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Il caporalato minaccia l’export dei pomodori Made in Italy

Un’ombra si allunga sull’industria del pomodoro italiana. Da noi non è una novità, ma ora, che la filiera del pomodoro sia fortemente segnata da episodi di caporalato e toccata dalle agromafie lo denuncia anche uno studio dell’Ethical Trading Initiative, associazione che raccoglie aziende, sindacati e Ong con lo scopo di promuovere il rispetto dei diritti dei lavoratori nel mondo. Nel loro ultimo rapporto sotto il mirino è finita la raccolta e l’imballaggio dei pomodori in Italia, che risulta in un “colossale e sistematico” sfruttamento del lavoro dei migranti. I quali guadagnano secondo ETI il 40% meno del salario minimo. Non solo: mentre i lavoratori agricoli “ufficiali” nel nostro Paese sono 116mila, l’Asgi, Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione, valuta che tra legali e illegali a lavorare nei campi italiani siano in 500mila. L’Osservatorio Placido Rizzotto stima che siano 400mila i lavoratori agricoli a rischio caporalato, l’80% immigrati, e che 100mila lavoratori migranti illegali da Paesi non UE abbiano subito un duro sfruttamento e condizioni di vita spaventose. Lo scopo di ETI è chiaro: spingere i distributori a mappare i fornitori delle aree più a rischio e valutare i salari e le ore di lavoro. Non solo: devono anche valutare se le loro condizioni di acquisto influenzino in qualche modo le condizioni cui sono sottoposti i lavoratori.

«Il pomodoro è il gioiello della corona dell’agricoltura italiana. È il prodotto maggiormente esportato e l’Italia è il terzo produttore mondiale di pomodori lavorati. Il lavoro degli stranieri è considerato fondamentale per consentire all’agricoltura italiana di competere sui mercati globali, ma nella corsa al profitto le leggi del lavoro sono costantemente ignorate» ha detto Nick Kightley, consigliere ETI per l’alimentazione e l’agricoltura.

Il messaggio alla GDO britannica è diretto: “se vogliono che la loro catena di distribuzione sia pulita, possono e dovrebbero agire”. Il BRC, British Retail Consortium, l’associazione dei retailer britannici che importano dall’Italia il 60% dei pomodori lavorati, ha già preso posizione: «Prendiamo molto sul serio ogni accusa di trasgressioni all’eticità del lavoro da parte dei nostri fornitori. Il benessere dei lavoratori è di capitale importanza per i retailer membri del British Retail Consortium che stanno lavorando molto per migliorare le pratiche nella loro catena di produzione e distribuzione nel mondo. I membri della BRC studieranno il rapporto di ETI e prenderanno le azioni che riterranno appropriate. Ci auguriamo che le autorità facciano in modo di assicurare che le leggi per il lavoro etico vengano rispettate».

Nomi per ora non ne sono stai fatti ma la questione, se non è proprio un fulmine a ciel sereno, è sicuramente una campanello d’allarme per i produttori italiani, che rischia di minacciare seriamente una parte importante, nonché simbolica, della nostra industria agroalimentare.

 

Bollino etico arma spuntata

Una soluzione avrebbe dovuto venire dal “bollino etico”, il sistema pubblico di certificazione etica del lavoro che fa capo all’Inps, nato nel settembre scorso. In tre mesi però solo 207 aziende hanno ottenuto il riconoscimento su 669 domande presentate e un potenziale di 200mila imprese interessate.

Il 60% dei derivati da pomodori italiani è destinato ai mercati internazionali. La produzione totale italiana nel 2015 secondo Coldiretti sarà di 5,2 milioni di tonnellate di pomodoro fresco (+ 7% sul 2014) con un fatturato di 3 miliardi di euro, 8mila produttori agricoli e 10mila addetti nell’industriale in 110 aziende e 54 Organizzazioni dei Produttori.

Forse, oltre a denunciare il pomodoro contraffatto cinese, sarebbe il momento di guardare nei campi di casa nostra… in un periodo peraltro “d’oro” che ha visto un aumento delle esportazioni per le conserve di pomodoro italiane del 20% delle vendite in valore negli USA, nel 2015 primo Paese di destinazione fuori dall’Ue. Ma ancora per quanto?

