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Roma caput Lush, il flagship più grande, con giardino, aprirà in via del Corso

Lush, la catena di cosmetici etici inglese apre il flaghip più grande d’Italia. E lo fa a Roma, nella centralissima via del Corso, venerdì 20 ottobre alle 15, quando sarà inaugurato il negozio di 250 metri quadri, con 120 metri quadri di giardino e un design interamente improntato alla sostenibilità. Il nuovo store offrirà ai clienti un’esperienza di shopping del tutto rinnovata. Lush Roma Corso sarà la punta di diamante di Lush per il 2017, anno che segna un importante sviluppo in Italia dell’azienda britannica nata nel 1995, e che ha Roma come cuore dell’espansione: dapprima la recente apertura di Lush Porta di Roma, il più grande negozio d’Italia all’interno di un centro commerciale, proseguito con l’inaugurazione del punto vendita Lush Roma Trevi, in una delle aree di maggiore interesse turistico della città, poi il prossimo grande negozio di via del Corso ed entro l’anno un punto vendita alla stazione Termini.

Il nuovo store romano propone un percorso sensoriale innovativo e intende coinvolgere il cliente in un vero e proprio viaggi multisensoriale. La principale novità è l’area dedicata all’haircare, grazie a una Hair Demo Area, uno spazio che permetterà ai clienti di provare i trattamenti haircare direttamente in negozio da una poltrona immersa in uno spazio completamente green. Nello store romano saranno venduti in esclusiva mondiale gli oli solidi per il viso, fiore all’occhiello della ricerca e ultimo ritrovato dell’innovazione in casa Lush, ultimo esempio dei prodotti capaci di sfidare l’industria della cosmesi che sono la forza del concept Lush. «Contengono oli essenziali e burri vegetali coltivati ed acquistati eticamente da tutto il mondo. Completamente vegani, sono autoconservanti, nudi e privi di packaging, a rappresentare a pieno la filosofia Lush» dice Alessandro Commisso, product inventor Lush UK. Saranno venduti in esclusiva per l’apertura dello store anche i nuovi oli essenziali solidi, da utilizzare su tempie e polsi o da sciogliere nel brucia incensi. A sottolineare la forte connessione con il territorio, disponibile in edizione limitata italiana l’olio essenziale al bergamotto, con materie prime provenienti dalla Calabria.

Altra novità di prodotto, l’area dedicata alla vendita, per la prima volta in Italia, di cd e vinili dell’etichetta discografica ECC Records, che propongono una musica ricercata e avvolgente, con l’idea di arricchire e coccolare lo spirito come i prodotti cosmetici fanno con il corpo. L’idea è di Mark Constantine, uno dei fondatori e anima carismatica di Lush.

Ma il vero punto di forza del negozio romano è il giardino di 120 metri quadri, con un’antica fontana del 1700 e una palma, che si propone di offrire ai clienti romani un momento di relax. Il progetto firmato ABITOarchitettura powered by Cantiere Galli Design, il primo Interior Design Center di Roma, propone un’installazione di elementi mobili realizzati con persiane di recupero, utilizzate come pareti divisorie e coperture a brise-soleil a mimare una tradizionale facciata romana. Il tutto arricchito da essenze ed erbe aromatiche.

Per celebrare l’opening del nuovo flasgship, Lush porta a Roma Corso la mostra itinerante “What is that smell?”, un percorso volto a far riflettere sugli oli essenziali, che sono il cuore della produzione Lush, e il loro utilizzo nella cosmesi.

«Il nuovo store – dice Alessandro Andreanelli, amministratore delegato di Lush Italia – è un vero e proprio tempio della multisensorialità: rivoluzionario nella struttura, vanta addirittura un ampio giardino dedicato al relax dei nostri clienti, uno spazio di scambio e di incontro dove si susseguiranno eventi, attività benefiche e culturali. Rappresenta il nostro ringraziamento alla città di Roma che da anni supporta con caloroso affetto un brand così innovativo, accattivante e capace di sfidare l’industria della cosmesi con un modello di business unico nel suo genere e un tocco di profumata freschezza».

