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Beni durevoli: -2,4% a valore nel 2025, prezzi saliti del 20% sul 2019

Dopo due anni di crescita il motore dei beni durevoli si ferma: a fine 2025 il comparto segnerà consumi in calo del 2,3% in volume e del 2,4% in valore, per una spesa complessiva che da 79 miliardi scivola a 77,1 miliardi. È la fotografia scattata dal 32° Osservatorio Findomestic, realizzato insieme a Prometeia, per un mercato che resta comunque su livelli più alti rispetto al pre-Covid, non per un aumento dei volumi acquistati ma esclusivamente per l’incremento dei prezzi che in 6 anni sfiora il 20%. A determinare il segno meno è soprattutto la mobilità, il segmento che da solo vale il 57% della spesa delle famiglie in beni durevoli. Qui la frenata è evidente, con le auto nuove in calo del 9% a valore.
La casa – mobili e tecnologia – resta invece impantanata in una stagnazione che dura dal 2023, dopo gli exploit del triennio post-pandemico. Sul fronte territoriale, le tre locomotive storiche – Lombardia, Lazio e Veneto – perdono tra il 2,6 e il 2,8%. Resiste meglio l’Emilia-Romagna (-1,8%), che quasi aggancia il podio nella graduatoria per volumi di spesa.
Quest’anno i beni durevoli soffrono più degli altri comparti – sintetizza Claudio Bardazzi, Responsabile dell’Osservatorio Findomestic –. Mentre servizi, alimentari e altri beni crescono, secondo i dati Istat, il nostro perimetro torna negativo dopo due anni di espansione, quella del 2023, trainata più dall’inflazione che dai volumi reali. Chiuderemo il 2025 con un -2,4% a valore, che si traduce in una reale riduzione della spesa delle famiglie. Siamo ancora su livelli di spesa superiori dell’11,4% al 2019, ma questo non significa che si compri di più. Il vero motore è stato l’aumento dei prezzi, vicino al +20%. Al netto dell’inflazione, cioè guardando ai volumi, i consumi di durevoli sono in realtà il 6,8% sotto i livelli pre-pandemia”.

BENE TRENTINO E SICILIA, MALE BASILICATA E PIEMONTE
Se l’Italia rallenta, ogni territorio lo fa con il suo stile. Ci sono regioni che assorbono meglio la scossa. In Trentino-Alto Adige, dove i redditi restano elevati e il clima economico è meno nervoso, il calo è solo -0,7%, il migliore d’Italia. Più sorprendente la tenuta della Sicilia e della Liguria, entrambe ferme a -1,3%: due territori lontani geograficamente ma accomunati da una domanda interna che resiste. All’opposto, in Basilicata il mercato dei durevoli cede il 4%: una flessione che non è solo statistica ma strutturale, fatta di consumi fragili e poca spinta demografica.
Il rallentamento è stato consistente anche in Piemonte (-3,5%), Molise (-3,3%), Abruzzo e Lazio (entrambe -2,8%). Sul piano dei valori assoluti, la Lombardia continua a giocare un altro campionato: 15,4 miliardi, più del doppio del Lazio, che segue a 7,5. È la locomotiva che tira il Paese, anche quando il convoglio frena.

AUTO, L’USATO TIENE….
Nel 2025 il mercato italiano della mobilità vive una doppia velocità: l’usato tiene la linea, il nuovo rallenta, le due ruote correggono la corsa dopo anni di sprint. Dal 2017 quello della auto usate è il primo mercato per valore assoluto e continua a dimostrarlo. L’effetto inflazione è evidente: si spende il 25% in più rispetto al 2019 per acquistare appena il 3% di vetture usate in più. Nel 2025, dopo due anni di crescita, il settore rallenta e il suo giro d’affari chiuderà con un -0,2%, sostanzialmente in stallo, con l’incremento dei passaggi di proprietà (+2,1%) annullato dal calo dei prezzi (-2,1%). Ma i valori restano solidi: 24,4 miliardi di euro, quasi 8 miliardi in più dell’auto nuova, complice una domanda, negli ultimi anni, sempre più orientata al risparmio. Prezzi in calo e mix di vendita più ‘popolare’ confermano che il consumatore è cauto ma attivo.

…MENTRE IL NUOVO PERDE TERRENO
Qui la frenata è netta: -9% a valore, con la spesa delle famiglie che scende a 16,5 miliardi. Le immatricolazioni calano (-9,9%), i prezzi restano stabili (+0,8%) dopo anni di forte crescita e il mix si sposta su fasce e tecnologie più costose. Le city car, un tempo spina dorsale del mercato, passano dal 17% del 2019 al 12%. La domanda dei privati resta lontana dai livelli pre-pandemia: -25% le immatricolazioni rispetto al 2019, -10% la spesa. Non bastano incentivi a singhiozzo per stimolare le famiglie, alle prese con un potere d’acquisto ridotto rispetto a qualche anno fa e con un contesto di persistente incertezza.

