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Finiper: il gruppo sostiene il Fondo Ambiente Italiano

Per il quinto anno consecutivo il Gruppo Finiper sostiene la campagna nazionale di raccolta fondi “Ricordati di salvare l’Italia” promossa dal FAI Fondo Ambiente Italiano.

A partire dal 28 settembre e fino al 31 ottobre, in tutti gli ipermercati Iper, La grande i, e i supermercati U! e U2 (Gruppo Finiper) sarà possibile richiedere la DONOR CARD, del valore di 2€, che permetterà di sostenere e tutelare il meraviglioso patrimonio di natura, arte e paesaggio italiano. La carta inoltre darà diritto a un ingresso gratuito in un Bene FAI alla scoperta del patrimonio naturale ed artistico presente nella nostra penisola.

Infatti il FAI è una fondazione nazionale senza scopo di lucro, nata nel 1975 con l’obiettivo di salvaguardare il patrimonio d’arte e natura italiano. L’elenco dei luoghi visitabili è consultabile sul sito www.fondoambiente.it.

In tutti i punti vendita coinvolti verranno esposte locandine informative e distribuiti leaflet per promuovere la campagna di raccolta fondi e far conoscere l’attività della Fondazione. Il personale sarà a disposizione per incentivare la raccolta e ricordare come ogni piccolo contributo può salvare un bene immenso a disposizione di tutti. La campagna “Ricordati di salvare l’Italia” ha ottenuto ottimi risultati: nel 2013 il Gruppo Finiper ha raccolto complessivamente circa € 100.000.

La collaborazione con il FAI rispecchia le politiche sociali portate avanti da Finiper e dalle sue insegne. L’azienda, infatti, sostiene il FAI dal 2010 e da sempre si impegna a sensibilizzare il cliente nei confronti del ricco patrimonio ambientale, culturale e artistico che racchiude la storia del nostro Paese, attraverso la promozione di iniziative di solidarietà e la divulgazione di comportamenti e stili di vita adeguati.

«Con grande orgoglio – dichiara Antonella Emilio, Responsabile Comunicazione, Relazioni Esterne e CSR di Iper, La grande i, anche per il 2014 Iper sostiene il FAI – questa adesione rappresenta un momento condiviso con tutti i nostri clienti che, ormai da 5 anni, tramite le loro donazioni, ci dimostrano di avere a cuore tanto quanto noi la promozione di una cultura di rispetto della natura,

dell’arte, della storia e delle tradizioni d’Italia. Ci impegniamo tutti insieme a tutela di un patrimonio che è parte fondamentale delle nostre radici e della nostra identità».

Un commento dal World Retail Congress

Crosscanalità, centralità del punto vendita, vicinanza al cliente. Questi i tre insegnamenti principali ricavati dal World Retail Congress, l’evento annuale che si è svolto dal 29 settembre al 1 0ttobre a Parigi e che ha richiamato oltre 1200 delegati provenienti da tutto il mondo. Ne parla con inStore Fabrizio Valente, consulente, fondatore e partner di Kiki Lab e unico membro italiano di Ebeltoft Group. Kiki Lab presenta gli highlights del WRC e un Ki-Best, viaggio virtuale in alcune esperienze più interessanti del retail, il 28 ottobre a Brescia e il 12 novembre a Milano.

Condizioni di ingresso agevolate e alcuni inviti disponibili per i lettori di inStore.

Al concept di Eataly Smeraldo il World Retail Award

Consegnati a Parigi i World Retail Award, i prestigiosi riconoscimenti conferiti ogni anno nel corso del World Retail Congress ai migliori casi di retail a livello internazionale.

Quest’anno nella categoria Best New Retail Concept erano ben tre i casi italiani inseriti nella short list dei finalisti: Eataly Smeraldo, Alexander Dr Fleming (un conspt di farmacia multisensoriale e tecnologica), La Casa dell’Horeca di Metro. A sfidarli c’erano Level Shoe District-Chalhoub Group, Move, Navabi, Verizon-Destination Store.

Si è imposto Eataly Smeraldo. Il premio è stato ritirato da Fabrizio Valente di Ki-ki Lab, in rappresentanza di Eataly.

