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Conad fatturato oltre i 13 miliardi (+5%), accordo con Enel per 250 colonnine di ricarica

Un giro d’affari 2017 per Conad a 13 miliardi di euro, 600 milioni in più rispetto al 2016 (con un incremento del 5%), spinto dalla performance della marca marca del distributore (che registra un +29%) e l’accordo con Enel che porterà ad installare 250 colonnine di ricarica per auto ad alimentazione elettrica nei parcheggi dei punti vendita entro il 31 giugno 2018: sono queste le principali novità comunicate da un vulcanico Ad Francesco Pugliese e dal management Conad ieri a Milano alla conferenza di fine anno.

Una crescita doppia rispetto al mercato Gdo, che si prevede chiuderà l’anno con un +2,5% (fonte: Nielsen Trade*Mis – Stime Nielsen su dati AdEx). Il secondo attore del mercato italiano (inseguitore di una Coop in affanno) ha anche aumentato la quota di mercato, salita al 12,1% (dal 9,5% nel 2006) e si rafforza la leadership nei supermercati, al 21% (12,7% nel 2006) (fonte: GNLC I° semestre 2017). In crescita anche il patrimonio netto, passato a 2,4 miliardi di euro, 180 milioni in più rispetto al 2016.

Il risultato è frutto degli investimenti nella rete di vendita (con un piano triennale di 413 milioni di euro al termine dell’anno in corso, 402 nel 2018 e 286 nel 2019, per un terzo in ristrutturazioni e due terzi per le nuove aperture). Un ruolo di primo piano l’hanno avuto anche i prodotti a marchio Conad, che oggi rispondono per una quota record per l’Italia nel Largo Consumo Confezionato del 29% contro il 19,5% del valore medio dei supermercati (fonte: IRI, progressivo a ottobre 2017). Il fatturato 2017 della marca del distributore si attesta a 3,2 miliardi di euro (200 milioni in più rispetto al 2016), nonostante la diminuzione della pressione promozionale. In particolare Verso Natura (lanciata a fine 2016) che ha oggi oltre 200 referenze, ha fatturato 150 milioni di euro ma, a regime (già nel 2018) dovrebbe arrivare ai 250 milioni (“e pensiamo che una media impresa alimentare italiana fattura 80 milioni” ha ricordato Pugliese).

La produttività si attesta a 6.140 euro al metro quadro (superiore ai 5.490 della media di mercato) con una dimensione media di punti vendita di 638 metri quadri (fonte: GNLC I° semestre 2017).

Risultati ottenuti nonostante la diminuzione della pressione promozionale, comune a tutto il mercato, anche se l’efficacia di quella Conad continua ad essere più alta rispetto ai competitor. Nell’anno in corso ha generato oltre 715 milioni di euro di risparmio per i clienti Conad nel solo Largo Consumo Confezionato (fonte: IRI). La spesa alimentare mensile delle famiglie (441 euro, fonte Istat) ha tratto beneficio dall’operazione nazionale Bassi&Fissi – nel 2017 ha ribassato in media del 28,8% il prezzo di 421 prodotti rappresentativi delle 80 principali categorie di acquisto – generando un risparmio annuo per famiglia di 1.440 euro.

«Anche quest’anno abbiamo ottenuto risultati buoni, molto buoni, grazie ad un solido piano di investimenti per crescere a tassi superiori alla media di mercato – ha detto Francesco Pugliese -. Abbiamo puntato, ancora una volta, sulla relazione sempre più forte con i clienti. La capacità di entrare in sintonia con i territori e le comunità che lì vivono, la centralità dei nostri punti di vendita in tali contesti ci consentono di dare risposte alle attese di quanti scelgono Conad per la spesa, ma anche per tanti altri servizi che portano qualità e convenienza su altrettanti consumi. Il legame con le comunità è l’identità del nostro modello imprenditoriale cooperativo che punta ad essere sempre più socialmente responsabile».

 

Un futuro di mobilità sostenibile, e Conad si prepara…

Conad ed Enel hanno firmato un protocollo d’intesa per favorire lo sviluppo e la diffusione della mobilità elettrica, che prevede l’installazione, entro il primo semestre 2018, di circa 250 postazioni di ricarica nei supermercati, centri commerciali e ipermercati in tutta Italia. Due le tipologie previste: circa 120 colonnine Pole Station (22 kW), che permettono la ricarica dei veicoli in meno di un’ora (“giusto quella che mediamente si impiega per fare una grossa spesa”), e circa 40 Fast Recharge (50 kW) in grado di garantire un pieno di energia in circa 20 minuti (saranno installate nelle vicinanze dei caselli autostradali). Infatti la prima infrastruttura Fast Recharge è stata installata presso il supermercato Conad di Altopascio, in provincia di Lucca, e rientra nel progetto EVA+, cofinanziato dalla Commissione Ue e coordinato da Enel, che prevede 180 punti di ricarica veloce lungo le strade extraurbane per favorire gli spostamenti di lungo raggio.