FLESSIONE ANCHE PER LE DUE RUOTE
Dopo quattro anni di crescita, arriva uno stop per le moto: -7,7% a volume nel 2025, -7,0% a valore. Ma il confronto con il 2019 resta impressionante: +36% a volume, +55% a valore, per un mercato che vale 2,75 miliardi e che ha beneficiato in questi anni di una domanda, che in un contesto di inflazione e calo del potere d’acquisto, ha visto nei mezzi a due ruote un’alternativa low cost alla seconda o terza auto in famiglia. La flessione del 2025 sottende dinamiche differenziate tra ciclomotori, in forte calo (oltre -30% a volume), e targato, in miglior tenuta (-6% circa a volume) e su livelli storicamente elevati. Gli scooter targati salgono dell’8,8%, confermandosi protagonisti della mobilità urbana.

STABILE IL COMPARTO CASA
Dai mobili agli elettrodomestici, dall’elettronica alla telefonia e all’IT, il comparto casa nel 2025 mostra un quadro di stabilità e adattamento. Crescono prodotti informatici, piccoli elettrodomestici e device smart, l’online consolida il ruolo chiave, mentre famiglie e consumatori privilegiano comfort, qualità, benessere e soluzioni premium, tra innovazione e attenzione al prezzo.
Dopo il biennio d’oro 2021-2022, la domanda di mobili si è normalizzata, ma il settore resta ben sopra i livelli pre-Covid: +10% rispetto al 2019. L’anno si chiuderà intorno ai 16,5 miliardi di euro (-0,6%), segnalando una fase di assestamento più che un vero rallentamento. I volumi restano in calo (-1,7%), ma i prezzi continuano a sostenere il mercato (+1,1%), pur con una dinamica più morbida rispetto agli anni dei rincari. La cautela delle famiglie pesa ancora: incentivi e bonus ristrutturazioni aiutano, ma non bastano a riaccendere quella spinta eccezionale generata dal post-pandemia e dal Superbonus. A frenare è soprattutto la domanda legata alle ristrutturazioni, oggi fisiologicamente in discesa.
A fare da contraltare è invece il primo acquisto, alimentato da un mercato immobiliare tornato vivace: nei primi sei mesi dell’anno le compravendite residenziali sono cresciute del 9,5%, spinte da tassi più leggeri e un credito più accessibile. Sul fronte dei canali di vendita, l’online continua la sua avanzata arrivando a valere il 20% del retail. Un risultato che certifica la maturità digitale dell’arredo italiano, sempre più capace di coniugare design, prezzo e omnicanalità.

TELEFONIA, PREMIATA LA MAGGIORE QUALITÀ
La telefonia resta il baricentro della tecnologia consumer: nel 2025 il comparto mantiene la rotta sui 6,3 miliardi (-0,4%), segno di una domanda matura che però evolve rapidamente. Gli smartphone – l’85% del giro d’affari – rallentano nei volumi ma tengono in valore (-1,1%) grazie al continuo spostamento verso i prodotti di maggiore qualità. A fare da contrappunto alla flessione degli smartphone, continuano a crescere cuffie (+1,5%) e i dispositivi tecnologici indossabili (+1,2%), trainati da funzioni smart sempre più orientate al benessere e alla performance personale. L’online consolida il sorpasso sulle vendite in negozio, arrivando al 20,5% del fatturato. In un mercato ormai saturo, è qui – tra servizi premium, ecosistemi integrati e nuovi modelli di fruizione – che si gioca la partita futura.

ELETTRODOMESTICI, IL LAVAGGIO PERFORMA MEGLIO DEL FREDDO
Il mercato degli elettrodomestici chiuderà il 2025 con un valore complessivo di 6,5 miliardi di euro: 4,2 miliardi per i grandi apparecchi e 2,3 miliardi per i piccoli. I grandi elettrodomestici si confermano su un plateau elevato (-0,3%), dopo tre anni di crescita solida, sostenuti dai bisogni di sostituzione e dall’efficientamento energetico spinto anche dal bonus rottamazione. I volumi tengono, i prezzi si raffreddano, e il comparto del lavaggio è quello che corre meglio: asciugatrici (+4,4%) e lavastoviglie (+1,7%) guidano la fascia alta della domanda, segnale di un’Italia che aggiorna la dotazione domestica puntando a comfort e risparmio. Freddo e cottura restano più deboli, con prezzi in discesa che comprimono il valore complessivo.

