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Sicurezza nel retail e Gdo, come contrastare la criminalità?

Ogni anno nel settore retail e Gdo si registrano danni significativi che si riflettono negativamente sull’economia globale. L’incremento di furti e criminalità organizzata impone di adottare misure specifiche per contrastare l’ORC (Organized Retail Crime), ridurre i rischi, proteggere i beni e garantire un ambiente di acquisto più sicuro per i clienti. A livello mondiale, solo nel 2023 le perdite del settore hanno raggiunto 1,77 miliardi di dollari: tali perdite possono provocare aumenti di prezzo oltre a generare un sovraccarico di impegno da parte delle forze dell’ordine sottraendo tempo alla sorveglianza della sicurezza pubblica.

Nei casi più gravi, i negozi si vedono costretti alla chiusura e gli episodi criminali concorrono a creare un ambiente di lavoro pericoloso, inducendo un elevato turnover dei dipendenti che si sentono sempre più vulnerabili oltre a creare un’esperienza di acquisto negativa perché le misure adottate per prevenire i furti, come l’utilizzo di confezioni vuote, possono condizionare l’esperienza dei clienti in negozio.

Come contrastare quindi la criminalità nel settore retail? Affrontare la criminalità richiede un lavoro di squadra e l’adozione di una strategia organica da parte di tutti i soggetti coinvolti. Secondo Genetec, società che sviluppa soluzioni per migliorare la sicurezza, l’intelligence e l’operatività delle aziende e gli enti pubblici, tra le misure che un’azienda potrebbe adottare vi sono:

Carrelli della spesa antitaccheggio
I sistemi di bloccaggio per i carrelli sono uno strumento efficace di prevenzione contro coloro che cercano di rubare una grande quantità di merce fuggendo rapidamente verso l’auto nel parcheggio.

Strumenti di dissuasione
La presenza di postazioni di sicurezza visibili e l’utilizzo di telecamere indossabili da parte del personale sono misure proattive per scoraggiare i potenziali ladri. Questi strumenti contribuiscono anche a rendere più sicuro l’ambiente di vendita.

Gestione delle casse automatiche
La predisposizione di un protocollo presso le casse automatiche è fondamentale. Monitorare da vicino i clienti e chiedere di verificare gli scontrini alle casse automatiche può creare disturbo. I dettaglianti devono adottare misure sufficienti per individuare comportamenti disonesti senza arrecare disagio ai clienti.

Tecnologia di protezione dei prodotti
Un numero sempre maggiore di retailer ha adottato etichette RFID e dispositivi antifurto per proteggere i prodotti, altri hanno optato per l’inserimento della merce all’interno di apposite vetrine ed espositori. Tuttavia, diverse soluzioni innovative, come i lucchetti controllati via app sugli espositori dei prodotti che possono essere prelevati, rappresentano un buon compromesso: migliorano la sicurezza del negozio senza sacrificare l’autonomia del cliente.

Videosorveglianza
I video sono un prezioso strumento di conoscenza, in particolare per scoprire le truffe presso le casse automatiche. I retailer possono identificare e contrastare le attività fraudolente esaminando i filmati di sorveglianza favorendo l’attività di prevenzione. L’integrazione dei dati del punto vendita con il sistema di videosorveglianza facilita la ricerca delle transazioni e la rapida convalida degli eventi sospetti. Questa integrazione consente di filtrare le transazioni in base a criteri di ricerca specifici, come gli acquisti effettuati con una carta regalo, gli acquisti superiori a un determinato importo, i rimborsi e altro ancora, e convalidarle visivamente in pochi secondi.

Incoraggiare la collaborazione tra gli addetti del settore retail, forze dell’ordine e tutte le parti interessate è fondamentale per condividere risorse e informazioni. Ad esempio, un sistema di gestione delle prove digitali (DEMS) può aiutare i retailer a raccogliere le prove e condividere i file con le forze dell’ordine grazie a un semplice clic. Le aziende possono anche avvalersi di servizi di consulenza sui rischi per sviluppare strategie di mitigazione efficaci, che comprendono la valutazione delle vulnerabilità, l’implementazione di soluzioni avanzate di sorveglianza e di etichettatura RFID e il rafforzamento della sicurezza sull’intera supply chain. Ulteriori misure di tutela contro i furti sono: l’utilizzo di servizi di protezione, verifiche periodiche, promozione della formazione dei dipendenti e una legislazione più severa contro gli ORC.

