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Da Caffè Vergnano la prima linea di capsule compatibili compostabili. Ad aprile sugli scaffali

Dal prossimo primo aprile, Caffè Vergnano sarà presente sugli scaffali con la linea Èspresso1882 di capsule compostabili e compatibili con le macchine a uso domestico a marchio Nespresso e con le macchine Èspresso1882 TRÈ.

Le nuove capsule rappresentano la risposta di Caffè Vergnano al tema della quantità di rifiuti derivante dal consumo crescente di caffè porzionato. Se infatti il mercato del porzionato rappresenta una grande opportunità di sviluppo, è anche vero che l’impatto ambientale che deriva dall’utilizzo di capsule può essere maggiore rispetto al consumo di caffè in moka o cialda.

Le nuove Èspresso 1882 compostabili entreranno a scaffale in sostituzione di gamma: le confezioni attualmente in distribuzione saranno sostituiti progressivamente con la nuova linea compostabile.

Carolina ed Enrico Vergnano
Carolina ed Enrico Vergnano

«Da sempre abbiamo creduto nel segmento delle capsule, anticipando le tendenze e lanciando per primi la capsula compatibile Nespresso, oggi leader di mercato», dichiara Franco Vergnano Amministratore Delegato di Caffè Vergnano, «Sin dalle origini abbiamo puntato sull’innovazione. Oggi ancora di più con un progetto concreto a tutela dell’ambiente».

Le capsule saranno le prime in commercio certificate “OK Compost” da Vinçotte (ente riconosciuto a livello internazionale) e smaltibili nel bidone dell’umido senza bisogno di separare l’involucro dal caffè.

La gamma Èspresso 1882 è disponibile in 4 referenze: Arabica, Cremoso, Intenso e Dec, più la referenza Espresso macchiato.

Conad: zero emissioni grazie alla turbina oil free

Conad ribadisce la sua impostazione eco-sostenibile, adottando, prima tra le insegne della GDO –  un’innovativa tecnologia a zero emissioni che consente di produrre freddo a temperature controllate con un notevole risparmio energetico rispetto al passato. Il tutto grazie all’impiego di una speciale turbina “oil-free”, brevetto frutto della ricerca aerospaziale americana.

L’innovativa tecnologia servirà a gestire in maniera ottimale la catena del freddo nel centro logistico di PAC 2000A-Conad a Fiano Romano nel Lazio, tra le maggiori piattaforme distributive d’Europa. Il nuovo impianto di trigenerazione farà risparmiare circa 47 euro all’ora rispetto alle tecnologie tradizionali, con un saving totale all’anno, in termini di energia primaria, superiore a 4.000 MWh e 350 Tep. Il che si traduce in oltre 800 tonnellate di CO2 non immesse in atmosfera.

La novità rispetto alle tecnologie tradizionali, è che il sistema riesce a massimizzare l’efficienza energetica complessiva, con punte oltre l’85 per cento per un funzionamento annuo di oltre 8 mila ore, grazie a un brevetto sviluppato dall’azienda americana Capstone leader mondiale nelle turbine a gas con tecnologia oil free, che consente a una turbina, con un principio di funzionamento simile a quello di un jet aeronautico, di operare senza olio e liquidi lubrificanti al suo interno. Grazie a questa caratteristica, i fumi di scarto della turbina, oltre ad avere tenori di NOx e CO molto bassi, sono puliti per la presenza di un alto contenuto di ossigeno. Le temperature dei gas di scarico consentono di ottenere un vettore termico pregiato per l’alimentazione di gruppi di assorbimento ad ammoniaca.

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Nelle specifico, l’impianto trigenerativo è composto da una turbina da 800 kWe che sfrutta l’energia fornita dal gas metano per produrre allo stesso tempo energia elettrica, utilizzata per tutti gli usi necessari del magazzino e, grazie a un sistema di recupero di calore, acqua surriscaldata da utilizzare come fonte di energia per un sistema di assorbimento ad ammoniaca da 360 kW frigoriferi che produce acqua glicolata a -8°C necessaria per refrigerare il magazzino. Inoltre, dagli esausti della turbina, attraverso un modulo di recupero termico, vengono ricavati ulteriori 240 kW di acqua calda a 65 °C per lavaggi, sbrinamenti Uta (Unità trattamento aria) e la climatizzazione degli uffici.

