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Carlsberg presenta “Betterbox”, il primo cartone nato dalla birra

Carlsberg ha presentato “Betterbox”, il primo cartone per la pizza realizzato con gli scarti di produzione della birra, 100% compostabile.

Gli ultimi dati sul consumo delle pizze d’asporto stimano che ogni giorno vengano consumate circa 2 milioni di pizze. Pochi però sanno che i cartoni della pizza sporchi di cibo non possono essere riciclati con la carta, producendo così un’elevata quantità di rifiuti, basti pensare che l’insieme di tutti i cartoni utilizzati ogni anno potrebbe creare una pila alta circa due Empire State Building e mezzo. Proprio nell’ottica di offrire il proprio contributo per sostenere il nostro pianeta con innovazioni sempre più sostenibili, Carlsberg ha inventato “Betterbox”.

“Gli scarti di produzione della birra sono un’ottima risorsa per produrre i contenitori della pizza: si crea una mescola con agenti aggreganti naturali e si lascia essiccare l’impasto. Crediamo che dalle materie prime, come il nostro lievito e orzo, si possa arrivare a realizzare innovazioni incredibili, sempre seguendo la filosofia del continuo miglioramento portata avanti dal nostro fondatore. La missione di Carlsberg è sempre stata quella di impegnarsi e lavorare per un oggi e un domani migliore” dichiara Serena Savoca, Marketing Manager di Carlsberg Italia.

 

Il progetto “Betterbox” rappresenta una delle diverse azioni messe in campo da Carlsberg per sostanziare l’impegno di questa birra verso il continuo miglioramento nell’ambito della produzione birraria e degli effetti che essa può avere sulla società in generale. Una filosofia che accompagna la birra danese sin dalle sue origini. Nello sforzo di arrivare alla perfezione, la missione di Carlsberg è sempre stata quella di esplorare nuove strade, provare nuove ricette e fare nuove eccitanti scoperte.

Per l’operazione “Betterbox”, Carlsberg ha stretto una partnership con la pizzeria Cocciuto di Milano che, dal 18 al 21 ottobre 2019 nei punti vendita di Via Bergognone 24 e Corso Lodi/Angolo Via Gian Carlo Passeroni 2, consegnerà le proprie pizze, tramite UberEats, nei rivoluzionari cartoni ecosostenibili e in accoppiata con la nuova Carlsberg Pilsner. La pizza, nel rispetto della più antica tradizione partenopea, è la protagonista dell’offerta gastronomica di Cocciuto, sinonimo di eccellenza e qualità italiana, che lo rende partner ideale di Carlsberg per il lancio di questa iniziativa.

Dagli scettici ai follower agli indolenti: 6 i consumatori tipo secondo Tetra Pak

Attenzione all’ambiente e alla salute: pare siano queste le due esigenze più sentite dai consumatori. A dirlo lo studio globale realizzato da Tetra Pak in collaborazione con Ipsos. Non più sensibilità separate, ma semrpe più spesso convergenti, capaci quindi di creare importanti opportunità per i marchi del settore food & beverage.

Non è un caso, dunque, che quasi il 60% dei consumatori ritiene che la propria salute e il proprio benessere siano fortemente condizionati dai problemi ambientali.

La salute mentale è attualmente considerata altrettanto importante quanto quella fisica: il 67% dei consumatori concorda sul fatto che si tratta di uno dei principali problemi della società, e lo stress è considerato l’aspetto più preoccupante dal punto di vista personale.

Naturalmente son si tratta i un sentire univoco, esistino percezioni e sensibilità diverse tra i consumatori. A questo proposito, Tetra pak ha individuato all’interno del Tetra Pak Index 2019 sei gruppi, ciascuno dei quali ha un approccio diverso nei confronti della salute e dell’ambiente.

Ambasciatori attivi: mostrano elevato impegno nei confronti di tutti gli aspetti relativi alla salute e all’ambiente, disposti all’azione, a sfidare i limiti e a influenzare gli altri. 

  • Si rivolgono a fonti autorevoli come scienziati e accademici, nonché le ONG, per crearsi un’opinione in merito alla questione ambientale.

Amici del pianeta: disposti ad agire per l’ambiente con un importante impegno per la maggior parte degli aspetti relativi alla salute, ma meno inclini a superare i limiti.

  • Impegnati e disposti all’azione a favore dell’ambiente. Molto impegnati rispetto alla maggior parte degli aspetti riguardanti la salute, in particolare per quanto riguarda il benessere mentale.

Attenti alla salute: consapevoli e impegnati nei confronti dell’ambiente, ma dando la priorità alla salute piuttosto che al pianeta. Disposti a pagare di più e a sacrificare la convenienza per avere prodotti sani. 

  • Si informano molto sui social media e da altre fonti online.

Follower: abbastanza impegnati nei confronti della salute e delle questioni ambientali da sentirsi in colpa per entrambi gli aspetti, ma non inclini a cambiare il proprio comportamento o a sperimentare cose nuove.