Lush fa restyling in Buenos Aires a Milano: più ordine e focus sul prodotto

Scaffali in legno riciclato realizzato da artigiani locali tra Brescia e Bergamo, scuri per dare più risalto al prodotto, piastrelle bianche e fasce nere da cui risaltano i colori sgargianti dei saponi e delle confezioni, aria vintage, che richiama gli anni ’50 inglesi ma anche le vecchie cucine di campagna e il mondo del circo; esposizione “verticale” per categoria (prima era tutto un po’ mischiato); migliore utilizzo dello spazio e più chiarezza espositiva dovuta anche all’aumento delle referenze (200 nuove quest’anno su un totale di 300): sono queste le novità del nuovo corso di Lush, azienda inglese specializzata in cosmesi naturale che in Italia ha 30 pdv diretti e 6 in franchising.

Abbiamo visitato il punto vendita di corso Buenos Aires, il primo a Milano a “cambiare pelle”. In 35 mq tante sono le novità rispetto al passato. I primi negozi già vent’anni fa esibivano quel look shabby chic, legno chiaro riciclato, ceste, scritte a mano su lavagna che ormai vanno per la maggiore un po’ ovunque. Forse per questo l’azienda guidata da Mark Constatine ha deciso di differenziarsi e guardare avanti. Partito dal flagship di Oxford Street inaugurato lo scorso aprile, il restyling interesserà per ora la parte europea degli oltre 900 pdv Lush in 50 Paesi.

Alessandro Andreanelli, Amministratore Delegato di Lush Italia, ci ha spiegato il senso dell’operazione.
«Nel 2015 Lush ha celebrato il suo 20° anniversario e per festeggiare al meglio questa ricorrenza abbiamo inaugurato un imponente flagship store a Londra, nella centralissima Oxford Street. È il negozio Lush più grande al mondo, si sviluppa su tre piani e su una superficie di quasi 1.000 mq, e rappresenta l’emblema dell’innovazione del brand. A seguito dell’apertura di Oxford Street abbiamo avviato un progetto di restyling dei punti vendita in tutta Europa. Anche l’Italia si è allineata a questo progetto, che segue in tutto e per tutto il concept inaugurato con Oxford Street, a partire dal restyling del punto di vendita di Padova a settembre. Il nostro progetto accoglie in pieno la rinnovata filosofia del brand che si propone di coinvolgere sempre più il cliente anche a livello emotivo, accogliendolo in ambienti capaci di regalare una shopping experience unica e avvolgente».

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Nei negozi rinnovati, oltre all’estetica, i clienti troveranno altre novità e di che genere?
«Grazie al progetto di restyling ci poniamo l’obiettivo di comunicare, attraverso ogni più piccolo dettaglio nel punto vendita, i valori chiave che da 20 anni contraddistinguono Lush: lo spirito innovativo che si fonde alla forte artigianalità e alla costante attenzione all’ambiente, l’offerta di prodotti freschi, fatti a mano, 100% vegetariani, realizzati utilizzando materie prime equosolidali e rigorosamente non testati sugli animali. I nostri punti vendita vogliono coinvolgere i clienti in una shopping experience distintiva e si propongono di rappresentare e raccontare al meglio le peculiarità del brand: abbiamo inventato i nostri prodotti in maniera non tradizionale e offriamo ai clienti prodotti freschi e auto-conservanti in un’industria orientata a far durare i prodotti anni e anni. Con l’apertura di Oxford Street inoltre abbiamo introdotto quasi 60 nuovi prodotti, da rivisitazioni di prodotti iconici a vere e proprie innovazioni di settore, come ad esempio i dentifrici solidi e le gelatine da doccia».