Fico Eataly World, l’agriparco di Farinetti al via il 15 novembre

Ormai la data è ufficiale: debutterà al pubblico il prossimo 15 novembre FICO Eataly World, il più grande parco agroalimentare del mondo voluto e ideato da Oscar Farinetti, fondatore di Eataly. La data di inaugurazione è stata decisa dal Comune di Bologna, promotore del progetto, con FICO Eataly World – la società di gestione del Parco -, la Fondazione FICO per l’Educazione alimentare e alla Sostenibilità, Prelios Sgr, che ha istituito e gestisce il Fondo Pai (Parchi agroalimentari italiani) per la sua realizzazione, e con CAAB – Centro Agroalimentare Bologna.

Il Parco, ad ingresso gratuito, punta ad attrarre milioni di visitatori da tutto il mondo, racchiudendo l’eccellenza dell’enogastronomia italiana, dal campo alla forchetta. I lavori di allestimento sono in dirittura d’arrivo, e nelle prossime settimane verranno ultimati per assicurare il taglio del nastro nella data prefissata.

 

Fico in numeri

La Fabbrica Italiana Contadina su 10 ettari racchiuderà la meraviglia della biodiversità italiana, attraverso 2 ettari di campi e stalle all’aria aperta, ed 8 ettari coperti che ospitano 40 fabbriche, oltre 40 luoghi ristoro, Botteghe e mercato, Aree dedicate allo sport, ai bimbi, alla lettura e ai servizi, 6 aule didattiche, 6 grandi “giostre” educative, teatro e cinema, un centro congressi modulabile da 50 a 1000 persone e una Fondazione con tre università.

FICO, su un percorso chilometrico e all’interno di 100 mila quadri offrirà svariate possibilità di divertimento educativo: per capire l’agricoltura italiana visita a 2 ettari di campi e stalle con più di 200 animali e 2000 cultivar. Per capire la trasformazione alimentare: visita alle 40 fabbriche contadine per vedere la produzione di carni, pesce, formaggi, pasta, olio, dolci, birra. Per la degustazione del cibo: il ristoro di FICO con una scelta di 40 offerte diverse. Per farsi un giro in “giostra”: visita delle sei “giostre” educative dedicate al fuoco, alla terra, al mare, agli animali, al vino e al futuro. Per divertirsi e imparare: 30 eventi e 50 corsi al giorno tra aule, teatro, e spazi didattici. 

L’itinerario può essere percorso a piedi o in bicicletta, libero o assistito dagli Ambasciatori della biodiversità italiana, guide appositamente formate per narrare l’agroalimentare italiano.

L’ipercoop al “Città delle stelle” unico pdv italiano con il “bollino verde” europeo Emas

L’ipercoop più verde d’Italia? Anche quest’anno è quella di Ascoli Piceno, situata nel centro commerciale “Città delle Stelle”, che, unico punto vendita nel nostro Paese, ha ottenuto il certificato Emas (acronimo di Eco-management and Audit scheme), la registrazione europea che ne garantisce l’eccellenza sotto il profilo ambientale. Il “bollino verde” 2017 è stato rilasciato sulla base dei risultati ottenuti nel 2016, grazie a impianti efficienti e alla riduzione degli sprechi, ad attività di sensibilizzazione dei clienti e a continui miglioramenti per la sostenibilità. Completamente rinnovato a marzo di quest’anno, è stato sottoposto a una ristrutturazione che ha ammodernato completamente la struttura anche sotto il profilo degli accorgimenti ambientali.

L’impianto fotovoltaico del centro.

Emas è un sistema al quale possono aderire volontariamente imprese e organizzazioni che vogliano valutare e migliorare le proprie prestazioni ambientali. L’adesione richiede anche attività di informazione e di educazione alla sostenibilità, che, nel caso di Coop Alleanza 3.0, coinvolgono soci, clienti e lavoratori: ogni anno viene prodotta, a questo scopo, una Dichiarazione ambientale, aggiornata con i risultati dell’anno appena trascorso e con gli obiettivi di quelli futuri.

Nel corso del 2016 nel punto vendita di Ascoli anche i clienti e le scuole sono stati coinvolti in attività e laboratori sui temi della sostenibilità. Lo scorso anno le animazioni sul consumo consapevole organizzate da Coop Alleanza 3.0 hanno interessato oltre 300 bambini e ragazzi delle scuole del territorio. È inoltre proseguita l’iniziativa per incentivare il corretto smaltimento degli oli vegetali esausti da cucina, che ha permesso di recuperare complessivamente 2.570 kg di olio.

