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Bastoncini Findus, un prodotto transgenerazionale che continua a piacere

Il 79,3% dei consumatori apprezza i bastoncini di pesce Findus, dai giovani della GenZ (82%) ai Millennials (81%), oltre alle famiglie con bambini sotto i 10 anni (88%) e quelle con adolescenti tra gli 11 e i 19 anni (86%). A dirlo è “Dal freezer alla tavola: abitudini di consumo di pesce surgelato e bastoncini”, la ricerca che Findus ha commissionato ad AstraRicerche e che ha analizzato le abitudini di consumo degli italiani riguardo al pesce surgelato, con un focus particolare proprio sui bastoncini.

Tutti concordi sul fatto che, quando si tratta di associare i bastoncini di pesce surgelato ad una marca, la leadership è indiscutibilmente detenuta da Findus con ben il 78,9% degli intervistati che li associa allo storico marchio e l’89% dei consumatori di bastoncini di pesce surgelato che li sceglie. L’affetto verso questo prodotto è testimoniato anche da Capitan Findus, simbolo senza tempo associato al marchio, che continua a incantare e ispirare i consumatori con le sue mille avventure.

“Quello dei bastoncini è un mercato che è stato creato proprio da Findus nel lontano 1967. Oggi un vero e proprio “cult” amati e apprezzati da 5 milioni di famiglie italiane” ha commentato Renato Roca, Country Manager Findus Italia. “Grazie alla loro capacità di rendere il consumo di pesce gustoso e divertente, si sono affermati come un elemento unificante e intergenerazionale, che a tavola mette d’accordo sia adulti che bambini. Solo nel 2023 ne sono stati prodotti 7 mila tonnellate pari a circa 280 milioni di pezzi destinati al mercato nazionale. Così tanti da riempire 63 campi da calcio o fare due volte il giro della luna. Interamente prodotti nella sede di Cisterna di Latina, nel Lazio, sono un pilastro fondamentale per l’azienda, contribuendo al 30% del fatturato del nostro portfolio «Pesce».”

Un comparto, quello dell’ittico surgelato che ha avuto un buon rendimento: secondo IIAS nel 2023 sono state consumate 92.372 tonnellate di pesce, con un incremento del +2,25% (rispetto alle 90.335 del 2019). Alla luce del contesto economico attuale, caratterizzato da una riduzione del potere di acquisto delle famiglie italiane, Findus si fa promotore di un’operazione di riduzione dei prezzi di cessione a clienti e distributori. Per la prima volta nella storia dell’azienda è stato applicato da febbraio il taglio del prezzo di cessione agli esercenti del 20% su uno dei propri prodotti simbolo: i Bastoncini Findus. Un’operazione che interessa l’intero territorio nazionale e che sta avendo già un riscontro positivo da parte della grande distribuzione.

Dal passato al futuro
I bastoncini Findus hanno un posto speciale nei cuori degli italiani, radicati nel passato di molte famiglie e adatti a soddisfare i gusti mutevoli delle diverse epoche. Secondo la fotografia scattata da AstraRicerche per conto di Findus, la stragrande maggioranza di coloro che consumano o hanno consumato i bastoncini li associa ai ricordi dei pasti della gioventù, con un 89,5% che li ricorda nei momenti felici dell’infanzia. Circa il 90% li consumava, spesso o occasionalmente. Non sono solo una tradizione del passato, ma un prodotto che attraversa le generazioni: oggi il 95,2% dei genitori intervistati afferma di servirli anche ai propri figli. Circa un terzo dei consumatori li inserisce nella propria alimentazione ogni settimana (31,1%), preferenza particolarmente alta tra gli uomini della Gen Z (40%), donne Millennials/Gen Y (37%) e le famiglie con figli tra gli 0 – 10 anni (40%) e adolescenti tra 11-19 anni (38%).

Gli abbinamenti preferiti
I bastoncini si servono prevalentemente con un contorno di verdure, abbinamento preferito dal 63,2% del campione, ma è molto apprezzato anche con un contorno di patatine fritte, scelte dal 38,5% dei consumatori, mentre il 24,4% li serve da soli e il 21,4% preferisce accompagnarli con salse e diversi condimenti. “Il pesce è una buona fonte di proteine di ottima qualità, vitamine preziose come la D e la B12 e minerali altrove rari come lo iodio e il selenio. È inoltre la fonte migliore dei grassi Omega-3 che svolgono diverse funzioni protettive nell’organismo, essenziali per la salute del cuore, del cervello e degli occhi. Il pesce surgelato è una valida opzione perché mantiene la maggior parte dei benefici nutrizionali del pesce fresco, offrendo vantaggi aggiuntivi in termini di sicurezza e comodità – ha commentato Elisabetta Bernardi, Nutrizionista, Biologa, Specialista in Scienza dell’Alimentazione – I bastoncini di pesce possono essere un ottimo modo per incoraggiare i bambini a mangiare più pesce, contribuendo a una dieta equilibrata. Accompagnati da un contorno di verdure costituiscono un piatto bilanciato. Rispetto ad altre fonti di proteine, i bastoncini di pesce contengono tipicamente meno grassi saturi e calorie. Anche i metodi di cottura sono importanti: cuocere i bastoncini di pesce al forno invece che friggerli, può mantenere maggiormente il loro valore nutrizionale e contenere le calorie.”

Capitan Findus
La storia dei bastoncini si intreccia con quella del celebre Capitan Findus, uno dei personaggi più riconoscibili e amati nel panorama italiano, che debutta sullo schermo nel 1967 in Inghilterra e che nelle mille avventure a bordo del suo veliero, condivide da sempre la stessa passione per la semplicità e per un gusto genuino, per crescere i “Capitani di domani”. La sua figura è una delle più riconoscibili nel panorama italiano. Stando ai dati raccolti, quasi la totalità (97,9%) degli italiani afferma di conoscere Capitan Findus. Inoltre, emerge come il più indicato tra i personaggi più simbolici della storia della pubblicità italiana con il 79,1% delle preferenze e il più scelto in assoluto dal 35,5% degli intervistati. Descritto principalmente come un “lupo di mare” dal 49,3% (un dato che spicca soprattutto tra i Baby Boomers, con il 62%), i tratti più strettamente associati a lui quando parliamo di valori sono affidabilità (92,5%), qualità (90,8%) e sicurezza (90,4%). Inoltre, il legame con una linea da sempre presente in tavola (88,9%), il gusto (87,8%) e la capacità di innovarsi e rinnovarsi nel tempo (85,2%), sono aspetti che contribuiscono alla sua popolarità, insieme alla considerazione della sostenibilità ambiente (82,8%). Non tutti sanno che oggi la figura del Capitano è riconosciuta in oltre 14 Paesi: in Inghilterra è il celebre Captain Birds Eye, in Germania e in altri Paesi del nord Europa è conosciuto come Capitan Iglo. L’attore che lo interpreta, sia in Italia che in diversi Paesi europei, è l’italiano Riccardo Acerbi.