Sono sempre più numerosi gli italiani che stanno modificando le proprie abitudini di consumo nell’ottica di un maggiore rispetto per l’ambiente e della conservazione delle risorse naturali. Un trend confermato dall’andamento del mercato delle auto ad alimentazione elettrica o ibrida. Dal 2005 al 2016 il numero degli autoveicoli elettrici BEV (Battery Electric Vehicle) e PHEV (Plug-in Hybrid Electric Vehicle) è cresciuto a un tasso medio del 41% all’anno (Fonte: E-Mobility Revolution, Ambrosetti-Enel).

Il senso della partnership (“siglata in  sole tre settimane con Enel”) lo spiega ancora Pugliese: «Nel nostro Paese sta crescendo in modo significativo l’attenzione verso modelli di consumo più rispettosi dell’ambiente, e Conad da tempo si pone come obiettivo quello di soddisfare questa nuova domanda, dando maggiore forza all’offerta di prodotti e servizi che si inseriscano in un’ottica di responsabilità ambientale. Il servizio di colonnine per la ricarica di veicoli elettrici è parte di questo disegno. Il nostro Paese ha ancora molta strada da fare per raggiungere un modello di sviluppo davvero ecocompatibile. Per arrivare a questo traguardo è necessario che non solo i governi facciano la loro parte attuando politiche incentivanti, ma che le imprese siano in prima linea e interpretino la sostenibilità come elemento di sviluppo. È doveroso per le aziende iniziare a rivedere i propri modelli di Business, e contemporaneamente incoraggiare consumi eco compatibili. Ed è questo ciò che Conad ha iniziato a fare».

 

Con il riciclo abiti Auchan Retail premiata con lo HUMANA Eco-Solidarity Award 2017

Il contenitore digitale per la raccolta d’indumenti usati del progetto di HUMANA People to People Italia di Concesio.

Il progetto del contenitore digitale per la raccolta d’indumenti usati che ha permesso di raccogliere oltre 270 mila chili di abiti e ha contribuito al sostegno del programma “Farmers’ Clubs” in Malawi per la sicurezza alimentare e lo sviluppo delle attività agricole ha permesso ad Auchan Retail Italia di essere premiata con l’“HUMANA Eco-Solidarity Award 2017” come terzo classificato nella categoria nazionale grande distribuzione organizzata/quantità assoluta abiti.

Nel 2016, HUMANA, in collaborazione con i punti vendita Auchan e Simply di Auchan Retail Italia, ha raccolto sul territorio delle province di Bergamo, Brescia, Cuneo, Lecco, Lodi, Monza Brianza, Milano, Mantova, Piacenza, Pescara, Pavia, Roma, Rovigo, Torino, Treviso, Varese, Vicenza e Verona esattamente 273.239 chili di abiti, determinando impatti positivi dal punto di vista ambientale, economico e sociale nel Sud del mondo.

Grazie agli abiti raccolti, infatti, HUMANA ha contribuito a sostenere il programma “Farmers’ Clubs” in Malawi, volto a guidare i piccoli coltivatori nel passaggio da un’agricoltura di sussistenza a una commerciabile, attraverso l’aumento e la diversificazione della produzione, l’impiego di tecniche di lavorazione minima del terreno, la diversificazione delle colture e la preservazione delle scarse risorse idriche.

Allo stesso tempo la raccolta abiti ha prodotto benefici per l’ambiente: gli abiti donati hanno evitato l’emissione di oltre 980mila chili di anidride carbonica nell’atmosfera, pari all’attività di assorbimento di 9.837 alberi, e di risparmiare oltre 1 miliardo e 600 milioni di litri di acqua utili a riempire 656 piscine olimpioniche.

Nella stessa mattinata della premiazione c’è stata anche la raccolta straordinaria nella sede centrale di Auchan Retail Italia, in Provincia di Milano, durante la quale i dipendenti hanno donato 335 kg per i bambini di Chilangoma, in Malawi.

