woolworths (oltre 3.000 pdv tra Australia e Nuova Zelanda) e Coles che ne conta quasi 2400. Mentre il ministro dell’Ambiente si impegnava a bandire l’uso di microplastiche intenzionalmente inserite nei cosmetici entro il luglio 2018, invitando i retailer ad attuare un “bando volontario (ovvero, non a seguito di una vera e propria legge che ancora non c’è), le due insegne australiane hanno risposto all’appello e decidendo di eliminare dagli scaffali qualsiasi prodotto contenente microplastiche entro il 2017. E incominciando dai prodotti a marchio. Un portavoce di Coles ha dichiaarto a Mashable Australia. «Coles è felice di confermare che abbiamo tolto le microbiglie da tutti i prodotti a marchio. Consulteremo anche i nostri fornitori affinché eliminino le microsfere e ci confronteremo con i fornitori di prodotti di marca per assisterli nella transizione». Woolworths da parte sua ha dichiarato: «siamo felici di essere all’avanguardia nell’affrontare questo problema. Abbiamo lavorato per eliminare le microbiglie dai nostri prodotti per la pelle e l’igiene da tuti i nostri prodotti meno uni, che le eliminerà nei prossimi mesi».
Save the Waste, l’innovativo progetto di responsabilità sociale realizzato da Pedon, si è aggiudicato il premio “Non Sprecare” 2015, iniziativa promossa dal sito nonsprecare.it volta a riconoscere le buone pratiche economiche e sociali che mettono in discussione il paradigma contemporaneo dello spreco.
Save the Waste è un progetto ad ampio respiro che promuove un modello economico virtuoso: coinvolge e sostiene le comunità agricole, riutilizza gli scarti vegetali, produce nel rispetto dell’ambiente e destina risorse a sostegno di progetti etici e sociali con vantaggi lungo tutta la filiera, dal produttore fino al consumatore. Proprio da Save the Waste inoltre nasce la prima carta destinata al packaging alimentare, 100% riciclabile, certificata FSC, OGM free ed ottenuta dagli scarti di lavorazione dei fagioli, l’unica a essere certificata per il contatto diretto con gli alimenti e che in futuro potrà trovare nuove applicazioni nel settore dell’editoria e della cartotecnica.
«Siamo orgogliosi di questo progetto che segna il passaggio da un modello lineare ad una economia circolare – dichiara Luca Zocca, Marketing Manager del Gruppo –. Concepire l’intera produzione in modo sostenibile è un importante driver di successo con vantaggi economici, sociali e non da ultimo ambientali. Save the Waste è la conferma che la responsabilità sociale e l’impegno etico permettono alle aziende di crescere e di trarre vantaggi competitivi ripensando le logiche nella gestione d’impresa».
«Questo premio è un vero termometro di una rivoluzione in atto nell’economia italiana e nei nostri stili di vita. Io la chiamo la “rivoluzione non sprecare” – incalza Antonio Galdo, giornalista, scrittore e direttore del sito nonsprecare.it – abbiamo ricevuto oltre 100 candidature da tutta Italia e tutte orientate a una forte spinta al cambiamento, della quale la lotta allo spreco può essere un perno. Ridurre gli sprechi è un’opportunità, come dimostra anche il progetto presentato da Pedon, di innovazione, crescita economica e di lavoro. Quello che serve a rilanciare l’Italia».
Luca Zocca.
Il premio Non Sprecare 2015 per la categoria Aziende è stato consegnato al direttore marketing Luca Zocca durante la cerimonia che ha avuto luogo presso la rinomata università LUISS “Guido Carli” di Roma, uno degli atenei più green d’Italia.
Il premio, giunto alla sua sesta edizione, vede come partner dell’iniziativa insieme al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, il WWF, il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e le Università La Sapienza e la LUISS “Guido Carli” di Roma.
La valenza del progetto Save the Waste è stata riconosciuta anche nella tredicesima edizione di Aretè dalla Comunicazione Responsabile di Nuvolaverde con Confindustria e Abi. La scorsa settimana il progetto di Pedon si è infatti classificato terzo nella categoria Comunicazione d’Impresa del premio Aretè assegnato dal Sole 24 ore per il coinvolgimento e il sostegno delle comunità agricole.