Furti e frodi: retail e Gdo ci rimettono 6,7 miliardi all’anno

Secondo il recente studio “La Sicurezza nel Retail in Italia 2023” realizzato da Crime&Tech, nel 2022 le perdite nel settore retail e Gdo hanno raggiunto circa 4,6 miliardi di euro derivate in primis da furti e frodi ma anche da errori amministrativi, scarti, rotture e altre inefficienze operative. A questo valore va aggiunta la spesa che le aziende sostengono in misure di sicurezza o contrasto alle perdite, raggiungendo così un costo economico totale stimato pari a 6,7 miliardi di euro, l’equivalente di 114 euro per ogni cittadino italiano.

Tra i settori considerati dalla ricerca, fai da te (2,00%) e supermercati, ipermercati e discount (1,98%) sono quelli che registrano i valori più alti di differenze inventariali. Tuttavia, i valori rilevati devono essere considerati con cautela in quanto le aziende adottano diversi metodi per classificare e quantificare le perdite. Le aziende identificano la localizzazione del punto vendita come l’elemento in grado di influire in maniera più decisa sul valore delle differenze inventariali. A seguire ci sono altri elementi strutturali del punto vendita come la dimensione, il design, il numero di dipendenti, le misure di sicurezza adottate e l’estensione dell’assortimento.

Le cause principali delle perdite
In media, il 48% delle differenze inventariali sono di natura sconosciuta, cioè non è stato possibile attribuire delle cause certe a queste perdite. Concentrandosi sulle differenze con origine conosciuta, la causa più frequente è rappresentata dai furti esterni, seguiti da furti interni, scarti e rotture, errori amministrativi e contabili e frodi commesse da fornitori. Tra i furti esterni prevale il taccheggio, seguito dal furto con scasso e dal furto di necessità. Rapine e frodi sono invece le modalità indicate come meno frequenti. Rispetto al 2021, l’82% delle aziende intervistate ha registrato un aumento dei casi di taccheggio nei propri punti vendita. L’incremento è stato rilevato da aziende di tutti i settori. Secondo il 53% dei rispondenti, sono aumentati rispetto al 2021 anche i furti di necessità, che avevano già registrato un aumento dal 2019 al 2020. Il valore medio della merce rubata o recuperata nei singoli episodi di taccheggio è pari a 40 euro; questo valore varia però significativamente in base ai settori merceologici considerati. I modi operandi più utilizzati dai taccheggiatori sono la tecnica del grab and run e la rimozione delle etichette antitaccheggio. Lombardia e Lazio sono le regioni dove il valore totale della merce rubata è più alto, ma a livello di singolo episodio i valori medi più alti sono stati registrati in Trentino-Alto Adige, Calabria e Abruzzo.

Per quanto riguarda le frodi esterne, i rispondenti indicano il wardrobing, lo scambio di etichette dei prodotti e i mancati pagamenti al self-checkout o self-scan come le modalità più comuni. La diffusione di sistemi alternativi di checkout è una tendenza consolidata all’interno del settore retail e Gdo. L’adozione di questi sistemi però, oltre a presentare dei vantaggi, espone le aziende al rischio di furti o errori in buona fede. Furti e frodi interne sono la seconda causa di natura criminale delle differenze inventariali. Le modalità maggiormente rilevate sono il furto della merce a opera di dipendenti, seguita dall’annullamento totale o parziale degli scontrini, il furto di denaro dalla cassa e il reso di merce fraudolento. I cassieri risultano essere i dipendenti più frequentemente coinvolti. Relativamente ai furti e frodi da fornitori, la maggior parte dei rispondenti affermano di aver subito furti o frodi da parte di fornitori di servizi logistici (83%), come corrieri e trasportatori, e due terzi degli intervistati ha registrato furti o frodi da parte di fornitori di altri servizi (66%), quali ad esempio società di sicurezza, pulizia e vigilanza.

I prodotti più rubati
I prodotti più rubati con più alto valore economico per settore merceologico sono i capispalla e maglieria (abbigliamento), gli alcolici e tonno e carne in scatola (supermercati, ipermercati e discount), le calzature e occhiali (calzature e accessori), smartphone, tablet e accessori di telefonia mobile (elettronica di consumo) e gli accessori per le smart-home e utensili elettrici (fai da te). I prodotti più rubati per numero di pezzi per settore merceologico sono: i cosmetici e la maglieria (abbigliamento), gli alcolici e i salumi e formaggi (supermercati, ipermercati e discount), le calzature e gli occhiali (calzature e accessori), gli accessori per la telefonia mobile e le pile (elettronica di consumo) e le spine e prese elettriche e la colla (fai da te).

