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IKEA inaugura il primo Pick-Up & Order Point in un Centro Commerciale

IKEA inaugura il primo Pick-up & Order Point a marchio della Capitale: un nuovo progetto commerciale che avvicina il punto vendita ai centri urbani, unendo alcuni aspetti del negozio classico alla comodità dell’acquisto online da pc, tablet e smartphone.

Un nuovo format di prossimità che risponde alle nuove abitudini d’acquisto dei consumatori e anticipa le tendenze del mercato: punti vendita dalle dimensioni più ridotte, assortimento selezionato di prodotti e un’attenzione maggiore a tempi, ritmi e necessità dei consumatori. Una strategia che rappresenta un’ulteriore tappa per IKEA d’integrazione tra canale fisico e virtuale, con l’obiettivo di offrire un bouquet di servizi tra cui scegliere sulla base delle proprie esigenze.

Il Pick-up & Order Point di Roma, il primo aperto all’interno di un centro commerciale, ha visto un investimento di 1,9 mln di euro, per una superficie complessiva di 1.500 mq, di cui 700 mq allestiti per la vendita diretta di 89 complementi d’arredo e 800 mq destinati al ritiro e all’ordine dei prodotti.
Le previsioni per l’attività commerciale del 2017 vedono 15.000 ordini e consegne al Pick-Up & Order Point e una stima di 100.000 visitatori.

IKEA nella Capitale
A Roma il nuovo format convive con due punti vendita tradizionali ormai consolidati, Anagnina e Porta di Roma, inaugurati rispettivamente nel 2000 e nel 2005. I due negozi romani, solo nel 2015, hanno registrato oltre 7 milioni di visitatori, mentre dalla provincia di Roma sul sito e-commerce IKEA.it/Compraonline sono stati fatti acquisti per un totale di 3.4 mln di euro attraverso 18.000 ordini.
La presenza di IKEA a Roma ha una ricaduta occupazionale di 814 collaboratori diretti con una percentuale pari al 98% di contratti a tempo indeterminato e 68% a regime di part time, con una presenza femminile pari al 59%.
Il Pick-Up & Order Point rappresenta un ulteriore passo del piano di espansione di IKEA a Roma dove è già pianificato l’investimento per l’apertura di un terzo punto vendita di tipo tradizionale nella zona ovest della città.

Pokemon Go, finalmente un aiuto per i negozi fisici?

CiccioGamer89, uno dei più affermati gamer italiani (youtuber che postano video di se stessi mentre giocano) è già andato a caccia mentre faceva la spesa, postando un accurato reportage su Youtube...

Riuscirà Pokemon Go a risollevare le sorti dei punti vendita fisici e riportare in negozio un distrattissimo cliente, immerso nell’e-commerce e ormai dedito solo al suo smartphone? La suggestione viene da un articolo di Laura Heller su Forbes che lancia la provocazione: Pokemon Go è riuscito dove i retailer hanno palesemente fallito, ovvero nell’uso intelligente del mobile per coinvolgere il cliente.

Il problema non è tanto la tecnologia, già vista in App sviluppate da retailer. Certo, qui c’è la realtà aumentata che incrocia il Gps (ancora, niente di nuovo comunque), ma l’avviso di una promozione ad esempio tramite beacon è una possibilità già sfruttata da tempo. La differenza vera sta nel rendere la “caccia” nel mondo reale, del prodotto reale in promozione o del personaggino Pokemon virtuale che sia, e dunque l’interazione tra reale e digitale, divertente, in una logica di gamefication.

Niantic, la società che ha sviluppato il gioco per Nintendo, ha già dichiarato che in futuro proporrà contenuti e pubblicità a pagamento: un’opportunità decisamente interessante, e da tenere in consoderazione. Ma alcuni punti vendita stanno già cavalcando l’onda di questo successo globale, incoraggiando i clienti a giocare da loro, e invitandoli ad avvisare quando viene effettuato un “ritrovamento”.

 

Come cavalcar l’onda (ovvero, quello che fanno gli altri)

In Uk Asda ha lanciato le regole per giocare al supermercato (vd Arriva Pokemon Go, e Asda stila la “netiquette” per giocare al supermercato).