Un’installazione alta 6 metri
Dal 6 al 10 marzo, in Piazza Gae Aulenti, in Portanuova, a Milano, un’installazione gigante alta ben 6 metri celebrerà il famoso Capitan Findus in tutta la sua maestosità, promette di catturare l’attenzione di passanti e turisti, trasportandoli nel mondo delle sue mille avventure, regalando un’esperienza visiva unica nel suo genere. La gigante raffigurazione è solo una delle tante iniziative previste per rendere omaggio al Capitano. Findus lancia infatti, anche “Le avventure del Capitano”, la consumer promo con un partner d’eccezione: Playmobil. Grazie alla nuova promozione instant win fino al 31 maggio 2024 è possibile, acquistando Bastoncini e pesce panato del brand Capitan Findus, vincere subito uno degli oltre 2000 personaggi Playmobil raffiguranti il Capitano. A supporto di questa promozione, Findus ha pianificato anche una campagna di comunicazione integrata sui canali TV e digital. Un sito web dedicato, leavventuredelcapitano.it, accompagnerà l’iniziativa, offrendo agli appassionati la possibilità di scoprire storie, contenuti esclusivi e tanto altro. Non solo un evento visivo straordinario quindi, ma anche un’occasione per riflettere sul significato culturale e sociale di personaggi come il Capitan Findus, che hanno fatto parte dell’immaginario collettivo di intere generazioni e continuano ancora a sorprendere.

Overstock e inflazione fanno calare l’export di vino italiano negli States (-11,4%)

Sebbene in leggero calo rispetto agli anni precedenti, nel 2023 gli Stati Uniti hanno confermato il primato nella classifica mondiale dei consumi assoluti di vino, con un dato complessivo superiore ai 30 milioni di ettolitri. Il Paese rappresenta anche il principale importatore mondiale, con un valore di acquisti di vino dall’estero superiore ai 6 miliardi di euro, per quanto nel 2023 evidenzi una riduzione di oltre l’11% rispetto all’anno precedente. I dati emergono dal Report che Nomisma Wine Monitor dedica al Nord America analizzando le performance del vino italiano negli Stati Uniti e in Canada.

La Francia si conferma il primo partner commerciale degli Stati Uniti, con oltre il 37% della quota di mercato, cui segue l’Italia, il cui valore di esportazioni nel 2023 è sceso al di sotto dei 2 miliardi di euro (-11,4% a valore rispetto al 2022). Il nostro Paese mantiene comunque una quota di mercato superiore al 30%. Nel complesso tutti i primi 5 Paesi partner commerciali degli USA cedono sul versante del valore delle esportazioni; nonostante ciò, Francia e Italia consolidano le prime due posizioni in termini di quote di mercato.

“Nel 2023, sia negli USA che in Canada, si assiste a una tendenza opposta all’anno precedente, con un calo delle importazioni di vino derivante da molteplici fattori: da un eccesso di acquisti sopra la media nel 2022 da parte di importatori che ha generato un overstock, alla stretta monetaria della FED che ha ridotto la capacità di spesa dei consumatori, fino ad una maggiore attenzione a tutto ciò che può essere considerato healthy” segnala Denis Pantini, Responsabile di Nomisma Wine Monitor.

Considerando il vino imbottigliato – ad esclusione dello spumante – nel 2023 le importazioni negli USA diminuiscono sia a valore sia a volume, dopo un 2022 particolarmente brillante soprattutto sul fronte del valore. Francia e Italia si spartiscono quasi equamente i 2/3 della quota di mercato, seguite da Nuova Zelanda, Spagna e Australia. In Canada l’import del vino imbottigliato segue la tendenza generale del totale del vino, con un calo leggermente più deciso a valore (-15,2%). In questo segmento, la Francia raggiunge la prima posizione nella classifica dei partner commerciali, scalzando gli Stati Uniti: i due Paesi si spartiscono quasi il 50% della quota di mercato complessiva, con l’Italia staccata di poco.

Sul fronte della categoria Sparkling si registrano marcate contrazioni sia a volume che a valore. In questo contesto, l’Italia è il Paese che performa meno peggio tra i top 5 partner degli Stati Uniti, consolidando il secondo posto in termini di quote di mercato (con il 36,4% del totale), alle spalle della Francia, che ha invece visto diminuire il valore delle esportazioni negli USA di un quinto rispetto al 2022. In Canada, invece, il segmento sparkling non riesce a confermare gli incrementi di mercato registrati nel 2022, con riduzioni nelle importazioni a valore e a volume.

Nel 2023 regge il valore (+2,4%) delle importazioni di grandi formati, nicchia del mercato statunitense, e lo stesso accade in quello canadese, che fa segnare un +8,2% dell’import a volume di vino in contenitori tra 2 e 10 litri. In merito all’import di vino sfuso, negli USA si registrano forti cali sia a valore sia a volume. In questo scenario non positivo migliora leggermente l’Italia, che raggiunge una quota di mercato pari al 6%. Anche in Canada le importazioni di questa tipologia di vino diminuiscono a valore, pur rimanendo stabili nei volumi. Qui perde terreno l’Italia, andandosi ad affiancare alla Francia al quarto posto tra i partner commerciali, a seguito di riduzioni superiori al 30% sia a valore che a volume.

In ultimo, la generale negatività registrata nel 2023 influenza anche le esportazioni di vini DOP italiani negli USA, che calano del 4,8% a valore e di oltre il 10% a volume (cumulato gennaio-novembre 2023 vs 2022). Nonostante una leggera flessione, il prosecco rimane il primo vino italiano esportato. Trend positivi di crescita sono riscontrabili anche nei vini bianchi del Trentino Alto-Adige e del Friuli Venezia Giulia, così come nei bianchi siciliani. Le performance peggiori sono invece quelle registrate dai vini frizzanti (e, tra questi, dal lambrusco). Sul fronte canadese, le esportazioni dei vini Dop registrano una contrazione sia a valore che a volume, generata in particolare dal crollo dei rossi veneti che perdono quasi il 30% nel valore dell’export. I rossi Dop della Toscana, invece, rimangono al primo posto della classifica tra i vini a denominazione più venduti nel Paese, seguiti dal prosecco.