I banchi frigo, chiusi.

Tutti gli obiettivi “verdi” per il futuro e i risultati ottenuti nel 2016 sono riportati, insieme alle politiche per la sostenibilità di Coop Alleanza 3.0, nella nuova Dichiarazione ambientale dell’ipercoop “Città delle Stelle”: il documento è consultabile sul sito www.coopalleanza3-0.it .

Insetti a tavola sempre più vicini: al via oggi nelle Coop svizzere

Metti un insetto a tavola, e mettilo al centro, non come ospite indesiderato ma come ingrediente principale, piatto forte: ricco di proteine nobili, sostenibili, sane, gli insetti da qualche anno sono uno dei candidati più promettenti dei cibi del futuro. Già comparsi ad Expo con grande fanfara (c’era voluto un permesso speciale, al tempo) man mano sono stati proposti da grandi chef (René Redzepi in primis) e sostenuti da ambientalisti ed economisti, e hanno incominciato a comparire sugli scaffali dei supermercati, in Belgio ed Olanda. Da oggi poi sono ancora più vicini, perché parte la commercializzazione, in sette supermercati della Coop svizzera (nessuna parentela con quella italiana, ma una delle insegne maggiori e più attive sul fonte della sostenibilità nel Paese elvetico) e sull’e-commerce, di Burger e polpette che tra gli ingredienti annoverano le larve della farina. Sviluppati e prodotti dalla start-up Essento, oltre alle larve della farina (Tenebrio molitor), contengono riso e verdure (carota, sedano e porro), spezie come origano e chili. gli hamburger, e ceci, cipolla, aglio, coriandolo e prezzemolo, le polpette.

«L’utilizzo degli insetti per la preparazione di alimenti è positivo sotto molti aspetti: il loro potenziale culinario è estremamente ampio, la produzione salvaguarda le risorse e il loro profilo alimentare presenta valori nutrizionali molto soddisfacenti», spiega Christian Bärtsch, co- fondatore di Essento. «Per questi motivi gli insetti si presentano come completamento ideale per un’alimentazione moderna.»

Una collaborazione, quella tra Coop ed Essento, iniziata tre anni fa e che le due parti hanno intenzione di prolungare “per far sì che gli insetti si affermino come prodotto alimentare in Svizzera”.

«Abbiamo lavorato a lungo per raggiungere questo obiettivo e finalmente possiamo dire di avercela fatta: saremo la prima azienda di commercio al dettaglio della Svizzera a mettere in vendita i prodotti Essento a base di insetti – dice Silvio Baselgia, responsabile Category Management/Acquisti Prodotti freschi di Coop -. Con il loro gusto equilibrato, questi prodotti pronti per essere consumati sono una dimostrazione lampante della grande versatilità degli insetti in cucina».

Chi volesse provare questa nuova e bizzarra prelibatezza non avrà che da recarsi alla Coop Canobbio Resega di Lugano, la più vicina all’Italia tra quelle che partono oggi a proporla. L’offerta sarà gradualmente ampliata nel corso dell’anno includendo un numero sempre maggiore di punti di vendita e di prodotti.

Stop ai sacchetti monouso da Aldi (compresi carta e compostabili)

Se economia circolare dev’essere, che economia circolare sia: dice uno stop ai sacchetti monouso senza se e senza ma, con teutonica intransigenza, la tedesca Aldi (divisa in Sud e Nord, ma l’iniziativa vale per entrambe). L’insegna diventa così il primo rivenditore alimentare di rilievo in Germania ad offrire ai propri clienti solo borse riutilizzabili alla cassa.

«È una scelta consapevole e un passo ulteriore per rinunciare non solo ai sacchetti di plastica monouso, dannosi per l’ambiente, ma anche ai sacchetti di carta. Un’alternativa anch’essa non sostenibile, a causa del loro elevato consumo di energia e di acqua nella produzione e della durata ridotta» ha commentato Philipp Skorning, Direttore Assicurazione Qualità e Responsabilità d’Impresa di ALDI.

In alternativa Aldi proporrà borsoni esclusivamente riutilizzabile consegnati coni trasporto durevole e realizzati in Germania per oltre l’80 per cento con materiale riciclato. Il ricavato dalla vendita sarà utilizzato interamente per progetti ambientali. La nuova borsa riutilizzabile sarà inizialmente offerta nella regione di Monaco di Baviera e in Aldi Nord nella zona di Berlino, e da ottobre 2017 sarà introdotta progressivamente in tutti i negozi di ALDI. Contestualmente, tutti i sacchetti monouso saranno eliminati. Il passaggio completo sarà completato tenendo conto dei contratti di fornitura esistenti che terminano nel 2018.