La premiazione della società è avvenuta in occasione dell’HUMANA People to People Day 2017, evento internazionale, giunto alla VIII edizione, che coinvolge i membri della federazione HUMANA in Europa e che, quest’anno, mette al centro il tema dell’“Access to Energy”.
«Il fatto di disporre dell’energia è per noi ormai una cosa quasi scontata. Come potremmo immaginare la nostra vita senza avere la luce in casa o l’energia per ricaricare il cellulare? Nel mondo però la situazione è ancora molto diversa, seppur passi in avanti siano stati fatti. Per questo al centro dell’HUMANA Day di quest’anno abbiamo deciso di mettere proprio il tema dell’accesso all’energia, con particolare focus al tema delle energie pulite» ha ricordato Ulla Carina Bolin, Presidente di HUMANA People to People Italia ONLUS.

«Sono molto onorato e vi ringrazio di cuore per questo riconoscimento. Da molti anni, come gruppo, crediamo nell’importanza di valorizzare la nostra capillare presenza sul territorio nazionale anche a supporto di reti sociali, come quella proposta da Humana. Ed io, personalmente, sono molto sensibile alle iniziative di solidarietà. Ritengo infatti che tutti noi siamo chiamati a un senso di responsabilità e coinvolgimento personale nei confronti di chi è in difficoltà. Credo sia proprio la condivisione di questi valori alla base della nostra collaborazione solida e duratura» è stato il commento di Denis Lionnet, Direttore Risorse Umane di Auchan Retail Italia.

Coop Insieme verso un futuro sostenibile premia cinque fornitori molto “green”

A.I.A., Copack GmbH, Co.ind, San Lidano Coop Agricola, SCA Hygiene Products: sono le cinque imprese che hanno ottenuto il riconoscimento “Coop Insieme verso un futuro sostenibile”, un progetto volto a sensibilizzare i fornitori Coop sui temi della sostenibilità cui hanno aderito 328 aziende.

A 11 anni dall’avvio del progetto, partito nel 2006, anche la concezione di sostenibilità è cambiata: oltre all’efficienza energetica, Coop ha monitorato azioni più ampie includendo le tematiche degli sprechi, della riduzione dei consumi idrici, della produzione di rifiuti e delle donazioni, ma non solo.

È cresciuta anche l’adesione dei fornitori, passati da poche decine a oltre tre centinaia e ad oggi, in base ai valori dichiarati, si è stimato un risparmio di circa 500.000 tonnellate di C02 non immesse in atmosfera. Le 328 imprese aderenti fanno capo a 497 stabilimenti totali all’interno dei quali sono stati effettuati importanti interventi volti a migliorare le proprie prestazioni a favore della sostenibilità.

Nel 2006 Coop fu la prima insegna della Gdo italiana ad invitare i fornitori di prodotto a marchio ad adottare azioni mirate alla riduzione delle emissioni di gas serra per essere in linea con gli obiettivi sanciti allora dal Protocollo di Kyoto, e prevedendo la collaborazione per la verifica dei dati di Bureau Veritas Italia (organizzazione internazionale che si occupa di certificazione e attività di auditing).

Undici anni dopo, Coop amplia il contesto di riferimento includendo nell’analisi non solo le azioni volte a diminuire le emissioni di anidride carbonica, ma anche altre tematiche strettamente correlate alla sostenibilità: l’energia, certo, ma anche i consumi idrici, i rifiuti, l’utilizzo di materiali riciclati, le certificazioni adottate, la riduzione degli scarti, le donazioni. Ne esce una sorta di “radiografia” complessiva, partendo dal presupposto che molte azioni, oltre a portare ad un beneficio per l’ambiente e per l’’uomo, possono generare contemporaneamente un beneficio economico per le aziende, grazie al risparmio sui singoli costi. Gli scarti e sottoprodotti destinati a valorizzazione energetica sono stati quasi 2 milioni di tonnellate e sono state devolute a donazioni quasi 230.000 tonnellate di prodotto.

«Una delle caratteristiche primarie dei nostri prodotti è l’attenzione all’impatto ambientale generato dall’intero processo produttivo – ha spiegato Marco Pedroni, Presidente Coop Italia intervenuto alla premiazione -. Il prodotto a marchio Coop è buono, sicuro, etico, conveniente, ecologico e trasparente. Questo progetto rientra perciò a pieno titolo nella nostra strategia e i fornitori coinvolti dimostrano di crederci molto».