  • Una nutrita schiera di persone desidera saperne di più, essere convinta e stimolata ad agire. Guarda la TV e ascolta la radio più della media.

Indolenti: nessun interesse nei confronti della totalità degli aspetti riguardanti la salute e l’ambiente. Scettici nei confronti della tecnologia e dei cambiamenti.

  • Il loro interesse si limita alle proprie cerchie personali e reali, in particolare alla famiglia e agli amici.

Scettici: Informati rispetto alle questioni ambientali, ma inclini a respingerle come “false notizie”; hanno un approccio “tradizionale” rispetto a cibo e salute.

  • Uno Scettico su cinque sostiene di non procurarsi informazioni riguardanti l’ambiente mediante alcun canale mediatico.

 

Più responsabilità

L’ambiente rappresenta la preoccupazione principale a livello globale e l’urgenza sta aumentando. I consumatori fanno quindi scelte più consapevoli in materia di imballaggi, cercano informazioni ambientali nelle etichette e acquistano prodotti ecologici anche se costano di più. Il settore alimentare e delle bevande è un catalizzatore fondamentale a questo riguardo. La principale aspirazione di cambiamento, sia per motivi di salute che per ragioni legate all’ambiente, è un maggiore consumo di prodotti alimentari e bevande a basso impatto ambientale. I consumatori si considerano ormai in larga misura i principali responsabili sia verso l’ambiente che verso la propria salute, con poche differenze tra i due aspetti (rispettivamente 71% e 74%), seguiti da governi e politici, mentre marchi e venditori al dettaglio vengono molto dopo.

Gisele Gurgel, Direttore Business Insights and Analytics Tetra Pak, afferma: “Il settore alimentare e delle bevande è forse il primo a riscontrare questa tendenza di convergenza tra l’attenzione alla salute e all’ambiente. Ciò offre ai marchi una nuova opportunità per creare un legame potente, mirato e personale con i consumatori, prestando attenzione e rivolgendo il messaggio a entrambi gli aspetti nello stesso tempo.

Molti consumatori sono interessati a leggere e a informarsi sull’ambiente, inclusi i temi relativi agli imballaggi (39%), soprattutto mediante i social media. In particolare, il punto chiave è rappresentato dai prodotti naturali/bio senza additivi e anche la stagionalità gioca un ruolo importante in questo senso. In termini di categorie, i succhi 100% frutta, il latte, l’acqua confezionata, il latte di cocco e le bevande a base di piante sono i prodotti più interessanti”.

Lena Gilchrist, Client Director, Ipsos, dice:Questo progetto di ricerca è stato unico per il modo in cui ha combinato salute e ambiente, e per il modo in cui abbiamo suddiviso i consumatori in base ai vari livelli di convergenza tra le due aree. I sei gruppi hanno motivazioni e limiti differenti e si affidano a fonti di informazione diverse. Ne consegue che è necessario un approccio mirato per comunicare con ciascun gruppo. Mentre alcuni cercano informazioni autorevoli provenienti da fonti scientifiche, altri si affidano ai pareri degli amici e ai social media”.

Coop Svezia si affida a JDA Software per ridurre gli sprechi

In un’ottica di sostenibilità, ridurre gli sprechi è una priorità fondamentale per  i retailer della GDO.  Anche per Coop Svezia la sostenibilità è un obiettivo strategico, che interessa  tutte le attività  e  tutti i processi. Coop Svezia si è posta obiettivi di riduzione degli sprechi e miglioramento della disponibilità dei prodotti in ciascuno degli oltre 800 negozi. La scelta di adottare le soluzioni di Category Management di JDA Software, Inc.  si inserisce in questo contesto. La localizzazione è stata una delle sfide e dei motivi che hanno spinto Coop Svezia a scegliere JDA Category Management per automatizzare la definizione dei planogrammi e consentire una pianificazione degli scaffali dei punti vendita in base alle specificità della domanda locale. Il miglioramento e la personalizzazione dell’assortimento nei negozi Coop porteranno alla riduzione degli sprechi, una priorità per l’azienda che punta alla sostenibilità in tutte le aree della propria attività.

Coop implementerà le soluzioni di JDA Category Management per supportare strategia e vision, e ottenere livelli di visibilità e conformità mai raggiunti prima. JDA automatizzerà il processo di gestione di spazi e categorie,  e migliorerà le comunicazioni con i dipendenti in negozio per facilitare il rispetto delle linee guida. Con JDA, Coop sarà anche in grado di creare, gestire, analizzare, ottimizzare e distribuire planogrammi dettagliati in ogni store. Per soddisfare le esigenze di localizzazione, Coop potrà creare piani di categoria specifici per ciascun punto vendita che ottimizzano la posizione, le performance e il layout delle categorie di prodotti per soddisfare con precisione la domanda dei consumatori locali e aumentare le vendite.

