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Overstock, l’intelligenza artificiale potrebbe ottimizzare i piani aziendali

A causa dell’inflazione, lo spreco alimentare in Italia lungo l’intera filiera è diminuito, anche se fra perdite in campo e sprechi nella catena dell’industria e della distribuzione del cibo si registrano ancora numeri elevati. Nel 2022 infatti sono state buttate 4,2 milioni di tonnellate di cibo, per un valore di 9,3 miliardi di euro. Automatizzare la pianificazione grazie ad analisi predittive permette infatti di ridurre al meglio situazioni di overstock e ottimizzare la supply chain. In particolar modo, per l’industria food la gestione delle scorte è sicuramente uno degli aspetti più complicati poiché ordinare più prodotti di quelli che si riuscirebbero a trattare occupa più spazio in logistica e comporta un aumento al capitale immobilizzato, mentre nel caso contrario si incorre nel rischio di perdere la clientela nel breve termine e di compromettere la posizione del marchio a lungo termine.

Cinque consigli per pianificare al meglio le scorte ed evitare sprechi e overstock

1. Bilanciare l’offerta con la domanda: quante scorte servono per soddisfare le richieste dei clienti? Non bilanciare in modo adeguato l’offerta e la domanda di prodotti può causare la mancanza o l’eccesso di scorte. Per non imbattersi in questa problematica è essenziale analizzare le vendite passate di tutti gli articoli del listino, così da comprendere quanti pezzi di ognuno vengono venduti ogni giorno, ogni settimana e ogni mese in modo da ottimizzare il livello di scorta di ciascun prodotto in catalogo.

2. Assegnare ai prodotti la giusta priorità: in logistica il tempo è uno dei fattori chiave, per questo motivo riuscire a dedicare ad ogni articolo disponibile il giusto quantitativo di tempo e risorse è fondamentale. Uno dei metodi migliori per gestire in modo ottimale i diversi prodotti presenti in magazzino e destinati al catalogo è quello di individuare gli articoli più redditizi per l’azienda e dedicare loro la maggior parte dello sforzo possibile. L’analisi ABC, ad esempio, è lo strumento ideale per individuare questa tipologia di articoli, perché permette di classificare e organizzare gli articoli in base alla loro rotazione rendendo possibile l’organizzazione efficace delle risorse allocate in magazzino.

3. Adottare un approccio di gestione per eccezioni: per essere più rapidi ed efficienti nel controllo delle scorte è fondamentale riuscire a focalizzare l’attenzione sugli articoli più critici. La gestione per eccezioni, in questo caso, è la soluzione ottimale perché garantisce un’elevata reattività alle fluttuazioni della domanda facilitando l’intervento dei buyer nel caso il livello di scorta di sicurezza di alcuni prodotti raggiunga un livello critico a causa di una domanda imprevista.

4. Pianificare una strategia di gestione delle criticità: una corretta gestione ordinaria della logistica non basta per un’azienda che vuole essere sempre competitiva in una realtà globale, bisogna anche essere preparati per far fronte a eventuali emergenze e situazioni anomale. Avere una strategia di gestione delle criticità è importante per governare le situazioni di emergenza invece che subirle, proprio perché i ritardi di consegna da parte dei fornitori o richieste imprevedibili di uno specifico prodotto possono verificarsi in qualsiasi business.

5. Affidarsi a software di intelligenza artificiale per la pianificazione: per riuscire a risolvere gli imprevisti è bene affidarsi a un software che grazie a sofisticate analisi predittive, confronta le vendite di un periodo rispetto a dati storici, studia e monitora le tendenze di mercato e la stagionalità, identifica outliers, individua le eccezioni di inventario, le violazioni della shelf-life, i conflitti di programmazione e le scorte in eccesso. Solo con un software di pianificazione supportato dall’intelligenza artificiale è possibile ottenere un’ottimizzazione continua per l’azienda, nonostante la mole di dati sempre maggiore, assicurando che le scorte per il prodotto corretto siano nel posto giusto al momento opportuno.