 

L’evento di premiazione si è svolto a Bologna presso Fico Eataly: ecco le motivazioni della selezione:

A.I.A (carni e uova) ha una filiera controllata dall’allevamento alla macellazione includendo monitoraggio dei consumi, recupero di calore, riduzione dei volumi di fanghi da smaltire e conseguente risparmio di combustibile.

Copack (surgelati pesce e piatti pronti) ha investito molto sul versante sostenibilità dei propri impianti realizzando sistemi di recupero calore ad alta efficienza, illuminazione a led e puntando su energia elettrica da fonte rinnovabile e impianto fotovoltaico. Il tutto ha permesso di ridurre del 4,9% in tre anni le emissioni di C02.

Co.ind (caffè, cacao, cioccolato, igiene persona e prodotti per la sanificazione) ha ottimizzato i propri processi produttivi per ridurre il fabbisogno d’acqua e ha svolto un importante azione di riduzione in peso e sostituzione con materiali compostabili degli imballaggi.

San Lidano Coop Agricola (ortofrutta e IV gamma) ha investito molto sugli impianti necessari per la riduzione del volume di acqua nei processi di lavorazione e ha reimpiegato 4.617 tonnellate di scarto di lavorazione a fini zootecnici.

SCA Hygiene Products (prodotti per la casa a base di cellulosa) ha ideato un sistema di calcolo volontario delle emissioni di C02 finalizzato a compensazioni volontarie e una fitta rete di certificazioni volte al miglioramento dell’efficienza energetica.

Nell’ambito della premiazione 2017 sono state menzionate anche nove aziende risultate più sensibili sul versante della lotta allo spreco, di materie prime e di prodotti, ovvero Centro Latte Bressanone, Cerelia Italia, Dial, Fiorani & C, Mazzei Manufacturing, Ontex Bvba, Orogel, Quality Food Group, Zeta Casa.

Maffei diventa azienda 100% ad energia pulita

Maffei, pastificio di Barletta (BT) specializzato in pasta fresca di qualità Made in Italy, ha completato il percorso di innovazione sostenibile che l’ha portata a diventare un’azienda 100% a energia pulita e il secondo produttore di pasta fresca non ripiena in Italia.

Con una produzione, in crescita, di 15,5 milioni di kg di pasta fresca nel 2016, un incremento dell’export del 150% e 90 dipendenti, Maffei è riuscita a coniugare la filosofia “di mangiar bene e sano”. Maffei, infatti, nel  2016, si è dotata di un innovativo impianto energetico ad alta efficienza ed emissioni near-zero. Primo sistema energetico in Puglia con tecnologia a turbina oil-free, brevetto di derivazione aerospaziale dell’americana Capstone, ha consentito al pastificio di produrre tutta l’energia elettrica e il vapore necessari allo stabilimento produttivo, facendolo così diventare un’azienda 100% ad energia pulita.

Grazie al nuovo impianto, l’azienda risparmia oggi oltre 600 tonnellate di CO2 all’anno non immesse in atmosfera che equivalgono all’assorbimento di CO2 di 15.000 alberi in un anno e a 350 automobili in meno circolanti all’anno che percorrono mediamente 10.000 km/anno ciascuna.

L’applicazione è stata sviluppata da IBT Group, partner esclusivo dell’americana Capstone, ed è composta da una turbina oil-free da 600 kWe che, tramite la cogenerazione, produce elettricità e, grazie all’impiego di una tecnologia di post-combustione dei fumi della turbina e ad un generatore di vapore produce anche il vapore saturo necessario alle linee di produzione, massimizzando così il recupero termico. Non avendo liquidi lubrificanti al suo interno (oil-free), la turbina genera fumi talmente puliti e ricchi di ossigeno da poter essere utilizzati, infatti, in toto come aria comburente. Il risultato è un’alta efficienza complessiva dell’impianto, oltre l’85%, e quindi di risparmio sia in termici economici che di emissioni nocive.

Il progetto sarà oggetto di una campagna di sensibilizzazione promossa da Maffei che comprenderà anche la veicolazione di strumenti divulgativi, come il nuovo video istituzionale (www.youtube.com/watch?v=Otq6KHuScQI), nonché l’organizzazione di visite in azienda per spiegare cosa significa essere oggi un’azienda sostenibile ed i benefici che si possono ottenere per la collettività ed il territorio.

Glifosato, la Ue rinnova l’ok per altri cinque anni

Glifosato ancora legale, almeno per i prossimi cinque anni: è la risoluzione presa dai paesi Ue riuniti in Comitato d’appello lunedì a favore del rinnovo dell’autorizzazione del contestatissimo erbicida. Secondo l’ANSA, gli equilibri sono stati spostati dal voto positivo della Germania, con 18 Paesi a favore, 9 contrari e un astenuto. 