“Con JDA, Coop Svezia offrirà sempre ai propri clienti i prodotti giusti sugli scaffali giusti nel negozio giusto,” ha dichiarato Johan Reventberg, Presidente EMEA, JDA. “Una gestione delle categorie che fa leva su strumenti avanzati permetterà a Coop Svezia di ridurre gli sprechi e ottimizzare le risorse, contribuendo a rafforzare il proprio impegno per la sostenibilità, che rappresenta sempre più una priorità sia per i retailer sia per i consumatori”.

 

 

LCC: quanta plastica c’è a scaffale? Lo studio di IRI

Forse ci si sarebbe dovuti svegliare prima. Ad ogni modo, meglio tardi che mai. Il vento ambientalista, infatti, si sta rapidamente diffondendo. Non possiamo che augurarci che duri.

Tra i principali nemici  contro cui si è intrapresa battaglia, c’è la plastica. L’obiettivo è ridurne nel medio-lungo periodo sia la produzione che l’utilizzo e  (soprattutto) la dispersione nell’ambiente. Dalla UE un importante assist: la direttiva 2019/904 che ha stabilito come, a partire dal 2021, non potranno più essere immessi sul mercato posate, piatti, cannucce, aste per palloncini, recipienti per alimenti e per bevande in plastica. Al loro posto dovranno essere usati oggetti compostabili. Sulle bottiglie di plastica la Direttiva ha previsto una regolamentazione diversa, fissando un obiettivo di raccolta del 90% entro il 2029 e l’utilizzo di materiali riciclati al 30% entro il 2030.
Al di là della parte strettamente normativa, l’UE, ha attivato iniziative sotenibili come il progetto «Bio-plastics Europe» che per 4 anni vedrà coinvolti 10
pesi dell’Unione, tra cui l’ Italia, nella progettazione di prodotti innovativi e nello
sviluppo di modelli di business che facilitino efficienza, riutilizzo e riciclo,  compresa la garanzia della sicurezza dei materiali riciclati quando utilizzati per la realizzazione di giocattoli o imballi per alimenti.
In questo scenario viene da chiedersi, però, quale sia lo stato dell’arte in termini di volumi di plastica in circolazione e in vendita in GDO.

Dallo studio di IRI, effettuato tramite IRI Liquid Data®, integrando le  informazioni di vendita con i dati Immagino GS1 Italy, è emerso che circa il 33% dei prodotti confezionati di Largo Consumo venduti in Ipermercati, Supermercati e Libero Servizio è offerto in confezioni di plastica rigida o a base di materiale plastico rigido. Se nel computo si volessero includere anche i filler o le buste di plastica, le percentuali crescerebbero sicuramente, in particolare nel reparto del Fresco Confezionato.
Questo dato, tradotto in denaro, indica che per ogni 100 euro spesi in media dalle
famiglie per la spesa di tutti giorni, 28 sono destinati a comprare prodotti  confezionati con la plastica.

Comparto che vai plastica che trovi

L’incidenza varia però molto a seconda dei reparti di consumo. Infatti al primo posto troviamo Detersivi e Detergenti (90% dei prodotti pari al 94% della spesa) e i Freschi Confezionati (69% delle referenze che raccolgono il 46% della spesa), mentre fanalino di coda è il mondo delle Bevande Alcoliche (1% dei prodotti, trascurabile la quota di spesa).

Ma veniamo alla nota (più) dolente: quanta di questa plastica è riciclabile?

Stando a quanto dichiarato (scritto) dai produttori sulle confezioni, solo il 4% dei plastic-packs segnala al consumatore che l’involucro è riciclabile. Una  comunicazione purtroppo ancora carente, ma che però ha una sua efficacia nei confronti degli acquirenti. Infatti questa piccola percentuale di prodotti sugli scaffali cattura ben il 14% della spesa per prodotti con confezioni di plastica.
Questo atteggiamento è più evidente nelle Bevande Analcoliche dove il 49% degli
acquisti (a valore) di prodotti confezionati in plastica è costituito da referenze che
comunicano la riciclabilità della plastica in cui sono contenuti.

Conclusioni
Da un lato, la quota parte di plastica riciclabile è più ampia di quanto viene
comunicato e sarebbe quindi necessario migliorare l’aspetto della comunicazione
delle aziende produttrici. Dall’altro lato però, sul mercato ci sono ancora molti pack non riciclabili e spesso per le aziende cambiare le modalità produttive e reinventarsi non è semplice. Alcune realtà aziendali hanno iniziato a seguire processi di diversificazione utilizzando altri materiali come le bioplastiche (le più affini alle plastiche tradizionali per lavorabilità), oppure, in alcuni casi, le fibre vegetali. Si tratta però di processi industriali molto diversi che presuppongono forti investimenti e lunghi tempi di realizzazione. Inoltre, convertirsi al compostabile significa andare a competere su terreni già presidiati, non tanto da produttori nazionali ed europei, quanto piuttosto da importatori dall’estremo oriente, dato che molti prodotti in fibra naturale e in bioplastica sono oggi di loro produzione.