L’energia elettrica prodotta in eccesso e non auto-consumata potrà essere immessa in rete e venduta attraverso il sistema del “ritiro dedicato” del GSE. Il cogeneratore è comunque in grado di adeguare la produzione di energia al carico richiesto dall’impianto grazie alla facilità di modulare la turbina.

L’applicazione è frutto dell’ingegneria di IBT Group, azienda specializzata in soluzioni per il risparmio energetico e partner esclusivo per l’Italia di Capstone, e Zudek, che ha fornito l’innovativo frigorifero ad assorbimento ad ammoniaca, coadiuvate nello specifico progetto dal gruppo di ingegneria All srl e Smpr.

“Abbiamo deciso di investire nell’innovazione della catena del freddo – spiega Danilo Toppetti, direttore generale di PAC 2000A-Conad – perché desideriamo non solo abbattere le emissioni di CO2 e di gas serra, ma soprattutto ridurre sensibilmente i consumi energetici per permetterci di offrire un maggiore sostegno concreto ai nostri soci imprenditori e tradurlo in risparmi concreti per i nostri clienti. L’auspicio è che Conad, a livello nazionale, possa decidere di applicare questa tecnologia anche ad altri centri distributivi ”.

 

Gli oli di semi Oleificio Zucchi certificano la carbon footprint

I risultati ottenuti dalla certificazione della Carbon Footprint sono stati dati in occasione di una tavola rotonda alla fiera del consumo critico "Fa' la cosa giusta".

Primi in Italia, gli oli di semi dello storico Oleificio Zucchi hanno ottenuto la certificazione della carbon footprint, che garantisce il controllo sull’impatto ambientale di ogni fase della lavorazione dell’intera gamma degli oli di semi a marchio dell’azienda cremonese. Dopo avere messo in campo una serie di misure per ridurre l’impatto ambientale, l’azienda ha dovuto affrontare una serie di aspetti tecnici e procedurali nel processo di analisi del ciclo di vita e certificazione dell’impronta di carbonio degli oli di semi a marchio Zucchi. Al termine dell’intera analisi, l’Oleificio ha deciso di neutralizzare integralmente le emissioni di CO2 legate ai prodotti nel corso del 2013 attraverso l’acquisto e il ritiro di 180 carbon credits appartenenti allo standard VCS (Verified Carbon Standard). I crediti derivano da un progetto di riduzione della deforestazione programmata in Brasile (REDD) attuata in collaborazione con EcoWay.

Un modo per traghettare l’olio verso le esigenze del Terzo Millennio e garantirgli una sostenibilità sempre più trasparente, completa e misurabile. Una trasparenza che Oleificio Zucchi persegue da oltre 20 anni attraverso diversi canali: la redazione del bilancio di sostenibilità, arrivato quest’anno alla 10° edizione e le certificazioni ottenute (tra queste la SA8000 sulla Responsabilità Sociale d’Impresa) che dimostrano l’avanguardia aziendale.

Il Future Food District di Coop a Expo 2015

All’indomani della visita del presidente del consiglio Matteo Renzi al cantiere di Expo 2015, il countdown è ormai avviato e cominciano a svelarsi le “magie di Expo”, come le definisce il commissario Giuseppe Sala. Una di queste, “la sfida dai contenuti più interessanti” è il Future Food District dove la tecnologia spesa l’alimentazione: 6.500 metri quadri nel cuore del sito espositivo tra Cardo e Decumano, uno spazio nato dalla collaborazione tra Coop, il MIT  Senseable City Lab e lo studio Carlo Ratti Associati.

7 - Render 07- Il Supermercato del Futuro_sezione prospettica

Tocca al presidente di Coop spiegare i perché del coinvolgimento di Coop in Expo, dopo gli iniziali dubbi, un coinvolgimento che vale 15 milioni di euro di investimento tra realizzazione e gestione di quello che non sarà solo un’idea di supermercato del futuro, ma “un’occasione per confrontarci sui contenuti che appartengono al sistema coop: il cibo buono e sicuro per tutti. La scommessa per noi non è solo tecnica ed economica, ma è una scommessa< sociale. In Expo vediamo l’occasione di riscatto per il Paese  e noi ci crediamo. È una sfida tosta – afferma Pedroni -perché il prgetto speciale di Expo era la realizzazione di un supermercato che funzioni: una macchina di domani che deve essere una macchina di oggi”. E infatti sarà un punto vendita funzionante, con personale Coop.

