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Retail Datafication, 8 tendenze del retail del futuro

Il mondo del retail s’interroga su quale futuro lo aspetta nei prossimi anni cercando nuovi spazi di mercato in uno scenario complesso dove i costi fissi del punto vendita fisico sono in aumento, le abitudini dei consumatori sono state stravolte e l’e-commerce non intende arrestare la sua ascesa: basti pensare che, secondo Statista, nel 2022 il mercato del retail digitale in Italia vale 45 miliardi di euro e crescerà del 15% annuo fino al 2025. La sfida per il commercio al dettaglio è tanto semplice quanto complessa: capire in che modo riuscire a fidelizzare il consumatore creando una relazione emozionale e personale partendo dalle innovazioni tecnologiche come big data, intelligenza artificiale e automazione dei processi per riprendersi il ruolo da protagonista sul mercato.

Non sorprende, quindi, che il 95% dei merchant italiani continuerà gli investimenti per la trasformazione digitale e il 53% è ottimista in una crescita del business per il 2022 (fonte “Report Retail 2022” elaborato da Adyen in collaborazione con Kpmg): se queste stime fossero confermate si tratterebbe di un aumento del giro d’affari di 184 miliardi di euro per l’intero settore del retail.

“Il ruolo del customer engagement assumerà una valenza sempre maggiore, trasformandosi in customer intimacy e passerà attraverso punti di contatto digitali che s’integrano con continuità tra punto vendita fisico e digitale. In questo nuovo scenario l’utilizzo di piattaforme per l’integrazione, aggregazione e l’analisi di ogni dato sarà essenziale per i retailer che vogliono evolvere il rapporto e il dialogo con il consumatore creando un’esperienza di acquisto unica e personale”, spiega Francesco Soncini Sessa, Head of Strategic Alliances e co-Founder di Mia-Platform, tech company italiana specializzata nella costruzione di piattaforme e applicazioni che semplificano e accelerano l’erogazione di nuovi prodotti e servizi digitali.

L’industria è in fermento e lo testimonia anche il mercato dei big data analytics nel retail crescerà fino a 13,1 miliardi di dollari entro il 2027 con un +23,6% di incremento annuo rispetto ai 4,6 miliardi previsti per il 2022 come riportato da Research and Markets. Inoltre, secondo l’articolo di McKinsey “The future of shopping: technology everywhere”, l’impatto delle nuove soluzioni tecnologiche sarebbe in grado di far raddoppiare il margine operativo netto (l’EBIT) dei retailer oltre che rendere sempre più personale l’approccio con il nuovo consumatore. Un esempio? Le aziende di moda che hanno sfruttato la potenza dei dati per personalizzare le esperienze di e-commerce dei clienti hanno aumentato le loro vendite digitali tra il 30 e il 50%. Se consideriamo l’intera catena end-to-end (produzione, magazzino, vendita, consegna e reso) la vendita al dettaglio è probabilmente l’industria che raccoglie più dati sulle abitudini dei consumatori. Una prima sfida per i retailer sarà quella d’ideare un modello di business adeguato alla trasformazione digitale in atto cercando nuovi modi di mettersi in contatto con gli utenti che hanno cambiato le loro abitudini.

Come dimostra sempre McKinsey all’interno dell’articolo “The five zeros reshaping stores”, durante il periodo pandemico l’80% dei clienti ha sperimentato nuove modalità d’acquisto, come ad esempio il “clicca e ritira”, il 70% ha dichiarato di fare acquisti più spesso e il 34% spende di più rispetto alle persone che fanno acquisti esclusivamente nei negozi. In questo senso è chiaro che la strategia retail per intercettare un consumatore deve evolvere sempre di più in un’ottica “cross channel” perché questa tendenza omnicanale è la nuova normalità e sarà sempre più spiccata in futuro: negli Stati Uniti è già stata ribattezzata con il termine “shopping promiscuity”. Non sorprende che secondo gli analisti di Gartner solo il 14% delle organizzazioni ritiene di avere una completa visione delle necessità e dei comportamenti d’acquisto dei propri clienti: “L’esperienza di acquisto ottimale per il cliente inizia da casa navigando sul sito internet e termina all’interno del negozio fisico – spiega Francesco Soncini Sessa – Le nuove tecnologie supportano l’integrazione di canali off e online grazie a servizi digitali che facilitano il customer journey del cliente. Non stiamo parlando solo di offerte profilate ma di nuove soluzioni per la filiera che possono garantire la gestione in tempo reale degli ordini tra i diversi canali, logistica automatizzata e pagamenti integrati nei software gestionali”.

In questo senso una customer experience attenta alle necessità del consumatore può rivelarsi la chiave per fidelizzare il cliente. Pensiamo alla gestione dei resi che resta un’opzione molto apprezzata da parte dei clienti ma che comporta notevoli spese di gestione per il rivenditore: all’interno della supply chain si sta facendo strada il concetto di logistica circolare, un modello che si propone di ottimizzare le fasi di restituzione dell’oggetto valorizzando il recupero del prodotto e rimettendolo in circolo dandogli nuova vita. L’obiettivo è promuovere una maggiore produttività delle risorse riducendo gli sprechi ed evitando l’inquinamento della creazione di nuovi materiali. Secondo Statista in Italia il 43% dei consumatori ha restituito almeno un prodotto nel corso dell’anno e uno studio Barclaycard ha messo in evidenza come per il 57% degli e-commerce la gestione dei resi abbia avuto un impatto negativo sulle attività quotidiane.