Che “il miglior prezzo” sui prodotti alimentari non sia necessariamente una cosa positiva ormai lo capiscono anche i consumatori, perché l’altra faccia della medaglia possono essere le filiere sporche, il caporalato e l’uso dei pesticidi.
Lo sa bene anche Greenpeace, che in Francia ha ingaggiato una lotta contro l’insegna della GDO E. Leclerc arrivando ad attuare settimana scorsa un picchettaggio ad opera di 40 attivisti nella centrale di acquisti regionale Socamil presso Toulouse (dopo aver organizzato proteste davanti a vari ipermercati), arrivando ad ottenere dall’insegna l’istituzione di una commissione di controllo. Come di legge nel sito “il numero 1 della grande distribuzione in Francia e campione dei prezzi bassi noto per le sue feroci negoziazioni commerciali, si guarda bene dal comunicare le conseguenze ambientali e sanitarie dei pesticidi”.
Non solo, l’associazione ambientalista con un vero proprio “j’accuse” denuncia a chiare lettere le responsabilità della grande distribuzione, “che incoraggia per le sue esigenze pratiche agricole che hanno conseguenza gravi per l’ambiente e la salute. I due terzi degli acquisti alimentari in Francia si fanno nelle grandi specifici e quasi il 70% dell’ortofrutta fresca passa per questo canale. La grande distribuzione, e Leclerc in particolare (unica insegna a essersi rifiutata di rispondere al questionario inviato da Greenpeace a maggio circa l’uso di pesticidi che mettono in pericolo la vita delle api, ndr), esige dei prodotti agricoli perfetti, prodotti in grandi volumi, ai prezzi più bassi possibili e tutto l’anno. Questa politica di acquisti della grande distribuzione spinge gli agricoltori a coltivare prodotti standardizzati e in grandi quantità: in queste condizioni, non hanno altra scelta che utilizzare pesticidi, che gli assicurano il raccolto. Anche se questa scelta minaccia la loro salute, inquina il terreno – e dunque lo strumento del loro lavoro – e porta i consumatori a ritrovarne tracce nei loro piatti” si legge ancora nel sito dell’associazione. Greenpeace ha rilevato pesticidi nella maggior parte di mele e patate vendute nei supermercati francesi (ma risultati analoghi sono stati trovati anche in Italia per le mele). La campagna per chiedere a Leclerc di fermare l’uso dei pesticidi ha già ottenuto oltre 68mila firme.
Un atto d’accusa preciso, che dovrebbe far riflettere anche le insegne di casa nostra. Visto che da noi, oltre ai pesticidi, c’è anche il problema gravissimo del caporalato (vd Made in Italy e agromafie). Il problema riguarda il controllo delle filiere e la comunicazione ai clienti. Sullo sfondo, una domanda: quanto sono veramente disposti i clienti a spendere di più per salvaguardare la propria salute e condizioni di lavoro dignitose?
Utilizzano meno acqua ed energia, diminuiscono la CO2 immessa nell’atmosfera, non impattano sul paesaggio e preservano meglio la catena del freddo (carico e scarico avvengono in ambiente refrigerato), aumentando la shelf-life del prodotto fino al 50%: per questo i magazzini ipogei (ovvero scavati nella roccia, utilizzando in una miniera di Dolomia preesistente) creati da Melinda in Val di Non, che sono ora caricati della nuova raccolta di mele, sembrano essere la soluzione ideale per la frigo-conservazione in condizioni di atmosfera controllata. Utilizzare celle sotterranee per la conservazione degli alimenti non è una novità, in Norvegia da anni ad esempio sono adibite alla conservazione del pesce a basse temperature. Per la prima volta al mondo (e per ora unica) però sono stati utilizzate per conservare della frutta, a temperature più alte. «La roccia è un isolante termico, quindi non è più necessario usare idrocarburi e il risparmio energetico arriva al 53%. L’enorme massa termica della roccia rende possibile l’accumulo energetico – ha spiegato alla presentazione del progetto Maurizio Fauri, Professore presso il Dipartimento di Ingegneria Civile Ambientale e Meccanica dell’Università degli Studi di Trento –; le celle necessitano di un terzo dei gruppi frigoriferi e sono più sicure perché non soggette ai black-out, che può capitare quando ci si affida a fonti rinnovabili: il freddo infatti si conserva per due settimane anche senza refrigerazione. Si può anche utilizzare l’energia elettrica solo nelle fasce che hanno un costo inferiore».