Sanpellegrino parla di sicurezza. Ai dipendenti e ai partner logistici

Cultura della sicurezza in fabbrica e alla guida degli automezzi sono i temi al centro dell’evento organizzato da Sanpellegrino in collaborazione con il Gruppo Maganetti, presso lo stabilimento di Cepina Valdisotto. L’iniziativa, rivolta ai dipendenti che lavorano nell’area logistica di Levissima, agli autisti dei principali partner logistici di Levissima che si occupano del trasporto dell’acqua minerale e alle loro famiglie, nasce dalla grande attenzione dedicata da Sanpellegrino al miglioramento continuo della sicurezza nei propri siti produttivi e alla salute dei lavoratori. Per questo motivo Levissima ha aperto le porte del proprio stabilimento ai dipendenti e agli autotrasportatori per mostrare il processo produttivo e illustrare le operazioni di carico e scarico degli automezzi condividendo, attraverso una sessione di “realtà virtuale”, le regole fondamentali che gli autisti e i carrellisti devono osservare. L’invito è stato esteso anche alle famiglie e ai figli che hanno avuto l’opportunità di partecipare a una sessione di educazione stradale. L’evento è stato aperto dagli interventi sul valore della sicurezza e sull’importanza della sostenibilità ambientale tenuti da Massimo Angelini, Market SH&E Manager del Gruppo Sanpellegrino, Franco Simoncini, Direttore dello stabilimento Levissima, Matteo Lorenzo De Campo, Amministratore Delegato del Gruppo Maganetti, alla presenza di Paola Spena, Prefetto di Sondrio e Alessandro Pedrini, Sindaco di Cepina Valdisotto.

Attenzione anche all’ambiente

All’impegno di promuovere la sicurezza nei propri stabilimenti, si affianca anche l’attenzione per l’ambiente che Sanpellegrino esprime attraverso progetti nel settore della logistica, sviluppati in partnership con il Gruppo Maganetti e con Koinè, per il trasporto dell’acqua minerale su mezzi alimentati a LNG. Il Gas Naturale Liquefatto (LNG) rappresenta, infatti, l’ultima frontiera dei carburanti di origine fossile a basso impatto ambientale perché consente di ridurre fino al 15% le emissioni di anidride carbonica, rispetto a un motore a diesel di pari potenza.

Dal 2017, Sanpellegrino e il Gruppo Maganetti hanno integrato 46 nuovi mezzi alimentati a LNG nella flotta che si occupa del trasporto dell’acqua minerale Levissima in Lombardia e Veneto. Anche la flotta Koinè utilizzata per il trasporto dell’acqua minerale S.Pellegrino dallo stabilimento bergamasco di Ruspino all’hub di Madone è costituita al 100% da veicoli alimentati con questo innovativo carburante.

Risorse idriche

Il Gruppo Sanpellegrino, consapevole della relazione tra la tutela del territorio e la sostenibilità delle proprie attività, persegue una politica aziendale orientata alla crescita sostenibile impegnandosi a salvaguardare le risorse idriche per renderle disponibili per le generazioni presenti e future. La riduzione e il riutilizzo dell’acqua nei processi produttivi ha permesso nel 2018 al Gruppo di risparmiare 83 milioni di litri di acqua, arrivando a utilizzarne 1,70 litri compreso il litro imbottigliato. Un trend seguito anche da Levissima che, negli ultimi 10 anni, ha risparmiato quasi 455 milioni di litri di acqua, passando da 1,99 litri per litro imbottigliato nel 2008 a 1,52 litri per litro imbottigliato (incluso il litro imbottigliato) utilizzati nel 2018. Anche la performance energetica è in costante miglioramento. Dal 2011 tutti gli stabilimenti utilizzano il 100% di energia elettrica acquistata da fonti rinnovabili, mentre le emissioni di CO2 sono diminuite del 50% negli ultimi 7 anni.

 

La sostenibilità è anche il driver del progetto che sta ridisegnando tutti gli spazi della fabbrica di Cepina. L’intero progetto è stato sviluppato con le persone di Levissima e la comunità, per realizzare una “Sharing Factory” che integra i bisogni degli individui e interagisce con stakeholder locali per migliorare la conoscenza sulla risorsa acqua e contribuire a valorizzare la vocazione turistica del territorio.

Alcune aree dello stabilimento sono diventate un luogo aperto a progetti di protezione ambientale e ospitano stabilmente i ricercatori del dipartimento di Scienze Ambientali dell’Università di Milano. Altri spazi mostreranno ai visitatori le ricchezze del territorio, a partire dall’offerta naturalistica e turistica del Parco Nazionale dello Stelvio. Ci sarà un percorso aperto al pubblico che consentirà ai turisti di Bormio e Cepina di scoprire la purezza intoccata dell’acqua Levissima, dove nasce e quanto è importante conservare l’ecosistema che la genera.