Le misure di sicurezza
Le misure di sicurezza a protezione del punto vendita più adottate dalle aziende sono la videosorveglianza (94%) e le barriere antitaccheggio (86%), così come la formazione del personale (94%). Per la protezione dei singoli prodotti le aziende utilizzano maggiormente placche/etichette antitaccheggio (83%) e scaffali chiusi o vetrine (63%). Un terzo delle aziende (34%) utilizza dei software per l’analisi avanzata delle transazioni di cassa, mentre un’altra metà (49%) delle aziende utilizza degli applicativi per avere una reportistica sistematica su questi stessi dati. Meno frequente è invece l’utilizzo di software per la raccolta, elaborazione e analisi dati relativi agli eventi criminali all’interno dei punti vendita. La propensione a denunciare alle Forze dell’Ordine un reato identificato da parte delle aziende può variare in maniera rilevante a seconda del tipo di evento. Le rapine e i furti con scasso sono i reati più denunciati, mentre il taccheggio e le frodi sono i meno denunciati. La scelta di non denunciare episodi di taccheggio è in larga parte dovuta allo scarso valore del furto e, in subordine, al recupero della merce o del denaro. Per frodi esterne o frodi da parte di fornitori a pesare in maniera significativa è la scarsità di prove.

Il settore retail e Gdo in Italia affronta dunque sfide complesse legate alla sicurezza e alle perdite. Questo richiede un approccio sistemico, collaborazione interna ed esterna, integrazione tecnologica e formazione del personale. La ricerca e valutazione di strategie innovative è essenziale in un contesto in continua evoluzione.

Sicurezza informatica, ormai una priorità per il mondo del retail

M-Cube sta lavorando allo sviluppo di un sistema di gestione della sicurezza informatica certificato: si tratta di un progetto pluriennale molto dispendioso in termini sia economici che di tempo.

“La sicurezza informatica rappresenta oggi una delle maggiori sfide per i fornitori di digital signage” afferma Manlio Romanelli, Presidente del Gruppo M-Cube. “Da circa dieci anni M-Cube studia la gestione della qualità, la sicurezza dei dati e la sicurezza IT, ma solo da qualche anno i clienti chiedono più attenzione e le aziende più piccole difficilmente riescono a soddisfare le costose certificazioni e requisiti che richiedono. Stiamo attivando diverse contromisure nei confronti di possibili attacchi, tra cui per esempio la sostituzione dei piccoli integratori di digital signage, soprattutto nel settore del lusso, che non possono soddisfare i nuovi requisiti di sicurezza informatica, e la sostituzione di alcuni vecchi sistemi Windows con nuovi lettori Linux standardizzati. Più complessi diventano gli ambienti digitali, più i retailer si espongono al rischio: è fondamentale quindi chiedere supporto a un’azienda specializzata che metta a disposizione le proprie competenze per aumentare il livello di sicurezza informatica operando direttamente nei negozi e con gli addetti sicurezza dei vari brand. Abbiamo investito molto su questo aspetto e continueremo a farlo, perché questo tipo di investimento, sono sicuro, ci ripagherà velocemente”.

Quella della cybersecurity è diventata una priorità per tutto il mondo del retail: negli ultimi anni i sistemi di digital signage hanno cambiato il modo di gestire i dati, rendendoli totalmente interconnessi in rete con sistemi back end in cloud e diventando quindi un potenziale gateway per gli hacker. I dati sensibili che si spostano in Rete sono diventati quindi sempre di più: da quelli demografici dei clienti, ai vari personali, a quelli della carta di credito, alle informazioni sulle spedizioni e dati finanziari sensibili.

Global Risk Landscape 2022, lo studio di BDO

BDO, una delle principali organizzazioni internazionali di revisione e di consulenza aziendale in Italia e nel mondo, ha pubblicato i dati relativi all’indagine Global Risk Landscape 2022, svolta su un campione di 500 C-level in tutto il mondo, che esplora le modalità con cui i manager si stanno concentrando sulla resilienza, efficienza e sostenibilità delle supply chain all’interno di un quadro globale dominato dall’incertezza, causata dalle tensioni geo-politiche, dalla crisi climatica, dagli strascichi della pandemia e dalle minacce derivate dagli attacchi informatici.