L’Italia è tra i nove Paesi che hanno votato contro la proposta di rinnovo dell’autorizzazione, con Francia, Belgio, Grecia, Ungheria, Lussemburgo, Lettonia, Cipro e Malta. Astenuto il Portogallo. A cambiare gli equilibri rispetto alla riunione del 9 novembre scorso, che non aveva espresso una maggioranza, è stato il voto favorevole di Romania, Bulgaria, Polonia e Germania, che in precedenza si erano astenute. Romania, Bulgaria e Polonia perché ritenevano che un’autorizzazione per cinque anni fosse troppo poco, la Germania perché chiedeva un prolungamento dell’attuale autorizzazione per tre anni.

Parla di “regalo alle multinazionali della chimica” Greenpeace. «Il voto odierno è un regalo alle multinazionali agrochimiche, a scapito di salute e ambiente. Bene comunque il voto contrario dell’Italia che ha dimostrato nuovamente di dare priorità alla tutela delle persone, e non al fatturato di chi produce e commercia il glifosato» ha detto Federica Ferrario, responsabile campagna Agricoltura di Greenpeace Italia.

Secondo Coldiretti, in Italia il divieto di uso del glifosato resta nelle aree frequentate dalla popolazione o da “gruppi vulnerabili” quali parchi, giardini, campi sportivi e zone ricreative, aree gioco per bambini, cortili e aree verdi interne a complessi scolastici e strutture sanitarie, ma anche in campagna in pre-raccolta “al solo scopo di ottimizzare il raccolto o la trebbiatura”. Lo stabilisce il decreto del Ministero della Salute in vigore dal 22 agosto del 2016, che non viene modificati dalla attuale decisione dell’Unione Europea.

“L’Italia deve porsi all’avanguardia nelle politiche di sicurezza alimentare nell’Unione Europea e fare in modo che le misure precauzionali introdotte a livello nazionale riguardino coerentemente anche l’ingresso in Italia di prodotti stranieri trattati con modalità analoghe, come il grano proveniente dal Canada dove viene fatto un uso intensivo di glifosato proprio nella fase di preraccolta”. Un principio che deve essere ben evidenziato anche nell’ambito dell’accordo di libero scambio tra Unione Europea e Canada (CETA), dove al contrario si prevede l’azzeramento strutturale dei dazi indipendentemente dagli andamenti di mercato.

La proposta della Commissione Ue è basata su una dubbia valutazione del rischio sul glifosato, che afferma che non vi sono prove sufficienti su un legame della sostanza al rischio di cancro, nonostante l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) lo abbia classificato come “probabilmente cancerogeno” per le persone.

Allo stato attuale nessuno può affermare con certezza che il glifosato sia sicuro, specie dopo le rivelazioni che stanno continuando a emergere grazie ai cosiddetti “Monsanto Papers” e lo scandalo del “copia-incolla”, relativo a parti del rapporto dell’EFSA sui rischi dell’uso del glifosato copiate dalla richiesta di rinnovo dell’autorizzazione di Monsanto.

Altromercato lancia Ri-capsula, per un caffè eco-sostenibile e a misura di consumatore

Altromercato lancia Ri-capsula: una capsula riutilizzabile, grazie ad una tecnologia innovativa, proposta in esclusiva sul mercato italiano, che accoppia alluminio e tappo in silicone alimentare. Un’idea per rendere l’esperienza del caffè sempre più eco – sostenibile e a misura di utente.
 
Ricaricabile fino a 250 volte e personalizzabile con il macinato Altromercato che si desidera, Ri-Capsula è compatibile con le macchine per espresso ad uso domestico Nespresso® e si presenta in un kit ready-to-use in cui, oltre a capsula e tappo, è presente anche un comodo utensile che consente di raccogliere il macinato nel giusto quantitativo e di livellarlo per chiudere in modo corretto la capsula.
 
Ri-capsula, prodotta in Austria da organizzazioni no-profit che supportano e danno lavoro a persone con disabilità, è pensata per diminuire l’impatto ambientale e aumentare quello sulle comunità. Il suo uso, inoltre, può comportare un significativo risparmio economico se confrontato con la spesa media delle capsule per macchine espresso casa.
 
Ri-capsula che (a  un prezzo consigliato di 11 euro) è oggi disponibile ed acquistabile nella rete di Botteghe Altromercato su tutto il territorio nazionale e sul sito Altromercato, sarà proposta in futuro anche in GdO.
 