Tutto questo senza contare il possibile danno economico della merce persa o sottratta illecitamente durante la logistica del trasporto e dello stoccaggio: secondo la “Retail Security Survey 2022” della National Retail Federation, negli Stati Uniti all’interno dei magazzini è stata sottratta merce per un valore complessivo vicino ai 62 miliardi di dollari, di cui la maggior parte per furti esterni compiuti anche da parte di organizzazioni criminali. “Per le aziende retail è fondamentale semplificare e velocizzare la gestione dei dati (di prodotto, logistici, transazionali e cliente), massimizzando l’integrazione e l’esposizione veloce e sicura verso sistemi interni ed esterni all’azienda. L’obiettivo è aumentare la qualità, velocità e la disponibilità del dato in modo tale da ottimizzare in ottica incrementale la supply chain visibility e ottenere una visione complessiva su tutti i flussi e processi di Supply Chain, anche grazie all’integrazione con tool e soluzioni aziendali e di partner terzi già in uso”, illustra ancora Soncini Sessa.

8 trend che rivoluzioneranno il punto vendita del futuro

1. DATA FUNDAMENTAL – Nell’architettura tradizionale delle retail company i dati sono frammentati in vari sistemi e in diverse infrastrutture locali. L’innovazione della “retail datafication” permette di sfruttare al massimo questo enorme potenziale aggregando tutti i dati: i rivenditori si stanno dotando di piattaforme basate su cloud che consentono l’automazione completa e il loro riutilizzo per analisi, trend e studi.

2. CAMERINI VIRTUALI – Tramite la propria app i retailer possono offrire la possibilità ai clienti d’indossare vestiti e accessori direttamente da casa. Sarà possibile utilizzare le proprie foto per visualizzare meglio l’aspetto dei capi d’abbigliamento, scarpe, occhiali e orologi: recentemente Walmart ha lanciato un’applicazione con 270mila capi da provare in modo virtuale riscuotendo il successo del pubblico.

3. LOGISTICA CIRCOLARE – La costruzione di catene d’approvvigionamento più sostenibili è diventata prioritaria e occorre costruire un circuito logistico circolare che vada a coprire tutto il ciclo vita del prodotto. Dalla raccolta rifiuti alla gestione degli imballaggi, fino alla riduzione del trasporto di un bene: sarà fondamentale tracciare i flussi di merci per una migliore gestione e trasparenza dell’intera filiera.

4. MICRO-INFLUENCER STUDIOS – Lo shopping accentuerà la sua forma d’intrattenimento verso i consumatori: sarà quindi possibile unire la vendita online e offline trasformando per una giornata i negozi in veri e propri studi per i micro-influencer che offrono visibilità ai prodotti. Una tendenza che potrebbe anticipare quella dello shopping live sui social media portando alla ribalta il ruolo dei “creator commerce”.

5. INNOVATIVE PAYMENTS – Le nuove soluzioni in cloud permettono l’integrazione dei flussi di pagamento direttamente con il gestionale ERP dell’azienda e il negozio e-commerce. Questo permette un maggior controllo sulle transazioni, una migliore raccolta dati sulle abitudini del consumatore e la possibilità d’accettare forme di pagamento e circuiti differenti come bonifici istantanei e carte virtuali.

6. VERTICALIZZAZIONE – Temporary boutique, pop up store e negozi monomarca. I brand porteranno sempre più in alto la personalizzazione e verticalizzazione dei propri negozi anche con aperture che possono durare pochi giorni, come in occasione della scorsa Milano Fashion Week, oppure per aperture estive nei luoghi di villeggiatura.

7. CUSTOMER ENGAGEMENT TOUCHPOINT – Gartner prevede che entro il 2023 il 40% dei comportamenti individuali saranno tracciati attraverso sistemi di “Internet of Behavior”. Per questo in futuro il Customer Engagement Hub, il framework che collega tutti i reparti della filiera del retail per coinvolgere il cliente, verrà implementato con tecnologie cloud e data driven per fornire analisi predittive e trend di vendita.

8. NEAR FIELD COMMUNICATION – Questa tecnologia può essere utilizzata nel retail per fornire ai clienti informazioni sugli oggetti prima dell’acquisto mentre in fase di post vendite sarà il rivenditore a capire in che modo l’utente interagisce con l’oggetto. Si stanno facendo strada tecnologie centralizzate in grado di gestire gli SmartTag direttamente dal negozio o dalla sede per garantire l’integrità delle informazioni.

Retail, un settore in costante evoluzione

Il settore del commercio al dettaglio sta attraversando una fase di cambiamento strutturale, guidata dallo sviluppo delle attività digitali e dal sorgere di nuove modalità di acquisto e abitudini di consumo. Nelle nostre città capita sempre più spesso di osservare come i locali su strada stiano assumendo nuove destinazioni d’uso, ad un ritmo accelerato non soltanto dagli sviluppi tecnologici, ma anche dagli effetti duraturi della pandemia da Covid-19.