Secondo lo studio, le conseguenze legate al COVID-19 e alle misure per il suo contenimento hanno continuato a far sentire i loro effetti fino ad oggi, in particolare sulle supply chain, tanto è vero che il 48% degli intervistati ha riportato gravi interruzioni nella catena di approvvigionamento negli ultimi 18 mesi. Per trovare una soluzione a questi problemi, il 59% del campione ha creato delle supply chain alternative rispetto a quelle già esistenti, mentre un ulteriore 23% intende farlo nel corso dei prossimi 18 mesi. La metà dei rispondenti ha inoltre dichiarato di aver accorciato le catene di approvvigionamento, tramite anche il reshoring delle attività, e il 40% ha introdotto tecnologie di analisi dei dati relativi alla supply chain per permettere una loro migliore efficienza.

In questo contesto, il Global Risk Landscape ha fatto emergere che il principale fattore di rischio per le aziende è costituito dalle tensioni geo-politiche, indicate dal 78% degli intervistati. Questo fattore risulta legato al conflitto in Ucraina e alle conseguenti sanzioni che hanno colpito attività e patrimoni russi: a questo proposito, la survey di BDO ha rilevato che il 55% del campione ha stretto accordi con nuovi fornitori per cercare di mitigare gli effetti della guerra in Ucraina. Un altro elemento di incertezza emerso dalla ricerca è legato ai timori di una guerra commerciale fra USA e Cina, che porterebbe a un ulteriore peggioramento del quadro internazionale.

La seconda maggior fonte di rischio è rappresentata dalla trasparenza delle catene di approvvigionamento, come dichiarato dal 75% del campione. Una sua mancanza porta infatti a un crescente rischio reputazionale per l’azienda, per non essere in grado di raggiungere gli alti standard etici ormai richiesti dai consumatori, e a una maggiore difficoltà di comprendere e affrontare le sfide a livello regionale e locale, portando così a perdite in termini di denaro e tempo.

Il terzo maggiore rischio individuato dalla survey risiede nella minaccia degli attacchi informatici alle supply chain, indicato dal 72% dei rispondenti. Per prevenire e affrontare questa potenziale fonte di criticità, il 67% delle aziende intervistate ha dichiarato di aver effettuato investimenti nella digitalizzazione della catena di approvvigionamento negli ultimi 18 mesi e il 51% ha aumentato le risorse disponibili a seguito dello scoppio del conflitto in Ucraina.

Solamente il 22% del campione ha invece indicato i cambiamenti climatici e gli eventi meteorologici estremi fra le più alte priorità di rischi per il business, evidenziando un basso livello di priorità da parte di manager e organizzazioni per questi aspetti, in grado, però, di poter generare danni a livello finanziario e reputazionale. Inoltre, solo il 23% degli intervistati ritiene che gli eventi naturali avversi potranno avere un impatto significativo sulle attività aziendali e il 14% ha definito piani e processi per mitigare le possibili interruzioni alle supply chain causate dai cambiamenti climatici.

Infine, un’area di miglioramento nella gestione dei rischi per le organizzazioni è legata allo status dei Chief Risk Officer (CRO) nell’organigramma aziendale: lo studio di BDO ha infatti evidenziato che nel 29% delle aziende intervistate il CRO non fa parte del top management. A livello globale, tra le regioni in cui gli specialisti di gestione dei rischi occupano un posto nella direzione aziendale ci sono il Medio Oriente (nel 72% dei casi) e USA (nell’80%). In Europa questa percentuale si ferma al 44%.

UN FOCUS SULL’EUROPA
L’analisi dei dati relativi ai 100 manager C-level intervistati da BDO all’interno dell’area europea mostra che il 68% di essi individua il maggiore fattore di rischio per le organizzazioni nel conflitto in Ucraina, che ha portato un significativo aumento dei costi delle materie prime e delle fonti energetiche e una crescita dell’inflazione, oltre a difficoltà nell’approvvigionamento di semilavorati.

In seconda posizione, con una quota del 60%, si trovano i timori di un rallentamento dell’economia e di un recupero più lento del previsto dopo l’impatto della pandemia, che non viene più percepito come principale elemento di rischio in Europa grazie anche all’alto tasso di vaccinazione nel continente.

La survey ha inoltre mostrato che i manager europei hanno una sensibilità verso le questioni ambientali e il cambiamento climatico di gran lunga superiore rispetto alla media globale: i rischi derivati da eventi naturali imprevedibili e estremi sono stati infatti indicati dal 59% del campione, rispetto al 22% del dato globale. Questo perché l’EU Green Deal sta introducendo i fattori di rischio ESG nel risk management degli operatori dei mercati finanziari con il preciso scopo di impattare nella sostenibilità dell’economia reale; attraverso la leva della finanza sostenibile.