CRESCITA A DOPPIA CIFRA PER GLI ASPIRAPOLVERE
Tutt’altra storia per i piccoli elettrodomestici, ancora una volta i migliori performer tra i durevoli per la casa: +8,4% a volume e +5,2% a valore. Il mercato intercetta tendenze chiare: multifunzionalità, cura del sé e desiderio di semplificazione. Crescono con decisione i dispositivi per la cura della casa, trainati dagli aspirapolvere (+15,4%) di nuova generazione e dai mini-aspiratori.
Nella cura della persona brillano i prodotti per l’igiene dentale (+9,6%), i dispositivi per la rasatura e gli apparecchi per asciugare e acconciare i capelli. Nella preparazione del cibo, le friggitrici ad aria continuano la loro scalata (+16% in valore, +23% in volume), mentre i robot da cucina vivono una fase di forte normalizzazione dovuta alla pressione promozionale. Tra gli altri prodotti, prosegue lo sviluppo delle vendite di bilance (+9,1% in valore). L’online si consolida come canale chiave: rappresenta ormai il 38% del fatturato dei piccoli elettrodomestici, con crescite a doppia cifra. “Dalle friggitrici ad aria ai wearable, dai prodotti per l’igiene orale agli apparecchi per la cura del corpo, emerge una ricerca crescente di benessere personale – sintetizza Bardazzi –. Il consumatore investe in ciò che gli permette di vivere meglio: monitorare, prevenire, semplificare. Anche a casa”.

INFORMATION TECHNOLOGY IN RIPRESA
Dopo un triennio di segni meno, il mercato IT italiano torna a crescere, segnando un +1,7% e sfiorando i 2,2 miliardi di fatturato. A guidare la ripresa sono pc portatili (+3,5%), tablet (+4,7%) e dispositivi per il gioco (+5,3%). Il canale online si conferma protagonista, con un contributo al fatturato vicino al 32%, compensando il lieve calo delle vendite nei negozi fisici. Dopo il rimbalzo dai picchi del 2020-2021, il mercato IT si posiziona tra i segmenti più performanti della tecnologia consumer, con volumi in crescita e una dinamica di prezzo favorevole che lascia intravedere ulteriori trend positivi per la chiusura dell’anno.

IL COMPARTO VIDEO FRENA L’ELETTRONICA DI CONSUMO
Il 2025 si chiuderà a 1,6 miliardi (-1,9%) per il mercato dell’elettronica di consumo, che continua a scontare l’onda lunga del passaggio al digitale terrestre: il segmento video, ancora in flessione, resta il grande freno di un comparto che però mostra segnali di stabilizzazione dopo il crollo del triennio 2022-24. La Tv – che vale oltre l’80% del mercato – resta negativa (-2,9%), anche se da metà anno i volumi tornano a respirare. I decoder continuano invece la loro caduta libera, ormai sotto l’1% del giro d’affari.
Tra i pochi fari accesi, spiccano i droni (+16%), le cuffie (+6,6%), trainate da wireless e funzioni premium, e gli altoparlanti (+7,6%), alimentati dalla voglia di home theatre. Un mercato che stringe i denti ma che – tra innovazione, qualità del suono e nuove esperienze d’ascolto – lascia intravedere la voglia dei consumatori di tornare a investire, quando il rimbalzo dal boom post-switch-off sarà finalmente alle spalle.

CREDITO AL CONSUMO IN CONTROTENDENZA
In questo quadro di luci e ombre il credito al consumo va in controtendenza, utilizzato dalle famiglie per reagire all’incertezza. “A fronte di consumi in calo nel mondo dei durevoli – dichiara Marco Tarantola, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Findomestic Banca – il mercato del credito continua a crescere. Nei primi dieci mesi dell’anno le erogazioni segnano un +7%, con la rischiosità che rimane su livelli molto contenuti (1,7% il tasso di default a fine settembre 2025, fonte: Osservatorio credito al dettaglio, Assofin, Crif, Prometeia, dicembre 2025), pur mostrando un lieve incremento nel corso dell’anno. È la conferma che il credito al consumo svolge un ruolo sociale ed economico essenziale: aiuta le famiglie a non rinunciare ai propri progetti in un contesto che resta complesso. Oltre quattro italiani su dieci hanno utilizzato una forma di credito almeno una volta negli ultimi tre anni. E più del 60% di chi lo ha fatto dichiara che, senza questa possibilità, avrebbe dovuto rinviare o rinunciare del tutto all’acquisto. Dati che confermano come il credito oggi sia una leva di fiducia, non solo un prodotto finanziario”.