Alcuni dati: sostenibilità e digitale sembrano essere i temi più caldi nel settore retail. Secondo un recente studio di Deloitte, il 55% dei consumatori ha acquistato nelle ultime 4 settimane un bene o servizio prodotto secondo criteri di sostenibilità. Una ricerca di Bloomberg evidenza come gli acquisti attraverso canali digitali negli Stati Uniti siano destinati a crescere dal 24% del totale nel 2020 al 35% nel 2025. E il cambiamento di abitudini è testimoniato dalla minore fedeltà ai marchi: secondo McKinsey, nel febbraio del 2022 ben il 46% dei consumatori americani ha scelto brand diversi per le nuove spese, rispetto al 33% del settembre 2020.

Secondo Dana Telsey, amministratrice delegata di Telsey Advisory Group, una delle figure più influenti negli Stati Uniti nel settore dei prodotti di consumo e più volte premiata da Barron’s come una delle 100 donne più influenti nel settore finanziario, i negozi fisici e il commercio digitale sono destinati a convivere a lungo, all’insegna di una forte personalizzazione dei consumi. L’aspetto sociale e legato al contatto umano riveste infatti ancora un ruolo di grande rilievo per le scelte dei consumatori, scelta che aumenterà grazie alla presenza di piattaforme sempre più numerose, in grado di guidare le decisioni di acquisto verso bisogni specifici.

Le abitudini dei consumatori sembrano seguire sempre di più l’evoluzione dei valori di riferimento di una società, alla luce di un crescente interesse per i temi legati alla sostenibilità e alla riscoperta dei prodotti locali. È stato dimostrato che per formare un’abitudine duratura sono necessari appena 65 giorni. Le tendenze, dunque, possono emergere in un tempo relativamente breve quando nuovi valori diventano più importanti per i consumatori. Quello che si sta notando, sempre secondo le osservazioni di Dana Telsey, è che i consumatori stanno riscoprendo alcuni valori fondamentali, che si traducono in nuovi usi e consuetudini.

Per rispondere a questo nuovo insieme di valori che sta emergendo negli ultimi anni, i processi produttivi e i modelli di business hanno dovuto adattarsi diventando più veloci, più agili, più pronti alla personalizzazione dell’offerta. Un aspetto che sta diventando sempre più rilevante è l’origine di ciò che acquistiamo, e la capacità di un prodotto di esprimere attraverso la sua provenienza una serie di principi ben precisi, o l’eredità di una storia legata al territorio. Si osserva questa tendenza in tutti i settori, dall’abbigliamento al cibo: le persone selezionano con sempre maggior attenzione ciò che indossano e ciò che consumano, cercando in tutti questi prodotti l’opportunità di migliorare il proprio benessere e di condividere con gli altri ciò che li fa stare bene.

La pandemia ha portato le persone a sperimentare nuovi modi di comprare e consumare, con cambiamenti destinati a perdurare nel tempo. L’impatto del modello lavorativo ibrido tra casa e ufficio sarà positivo, perché destinato a portare una maggiore produttività. La tendenza a connettersi in comunità, siano esse virtuali o reali, renderà l’apprendimento e lo sviluppo di tendenze di consumo ben più veloci rispetto al passato.

Nasce Remark, per soluzioni destinate a retail evoluto e Gdo

Proporre al mercato sistemi di cassa smart e soluzioni con a bordo i software necessari per consentire una gestione evoluta di processi e attività. È questo l’obiettivo di Remark S.r.l., la nuova società del gruppo RCH che nasce dalla sinergia tra gli oltre 50 anni di esperienza di RCH S.p.A. nello sviluppo di soluzioni avanzate per i punti vendita e le competenze trentennali di Igesa S.r.l. nel campo dei software gestionali per le PMI, l’e-commerce, il Retail e la Distribuzione Organizzata.

La newco, le cui quote societarie sono al 60% di RCH S.p.A. e al 40% di Igesa S.r.l., è presieduta da Stefano De Pra, Presidente di RCH S.p.A.

Grazie ad una collaborazione di due anni tra le due società fondatrici e ai test effettuati nel mercato delle attività commerciali con esigenze più evolute e della Distribuzione Organizzata su oltre 700 punti cassa, Remark ha costruito una piattaforma d’offerta che propone sistemi che integrano hardware e software. Le casse smart a marchio RCH avranno infatti a bordo Physit Store Solutions, il software sviluppato per coprire le esigenze gestionali più complesse nel mercato Retail e DO.

Che si tratti di realtà distribuite sul territorio, con punti cassa multipli, con la necessità di gestire e-commerce e magazzino, i nuovi sistemi integrati di Remark consentono di disporre di soluzioni ideali per incrementare efficienza ed efficacia nel governo delle attività. Tra i vantaggi della nuova piattaforma d’offerta, un costo estremamente competitivo, anche in termini di formazione e assistenza, rispetto ad altre soluzioni presenti sul mercato.