 

Monouso no grazie, è così già in California

Una decisone forte che non mancherà di far discutere quella di Aldi, ma che segue ai numerosi gridi di allarme sul crescente inquinamento da plastica che colpisce in particolare il mare, tanto che la Gdo aveva già preso delle iniziative a proposito. Ma raramente così definitive. La britannica Tesco ad esempio a maggio ha fatto una prova in tre punti vendita per dieci settimane con l’idea di ritirare progressivamente i sacchetti monouso da tutti gli store. Nel Regno Unito a ottobre 2015 è stata introdotta una tassa che obbliga a far pagare 5 penny ogni sacchetto, e dopo meno di un anno il consumo di borse monouso era già calato dell’85%. Recentemente due grandi insegne australiane, Woolworths e Coles, hanno annunciato che entro 12 mesi non daranno più alla clientela i sacchetti monouso. La California è il primo stato che, dallo scorso novembre, ha bandito l’uso di sacchetti monouso dai grandi supermercati (con superficie maggiore a 20mila piedi – 1800 metri quadri – o a 2 milioni di fatturato annuo), dalle farmacie e dai chioschi e food truck.

Secondo il sito di news australiano ABC i sacchetti monouso per le insegne della Gdo sono un costo, tra acquisto, immagazzinamento e distribuzione nei negozi oneroso ed evitabile, che nel Paese potrebbe, ove venissero eliminate, portare a un risparmio di 170 milioni di dollari all’anno.

Al via le prime vending machine vegane e “smart”. Naturalmente, a San Francisco

Dopo le linee private label (tante) e il supermercato 100% vegetariano (Karma di Coop svizzera), gli alimenti vegani potrebbero avere la consacrazione definitiva ed essere ammessi all’Olimpo del cibo di largo consumo e “on-the-go”, ovvero d’acchiappo, grazie al debutto di vending machine vegane. Due per partire, e nella patria del cibo sano, naturale e 100% vegetale dal quale questo trend che ormai è diventato una solida realtà anni fa è partito: San Francisco, California.

Il Deus ex Machina dell’operazione è secondo il sito Psfk un ristorantino vegano molto chic, leCupboard, che non solo ha intenzione di aprire due distributori “in zone della città dove ci sono poche opzioni vegane”, ma li prevede anche “smart”, intelligenti: il consumatore potrà infatti selezionare i tipi di ingredienti che vuole escludere. La macchina a questo punto proporrà dei suggerimenti ad hoc dal menu. Tra le opzioni, pudding di chia per la colazione, insalata di lenticchie e spaghetti di zucchine. Il prezzo si aggirerà intorno agli 8 dollari a piatto (6,8 euro).

Una follia? Prendiamo il caso italiano: i vegani in Italia sono solo il 2%, che sale all’8% se si considerano anche i vegetariani. Ma, seguendo un trend in crescita in tutta Europa, il 40% delle famiglie italiane consuma prodotti vegetariani o vegani. Come a dire, aumentano quelli che credono nelle proprietà benefiche dei prodotti vegetali, e il mercato è molto più ampio di quanto si creda.

Secondo il rapporto Coop 2016 il comparto dei prodotti a base di soia o di latte vegetale (solo una parte dunque dei prodotti vegan) ha aumentato le vendite del 100% con un giro d’affari che nel 2016 ha toccato i 357 milioni di euro di fatturato nella sola Gdo, con un incremento del 18% negli ultimi 12 mesi (dati luglio 2016). In Italia secondo il rapporto 2017 dell’ente di certificazione Vegan Ok sono 10.000 le referenze certificate prodotte da 353 aziende. Con incremento del 37% per le zuppe, del 27,1% per i sostituiti della carne il 19% le bevande vegetali (guai ormai a chiamarle latti). Sempre secondo il rapporto Coop tra il primo semestre del 2015 e lo stesso periodo di quest’anno, le vendite di fagioli secchi hanno registrato una crescita del 21,4%. Sono cresciute anche i ceci e altri legumi conservati (13%) e i cereali  (11%) oltre che altri legumi secchi come ceci e lenticchie (rispettivamente +%12 e +11%). 