 
[®Nespresso è un marchio registrato di Société des Produits Nestlé S.A. e qui è utilizzato solo per descrizione dell’articolo].

Megamark, una delle 10 aziende dove si lavora meglio al Sud

Il Gruppo Megamark di Trani, che riunisce i supermercati Dok, A&O, Famila, Iperfamila, Sole365 presenti in Puglia, Campania, Molise, Basilicata e Calabria, è tra le dieci grandi aziende dove si lavora meglio al Sud.

A decretarlo “Statista”, società tedesca leader nel settore delle ricerche di mercato, che ha effettuato un’indagine in esclusiva per il settimanale Panorama intervistando in forma anonima 15mila lavoratori di 1.900 aziende italiane con più di 250 dipendenti. Delle 400 grandi aziende italiane che hanno ottenuto un punteggio superiore alla media (podio per Ferrero, Ferrari e Hilton), solo dieci hanno sede al Sud, di cui cinque in Puglia (oltre a Megamark anche Exprivia di Molfetta, Natuzzi di Santeramo in Colle e le due sedi di Modugno delle multinazionali Bridgestone Italia e Getrag), quattro in Campania e una in Sicilia.

Il welfare aziendale

Da diversi anni Megamark è impegnata in importanti progetti di welfare aziendale. Attraverso l’omonima fondazione, oltre a coprire le spese sanitarie sostenute per gravi patologie che colpiscono i lavoratori o i loro familiari, eroga borse di studio con l’iniziativa ‘Giovani talenti’ riservata ai figli dei dipendenti, neodiplomati o neolaureati che si sono particolarmente distinti nella loro carriera scolastica. In questi anni sono stati premiati 74 studenti per un totale di 185.000 euro e il prossimo 28 novembre saranno consegnate nuove borse di studio per un finanziamento complessivo di circa 50 mila euro. Inoltre, per i figli dei collaboratori che termineranno le scuole secondarie inferiori, mette a disposizione borse per un viaggio studio in Inghilterra. Un’attenzione speciale è riservata alle collaboratrici con il progetto ‘Più tempo per le mamme’, con il quale l’azienda concede un mese di maternità in più rispetto alla normativa vigente regolarmente retribuito. E per le nuove nascite il ‘bonus bebè’, con il quale il gruppo accompagna i neonati per il primo anno di vita con un sostegno di 1.000 euro.

«Siamo onorati di essere tra le aziende con i collaboratori più soddisfatti – commenta il cav. Giovanni Pomarico, presidente del Gruppo Megamark -. È un successo e un privilegio che riguarda tutte le persone che ogni giorno contribuiscono alla creazione dei risultati aziendali. Per raggiungere traguardi come questo è indispensabile saper ascoltare i bisogni dei dipendenti ed è importante avere una squadra con un grande senso di appartenenza».

 

Meno spreco, più solidarietà (con qualche incentivo): nasce LIFE-Food.Waste.StandUp

Un protocollo d’intesa per incentivare le donazioni di prodotti alimentari verso le persone bisognose: è “LIFE-Food.Waste.StandUp”, progetto di filiera coordinato da Federalimentare in partenariato con Federdistribuzione, Fondazione Banco Alimentare Onlus e Unione Nazionale Consumatori, è co-finanziato dalla Commissione Europea nel quadro del programma per l’ambiente e l’azione per il clima (LIFE 2014-2020). Si tratta di una campagna di comunicazione e sensibilizzazione contro lo spreco alimentare e in favore dell’aumento delle donazioni che parte dall’industria, passa per la distribuzione e arriva ai consumatori. Il progetto è stato presentato venerdì presso il Belvedere di Palazzo Lombardia alla presenza dell’assessore all’Ambiente, Energia e Sviluppo sostenibile Regione Lombardia Claudia Maria Terzi e dell’On. Maria Chiara Gadda, prima firmataria della recente legge contro lo spreco alimentare.

Su iniziativa di Federdistribuzione è stato inoltre sottoscritto un protocollo d’intesa con la Regione, siglato anche dagli altri partner di LIFE-Food.Waste.Stand.Up, finalizzato a sviluppare una serie di attività volte ad aumentare e rendere più agevoli, per le aziende che operano sul territorio lombardo, le donazioni di prodotti alimentari in favore delle persone indigenti. Un’iniziativa che dovrebbe portare a una riduzione dei quantitativi di rifiuti prodotti e, di conseguenza, alla diminuzione dei relativi costi economici, sociali ed ambientali di smaltimento, prevedendo anche l’introduzione di un concetto di premialità per i soggetti economici che facciano donazioni, come ad esempio la riduzione della tassa sui rifiuti, così come esplicitamente previsto dalla legge 166/2016.