Mdd al 42% di quota nei sei principali mercati europei

L’inflazione è un problema per tutti – consumatori, aziende e nazioni – ma le sue ricadute possono essere differenti. E, per esempio, spingere la crescita della marca del distributore a scapito dei brand industriali. Il dato emerge nel più recente report Demand Signals CPG Category Monitor di Circana (novembre 2025). La Mdd rappresenta ora il 42% di tutte le vendite a valore dei beni di consumo confezionati nei sei principali mercati europei (Francia, Germania, Italia, Spagna, Paesi Bassi e Regno Unito), per un valore complessivo di 317 miliardi di euro. La sua presenza è ancora più marcata nel canale dei supermercati, dove la quota a valore ha raggiunto il 44% (175 miliardi di euro). Circana sottolinea che poiché i supermercati agiscono come il canale più influente sia per la Mdd che per i marchi industriali, questo spostamento segna un momento significativo per il panorama della distribuzione.

L’INFLAZIONE IN UE E REGNO UNITO
L’analisi più recente di Circana mostra che l’inflazione totale nell’UE e nel Regno Unito ha raggiunto il 2,2% su base annua (misurata nelle 52 settimane fino a settembre 2025), spinta da tassi di inflazione superiori al 3% in paesi come Regno Unito, Paesi Bassi e Spagna, e toccando i livelli di picco del 2025 in Francia e Germania. Sebbene l’inflazione alimentare sia scesa al 3,0%, rimane superiore ai livelli registrati in Italia, Paesi Bassi e Regno Unito.
Nonostante questo contesto inflazionistico, la performance del largo consumo ha continuato a migliorare. Nelle ultime 52 settimane, le vendite a valore hanno raggiunto 22,6 miliardi di euro, crescendo del 3,1%, mentre le vendite a unità sono aumentate dello 0,8%. Questi incrementi sono stati trainati in modo schiacciante dalle categorie alimentari, responsabili di oltre il 90% della crescita totale del valore.
La marca del distributore è ormai saldamente radicata nel mercato alimentare europeo – commenta Ananda Roy, Senior Vice President of Strategic Growth Insights di Circana – e la sua forza nei supermercati le conferisce un chiaro vantaggio in un contesto in cui le pressioni economiche persistono. Con l’inflazione in aumento e i consumatori che ne risentono, prevediamo che la Mdd guadagnerà ulteriore slancio nelle prossime settimane. I brand dovranno agire strategicamente con promozioni, pricing e innovazione se vogliono rimanere competitivi”.

FORTI RINCARI NEL DOLCIARIO
Nell’alimentare la Mdd ha generato oltre la metà di tutta la crescita di valore e ha rappresentato i tre quarti della crescita a unità. Categorie come il dolciario hanno registrato forti aumenti di valore, con un incremento del 6,8% guidato dai rincari dei prezzi unitari, in particolare nel cioccolato. Qui, la Mdd ha aumentato i prezzi a quasi il doppio del tasso rispetto ai marchi industriali.
Anche le bevande hanno avuto una performance positiva, con una crescita del valore del 6,5% guidata da acqua in bottiglia, bevande gassate e caffè. Analogamente, i prodotti refrigerati e freschi sono saliti del 5,1%, aiutati da prodotti lattiero-caseari essenziali come il formaggio.
Gli alcolici, tuttavia, hanno continuato ad arrancare, con cali nelle principali categorie, tra cui birra, vino e liquori, sebbene segmenti più piccoli – come gli spirit ready to drink – abbiano registrato una crescita.

CRESCE LA COMPETIZIONE NEI SUPER
La competizione all’interno dei supermercati rimane intensa. Nell’ultimo anno, i brand hanno ridotto il loro assortimento medio in modo più aggressivo rispetto alla Mdd, sia nelle categorie alimentari che non-alimentari. E sebbene la quota della marca del distributore nei supermercati si sia mantenuta stabile nell’EU6 nelle ultime 13 settimane, si sono registrati lievi cali in Spagna, Paesi Bassi e Francia.