In Francia le insegne hanno iniziato a muoversi ancor prima che l’App fosse disponibile. E dunque non si sono fatti cogliere impreparati.

pokemon go twitter monoprixGeniale l’idea di Monoprix, che ha dato appuntamento ai giocatori in un supermercato parigino mettendo loro a disposizione gratuitmente un “kit di sopravvivenza” completo di crema solare, bevanda e barretta energetica e batteria esterna per ricaricare il telefono. Risultato: un assembramento di oltre mille persone davanti alle porte.

carrefour-comcorso-pokemongoCarrefour ha lanciato un concorso tra le “prese” avvenute dentro i suoi punti vendita, invitando a postare delle immagini, mettendo in palio premi e gadget per le più spettacolari. Ma segnalazioni di Pokemon specie sui Twitter nei supermercati dell’insegna vengono da Auchan a Intermarché, a E.Leclerc.

In Italia, dove il gioco è arrivato il 15 luglio annunciato da un immenso battage, per ora tutto tace da parte delle insegne.

Intanto Pokemon Go ha registrato su Apple il più alto numero di download di sempre, nella prima settimana dal lancio. Forse vale la pena farci un pensierino…

Amazon, con un investimento di 150 milioni, aprirà un nuovo CeDi vicino a Roma

Amazon, alle prese con un più che considerevole aumento della domanda, annuncia la realizzazione di un nuovo Centro di Distribuzione a Passo Corese – nel Comune di Fara in Sabina (RI) – che si stenderà su un’area di 60.000 mq.

Sarà di 150 milioni di euro l’investimento iniziale, mentre amontano a 1200 i nuovi posti di lavoro nel triennio successivo all’inizio delle attività.

Una bella opportunità dunque, anche alla luce del fatto che i salari dei dipendenti Amazon si collocano tra i più alti del settore della logistica e comprendono benefit quali sconti sugli acquisti su Amazon.it, assicurazioni sanitarie e cure mediche private. Amazon propone anche opportunità come il programma Career Choice, che offre ai dipendenti che intendono specializzarsi in un ambito specifico fino al 95% del costo delle rette e dei libri di testo per frequentare corsi professionali per quattro anni.

La nuova realizzazione affiancherà l’operatività del Cedi già attivo a Castel San Giovanni ed entrambi garantiranno ai clienti di Amazon in tutto il mondo il servizio rapido e affidabile a cui sono abituati, in particolare in occasione dei periodi di picco antecedenti le vacanze.

amazonLe opinioni

“Negli ultimi cinque anni abbiamo creato più di 1.000 nuovi posti di lavoro a tempo indeterminato nel nostro centro di distribuzione attivo a Castel San Giovanni e oggi siamo lieti di annunciare che ne creeremo altri 1.200 nel nuovo polo di Passo Corese nei prossimi tre anni” ha infatti dichiarato Roy Perticucci, Amazon Vice-President Operations Europe. “Questa nuova unità operativa – ha proseguito  – sarà integrata nel network di Amazon che conta ventinove Centri di Distribuzione in sette Paesi europei, che ci permettono di rispondere alla crescita della domanda e di mantenere le nostre promesse di consegne veloci e affidabili ai clienti in Italia. Sono convinto che da questo investimento trarrà vantaggio anche l’economia locale, con nuovi posti di lavoro e nuove opportunità per le imprese di collaborare con uno dei più avanzati network logistici al mondo, che raggiunge milioni di clienti in tutta Europa”.

“Siamo felici ed orgogliosi di questa notizia, che ripaga il lavoro della nostra amministrazione e quello di tutti i soggetti pubblici e privati che si sono impegnati per la realizzazione di questo progetto che oggi finalmente è divenuto realtà”, ha commentato Davide Basilicata, Sindaco di Fara in Sabina. “Per Fara in Sabina e per il nostro territorio questo è un risultato decisivo per il rilancio economico e occupazionale che questa straordinaria occasione produrrà. Da oggi questo diventerà uno degli hub logistici più significativi d’Italia e tra i più strategici del Centro-Sud”.