Gli intervistati europei non sembrano invece essere particolarmente preoccupati dalle minacce di attacchi informatici: solo il 42% ha dichiarato di aver aumentato gli investimenti in cybersecurity per mitigare i rischi di interruzione della catena di approvvigionamento in seguito al conflitto in Ucraina, rispetto al dato globale del 51%, e solo il 13% li ritiene il rischio principale per le organizzazioni.

Le Piazze: sicurezza all’avanguardia nel Centro Commerciale di Bologna

Un sistema di videosorveglianza integrato che segnala in tempo reale la presenza di persone non autorizzate alla società vigilante. Una componente audio che, attraverso gli altoparlanti, può inviare messaggi o segnali di allarme come deterrente per i malintenzionati, oppure tenere sotto controllo il numero di accessi in totale sicurezza. Queste sono, in sintesi, le prestazioni avanzate del nuovo sistema di videosorveglianza che Axis Communications insieme a Servizi Sicurezza Italia e al partner tecnologico Koinos, ha realizzato per soddisfare le esigenze del centro commerciale Le Piazze, situato alle porte di Bologna.

Il progetto, che rientra in un ampio piano strategico di rinnovo e rilancio del Centro, ha visto l’upgrade dell’impianto di videosorveglianza già esistente in un sistema di nuova generazione affidabile, semplice da installare e gestire e progettato per durare nel tempo. Grazie all’integrazione delle più recenti tecnologie audio, video e radar, Axis ha infatti portato il monitoraggio a distanza dell’area ad un nuovo livello tecnologico, garantendo serenità ai clienti e fornendo soluzioni ai loro problemi e risposte alle loro esigenze.

Composta da un sistema completo di telecamere, radar e audio (tutti di rete), gestito da remoto grazie alla piattaforma AXIS Camera Station, la soluzione End-to-End Axis, è frutto di un lavoro sinergico con Koinos e integra diverse tecnologie per garantire la sicurezza di clienti e negozianti e ridurre, al tempo stesso, gli elevati costi di presidio fisico. Con AXIS Camera Station è infatti possibile accedere da remoto alle attività di ciascun dispositivo del sistema e ricevere notifiche – tramite pop up o avvisi inviati dalle telecamere – che segnalano immediatamente un evento ai responsabili della sorveglianza. Questi possono così verificare cosa stia succedendo anche da una centrale operativa situata altrove e intervenire con messaggi audio per scongiurare tentativi di furto e ingressi non autorizzati. Tutti i dispositivi, inoltre, sono in grado di dialogare tra loro scambiandosi informazioni.

Dopo una prima fase di upgrade dell’impianto già esistente, che comprendeva 25 telecamere a controllo degli accessi alla struttura e dei parcheggi, si è proceduto a un ampliamento delle zone videosorvegliate, includendo aree che prima non erano mai state identificate come prioritarie, come le zone di raccolta di rifiuti, gli accessi alle rampe, le zone pedonali. È stata poi aggiunta la componente audio che, associata ai radar o all’applicazione anti-intrusione AXIS Fence-Guard, ha contribuito a trasformare un sistema passivo in uno strumento proattivo. Quando viene segnalato un ingresso non autorizzato alla centrale operativa, il personale di turno può infatti stabilire, a seconda della situazione, se rivolgersi direttamente all’intruso in real-time o se far partire un messaggio automatico. Funzione molto utile, ad esempio, per avvisare le persone che si recano a vedere le vetrine dei negozi nelle ore notturne che il centro è chiuso. Un sistema di notifiche consente inoltre di ridurre il numero di falsi allarmi.

Essendo un sistema aperto e flessibile, può facilmente evolvere in caso dovesse sorgere la necessità di inserire altre tecnologie o nuovi dispositivi per dotarsi di ulteriori funzionalità legate, ad esempio, alla tutela della salute pubblica in caso di emergenze o scopi commerciali, come il miglioramento della Customer Experience.

“Penso che questo sia lo strumento più efficace per un grande centro commerciale all’aperto come Le Piazze” dichiara Marco Ughini di Unieco. “La scalabilità della soluzione, quindi la possibilità di essere ampliata, così come la sua elevata integrabilità con nuove componenti con funzionalità differenti, rappresentano il vero valore aggiunto”, conferma Luca Gorini, Managing Director Koinos.