Osservatorio Consumatori. I comportamenti del dopo-crisi

L’ Osservatorio Consumatori 2014 di Sign-M&T  analizza ogni anno i comportamento di acquisto degli italiani, i canali di approvvigionamento, la soddisfazione rispetto alle insegne della distribuzione moderna.

Nei quattro anni passati, Osservatorio Consumatori ha fotografato degli shopper intimoriti dalla crisi economica, con minori poteri di acquisto e ormai disillusi da spinte consumistiche che fanno acquistare cose inutili e che non danno gratificazione. Le edizioni più recenti ponevano l’accento su una Italia a due velocità: i sempre più poveri (più anziani, più giovani, famiglie) e coloro per i quali poco era cambiato. L’immagine dipinta oggi ricompone invece un quadro più ottimistico.

Da un lato persistono tipologie di consumatori ancora legati al risparmio promozionale (cherry pickers puri) oppure alla ricerca della massima convenienza (complessivamente sono il 27,5%): si tratta delle frange più deboli della popolazione da un punto di vista economico. Sono tendenzialmente consumatori di età elevata o medio elevata, di bassa cultura, che ricercano le occasioni di risparmio con il volantino in mano presso gli ipermercati (i cherry pickers) oppure presso i discount di quartiere. Un’altra fascia della popolazione manifesta un atteggiamento veramente dicotomico.

C’è chi (15% degli italiani circa) semplicemente si tira fuori dalle decisioni di acquisto affidandosi alle risorse (di tempo e di soldi) altrui: sono particolarmente i giovani (con un concetto di giovane che ormai si estende fino ai 30 anni) che vivono ancora in casa con i genitori o che sono da questi sostenuti.

Per loro lo shopping è interessante solo se riferito alle loro (poche) insegne di riferimento, molto legate all’entertainment (cinema multiplex, qualche brand alla moda, le insegne tipo Gamestop).

All’opposto c’è un cluster di italiani che hanno con lo shopping un rapporto molto critico e informato (14,5%): leggono attentamente le etichette, conoscono i prodotti e discernono tra i brand, sono l’elite intellettuale dello shopping e non a caso sono di cultura e di reddito elevato. Ma le vere novità – quelle che fanno ben sperare nel 2014 – risiedono nelle altre due tipologie di italiani messe in luce dall’Osservatorio.

La prima (pari al 23,4%) disegna dei consumatori che ritornano – o vogliono ritornare – al consumo. Una ventata di ottimismo e positività ma scevra dalla spensieratezza e superficialità del consumismo pre-crisi. Vogliono acquistare – e divertirsi nel farlo – ben consci però che i modi per ottenere risparmio e valore sono anche al di fuori dei canali tradizionali: acquistano nelle gallerie commerciali e nei centri cittadini, ma anche sul web, nei gruppi di acquisto, e non disdegnano scambio e baratto.

Senza alcuna appartenenza ideologica: non sono fanatici della rete e non sono integralisti del non consumo. Semplicemente sanno approfittare delle molteplici e sempre nuove occasioni che il mercato nel dopo-crisi mette loro a disposizione. L’ultimo cluster di italiani è ancora più interessante (rappresenta il 19,7% degli shopper nazionali).

Questi consumatori sono anch’essi aperti ad un rilancio dei consumi (mai come in questo caso viene voglia di parlare di “nuovi consumi”) ma – ben consci degli errori del passato – richiedono un adeguato valore e qualità per il proprio shopping. Pur non essendo schierati ideologicamente, pensano che l’atto di acquisto sia una scelta “politica” seria, nella quale tutti gli elementi di sostenibilità e di valore debbano essere valutati. Intenzionati a risparmiare se si trova l’offerta giusta, non cedono ad una qualità ritenuta bassa.

Pur di fascia sociale media (e con quindi budget limitati a disposizione) decidono consciamente di spendere di più per quello che reputano meritevole, rinunciando in cambio ad acquistare prodotti inutili o ridondanti.

Sono lo specchio di un consumo sano, grande conquista del post-crisi: un modo di acquistare equilibrato, informato, sereno.