Carrefour lancia “Tous AntiGaspi”, la private label antispreco e sostenibile

Prodotti che andrebbero altrimenti gettati perché di forma o aspetto difettoso, riutilizzati e immessi sul mercato: da gennaio faranno parte di una private label dedicata allo spreco zero di Carrefour in Francia, battezzata “Tous AntiGaspi”.
L’iniziativa, in collaborazione con il collettivo Les Gueules cassées già protagonista di varie azioni in passato con la GDO francese (vd il nostro articolo) è stata anticipata da “Le Figaro” che ha indicato come i primi prodotti del nuovo marchio, dei cereali per la colazione, saranno messi i vendita in 228 ipermercati Carrefour del Nord-Ovest della Francia. Ma l’insegna francese già quest’anno aveva commercializzato dei camambert invendibili perché “fuori taglia” rispetto allo standard, sempre in collaborazione con la “mela che ride” simbolo di Les Gueules cassées.
«Per essere venduti nei nostri supermercati sotto questo marchio un prodotto dovrà seguire alcuni criteri» ha chiarito a “Le Figaro” Bertrand Swiderski, direttore responsabilità sociale e ambientale Carrefour – deve essere stato prodotto seguendo la stessa ricetta e avere le stesse garanzie di sicurezza alimentare del suo equivalente “bello” (ovvero non alterato); essere venduto in un pdv che si trovi nella stessa regione della fabbrica; costare circa il 30% meno dell’”originale». Infine, non ci sarà alcuna garanzia sulla disponibilità del prodotto “perché per definizione questi prodotti sono scarti di produzione; non ci pensiamo nemmeno a produrre sistematicamente partite difettose!” Un centesimo di ogni prodotto venduto della nuova linea andrà inoltre a fondi e iniziative per la lotta contro la fame nel mondo.
Carrefour non è nuovo ad iniziative anti-speco: ad esempio ha già tolto o prolungato la data di scadenza da tutta una serie di prodotti a marchio (vd il nostro articolo).

Che la lotta allo spreco sia una questione reale sul banco di istituzioni e aziende in vari Paesi lo dimostra anche l’attenzione suscitata dal progetto Les Gueules cassées, pronto a sbarcare in altri Paesi tra cui USA (con il nome Ugly Mugs), Inghilterra, Giappone e Germania. E che ha appena attirato 6 milioni dal fondo di investimento americano Global Emerging Markets per lo sviluppo del concept in America del Nord e del Sud e in Medio Oriente. Affascinati anche loro, evidentemente, da questa “buona idea di buon senso” come la sintetizza il fondatore Nicolas Chabanne.

Il superstore Conad di Licciana Nardi (MS) riapre con una filosofia green

Riapre sabato 5 dicembre, dopo oltre un mese di chiusura, completamente rinnovato all’insegna dell’efficientamento energetico e del contenimento dell’impatto ambientale il superstore Conad in località Masero Terrarossa di Licciana Nardi (MS).

Questa di Licciana Nardi è l’undicesima tappa del progetto che prevede la riqualificazione energetica di 20 punti vendita Conad del Tirreno fra Toscana, Lazio e Sardegna per un investimento complessivo di 33 milioni di euro, realizzato attraverso l’utilizzo di una formula innovativa di project financing, in partnership con Officinae Verdi e WWF, Unicredit e Arpinge. Il fine, in linea con i nuovi obiettivi comunitari proposti dalla Commissione UE, è quello di ridurre le emissioni di CO2 del 40 per cento entro il 2020. Un piano concreto per dare il proprio contributo alla lotta ai cambiamenti climatici.

Licciana NardiIl punto di vendita, che occupa oltre 60 addetti, si presenta rinnovato in senso green grazie a dotazioni tecnologiche innovative e sostenibili: centrali frigorifere e nuovi banchi refrigerati ad alta efficienza, lampade a led per il sistema di illuminazione, tecnologie automatizzate per il sistema di climatizzazione e la catena del freddo, sistema di metering per il monitoraggio e la gestione dei consumi h24. L’efficienza energetica risulta ottimizzata rispetto al passato e il consumo di energia è ridotto del 40 per cento rispetto a una struttura equivalente realizzata con tecnologie tradizionali.

