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Netta ripresa per i centri commerciali in Italia, in ascesa ingressi e fatturati del retail

Dall’analisi dei dati del network di CBRE, che monitora un panel di centri commerciali in Italia per un totale di oltre 60 strutture retail, emerge come il 2023 abbia determinato un deciso incremento in termini di visitatori e fatturato rispetto al 2022. I dati confermano quindi il trend di netta ripresa dei centri commerciali nell’anno in corso, con un miglioramento del fatturato dei negozi in crescita del 4,5% rispetto all’anno precedente. Legato sicuramente anche all’inflazione, l’andamento positivo del fatturato dei negozi si riflette nella percentuale crescente del collection rate, che per il 2023 si attesta al 95%, arrivando al 99% nei centri commerciali più performanti.

Alla crescita dei fatturati si affianca un incremento dei visitatori del +5,3% rispetto al 2022, confermando l’interesse del pubblico per i centri commerciali come luogo ideale per lo shopping e il divertimento. Si evidenzia, inoltre, come da inizio anno si sia registrata una costante riduzione del gap di visitatori rispetto al 2019, che si è attestata nell’ordine del 5%. Confermano la loro attrattività eventi promozionali importanti, come la settimana del Black Friday in cui si è registrato un aumento del 10% dei visitatori rispetto alla settimana precedente. È quindi possibile affermare che, nonostante l’introduzione di eventi come i mid season sale abbia esteso l’impatto promozionale su un periodo più lungo con conseguenti variazioni più contenute, rimane forte l’attenzione del cliente verso le dinamiche promozionali.

“Nel corso del 2023 i nostri centri hanno raggiunto una occupancy media pari al 96%, un dato molto positivo che risulta in linea con i dati europei” dichiara Pier Luigi Paolettoni, Head of Retail Out of Town, “L’anno scorso abbiamo siglato oltre 240 contratti, per un totale di oltre 75.000 mq di GLA. In particolare, nelle rinegoziazioni delle unità commerciali con nuovo operatore si riscontrano in media variazioni positive del 6% rispetto al precedente canone”.

Per quanto riguarda il focus sui singoli settori, il 2023 conferma il trend positivo e l’interesse della clientela verso le visite esperienziali, con una continua crescita del Food & Beverage (+11,4%) e delle sale cinematografiche (+51%). Il fashion registra ancora un andamento positivo, nonostante il rallentamento delle vendite a causa della situazione climatica, in particolare nei mesi di settembre e ottobre.

Italiani innamorati dei legumi: Bonduelle evidenzia numeri e abitudini in una ricerca

Il 10 febbraio si celebrerà la Giornata Mondiale dei Legumi: per l’occasione Bonduelle ha svolto una ricerca per analizzare abitudini, preferenze e motivazioni che portano gli italiani a un crescente consumo di legumi.

Il primo dato importante che emerge riguarda la “legumania” crescente che sta interessando più del 90% dei consumatori nel nostro Paese. Non si tratta di una moda passeggera ma di un vero e proprio trend culinario: per il 45% degli intervistati infatti, i legumi sono un elemento cardine della dieta quotidiana. Buoni e nutrienti, questi vegetali sono considerati tra gli alimenti più versatili del pianeta, ricchi di proprietà benefiche per il nostro organismo, grazie alla presenza di vitamine del gruppo B, ferro, rame, magnesio, zinco, fosforo, ma anche fibre, carboidrati e proteine. L’84% conosce queste proprietà nutritive e, a qualsiasi età, i benefici dei legumi sono il motivo principale per cui vengono inclusi nella propria dieta. Le generazioni più giovani tengono in considerazione soprattutto l’ambiente: due intervistati su tre si dicono consapevoli dei benefici ambientali del consumo di legumi e un terzo di loro favorisce il consumo di proteine vegetali proprio per una maggiore attenzione all’ambiente.

Il 48% dei rispondenti ritiene però che i benefici dei legumi non siano sufficientemente comunicati ai consumatori, e il 90% di questi è dell’avviso che le aziende, le scuole e le istituzioni debbano avere un ruolo attivo nell’educazione e promozione del consumo di legumi.

Per quanto riguarda le abitudini di consumo invece, i legumi in vetro o in latta si confermano tra i preferiti, in particolare ceci e fagioli borlotti. A contribuire alla popolarità dei legumi sul territorio italiano ci sono pure la tradizione mediterranea e le ricette popolari, ma in crescita sono le tendenze contemporanee provenienti dalla ristorazione internazionale che portano a sperimentare sfiziosità etniche per viaggiare col palato.