Oggi 10mila tonnellate, domani.. La prima fase dei lavori ha creato 12 celle uguali tra loro, in grado di contenere 900 tonnellate di prodotto, circa 5 milioni di mele. ovvero 10mila tonnellate, “un investimento da 8,8 milioni di euro, ma il progetti prevede successivi ampliamenti” ha detto Michele Odorizzi, Presidente Consorzio Melinda.
Lo scaricamento e il caricamento delle mele avviene in ambiente refrigerato, ottimizzando la catena del freddo.
La forza del progetto è la sostenibilità sia economica sia ambientale. «Il consumatore oggi ci richiede non solo qualità e genuinità, ma garanzie di orientamento dell’azienda in senso della sostenibilità. Le prime mele conservate nelle celle ipogee arriveranno a gennaio nei supermercati. È stato uno investimento enorme per le 4000 famiglie socie del consorzio, che quest’anno hanno prodotto un raccolto record di 420mila tonnellate di mele, per l’80% vendute sul mercato italiano. Da qui il claim rivolto al consumatore: “La natura protegge i nostri frutti e noi proteggiamo lei”» ha spiegato Andrea Fedrizzi, responsabile comunicazione Consorzio Melinda. Siamo ora al primo vero raccolto (c’è stato un primo test l’anno scorso) che utilizza i magazzini ipogei ricavati dai vuoti di cava della ex miniera di Rio Maggiore a Predaia (TN), un’area di 80 ettari di roccia Dolomia, a 575 metri sopra il livello del mare, a 900 metri dall’ingresso della miniera e 275 metri sotto le radici degli alberi dei meli coltivati sui terreni in superficie.
Innovazione premiata Melinda ha già ricevuto due premi per il suo progetto innovativo e sostenibile: il Good Energy Award di Bernoni Grand Thornton nell’ambito del 15° Italian Energy Summit, evento di riferimento per il mercato italiano dell’energia e il Sodalitas Social Award, che viene assegnato alle iniziative più efficaci nel generare una crescita sostenibile.
Il Consorzio Melinda cui aderiscono 16 cooperative di oltre 4.000 famiglie di frutticoltori che coltivano circa 6.500 ettari di meleti nella Val di Non e Val di Sole, in Trentino copre più del 50% delle mele Golden acquistate in Italia e il 20% della produzione media annua di mele con circa 420.000 tonnellate. In aumento anche la percentuale di produzione destinata al mercato estero, dal 12% del 2011 al 25% medio degli ultimi tre anni in oltre 48 Paesi. Coltiva le varietà Golden Delicious (70% della produzione totale), Red Delicious (10%), Renetta Canada (9%), – le uniche in Italia a Denominazione di Origine Protetta – Gala (5%), Fuji (6%) ed Evelina. Completano la produzione 3.000 tonnellate/anno circa di mele ottenute dall’applicazione del disciplinare di produzione biologica.
Quando gli occhi sono puntati sui prodotti del territorio e regionali, ovvero il nostro patrimonio agroalimentare, non si può ignorare il giacimento artistico-culturale immenso presente in ogni angolo d’Italia: per questo anche quest’anno il Gruppo Finiper sostiene la campagna nazionale di raccolta fondi “Ricordiamoci di salvare l’Italia” promossa dal FAI Fondo Ambiente Italiano. E lo fa direttamente in cassa, proponendo ai clienti fino al 31 ottobre, in tutti gli ipermercati Iper, La grande i, e i supermercati U! e U2 del gruppo, una Donor Card del valore di 2 euro, che permetterà di sostenere e tutelare l’ingente patrimonio di natura, arte e paesaggio italiano. La carta inoltre darà diritto a un ingresso gratuito in un Bene FAI, la fondazione nazionale senza scopo di lucro nata nel 1975 con l’obiettivo appunto di salvaguardare il patrimonio d’arte e natura italiano. L’elenco dei luoghi visitabili è consultabile sul sito www.fondoambiente.it.