Sacchetto Antispreco, Lidl ha già recuperato 400 tonnellate di frutta e verdura

Prosegue l’attività di Lidl Italia per contrastare lo spreco alimentare. A poche settimane dal lancio dell’iniziativa Sacchetto Antispreco, l’Azienda ha recuperato oltre 400 tonnellate di frutta e verdura ritenute non idonee alla vendita. Sono infatti ben 100 mila i sacchetti venduti da metà luglio a oggi, un successo che testimonia come i clienti abbiano colto a pieno lo spirito dell’iniziativa e l’abbiano apprezzata fin dal primo giorno.

Ogni Sacchetto Antispreco, preparato quotidianamente dallo staff dei singoli punti vendita, contiene 4 kg di frutta e verdura che possono essere acquistati al prezzo fisso di 3 euro consentendo anche un significativo risparmio sulla spesa. Il numero di sacchetti confezionati dal singolo punto vendita varia a seconda della disponibilità giornaliera di merce idonea all’attività.

“Lidl Italia è da anni impegnata in attività che contrastano gli sprechi alimentari e promuovono un approccio più sostenibile al consumo” commenta Massimiliano Silvestri, Presidente Lidl Italia. “Siamo molto soddisfatti dell’apprezzamento che il Sacchetto Antispreco ha riscontrato presso i nostri clienti, segno di una sensibilità sempre più diffusa e crescente verso questi temi. L’elevato numero di sacchetti venduti nelle prime settimane di lancio dell’iniziativa ne è la prova concreta”.

L’introduzione dei sacchetti antispreco rientra nel più ampio progetto “Too Good To Waste” lanciato da Lidl nel 2019, che prevede l’applicazione di sconti mirati al fine di incentivare la vendita dei prodotti che si avvicinano alla data di scadenza. A ciò si aggiungono l’ottimizzazione continua dei processi di ordine, stoccaggio e rotazione della merce, e un fitto programma di donazione delle eccedenze in collaborazione con Fondazione Banco Alimentare Onlus. Tale progetto, denominato “Oltre il carrello – Lidl contro lo spreco”, ha portato fino ad oggi al recupero di oltre 33.000 tonnellate di cibo, equivalenti a 66 milioni di pasti.

Sprechi alimentari, cameo aderisce all’iniziativa Etichetta Consapevole

Prosegue l’impegno di cameo nella lotta contro lo spreco alimentare, un percorso intrapreso dall’azienda diversi anni fa e che rientra in una più ampia mission che racchiude molteplici azioni a favore dell’ambiente, delle persone e del buon cibo. In quest’ottica, cameo aderisce all’iniziativa “Etichetta Consapevole” di Too Good To Go nata per ispirare, educare e fornire i mezzi adeguati ai consumatori per ridurre lo spreco alimentare a partire dal contesto casalingo.

“Etichetta Consapevole” nasce dal fatto che, secondo la regolamentazione italiana in materia, la differenza tra le diciture “da consumare entro” – che indica la data di scadenza di un prodotto alimentare – e “da consumarsi preferibilmente entro” – ovvero il termine minimo di conservazione – è molto spesso fraintendibile e poco chiara per i consumatori. Too Good To Go, con il supporto delle aziende che come cameo aderiscono a questa iniziativa, ha voluto fare un po’ di chiarezza proprio attraverso l’introduzione di una particolare etichetta che ha l’obiettivo di rendere più semplice e immediata la lettura e l’interpretazione delle date di scadenza riportate sui prodotti.