 

“La sicurezza è una priorità assoluta per il nostro Gruppo che da anni sviluppa progetti di sensibilizzazione rivolti ai dipendenti. – ha dichiarato Franco Simoncini, Direttore dello stabilimento LevissimaUn impegno che si traduce in progetti concreti per fare del nostro posto di lavoro un luogo sempre più sicuro e della sicurezza un valore da vivere in ogni momento della nostra giornata. L’evento organizzato sabato nello stabilimento di Levissima è un passo importante per condividere la nostra cultura della sicurezza anche al di fuori dei confini aziendali, coinvolgendo gli autisti che lavorano per i nostri partner logistici, aziende con le quali abbiamo avviato da anni una consolidata collaborazione”.

 “Le persone devono essere riportate al centro del sistema economico e la loro sicurezza, sia sul luogo di lavoro che nella vita privata, deve essere una priorità: noi, che circoliamo ogni giorno sulle strade con veicoli di grandi dimensioni, lo sappiamo e proprio per questo vi poniamo grande attenzione. – ha dichiarato Matteo Lorenzo De Campo, Amministratore Delegato del Gruppo MaganettiLa cultura della sicurezza è una cultura da sviluppare continuamente e soprattutto da condividere, questo è lo scopo della giornata di sabato e di tutte le iniziative che sia Sanpellegrino che Maganetti intraprendono costantemente. Con questo evento desideriamo iniziare un processo ancora più ampio, coinvolgendo nelle iniziative aziendali tutto il territorio ed in primis le forze dell’ordine e la Prefettura, elementi fondamentali affinché tutte le norme sulla sicurezza vengano rispettate.”

CIRFOOD punta su Rita e apre un nuovo ristorante a Reggio Emilia

Rita a Corte Tegge

CIRFOOD continua ad investire sul marchio RITA a Reggio Emilia con l’apertura di un nuovo ristorante nella frazione di Corte Tegge, Cavriago (RE) e il rinnovamento di due locali, in via Guicciardi e all’interno del centro commerciale Vittoria a Castellarano (RE).

La nuova apertura e il rinnovamento dei due locali, si inseriscono in un piano pluriennale di investimenti che CIRFOOD ha pianificato sul territorio e che sta realizzando per innovare il format commerciale RITA. Nel 2018, infatti, sono stati oggetto di restyling anche il self-service all’interno del centro commerciale Ariosto e quello nella zona industriale di Mancasale, entrambi a Reggio Emilia.

RITA, acronimo di Ristorazione Italiana, è il marchio che da sempre identifica i ristoranti self-service di CIRFOOD, caratterizzati da una vasta scelta di specialità gastronomiche della tradizione, piatti light ed innovativi e ricette internazionali. Un concept coerente con i valori di CIRFOOD che da sempre promuove il piacere, la qualità della nutrizione e una cultura dell’alimentazione sana ed equilibrata.

[Not a valid template]La nuova apertura

Il locale realizzato a Corte Tegge, grazie ad un investimento di 3.300.000 euro, è caratterizzato dal tipico design dei locali RITA che ricrea un ambiente informale e familiare, in cui il consumatore è posto al centro di un percorso che abbraccia un’offerta di piatti di qualità, compreso il corner pizzeria, con un servizio coinvolgente e innovativo. Con 325 coperti nell’area self-service e 50 nella sala ristorante con servizio al tavolo, accoglierà i propri clienti con menù esposti su un moderno monitor che presenterà i piatti del giorno e le iniziative in corso.

Grande attenzione è stata rivolta anche alla sostenibilità ambientale della struttura, con la presenza di un impianto fotovoltaico a servizio dell’edificio, l’installazione – come in tutti i nuovi locali di CIRFOOD – di illuminazione a LED e di impianti per la regolazione in remoto della temperatura degli ambienti per favorire il risparmio energetico.

I restyling

Al nuovo locale RITA a Corte Tegge, si aggiunge il restyling dei due ristoranti RITA di via Guicciardi a Reggio Emilia e del centro commerciale Vittoria a Castellarano, che sono stati completamenti rinnovati seguendo il nuovo stile del format di CIRFOOD. La zona di distribuzione è stata completamente adeguata alla nuova offerta di RITA, i percorsi all’interno dei locali sono stati ottimizzati per un migliore uso dello spazio e una migliore fruizione da parte dei clienti. Anche l’illuminazione, come in tutti i locali del ristorante self-service, è stata migliorata con l’installazione di lampade a LED che migliorano la luce e permettono un maggiore risparmio energetico.

Siamo orgogliosi di portare l’innovazione dei nostri locali RITA a Reggio Emilia, la città in cui la nostra impresa è nata ed è profondamente radicata. Siamo felici di poter offrire in diverse zone della città e della provincia un servizio completamente rinnovato e sempre più in linea con le esigenze del consumatore contemporaneo, che cerca benessere, qualità e sostenibilità” dichiara Rossella Soncini, Direttore di Area Emilia Ovest CIRFOOD.