Qui e nell'immagine in evidenza due particolari del Centro di Distribuzione Amazon di Castel San Giovanni
Qui e nell’immagine in evidenza due particolari del Centro di Distribuzione Amazon di Castel San Giovanni

Investimenti in Europa e in Italia
Il 2015 è stato un anno record per la creazione di posti di lavoro da parte di Amazon in Europa: sono infatti stati creati oltre 10.000 nuovi posti fissi, che hanno portato il personale europeo della società a superare complessivamente i 40.000 dipendenti. Dal 2010 Amazon ha investito oltre 15 miliardi di € in Europa in infrastrutture e servizi per la distribuzione, in servizi ai clienti, in data center regionali come Amazon Web Services, nella ricerca e sviluppo e altro ancora.
A partire dall’avvio delle sue attività in Italia nel 2010, Amazon ha investito nel Paese più di 450 milioni di € e creato 1.700 posti di lavoro.
Il Centro di Distribuzione di Castel San Giovanni, che impiega più di 1.000 dipendenti, è stato aperto nel 2011, un anno dopo il lancio di Amazon.it. Inizialmente esteso su 26.000 mq, oggi copre un’area di 86.000 mq per poter gestire la crescente domanda dei clienti e far fronte alla crescita del catalogo Amazon.it, che oggi offre più di 136 milioni di prodotti. A novembre 2015 Amazon ha aperto il Centro di Distribuzione urbano di Milano (1500 mq) per il servizio ai clienti Amazon Prime Now.

Oltre a questi investimenti negli impianti logistici del Paese, Amazon ha aperto i suoi uffici a Milano nel 2010, nei quali impiega oltre 300 persone e attualmente ha più di 60 posizioni aperte. La società ha inoltre scelto la città di Cagliari quale sede del Customer Service, che impiega circa 300 persone.

Burger King Italia si aggiudica il Superbrands Award 2016

Burger King Italia si aggiudica il prestigioso “Superbrands Award 2016“, riconoscimento che premia i migliori brand presenti sui mercati internazionali e che rappresenta un certificato d’eccellenza a livello mondiale. Ciò vuol dire che, in virtù del giudizio del “Superbrands Council“ ( composto da esperti e professionisti del settore che selezionano le migliori marche nelle diverse categori),  Burger King si è garantito l’ingresso in un club di brand eccellenti punto di riferimento per milioni di clienti.

Valutato in base ai 3 criteri principali, quality, reliability e distinctiveness, BURGER KING® Italia è stato premiato per le recenti campagne “King of Umarells“ e “Nuggets Rappers/Song“, che hanno avuto ottimi risultati in termini di visualizzazioni, earned media e impressions totali.

“Superbrands è un riconoscimento che ci rende orgogliosi del grande investimento che BURGER KING® ha messo in atto in Italia – dichiara Ilaria Abrate, Head of Marketing and Communication Italy BURGER KING® SEE –. Il premio evidenzia come il nostro brand sia percepito sempre più positivamente dai nostri clienti e da un pubblico attento all’autenticità, all’innovazione e alla qualità cari a BURGER KING®. Un consenso crescente che ha portato l’azienda a sviluppare in Italia un piano di espansione massiccio, che prevede l’apertura di 300 nuovi ristoranti e l’assunzione di 10.000 persone nei prossimi 5 anni. Per essere sempre più vicini alle persone con cui costruiamo, ogni giorno, relazioni strette e intense”.

Il riconoscimento conferma la volontà di Superbrands di voler premiare quei paesi che continuano a credere e investire nei valori del brand, arrivando a creare il famoso “Superbrands Book“. Noto in tutto il mondo come la “Bibbia dei Brand“, questo prestigioso libro rappresenta la miglior guida ragionata per scoprire come fare la differenza grazie alla qaulità, all’innovazione e alla comunicazione.

Supermercato 24, ancora un traguardo: aumento di capitale e nuovo AD

Supermercato24 chiude l’aumento di capitale con un round di 3 milioni di euro, sottoscritti principalmente da Innogest (lead investor) e 360 Capital Partners, già investitore nel seed round del febbraio 2015. Evidentemente la costante crescita mensile del 15% di Supermercato 24 e le prime collaborazioni commerciali con la grande distribuzione e con l’industria di marca, hanno convinto due fondi di venture capital italiani della bontà del progetto di Pandian, fondatore e presidente del Consiglio d’amministrazione.
Ad accompagnare verso il futuro Supermercato24 (che prevede di chiudere il bilancio 2016 con un fatturato di 5 milioni di euro, contro i 750mila euro del 2015) sarà il nuovo amministratore delegato Federico Sargenti, manager che ha lanciato l’e-commerce del grocery in Italia e Spagna per Amazon, che insieme al fondatore e presidente Enrico Pandian si impegna a migliorare l’efficienza del servizio attraverso il consolidamento della rete logistica, l’estensione dell’assortimento e dell’offerta con prezzi allineati a quelli dei punti vendita.