Italiani sempre più infedeli alle insegne

Di sicuro è un effetto collaterale dell’aumento dei prezzi: alle prese con l’erosione del loro potere d’acquisto, gli italiani si scoprono sempre più infedeli alle insegne al momento di fare la spesa. È quanto emerge da un’indagine dell’Osservatorio Shopping DoveConviene, secondo cui quasi 1 utente su 2 (49%) è propenso a cambiare punto vendita se più conveniente. I dati legati alla fedeltà alle insegne sono ulteriormente peggiorati, complice la crescente necessità di ricercare offerte in linea con il proprio budget.
Secondo questa ricerca, nell’arco di un mese solo il 5% degli intervistati frequenta un unico punto vendita. La maggior parte, invece, si muove tra più insegne: il 36% ne visita regolarmente tre e il 16% addirittura più di quattro.

A CACCIA DI PROMO
Ma se la fedeltà non è il fattore principale, cosa guida allora la scelta del punto vendita in cui fare la spesa? A fare la differenza sono appunto promozioni e prezzi convenienti: il 60% dei consumatori si orienta verso le offerte più vantaggiose, mentre il 50% privilegia i supermercati con i prezzi più bassi. Seguono poi la prossimità del punto vendita e la varietà dei prodotti: il 29% opta per i negozi vicini a casa, mentre il 28% predilige store con ampi assortimenti di articoli disponibili. Il risparmio rimane tuttavia al centro. Basti pensare che il 70% degli italiani consulta sempre i volantini promozionali in fase di pianificazione della spesa.
L’indagine evidenzia, inoltre, una tendenza da parte dei consumatori a prediligere formati di negozi diversi, a seconda della tipologia di prodotti acquistati. In particolare, per la spesa alimentare, l’86% preferisce affidarsi a supermercati e ipermercati, mentre il 52% sceglie il discount. D’altra parte, per l’acquisto di prodotti per la cura della casa e della persona, il 62% si rivolge a negozi specializzati e il 50% a supermercati e ipermercati.

Lidl, prezzi bloccati da un anno su 1.200 prodotti

Spaghetti, fusilli, biscotti, farina, baguette, prosciutto cotto…l’elenco completo sarebbe troppo lungo, perché in totale sono 1.200 i prodotti al centro dell’operazione “Inflazione Zero”, condotta da Lidl. Un’iniziativa di sicuro impatto, anche perché il problema del caro-vita pesa eccome sui bilanci delle famiglie italiane. Non a caso, nel comunicare di aver proseguito in questa sua attività promozionale, Lidl cita le stime preliminari dell’Istat relative allo scorso mese di agosto. L’indice nazionale dei prezzi al consumo scende all’1,6%, principalmente per effetto della flessione dei prezzi dei beni energetici; peccato, però, che l’indice dei prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona mostri una dinamica in accelerazione (da +3,2% a +3,5%). Lo stesso accade per l’indice dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto, che dal +2,3% passa al +2,4%.
Insomma, quando riempiono il carrello della spesa gli italiani sono costretti a fare ancora i conti con l’inflazione. Ed ecco perché la catena discount tedesca, che conta 780 punti vendita su tutto il territorio nazionale, rivendica il suo impegno a difesa del potere d’acquisto, tradotto con “Inflazione Zero” in un paniere base proposto a prezzo bloccato da un anno. NielsenIQ ha certificato, infatti, che nel periodo dal 1.08.2024 al 31.07.2025 il prezzo di vendita di oltre 1.200 prodotti non ha mai superato il prezzo di inizio monitoraggio. Il dato va letto tenendo conto che l’offerta a scaffale di Lidl si compone di oltre 3.500 referenze e dunque l’operazione riguarda una quota rilevante dell’assortimento.

Lidl, 1.200 prodotti a “inflazione zero” da un anno

Prezzi senza rincari per 12 mesi su oltre 1.200 prodotti. È questa la mossa di Lidl Italia per contrastare il ritorno dell’inflazione. E la cosa interessante è che non si tratta di un impegno per il futuro, ma il bilancio di quanto già fatto, certificato da NielsenIQ. La premessa indispensabile è data dalle stime preliminari dell’Istat: a maggio l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registra una variazione nulla su base mensile e un incremento del +1,7% su base annua. Si tratta di una frenata rispetto al +1,9% registrato ad aprile, ma con un dato in controtendenza: i beni alimentari accelerano nettamente, salendo dal +2,2% al +3,2% e trainano l’inflazione del cosiddetto “carrello della spesa”, che tocca un +3,1% contro il +2,6% di aprile. La tendenza è confermata anche da NielsenIQ, che ha rilevato, sempre a maggio, un balzo dell’inflazione tendenziale al 2,3% (rispetto allo 0,8% di aprile).