In Italia ogni anno vengono prodotte circa 5,6 milioni di tonnellate di eccedenze alimentari (dati Politecnico di Milano). Di queste solo l’8,6% è recuperato attraverso donazioni alle persone bisognose. Il resto è buttato: 12,6 miliardi di euro, il 15,4% del totale dei consumi alimentari.

«Numeri impressionanti – ha dichiarato Giovanni Cobolli Gigli, Presidente di Federdistribuzione – che vanno imputati a tutti gli attori della filiera: produzione, industria di trasformazione, distribuzione e consumatori, a cui spetta la parte più rilevante dello spreco. Da anni ormai le imprese della Distribuzione sono impegnate in programmi di recupero delle eccedenze con accordi con Onlus e associazioni caritatevoli, tuttavia siamo convinti che si possa fare ancora di più. Ed è per questo che la nostra Federazione ha aderito al progetto LIFE-Food.Waste.StandUp, perché crediamo che solo attraverso il coinvolgimento di tutti i soggetti della filiera si possano ottenere risultati importanti».

L’On. Maria Chiara Gadda ha fornito i risultati della legge“antisprechi” 166/2016 a un anno dalla sua approvazione: sono state sottratte allo spreco e destinate per solidarietá sociale migliaia di tonnellate di cibo con una media nazionale di incremento del 20% rispetto all’anno precedente e con punte di eccellenza soprattutto nelle Regioni del centro e nord Italia. Allo stesso tempo, si è ampliata la qualità dei prodotti recuperati e si sono attivati progetti in luoghi prima impensabili (navi da crociera, banchetti o eventi sportivi). «Ciò dimostra quanto ci fosse davvero bisogno di una norma nazionale in grado di mettere a sistema i diversi attori coinvolti e definire un quadro estremamente semplificato assieme ad agevolazioni di tipo fiscale. È anche grazie a questa legge che molte Regioni e Comuni hanno avuto l’opportunità di avviare nuovi bandi e iniziative sul tema dello spreco alimentare» ha concluso Gadda.

Ecco Fico Eataly World, le filiere italiane pensate in grande

Un gigantesco supermercato, una faraonica food hall, una decorativa fattoria didattica: partirà il 15 novembre l’attesissimo Fico Eataly World, il progetto di Oscar Farinetti a Bologna nell’area del CAAB che ha l’ambizione di diventare una tra le prime destinazioni turistiche italiane (l’obiettivo è arrivare a 6 milioni di visitatori l’anno, di cui 2 milioni stranieri) e una vetrina permanente della produzione alimentare del nostro Paese. Una sorta di Expo permanente. Ieri l’anteprima per la stampa. Oltre agli orti, agli allevamenti e alle coltivazioni il “parco” (più struttura che parco invero) di estende su 100.000 metri quadrati progettati dall’architetto Thomas Bartoli:  2 ettari di campi e stalle all’aria aperta, con 200 animali e 2.000 cultivar e 8 ettari coperti con 40 fabbriche di alimentari gestite da brand di primo piano, dal partner storico Lavazza a Balocco, da Venchi a Grana Padano, Parmigiano Reggiano e Amadori, tanto per citarne alcuni.
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I luoghi di ristoro sono per tutte le tasche e vanno dal più basico street food al ristorantini di carne e pesce, dal vegetariano a Cinque, il ristorante dello stellato Enrico Bertolini. Ma ci sono anche gelaterie, pasticcerie e bar.
 
Un gigantesco Eataly
Sono 9.000 i metri quadrati dedicati alle botteghe e al mercato con il meglio dei prodotti e del design per la buona tavola. Ci sono aree dedicate allo sport, ai bimbi, alla lettura e ai servizi; 6 aule didattiche e 6 “giostre” educative; un centro congressi modulabile da 50 a 1.000 persone, con spazi per teatro e cinema (i film in visione sono stati girati dagli allievi del Centro sperimentale di cinematografia di Milano diretto da Maurizio Nichetti); mentre sono previsti corsi ed eventi per animere tutti gli spazi di FICO. 
Dalla Stazione centrale di Bologna sono previsti autobus “vestiti” con i colori di FICO, che entreranno in servizio di linea dal 14 novembre. Costo (che ha già sollevato qualche polemica, di 5 euro a corsa).
Il Comune di Bologna è promotore del progetto FICO Eataly World, che sorge nell’area del CAAB, società partecipata all’80% dal Comune, di cui sono parte anche la Camera di Commercio di Bologna, la Regione Emilia Romagna e Città Metropolitana. FICO EATALY WORLD è la società nata per la realizzazione, la gestione e la promozione, in Italia e all’estero, del parco FICO Eataly World. È detenuta da Eataly insieme a Coop Alleanza 3.0 e Coop Reno, cooperative di consumatori del sistema Coop.