Con la chiusura dell’aumento di capitale il Consiglio di Amministrazione vedrà l’ingresso, oltre a  Pandian e Sargenti, di manager di spicco del settore come Andrea Petronio, partner di Bain & Company Italia con una vasta esperienza nel mondo del retail, del partner di Innogest Stefano Molino e di Cesare Maifredi, general partner di 360 Capital Partners.

“Ho accettato questa sfida perché Supermercato24 rappresenta il modello di business più adatto a soddisfare i nuovi fabbisogni sia dei consumatori che degli operatori Grocery in un mercato sempre più digitale.” – dichiara l’amministratore delegato Federico Sargenti – “Con Supermercato24 i consumatori italiani possono infatti avere l’assortimento e la qualità dell’insegna di fiducia combinati con la consegna  a casa in giornata anche in un’ora. I Retailer hanno a disposizione un partner che abilita i loro punti vendita all’on-line senza nessun costo di set up e beneficiando di vendite incrementali. Con questo aumento di capitale potremo continuare a crescere e migliorare  ulteriormente la qualità del servizio.”

Il rinnovato interesse dei nostri investitori ci incoraggia a strutturare al meglio il nostro business al fine di raggiungere sempre più clienti, rafforzandoci innanzitutto nelle aree dove il servizio è presente e puntando alla parità di prezzo tra la nostra piattaforma di Supermercato24 e il punto vendita.”- commenta Enrico Pandian, Fondatore e Presidente del CDA – “L’ingresso di nuovi player e-commerce nel grocery sta persuadendo sempre più clienti ai benefici dello shopping on-line anche in questo mercato, facendo di Supermercato24 il partner ideale dei retailer. Dalla nostra una storia di successo che ci vede in meno di due anni raggiungere 250mila utenti e 5 milioni di fatturato nel 2016.”

“Siamo contenti di aver investito e di poter supportare la crescita di Supermercato24” ha
commentato Stefano Molino, partner di Innogest. “Riteniamo che ci sia una grande opportunità di mercato nello sviluppo dell’online grocery in Italia, che oggi rappresenta ancora una percentuale
molto ridotta del mercato complessivo. Supermercato24 è posizionato per essere un leader nel settore grazie alla piattaforma sviluppata e ai rapporti con la distribuzione e l’industria di marca.”

Consumatore e conversione all’acquisto: un nuovo approccio firmato GFK

Consumatore più consapevole, assortimenti, showrooming, webrooming ed effetti che questi due fenomeni potrebbero avere sul futuro degli store brick and mortar: questi i temi più dibattuti. E in questo scenario popolato da macro fenomeni, forse tende a passare in sordina il processo di conversione all’acquisto.

Momento topico, in cui si compie il “fatidico” passo che dall’intenzione porta alla decisione finale su cosa acquistare e durante il quale, molto spesso, intervengono variabili dell’ultima ora, in grado di sovvertire il processo d’acquisto.

Approfondire le dinamiche che regolano questo momento e guidano il consumatore nelle sue decisioni, potrebbe essere un esercizio interessante e profittevole anche nell’ottica della marginalità e delle performances del negozio.

Va in questa direzione Shopper Conversion, la nuova metodologia GfK che analizza la conversione all’acquisto, basandosi non più sulle dichiarazioni degli intervistati, ma lavorando sull’aspetto comportamentale (non scevro da una componente irrazionale, dunque) grazie a nuove tecnologie di misurazione. Ad oggi l’implementazione ha riguardato sia i Beni di Largo Consumo, sia aree specifiche quali Farmaceutica, Elettrodomestici, Telefonia, Moda e Abbigliamento.

L’obiettivo è quello di individuare lungo il percorso d’acquisto gli elementi ostativi e quelli incentivanti in modo da intervenire per ottimizzare la shopping experience.