Il canale distributivo prevalente per le soluzioni RCH con a bordo Physit Store Solutions sarà quello dei Concessionari RCH.

“La nascita di Remark è una conferma della nostra strategia di crescita che individua RCH come punto di riferimento in un mercato in forte e costante evoluzione come quello del Retail e della DO. Sempre di più la differenza competitiva nel settore sarà determinata dalla disponibilità di soluzioni che consentano una gestione, semplice e intuitiva, di processi complessi. Crediamo che i sistemi commercializzati da Remark siano una risposta efficace per consentire la transizione delle aziende commerciali e distributive verso paradigmi più evoluti, in linea con le attuali richieste dei consumatori”, ha commentato Nicola Cassoli, Consigliere di Remark S.r.l. e Chief Marketing Officer di RCH SpA.

Le 5 tendenze nel retail del 2022 secondo Tiendeo

Il 2021 è stato un anno di assestamenti, segnato da una lenta ripresa economica ancora immersi nella pandemia di Covid-19, che continua a circolare ad alta velocità nel Paese. Ci si aspettava che il 2021 sarebbe stato l’anno del ritorno alla normalità, ma purtroppo non è stato così. A causa delle circostanze, il settore retail si è trovato ad adottare una strategia flessibile, in grado di adattarsi alle nuove abitudini di consumo degli italiani, inducendo i professionisti del marketing a riorganizzare le proprie risorse e i propri canali di distribuzione per il 2022. Tiendeo.it, azienda specializzata nella digitalizzazione del settore retail, ha realizzato uno studio coinvolgendo i professionisti del marketing dei principali brand mondiali, che ha permesso di individuare i 5 trend chiave che rivoluzioneranno il settore retail nel 2022.

1. Crescita continua delle esperienze omnicanale

Secondo lo studio condotto da Tiendeo “Retail Marketing Hot Trends 2022”, il 58,6% dei retailer e dei brand scommetterà sui canali digitali nel 2022. L’evoluzione delle abitudini di acquisto ha portato il canale digitale a essere il mezzo preferito dai marketer per connettersi con i consumatori. Pertanto, l’investimento nei media tradizionali (TV, radio o pubblicità cartacea) si è spostato verso il mezzo digitale. È quanto evidenziato dallo studio, che mostra come marketing digitale (78%) e social network (67%) saranno gli investimenti a cui verrà riservato maggior spazio nei budget marketing 2022. Ora più che mai, l’uso di strategie adattabili di fronte a un futuro incerto, insieme alla necessità di offrire esperienze omnicanale, costituiranno il fondamento delle strategie pubblicitarie.

2. Il boom del “negozio esperienziale”

Il paradigma dei negozi tradizionali scompare per lasciare posto a quello dei negozi esperienziali. Negozi in grado di coniugare il mondo fisico e digitale in un momento e in un luogo specifici. Un effetto collaterale di questo cambio di paradigma è la crisi del modello di business dei centri commerciali a cui siamo stati abituati finora. Un modello di business che rischia di scomparire, a favore di uno più flessibile, in cui predomineranno campagne effimere o addirittura occasionali.

Così, i centri commerciali cesseranno di essere luoghi di passaggio per consolidarsi come punti di incontro dove gli spazi si trasformeranno in palcoscenici, e dove si potrà assistere a diversi tipi di spettacoli che invitano al consumo di un determinato prodotto o brand. L’obiettivo di questo cambiamento di modello è quello di attirare il pubblico verso il negozio fisico (sia coloro che desiderano acquistare, sia coloro che al momento non manifestano tale intenzione) e creare così un’esperienza unica basata su emozioni in grado di sviluppare una connessione e un legame maggiori.

“Sebbene i negozi fisici continuino a riscuotere i consensi del pubblico, i consumatori sono sempre più alla ricerca di un’esperienza memorabile e fluida, in cui il digitale svolgerà un ruolo fondamentale”, afferma Eva Martín, CEO di Tiendeo.

3. La tecnologia come catalizzatore del cambiamento

Soluzioni digitali di assistenza alla vendita, chioschi interattivi, negozi cashless,… Così sarà il futuro delle attività commerciali. Con l’incorporazione della tecnologia e dell’intelligenza artificiale nel processo di vendita, assisteremo all’apparizione sempre più frequente di negozi intelligenti, che consentiranno ai consumatori di acquistare in luoghi praticamente con pochissimo personale e dove non è necessario passare dalla cassa.

A livello internazionale, i supermercati senza bancomat non sono una novità. In Italia Conad sta testando tecnologie casherless per avvicinarsi alla formula di supermercati senza cassa.

Un passo che è stato fatto anche dai grandi gruppi dei nostri cugini d’oltralpe, come Carrefour, Auchan e Monoprix. Lo sviluppo di queste tipologie di negozi consente ai rivenditori di competere con i giganti dell’e-commerce fornendo un’esperienza più confortevole e senza attriti.

Quando si parla di shopping online, si parla anche di tecnologie che ci trasportano direttamente in negozio senza muoverci da casa nostra attraverso la realtà virtuale aumentata. Ne è un esempio l’azienda Dyson, che è stata uno dei primi brand a testare questo concetto con l’apertura di un proprio negozio virtuale, in cui gli utenti sono stati invitati a testare i prodotti da remoto e avviare così il processo di acquisto.