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Ma attenzione. Non bisogna confondere il supermercato del futuro con una previsione. “Le previsioni sono sempre un azzardo e quasi mai ci prendono – aggiunge Carlo Ratti -. Diverso è sperimentare cose nuove utili per costruire il futuro. Ed è questo il senso anche dell’impiego della tecnologia: sperimentare nuove esperienze. Poi qualcuna funziona, e qualcun’altra meno, ma ci avrà comunque indicato la strada per costruire il futuro”.

L’idea che sottende al Supermercato del futuro è quello di un mercato sociale, di una piazza aperta, di un mix tra storia, tradizione e futuro, di un logo di scambio tra le persone, non solo di merci ma anche di conoscenze e informazioni. “Lo scambio culturale è un tratto distintivo del commercio, da sempre – aggiunge Pedroni – e i nostri supermercato sono forse diventati macchine troppo funzionali in cui si è persa questa connotazione di piazza-mercato”. Sarà un un luogo di incontro e scambio fra produttori e consumatori in cui le barriere verticali lasceranno il posto a un paesaggio orizzontale che favorisce le interazioni, un rimando ai mercati delle origini, internamente il layout dispositivo è suddiviso in  cinque  vie dedicate ad altrettante filiere. L’idea nasce in casa Coop prima ancora dell’adesione a Expo Milano 2015 da un contest sull’innovazione cui hanno partecipato 80 dipendenti under 35.

“Il progetto originario datato 2013, chiamato GeoCoop, si basava sull’esperienza diretta di un gruppo di giovani dipendenti che hanno enfatizzato valori cari a Coop quali la trasparenza e la genuinità indispensabili per un atto di acquisto consapevole, necessario oggi ma ancora di più domani. Valori che noi riteniamo essere sempre più condivisi –  spiega ancora Pedroni -. Quello che si visiterà non sarà dunque un padiglione ipertecnologizzato dove la tecnologia è fine a se stessa; a noi di Coop interessava andare in una direzione opposta dove la tecnologia è utile, a servizio dell’uomo. Se ad esempio nell’Exhibition Area la visione dei prototipi delle fattorie del mare farà riflettere su un pianeta in cui la terra sarà infinitamente più scarsa di oggi, nel Supermercato del futuro le vie delle filiere comunicheranno a colpo d’occhio informazioni sul processo di lavorazione dei prodotti: partendo dai prodotti freschi e freschissimi, via via  verso i prodotti a più alto tasso di trasformazione.

Ma il Future Food District (FFD) ospiterà prefigurazioni di ciò che mangeremo. L’Exhibition Area dedica uno spazio in collaborazione con la Società Umanitaria di Milano dove si vedranno i primi prodotti commestibili derivanti dalle oltre 1.900 specie di insetti di cui si cibano già oggi circa 2 miliardi di persone; inoltre nella piazza ci saranno prototipi e  installazioni volti a esplorare alcune tecnologie innovative in materia di agricoltura urbana e produzione di cibo e energia. Oggi eccezioni domani normalità.

È il caso della Vertical Farm realizzata sulla base di un progetto ENEA: due pareti vetrate alte 4 metri e una coltura idroponica su più  livelli in grado di produrre per i sei mesi di Expo diversi tipi di ortaggi e del Canopy di alghe, apparentemente una semplice copertura, in realtà una complessa soluzione di acqua e microalghe in grado di produrre biomassa con applicazioni possibili in agro-ambientale.  Già dall’esterno, a partire dalla piazza, i visitatori di quest’Area Tematica incontreranno  numerosi assaggi di un  futuro sostenibile.

Soda Stream numero uno al mondo nelle acque minerali. E a maggio arrivano gli sciroppi bio

Appena “Eletto prodotto dell’anno 2015”, Soda Stream Italia arricchirà presto l’offerta di aromi con una linea di sciroppi biologici in bottiglie in vetro da 0,5 litri e in quattro gusti: mirtillo, rabarbaro, limone verde e sambuco. Questi sciroppi, prodotti in Germania, hanno ricevuto il certificato di “prodotto biologico” dall’ente austriaco. Non prevedono inoltre esaltatori di sapidità, aromi artificiali o coloranti e conservanti ammessi.

Lifestlye Play BlackIn questo modo Soda Stream si conferma un player a 360 gradi nel mercato non solo come gasassero di acque domestiche, ma anche come brand di acqua minerale.