Tre le fasi di ricerca in cui si articola Shopper Conversion:

  1. Conoscere lo shopper (profilo, abitudini e comportamenti di acquisto, budget di spesa, canali frequentati, ecc.) per contestualizzare le informazioni acquisite successivamente.
  2. Tracciare il percorso all’interno del punto vendita attraverso l’utilizzo di Sensori RTLS (Real Time Locating System), disposti su cestini e carrelli, che rilevano il percorso degli shopper e Sensori OSS (Optical Smart Sensors) disposti sugli scaffali, che rilevano l’interazione degli acquirenti con una determinata categoria. Questi dati vengono poi integrati con i dati di vendita da scontrino – andando a definire i tassi finali di Conversione a livello di totale Negozio, Reparto, Categoria, Marca o singola unità di vendita – e con l’analisi delle attività promozionali.
  3. Gestire la categoria: si entra in una simulazione (basata sulla piattaforma virtuale Simstore, esclusiva di GfK) che consente di testare, in modo realistico e interattivo, le potenziali alternative di presentazione dello scaffale, di assortimenti e di promozioni.

L’efficacia e la concretezza operativa di Shopper Conversion sono state pienamente confermate da vari studi, sia per quanto riguarda i Beni di Largo Consumo, sia per aree specifiche quali Farmaceutica, Elettrodomestici, Telefonia, Moda e Abbigliamento.

 

Brexit, chi vince e chi perde nel retail: discount su, ipermercati giù

I discount come Lidl, che già hanno eroso negli ultimi anni quote di mercato alle insegne tradizionali, secondo gli analisti otterranno un ulteriore vantaggio dall'uscita della Grand Bretagna dall'Ue.

Planet Retail ha stilato un report che individua le opportunità e i rischi della Brexit, l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea decisa con il referendum del 23 giugno, nell’ambito del commercio.

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Un costo aggiuntivo: le etichette “Made in UE” andranno sostituite con etichette “nazionali”

Un impatto a breve e lungo termine che colpirà l’intero vecchio continente, con l’Ue che perderà in un colpo solo il 12,9% della popolazione, il 16,6% del Pil, 18,7% della spesa dei consumatori, il 18,3% delle vendite retail e il 15,2% delle vendite di alimentari. Non solo: i partiti populisti di Danimarca, Olanda e Francia pensano già al loro referendum per l’uscita, con rischi di ulteriore disgregazione.

Di seguito lo scenario con le possibili conseguenze nel Regno Unito (ma non solo):

1. Rallentamento della crescita UK con probabile recessione

Opportunità per:

  • I Discount con la loro forte reputazione per un buon rapporto prezzi qualità
  • I supermercati con tanti punti vendita di prossimità, mentre perderanno le grandi superfici fuori città (si tenderà a risparmiare benzina ed evitare la “tentazione” di comprare il superfluo)
  • I produttori di prodotti Private label specialmente se di livello economico
  • Le insegne con programmi di loyalty forti, in grado di offrire benefici, sconti addizionali o premi
  • I produttori di oggetti di lusso abbordabili, perché i consumatori cercheranno di premarsi con piccole cose
  • I prodotti che costituiscono un’alternativa conveniente ai consumi fuoricasa, come le capsule per caffè

Rischi per:

  • Gli ipermercati con maggiore esposizione verso articoli non alimentari
  • La ristorazione, per la tendenza a cucinare a casa
  • I commercianti Non-food che si specializzano in prodotti non essenziali e il cui acquisto è rimandabile

2. Sterlina più debole

Opportunità per:

  • I fornitori di prodotti locali, regionali e prodotti in Gran Bretagna beneficeranno dell’aumento di competitività
  • I fornitori di prodotti britannici che esportano all’estero
  • I discounter con categorie di prodotto limitate che possono passare la gran parte delle vendite a prodotti locali sostituendo un numero limitato di prodotti
  • Chi è in grado di acquistare dai Paesi a bassi salari sullo scenario globale (ad es. Asda che fa parte di Walmart)
  • Le insegne che hanno operazioni internazionali che vedranno le vendite sui mercati esteri aumentare a causa del cambio con la sterlina bassa (ad es. Tesco)

Rischi per:

  • I retailer che trattano categorie che si basano molto sulle importazioni come gli alimentari (il 39% degli alimentari venduti in UK è importato, e in particolare lo è il fresco come frutta, verdura e latticini)
  • Gli ipermercati che vendono prodotti non alimentari fatturati in moneta esetra (con i rischi maggiori per le transazioni verso il dollaro)
  • La divisione UK degli operatori di e-commerce internazionali, perché i consumatori arriveranno da altri mercati europei per fare acquisti in sterline
  • I negozi che si appoggiano a una scelta di prodotti internazionali come leva di differenziazione (negli ipermercati potrebbero diminuire le categorie di cibi esteri o etnici)
  • Insegne internazionali con operazione in UK (Walmart, Costco, Whole Foods) perché potrebbero diminuire le vendite sul fronte britanico
  • I retailer UK con operazioni internazionali in perdita, perché le perdite saranno aumentate dal cambio sfavorevole

3. Aumento dei tassi di interesse per alleviare la pressione verso il basso della sterlina

Opportunità per:

  • Distributori e fornitori con una forte dipendenza verso le supplì chain internazionali che eviteranno una pressione inflazionistica ancora più alta

Rischi per:

  • Distributori e fornitori di fai-da-te, arredamento, e forniture elettriche per la casa perché è plausibile che il mercato immobiliare sarà duramente colpito

4. Maggiori regolamentazioni e limitazioni nel libero movimento di merci e persone

Opportunità per:

  • I Retailer che dipendono poco delle supply chains estere
  • I Retailer con supply chain intrenazionali capaci di riorganizzare il flusso di merci velocemente
  • I Retailer che beneficiano della condivisione di negoziazioni e best practice a livello regionale europeo (ad es. Asda arte del gruppo d’acquisto EMD di cui fanno parte tra gli altri in Italia Selex e Sun)

Rischi per:

  •  I retailer britannici che dipendono molto da supply chain internazionali con un debole prospettiva di sostituirli con fornitori nazionali (abbigliamento, elettronica di consumo, fai da te)
  • I retailer americani che hanno investito nel Regno Unito come “ponte” per entrare in Europa (Whole Foods, Costco)
  • Le aziende di E-commerce che potrebbero soffrire dalle aspettative fallite dei clienti che non riescono ad ottenere consegne in giornata
  • Fornitori e distributori britannici che si avvalgono di manopdopera europea a basso costo

 

5. Ulteriore frammentazione dell’UE

  • Distributori e fornitori in tutta Europa soffriranno per l’impatto negativo sulle supply chains con tempi di attesa aggiuntivi alle frontiere e maggiori rischi per il cambio delle valute

 

 

 

Brexit: le opinioni nel retail:

Lidl UK: “Apprezziamo e rispettiamo la decisione del Leave fatta dal pubblico britannico. […] Abbiamo lavorato duramente nelle retrovie per prepararci a questa possibilità, così ora siamo pronti. […] Continueremo a investire nei nostri piani di espansione nel Regno Unito con nuovi punti vendita, nuovi magazzini e nuovi posti di lavoro.“

Stefano Pessina, Walgreens Alliance Boots. «Si sceglie di investire nel Regno Unito perché da lì si può facilmente accedere a tutta l’Unione Europea. Ora che il Regno Unito non sarà più parte della Ue, cambierà tutto».

RichardPennycook,TheCo-OperativeGroup: “Il nostro messaggio è positivo: siamo passati per un periodo di incertezza e ora consociamo l’esito. Ora dobbiamo guardare avanti e cogliere le opportunità.”

Alessandro De Felice, Presidente di ANRA, Associazione Nazionale di Risk Manager e Responsabili di Assicurazioni Aziendali. “Se la Gran Bretagna avesse deciso di rimanere nell’Unione Europea, ad esempio secondo le previsioni di Sace, l’export italiano avrebbe messo a segno una crescita media annua del 5,5% nel periodo 2017 – 2019 . Concretizzata la Brexit queste stime potrebbero essere riviste al ribasso di circa 1-2 punti percentuali nel 2016 (fino a 500 milioni € in meno).

Stephen Springham, Knight Frank: “Come ha provato la scorsa recessione i trend di spesa non seguono religiosamente le prestazioni del Pil. I consumatori potrebbero chiudere i cordoni delle borse e ripensare le priorità di spesa, ma non smetteranno di spendere. Le vendite nel retail rimarranno incostanti,. Ma il retail potrebbe beneficiare da investitori esteri a “caccia dell’affare”  pronti ad approfittare di ogni perdita di valore della sterlina.”