La ristrutturazione ha interessato anche i reparti freschi della panetteria, gastronomia, pescheria e macelleria. Grande attenzione è stata riservata a tutto il fresco e freschissimo, alla valorizzazione del prodotto del territorio e all’assortimento per una offerta commerciale e un servizio ancora più interessante e efficiente per tutta la zona della Lunigiana. Fra le innovazioni del punto vendita c’è Spesa al volo, un servizio dedicato ai titolari di Carta Insieme Conad. L’attivazione è gratuita ed immediata e permette ai clienti di concludere gli acquisti in modo semplice e veloce tramite la scannerizzazione con un apposito terminalino. Un modo pratico di fare la spesa che si rinnova con tantissimi vantaggi in più. All’interno è presente anche il nuovo totem touch screen Digital Conad su cui il cliente può ordinare prodotti tecnologici e non, ampliando così l’offerta di qualità e servizio del negozio. Navigando sull’apposito totem si accede all’area dedicata per trovare quei prodotti non presenti nel punto di vendita, come elettrodomestici, televisori e tanto altro, delle migliori marche. Il cliente potrà così consultare, scegliere e pianificare la consegna in modo semplice e veloce.

«Con questo negozio per me comincia una nuova sfida qui in Lunigiana – ha sottolineato Andrea Musso, socio Conad del Tirreno che rilancia il rinnovato Superstore – . Con questa ristrutturazione l’obiettivo, se possibile, è di servire ancora meglio i nostri affezionati clienti, attraverso il consueto stile Conad in un punto di vendita ancora più funzionale, realizzato con la massima attenzione al risparmio energetico, come problemi ambientali e minaccia climatica ci impongono di fare, moderno con tanti servizi e tanta convenienza per soddisfare le esigenze di spesa dei cittadini».

Secondo Conad “Il nuovo Superstore rappresenta un’altra tappa verso la “full energy efficiency”. La gravità dei problemi ambientali in generale e la minaccia climatica in particolare, al centro anche del COP21, il vertice sul clima dei 150 capi di stati riuniti a Parigi, impongono di integrare la dimensione ambientale nelle strategie di business, promuovendo innanzitutto l’utilizzo di fonti rinnovabili e lo sviluppo di efficienza energetica”.

Apre il superstore Esselunga di Sassuolo: 3800 metri quadrati in classe energetica A

Esselunga riapre oggi il nuovo superstore di Sassuolo, un superstore di oltre 3800 metri quadri di superficie di vendita, dotato di un ampio parcheggio a raso e interrato in grado di ospitare circa 780 autoveicoli.

È l’ottava apertura del 2015 dopo quelle di Milano e provincia (3), Casale Monferrato (Al), Sesto Calende (Va), Soliera (Mo) e Corte Franca (Bs) ed è il 154° negozio dell’Azienda.

All’interno del nuovo negozio sono impegnati 153 dipendenti, di cui 36 nuove risorse residenti nel territorio.

Nell’ambito dei lavori per il rifacimento del superstore, nato nel 1994 e ora in classe energetica A, Esselunga ha riqualificato l’area comunale con alcune opere di urbanizzazione e adeguamento alla viabilità. In più sono stati donati e messi a dimora, in tre parchi cittadini, numerosi alberi.

A disposizione dei clienti, tutti i reparti che hanno contribuito al successo del marchio Esselunga: Frutta e Verdura sfusa e confezionata con un’offerta di oltre 450 prodotti; Pescheria, con personale dedicato che offre pesce fresco già pulito; Macelleria con banco assistito; Gastronomia e un vasto assortimento di vini con oltre 700 etichette, oltre al 116esimo forno dove i panettieri specializzati formati dalla “scuola dei mestieri” interna, offriranno ai clienti 18 varietà di pane fresco sfornato nell’intero arco della giornata. Alle casse, postazioni self scanning e self payment. Presente anche il bar Atlantic.

A Safe and Sustainable Future, DNV studia il Pianeta guardando al 2050 (infografica)

Si chiama “A Safe and Sustainable Future” lo studio di DNV GL, noto ente di certificazione internazionale, per immaginare lo stato dell’arte del Pianeta nel 2050, dal punto di vista dell’economia, la società e, naturalmente, l’ambiente. In coincidenza con l’avvio dei lavori di Cop 21, la conferenza sul clima dell’ONU in corso da oggi a Parigi, DNV GL ha tracciato il profilo del mondo che ci aspetta se non invertiremo velocemente la rotta.