Surgelati re del retail: nel 2023 consumate 645 mila tonnellate

Nel 2023 il comparto dei prodotti surgelati ha confermato la propria solidità registrando una tenuta dei consumi tra le mura domestiche che hanno raggiunto quota 645 mila tonnellate. Un dato incoraggiante questo, soprattutto se rapportato al pre pandemico 2019, quando il consumo di frozen food si era attestato a 589 mila tonnellate. Negli anni successivi il consumo di prodotti surgelati è cresciuto a un ritmo senza precedenti, per poi stabilizzarsi su livelli elevati: una larga fetta di italiani infatti li ha introdotti abitualmente nella propria alimentazione o ne ha aumentato il consumo, grazie alle loro proprietà intrinseche e irrinunciabili.

In termini percentuali i dati (anticipati da IIAS – Istituto Italiano Alimenti Surgelati, in occasione del “Frozen Food Day” che si celebrerà il prossimo 6 marzo) mostrano infatti una crescita a volume del comparto frozen del +9,4% rispetto ai consumi domestici 2019. Un valore che evidenzia una spinta positiva del comparto, a fronte di una serie di forti criticità che, nell’ultimo triennio, hanno colpito non solo il settore alimentare, ma l’intera economia italiana e mondiale: dal Covid alla crisi energetica, dal boom dei prezzi delle materie prime all’inasprirsi delle relazioni internazionali. Un dato complessivamente positivo che, se valutato rispetto al 2022, mostra solo una leggera flessione a volume nel retail pari al -1,2% – largamente prevista dopo anni di crescita record e continuativa e a seguito della ripresa dei consumi fuori casa post pandemia – confermando una tenuta del mercato non scontata, che dimostra ancora una volta quanto i prodotti surgelati siano divenuti ottimi ‘alleati’ dei consumatori italiani in ogni occasione e che si prevede possa essere facilmente compensata anche da una plausibile crescita nei consumi di frozen food al di fuori della mura domestiche.

“Il 2023 è stato un anno con non poche difficoltà: dai problemi di approvvigionamento delle materie prime, registrati nei primi mesi dell’anno e provocati da eventi climatici estremi (come la siccità), alle notevoli criticità incontrate dalla logistica e dai trasporti a livello globale, fino al perdurare dell’inflazione, soprattutto nel comparto alimentare”, commenta Giorgio Donegani, Presidente IIAS. “Nonostante questo contesto, il comparto dei frozen food ha mostrato una solida tenuta: a fronte di una leggera frenata del canale retail – peraltro ampiamente attesa dopo anni di aumenti senza precedenti – l’indice di penetrazione dei surgelati negli acquisti delle famiglie italiane si è mantenuta su livelli ragguardevoli, con una crescita di quasi dieci punti percentuali (+9,4%) rispetto agli anni pre-pandemici, confermando come i frozen food siano ormai stabilmente diventati parte integrante del carello della spesa degli Italiani”, conclude Donegani.

I surgelati più apprezzati
I vegetali si confermano al primo posto, frutto di scelte alimentari sempre più consapevoli ed equilibrate. Con 215.695 tonnellate consumate nel 2023 (rispetto alle 213.345 del 2019), i vegetali sono cresciuti del +1,1%, dimostrandosi un valido alleato di chi guarda al benessere e a elevati contenuti nutrizionali, ma anche di chi è propenso a scegliere sempre più proteine a base vegetale. Seguono, con 110.532 tonnellate, le patate, che registrano la crescita più significativa in termini numerici: con un +35,8% sul 2019 (quando i consumi avevano raggiunto le 81.393 tonnellate). Un prodotto amato tanto per il gusto quanto per la praticità di preparazione. Al terzo posto figura il pesce surgelato (naturale e panato), che ha raggiunto quota 92.372 tonnellate, con un incremento del +2,25% rispetto alle 90.335 tonnellate del 2019. I prodotti ittici frozen si sono fatti apprezzare dai consumatori in quanto sicuri, salutari, nutrienti, sempre disponibili, facili da preparare e trasparenti grazie alla completezza delle informazioni presenti sulle confezioni.

Da evidenziare, nel 2023, anche il boom ottenuto dai piatti pronti surgelati, con un trend di crescita nei consumi domestici del +34,3% fra il 2019 e il 2023. L’alta qualità degli ingredienti, le ricettazioni tradizionali ma anche innovative, la velocità nelle modalità di preparazione e l’attenzione all’equilibrio nutrizionale sono alcuni dei fattori che hanno fatto di questa categoria la migliore risposta ai nuovi stili di vita delle famiglie italiane, che lasciano sempre meno spazio alle preparazioni domestiche.

Discorso a parte merita il comparto delle pizze surgelate, dove a fronte di incrementi a due cifre nel 2020 / 2021, si è assistito ad un assestamento nel 2022 / 2023 essenzialmente dovuto alla ripresa dei consumi fuori casa. Da segnalare come negli ultimi anni questa categoria abbia proseguito con successo il suo cammino sulla strada dell’innovazione: l’offerta è divenuta sempre più varia, con l’introduzione di nuovi formati e ingredienti, l’uso di farine integrali o di kamut e le versioni senza glutine, per andare incontro anche alle esigenze dei consumatori con specifiche intolleranze.

“I dati 2023 relativi ai consumi domestici di surgelati testimoniamo come questi prodotti abbiano fatto un balzo in avanti tanto nella percezione quanto nelle scelte di acquisto dei consumatori italiani, che continuano a premiarli per le loro prerogative intrinseche: alta qualità organolettica, naturalità, disponibilità in tutti i mesi dell’anno, elevati contenuti nutrizionali, ampiezza e varietà dell’offerta, trasparenza delle informazioni in etichetta. Oggi e per il futuro, l’intero comparto è fortemente impegnato a garantire, alla crescente platea di consumatori sempre più propensi a portare abitualmente sulle proprie tavole prodotti surgelati, alimenti di alta qualità e con prezzi accessibili” conclude il Presidente IIAS.

Etichette irrinunciabili, a leggerle è il 94% dei consumatori

Il 75% degli italiani ha rinunciato almeno una volta a comprare un prodotto dopo aver letto le informazioni presenti sulle confezioni. Al 62% invece è capitato di non riacquistarlo più dopo averne consultato l’etichetta a casa. A rivelarlo è l’indagine condotta da Ipsos e raccontata nell’ultima edizione dell’Osservatorio Immagino di GS1 Italy, da cui emergono le sfaccettature del rapporto tra consumatori ed etichette dei prodotti di largo consumo.