4. L’economia circolare, al centro delle strategie

La preoccupazione dei consumatori per l’ambiente sta portando retailer e brand ad adottare una strategia più responsabile. Rifiuti Zero, il mercato dell’usato e quello d’occasione continueranno a crescere, e ci si troverà ad affrontare nel 2022 un tema cruciale per il settore: conciliare potere d’acquisto e tutela dell’ambiente.

Come ad esempio il Green Friday, ovvero il Black Friday di Ikea, collegato al servizio “Riporta e Rivendi”, che da anni aiuta le persone a prolungare la vita dei propri mobili Ikea. In occasione del Green Friday i clienti hanno goduto di una valutazione pari al 50% in più del proprio usato. Un modo per fomentare il riciclo e disincentivare lo spreco.

Un esempio per il settore moda è invece il brand francese Kiabi, che prevede di aprire in Italia diversi punti vendita specializzati in abbigliamento usato nel corso del 2022.

Un altro aspetto degno di nota in relazione all’economia circolare, è l’impegno di diversi retailer a ridurre o eliminare la produzione dei propri cataloghi cartacei. Anche in questo caso, ne è un esempio la svedese Ikea, che ha annunciato l’intenzione di interrompere la stampa del suo noto catalogo cartaceo nel 2022.

In Italia sempre più brand stanno raggiungendo questo punto di consapevolezza e optano per strumenti di comunicazione più sostenibili come i cataloghi digitali.

5. Lunga vita al social shopping

Sebbene il social shopping sia una tendenza consolidata, nel 2022 vedremo sempre più brand e retailer utilizzare questo mezzo come complemento dell’e-commerce, dove il social selling si affiderà principalmente a influencer e brand ambassador.

Secondo lo studio Tiendeo, il 68% dei retailer e dei brand prevede di aumentare la propria spesa pubblicitaria sui social media nei prossimi 12 mesi.

Panella e Roadhouse aprono nell’area Q8 di Paderno Dugnano

Chef Express (Gruppo Cremonini) ha inaugurato ufficialmente un nuovo bar caffetteria a marchio Panella e un Roadhouse Restaurant all’interno della nuova grande area di servizio Q8 a Paderno Dugnano (MI), lungo la superstrada Milano-Meda. L’offerta di ristorazione integra le attività di rifornimento dell’area, flagship della visione di Q8 sulla mobilità del futuro, con numerose postazioni di rifornimento sia per veicoli con motorizzazione tradizionale endotermica (benzina, gasolio, gpl e metano) che per quelli elettrici (con 6 postazione di ricarica di cui 2 ultrafast 300 kW). L’area si sviluppa su un piazzale di 8.000 mq con un progetto architettonico di forte impatto, caratterizzato da due grandi vele di copertura e ispirato alle vele della “Dhow”, la tipica imbarcazione del Kuwait.

“Panella – Arte del pane dal 1929” è un marchio di panetteria e pasticceria ben conosciuto dai romani che da più generazioni frequentano la storica sede in Via Merulana, inaugurata quasi un secolo fa. Nel 2017 Chef Express ha stretto un accordo di licenza per sviluppare il brand in esclusiva nel canale della ristorazione in concessione, e il locale di Paderno Dugnano è il settimo aperto, dopo quelli nelle stazioni di Roma Termini, Bolzano, Roma Tiburtina, negli aeroporti di Torino e Roma Fiumicino, e nell’Ospedale Gemelli a Roma. Il nuovo locale ha un’offerta completa di caffetteria e pasticceria dolce e salata, pizze, focacce e prodotti tipici romani, integrati da una linea di prodotti vegan e da dolci gluten free.

Roadhouse è un formato di ristorante di carni alla griglia di grande successo sviluppato da oltre 20 anni dal gruppo Cremonini. Il menu prevede un vasto assortimento di piatti unici a base di carne alla griglia (Ribeye, New York Strip, Filet Mignon, T-Bone Steak, hamburger, ecc.), accompagnati da un’ampia scelta di contorni e seguiti da una ricca varietà di dessert. Il locale di Paderno Dugnano è il 165° della catena. Complessivamente i due nuovi locali danno lavoro a circa 20 giovani, tutti neoassunti.

Cristian Biasoni, Amministratore Delegato di Chef Express, spiega che “da tempo abbiamo sviluppato una partnership con Q8 per gestire insieme aree di servizio nel canale autostradale. A Paderno Dugnano lavoriamo insieme per la prima volta fuori dalle autostrade e siamo onorati di essere i partner della ristorazione in questa area simbolica per Q8, flagship a servizio della mobilità sostenibile del futuro”.

A Milano apre il Pam City

Anche Milano ha il suo Pam City, un nuovo punto vendita inaugurato oggi giovedì 9 settembre in Viale Stelvio, 3. Con questo primo negozio milanese ad insegna Pam City, la storica insegna della grande distribuzione rivoluziona il concetto di “spesa”.

