Ridurre gli sprechi alimentari è una delle maggiori sfide per imprese e consumatori

L’inflazione, il cambiamento climatico e il contesto geopolitico incerto continuano a rappresentare le principali minacce per i prossimi 12 mesi, sia per imprese che consumatori: il 42% di questi ultimi ha dichiarato, in una recente analisi di PwC, di aver già eliminato le spese non essenziali al fine di ridurre il più possibile gli sprechi.

“Oggi i consumatori sono molto più sensibili agli obiettivi di riduzione degli sprechi alimentari” spiega Erika Andreetta, Partner PwC Italia. “Nel contesto economico attuale segnato da un alto tasso di inflazione, che vede l’innalzamento dei prezzi di acquisto, c’è una particolare attenzione a evitare ogni tipo di spreco. Anche le imprese del settore agroalimentare si stanno muovendo nella stessa direzione. Per evitare che circa 1/3 del cibo prodotto in tutto il mondo venga sprecato, le imprese si stanno muovendo per riorganizzare le intere filiere alimentari, efficientandole con l’obiettivo di ridurre e recuperare le perdite”.

Nel nostro Paese lo spreco pro capite annuo è pari a 27 kg per un valore complessivo di 9 miliardi di euro. Spreco che, se fosse portato al 10% (a fronte dell’attuale 33%) della filiera agroalimentare, comporterebbe una riduzione del 23% del terreno utilizzato adibito all’agricoltura. Secondo le Nazioni Unite, 1/3 del cibo prodotto nel mondo, equivalente a 1,3 miliardi di tonnellate, viene sprecato a causa di ritardi e inefficienze nella raccolta, distribuzione e vendita al dettaglio. Recuperare sprechi e perdite nella filiera alimentare oggi appare dunque un obiettivo da perseguire più che mai.