Lo si rileva dall’analisi dei dati di una recente ricerca condotta da Canadean – che ha rilevato il consumo globale a volume di acqua frizzante confezionata – comparati con i dati aziendali SodaStream, da cui emerge che SodaStream è leader mondiale a volume totale nel consumo di acqua gassata.

Gli utilizzatori SodaStream di tutto il mondo – ben 24 milioni in 45 Paesi – hanno infatti consumato oltre 700 milioni di litri di acqua gassata, numeri ben superiori rispetto alle grandi marche del settore: Singha (558 milioni di litri), San Pellegrino (480 milioni di litri), e Perrier (412 milioni di litri).

Se si conta poi quanto viene prodotto con i 120 gusti di sciroppi, SodaStream può vantare oltre 1 miliardo di litri di bevande frizzanti prodotti.

Anche in Italia SodaStream continua a crescere: secondo una recente ricerca GfK dedicata al comparto dei gasatori domestici, SodaStream aumenta nel 2014 la sua quota di mercato a volume del +12,2%, attestando una crescita significativa anche a valore del +10,7%. Aumenta infine anche la vendita di bottiglie per il gasatore del +7%.

Gestione dell’acqua prossima emergenza, ma solo tre aziende su dieci hanno una policy

La gestione sostenibile dell’acqua da parte delle aziende sarà un aspetto sempre più cruciale in futuro: lo rileva l’indagine internazionale realizzata lo scorso dicembre dall’ente internazionale di certificazione DNV GL – Business Assurance in collaborazione con l’Organizzazione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Industriale (UNIDO) e con il supporto dell’istituto internazionale di ricerca GFK Eurisko. Lo studio ha coinvolto 1.907 professionisti di differenti settori in Europa, Nord America, Centro e Sud America e Asia.

Italia consapevole ma poco proattiva

Sulla teoria siamo tutti bravi: ben il 98% degli italiani ritiene infatti che la disponibilità d’acqua sià uno dei principali problemi del pianeta. Quando si guarda però all’impatto sulla vita di tutti i giorni (62%; -11%) o sul proprio Paese (77%; -6%) siamo meno preoccupati del resto del resto del mondo.

Anche le aziende sono alla finestra: solo il 57% delle aziende italiane (contro una media europea del 65% e mondiale del 70%) ritiene che le problematiche relative all’acqua possano avere un impatto sulle proprie strategie di business, e il 40% si dice non informato sulla legislazione specifica in materia di acqua. Qualcosa però inizia a muoversi. Una azienda su 3 ha già una policy per il water management e una su 4 si pone degli obiettivi specifici, soprattutto per favorire la riduzione dei consumi (50%), aspetto che – non solo in Italia ma in tutto il mondo – conta più della tutela delle risorse idriche.

Tra le iniziative più comuni intraprese dalle imprese figurano attività legate alla misurazione (21%) e all’efficienza dei consumi (17%). Non si è ancora passati veramente all’azione però: darsi degli obiettivi concreti per risolvere le problematiche legate alla disponibilità di acqua (12%; – 10%), coinvolgere il top management (9%; -9%) o stabilire funzioni dedicate (6%; -8%) è molto meno diffuso rispetto a quanto avviene nel resto del mondo.

A spingere le aziende a occuparsi di water management non sono i clienti (2%) o gli altri stakeholder (5%) ma piuttosto il rispetto di leggi e normative o delle politiche interne (22%). Nonostante un’attenzione diffusa per l’efficienza dei consumi, tra le motivazioni gli aspetti economici (ad es. riduzione delle spese) pesano la metà rispetto al resto del mondo (12%; -12%), probabilmente per via di costi non proibitivi. Interrogate sui principali ostacoli al progresso in materia di risorse idriche, le aziende italiane hanno identificato nella mancanza di consapevolezza (18%) un impedimento più forte delle ristrettezze economiche (15%).

L’intenzione è comunque quella di impegnarsi di più. Le imprese italiane continueranno a focalizzarsi su attività legate alla misurazione (+9% rispetto al presente) e all’efficienza dei consumi (+13%) ma ci si concentrerà anche su iniziative più complesse come la formazione dello staff (+18%) o gli assessment (+10%) sulla gestione delle risorse idriche. Il 32% delle aziende italiane si dichiara intenzionata ad aumentare i propri investimenti in materia di water management nei prossimi cinque anni.