Aperto alle novità ma ancorato alla concretezza come nei tempi passati.  Un “ritorno al futuro” che piace, poiché qui si intravvedono i semi di un rilancio dei consumi più sostenibile e più gratificante. La nota dolente dei dati presentati da Osservatorio Consumatori 2014 è che l’attuale distribuzione moderna stenta a stare dietro a questa maturazione dei consumatori: parla ancora sostanzialmente ai vecchi cluster dei cherry pickers e dei votati alla convenienza.  Non riesce a coinvolgere gli “ignavi” dello shopping. Si fa vivisezionare con pessimi risultati in termini di soddisfazione dai critici e dai competenti. Le tipologie di italiani che rilanciano sui consumi mischiano senza preclusioni ideologiche e con grande creatività canali distributivi innovativi – che non sono certo ipermercati o grandi superfici del commercio – alle quali spesso preferiscono la riscoperta del dettaglio tradizionale di eccellenza nel quartiere oppure i mercati ambulanti. La distribuzione moderna sta perdendo il treno. Deve reagire con coraggio e rimettere in gioco i propri fondamenti di business in modo da allinearsi con i nuovi trend del sociale. Una sfida impegnativa, d’altronde il futuro dei consumi – il rilancio tanto atteso – c’è. Ed è altrove

di Danela Ostidich (4Food)

 

Al World Retail Congress i temi cruciali della distribuzione

Dal suo lancio nel 2007, il World Retail Congress è diventata la piattaforma annuale il mondo della distribuzione. È l’occasione da 17 anni per manager e imprenditori provenienti da oltre 50 paesi di incontrarsi per discutere e individuare la strada da seguire su temi critici globali. Il congresso, affiancato dal World Retail Expo, si svolge dal 29 settembre al 1 ottobre presso il CNIT di Parigi con la partecipazione di oltre 1500 amministratori delegati, presidenti, e top manager  che avranno modo di confrontarsi sulle opportunità strategiche della distribuzione e del retail.

Non solo: nel corso del Congresso saranno consegnati i World Retail Awards che,nella sezione Best New Retail Concept Award vede tre casi italiani tra i finalisti. La Giuria internazionale, di cui fa parte Fabrizio Valente di Kiki Lab, ha selezionato fra i 7 finalisti: Dr Fleming, Eataly Smeraldo, Metro Casa dell’Horeca.

Ogni anno, l’Advisory Board del Congresso – che quest’anno annovera tra le sua file top manager di John Lewis, X5, Tesco, SPAR, El Corte Ingles, Bata, Deloitte, COOP e altri – si impegna nella ricerca rigorosa ed estesa di  operatori di alto livello e di esperti del settore che possano offrire nei tre giorni del Congresso il quadro più completo dell’evoluzione della distribuzione a livello globale.

I nostri lettori possono partecipare a condizioni di favore inserendo il codice FMM15 nel form di iscrizione

Nello sviluppo del programma per l’edizione di quest’anno il filo conduttore individuato e condiviso tra chi opera nella distribuzione in tutto il mondo è la convinzione che il settore attraversi un momento di rottura nei diversi contesti: la tecnologia, i modelli di business, le condizioni macro e i nuovi operatori agiscono tutti in modo dirompente.

Per questo motivo, il tema scelto per il 2014 World Retail Congress è: “Retailing in un’epoca di rottura”. Gli argomenti principali che verranno esplorati riguardano:

• i retailer dirompenti: comprendere la nuova razza di retailer innovativi e agili;

• i millennial shoppers e i comportamnenti di consumo

• Ri-definizione della customer experience – Incontro con la cultura del “qui e subito”

• Mercati emergenti – Nuove opportunità di crescita

• Modelli operativi innovativi – Riprogettare la cultura e la struttura delle aziende. In allegato puoi scaricare la brochure del Congresso

Oltre 165 relatori esperti condivideranno le loro conoscenze ed esperienze nel rinnovamento delle strategie per fronteggiare questa epoca di turbolenza. Tra i relatori saranno presenti: Andy Street (John Lewis), Ayana Parsons (World Economic Forum), Joe Tripodi (The Coca-Cola Company), Robin Terrell (Tesco), Robin Philips (Waitrose), Michel-Edouard Leclerc (Leclerc), Natalie Berg (Planet Retail) e altri.

Per ulteriori informazioni, contattare il team del World Retail Congress:

Call: +44 (0) 203 033 2288
Email: info@worldretailcongress.com

Website: www.worldretailcongress.com

 

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