cameo ha scelto di sposare anche questa iniziativa applicando la dicitura “Spesso Buono Oltre” al packaging di diverse referenze della gamma di noci a marchio Snack Friends come arachidi, pistacchi e anacardi. Questa speciale etichetta verrà applicata inizialmente a 12 referenze di diversi formati: dalle piccole e pratiche monoporzioni fino ai maxi-formati. L’obiettivo di cameo è quello di contribuire ad una maggiore consapevolezza delle persone che spesso si trovano a buttare alimenti che potrebbero essere ancora consumati, a causa di una scorretta interpretazione delle diciture presenti in etichetta. Questa tendenza, che ha purtroppo un forte impatto sull’ambiente, può essere mitigata con alcuni semplici accorgimenti come l’Etichetta Consapevole. Attraverso questa iniziativa i consumatori saranno spinti ad approfondire il significato delle date che indicano il TMC attraverso il pittogramma “Osserva – Annusa – Assaggia” presente in etichetta che li invita a utilizzare i propri sensi – in particolare la vista, l’olfatto e il gusto – per capire se il prodotto sia ancora buono, riducendo così notevolmente eventuali sprechi di cibo.

“La lotta allo spreco alimentare fa parte del nostro DNA: diversi prodotti per i quali siamo conosciuti sono nati proprio per combattere gli sprechi: dai budini, con i quali si recuperava un avanzo di latte, al Fruttapec, che permette di dare nuova vita alla frutta molto matura. Ci piace guardare al tema dello spreco alimentare in un’ottica from farm to fork, dalle materie prime fino alla tavola dei nostri consumatori” commenta Federica Ferrari, Executive Manager Corporate Communication di cameo. “Per questo motivo nel 2021 abbiamo dato il via alla collaborazione con Too Good To Go impegnandoci su diversi fronti: forniamo a collaboratori e consumatori idee e consigli pratici su come agire contro lo spreco di cibo e conferiamo a Too Good To Go una parte dei nostri prodotti prossimi alla scadenza, distribuendoli attraverso le Box Dispensa. Siamo felici oggi di consolidare ulteriormente la nostra partnership implementando l’etichetta Spesso Buono Oltre sulle confezioni di oltre dieci nostri prodotti”.

Sacchetto Antispreco, parte l’iniziativa di Lidl contro gli sprechi alimentari

Lidl continua a impegnarsi contro lo spreco alimentare e lancia il “sacchetto antispreco”, progetto che restituisce valore a frutta e verdura esteticamente non perfetta, ma ancora buona e sicura, oppure con la confezione rovinata. L’iniziativa, che coinvolge tutti i 730 punti vendita Lidl presenti sul territorio nazionale, permetterà ai clienti dell’insegna di contribuire alla lotta contro lo spreco alimentare, acquistando questi speciali sacchetti di ortofrutta non più rispondente agli standard commerciali aziendali.

I sacchetti antispreco vengono preparati quotidianamente dal personale del punto vendita dopo un’accurata selezione dei prodotti e sono disposti all’interno di un carrello dedicato nella zona retrostante le casse. Ogni sacchetto antispreco contiene 4 kg di frutta e verdura e può essere acquistato al prezzo fisso di 3 euro. Il numero di sacchetti confezionati dal singolo punto vendita varia a seconda della disponibilità giornaliera di merce idonea all’attività.

“Come catena di supermercati, possiamo svolgere un ruolo importante nella lotta contro lo spreco alimentare, tema a noi molto caro sul quale siamo attivi già da molti anni con numerose iniziative” commenta Massimiliano Silvestri, Presidente Lidl Italia. “Grazie al nostro sacchetto antispreco intendiamo promuovere un consumo più consapevole, sensibilizzando i nostri clienti che hanno saputo cogliere lo spirito dell’iniziativa, dimostrando di apprezzarla sin da subito”.

L’introduzione dei sacchetti antispreco rientra nel più ampio progetto “Too Good To Waste” lanciato da Lidl nel 2019, che prevede l’applicazione di sconti mirati al fine di incentivare la vendita dei prodotti che si avvicinano alla data di scadenza. A ciò si aggiungono l’ottimizzazione continua dei processi di ordine, stoccaggio e rotazione della merce, e un fitto programma di donazione delle eccedenze in collaborazione con Fondazione Banco Alimentare Onlus. Tale progetto, denominato “Oltre il carrello – Lidl contro lo spreco”, ha portato fino a oggi al recupero di oltre 31.000 tonnellate di cibo, equivalenti a 62 milioni di pasti.