“La domanda d’acqua cresce e ci si aspetta che continui a farlo. È un problema meno lontano di quanto possa sembrare. Senza un’inversione di rotta, si farà presto sentire anche in quei Paesi come l’Italia che fino ad oggi hanno potuto contare su disponibilità discrete. Un utilizzo efficiente delle risorse non è mai stato così necessario. Le aziende italiane hanno l’opportunità di farsi portatrici di questa sensibilità, contribuendo a diffonderla sul territorio e godendo dei benefici che un tale approccio comporta, in termini di risparmio e di soddisfacimento della richiesta di comportamenti sostenibili da parte del mercato” ha detto Nicola Privato, Regional Manager Sud Europa di DNV GL – Business Assurance.

 

Gestione dell’acqua obiettivo per lo sviluppo sostenibile

“L’acqua è destinata a rappresentare uno degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile in discussione a livello globale – dice LI Yong, Direttore Generale di UNIDO – . Questa indagine è davvero tempestiva: fornisce informazioni su come le aziende gestiscono l’acqua al giorno d’oggi ma anche sulle opportunità e sulle sfide attese per il futuro. L’indagine, inoltre, rivela differenze a livello geografico inaspettate e molto interessanti. I risultati dello studio consentiranno a UNIDO e ai suoi partner anche di perfezionare il proprio approccio nel fornire supporto tecnico ai governi e alle imprese”.

Nonostante che a livello globale Il 70% delle aziende considera infatti le problematiche relative alla gestione dell’acqua rilevanti per le proprie strategie aziendali, con punte dell’85% nel caso di imprese che utilizzano acqua nei processi produttivi, un quinto delle aziende che utilizzano acqua per la produzione non è a conoscenza della legislazione nazionale in materia e solo un terzo del totale mondiale delle aziende si è già dotata di una policy di water management.

Conad e CPR System insieme per la riduzione dell’impatto ambientale nella supply chain

Un progetto innovativo di Conad e Cpr System in collaborazione con l’ Università di Bologna ha consentito di quantificare il valore della partnership nella supply chain che si è espresso in 12 mila spedizioni e circa 4 milioni di chilometri in meno in un anno con una riduzione dell’impatto ambientale misurabile in circa 2600 tonnellate di CO2 equivalente l’anno. La razionalizzazione logistica e la sostenibilità ambientale sono l’obiettivo strategico dell’alleanza tra Conad e CPR System, la cooperativa di Gallo (Fe)  leader in Italia per gli imballaggi a sponde abbattibili e riutilizzabili, che associa tutta la filiera dalla produzione alla distribuzione, ai trasporti. L’analisi comparativa dell’efficienza e dell’impatto ambientale della filiera distributiva di Conad nel settore dei prodotti freschi e deperibili, analizzando il vantaggio del ricorso al servizio di CPR System con i fornitori di prodotti deperibili che utilizzano pallet che vengono recuperati con trasporti ottimizzati a pieno carico, è stata condotta dal centro di ricerca Food Supply Chain dell’Alma Mater Studiorum, di cui è direttore Riccardo Manzini, professore della Scuola di Ingegneria. Grazie all’impiego di una piattaforma software innovativa sviluppata dal gruppo di ricerca dell’università, basata su modelli di ottimizzazione matematica, è stato possibile contabilizzare con precisione costi, efficienza logistica e impatto ambientale In particolare, riconfigurando la rete con l’ausilio dell’ottimizzazione e l’inserimento di CPR per la rete distributiva Conad dei prodotti freschi a marchio si sono registrati: – circa 12.000 spedizioni in meno in un anno (da 37.000 a circa 25.000 spedizioni) con l’avvento del pooling CPR System con una movimentazione di alcuni milioni di pallet. – La riduzione dei chilometri percorsi dai mezzi del 42%, che corrisponde a 4 milioni di chilometri in meno percorsi in un anno con una riduzione dell’impatto ambientale misurabile in circa 2600 tonnellate di CO2 equivalente l’anno. – La misurazione precisa della diminuzione delle emissioni di numerose altre sostanze nocive responsabili dell’effetto serra, dell’eutrofizzazione, dello smog fotochimico, dell’assottigliamento dello strato di ozono e dell’acidificazione, in linea con i protocolli e le linee guida internazionali che normano il life cycle assessment applicato a prodotti e processi industriali. CPR, grazie alla sua rete di impianti di produzione e manutenzione (lavaggio e ripristino dei pallet e contenitori riutilizzabili) è in grado di garantire alti standard di affidabilità e di livello di servizio dei propri prodotti. La partnership con CPR System ha consentito a Conad di sviluppare strategie importanti che hanno consentito di: preservare la Qualità e la Sicurezza Alimentare dei prodotti freschi anche grazie alla gestione dello stress fisico-ambientale e di quantificare e governare l’efficienza logistica, ottimizzando i costi e agendo per ridurre l’impatto ambientale comportano.