Dall’analisi emerge pure un dato determinante: circa il 94% degli italiani legge le etichette dei prodotti. In particolare, in fase di acquisto, il 42% dei consumatori consulta le etichette di tutti o quasi tutti i prodotti, mentre un altro 53% lo fa solo per alcune categorie. E quel 6% di italiani che non legge le etichette? Lo fa soprattutto perché ritiene di non averne bisogno: il 38% compra regolarmente il brand o il prodotto e quindi ritiene di conoscerlo bene, mentre il 16% pensa di saperne abbastanza. La variabile fretta è meno importante: solo uno su cinque dichiara di non avere tempo di leggere le etichette.

Un altro aspetto interessante della relazione tra italiani ed etichette è la reiterazione dell’interazione in momenti diversi. Si comincia nel punto vendita, dove dichiarano di fermarsi a leggere le etichette da quattro a sette consumatori su dieci (a seconda della categoria di prodotto). Si continua a casa, con il 15% che vi cerca ulteriori informazioni e circa il 10% torna a leggere l’etichetta dopo il consumo. E infine si prosegue anche sul web, dove vanno a documentarsi dal 10 al 18% dei consumatori a seconda della categoria di prodotto.

Fonte: Osservatorio Immagino GS1 Italy

Le informazioni più ricercate e consultate dai consumatori
L’Osservatorio Immagino rileva che, sommando tutti i momenti di interazione, gli italiani leggono le etichette soprattutto per controllare la scadenza degli alimenti (63%), per conoscere l’elenco degli ingredienti e il valore nutrizionale dei cibi (57%), per verificare provenienza e origine (52%), per controllare la salubrità dei prodotti (33%), ma anche per capire come smaltire il packaging (19%). Questa “fame” di informazioni però non sempre viene soddisfatta: il 70% circa degli intervistati afferma di essersi trovato almeno una volta in difficoltà nel trovare le indicazioni cercate e il 67% ammette di avere problemi nella comprensione delle informazioni, in particolare di quelle relative al mondo della sostenibilità.

Incertezza e crisi: italiani in cerca di promozioni e prodotti healthy

Il 30% degli italiani dichiara di vivere in una condizione economica peggiore del 2023 mentre il 62% afferma come la difficoltà sia la medesima dell’anno appena concluso. A livello europeo, il 41% oggi sperimenta il calo del potere d’acquisto mentre le capacità economiche restano immutate per il 46% degli europei. Sono solo alcuni dei dati rivelati dall’analisi di NIQ intitolata “Consumer Outlook 2024” dedicata alle prospettive dei consumatori, alla percezione e alle intenzioni di spesa degli italiani per il 2024.

Sebbene a fine 2023 l’inflazione sia ormai allineata con la media europea, per l’Italia si osserva una stagnazione dei salari dei lavoratori che si traduce in una diminuzione dei salari reali del -7,3%, confermando la perdita del potere d’acquisto delle famiglie italiane. Ad oggi il fenomeno dell’erosione della retribuzione, se paragonato ad altri stati europei, è una criticità tutta italiana poiché i valori registrati in Germania (-3,3%), Gran Bretagna (-2,9%), Francia (-1,8%) e Spagna (-1,2%) rivelano un controbilanciamento dell’inflazione con un innalzamento dei compensi. L’80% degli italiani in difficoltà attribuisce al generale aumento del costo della vita la causa della loro difficile situazione finanziaria, dato in linea con la media europea (83%). Inoltre, il 39% delle famiglie in Italia ritiene che il rallentamento economico sia la ragione principale del complesso assetto attuale del Paese. Volgendo lo sguardo al futuro, per la fine del 2024 secondo NIQ, i consumatori italiani restano pessimisti, il 60% ritiene che la propria condizione finanziaria non subirà cambiamenti (vs 46% dell’Europa), anzi il 25% degli italiani e il 33% degli europei temono un inasprimento della situazione.

Principali preoccupazioni nei prossimi sei mesi
I dati di NIQ evidenziano tra le primarie inquietudini degli italiani tre principali fattori. In primis, l’aumento del costo dei prodotti alimentari, che riguarda il 33% delle persone (vs il 37% della media europea). A seguire, con il 32%, la salita del prezzo delle utenze domestiche come gas ed elettricità, rispetto a un valore europeo del 25%. Infine la preoccupazione causata dai conflitti in corso e il possibile incremento del clima di incertezza che coinvolge il 21% degli italiani e il 18% degli europei.

Strategie di risparmio, nuovi valori e intenzioni
Per gestire al meglio le spese, il 96% delle famiglie italiane e il 93% degli europei hanno progressivamente e radicalmente modificato le modalità di acquisto nel settore dei beni di largo consumo. Dallo studio di NIQ, il 50% degli italiani segue puntualmente la lista dei prodotti necessari e il 63% presta maggiore attenzione agli sprechi (vs 58% degli europei). Il 50% dei consumatori del Bel Paese – il 40% in Europa – sceglie di acquistare prodotti in promozioni e fare scorte oppure comprare all’ingrosso quando la marca prediletta è soggetta a sconto (32% vs 29% Europa). Vi è inoltre, una maggiore attenzione alla disponibilità del proprio portafoglio con il 31% dei consumatori – anche europei – che verifica l’ammontare del costo di ogni spesa. In termini di dove le famiglie acquistano i prodotti, il 61% intende diversificare i canali in virtù di un miglior equilibrio tra varietà di scelta, pezzo e offerte. Infine, per tutto il 2024 e in un’ottica di risparmio, il 68% delle famiglie italiane limita le occasioni di svago e tempo libero, trascorrendo più tempo tra le mura domestiche (45% vs 46% degli europei).

Lo spostamento demografico in Italia disegna la nuova mappa dei consumi
Secondo l’analisi di NIQ, in Italia emergono due macro tendenze riguardo il legame tra consumi e reddito, evidenziando la stretta correlazione tra la fascia di popolazione più propensa al risparmio e coloro che mantengono un potere d’acquisto elevato. Inoltre l’andamento della curva demografica indica che, nei prossimi anni, le persone tra i 45 e i 54 anni – ovvero la futura generazione più matura – influenzeranno significativamente i consumi con un progressivo declino, fino al -11,9%, del target delle famiglie con figli. Questo scenario implicherà la necessità di una nuova analisi della domanda di consumo, con una divisione, strettamente legata alla variabile di reddito con tre grandi gruppi familiari: con figli, senza figli e maturi. Inoltre NIQ rivela che emergono disparità significative tra le famiglie giovani con figli e quelle più mature e benestanti: mentre le prime affrontano una fase di declino e contrazione dei consumi, le seconde risultano relativamente meno colpite, evidenziando un legame diretto tra l’età anagrafica e la distribuzione del reddito. Nel settore del largo consumo confezionato, il calo dei volumi tra le famiglie a basso reddito viene parzialmente bilanciato dalle abitudini di spesa più consistenti del segmento più maturo: infatti si osserva che le famiglie in difficoltà economica subiscono un impatto più marcato dall’aumento dei prezzi e dall’inflazione, mentre le famiglie più mature registrano una maggiore resilienza, un elemento che sottolinea l’importanza crescente della silver economy.