Come cambia la spesa per ridurre gli sprechi, l’analisi di Planeat

Planeat, la startup che combatte il fenomeno del food waste, ha osservato abitudini di spesa e carrello dei suoi clienti più assidui e fedeli. L’attenzione è stata posta soprattutto alla categoria dei clienti che affidano alla startup quasi tutto l’approvvigionamento alimentare (4 spese mese): lo scontrino medio indica che un single spende 166 euro al mese per mentre una famiglia di 4 persone circa 350 euro poco più di 85 euro a componente salvando contemporaneamente dalla pattumiera dai 40 ai 70 kg di cibo all’anno (a seconda che si sia componenti di una famiglia di 4 persone o single) che si traducono in un range tra i 3,5 e i 6 kg al mese.

Mangiando cosa? Dall’analisi dei dati in mano alla società soprattutto frutta, verdura, pasta (fresca e ripiena), sughi, formaggi, pane, pizze e dolci che rappresentano il 70% del carrello; a seguire carne (25%) e pesce (15%). E, ancora, piatti da cucinare soprattutto con ricette veloci (15 min) nel 54% dei casi, e piatti già preparati, e solo da ravvivare, nel 22 % oltre a salumi e formaggi nel 24% dei casi.

Nelle diverse categorie di pietanze nel carrello spiccano, come più acquistati, il pinzimonio come antipasto (kit), la lasagna al ragù come primo (piatto pronto), il filetto di branzino da scottare in padella tra i secondi (kit), le patate al forno tra i contorni (piatto pronto), gli ingredienti per la pizza margherita (kit), il prosciutto cotto affettato tra i salumi e formaggi e il cannolo siciliano (piatto pronto) tra i dolci.

Il quadro che discende dall’analisi condotta riproduce un carrello particolarmente virtuoso in termini di accessibilità economica e sostenibilità ambientale che, a sua volta, è il risultato di una accurata ingegnerizzazione informatica di approvvigionamenti, preparazioni e distribuzione. Mission di Planeat è infatti è contribuire all’adozione di comportamenti antispreco da parte del maggior numero di utenti e famiglie possibile: prezzi accessibili per prodotti di qualità, facili da utilizzare, è la strategia adottata dall’azienda per arrivare a un pubblico sempre più ampio.

“Grazie al nostro track record di informatici e ingegneri, siamo stati in grado di mettere a punto un sistema regolato al millimetro per gestire tutto il processo di approvvigionamento, preparazione e distribuzione scegliendo materie prime di ottima qualità, a prezzi e condizioni rispettose per i nostri fornitori: nulla viene acquistato in più e nulla sprecato” dice Nicola Lamberti, fondatore di Planeat. “Come soci e azionisti abbiamo scelto di sacrificare una piccola percentuale dei nostri margini per contribuire a contenere il prezzo di vendita ai clienti; ponendo poco più in là il raggiungimento dei risultati prefissati ma contribuendo, con la nostra parte, alla massimizzazione del bene comune: ciò che secondo la teoria dei giochi di Nash contribuisce alla costruzione del massimo risultato per la collettività e ogni suo componente”.

Ridurre gli sprechi alimentari è una delle maggiori sfide per imprese e consumatori

L’inflazione, il cambiamento climatico e il contesto geopolitico incerto continuano a rappresentare le principali minacce per i prossimi 12 mesi, sia per imprese che consumatori: il 42% di questi ultimi ha dichiarato, in una recente analisi di PwC, di aver già eliminato le spese non essenziali al fine di ridurre il più possibile gli sprechi.

“Oggi i consumatori sono molto più sensibili agli obiettivi di riduzione degli sprechi alimentari” spiega Erika Andreetta, Partner PwC Italia. “Nel contesto economico attuale segnato da un alto tasso di inflazione, che vede l’innalzamento dei prezzi di acquisto, c’è una particolare attenzione a evitare ogni tipo di spreco. Anche le imprese del settore agroalimentare si stanno muovendo nella stessa direzione. Per evitare che circa 1/3 del cibo prodotto in tutto il mondo venga sprecato, le imprese si stanno muovendo per riorganizzare le intere filiere alimentari, efficientandole con l’obiettivo di ridurre e recuperare le perdite”.