ICAM presenta il suo primo bilancio di sostenibilità

Ridurre del 50% i consumi idrici entro il 2020, ridurre la percentuale di materiale non riciclato per il confezionamento delle tavolette di cioccolato e incrementare ulteriormente la quota di cacao da approvvigionamento diretto: questi alcunu degli obiettivi primari presentati da ICAM nel suo primo bilancio di sostenibilità.

Composto di cinque principali aree di interesse, il bilancio di sostenibilità analizza in maniera approfondita gli aspetti sociali e ambientali che concorrono a delineare le responsabilità dell’azienda nei confronti della società.

RESPONSABILITÀ VERSO LE PERSONE

Una gestione attenta delle risorse umane (presso ICAM lavorano 416 persone) che si sostanzia in condizioni di lavoro e politiche retributive migliorative rispetto al settore di riferimento. A coloro che si occupano della produzione sono garantiti orari di lavoro flessibili, retribuzioni che prevedono premi di risultato legati al raggiungimento di obiettivi e un piano di formazione che garantisce percorsi di crescita professionale teorica e on the job. Un impegno che si traduce per ICAM in un elevato livello di fidelizzazione con un indice di rotazione in uscita nell’ultimo biennio vicino al 5% (di cui circa un terzo per pensionamento).

RESPONSABILITÀ VERSO LA FILIERA

Allo scopo di ridurre gli aspetti di complessità legati alla catena di fornitura del cacao, l’azienda ha adottato una strategia di integrazione verticale volta all’approvvigionamento diretto del cacao. Presente in Repubblica Domenicana, Uganda e Perù, ICAM ha instaurato con i coltivatori delle piantagioni un rapporto di collaborazione, in base alla quale i contadini, diventando a tutti gli effetti partner commerciali. La grande attenzione al rispetto dei coltivatori e dell’ambiente che ha portato ICAM ad avere oggi il 66% della produzione di cioccolato biologico e Fairtrade.

Incrementare ulteriormente la quota di cacao da approvvigionamento diretto è uno degli obiettivi che ICAM si è posta per il futuro.

RESPONSABILITÀ VERSO LA COMUNITÀ

Quello di ICAM con la comunità locale in cui opera, è un legame che si è consolidato negli anni attraverso le assunzioni e una grande attenzione per i temi ambientali, educativi e sociali della zona. L’azienda si impegna inoltre a offrire il suo sostegno a iniziative culturali ed educative, con particolare attenzione al rapporto con le scuole e offre il proprio sostegno anche alla comunità, donando i propri prodotti a tutte quelle associazioni che lo richiedono, oltre ad aderire al Banco Alimentare.

RESPONSABILITÀ VERSO IL PIANETA

Sono quattro le modalità attraverso le quali ICAM si prende cura del pianeta e controlla il proprio impatto ambientale:

o   Efficienza energetica. Lo stabilimento produttivo di Orsenigo, inaugurato nel 2010, è alimentato da un impianto di trigenerazione che, producendo contemporaneamente da una sola fonte energetica elettricità, vapore e acqua fredda, consente di ottenere in modo autonomo e altamente efficiente l’energia necessaria a soddisfare quasi interamente (80% circa) le necessità del processo produttivo. Il trigeneratore, alimentato a metano, raggiunge infatti un livello di efficienza di circa l’82%, consentendo dunque un risparmio energetico davvero significativo. Tale risparmio trova conferma nei 6.320 “Certificati Bianchi” (o anche Titoli di Efficienza Energetica) assegnati ad ICAM negli ultimi quattro anni, che certificano i risparmi energetici conseguiti realizzando interventi di miglioramento dell’efficienza energetica.

o   Gestione dell’acqua. Il cioccolato è uno dei prodotti alimentari con il più alto impatto in termini di consumi idrici. Consapevole dell’importanza dell’utilizzo responsabile delle risorse naturali, con lo spostamento della produzione presso lo stabilimento di Orsenigo, ICAM ha ottimizzato la gestione dei consumi di acqua all’interno dei cicli di produzione. Lo stabilimento è infatti caratterizzato da un struttura idrica a circuito chiuso per il sistema di raffreddamento che ha permesso all’azienda di ridurre di oltre il 90% i consumi idrici annui rispetto al precedente impianto, passando da circa 700.000 litri a “soli” 70.000 litri e raddoppiando contemporaneamente la capacità produttiva. Entro il 2020 ICAM si è posta l’obiettivo di mettere a punto un metodo per ridurre del 50% il consumo d’acqua.