Nuove priorità: salute, benessere e sostenibilità
Il 40% degli italiani dichiara che il proprio benessere è la priorità principale, il 65% sceglie un prodotto se migliore per la salute ed il 53% se rispetta criteri di sostenibilità. Infine, in termini di risparmio, il 26% delle famiglie si concentra da un lato nell’individuare modalità di investimento o pensionistiche e dall’altro il 67% sono più propense ad acquistare prodotti innovativi in corrispondenza di un abbassamento dei costi. Queste tendenze sono confermate anche dai dati reali di vendita rilevati da NIQ e da GfK rispettivamente per il settore del largo consumo, della tecnologia di consumo e dei beni durevoli. Nel carrello della spesa degli italiani entrano infatti sempre più prodotti legati al benessere e alla salute, come ad esempio prodotti senza zuccheri aggiunti o basso contenuto di zuccheri (cresciuti rispettivamente del +27% e del +23% a valore nel 2023 rispetto all’anno precedente), i prodotti proteici (+19,6% rispetto al 2022), gli integratori (+8,3%) i prodotti sostitutivi delle proteine animali (+7,7%).

Per quanto riguarda gli acquisti tecnologici, questa tendenza si riflette nel successo di prodotti quali i dispositivi wearable con sensori che consentono di monitorare la pressione sanguigna o la qualità del sonno. Tra i prodotti che sono cresciuti di più negli ultimi anni ci sono anche le friggitrici ad aria (che permettono modalità di cottura più sane) i Liquidizer, che consentono di mantenere inalterate le proprietà degli alimenti frullati. Un altro comparto in forte crescita è quello dei purificatori d’aria, che si prevede continueranno a essere molto richiesti nel corso del 2024, specialmente nelle aree più soggette all’inquinamento atmosferico. Un altro trend emergente è dedicato alla sostenibilità: per quanto riguarda il largo consumo, i dati NIQ mostrano un incremento a doppia cifra delle vendite dei prodotti con packaging riciclato o riciclabile ma anche dei prodotti caratterizzati da certificazioni di sostenibilità sociale o relative al benessere animale. Nel settore della tecnologia di consumo, i consumatori apprezzano sempre di più i dispositivi che garantiscono un alto livello di efficienza energetica, che si riflette ad esempio nelle performance positive in termini di vendite dei grandi elettrodomestici in classe A.

Shopping Tourism, le prospettive future per l’Italia sono ottime

Un 2024 sempre più all’insegna dello shopping Tourism in Italia: è questa la previsione che emerge dall’ultima edizione di Shopping Tourism Italian Monitor, il report di ricerca di riferimento sul fenomeno dello shopping tourism nel nostro Paese presentato pochi giorni fa da Francesco di Cesare – Presidente di Risposte Turismo in apertura della settima edizione di Shopping Tourism – il forum italiano.

Gli shopping tourist in Italia cresceranno ancora nel 2024
Secondo i ricercatori di Risposte Turismo, che sono partiti dallo studio dei flussi turistici nelle principali destinazioni italiane per lo shopping tourism (Milano, Roma, Firenze e Venezia) per utilizzare poi alcuni coefficienti sulla propensione a viaggiare per shopping, derivati da indagini campionarie ad hoc realizzate negli ultimi anni, nell’anno in corso il numero di shopping tourist internazionali in Italia potrebbe crescere ancora

A supportare questa lettura, alcuni importanti indicatori, tra cui:

  • la ripartenza attesa dei flussi turistici dei mercati asiatici verso l’Italia e, in particolare, della Cina, tradizionale bacino di riferimento per lo shopping tourism nel nostro Paese;
  • a livello internazionale, una propensione a viaggiare e spendere di più per shopping, tendenza di cui potrà beneficiare anche l’Italia;
  • la crescita turistica delle grandi città nazionali dello shopping tourism registrata già lo scorso anno rispetto al 2019, trainata dai viaggiatori internazionali e risultata in controtendenza rispetto ai dati complessivi del Paese (-4,58% sul 2019, stime provvisorie ISTAT sul totale degli arrivi 2023). In città quali, ad esempio, Milano e Roma, il 2023 è stato infatti l’anno record del turismo pernottante (Milano, +25% rispetto al 2022 e +14% sul 2019; Roma, +9% sul 2022 e +5,6% sul 2019).

“Il nuovo lavoro di ricerca che abbiamo effettuato mostra, ancora una volta, il grande potenziale dello shopping tourism per l’Italia non solo come destinazione turistica, ma anche quale Paese con la sua struttura commerciale retail, e con la sua identità del Made in Italy” ha dichiarato Francesco di Cesare. “I flussi di shopping tourist che oggi il Paese è in grado di intercettare derivano dalle iniziative dei privati oltre che dai tradizionali fattori di attrattiva storico-artistici e paesaggistici che incidono sulla scelta delle destinazioni da parte degli shopping tourist. Per far crescere il fenomeno nel nostro Paese saranno necessari anche interventi in campo pubblico, non solo a livello nazionale, come recentemente avvenuto sulla soglia del tax free shopping, ma anche regionale e locale, rendendo ad esempio lo shopping tourism il protagonista di campagne di comunicazione”.

I trend a sostegno della crescita dello shopping tourism
Tra i trend evidenziati che, se opportunamente colti dall’offerta nazionale di shopping tourism, potrebbero portare a nuovi importanti traguardi per lo shopping tourism in Italia, la crescita attesa per il tax free shopping, grazie all’abbassamento della soglia minima di spesa per richiedere il rimborso dell’IVA sugli acquisti da parte di cittadini extra-europei. Secondo il Ministero del Turismo la misura garantirà un incremento di domanda finale estera in Italia di quasi 200 milioni di euro l’anno, a cui poi si dovrà sommare l’effetto indotto sul numero dei viaggiatori attirati in Italia, di cui beneficherà l’intera industria turistica, stimolando investimenti e attivando nuovi posti di lavoro nel settore.