Nel nostro Paese lo spreco pro capite annuo è pari a 27 kg per un valore complessivo di 9 miliardi di euro. Spreco che, se fosse portato al 10% (a fronte dell’attuale 33%) della filiera agroalimentare, comporterebbe una riduzione del 23% del terreno utilizzato adibito all’agricoltura. Secondo le Nazioni Unite, 1/3 del cibo prodotto nel mondo, equivalente a 1,3 miliardi di tonnellate, viene sprecato a causa di ritardi e inefficienze nella raccolta, distribuzione e vendita al dettaglio. Recuperare sprechi e perdite nella filiera alimentare oggi appare dunque un obiettivo da perseguire più che mai.

Rovagnati e Banco Alimentare insieme per combattere gli sprechi

Rovagnati rafforza la collaborazione con Banco Alimentare entrando a far parte della nuova community We Save & Care, programma che ha al centro persone, enti e aziende che vogliono unirsi per contrastare gli sprechi alimentari. L’azienda aderisce così al manifesto di Banco Alimentare strutturato in sette punti che hanno lo scopo di sensibilizzare sul valore del cibo e sull’importanza della condivisione.

Dall’11 aprile ha preso dunque il via la nuova iniziativa La bontà conta che durerà fino al 13 agosto: acquistando almeno un prodotto Rovagnati o 100 gr. al banco gastronomia si avrà la possibilità di vincere un anno di bollette pagate e sostenere Banco Alimentare nella distribuzione di alimenti pari 150.000 pasti a sostegno delle famiglie in difficoltà. Le attività di contrasto allo spreco alimentare rientrano nell’ambito di Rovagnati Qualità Responsabile (RQR), il programma di Corporate Social Responsibility con cui l’azienda si fa promotrice di uno sviluppo sostenibile del business, attento ai prodotti e alle persone. Grazie alle diverse attività con i propri partner, nel corso del 2022 Rovagnati ha donato 19.3 tonnellate di cibo.

“Il sostegno alla comunità è uno dei cardini dell’impegno di Rovagnati per una transizione che abbia un approccio olistico verso la sostenibilità, in grado di coinvolgere tutti gli aspetti della vita aziendale” – commenta Gabriele Rusconi, Managing Director e Board Member di Rovagnati.

“Siamo felici che Rovagnati ancora una volta abbia voluto Banco Alimentare al suo fianco per l’iniziativa La bontà conta, e siamo ancor più contenti che l’azienda abbia deciso di entrare a far parte della nostra community We save & Care dando un segnale concreto e forte di condivisione dei nostri valori e della nostra mission. Soprattutto in un momento come quello attuale, segnato da una profonda crisi economica e sociale, abbiamo bisogno di partner fedeli su cui poter contare per condividere il comune costante impegno a sostegno di chi è in difficoltà” aggiunge Giovanni Bruno, Presidente della Fondazione Banco Alimentare Onlus.

Inaugurato al Centronova il progetto di economia circolare Waste 2 Value

È stato inaugurato presso il centro commerciale Centronova a Villanova di Castenaso (Bologna) “Waste 2 Value”, il progetto di economia circolare che vede protagonisti Camst group, IGD Siiq, Coop Alleanza 3.0 e il Comune di Castenaso con la supervisione di Impronta Etica e la sponsorizzazione di Atersir.

Waste2Value ha come obiettivo la creazione di un innovativo modello di economia circolare per il recupero degli scarti alimentari attraverso la loro conversione in “nuovi prodotti”. Gli attori che operano nella catena alimentare, dalla grande distribuzione alla ristorazione, infatti, hanno un ruolo fondamentale nella riduzione e nel riciclo di rifiuti e scarti alimentari generati che, secondo le stime della FAO, ammontano a circa 1.3 miliardi di tonnellate l’anno, ossia un terzo di tutti gli alimenti prodotti a livello mondiale per il consumo umano.