“Scegliendo una soluzione End-to-End e affidandosi a un unico partner, il centro commerciale Le Piazze si è assicurato un sistema completo, affidabile e flessibile, con la certezza che i dispositivi acquistati siano già pensati per essere integrati nativamente, sfruttando al massimo le loro potenzialità”, conclude Simone Biancardi, Sales account manager di Axis.

Covid-19: CIA-Conad adotta Keeper, il copri maniglia per carrelli

Foto: Fabio Blaco

Emergenza coronavirus: CIA-Conad sperimenta un coprimaniglia usa e getta da applicare sul carrello, un nuovo brevetto tutto italiano per favorire il rispetto delle norme igieniche mentre si fa la spesa.

Si Chiama Keeper ed è un prodotto monouso, completamente riciclabile, realizzato in cartone certificato FSC e plastic free, che il cliente può prelevare gratis dall’apposito dispenser e posizionare sul maniglione del carrello, creando una barriera protettiva. Il brevetto è di Grafiche MDM Forlì, che collabora con CIA-Conad nel lancio. Inizialmente “Keeper” sarà disponibile in 14 negozi di Forlì e dintorni: all’Ipermercato Conad al centro commerciale Punta di Ferro, ai Superstore Conad alla Cava e in via Bengasi, ai Conad Ravaldino, Appennino, Stadium, Ronco e ai Conad City Punto Spesa Valentini, San Martino, Villafranca, viale Bolognesi, via Piolanti, Foro Boario e via Regnoli.

«La sicurezza dei nostri clienti e delle persone che lavorano con noi è la cosa che più ci sta a cuore. Sin dall’inizio abbiamo applicato tutti i protocolli disponibili e sanificato con regolarità i carrelli e le superfici dei negozi, ma qualsiasi iniziativa che va in direzione di una maggiore tutela dell’igiene da parte di tutti ci vede favorevoli. Keeper è una novità assoluta; se sarà gradito ai clienti, e pertanto da loro regolarmente utilizzato, gradualmente potremmo estenderlo a tutta la rete dei negozi associati», dice Luca Panzavolta, AD di CIA-Conad.

Per realizzare “Keeper”, Grafiche MDM ha convertito parte dei propri processi organizzativi e delle proprie risorse umane.

«Erano settimane che cercavamo il modo di dare il nostro contributo per fronteggiare questa terribile pandemia e di farlo cercando anche di lanciare un messaggio sulla necessità di cambiare le nostre abitudini in fatto di igiene e di coscienza civica. Realizzare e veicolare Keeper va in questa direzione: protegge chi lo utilizza dal contagio e lo sensibilizza, coinvolgendolo nel processo di riciclo del materiale, in modo da incoraggiare la creazione di una vera e propria spirale virtuosa. Siamo orgogliosi di aver trovato in Conad un partner attento che con professionalità ha immediatamente sposato la nostra causa, dimostrando grande attenzione per la salute dei i propri clienti», dichiara Danilo Casadei, Amministratore delegato di Grafiche MDM

Evolve C10, l’antenna piatta e discreta che protegge i prodotti

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Checkpoint Systems presenta EVOLVE C10, la nuova antenna EAS “piatta”, progettata per proteggere i prodotti in modo discreto.

C10 offre ai retailer la possibilità di creare un’area cassa ordinata, ottenendo così un ambiente aperto e invitante senza compromettere le strategie di prevenzione delle perdite. 

Progettata principalmente per i retailer di generi alimentari, questa nuova soluzione RF EAS, grazie al design piatto e ultra-sottile, consente un’installazione flessibile, che può essere sia nascosta all’interno della stessa cassa o montata in modo discreto su parete.

Il suo design integrato e invisibile non occupa spazio a terra e ha un impatto visivo minimo o nullo sul concept stilistico del negozio. Le installazioni sulla cassa possono essere dotate di un LED vicino al cassiere per segnalare potenziali rischi per la sicurezza e inoltre è disponibile anche una sirena con segnale acustico regolabile.

C10 con l’opzione per il montaggio esterno ultrasottile, ha uno spessore di soli 10 mm e si rivela molto utile nei casi in cui non è possibile effettuare un’installazione interna o dove è necessario un montaggio a parete, ad esempio in uscita o presso i servizi. L’antenna offre dunque una maggiore flessibilità di installazione mantenendo lo stesso design discreto.