In tutti i punti vendita coinvolti verranno esposte locandine informative e distribuiti leaflet per promuovere la campagna di raccolta fondi e far conoscere le attività del FAI. Il personale sarà a disposizione per incentivare la raccolta e ricordare come ogni piccolo contributo può salvare un bene immenso a disposizione di tutti. Buoni i risultati ottenuti negli anni scorsi dalla campagna: solo nel 2014, il Gruppo Finiper ha raccolto oltre 90.000 euro. «Anche per il 2015 la nostra azienda rinnova il suo impegno a sostegno del FAI – dichiara Antonella Emilio, Direttore Comunicazione e Relazioni esterne di Iper, La grande i -. Un appuntamento che condividiamo con i nostri clienti così come tutte le altre attività e i progetti valoriali che Iper promuove nell’ambito delle politiche di responsabilità sociale come la lotta allo spreco e l’attenzione all’ambiente e alla sicurezza alimentare: solo alcune delle sfide collettive cui l’umanità è chiamata a rispondere nel prossimo futuro e il nostro Gruppo intende portare il proprio contributo, sia attraverso un’offerta mirata di prodotti sia con pratiche di gestione attente all’ambiente e alla persona». «La partnership con il FAI ci permette, con il fondamentale aiuto dei nostri clienti, di salvaguardare e valorizzare uno dei maggiori patrimoni collettivi che l’Italia possiede: una preziosa e unica eredità fatta di natura, arte e paesaggio – spiega il direttore marketing di Unes Paolo Paronzini -. Questo tema si coniuga alla Responsabilità Sociale Unes che si impegna quotidianamente a rispettare l’ambiente grazie alla riduzione degli sprechi limitando il conseguente impatto sull’ambiente, tramite innovazioni strutturali come le ante a chiusura dei banchi refrigerati e progetti quali “È stupido sprecare, è bello scoprirlo”, che si concluderà il 18 ottobre 2015, il cui scopo è rendere noto che non sprecare non solo è utile ma può essere anche bello, facile e divertente».
Gruppo Alì consegna un assegno di 63.856€, raccolti grazie alla generosità dei clienti Alì, Alìper e Profumerie Unix (nell’ambito del Catalogo Premi 2014/2015 che hanno donato 1 euro ogni cento punti raccolti, valore raddoppiato da Gruppo Alì), ad Avis e Medici con l’Africa Cuamm per un progetto volto a garantire la disponibilità di sangue per la cura dei bambini e delle donne in gravidanza in 4 ospedali di Angola, Etiopia, Tanzania e Uganda.
La collaborazione tra i Supermercati Alì e Cuamm non è nuova: sono state infatti diverse le iniziative svolte durante tutto l’anno (dagli oltre 14.000€ raccolti per la lotta contro l’Ebola a dicembre scorso, alla vendita dei biglietti della marcia ancora in corso in 32 punti vendita della rete Alì Alìper).
«Anche quest’anno il nostro Gruppo non ha voluto far mancare il proprio sostegno ad un progetto così importante», afferma Marco Canella, Responsabile Finanziario di Alì S.p.A. «Siamo contenti di aiutare due realtà riconosciute e radicate come Cuamm e Avis e vogliamo innanzitutto ringraziare i nostri clienti che continuano a credere a questa missione devolvendo i punti della loro Carta Fedeltà. Convinti che insieme si possa fare molto anche per la donazione di sangue sicuro in Africa, ii Gruppo Alì non farà mancare il suo contributo, certo che iniziative come questa possano migliorare la vita di tante persone che hanno bisogno. Anche nel Catalogo PremiAlì 2015-2016 i nostri clienti hanno la possibilità di aiutare diverse realtà benefiche e tra queste ci sarà ancora Cuamm».
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