Tim Worsall, Forbes: “La causa principale della diminuzione delle vendite nei negozi britannici [a giugno, ndr] non ha a che fare con l’incertezza causata dalla Brexit ma con Amazon”.

L’e-commerce vola e Alibaba apre le porte del mercato cinese

L’e-commerce vola e si conferma uno dei principali attori dell’ecosistema del business. A conferma della forza di questo trend, Alibaba Group ha organizzato nela sede di Milano di Aice  (Associazione Italiana Commercio Estero) il seminario  “E-commerce Gateway to China”. Con l’obiettivo di illustrare le nuove opportunità di crescita offerte dal più grande marketplace online e mobile. Presente all’incontro anche Michele Scannavini, in uno dei suoi primi interventi pubblici dopo la nomina a Presidente dell’ Agenzia ICE.

Il team di Alibaba Italia – guidato da Rodrigo Cipriani Foresio – ha presentato alle oltre 100 aziende presenti, due terzi delle quali appartenenti ai settori food, fashion e design, il modus operandi del colosso asiatico, leader nell’e-commerce, capace (in virtù della sua massa critica) di supportare l’export delle medie e grandi imprese italiane sul mercato cinese offrendo loro l’opportunità di vendere sulle diverse piattaforme del gruppo sia in ambito B2C (Tmall e Tmall Global) che B2B (Alibaba.com).

Duplice la strategia illustarta da Alibaba: da una parte, offrire ai 423 milioni di consumatori cinesi già presenti sulle piattaforme del Gruppo la possibilità di acquistare sempre più prodotti d’eccellenza del made in Italy, dall’altro incrementare il numero dei consumatori fino ad arrivare a 2 miliardi di acquirenti in tutto il mondo.

Stime mondiali
E i numeri confermano i presupposti di questa strategia. Infatti secondo un’analisi condotta da eMarketer, nel 2016 più del 15% della popolazione cinese (circa 1,4 miliardi) e il 40% dei consumatori online acquisterà beni dall’estero sfruttando il crossborder e-commerce. E in media si spenderanno 473,26 dollari nell’anno per un valore pari a 85,76 miliardi di dollari. Entro il 2020 eMarketer stima che più di un quarto della popolazione acquisterà prodotti dall’estero per un totale di 157,7 miliardi di dollari.

Le opinioni
‘’Per la aziende italiane il confronto con i mercati esteri non può più essere considerato un’opzione, è diventato una necessità’’ ha commentato Claudio Rotti, Presidente Aice, “abbiamo sempre guardato con molta attenzione al mercato cinese e oggi vogliamo aiutare le aziende italiane a cogliere l’opportunità dell’e-commerce in Cina, dove la domanda di prodotti made in Italy è in costante aumento’’.

Rodrigo Cipriani Foresio, Country Manager di Alibaba Italia e Sud Europa, ha dichiarato: “Oggi i tempi sono maturi, e a dimostrarlo abbiamo sia il grande interesse delle aziende presenti che la quotidiana ricerca da parte dei nostri consumatori cinesi di prodotti e brand made in Italy. Per questo l’Italia è stato il primo Paese in assoluto in cui Alibaba è approdato in Europa, e per questo il nostro team è determinato ad offrire alle aziende locali tutti gli strumenti e il supporto possibile per cogliere le concrete opportunità di crescita che il mercato offre”.

Birre e social: Ceres campione di Facebook, Peroni sul podio di Twitter

Birre e social, la pagella la dà Blogmeter nel suo Tob Brands dedicato alla mitica bionda.

Il primo dato importante è che tra le varie piattaforme, la preferita dalle aziende produttrici è senz’altro Facebook, come dimostrano le performance ottenute sul social di Zuckerberg sia in termini di engagement che di new fan rispetto a Twitter.