A Pasqua le uova solidali Fairtraide si fanno in sette

A ognuno il suo gusto, al bianco cioccolato o fondente, l’importante è che sia cioccolato sotto forma di uova di Pasqua, ma soprattutto che sia una festa per tutti: e allora Fairtrade quest’anno propone sette uova realizzate con cacao e zucchero che arrivano da organizzazioni dove è rispettato il lavoro delle persone e l’ambiente. Un requisito sempre più importante per i consumatori, tanto che nel 2013 i prodotti certificati Fairtrade hanno raggiunto un valore complessivo del venduto a livello globale di 5,5 miliardi di euro (+15% sull’anno precedente). E cacao e zucchero sono proprio tra i prodotti più richiesti insieme a caffè, banane e fiori.
Il commercio equo assicura ai produttori il pagamento di un prezzo stabile in grado di coprire tutti i costi di produzione, il Fairtrade Minimum Price, e un margine di guadagno aggiuntivo per avviare programmi di sviluppo delle comunità, il Fairtrade Premium.

Sole ad esempio è una onlus piemontese che grazie alla distribuzione di uova di cioccolato al latte Fairtrade raccoglie fondi per i propri progetti in Africa. Grazie ai proventi delle vendite dello scorso anno, ad esempio, l’organizzazione ha realizzato un sistema di raccolta per l’acqua piovana e due cisterne da cinquemila litri in Mozambico.

Le uova di cioccolato della linea Solidal di Coop certificate Fairtrade sono in cioccolato fondente o al latte, realizzate con cacao e zucchero Fairtrade provenienti da organizzazioni di Repubblica Dominicana, Perù, Costa Rica, Swaziland, Paraguay e India. Le uova saranno in vendita nei supermercati e ipermercati Coop di tutta la penisola.
Passando ai piccoli fomati, l’ovetto Fairtrade di cioccolato al latte bio distribuito da Baum si chiama Ponchito. Ed è disponibile in due versioni per accontentare tutti: tradizionale da 20 gr e formato xl da 50 gr, entrambe realizzate con cacao e zucchero di canna del commercio equo certificato di Rep. Dominicana e Paraguay. Le sorprese all’interno sono create da artigiani di Paesi in via di sviluppo e di cooperative sociali italiane. I Ponchito si possono acquistare nei punti vendita Coop Estense di Sicilia, Puglia, Modena e Ferrara, negozi Bio c’ Bon Italia, nelle botteghe del mondo e nei supermercati Ecor-NaturaSì.
Per chi è alla ricerca del prodotto biologico, Antica Norba propone invece uova di cioccolato al latte o extrafondente Fairtrade. Saranno distribuite da Baule Volante, e nel Lazio si potranno acquistare anche nei punti vendita “Pane e cioccolato” e presso il “Museo del cioccolato” di Norma (Lt).

Il pollo piemontese Valverde al +30% in Carrefour

Filiera corta, rintracciabilità, benessere animale sono esigenze sentite da fasce di  consumatori sempre più ampie: prova ne è il successo della Cooperativa Valverde entrata in GDO tramite Carrefour con il brand Pollo Dal Piemonte, che ha registrato costanti aumenti di volumi e fatturato (+30% nel 2014).

Inserito nel progetto “Localismo” dell’insegna francese, il pollo Valverde è stato scelto perché allevato nelle campagne del Piemonte nel rispetto del benessere animale, dei modi e dei tempi della tradizione. Inizialmente distribuito negli Iper Carrefour di Torino e Provincia, oggi Pollo Dal Piemonte è venduto nei Carrefour Market del Piemonte e della Lombardia e nelle start up dei Carrefour Gourmet, nell’ottica di offrire qualità ed eccellenza del territorio in questi nuovi spazi di valorizzazione delle produzioni tipiche di qualità all’interno del punto vendita. E dal 2015 Pollo dal Piemonte è anche in Liguria.