“La spesa cambia: costa meno tutti i giorni”, ecco la politica alla base di questo punto vendita: un format che prevede prezzi bassi tutti i giorni e che unisce la grande qualità di Pam con una convenienza e un risparmio senza precedenti. Il nuovo PamCity di Viale Stelvio, 3, aperto dal lunedì al sabato dalle 8 alle 21 e la domenica dalle 9 alle 21, si trova nel cuore della Milano frenetica, vicino al crocevia della Stazione Centrale e al giovane e moderno quartiere Isola, adiacente alla fermata Zara della M5 e a pochi passi dall’ospedale Humanitas San Pio X. 

Nel nuovo punto vendita, sviluppato su una superficie di vendita di 480 mq, è possibile trovare centinaia di prodotti a meno di 1 euro, occasioni impedibili e prezzi imbattibili su prodotti freschi ogni giorno. Quotidiano vuole essere il risparmio per i consumatori, che troveranno più di mille prodotti agli stessi prezzi del discount, la qualità delle Private Label Pam ad un prezzo molto conveniente e offerte ad hoc per i fedelissimi con Carta per Te. Un’offerta centrata sulla qualità e freschezza dei prodotti, con alcune eccellenze come il reparto forno che ogni giorno sfornerà pane e focacce fragranti e il reparto rosticceria con una vasta scelta di sfiziosi piatti pronti.

Il nuovo Pam City è dotato di due casse servite e cinque casse automatiche che rispecchiano la sempre crescente necessità di una spesa rapida e sicura. Velocità che è assicurata anche grazie ai più moderni metodi di pagamento come Satispay, Apple Pay e Google Pay con tecnologia NFC. Tutti i reparti sono a libero servizio e si effettueranno anche consegne a domicilio.

“Con l’apertura del nuovo punto vendita Pam City in una piazza prestigiosa come Milano vogliamo offrire ai nostri consumatori un luogo nel quale fare una spesa facile e veloce, con prezzi bassi tutti i giorni” dichiara Riccardo Martinelli, Direttore Divisione Prossimità Pam Franchising.

Alle Terrazze debutta il primo Voice Magazine

E’ arrivato in esclusiva alle Terrazze il primo Voice Magazine di un centro commerciale in Italia: tante esclusive rubriche vocali che, tramite i racconti di alcuni degli influencer più seguiti del web, condivideranno consigli e tendenze del momento e guideranno alla scoperta del territorio spezzino!

Già al debutto è stato possibile ascoltare tramite gli assistenti vocali Alexa e Ok Google i primi contenuti delle diverse rubriche:

  • La consulente di immagine @iristinunin dispenderà consigli di moda nella rubrica “STILE CON IRIS”
  • Francesca de @lasottilelinearosa guiderà la rubrica “CONSIGLI DI FRANCESCA” offrendo suggerimenti e proposte di stile e idee per il tempo libero e la casa.
  • La sezione “POLLICE VERDE” sarà curata da @balcone.fiorito, garden blogger ed esperto di giardinaggio.
  • La rassegna “CURIOSITÀ DAL TERRITORIO” condurrà gli utenti in un viaggio itinerante alla scoperta delle realtà del territorio spezzino, attraverso interviste alle associazioni e istituzioni del territorio.

Ascoltare il Voice Magazine è facilissimo! Basata accedere con il comando “Ok Google/Alexa apri Centro Commerciale Le Terrazze” ascolta il trailer e pronuncia “Magazine”.

Poi si dovrà scegliere la rubrica preferita, pronunciando il nome dell’argomento desiderato: POLLICE VERDE – STILE CON IRIS – CONSIGLI DI FRANCESCA – CURIOSITÀ DAL TERRITORIO.

 

 

Cegid arriva in Italia, al servizio dei retailer moda, lusso e beauty

Cegid, player mondiale nell’offerta digitale e omnichannel al retail fashion & luxury, entra sul mercato italiano con Cegid Retail, la  piattaforma globale in cloud dedicata al commercio unificato e ai punti vendita. L’obiettivo è quello di supportare i retailer del fashion & luxury su tutti i canali di vendita e in tutto il mondo.
‘Retail the new way’ è il claim che accompagna il marchio Cegid, che nel primo trimestre di quest’anno, ha siglato accordi con brand prestigiosi per lo sviluppo di progetti internazionali di rilievo, come Benetton Group, che nel mese di maggio ha scelto di avvalersi delle soluzioni Unified Commerce e Global POS di Cegid Retail per potenziare i 1.358 negozi presenti in oltre 20 Paesi del mondo e offrire ai propri clienti un’esperienza di acquisto omnicanale allo stato dell’arte.
“Dal 2009 le aziende della moda, del lusso e del beauty rappresentano il nostro focus principale”, afferma Mario Davalli, Country Manager Cegid per il Sud Europa. “Ed è proprio in questi settori che si collocano le nostre principali referenze internazionali, composte da brand prestigiosi, alcuni dei quali appartenenti ai più noti gruppi internazionali del luxury. Aree in cui il nostro mercato principale, l’Italia, è indubbiamente molto dinamico e rinomato”. Una crescita annua importante, quella di Cegid, confermata da un aumento a ritmo costante del numero di firme chiave sul mercato italiano. “Oltre al recente successo ottenuto con Benetton, a livello di country siamo stati scelti da brand del calibro di Harmont & Blaine, Champion, Replay Jeans, Miniconf, Scorpion Bay e Facis”, prosegue Davalli. “Cegid è inoltre il partner tecnologico per la trasformazione digitale omnichannel di marchi globali come – giusto per citarne alcuni – Furla, Herno, Aquazzura, Barbour, Lacoste, Clarins, Shiseido”.