o   Packaging sostenibile. Il tema dell’eco-sostenibilità del packaging rappresenta oggi un tema molto dibattuto e controverso, sia a livello di legislatori, sia di produttori e utilizzatori. ICAM nel 2018 ha acquistato 860 tonnellate di materiale per l’imballaggio dei suoi prodotti, di cui circa l’85% è rappresentato da materiale completamente riciclabile. Facendo proprie le direttive in materia di gestione dei rifiuti indicate dall‘Unione Europea (Direttiva 94/62 CEE), e in risposta alle sempre crescenti sollecitazioni provenienti dai clienti, ha avviato, in partnership con alcuni fornitori e consulenti specializzati del settore, un’importante attività di studio su più fronti, allo scopo di ridurre significativamente l’l’utilizzo del packaging non riciclabile. Lo studio si articola in 3 direzioni principali: la riduzione del volume di imballi, l’impegno, dove tecnologicamente possibile, ad utilizzare confezioni 100% riciclabili e lo sviluppo di soluzioni di packaging biodegradabili/compostabili.

o   Carbon Footprint. Al fine di misurare l’impatto ambientale generato rispetto al riscaldamento globale, ICAM ha avviato un’attività di calcolo e monitoraggio della propria Carbon Footprint. Lo studio, sviluppato col supporto di un ricercatore del Politecnico di Milano, ha permesso di valutare le performance ambientali della produzione di 1 kg di Cioccolato fondente 86% Vanini (origine Bagua, Perù) comprensivo di packaging, in confezioni da 100g. L’analisi è stata condotta secondo la metodologia LCA (Life Cycle Assessment), prendendo in considerazione l’intera filiera a partire dalla coltivazione delle materie prime fino allo smaltimento dei rifiuti prodotti dal packaging. Lo studio condotto ha calcolato una carbon footprint di prodotto di 1,11 kg di CO2 equivalente per chilo di cioccolato, un dato inferiore di quasi il 30% rispetto ad altri prodotti comparabili.

Chi è ICAM

L’azienda nasce nel 1946 dalla grande passione per il cioccolato che le famiglie Agostoni e Vanini hanno tramandato di generazione in generazione.

Con un’offerta che si distingue in tre principali linee di prodotto (dedicate all’industria, private label e a marchio proprio), ICAM oggi si è guadagnata il suo spazio non solo sul mercato italiano, ma sempre di più si sta affermando anche su quello estero che pesa ben il 58% sul fatturato 2018 (totale fatturato 2018: 156 Mil. €). Il controllo dell’intera filiera produttiva, e uno stabilimento produttivo (a Orsenigo, Como) dotato delle più moderne tecnologie proprie dell’industria 4.0, sono i due tratti distintivi che da sempre caratterizzano l’offerta di ICAM.

 

Casamassima e Rescaldina: due certificazioni BREEAM per la sostenibilità

Due risultati importanti per CEETRUS Italy: il Parco Commerciale Auchan di Casamassima (Bari) ha ottenuto la Certificazione BREEAM in Use – Part 1, rating Good, aggiudicandosi così il titolo di primo immobile commerciale certificato BREEAM in Use in Puglia, mentre il Centro Commerciale Porte dei Laghi di Rescaldina (Milano) ha conquistato la Certificazione BREEAM International Refurbishment and Fit-out 2015: Retail, rating Good, per il progetto di Restyling, con il titolo di primo centro commerciale certificato BREEAM RFO in Italia. Entrambi di proprietà di CEETRUS Italy S.p.A., i due parchi commerciali fanno parte del progetto di certificazione intrapreso sugli asset nel rispetto dei target di Sostenibilità del piano strategico aziendale.

I due protocolli

Il protocollo “BREEAM In Use” è uno strumento necessario per la valutazione di sostenibilità e gestione sostenibile di un asset esistente; il suo valore aggiunto risiede nella possibilità di ottenere una “fotografia” delle prestazioni attuali dell’edificio ed offrire l’opportunità di migliorare le caratteristiche e la qualità degli ambienti interni, con conseguente miglioramento di tutti gli aspetti immobiliari.

Il protocollo “BREEAM RFO” è invece un protocollo per la valutazione della sostenibilità ambientale dedicato agli interventi di Ristrutturazione e Fit-out rivolto a tutti gli edifici “non domestici”. Lo schema consente di effettuare una valutazione dell’impatto dell’intervento di riqualificazione e si concentra sui temi del consumo energetico, delle risorse idriche, dell’impatto sull’ambiente circostante e sugli aspetti gestionali, confrontandoli con benchmark internazionali.

Marco Balducci, General Manager Ceetrus Italy, ha commentato: «La sostenibilità ambientale è al centro dell’attività di Ceetrus, per quanto riguarda i nuovi edifici e le riqualificazioni. Nel caso di Casamassima abbiamo voluto aumentare l’efficienza energetica, ridurre le emissioni e l’impatto ambientale degli edifici, migliorando il comfort degli spazi per i nostri clienti e la produttività per i nostri collaboratori. Nel caso di Rescaldina, la riqualificazione si è concentrata sulla diminuzione del consumo energetico, su una migliore gestione delle risorse idriche e sull’impatto ambientale nel territorio. Siamo orgogliosi di avere ricevuto un riconoscimento tanto prestigioso per due strutture molto diverse, site in territori differenti. Sarà per noi una priorità proseguire in questa direzione su tutti i progetti di refurbishment o di sviluppo futuro».  