Un distributore aperto 24 ore su 24 dunque potrebbe essere un’idea non poi così peregrina. 

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Esselunga apre a Verona e a Novara, 156 i punti vendita con un occhio al green

Due aperture in pochi giorni, a Novara e Verona: procede spedito l’ampliamento della rete vendita di Esselunga dopo il debutto a Roma, l’accordo tra gli eredi, archiviata l’offerta miliardaria dei cinesi  e con all’orizzonte lo sbarco in Borsa.

Ultima in ordine di tempo è l’apertura di Verona in viale del Lavoro, zona Fiera. Il negozio, con 4.500 metri quadri di superficie di vendita, è dotato di un ampio parcheggio a raso e interrato in grado di ospitare circa 900 autoveicoli. All’interno del nuovo negozio sono impegnati 144 addetti (134 nel superstore, 10 nel bar Atlantic) di cui 47 neoassunti in zona.

Nell’ambito dei lavori per l’apertura, Esselunga ha riqualificato l’area adeguando la viabilità di viale del Lavoro, ingresso della città, con la rotatoria all’altezza di viale dell’Industria. Nel bosco urbano di Forte Gisella sono state messe a dimora 2.200 piante, alberi e arbusti donati alla città come compensazione ambientale, inoltre sono stati recuperati 80 platani in aree verdi comunali. L’Esselunga di Verona Fiera, 156° negozio della catena, è la terza apertura del 2017 dopo quelle di Roma Prenestino e di Novara Veveri, ed è il terzo negozio nella città di Verona con quelli di corso Milano, aperto nel 1988, e via Colonnello Fincato, inaugurato nel 2001. Al fine di ampliarlo e di renderlo più moderno, con reparti rinnovati e il bar Atlantic, è prevista la chiusura temporanea del supermercato di corso Milano; durante questo periodo, Esselunga offrirà ai clienti di corso Milano un servizio gratuito di bus navetta col superstore della Fiera.

I clienti disporranno di tutti i reparti tipici Esselunga: frutta e verdura sfusa e confezionata con un’offerta di oltre 450 prodotti; pescheria, con personale dedicato che offre pesce fresco già pulito; macelleria con banco assistito; gastronomia e un vasto assortimento di vini con oltre 700 etichette con l’assistenza di sommelier. Nel negozio di Verona Fiera apre anche il 123° forno di Esselunga: panettieri specializzati, formati dalla “scuola dei mestieri” interna, offriranno ai clienti 18 varietà di pane fresco sfornato per l’intera giornata, oltre a una vasta gamma di pizze e focacce. Non manca il bar Atlantic, una realtà consolidata nel campo della ristorazione presente in 87 negozi Esselunga, il primo nella città di Verona.

Alle casse, la tecnologia di Esselunga per snellire e gestire in autonomia la spesa prevede moderne casse self-scanning e self-payment con utilizzo di lettore.

 

A Novara edificio certificato

Debutto pochi giorni prima per l’Esselunga di Novara in corso della Vittoria: il negozio, con 4500 metri quadri di superficie di vendita, è dotato di un ampio parcheggio a raso e interrato in grado di ospitare oltre 900 autoveicoli ed è il secondo superstore della città insieme a quello di corso Vercelli.

La spiccata vocazione green del nuovo è confermata dalla targa ricevuta per l’elevato livello di sostenibilità ambientale dell’edificio da parte di iiSBE,  organizzazione no-profit volta alla diffusione di politiche e pratiche di sostenibilità.
La certificazione è stata conferita nell’ambito del Protocollo Itaca, uno strumento per la misurazione dell’impatto ambientale di strutture di diverse destinazioni d’uso. Secondo iiSBE, il Superstore ha realizzato un punteggio di 3,2 su un massimo di 5, ottenuto grazie a un innovativo modello di sviluppo logistico, urbanistico ed energetico

Il Superstore è il primo in Piemonte a ricevere la certificazione ambientale, richiesta dalla Regione per l’apertura di strutture pari o superiori ai 4.500 metri quadri.

All’interno del nuovo negozio sono impegnati 119 addetti (108 nel supermercato e 11 nel bar Atlantic) con un importante impatto occupazionale sul territorio perché ha richiesto complessivamente l’assunzione di 47 persone di cui il 50% del Comune di Novara. 