“Accorciare i passaggi e ridurre le intermediazioni – dichiara Andrea Costa, Presidente di Valverde Coop – consente alla nostra realtà di recuperare valore aggiunto e dare una mano anche all’economia locale e alla valorizzazione del territorio. La rintracciabilità di filiera certificata rappresenta per Valverde un impegno di massima serietà per il produttore e di maggiore sicurezza per il consumatore. Il controllo dell’origine dei prodotti è fondamentale in quanto permette di conoscere i singoli lotti, di risalire alla provenienza di ogni aspetto della produzione, della lavorazione e della distribuzione.

ValVerde è una Cooperativa di soci allevatori (Società Agricola La Madonnina) che alleva polli nel massimo rispetto della natura, tanto da ricevere il premio GOOD CHICKEN, riconoscimento internazionale conferito dal CIWF, Compassion in World Farming, organizzazione Onlus la cui mission é quella di promuovere pratiche di allevamento rispettose del benessere degli animali, dell’ambiente e delle persone. CWIF ha scelto l’italiana ValVerde perché ha soddisfatto i criteri che rispondono alla salvaguardia del benessere animale, della salute pubblica, della sicurezza alimentare proponendo un modello di allevamento rispettoso, dignitoso e di qualità.

Nei supermercati NaturaSì e CuoreBio i prodotti bio liberi dalla ‘ndrangheta della Coop Goel Bio

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A sinistra Fabio Brescacin Presidente di EcorNaturaSì, a destra
Vincenzo Linarello, presidente del Gruppo Cooperativo Goel

La promozione dei valori più forti dell’agricoltura biologica con un’attenzione alla tutela economica e sociale del territorio è al centro dell’intesa tra GOEL Bio ed EcorNaturaSì.

GOEL Bio, infatti, è espressione del Gruppo Cooperativo GOEL  e nasce per opporsi alle aggressioni e alle infiltrazioni della ‘ndrangheta in ambito agricolo oltre che per creare condizioni di dignità per i produttori soci e per i lavoratori. Agrumi e prodotti della terra calabrese che nascono da aziende agricole riscattate alla ‘ndrangheta, alle quali viene garantito il giusto prezzo per il loro lavoro e dove, attraverso l’applicazione di un rigoroso protocollo etico, non esiste lavoro nero e illegale.

L’intesa tra Goel Bio ed EcorNaturaSì prevede la distribuzione dei prodotti freschi (arance, clementine, bergamotti, cipolla rossa, peperoncino) e confezionati (olio extra-vergine di oliva, miele, vellutata di cipolla rossa, di peperoncino, marmellata di bergamotto, di agrumi freschi, di clementine) nei supermercati NaturaSi e CuoreBio e in tutti i negozi specializzati in alimentazione biologica del territorio nazionale.

Il gruppo EcorNaturaSì ha inoltre aderito al progetto GOEL Bio come socio sovventore nella convinzione che investire sull’etica crea prospettive di sviluppo per tutti.

Spiega Fabio Brescacin Presidente di EcorNaturaSì: «Operare nel bio non significa solo sostenere la qualità del prodotto e dare un cibo sano alle persone, ma significa lavorare per un sano sistema agricolo, ecologicamente ma anche socialmente, quindi uscire dalla piaga del lavoro nero a cui molte aziende spesso sono spinte a causa dei prezzi troppo bassi dei prodotti agricoli e da forme di illecite appropriazioni dei terreni agricoli».

Vincenzo Linarello, presidente del Gruppo Cooperativo GOEL ha affermato che “Opporsi alla ‘ndrangheta non è un problema ormai solo dei Calabresi. Così come il rispetto della dignità dei produttori agricoli e dei lavoratori è un investimento che giova anche ai consumatori. Il futuro è un’opera comunitaria dove nessun interesse di parte deve essere posto sopra quello degli altri: conciliare l’interesse di tutti è la vera sfida dell’etica e dell’innovazione.”

GOEL Bio sta potenziando la produzione di agrumi grazie alla costruzione di un nuovo centro di confezionamento nella Locride che nascerà grazie all’importante sostegno di Enel Cuore che ne sta cofinanziando l’investimento. Questo consentirà presto di poter accogliere nuovi produttori in GOEL Bio e ampliare la distribuzione di agrumi biologici.

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