Nel 2050, il 70% della popolazione vivrà in aree urbane e 3 miliardi di persone saranno destinate alla povertà e a vivere nelle baraccopoli. Il 60% dei principali ecosistemi sarà a rischio; i livelli di diossido di zolfo e di diossido di azoto aumenteranno rispettivamente del 90% e del 50%, causando smog, piogge acide e fuliggine, soprattutto nei Paesi emergenti. Il livello dei mari s’innalzerà da 1 a 2 metri, con milioni di persone obbligate a lasciare le aree costiere dove vivono.

DNV GL Planet under pressure Ambiente

DNV GL - Planet under pressure Società

DNV GL - Planet under pressure Economia

La lista di situazioni ad alto rischio che ci troveremo ad affrontare è lunga. Ma secondo lo studio non è troppo tardi per intervenire. Tanto che gli esperti di DNV GL hanno individuato le 36 barriere fondamentali da aggirare; a partire dall’insufficiente consapevolezza dei singoli, passando per la debolezza dei quadri di riferimento istituzionali, sino ad arrivare alle carenze economiche e tecnologiche specifiche.
«Senza un impegno concreto, prevedere quello che ci aspetta di qui a qualche anno non è difficile. Nei prossimi decenni l’umanità si troverà ad affrontare le sfide più grandi mai incontrate. Abbiamo un’opportunità unica per plasmare un futuro prospero, dove le principali minacce per ambiente, economia e società siano state individuate e contenute, ma non possiamo più aspettare. Dobbiamo agire» ha detto Luca Crisciotti, CEO di DNV GL.
Lo studio si conclude illustrando l’insieme di cambiamenti fondamentali da attuarsi nelle sfere dell’economia, dei sistemi di governance e della società. Come riorganizzare sussidi e incentivi, incorporare le valutazioni ESG (Environmental, Social e Governance) nelle valutazioni finanziarie, rivedere l’urbanistica secondo principi di sostenibilità e definire nuove unità di misura per la crescita oltre al PIL, che non è in grado di esprimere il benessere della nazione o le condizioni dell’ambiente.

Da Molino Rossetto i grani andini che fanno bene anche in Ecuador

La gamma dei grani andini proposta da Molino Rossetto per il canale retail si arricchisce di due novità: Fiocchi di Quinoa e Fiocchi di Amaranto, due prodotti dedicati alla prima colazione. Entrambi i pack, come quelli di tutta la linea (lievito madre, lievito madre integrale, preparati per pizza, chicchi di quinoa e farina di quinoa) sono personalizzati con il logo Oxfam, a testimoniare la scelta dell’azienda padovana di sostenere l’attività della onlus impegnata in programmi di sviluppo, interventi di emergenza, campagne di opinione e iniziative educative per migliorare le condizioni di vita delle popolazioni.

In particolare Chiara Rossetto, amministratore delegato dell’azienda di famiglia, lo scorso luglio ha viaggiato in Ecuador per visitare le comunità agricole di Cotacachi, con lo scopo di conoscere meglio gli antichi grani andini (a cominciare da quinoa e amaranto) e una realtà rurale in cui le donne svolgono un ruolo essenziale. A esse Oxfam ha fornito gli strumenti per lavorazione della terra e a loro si è rivolta, istruendole sulle pratiche agronomiche, commerciali e comunitarie. Ora sta creando una cooperativa di secondo livello per aumentare la capacità di accesso diretto al mercato. «Questa esperienza – commenta Chiara Rossetto – è stata un’importante occasione di scambio di know-how tra due culture lontane, che mi ha consentito di approfondire le mie conoscenze su alcuni cereali che l’Europa sta finalmente riscoprendo. Ho incontrato donne che lavorando duramente e che grazie a Oxfam hanno acquisito le conoscenze per diventare imprenditrici di se stesse e sviluppare piccoli commerci».