Anche qui, oltre ai tipici reparti, Novara Veveri dispone del 122° forno di Esselunga e del bar Atlantic.

Pedon inaugura a Milano il suo primo ristorante “Green Station”, casual e sostenibile

Pedon inaugura a Milano (in via Spadari) “Green station”, il suo primo ristorante, un nuovo locale dal concept innovativo improntato alla sostenibilità. E con un ambizioso obiettivo: creare la prima catena di ristorazione internazionale “Fast Casual” che fa della sostenibilità il suo valore principale, anche nella proposta gastronomica.

Cereali, legumi e semi sono infatti i veri protagonisti dell’offerta Green Station, proteine vegetali dallo straordinario apporto nutritivo che stanno incontrando il favore di un numero crescente di consumatori. Ingredienti semplici e naturali reinterpretati in chiave moderna per trasformarsi in piatti leggeri, gustosi e belli a vedersi in un mix di colori e sapori accattivanti, ma con un occhio sempre attento al benessere. Uno spazio animal e planet friendly grazie a un menù 100% meat free, realizzato attraverso il sostegno a centinaia di piccoli agricoltori, in Italia e all’estero, che ogni giorno si impegnano per la tutela dell’ecosistema e la promozione della biodiversità. Un locale dall’anima “green”, quindi, i cui valori sono ben espressi anche nell’utilizzo di materiali e imballaggi riciclabili, coerentemente alla filosofia che da sempre caratterizza Pedon.

Antibiotici? No grazie, Coop lancia uova, pollo e suini “puliti” con “Alleviamo la salute”

I danni dell’abuso di antibiotici e il conseguente rischio di antibiotico resistenza è stato più volte sottolineato dall’Oms, l’Organizzaione mondiale della Salute, e Coop si spende con il progetto “Alleviamo la salute” lanciata due mesi fa: e sugli scaffali sono già arrivati le uova senza antibiotici, prime in Italia, e i primi prodotti di suino. Mentre è già stato raggiunto il traguardo del 100% pollo allevato senza uso di antibiotici.

Nei punti vendita sono arrivate le uova a marchio Coop prodotte da galline allevate a terra senza uso di antibiotici, sin dalla nascita. Due le referenze disponibili, certificate da due enti indipendenti, ben riconoscibili dai consumatori grazie alle apposite etichette. In totale, a regime, saranno allevate senza antibiotici almeno 2 milioni di galline con una produzione di più di 1.800.000 uova. Un traguardo alla portata di Coop che già nel 2010 ha ricevuto il premio “Good Egg” assegnato dalla “Compassion in World Farming” per le sue uova da galline allevate a terra con animali nati e allevati in Italia. La scelta era già avvenuta nel 2003 per le proprie uova a marchio, poi estesa appunto nel 2010 a tutte le uova di qualsiasi marca presenti sugli scaffali Coop.

 

Coinvolta l’intera filiera avicola, dall’uovo al pollo

Intanto la campagna “Alleviamo la salute” presentata a fine aprile scorso sta dando i suoi primi significativi risultati e Coop, oltre le aspettative, ha coinvolto il 100% della filiera avicola nel processo di allevamento senza uso di antibiotici in anticipo rispetto alla scadenza che si era prefissata. Nei supermercati del gruppo, infatti, sono già presenti a scaffale 25 referenze della linea “Origine” con etichetta “Allevato senza uso di antibiotici”, per una stima di 240mila polli a settimana. E tra poco la linea si arricchirà di altri prodotti per arrivare a 32 referenze.

«Raggiungere un obiettivo così complesso addirittura in anticipo rispetto alla tabella di marcia è stato possibile -sottolinea Maura Latini direttore generale Coop Italia– grazie al fatto che la nostra politica è sempre stata quella di avere al nostro fianco fornitori consapevoli e coinvolti in processi produttivi e gestionali rigorosi: sono loro i nostri primi alleati».

La politica di riduzione nell’uso degli antibiotici è arrivata anche a interessare i primi prodotti suini che dalla prima settimana di luglio vanteranno l’etichetta “allevato senza uso di antibiotici negli ultimi 4 mesi”. «È un primo obiettivo di riduzione che ci siamo dati per questi animali arrivando a garantire il non uso di antibiotici negli ultimi 4 mesi – continua Latini -. Si tratta di un obiettivo comunque ambizioso e importante sempre nell’ottica della tutela della salute perché si tratta di una filiera particolarmente complessa».