Luigi Novazzi, Managing Director Duff & Phelps REAG S.p.A., ha inoltre aggiunto: «I risultati raggiunti sono in linea con l’andamento del mercato, che vede gli ambiti di sostenibilità assumere un rilievo sempre maggiore. Gli operatori Real Estate e gli utilizzatori degli immobili sono infatti sempre più sensibili a temi quali il comfort dell’ambiente interno, la riduzione dei consumi e l’impatto dell’immobile sull’ambiente circostante. Queste tematiche diventano ancora più importanti per le Società ai fini della Corporate Social Responsibility e trovano ampio spazio all’interno dei Bilanci di Sostenibilità. Tutte le principali Società stanno valutando, in Italia ed all’estero, le performance di qualità e di sostenibilità dei propri immobili, sia esistenti che in costruzione, e per oggettivarle di fronte al mercato ed agli utenti li stanno certificando tramite protocolli Green Building internazionalmente riconosciuti (LEED, BREEAM)».

OVS: cotone 100% sostenibile entro il 2020 per risparmiare 12 mld di litri di H2O

 

OVS: l’obietivo è quello di utilizzare entro il 2020, per le proprie collezioni, il 100% di cotone sostenibile, ovvero: cotone organico, cotone proveniente da coltivazioni BCI o riciclato (nel 2018 questo materiale rappresentava quasi il 70% della produzione totale). Un traguardo che, in termini di impatto ambientale, si tradurrà in un risparmio di circa 14 miliardi di litri d’acqua, una significativa riduzione di pesticidi (15 tonnellate) e di Co2 (circa 6000 tonnellate).

OVS già da tempo ha posto l’innovazione sostenibile al centro delle attività produttive, infatti è stata la prima azienda italiana ad aver sostenuto Better Cotton Initiative (BCI), l’organizzazione internazionale che mira a migliorare radicalmente l’impatto sull’ecosistema e sulle persone dell’industria globale del cotone. BCI  l’ha inserita nel  “Better Cotton Leader Board”, tra le prime 15 realtà più virtuose al mondo (su oltre 100 aziende associate), per aver contributo ad incrementare l’acquisto proveniente da coltivazioni più sostenibili.

Ma l’impegno di OVS non si ferma al cotone. Per la Primavera/Estate 2020, infatti, OVS incrementerà ulteriormente l’utilizzo di alternative sostenibili anche per altri materiali impiegati tra i quali la viscosa proveniente da cellulosa certificata FSC, il nylon e il poliestere provenienti dal recupero della plastica. Un nuovo step per il programma OVS #wecare, avviato nel 2016, che tocca tutte le dimensioni aziendali, dal prodotto al negozio, alle persone, attraverso il quale OVS intende accelerare la transizione verso una moda circolare e contribuire a proteggere

Esselunga installa a Lido di Camaiore il primo eco-compattatore per PET

Esselunga, in collaborazione con Marevivo e il Comune di Camaiore, ha installato all’interno del negozio di Lido di Camaiore il primo eco-compattatore per bottiglie in plastica PET.
Nel 2018 le bottiglie di acqua minerale in PET hanno raggiunto in Europa un totale di 320mila tonnellate di cui solo il 55% è stato recuperato e avviato a riciclo. L’iniziativa nasce come contributo al recupero di tutte le bottiglie in PET, acqua minerale ma non solo, e risponde agli obiettivi della Direttiva Europea sulla plastica che fissa al 90% la raccolta delle bottiglie di plastica entro il 2029. Inoltre prevede entro il 2025 che le bottiglie siano composte per almeno il 25% da materiali riciclati ed entro il 2030 tale quota aumenterà fino al 30%.
Il macchinario, specificatamente progettato per assimilare questa tipologia di materiale, è a disposizione dei clienti per effettuare la raccolta differenziata di bottiglie.
Il funzionamento dell’eco-compattatore prevede l’inserimento e il compattamento delle bottiglie. Al termine del conferimento, il macchinario è in grado di memorizzare la quantità di rifiuti immessa e convertirla in un buono sconto. Ogni 6 bottiglie inserite il cliente riceverà uno scontrino con un buono di 0,20 euro da utilizzare in negozio per la spesa.
La collaborazione con Marevivo – già da anni impegnata a diffondere il corretto riciclo della plastica con la campagna #EmergenSea che prevede anche l’installazione di macchine compattatrici – è stata per la prima volta avviata ad aprile con il sostegno di Esselunga alla campagna “Salviamo il Mare”, grazie al catalogo Fìdaty: per ogni 500 punti raccolti, Esselunga devolverà a Marevivo 10 euro a sostegno del progetto di rimozione delle reti fantasma abbandonate nelle aree marine protette, per permettere al mare di rigenerarsi e continuare a essere un’importante fonte di ossigeno.

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