Le notifiche di allarme possono essere inviate direttamente all’applicazione mobile di Checkpoint in tempo reale per una risposta rapida da parte del personale. Inoltre, la connettività tramite il servizio SaaS Cloud fornisce informazioni relative allo storico e ai trend, che sono una ricca fonte di dati sulle attività da intraprendere per contrastare efficacemente le differenze inventariali e aiutare a monitorare le interazioni tra il personale di vendita e i sistemi di sorveglianza; la stessa connettività permette inoltre di attivare un servizio proattivo di telemanutenzione, con oltre il 50% dei problemi tecnici risolti in remoto.

“Questo design innovativo – commenta Simon Edgar, Senior Director di EAS Solutions di Checkpoint Systems –  fa sì che i retailer possano essere sicuri di avere i vantaggi di un sistema EAS che è totalmente discreto, o addirittura invisibile per il cliente. L’estetica dello store è una questione sempre più importante per i retailer, che stanno facendo tutto il possibile per offrire un’esperienza piacevole dal momento in cui il cliente entra nello store fino a quando ne esce: noi crediamo che C10 sia parte integrante di questo percorso che mira a costruire e offrire una customer journey ininterrotta e piacevole.

 

Sicurezza nei centri commerciali: Corso Antiterrorismo presso I GIGLI

Il tema della sicurezza e del rischio terrorismo nei centri commerciali, soprattutto nell’ultimo anno, è stato analizzato nelle sue molteplici accezioni ed anche Larry Smith Italia, con riferimento alle proprie Direzioni e ai Centri Commerciali in gestione, ha lavorato quotidianamente fianco a fianco con le Istituzioni e le Forze dell’Ordine per coordinarsi al meglio e recepire tutte le direttive da attuare sia a livello preventivo che in caso di emergenza attentato.

Larry Smith ha voluto imprimere un’ulteriore accelerazione nel processo di formazione e prevenzione su questo tema specifico grazie al Corso Antiterrorismo svolto il 7 dicembre scorso presso il Centro Commerciale I GIGLI al quale hanno partecipato i membri della Direzione ed il personale di portierato e antincendio, con particolare riferimento alle figure apicali dei team coinvolti. Il corso è stato organizzato insieme a Barani Group, che si è occupato di coinvolgere e sottoporre il brief del centro commerciale I GIGLI a formatori professionisti del settore, con comprovata e trentennale esperienza nei reparti antiterrorismo delle Forze dell’Ordine italiane. Tale tipo di attività formativa sarà velocemente allargata e svolta su altri centri commerciali gestiti da Larry Smith Italia, con l’obiettivo di aggiornare tutto il personale coinvolto sul campo, affinché l’attenzione, la prevenzione e l’azione scaturiscano sempre da insegnamenti ben precisi.

‘La gestione ordinaria e straordinaria di strutture che molto spesso sono definiti obiettivi sensibili ci ha portato da sempre a porre molta attenzione nei rapporti con le Forze di Sicurezza a tutti i livelli – dichiara Christian Recalcati, Managing Director di Larry Smith Italia. Da qualche anno, la questione terrorismo ha ulteriormente innalzato la soglia di attenzione ed il nostro personale, insieme a quello dei partner che nei centri commerciali lavorano con noi, non può esimersi dal costante aggiornamento che può venire esclusivamente da formatori qualificati che forniscono spunti teorici e pratici'”.

(Fonte: www.larrysmith.it, 12 dicembre 2016)

Rischi informatici e retail: l’indagine dei Lloyd’s in vista del CDPR

Rischi informatici e retail: un binomio da non sottovalutare. Peccato che non sempre le aziende stiano veramente all’erta. A rivelarlo l’indagine dei Lloyd’s “Facing the Cyber Risk Challenge” che – esaminando i comportamenti dei leader di business europei sulla sicurezza informatica – ha rivelato che sebbene l’80% delle aziende retail abbia già subito una violazione informatica negli ultimi cinque anni, soltanto il 33% teme ne possa accadere un’altra in futuro.

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Sarebbe quindi auspicabile che i responsabili per la sicurezza informatica (nel 54% dei casi si tratta dei Ceo), si sensibilizzassero maggiormente su questo tema, mentra ad oggi solo il 7% ritiene di poter avere una perdita di clientela a causa di un attacco informatico.