Questi primi prodotti fanno parte della linea “Fior Fiore”, si tratta di animali allevati allo stato brado in due allevamenti toscani (sulle colline del Chianti e in Maremma). In tali condizioni gli animali impiegano molto più tempo per raggiungere il peso stabilito e questo ovviamente significa maggiore qualità delle carni e lavorazione artigianale dei prodotti. Attualmente nella linea sono coinvolti più di 3000 suini.

L’impegno complessivo di Coop è di lunga scadenza, imponente e tale da generare una vera e propria rivoluzione nei metodi di allevamento: complessivamente ne saranno interessati più di 14 milioni di animali ogni anno e oltre 1.600 allevamenti in Italia.

 

Un anno senza palma, Coop conferma la sua scelta per “il principio di precauzione”

Il tribunale di Bruxelles avrà anche dato ragione a Ferrero nella querelle con Delhaize stabilendo che l’assenza di olio di palma non può essere utilizzata come leva pubblicitaria perché i suoi danni per la salute non sono provati, e Coop, che aveva deciso a stretto giro delle dichiarazioni negative dell’EFSA di rendere i suoi prodotti a marchio “palm oil free” conferma la sua scelta che circostanzia in un comunicato ad hoc. Una decisione costata all’insegna 10 milioni di euro.

“Coop ritorna sulla decisione presa più di un anno fa di sostituire l’olio di palma nei prodotti a marchio con olii monosemi, olio d’oliva o burro. La decisione annunciata a maggio 2016 è scaturita da quanto affermato nel dossier EFSA, tuttora riportato sul sito ufficiale, che ha evidenziato l’alta presenza nell’olio di palma di alcuni composti contaminanti, il cui consumo in dosi eccessive viene sconsigliato (soprattutto a bambini e adolescenti).

… in coerenza con il principio di precauzione che orienta le azioni di Coop a tutela dei soci e dei consumatori da maggio a novembre 2016 è stata completata la sostituzione del palma su oltre 200 prodotti grazie ad una loro completa riformulazione nutrizionale. Altri grandi e medi produttori hanno seguito la scelta di Coop. Questo processo ha comportato per Coop anche delle rinunce perché non è stato possibile riformulare qualche prodotto (come nel caso di alcuni gelati) utilizzando altri olii o grassi che garantissero analoghe caratteristiche organolettiche e di durata.

Nessuna demonizzazione del palma, dunque, ma una scelta ragionata che si colloca all’interno di una politica sulla corretta alimentazione. Politica che Coop ha sempre suggerito, promuovendo la riduzione di tutte quelle sostanze, come i grassi, il sale e gli zuccheri che, se assunte in quantità elevate, possono causare problemi alla salute. Non fa differenza in questo l’olio di palma. Tra la vecchia e la nuova ricetta, nella maggior parte dei casi, la percentuale di grassi saturi è stata drasticamente ridotta, in altri casi pur non riducendo questa percentuale si sono ottenuti risultati migliorativi sulla riduzione di quegli specifici contaminanti che nell’olio di palma comunemente diffuso sul mercato sono mediamente più alti rispetto agli altri olii (dato EFSA). Così Coop continua ad operare affinché questi contaminanti siano ridotti al minimo in tutti gli olii e conseguentemente in tutti i prodotti a marchio, grazie ad interventi sulle filiere produttive e a trattamenti che riducano le temperature di lavorazione dei prodotti.

Accanto agli aspetti salutistici connessi al tema olio di palma si sommano poi le questioni ambientali; molte compagnie della palma da olio hanno acquisito certificazioni di sostenibilità, ma diverse organizzazioni sociali e ambientali contestano l’utilizzo di tali certificazioni considerate portatrici di interessi lesivi dei diritti delle popolazioni locali. Il tema palma  – conclude la nota – resta un argomento estremamente controverso anche dal punto di vista ambientale e sociale. Del resto, la stessa dichiarazione del Ministro dell’Ambiente Galletti che indica l’obiettivo di rendere sostenibile l’olio di palma al 2020 non suona esattamente come una difesa del palma, ma piuttosto come la conferma che fino ad oggi non sarebbe stato sostenibile.”

 

 

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