“Per i turisti internazionali lo shopping è uno dei principali motivi per visitare l’Italia, divenendo un motore trainante dell’economia” ha osservato Stefano Rizzi – Managing Director di Global Blue Italia. “Nel 2023 la spesa Tax Free ha superato i livelli pre-pandemia (+19%), nonostante alcune nazionalità importanti come quella cinese non abbiano ancora registrato un full recovery. Ciò testimonia l’importanza che il viaggiatore attribuisce all’esperienza dello shopping nel nostro Paese, con il Fashion&Clothing – tra cui i prodotti “Made in Italy” più desiderati – che costituisce il 76% della spesa totale. In questo contesto, il Tax Free si è affermato come la principale leva di crescita dello shopping tourism, tanto che il Governo ha ridotto la soglia minima di spesa per accedere a questa opportunità. Una decisione che non solo aumenterà l’attrattività dell’Italia nei confronti dei turisti internazionali, ma che avrà un impatto positivo sull’intera economia, aprendo l’utilizzo del Tax Free Shopping a settori che finora ne hanno goduto solo marginalmente: ad esempio artigianato locale, supermercati, abbigliamento e attrezzature sportive, profumeria e cosmetica, fast fashion”.

Si consolida l’offerta dei luoghi dello shopping in Italia
Anche dal punto di vista dei luoghi dello shopping, l’analisi di Risposte Turismo evidenzia risultati a sostegno della crescita attesa dello shopping tourism in Italia. Secondo la ricerca, il 2024 vedrà un aumento di oltre 28.000 mq sulla superficie commerciale complessiva degli outlet in Italia (con 27 strutture, seconda in Europa alle spalle del Regno Unito con 38 e davanti alla Francia con 23), raggiungendo un totale di circa 750.000mq (+4% sul 2023 con una stima di ulteriore crescita del +7% nel 2025).

McArthurGlen si conferma per concentrazione il gruppo che detiene la gestione della maggiore estensione commerciale di outlet in Italia, con una superficie di quasi 180.000mq nelle sue 5 shopping destination, corrispondente al 24,5% dello spazio totale italiano. A seguire il gruppo Multi Corporation (Land of Fashion), con circa 148.000mq e una quota del 20% e successivamente Promos che gestisce 110.000mq per una quota di circa 15% sul totale italiano. Per quanto riguarda i department store invece, in Italia i marchi più diffusi sono Coin (con 40 punti vendita, includendo il brand Excelsior e gli Outlet) e Rinascente (9 punti vendita attivi nel 2024). A questi si affiancano altre realtà come, ad esempio, DFS Italia con il suo unico punto vendita a Venezia (T Fondaco dei Tedeschi), 10 Corso Como, con un unico punto vendita a Milano – e sedi a Pechino, Shanghai, Tokyo, Seul, New York – Eataly (12 punti vendita in Italia) ed altri 7 store di format minori, e Peck (con 3 punti vendita a Milano e uno a Forte dei Marmi).

Oltre a outlet e department store, è confermata la rilevanza anche delle vie dello shopping, peraltro tra i protagonisti dell’edizione 2024 di Shopping Tourism – il forum italiano con un panel dedicato. Il monitor di Risposte Turismo ha mappato circa 80 associazioni di vie attive sul territorio nella realizzazione di iniziative promozionali e di sviluppo degli imprenditori associati. L’Italia, che aveva comunque visto una serie di investimenti nei luoghi del travel retail già dal 2021, continua a crescere con numerose aperture previste (entro il 2024, 14 luxury e premium a Roma Fiumicino).

L’analisi degli shopping tourist italiani, francesi e statunitensi
Per quanto riguarda i singoli mercati di provenienza, Risposte Turismo ha presentato i risultati di un’indagine sui turisti dello shopping italiani, francesi e statunitensi. Per quanto riguarda i principali fattori di influenza nella scelta della destinazione di viaggio, al primo posto per tutte e tre i campioni indagati sconti, saldi e promozioni. Con riferimento ai luoghi dove fare acquisti, tutti e tre i campioni a cui è stato sottoposto il questionario preferiscono i negozi del centro storico e le vie dello shopping. A livello di singole nazionalità, oltre ai negozi e alle vie dello shopping gli italiani risultano essere gli shopping tourist che apprezzano maggiormente gli outlet (71%), mentre i francesi e gli statunitensi prediligono i centri commerciali (rispettivamente, 58% e 40%). Passando ai servizi utilizzati in viaggio, gli shopping tourist francesi sono la parte di campione che ricorre maggiormente al tax refund (43%), gli americani quella che predilige gli shopping tour (43%) e i personal shopper (37%). Il segmento degli italiani si caratterizza invece, al momento, per l’utilizzo minore dei tre servizi sopracitati.

In merito alle tendenze di acquisto, i turisti francesi intervistati non rinuncerebbero mai nel loro soggiorno in Italia ai prodotti della moda made in Italy (39%) e ai prodotti tipici alimentari (35%). Gli statunitensi, invece, inseriscono ai primi due posti l’enogastronomia, con i prodotti tipici alimentari (33%) e il vino italiano (20%). La una spesa media giornaliera in shopping in viaggio è, infine, pari a 150€ per i francesi, 110€ per gli statunitensi e 75€ per gli italiani.

Il nuovo progetto di Risposte Turismo per valorizzare l’offerta italiana di shopping tourism
Durante il forum e nell’ambito della partnership triennale tra Risposte Turismo ed ENIT – Agenzia Nazionale del Turismo, Risposte Turismo ha annunciato l’avvio di nuove azioni volte a rafforzare il “prodotto” shopping tourism in Italia e destinate, in particolare, agli operatori internazionali. Tra di esse, l’attivazione sul sito del forum di una nuova sezione, all’interno della quale tutti gli attori impegnati in Italia nel binomio turismo & shopping (dalle vie dello shopping ai luoghi di travel retail, dai sistemi di pagamento fino ai personal shopper e molti altri) possono già inserire una serie di informazioni (ambito di attività, tipologia di prodotti o servizi offerti, localizzazione geografica, etc.) manifestando il proprio interesse verso lo sviluppo di nuove progettualità.

“Come Risposte Turismo abbiamo ritenuto fosse il momento giusto per affiancare alla nostra abituale attività di ricerca sul comparto un contributo concreto per il rafforzamento della competitività della nostra offerta nazionale nel segmento dello shopping tourism” ha affermato Francesco di Cesare, che aggiunge: “Per questo motivo, abbiamo avviato un progetto volto a mappare, attraverso il contributo diretto degli operatori, i protagonisti dell’offerta di shopping tourism nel nostro Paese con l’obiettivo di rafforzare il posizionamento dell’intera Italia su questo prodotto e fornire agli operatori internazionali uno strumento utile per intercettare e meglio soddisfare i turisti dello shopping che scelgono l’Italia”.

