Maffei, pastificio di Barletta (BT) specializzato in pasta fresca di qualità Made in Italy, ha completato il percorso di innovazione sostenibile che l’ha portata a diventare un’azienda 100% a energia pulita e il secondo produttore di pasta fresca non ripiena in Italia.
Con una produzione, in crescita, di 15,5 milioni di kg di pasta fresca nel 2016, un incremento dell’export del 150% e 90 dipendenti, Maffei è riuscita a coniugare la filosofia “di mangiar bene e sano”. Maffei, infatti, nel 2016, si è dotata di un innovativo impianto energetico ad alta efficienza ed emissioni near-zero. Primo sistema energetico in Puglia con tecnologia a turbina oil-free, brevetto di derivazione aerospaziale dell’americana Capstone, ha consentito al pastificio di produrre tutta l’energia elettrica e il vapore necessari allo stabilimento produttivo, facendolo così diventare un’azienda 100% ad energia pulita.
Grazie al nuovo impianto, l’azienda risparmia oggi oltre 600 tonnellate di CO2 all’anno non immesse in atmosfera che equivalgono all’assorbimento di CO2 di 15.000 alberi in un anno e a 350 automobili in meno circolanti all’anno che percorrono mediamente 10.000 km/anno ciascuna.
L’applicazione è stata sviluppata da IBT Group, partner esclusivo dell’americana Capstone, ed è composta da una turbina oil-free da 600 kWe che, tramite la cogenerazione, produce elettricità e, grazie all’impiego di una tecnologia di post-combustione dei fumi della turbina e ad un generatore di vapore produce anche il vapore saturo necessario alle linee di produzione, massimizzando così il recupero termico. Non avendo liquidi lubrificanti al suo interno (oil-free), la turbina genera fumi talmente puliti e ricchi di ossigeno da poter essere utilizzati, infatti, in toto come aria comburente. Il risultato è un’alta efficienza complessiva dell’impianto, oltre l’85%, e quindi di risparmio sia in termici economici che di emissioni nocive.
Il progetto sarà oggetto di una campagna di sensibilizzazione promossa da Maffei che comprenderà anche la veicolazione di strumenti divulgativi, come il nuovo video istituzionale (www.youtube.com/watch?v=Otq6KHuScQI), nonché l’organizzazione di visite in azienda per spiegare cosa significa essere oggi un’azienda sostenibile ed i benefici che si possono ottenere per la collettività ed il territorio.











Prima dell’estate sugli scaffali figuravano sia il 100% della filiera avicola a marchio Coop (35 referenze della linea “Origine” con etichetta “Allevato senza uso di antibiotici”, in totale quasi 400 mila polli a settimana) sia le uova antibiotic free, un caso unico in Italia. In totale, a regime, ad essere allevate senza antibiotici sono almeno 2 milioni di galline con una produzione di più di 189 milioni di uova all’anno. Avevano inoltre già fatto la loro comparsa i prodotti suini della linea “Fior Fiore” da animali allevati allo stato brado in due allevamenti toscani (sulle colline del Chianti e in Maremma). In tali condizioni gli animali impiegano molto più tempo per raggiungere il peso stabilito, con conseguente maggiore qualità delle carni e lavorazione artigianale dei prodotti. Attualmente in questa specifica linea sono coinvolti più di 3000 suini.
Il progetto “Waste2Value” parte dal presupposto che ogni anno in Europa vengono sprecate circa 88 milioni di tonnellate di cibo, con un costo per la collettività di 143 miliardi di euro. L’idea quindi è quella di riportare nei cicli produttivi le materie che sono considerate “scarto” trasformandole in una risorsa: progettare, prototipare e realizzare soluzioni alternative e replicabili per la creazione di prodotti e servizi grazie al riutilizzo degli scarti di lavorazione e dei rifiuti organici – che altrimenti non troverebbero alcuna collocazione in filiere già avviate – attraverso un modello di economia circolare a ciclo chiuso, interno al centro commerciale. Insomma, un progetto per diffondere la cultura della sostenibilità e promuovere l’economia circolare sul territorio, verso tutta la comunità, dalle scuole alle università, sino ai visitatori dei centri commerciali, attraverso un processo di coinvolgimento attivo e partecipato. Il progetto, in corso di svolfimento, si articola in diverse fasi: dall’identificazione di possibili soluzioni sino alla loro prototipazione, passando per un necessario confronto con la comunità, i soci e i dipendenti delle imprese coinvolte nel progetto.
Il percorso è iniziato lo scorso giugno con un hackathon di tre giorni, una maratona creativa che ha coinvolto decine di studenti delle scuole superiori e dell’università per ragionare sul tema dello spreco alimentare. Due progetti si sono distinti in questa sfida: “RePOD, proteggiamo le tue piante” di Tommaso Tota, Mattia Pagliuso e Paola Dileo, che vuole usare i fondi di caffè e le bucce di arancia di scarto prodotte all’interno dei centri commerciali per realizzare delle piccole capsule 100% biodegradabili a lento rilascio per la fertilizzazione delle piante domestiche; e “RECYCLart, l’arte del riciclo” di Angelica Trinchera, Francesco Dell’Onze e Martina Malucchi, una piattaforma online che ha l’obiettivo di creare un ponte fra le imprese produttrici di scarti e tutte quelle entità che utilizzano questi ultimi come risorsa primaria per la creazione dei loro prodotti.