In questo scenario, Lidl Italia sottolinea il suo impegno contro il caro-vita con oltre 1.200 articoli a “inflazione zero” sulle oltre 3.500 referenze proposte a scaffale nei circa 780 punti vendita dell’insegna. Come certificato da NielsenIQ, nel periodo dall’1.06.2024 al 31.05.2025, il prezzo di vendita di oltre 1.200 prodotti non ha mai superato il prezzo di inizio monitoraggio. Articoli del paniere base come spaghetti, fusilli, biscotti, farina, baguette, prosciutto cotto vengono offerti a scaffale senza rincari da 12 mesi. “Tutelare il potere di acquisto dei nostri clienti è da sempre uno dei nostri obiettivi – dichiara Massimiliano Silvestri, Presidente Lidl Italia –. Abbiamo già intrapreso azioni simili in passato, in periodi in cui il tema dell’inflazione era molto più sentito, ma non intendiamo abbassare la guardia. I dati purtroppo mostrano come l’inflazione sia tornata ad alzare la testa soprattutto sul carrello della spesa. Questa è la nostra risposta concreta”.

Inflazione stabile a ottobre ma i consumi stentano a ripartire

Secondo i dati diffusi da Istat, a ottobre i prezzi al consumo hanno evidenziato un indice generale di inflazione in leggera risalita con un +0,9% su base annua, mentre il carrello della spesa segna una crescita con un +2,2% su base tendenziale.

Nel mese di ottobre i dati sull’andamento dei prezzi confermano un quadro generale caratterizzato da una situazione stabile dell’inflazione. Il comparto alimentare registra una accelerazione riferibile in particolare ai beni alimentari non lavorati. Il calo a ottobre dell’indice del clima di fiducia da parte dei consumatori sottolinea come rimanga una situazione di incertezza, che impegna le imprese della distribuzione moderna a mantenere alta l’attenzione a tutela del potere d’acquisto delle famiglie per garantire su tutto il territorio nazionale un’offerta di qualità a prezzi convenienti.

Allo stesso tempo, il settore del retail moderno nel suo complesso ha la necessità di continuare a investire nello sviluppo e per far fronte alle sfide di un contesto economico, tecnologico e delle abitudini di consumo in continuo cambiamento. Investimenti che generano ricadute positive per il territorio, nelle comunità locali in termini occupazionali, progettualità di rigenerazione urbana, contrasto ai fenomeni della desertificazione commerciale e del consumo di suolo. È dunque fondamentale, per Federdistribuzione, che la Legge di Bilancio 2025 venga incardinata nella prospettiva di sostegno ai redditi delle famiglie e di facilitazione degli investimenti e delle opportunità di crescita delle imprese.

Inflazione in lieve calo ad agosto, ma i consumi non decollano

I dati diffusi dall’Istat relativi ai prezzi al consumo del mese di agosto evidenziano, rispetto al mese precedente, un indice generale di inflazione in leggero calo con un +1,1% su base annua. Il carrello della spesa segna una lieve crescita con un +0,9% su base tendenziale, mentre i prodotti ad alta frequenza d’acquisto decelerano all’1,1% dall’1,8% del mese precedente.

Anche ad agosto si conferma un trend di stabilizzazione della crescita dei prezzi. Tuttavia lo scenario economico rimane contraddistinto dalla fragilità dei consumi, evidente anche dall’andamento sotto le attese dei saldi estivi, soprattutto in alcuni comparti come quello dell’abbigliamento. La prospettiva di scenario rimane ancora incerta a causa sia delle diverse tensioni geopolitiche sia dell’impulso inflazionistico di alcune materie prime, quali ad esempio caffè e cacao, che potrebbe determinare, in prospettiva, qualche ulteriore effetto sui prezzi al dettaglio.

In questo contesto il sostegno ai consumi, al potere di acquisto delle famiglie e alle filiere di eccellenza del Made in Italy rimane un obiettivo prioritario per l’economia del Paese. In tale prospettiva anche quest’anno Federdistribuzione ha aderito alla convenzione del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste (Masaf) che introduce uno sconto del 15% sul plafond di spesa della carta “Dedicata a te”, riservata alle famiglie economicamente più fragili e che da settembre sarà utilizzabile per acquistare i beni alimentari di prima necessità all’interno dei punti vendita delle aziende distributive aderenti all’iniziativa.

Economia: consumatori europei fiduciosi ma sempre prudenti

Nel secondo trimestre del 2024 l’ottimismo dei consumatori europei è cresciuto leggermente rispetto al trimestre precedente, anche se la maggior parte di essi ha continuato a manifestare sentimenti contrastanti nei confronti dell’economia. Una quota maggiore di consumatori più giovani prevede di effettuare importanti spese in modo mirato, ad esempio in viaggi e cene, rispetto invece alla fascia d’età più avanzata. Come già rilevato lo scorso anno, i consumatori europei hanno inoltre dichiarato di continuare a risparmiare.