In proposito, Inga Beale Amministratore Delegato dei Lloyd’s ha dichiarato: È rassicurante sapere che la responsabilità per il rischio cyber è nelle mani dei vertici aziendali, ma risulta chiaro che troppe aziende sottovalutano i pericoli derivanti da una violazione informatica che potrebbero avere gravi conseguenze. Purtroppo non viviamo più in un mondo nel quale è possibile prevedere questo genere di rischi; quello che importa è come questi rischi vengono gestiti e come ci si prepara ad affrontarli per proteggere l’attività aziendale e soprattutto i dati dei vostri clienti. Come dimostrato da eventi recenti, ottime reputazioni guadagnate con il lavoro di anni possono svanire in un secondo se non sono stati implementati piani adeguati di protezione.”schermata-2016-09-26-a-11-59-44

Attacchi informatici e GDPR

Inga Beale, inoltre, ha sottolineato che l’industria assicurativa può svolgere un ruolo importante nel sostenere le aziende in questo scenario, non solo con la copertura per le perdite finanziarie ma nel supportarle a far fronte alla nuova regolamentazione europea e nella gestione delle collegate potenziali problematiche di reputazione.

Con il recepimento del Regolamento Generale per la Protezione dei Dati (GDPR), le organizzazioni che gestiscono dati di cittadini europei saranno obbligati a rendere note entro 72 ore le eventuali perdite di dati e potranno essere soggette a sanzioni fino a €20 milioni, qualora non si adoperino per attivare sistemi di protezione dei dati.

Nonostante questo, benchè il 96% del campione dell’indagine abbia sentito parlare del GDPR, solo il 6% ha dichiarato di avere un’approfondita conoscenza del tema. Il 61% ha confermato di conoscerlo “poco” o “nulla”.

Alla domanda “che impatto avrà il GDPR sulla tua azienda?” il 59% ha fatto riferimento a controlli da parte degli enti preposti; il 59% ha citato sanzioni finanziarie; il 59% un impatto sul valore azionario e il 47% sulla reputazione aziendale.

Infine, sulle tipologie di minacce che un attacco informatico potrebbe comportare per un’azienda, il campione si è così espresso:

  • perdita, furto o scarto di un’apparecchiatura (46%),
  • perdita fisica di documenti cartacei o di dispositivi non elettronici (42%),
  • un interno che viola intenzionalmente i dati (41%),
  • attività di hackers a scopo di lucro (56%),
  • attività di hackers per ragioni politiche (45%),
  • attività di hackers da parte di competitors (42%).

NaturaSì protegge il bio con soluzioni Checkpoint Systems

Individuare una soluzione per abbattere le perdite sul punto vendita, garantendo una maggiore disponibilità dei prodotti a scaffale e migliorando così l’esperienza d’acquisto del cliente: è questo il motivo per cui NaturaSì, catena specializzata nel biologico, ha deciso di dare il via ad un programma di protezione delle referenze sul punto vendita con il supporto di Checkpoint Systems.

La crescente domanda per il bio si è tradotta nell’esigenza di dotarsi di strumenti di protezione del prodotto e di gestione dell’inventario adeguati, senza i quali cresce il rischio di continue rotture di stock e di clienti insoddisfatti.
Partendo dai dati sulle differenze inventariali di NaturaSì, Checkpoint Systems ha potuto pianificare e lanciare una serie di test tra giugno e dicembre 2014, su un punto vendita campione.
NaturaSì ha installato antenne antitaccheggio e applicato etichette antitaccheggio per la protezione di piccoli prodotti e dei freschi. “Come risultato dell’implementazione del programma di prevenzione, è stato registrato un calo delle differenze inventariali pari al 50% (dato riferito a gennaio 2015) – spiega Domenico Mosca, Responsabile Acquisti No Trade – . Le categorie che hanno beneficiato maggiormente del programma sono stati i prodotti food freschi e l’erboristeria”.

“Siamo orgogliosi che NaturaSì abbia ottenuto ottimi risultati in termini di riduzione delle differenze inventariali grazie alla collaborazione con Checkpoint Systems. Siamo accanto al Retailer per supportarlo nelle sfide quotidiane che la gestione dei punti vendita comporta in termini di sicurezza, ma anche di visibilità della merce. Un prodotto sempre disponibile a scaffale migliora l’esperienza d’acquisto del cliente, aumentando le vendite del Retailer”  ha commentato Alberto Corradini, Sales Director di Checkpoint Systems.
NaturaSì ha scelto Checkpoint Systems per la realizzazione del Bio Store all’interno del Biodiversity Park di EXPO 2015. In particolare, NaturaSì sarà presente nel padiglione del Biologico e del Naturale che rappresenta il cuore del Biodiversity Park, un luogo per conoscere la produzione biologica attraverso il racconto della filiera di un’agricoltura eco, sicura e sostenibile.

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