Le merendine fatturano 1.088 milioni di euro. L’analisi di Iri

Per colazione o come pausa dolce, agli italiani le merendine piacciono. Ma quali performance hanno avuto durante la pandemia? Ce lo racconta un’analisi di IRI.

Insieme a Biscotti, Fette Biscottate, Cereali per la Prima Colazione, Torte Pronte, Pasticceria e Wafer, le Merendine compongono, il comparto dei Prodotti da Forno e Cereali, che rappresenta quasi il 6% del fatturato del Largo Consumo Confezionato (LCC), in lieve flessione nell’ultimo anno rispetto ai precedenti. La pandemia da Covid-19 e le variate abitudini degli Italiani nell’ultimo anno hanno infatti portato ad una crescita complessiva di questi prodotti, seppur inferiore a quella del Largo Consumo nel suo complesso: se l’LCC ha registrato un trend di fatturato per gli ultimi 12 mesi a marzo 2021 pari a +6,1%, i Prodotti da Forno si sono fermati ad un +1,3% (sul perimetro di ipermercati, supermercati, negozi a libero servizio piccolo e discount). Le Merendine sono riuscite a chiudere il periodo con uno spunto lievemente superiore, pari al +2,0%, realizzando il 26,9% del fatturato del comparto.

Andamento della categoria

La categoria delle Merendine ha realizzato nell’ultimo anno a marzo 2021 un fatturato di 1.088 milioni di euro nella Distribuzione Moderna (ipermercati + supermercati + libero servizio piccolo + discount) in crescita del +2%; anche i volumi sono stati positivi e pari al +1,6%. Come tutte le categorie del Largo Consumo, anche le Merendine sono state impattate dalla pandemia: ad una crescita delle vendite del mese di marzo 2020 (+4,4% a valore), comune a molte categorie per effetto dei comportamenti dei consumatori che hanno acquistato molti prodotti in ottica di “scorta”, hanno fatto seguito i mesi della primavera/estate con fatturato negativo, per riprendere poi a crescere con tassi importanti a partire da settembre, ovvero dalla seconda fase di restrizioni. Oltre la metà delle vendite complessive delle Merendine sono state realizzate dal canale dei supermercati (56% del valore e 52% dei volumi), ma la crescita del mercato è trainata dai discount che hanno superato nell’ultimo anno un quinto del fatturato complessivo e un quarto dei volumi con trend in crescita quasi a doppia cifra. Il libero servizio piccolo e soprattutto gli ipermercati chiudono invece il periodo in terreno negativo, come successo per molte altre categorie del Largo Consumo. L’assortimento medio delle Merendine è ampio: settimanalmente sono presenti quasi 100 referenze in un supermercato medio, che salgono a 150 in un ipermercato ma scendono a 36 in un discount, in cui gli assortimenti sono sempre molto più «asciutti». L’offerta di prodotti così variegata è frutto delle diverse tipologie di Merendine, che permettono di segmentare la categoria da più punti di vista: in primis per forma, andando dai trancini ai croissant, dalle crostatine ai plum cake, solo per citarne alcune, fino ad arrivare a prodotti più innovativi come i pancakes. I trancini sono il tipo di prodotto più importante in termini di peso, dal momento che sviluppano un terzo del fatturato complessivo della categoria, seguiti dai croissant, con oltre ¼ del fatturato; la tipologia più dinamica è però quella dei plum cake, che aumentano il proprio peso anno dopo anno, seguiti dalle crostatine. Le Merendine si differenziano anche tra semplici, ricoperte (spesso con cioccolato) e farcite con creme e marmellate di gusti vari, che permettono ai produttori di innovare e soddisfare così i gusti di un numero maggiore di consumatori. Ancora, è possibile identificare alcuni segmenti del mercato, più o meno dinamici e ampi, che offrono alternative ai consumatori con prodotti biologici, senza glutine o con farina integrale.

I primi due sono nicchie di mercato, che sviluppano ognuno circa l’1% del fatturato complessivo, in calo nell’ultimo anno, frutto delle strategie dei produttori, che di volta in volta presentano sul mercato nuovi prodotti. Le Merendine integrali sviluppano invece oltre il 6% del fatturato complessivo e, anche in questo caso, il loro peso sull’intera categoria varia in funzione dei nuovi prodotti, che spesso arricchiscono l’offerta integrale con altri ingredienti più o meno golosi: crema alla nocciola, marmellata ai frutti rossi, miele, cioccolato. I consumatori sono infatti sempre più alla ricerca, non solo in questa categoria, di prodotti “salutistici” ma che strizzino anche l’occhio al gusto.