Secondo l’analisi condotta dal team ConsumerWise di McKinsey che ha preso in esame il sentiment dei consumatori in Italia, Francia, Germania, Spagna e Regno Unito, per il terzo trimestre consecutivo la percentuale di consumatori europei ottimisti è cresciuta leggermente, con i consumatori a medio reddito e i baby boomer in testa. Il sentiment positivo riguarda in particolare i consumatori in Italia e Germania rispetto agli altri Paesi europei. I consumatori più ottimisti hanno attribuito il proprio sentiment alla stabilizzazione dei tassi d’inflazione, mentre coloro che guardano all’economia con pessimismo hanno attribuito i propri timori ai conflitti internazionali in corso e alle sfide poste dal cambiamento climatico. L’indagine ha rilevato inoltre che nel secondo trimestre le finanze familiari dei consumatori europei sono rimaste per lo più invariate rispetto al trimestre precedente, grazie a una progressiva riduzione delle spese e una crescita dei risparmi, registrando anche un lieve aumento del reddito. Tra le misure di risparmio adottate, emerge in particolare la capacità di tenere traccia delle proprie spese, sebbene in questo trimestre il numero di consumatori che ha portato avanti questa strategia sia diminuito di due punti percentuali, scendendo al 28%, rispetto al precedente.

Per quanto riguarda i beni di prima necessità, come quelli alimentari, la maggior parte dei consumatori europei prevede di mantenere i livelli di spesa attuali nei prossimi tre mesi. Le aspettative di spesa dei consumatori per questa categoria sono leggermente variate rispetto al trimestre precedente (ad esempio, la spesa attesa per i prodotti freschi è cresciuta di un punto percentuale rispetto all’inizio dell’anno). La variazione più significativa rispetto alle aspettative di spesa ha riguardato la benzina, probabilmente dovuta all’aumento degli spostamenti in auto per i viaggi estivi. Le maggiori differenze riscontrate nelle aspettative di spesa trimestrali hanno riguardato soprattutto le categorie di beni semi-discrezionali e discrezionali, rispetto a quelle per i beni di prima necessità. Infatti, un numero maggiore di consumatori europei prevedeva di spendere di più per alberghi e voli internazionali rispetto al primo trimestre 2024, probabilmente dovuto all’arrivo della stagione estiva. Alcuni consumatori prevedevano inoltre di spendere di più per gioielli rispetto allo scorso trimestre, riflettendo una maggiore fiducia nell’economia.

Dopo un primo calo ad inizio anno, un numero maggiore di consumatori rispetto al trimestre precedente è intenzionato ad effettuare importanti spese nei prossimi tre mesi (con un aumento di tre punti percentuali al 37%). Tuttavia, il 63% dei consumatori europei sostiene di non avere intenzione di effettuare ingenti spese. In questo scenario, guardando alle fasce generazionali, si rileva un’intenzione di spesa superiore alla media per la Gen Z, seguita dai Millenial. Parallelamente, se la Gen Z emerge come particolarmente interessata a spendere per l’abbigliamento, la Gen X e i Baby Boomer sono più orientati a spese per viaggi e cene fuori. Nonostante il relativo ottimismo e la disponibilità a spendere in modo mirato, i consumatori europei hanno anche dichiarato di voler continuare a risparmiare, acquistando meno articoli – comportamento osservato anche nel mercato statunitense – o acquistando presso rivenditori a prezzi più bassi. Nonostante abbiano generalmente espresso una maggiore tendenza all’acquisto, i Gen Z e i Millennial sono stati anche più propensi a dichiarare di voler risparmiare rispetto alle generazioni più mature – in particolare in Francia e in Spagna, con l’Italia che si colloca nella media europea. L’Italia ha invece visto una maggiore propensione al risparmio rispetto alla media europea per le generazioni Baby Boomer e Silent, e Generazione X.

Beni di consumo: si può crescere puntando su innovazione, filiera e sostenibilità

Innovazione, filiera e sostenibilità: sono questi i tre ambiti chiave per la crescita del settore dei beni di consumo individuati da una recente ricerca di Deloitte che ha analizzato i principali trend di mercato e le soluzioni da applicare per rendere il proprio business a prova di futuro.