Promozioni: italiani in cerca di alimentare, elettrodomestici e cura corpo/casa

Nel 2023 il 57% delle ricerche di promozioni da parte dei consumatori italiani hanno interessato principalmente il settore alimentare e delle bevande. A dirlo una recente ricerca realizzata da ShopFully attraverso il marketplace DoveConviene. Tra i prodotti più ricercati acqua, latte e olio extra vergine di oliva: quest’ultimo, in particolare, ha registrato un aumento del +126% delle ricerche rispetto all’anno precedente. E non solo: i dati raccontano una tendenza che coinvolge anche altri settori, in particolare quello degli elettrodomestici ed elettronica di consumo, che rappresenta il 17% delle ricerche, e della cura del corpo e della casa, col 13% delle ricerche.

Gennaio e febbraio risultano essere i mesi in cui si concentrano maggiormente le ricerche delle offerte: un trend che riflette la necessità delle famiglie di risparmiare per compensare le grandi spese affrontate a dicembre in occasione delle festività natalizie. Il picco delle ricerche delle promozioni torna poi a giugno, con un aumento delle ricerche dei prodotti per la cura della casa e del corpo.

“In un contesto incerto come quello attuale, caratterizzato da instabilità sul piano economico, le offerte e gli sconti giocano un ruolo cruciale per il bilancio del nucleo familiare che deve far fronte al caro-vita”, ha commentato Marco Durante, Global VP Sales & Marketing di ShopFully. “Il fatto che la maggior parte delle ricerche di promozioni si concentri su prodotti come alimentari e bevande è la testimonianza di quanto queste rivestano un ruolo importante per i consumatori che vogliono preservare il proprio potere di acquisto”.

E-commerce: l’AI accompagnerà sempre di più le esperienze d’acquisto

Il mondo degli acquisti online continua la sua crescita a ritmi sostenuti (+9,3% nel 2023) , seppur non paragonabili al periodo di picco riscontrato negli anni della pandemia 2020-21. Tuttavia, sebbene si sia registrata un’inflessione per l’e-commerce nel settore beauty, fashion e food, le previsioni per il primo semestre del 2024 stimano che a trainare il comparto saranno il pharma (+19,7%) e il pet (+38,5%). A dirlo una recente analisi di Qaplà che ha incrociato i dati relativi alle spedizioni e-commerce di oltre 180 corrieri.

Le tendenze del 2024
Iper-personalizzazione dell’esperienza d’acquisto, la tecnologia di ultima generazione e la delivery experience: secondo Qaplà saranno queste le principali tendenze che accompagneranno l’e-commerce nel 2024.

L’intelligenza artificiale sta trasformando radicalmente il settore, attraverso una gamma di servizi dedicati all’analisi dei comportamenti dei consumatori. L’obiettivo è ottimizzare l’esperienza di acquisto online, coinvolgendo gli utenti e incentivandoli tramite strategie di marketing mirate: un esempio tangibile di questa rivoluzione è il commercio conversazionale, supportato da tecnologie di IA e Machine Learning. Il modello di shopping online, incentrato sulla conversazione, sta guadagnando sempre più popolarità in quanto consente agli utenti di interagire con assistenti virtuali per cercare e acquistare prodotti. Un aspetto chiave di questa evoluzione è la personalizzazione, considerata fondamentale nel marketing e-commerce anche nel 2024: il 65% dei clienti, infatti, si aspetta un’esperienza adattata alle proprie esigenze. Tale tendenza è confermata da app capaci di creare cataloghi basati sui comportamenti degli utenti, anticipando le loro preferenze e garantendo esperienze di acquisto coinvolgenti. Inoltre servizi di ricerca vocale e visuale stanno offrendo un’esperienza più naturale e fluida, consentendogli di interagire con assistenti vocali o scattare foto per cercare i prodotti.

I chatbot stanno rapidamente emergendo come protagonisti nell’ambito dell’assistenza e delle vendite online ma nel contempo si rivelano anche motori di vendita e di personalizzazione, grazie all’applicazione dell’intelligenza artificiale per l’apprendimento dei comportamenti degli utenti e la possibilità di suggerire prodotti in linea con le loro preferenze, replicando l’esperienza di shopping fisico anche grazie all’aggiunta di immagini e video in tempo reale. L’analisi, realizzata in collaborazione con Oct8ne e Doofinder, ha evidenziato come tali tecnologie non solo migliorano l’esperienza d’acquisto, rendendola maggiormente coinvolgente per il consumatore, ma anche il tasso di conversione, essenziale nell’e-commerce.

Il settore delle spedizioni degli e-commerce ha subito notevoli cambiamenti nel 2023, con previsioni di una crescita complessiva del 6,7% nel primo semestre del 2024 e un’accelerazione prevista per i mesi di gennaio, aprile e maggio. Nonostante l’aumento degli acquisti online però, la percentuale media di problemi durante le spedizioni è rimasta costante al 3%6, sottolineando l’importanza di monitorare e intervenire proattivamente per garantire un’eccezionale delivery experience e mantenere la fedeltà dei consumatori. Nel 2024, infatti, gli e-shopper cercano più di una semplice esperienza di acquisto online: desiderano sperimentare un contesto simile a quello di una boutique, con consigli mirati e offerte personalizzate, creando una “Personal Customer Journey”. La trasparenza nel tracciamento degli ordini è quindi essenziale, così come la comunicazione “one-to-one” mirata alle esigenze degli utenti. Una survey di Unguess per Qaplà ha rivelato che l’assenza di comunicazioni post-spedizione genera ansia nel 47% dei clienti e compromette la credibilità dello shop per il 33%. Il Marketing Post-Spedizione assume, pertanto, un ruolo chiave, consentendo ai venditori di creare comunicazioni personalizzate basate sui dati del destinatario: email e pagine di tracciamento possono includere raccomandazioni di prodotti o offerte promozionali. Inoltre l’integrazione con chatbot e link all’assistenza aiutano gli acquirenti a sentirsi accompagnati durante il processo di consegna, mantenendo un contatto diretto con il venditore anziché con il corriere.

Netta ripresa per i centri commerciali in Italia, in ascesa ingressi e fatturati del retail

Dall’analisi dei dati del network di CBRE, che monitora un panel di centri commerciali in Italia per un totale di oltre 60 strutture retail, emerge come il 2023 abbia determinato un deciso incremento in termini di visitatori e fatturato rispetto al 2022. I dati confermano quindi il trend di netta ripresa dei centri commerciali nell’anno in corso, con un miglioramento del fatturato dei negozi in crescita del 4,5% rispetto all’anno precedente. Legato sicuramente anche all’inflazione, l’andamento positivo del fatturato dei negozi si riflette nella percentuale crescente del collection rate, che per il 2023 si attesta al 95%, arrivando al 99% nei centri commerciali più performanti.