L’obiettivo della partnership con Oxfam è quello di realizzare un progetto di filiera per commercializzare in Italia – in edizione limitata – i raccolti delle donne coinvolte nel progetto Oxfam, un risultato di lungo periodo che prevede che la produzione sia tale da rendere l’importazione sostenibile anche economicamente, dopo aver soddisfatto il fabbisogno locale.

Responsabilità sociale: a Pedon il premio “non sprecare” 2015

Save the Waste, l’innovativo progetto di responsabilità sociale realizzato da Pedon, si è aggiudicato il premio “Non Sprecare” 2015, iniziativa promossa dal sito nonsprecare.it volta a riconoscere le buone pratiche economiche e sociali che mettono in discussione il paradigma contemporaneo dello spreco.

Save the Waste è un progetto ad ampio respiro che promuove un modello economico virtuoso: coinvolge e sostiene le comunità agricole, riutilizza gli scarti vegetali, produce nel rispetto dell’ambiente e destina risorse a sostegno di progetti etici e sociali con vantaggi lungo tutta la filiera, dal produttore fino al consumatore. Proprio da Save the Waste inoltre nasce la prima carta destinata al packaging alimentare, 100% riciclabile, certificata FSC, OGM free ed ottenuta dagli scarti di lavorazione dei fagioli, l’unica a essere certificata per il contatto diretto con gli alimenti e che in futuro potrà trovare nuove applicazioni nel settore dell’editoria e della cartotecnica.

«Siamo orgogliosi di questo progetto che segna il passaggio da un modello lineare ad una economia circolare – dichiara Luca Zocca, Marketing Manager del Gruppo –. Concepire l’intera produzione in modo sostenibile è un importante driver di successo con vantaggi economici, sociali e non da ultimo ambientali. Save the Waste è la conferma che la responsabilità sociale e l’impegno etico permettono alle aziende di crescere e di trarre vantaggi competitivi ripensando le logiche nella gestione d’impresa».

«Questo premio è un vero termometro di una rivoluzione in atto nell’economia italiana e nei nostri stili di vita. Io la chiamo la “rivoluzione non sprecare” – incalza Antonio Galdo, giornalista, scrittore e direttore del sito nonsprecare.it – abbiamo ricevuto oltre 100 candidature da tutta Italia e tutte orientate a una forte spinta al cambiamento, della quale la lotta allo spreco può essere un perno. Ridurre gli sprechi è un’opportunità, come dimostra anche il progetto presentato da Pedon, di innovazione, crescita economica e di lavoro. Quello che serve a rilanciare l’Italia».

Luca Zocca.

Il premio Non Sprecare 2015 per la categoria Aziende è stato consegnato al direttore marketing Luca Zocca durante la cerimonia che ha avuto luogo presso la rinomata università LUISS “Guido Carli” di Roma, uno degli atenei più green d’Italia.

Il premio, giunto alla sua sesta edizione, vede come partner dell’iniziativa insieme al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, il WWF, il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e le Università La Sapienza e la LUISS “Guido Carli” di Roma.

La valenza del progetto Save the Waste è stata riconosciuta anche nella tredicesima edizione di Aretè dalla Comunicazione Responsabile di Nuvolaverde con Confindustria e Abi. La scorsa settimana il progetto di Pedon si è infatti classificato terzo nella categoria Comunicazione d’Impresa del premio Aretè assegnato dal Sole 24 ore per il coinvolgimento e il sostegno delle comunità agricole.

Al Centro Sarca Le Biosfere invitano a scoprire l’ecosistema italiano

Inaugurata qualche giorno fa al Centro Sarca di Milano (Sesto San Giovanni) rinnovato, prosegue fino al 31 gennaio l’iniziativa Le Biosfere, tre padiglioni tematici per consentire ai visitatori di seguire e vivere tre percorsi esperienziali: BioSfera Alpi, BioSfera Mediterraneo e BioSfera Nutrizione.

I percorsi si sviluppano su due canali: attraverso la biodiversità italiana e alla scoperta della salutare dieta mediterranea. In ogni biosfera si entra in un habitat specifico, curato anche dal punto di vista tecnologico per consentire una esperienza sensoriale e interattiva, con monitor touch, proiezioni immersive grazie a video proiettori che animeranno a 180 gradi gli spazi e area lab dotata di moduli sensoriali.