LCC: il 2023 si chiude con la contrazione dei volumi (-1,7%). Italiani ancora cauti

Stando alle rilevazioni di NielsenIQ, il Largo Consumo Confezionato, a totale Italia per la Gdo, chiude il 2023 a valore con +8,3% (vs 2022). Esaminando il dato a volume però, dopo il boom del 2020 (+5,1% vs 2019) complice la pandemia, gli anni 2021 (-0,9% vs 2020) e 2022 (-0,3% vs 2021) sono stati caratterizzati invece da controcifre negative. Nel 2023 si ipotizzava il raggiungimento di nuovo equilibrio ma l’impatto inflattivo sui consumi ha avuto come conseguenza una contrazione dei volumi ulteriore rispetto al 2022, pari al -1,7%.

L’indice di inflazione teorica nel Largo Consumo Confezionato (LCC) per il mese di dicembre, è pari al 4,4%, un dato in discesa in relazione a quello rilevato a novembre (5,8%). Per contrastare l’impatto della spesa, gli italiani continuano a ridurre il mix del carrello del -1,5%, confermando così comportamenti d’acquisto volti al risparmio. Di conseguenza, la variazione reale dei prezzi è pari al 2,9%. Nel 2023, dopo il picco registrato a febbraio con un valore del +16%, la crescita inflattiva nei mesi successivi ha gradualmente ridotto la propria cifra, mantenendo tuttavia di segno positivo la crescita dei prezzi. Secondo NIQ, a settembre 2023 l’inflazione registrava un 8,8% mentre il picco più basso si evidenzia a dicembre (+4,4%). Osservando i dati, a fronte delle analisi sull’interno anno appena concluso, l’inflazione nel 2023 si attesta ad un valore medio del +11,3%. Le famiglie italiane hanno inoltre adottato strategie per salvaguardare il proprio potere d’acquisto, portando l’indice di variazione del mix del carrello della spesa per il 2023 al -1,0% con una variazione reale del prezzo medio del +10,3%.

In merito alle vendite in promozione, prosegue l’andamento positivo con un’incidenza promozionale del 23,4% per il mese di dicembre 2023 a totale Italia (-0,5 p.p. rispetto allo stesso mese del 2022). La leva promozionale in Italia per il 2023 si attesta al 23,3%, un leggero incremento relativo all’anno precedente (2022 al 23%). La risalita è dovuta alle azioni messe in atto dai canali distributivi grazie ad importanti sconti in negozio, infatti stando ai dati di NIQ, il 16,8% delle vendite in promozione nel 2023 è stato generato grazie al taglio dei prezzi. Infine, sul fronte dei prodotti a marchio del distributore (MDD), a dicembre la quota di MDD si attesta al 21% del LCC nel perimetro iper, super e liberi servizi, mentre a Totale Italia Omnichannel – inclusi i discount – sale al 29,6%. La marca del distributore conferma anche per il 2023 la sua crescita di quota a totale Italia e si dimostra sempre più importante nel carrello dei consumatori italiani, raggiungendo il valore medio di 31,5% (vs 30,6% del 2022). Ad esserne state maggiormente penalizzate sono state le marche leader che perdono 1 punto di quota (11,3%) a valore rispetto al 2022 (12,3%).

Cosa mettono gli italiani nel carrello della spesa
All’interno del comparto grocery, considerando il rapporto tra valori e volumi a totale Italia Omnichannel, nel mese di dicembre 2023 si evidenzia un trend positivo a valore (+3,8% vs 2022), mentre a livello di volumi, NIQ registra un valore pari a +0,9%. I prodotti dedicati agli animali domestici si attestano anche a dicembre come l’area merceologica con l’incremento a valore più consistente (+9,9%), seguiti dal cibo confezionato (+5,4%) e dai prodotti per la cura della casa (+4,7%). Per quanto riguarda i volumi, invece, si rileva un trend positivo per tutti i comparti tranne per le bevande (-0,1%).