Alla crescita dei fatturati si affianca un incremento dei visitatori del +5,3% rispetto al 2022, confermando l’interesse del pubblico per i centri commerciali come luogo ideale per lo shopping e il divertimento. Si evidenzia, inoltre, come da inizio anno si sia registrata una costante riduzione del gap di visitatori rispetto al 2019, che si è attestata nell’ordine del 5%. Confermano la loro attrattività eventi promozionali importanti, come la settimana del Black Friday in cui si è registrato un aumento del 10% dei visitatori rispetto alla settimana precedente. È quindi possibile affermare che, nonostante l’introduzione di eventi come i mid season sale abbia esteso l’impatto promozionale su un periodo più lungo con conseguenti variazioni più contenute, rimane forte l’attenzione del cliente verso le dinamiche promozionali.

“Nel corso del 2023 i nostri centri hanno raggiunto una occupancy media pari al 96%, un dato molto positivo che risulta in linea con i dati europei” dichiara Pier Luigi Paolettoni, Head of Retail Out of Town, “L’anno scorso abbiamo siglato oltre 240 contratti, per un totale di oltre 75.000 mq di GLA. In particolare, nelle rinegoziazioni delle unità commerciali con nuovo operatore si riscontrano in media variazioni positive del 6% rispetto al precedente canone”.

Per quanto riguarda il focus sui singoli settori, il 2023 conferma il trend positivo e l’interesse della clientela verso le visite esperienziali, con una continua crescita del Food & Beverage (+11,4%) e delle sale cinematografiche (+51%). Il fashion registra ancora un andamento positivo, nonostante il rallentamento delle vendite a causa della situazione climatica, in particolare nei mesi di settembre e ottobre.

LCC: il 2023 si chiude con la contrazione dei volumi (-1,7%). Italiani ancora cauti

Stando alle rilevazioni di NielsenIQ, il Largo Consumo Confezionato, a totale Italia per la Gdo, chiude il 2023 a valore con +8,3% (vs 2022). Esaminando il dato a volume però, dopo il boom del 2020 (+5,1% vs 2019) complice la pandemia, gli anni 2021 (-0,9% vs 2020) e 2022 (-0,3% vs 2021) sono stati caratterizzati invece da controcifre negative. Nel 2023 si ipotizzava il raggiungimento di nuovo equilibrio ma l’impatto inflattivo sui consumi ha avuto come conseguenza una contrazione dei volumi ulteriore rispetto al 2022, pari al -1,7%.

L’indice di inflazione teorica nel Largo Consumo Confezionato (LCC) per il mese di dicembre, è pari al 4,4%, un dato in discesa in relazione a quello rilevato a novembre (5,8%). Per contrastare l’impatto della spesa, gli italiani continuano a ridurre il mix del carrello del -1,5%, confermando così comportamenti d’acquisto volti al risparmio. Di conseguenza, la variazione reale dei prezzi è pari al 2,9%. Nel 2023, dopo il picco registrato a febbraio con un valore del +16%, la crescita inflattiva nei mesi successivi ha gradualmente ridotto la propria cifra, mantenendo tuttavia di segno positivo la crescita dei prezzi. Secondo NIQ, a settembre 2023 l’inflazione registrava un 8,8% mentre il picco più basso si evidenzia a dicembre (+4,4%). Osservando i dati, a fronte delle analisi sull’interno anno appena concluso, l’inflazione nel 2023 si attesta ad un valore medio del +11,3%. Le famiglie italiane hanno inoltre adottato strategie per salvaguardare il proprio potere d’acquisto, portando l’indice di variazione del mix del carrello della spesa per il 2023 al -1,0% con una variazione reale del prezzo medio del +10,3%.

In merito alle vendite in promozione, prosegue l’andamento positivo con un’incidenza promozionale del 23,4% per il mese di dicembre 2023 a totale Italia (-0,5 p.p. rispetto allo stesso mese del 2022). La leva promozionale in Italia per il 2023 si attesta al 23,3%, un leggero incremento relativo all’anno precedente (2022 al 23%). La risalita è dovuta alle azioni messe in atto dai canali distributivi grazie ad importanti sconti in negozio, infatti stando ai dati di NIQ, il 16,8% delle vendite in promozione nel 2023 è stato generato grazie al taglio dei prezzi. Infine, sul fronte dei prodotti a marchio del distributore (MDD), a dicembre la quota di MDD si attesta al 21% del LCC nel perimetro iper, super e liberi servizi, mentre a Totale Italia Omnichannel – inclusi i discount – sale al 29,6%. La marca del distributore conferma anche per il 2023 la sua crescita di quota a totale Italia e si dimostra sempre più importante nel carrello dei consumatori italiani, raggiungendo il valore medio di 31,5% (vs 30,6% del 2022). Ad esserne state maggiormente penalizzate sono state le marche leader che perdono 1 punto di quota (11,3%) a valore rispetto al 2022 (12,3%).

Cosa mettono gli italiani nel carrello della spesa
All’interno del comparto grocery, considerando il rapporto tra valori e volumi a totale Italia Omnichannel, nel mese di dicembre 2023 si evidenzia un trend positivo a valore (+3,8% vs 2022), mentre a livello di volumi, NIQ registra un valore pari a +0,9%. I prodotti dedicati agli animali domestici si attestano anche a dicembre come l’area merceologica con l’incremento a valore più consistente (+9,9%), seguiti dal cibo confezionato (+5,4%) e dai prodotti per la cura della casa (+4,7%). Per quanto riguarda i volumi, invece, si rileva un trend positivo per tutti i comparti tranne per le bevande (-0,1%).

A livello di categorie merceologiche, in testa alla classifica top 10 di NIQ del mese di dicembre 2023 si classificano l’olio di oliva vergine ed extravergine (+48,8%), l’ammorbidente (+18,7%) e i detersivi lavastoviglie (+18,5%). Per quanto riguarda il fresco (peso fisso + peso variabile) risulta in crescita in tutti i canali distributivi. In particolar modo, la performance migliore si registra nei discount (+10,4%), mentre nei liberi servizi e negli iper>4.500mq si osserva l’incremento meno consistente (+1,7%). Tra le categorie merceologiche più dinamiche all’interno del comparto, frutta e verdura (+12,7%) detiene il primo posto, seguita subito dopo da pane & pasticceria & pasta (+8,1%), e gastronomia (+5,9%). La pescheria invece si attesta di nuovo la categoria con il trend di crescita più basso rispetto alle altre (+0,4%).

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