Prezzi e promozioni

All’interno del comparto dei Prodotti da Forno e Cereali, la categoria delle Merendine ha, insieme ai Cereali, un posizionamento premium tra i prodotti consumati per la Prima Colazione: il prezzo medio al chilo di pari a 6,45€ (anno terminante a marzo21, iper+super+LSP), in linea con i Cereali (6,49€) e decisamente più elevato di Biscotti e Fette Biscottate, che si posizionano intorno i 4€; questi prezzi non tengono in considerazione le Merendine senza glutine, che raggiungono quasi i 14€/kg. Le Merendine sono anche la categoria più promozionata tra i Prodotti da Forno (oltre 1/3 dei volumi sono venduti in taglio prezzo), seguite a breve distanza dai Biscotti e con maggior distacco da Fette Biscottate e Cereali (meno del 30%). La pressione promozionale è però in progressivo calo; risulta infatti essere inferiore di 3 punti rispetto allo scorso anno e di quasi 7 rispetto all’anno terminante a marzo 2017. Un discorso a parte deve essere fatto per i discount, che hanno notoriamente prezzi più bassi e promozioni più contenute: con un prezzo medio al chilo di 4,69€, il risparmio per le Merendine acquistate in questo canale è pari a quasi il 30% rispetto alla Distribuzione Moderna “classica”. Al contempo le attività di taglio prezzo sono inferiori e si attestano nell’ultimo anno ad un 22% dei volumi complessivi.

Innovazione

Come già anticipato, l’innovazione di prodotto nelle Merendine è importante e permette ai produttori di soddisfare le nuove richieste dei consumatori: negli anni solari 2019 e 2020 i nuovi lanci (intesi come nuovi EAN immessi sul mercato) hanno sviluppato un fatturato che si attesa tra il 3 e il 4% delle vendite complessive della categoria, in crescita rispetto ai lanci del 2018 (1,4% del fatturato) ma inferiore a quelli del 2017, che avevano superato il 5%. L’innovazione di prodotto delle Merendine è soprattutto estensione di gamma: si differenzia l’offerta grazie a nuove farciture golose (crema alla nocciola, latte e cacao, crema pasticcera…), nuovi gusti di confettura (molto apprezzati negli ultimi anni i frutti rossi, che sono stati utilizzati per parecchi lanci, ma anche farciture più particolari come mix di zucca-carotaarancia, per fare un esempio), farina integrale o nuovi ingredienti nell’impasto, dalle classiche gocce di cioccolato ai più innovativi mix di pere e cioccolato o mele. Non mancano, anche se in misura minore, le nuove brand che arricchiscono i classici ingredienti delle Merendine con crema al limone piuttosto che yogurt greco o farina di riso. Ancora una volta, l’innovazione permette di soddisfare le richieste dei consumatori che cercano prodotti buoni, in linea con le tendenze “salutistiche” ormai radicate, ma comunque sempre golosi.

Il canale online

Per quanto attiene alle Merendine, il canale on-line pesa solo l’1,2% del fatturato complessivo (anno terminante a marzo 2021, totale iper + super + libero servizio piccolo + discount + generalisti Online) ma questo peso è più che raddoppiato rispetto ai 12 mesi precedenti. La sua crescita ha infatti contribuito per oltre il 20% alla crescita del fatturato complessivo della categoria.

Post covid: il profilo dei nuovi consumi

Cinque prospettive: tante le angolature da cui Luca Pellegrini, presidente di TradeLab, guarda alla ripresa dei consumi in un auspicabile scenario post covid.

“Sul fronte delle attività lavorative, ricominceremo a consumare fuori casa, quando torneremo a lavorare in presenza – esordisce- . Ma dobbiamo essere consapevoli del fatto che lo smart working è ormai entrato a far parte della nostra vista e non verrà cancellato con un colpo di spugna”. Ergo: si ridurranno i lunch bar, si consoliderà il delivery, cresceranno i bar di quartiere.

In ottica di attività ricreativa, con l’apertura di palestre, piscine, teatri, musei, cinema e aree dello shopping, i consumi riprenderanno, certamente, “ma ci sarà la necessità di integrarli alle attività ricreative giocando su due requisiti: semplicità e prezzi contenuti”.

In ottica turistica due le osservazioni: se da una parte la riduzione della componente business (che in molti casi farà ricorso agli strumenti digitali) si farà sentire (in quanto più ricca del turismo leisure), dall’altra “potrà esserci una ripresa interessante del turismo enogastronomico, fortemente legato ai prodotti del territorio e molto apprezzato dai turisti”.

Sul fronte delle attività sociali (incontri, festeggiamenti, ricorrenze), i consumi fuori casa dovranno trovare una formulazione più appetibile, “magari pensando a format su misura, spazi adeguati e flessibili, prezzi ragionevoli”.

L’ultima prospettiva è quella della digitalizzazione, prepotentemente affermatasi in questi mesi: la ripresa dei consumi non potrà ignorarla. “Sarà infatti la digitalizzazione lo strumento principe nella ricerca dei locali, nella loro valutazione, nella proposizione dei menu e dell’offerta, nella gestione dei pagamenti e nell’introduzione del delivery”.

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