Nelle Biosfere Alpi e Mediterraneo si possono sentire i profumi e le essenze, ascoltare i suoni, vedere e toccare gli ambienti tipici delle montagne alpine o della macchia mediterranea. Le scenografie nelle biosfere sono infatti composte da vere piante e display interattivi che raccontano caratteristiche, differenze e storie dei rispettivi habitat. Anche temperatura e umidità percepite sono quelli propri dei diversi territori. Nella BioSfera Nutrizione i display mostrano in cosa consiste la dieta mediterranea, che dal 2010 è patrimonio dell’umanità per l’Unesco, quali sono le regole di una corretta alimentazione e il giusto stile di vita con consigli e trucchi dal mondo della gastronomia.

Copia di Biosfere_CentroSarca4

Oltre che all’interno delle biosfere, questi contenuti possono essere scoperti attraverso il Sentiero della conoscenza, un percorso che permette, con l’app Biosfere creata per l’occasione, di approfondire i temi della manifestazione. C’è anche un luogo ludico: La valle dei selfie, dove i visitatori immersi in paesaggi tipici delle Alpi e del Mediterraneo possono scattarsi delle foto, che verranno pubblicate sulla pagina Facebook di Centro Sarca.

Il progetto Le BioSfere, ideato dall’agenzia di pubblicità Amikaj di Milano, lancia un nuovo concetto di Mall Experience, che Igd Spa sta proponendo all’interno dei centri commerciali di sua proprietà, ed in modo particolare il Centro Sarca, uno dei suoi fiori all’occhiello ed oggetto di recente restyling.

Convegno GS1 Italy: soluzioni Ecr e approcci di filiera contro lo spreco alimentare

Ogni anno 1/3 della produzione mondiale (1,3 mld di tonnellate) di cibo finisce nella spazzatura. In Italia lo spreco almentare è quantificato in 4 milioni di tonnellate, vale a dire 8,1 miliardi di euro, pari allo 0,5% del Pil.

Le cause che determinano eccedenze, rimanenze o sprechi sono molteplici e variano a seconda delle fasi della filiera agro-alimentare. Nei Paesi industrializzati la quota maggiore degli sprechi avviene nelle fasi finali (consumo domestico e ristorazione); tuttavia l’entità del fenomeno non è trascurabile anche a monte.

Nella fase di trasformazione e distribuzione, le eccedenze nascono principalmente da difficoltà di previsione della domanda, danneggiamenti riportati sul prodotto e sul packaging degli alimenti in fase di trasporto e stoccaggio, errori nelle procedure di stock rotation, …

Ottimizzare la gestione dell’eccedenza alimentare significa lavorare in un’ottica collaborativa in azienda e su tutta la filiera.

A partire dal 2013, le aziende industriali e distributive hanno costituito un tavolo di lavoro in ECR Italia per affrontare il tema, focalizzandosi sugli aspetti che toccano i processi di interfaccia e ricercando soluzioni e percorsi attivabili per ridurre l’incidenza degli sprechi.

Quali sono le strategie per la prevenzione delle eccedenze e i modelli per una gestione strutturata delle eccedenze?

Quali sono le implicazioni concrete per le aziende?

Quali le principali barriere alla riduzione dello spreco alimentare?

Esistono aree di collaborazione e soluzioni di filiera che permettono di incidere positivamente nella gestione dell’eccedenza?

Questi i temi al centro dei lavori e che saranno discussi al convegno: La lotta allo spreco alimentare: soluzioni e approcci di filiera che GS1 Italy | Indicod-Ecr organizza a Milano Fondazione Stelline – Sala Volta il 17 novembre prossimo

ISCRIVITI QUI

L’incontro consentirà di comprendere quali sono le modalità più efficaci per la gestione delle eccedenze, le best practice di filiera e le soluzioni abilitate dagli standard GS1 e di approfondire il tema attraverso le testimonianze dirette delle imprese impegnate su questo fronte.

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