Nei punti ristoro di Camst e di Coop posizionati all’interno del Centro Commerciale saranno quindi recuperati i fondi di caffè e le bucce d’arancia avanzate a fine giornata. La cooperativa sociale La Fraternità si occuperà di raccogliere gli scarti e di portarli all’esterno, dove una compostiera, inserita all’interno di un box dipinto dal giovane artista bolognese Hazkj, li trasformerà in ammendante, un fertilizzante naturale che, utilizzato per la manutenzione delle aree verdi del Centro e di alcuni orti gestiti da comunità locali, migliorerà le caratteristiche fisiche del terreno favorendo l’assorbimento di acqua e nutrienti.

Il programma ha visto la partecipazione attiva della comunità e di un numero ampio di stakeholder, sia in fase di ideazione che di prototipazione delle idee. La realizzazione di due hackathon, due maratone creative che hanno coinvolto circa 80 partecipanti tra studenti e ricercatori di fama internazionale, ha permesso di ragionare sui temi dello spreco alimentare e di sviluppare un modello innovativo che desse nuovo valore allo scarto alimentare, trasformandolo in una risorsa.

Il coinvolgimento di Coop Alleanza 3.0, di Camst Group, di IGD Siiq e di attori già impegnati nella lotta allo spreco alimentare, ha poi consentito ai partecipanti di lavorare in team per lo sviluppo concreto di questo progetto in una location ben precisa e definita ovvero il Centronova.

Continua l’espansione di Babaco Market, nuovi arrivi in Veneto e Lombardia

Babaco Market annuncia l’arrivo in Veneto a Padova, Verona e Vicenza. Il servizio si espande inoltre in Lombardia in tre nuove città: Lecco, Lodi e Cremona e in Emilia Romagna con la provincia di Piacenza. Con l’espansione in Veneto, Babaco Market arriva a servire oltre 550 comuni in 20 province tra cui Milano, Torino, Bologna, Reggio Emilia, Bergamo, Brescia e Pavia, continuando ad allargare i propri confini in Italia.

Nato a Milano a maggio 2020, durante l’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19 per rispondere alle esigenze dei consumatori di avere a disposizione servizi di spesa online con un occhio di riguardo verso scelte più sostenibili, Babaco Market è un servizio di delivery su abbonamento che rende disponibili frutta e verdura sempre freschissima e di stagione direttamente a casa dei consumatori. Votato alla lotta allo spreco alimentare, il servizio si inserisce in maniera virtuosa nella filiera produttiva di frutta e verdura riconoscendo un prezzo equo ai produttori agricoli e aiutandoli a dare il giusto valore a quei prodotti che oggi faticano a trovare sbocco commerciale, seppur buonissimi, a causa di difformità estetiche, sovrapproduzioni o perché colture territoriali di nicchia poco conosciute al grande mercato anche se d’eccellenza (tra cui presidi slow food).

La mission ambiziosa di contrastare in maniera attiva lo spreco alimentare ha permesso all’azienda di raggiungere importanti traguardi. Babaco Market ha contribuito a salvare oltre 700 tonnellate di frutta e verdura. Attualmente, collabora con 100 produttori sparsi su tutto il territorio nazionale e i prodotti inseriti nelle box sono 100% Made in Italy. Sempre in linea con la mission anti-spreco del brand, Babaco Market ha deciso di limitare al massimo l’utilizzo dei materiali di imballaggio e della plastica; proprio per questo tutte le Babaco Box sono 100% plastic free.

Iscriversi è molto semplice: accedendo al sito, l’utente può abbonarsi a una Babaco Box di frutta e verdura di stagione, di diverse misure, e può scegliere di riceverla direttamente a casa con frequenza settimanale o quindicinale. La frutta e la verdura delle Babaco Box sono sempre di stagione e provengono da agricoltori attenti alla qualità e agli standard di coltivazione, piccoli produttori e presidi slow food in tutta Italia, contribuendo anche alla salvaguardia della tradizione gastronomica locale italiana. Le selezioni settimanali vengono fatte in base alle disponibilità cercando sempre di garantire la massima varietà di prodotti e il rispetto della stagionalità degli alimenti.