Per l’industria italiana, il 2024 è iniziato con un clima di rinnovato ottimismo, in particolare per i settori manifatturiero e del commercio al dettaglio. In un contesto in cui è atteso un aumento dei volumi, la strada per realizzare una crescita profittevole però potrebbe apparire impervia. L’aumento dei costi di produzione si conferma il principale ostacolo da superare, come indica l’85% delle aziende intervistate, seguito dalla continua ricerca della redditività e dalla competizione, soprattutto da parte di nuovi operatori del settore. Se nel 2023 l’aumento dei prezzi sembrava essere la soluzione predominante per affrontare questi ostacoli, oggi l’erosione del potere d’acquisto e i comportamenti orientati al risparmio dei consumatori hanno reso necessario un cambio di strategia. Infatti il 64% delle aziende intervistate ritiene cruciale identificare leve diverse dal prezzo, per questo motivo molte imprese hanno individuato tre nuovi ambiti di intervento per concretizzare la crescita: innovazione, filiera e sostenibilità.

L’innovazione è senza dubbio la leva prioritaria da attivare; i precedenti schemi sono stati superati da scenari in tumultuosa evoluzione. Per quando il “prodotto” risulti il “punto di partenza” per 7 realtà del settore su 10, l’innovazione risulta trasversale ai diversi ambiti e dipartimenti aziendali., Le aziende del settore prevedono di rafforzare la collaborazione con i distributori (36%) e di rivedere i canali di vendita, con un focus particolare sui digitali. Infatti, per il 40% di esse, le vendite online rappresenteranno il 20% del totale entro i prossimi 3 anni. Sfruttando il contatto diretto con i consumatori, le imprese intendono capitalizzare sui dati, che per circa la metà di loro rappresentano un elemento distintivo rispetto alla concorrenza e possono quindi aumentare la competitività. Dagli attuali scenari di mercato emerge che le aziende non potranno ribaltare l’aumento dei costi su retailer o consumatori finali e sarà quindi necessario ripartire dalle “operation” alla ricerca di opportunità per ottimizzare i processi, come affermato dalla maggioranza delle imprese (63%). Guardando invece alla propria supply chain, le imprese puntano a sviluppare una migliore pianificazione e flessibilità dell’intero processo – produzione, trasporti, approvvigionamento – e di strutturarsi per avere un monitoraggio efficiente di tutti livelli.

È infine confermata la valenza della sostenibilità come elemento distintivo e qualificante. Le aziende intervistate ritengono che questa rappresenti un aspetto essenziale per la competitività di medio-lungo periodo (60%); per il quale solo il 7% delle aziende CP non ha in programma di sviluppare una specifica strategia. Questa trasformazione è quindi destinata a toccare diversi aspetti del business, dalla domanda di prodotti etici a minor impatto su ambiente e comunità (53%), allo sviluppo di imballaggi “green” (50%) o servizi di trasporto e distribuzione a zero o basso impatto (43%). In tale ottica, le aziende del settore si apprestano a ottimizzare le proprie risorse produttive e a ridisegnare le catene di approvvigionamento in un’ottica di sourcing responsabile.

Carrefour rilancia Risparmio di Qualità con oltre 1000 prodotti a prezzo ribassato

Al fine di potenziare le misure dedicate alla tutela del potere di acquisto dei propri clienti, in un momento in cui gli italiani cercano di limitare il più possibile gli effetti dell’inflazione, Carrefour Italia lancia un secondo atto della campagna “Risparmio di Qualità”, raddoppiando il numero di prodotti a marchio di uso quotidiano a prezzi ribassati, che passano così da 500 a oltre 1000, per una gamma ancora più ampia di opzioni convenienti disponibili nei punti vendita del Paese e online.

“Con questa iniziativa confermiamo che una delle nostre priorità è focalizzarci sulle esigenze dei nostri clienti, offrendo loro un’alimentazione di qualità a un prezzo accessibile, attraverso tutti i nostri punti vendita e online”, afferma Roberto Bellinzona, Direttore Marketing di Carrefour Italia, che aggiunge: “In un momento storico in cui i consumatori si trovano ancora costretti ad affrontare situazioni economiche complesse, ci impegniamo a offrire soluzioni concrete per supportare il loro potere di acquisto, in coerenza con la nostra ambizione di essere leader della transizione alimentare per tutti”.

La tutela del potere d’acquisto dei consumatori è alla base della strategia di Carrefour Italia che per questo motivo si è impegnata attivamente nella promozione dei prodotti a marchio con prezzi bloccati e ribassati e nello sviluppo della linea SIMPL, con un ampio assortimento di prodotti di uso quotidiano a prezzi vantaggiosi, oltre che nell’introduzione di nuovi format come il modello Contact, col quale l’azienda si pone l’obiettivo ambizioso di essere uno dei supermercati più convenienti.

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