Arriva Wami, l’acqua solidale, anche in Gdo: per ogni bottiglia 100 litri a chi non ne ha accesso

Un’acqua solidale che ha deciso di affrontare uno dei grandi problemi che travagliano, oggi e ancor più domani, il pIaneta: la disponibilità d’acqua potabile: è WAMI (che significa “water with a mission”), un nuovo brand di acqua oligominerale che, per ognuna delle sue bottiglie vendute, dona 100 litri di acqua potabile a chi oggi non ha accesso a questa risorsa vitale. E nel mondo si tratta di 700 milioni di persone, una cifra superiore alla popolazione europea.

 

Solidale e sostenibile

L’acqua oligominerale Wami sgorga sulle Alpi a 650 metri sul livello del mare e viene imbottigliata utilizzando solo packaging completamente riciclabile. Disponibile nei formati da 0,5L e 1,5L in PET e nel formato da 0,75L in vetro, è distribuita in numerosi bar e ristoranti tra Milano, Bologna, Torino e la riviera romagnola. Nella Gdo è presente in tutti i Carrefour Iper e in 200 Carrefour Market in tutta Italia con i formati PET 0,5L e vetro 0,75L, nei negozi Bio c’Bon e online su Weygo.com.

Attualmente WAMI sta realizzando con Fondazione ACRA un acquedotto che garantisce l’accesso all’acqua potabile direttamente nella propria abitazione a 53 famiglie della comunità di Eguilaye in Senegal, nella regione di Tenghory.

In occasione di questa operazione, la startup ha ideato un nuovo prodotto, la WAMI Urban bottle, una borraccia leggera perché realizzata in acciaio inossidabile 18/8 e sostenibile in quanto riutilizzabile all’infinito e CO2 neutral.

Precedentemente al progetto in Senegal, Wami ha costruito il suo pozzo inaugurato nel 2016 in Etiopia presso la scuola di Ilu Dhina, che serve oltre 900 bambini e circa 300 abitanti dei villaggi vicini.

WAMI si fonda su un meccanismo che si autoalimenta: individua la comunità bisognosa e analizza il sottosuolo per trovare una falda acquifera sicura e sostenibile. A questo punto si procede con la realizzazione del progetto idrico (pozzo, acquedotto), istruendo gli abitanti del villaggio a mantenere adeguatamente le strutture donate. Solo dopo aver realizzato il progetto, WAMI recupera quello che è stato investito tramite la vendita delle bottiglie. In questo modo chiunque acquisti una bottiglia di Wami può già sapere quale progetto sta rifinanziando sul sito www.wa-mi.org

 

Un esempio di Corporate Social Responsability

L’idea è nata da Giacomo Stefanini, il fondatore, quando si trovava negli Stati Uniti per studiare. Durante un corso universitario di Corporate Social Responsibility ha scoperto un nuovo modo di fare azienda che ha come obiettivo il valore sociale generato, e non il profitto. Questo nuovo modello chiamato “Buy One, Give One” consiste nel donare a chi ne ha bisogno il prodotto che compriamo per noi stessi, facendo un acquisto consapevole e responsabile.

«Bottiglia dopo bottiglia, vogliamo dare l’accesso all’acqua potabile al maggior numero possibile di persone nel mondo grazie al contributo sia della Gdo e dei diversi punti vendita e distributori commerciali, sia delle persone che acquistando WAMI daranno un importante contributo per sostenere il nostro progetto – spiega Giacomo Stefanini -. Siamo molto soddisfatti dei risultati raggiunti finora. A un anno dalla nascita di WAMI abbiamo già all’attivo due progetti e puntiamo a vederne realizzati entro un anno altri sei. Alcuni consentiranno, per esempio, di espandere la rete idrica in Senegal nei villaggi limitrofi a quello attuale. La parola chiave è trasparenza, dato che chi acquista WAMI sa già quale opera sta sostenendo».

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