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Sul podio delle Top 5 più coinvolgenti su Facebook c’è Ceres (ma quinta per numero di nuovi fan) che con i suoi originali post di real-time marketing conquista tutti. In particolare, a giugno la pagina italiana del birrificio danese ha generato un grande numero di interazioni con la sua campagna in occasione delle elezioni amministrative. Il post più coinvolgente ha come protagonista Giorgia Meloni. Al secondo posto per engagement si posiziona Birra Moretti grazie alla pubblicazione di post sempre curati e dalla creatività piacevole: a giugno appassiona con la special edition “Campioni col baffo”, dedicata a tutti i campioni del calcio che hanno i baffi. La medaglia di bronzo va a Carlsberg, seconda per nuovi fan, molto attiva durante gli Europei 2016. Chiudono la Top 5 Birra Ichnusa e Birrificio Angelo Poretti . Se andiamo invece ad osservare le dimensioni di crescita della community, appare evidente come la pagina che ha acquisito più fan a giugno sia Tuborg, seguono la già citata Carlsberg al secondo posto e Bavaria in terza posizione, che conquista tanti nuovi fan in occasione degli Europei. A distinguersi per numero di nuovi fan è infine Birra Antoniana che promuove su Facebook principalmente gli eventi che organizza.

Le performance su Twitter

Qui conquista lo scettro dei più coinvolgenti Peroni, che colleziona quasi 8.000 interazioni con l’iniziativa #nonnedoitbetter2 e il suo testimonial Chef Rubio, piazzandosi al secondo posto per numero di nuovi fan. Segue a distanza Ceres, mentre in terza posizione troviamo Beck’s Italia con un picco di interazioni in occasione del #CheersToIndependence. Tuborg si conferma la più brava a conquistare nuovi seguaci anche su Twitter con numeri superiori alla media di mercato (80 follower al giorno), cavalcando l’onda di eventi e iniziative come il concorso artistico #SkateboardsConfluence. Spunta al quarto posto della classifica, dopo Peroni e Ceres, il profilo italiano di Heineken che pubblica meno di un tweet al giorno. Fanalino di coda di entrambe le Top 5 di Twitter è Baffo Moretti con #TuLaConosciBianca, l’hashtag legato alla presentazione ufficiale de La Bianca.

La luce star della in-store promotion, per comunicazioni just in time

La luce diventa protagonista dell’in-store promotion con i nuovi materiali Guandong messi a punto per la retroilluminazione indoor.

“Nel negozio classico il dialogo è tra il negoziante professionista e il cliente; nello store moderno è il brand che parla al consumatore e il messaggio deve essere tempestivo e impattante affinché la shopping experience sia sempre più coinvolgente”, ha commentato Edoardo Elmi – Presidente Guandong. E perché il messaggio sia eye-catching, la luce diventa un must e si fa star del negozio anche grazie ai Tessuti e PVC che possono essere stampati e poi utilizzati in strutture, profili e cornici dotati di luci LED per illuminare il pdv attraverso le immagini.

 

Parliamo di nuove applicazioni che creano un inedito connubio tra interior decoration e Spot Déco, il concetto di cui già da tempo Guandong si fa portavoce dettando nuove modalità di personalizzazione indoor. Spot Déco è sinonimo di praticità e facilità di sostituzione dell’immagine, consentendo un intervento immediato da parte del personale dello store, senza richiedere il supporto di un professionista. Un nuovo metodo comunicativo che può essere definitivo a tutti gli effetti l’evoluzione del POP marketing classico. “La rivoluzionarietà dello Spot Déco sta nel portare in ambito analogico la velocità della comunicazione 2.0, dove in pochi secondi è possibile modificare la copertina di una fan page su Facebook e la home di un sito web. Ed ecco che un frame retroilluminato può ospitare un PVC o un tessuto stampato intercambiabili, facilmente sostituibili all’occorrenza da un’assistente alla vendita senza richiedere nessun tipo di formazione ad hoc” – prosegue Elmi. Materiali per comunicazioni just in time che rispondono ai trend di un mercato dove si registra un crescente spostamento della comunicazione dall’outdoor all’indoor, con la sempre più sentita necessità di messaggi in tempo reale.

Oltre ai nuovi materiali per la retroilluminazione, la gamma Guandong per lo Spot Déco comprende supporti per Window Graphics, Interior Decoration e Floor Graphics. Soluzioni che animano non solo vetrine, ma anche pavimenti, pareti e arredi del punto vendita, catalizzando l’attenzione e veicolando messaggi immediati.

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