“Babaco Market nasce con il duplice obiettivo di costruire una filiera eCommerce sostenibile e di supportare il comparto agricolo italiano, contribuendo a generare valore sia dal punto di vista del raccolto, che a oggi rischia di essere perso perché non soddisfa i requisiti estetici della distribuzione, sia valorizzando le piccole produzioni non considerate dai canali di distribuzione mainstream. Attualmente i prodotti che vengono destinati alle box arrivano da tutto il Paese, contribuendo a far conoscere eccellenze locali provenienti da tutte le aree geografiche d’Italia”, commenta Francesco Giberti, CEO e Founder di Babaco Market, che continua: “siamo lieti di annunciare il nostro arrivo in Veneto a Padova, Verona e Vicenza e l’espansione del servizio in Lombardia a Lecco, Lodi e Cremona, con l’aggiunta di Piacenza in Emilia Romagna: si rinnova anche per il 2023 il nostro impegno di diffusione dei nostri valori di sostenibilità e di lotta contro lo spreco alimentare in maniera sempre più capillare”.

Consolidata la collaborazione tra Di Marco e Banco Alimentare contro gli sprechi

Lo scorso anno Di Marco, azienda nota per aver inventato la Pinsa Romana, tra i food trend del momento, ha siglato un accordo con Banco Alimentare teso al recupero delle pinse “fuori misura” ma perfettamente buone. A oggi sono oltre 488 i bancali, ovvero 410mila pinse romane originali, donati alla Fondazione italiana che si occupa della raccolta di generi alimentari e del recupero delle eccedenze.

La Pinsa Romana Di Marco è un prodotto totalmente artigianale, lavorato a mano dagli esperti pinsaioli dell’azienda che, dopo la lenta lievitazione di 72 ore, le stendono rigorosamente a mano conferendo la caratteristica forma allungata. Questo processo di produzione, fortemente improntato alla manualità e all’artigianalità, può presentare a volte qualche piccolo difetto dimensionale, ecco perché è sottoposto a rigidi controlli di qualità in ogni fase. Un lettore ottico controlla infatti ogni singola pinsa prodotta nei laboratori Di Marco, scartando quelle che non possono essere confezionate e commercializzate nei canali Horeca e trade, per questioni legate a forma e dimensioni che non rispettano lo standard. Le pinse “fuori misura”, perfettamente buone, leggere e altamente digeribili come le altre, vengono recuperate grazie alla partnership con Banco alimentare che le porta sulle tavole degli enti che rispondono ai bisogni alimentari delle persone più fragili.

“Da sempre cerchiamo di combattere gli sprechi, riteniamo inaccettabile che ogni anno in Italia si gettino tonnellate di cibo ancora perfettamente commestibile. Ecco perché abbiamo cercato di trasformare il problema delle pinse ‘fuori misura’ in un’opportunità donandole a Banco alimentare, con cui abbiamo attivato da tempo una partnership. Si tratta di prodotti buonissimi, solo scartati dal lettore ottico perché la dimensione non è conforme a quella richiesta per il confezionamento. Riteniamo che il buon cibo di qualità sia un dono da condividere e siamo ben felici di poter dare un aiuto concreto ai più bisognosi attraverso la catena di solidarietà di Banco Alimentare”, ha commentato Alberto Di Marco, Direttore Generale Di Marco.

“Ringraziamo Di Marco per il rapporto significativo con Banco Alimentare e per la disponibilità a condividere i propri ottimi prodotti donandoli a chi è in difficoltà. Esempio significativo per molti che la responsabilità sociale può realizzarsi e nutrirsi di gesti concreti a favore di chi più è nel bisogno”, ha sottolineato Giovanni Bruno, Presidente di Fondazione Banco Alimentare.

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