A livello di categorie merceologiche, in testa alla classifica top 10 di NIQ del mese di dicembre 2023 si classificano l’olio di oliva vergine ed extravergine (+48,8%), l’ammorbidente (+18,7%) e i detersivi lavastoviglie (+18,5%). Per quanto riguarda il fresco (peso fisso + peso variabile) risulta in crescita in tutti i canali distributivi. In particolar modo, la performance migliore si registra nei discount (+10,4%), mentre nei liberi servizi e negli iper>4.500mq si osserva l’incremento meno consistente (+1,7%). Tra le categorie merceologiche più dinamiche all’interno del comparto, frutta e verdura (+12,7%) detiene il primo posto, seguita subito dopo da pane & pasticceria & pasta (+8,1%), e gastronomia (+5,9%). La pescheria invece si attesta di nuovo la categoria con il trend di crescita più basso rispetto alle altre (+0,4%).

Flettono le vendite di vino in Gdo: in picchiata il rosso, resiste il Prosecco

Come rilevato dall’Osservatorio Uiv-ISMEA su base Ismea-Nielsen-IQ, le bottiglie di vino vendute nei negozi e nella grande distribuzione italiana nel 2023 tornano di poco sotto quota di 1 miliardo, il 3,1% in meno rispetto all’anno precedente per un valore complessivo di poco più di 3 miliardi di euro. Il dato così tira il sipario su un anno molto complicato che da un lato ha amplificato le nuove tendenze al consumo post-Covid ma dall’altro ha determinato più di una sofferenza per un comparto ancora alle prese con rincari generalizzati non ancora assorbiti e ben oltre la timida crescita registrata in valore (+2,6%).

I vini fermi fissano i volumi a -3,6% (con i rossi a -4,9%) e registrano l’11° trimestre consecutivo con il segno meno. Gli spumanti, pur con un azzeramento della crescita dei prezzi nell’ultimo trimestre, rimangono in linea di galleggiamento rispetto ai volumi venduti nell’anno precedente, ma solo grazie ai “low cost” Charmat non Prosecco (+7,1%), senza i quali la tipologia virerebbe in negativo di 2 punti. In generale – evidenzia l’Osservatorio Uiv-ISMEA – l’evoluzione dei consumi di vino da parte degli italiani dal 2019 a oggi è stata significativa e riflette fattori solo in parte specchio dalla congiuntura. Spesso cambiamenti così netti e solo in apparenza repentini sono dettati da modifiche strutturali di una domanda mai così fluida in tema di consumi beverage.

Consumi in calo
Rispetto a cinque anni fa, e dopo le impennate degli anni Covid, tra gli scaffali il calo dei consumi sfiora l’8%, l’equivalente di 100 milioni di bottiglie in buona parte a base di vini fermi (-11%) e liquorosi (-19%). I Dop, con un -2%, sono la categoria che di gran lunga cede meno, con bianchi (+3%) e rosati (+17%) che segnano luce verde. Fanno molto peggio gli Igt (-13%) ma soprattutto i vini comuni, picchiata a -17% e l’equivalente di 64 milioni di bottiglie in meno.

Tendenza spumanti
Da una parte i vini fermi che scendono di 11 punti, dall’altra gli spumanti che in un lustro guadagnano quasi il 19%, oggi a 139 milioni di bottiglie vendute. Merito del mondo Prosecco, che nel periodo sale del 30%, ma anche degli Charmat non Prosecco, a +42% grazie a un’ascesa vertiginosa in particolare nell’ultimo biennio in cui anche il minor potere di acquisto ha giocato un ruolo importante. Una tendenza che da tempo si riflette anche nelle esportazioni, con la tipologia che ha visto triplicare le proprie quote di mercato negli ultimi 10 anni. Lo stesso non si può dire per lo champagne, le cui vendite nel periodo sono scese del 38%.

Sos rossi
Premesso che l’alta gamma dei rossi è di gran lunga maggiormente presente presso i canali Horeca, dove certe denominazioni o prodotti sono diventati ormai intramontabili, è innegabile che, in generale, la tipologia simbolo del vino tricolore sia la più in difficoltà nei consumi casalinghi con una discesa, sempre più ripida negli ultimi anni, del 15%. I rossi cedono il 6% – quasi 3 volte più della media – tra i consumi di prodotti a denominazione, il 19% tra gli Igt, ma il record (negativo) si registra tra i vini comuni, con un -22%. Poche le grandi Dop e Igt che tengono (Dop Montepulciano d’Abruzzo a -2%, Chianti a -3, Rubicone Igt nella tipologia Sangiovese a +7%), tanti i cali in doppia cifra, e spesso oltre il 20% per vini a marchio come la famiglia dei Lambruschi, i pugliesi (Salento Igt, Puglia Igt), i siciliani con Nero d’Avola Dop e Terre Siciliane Igt), il Cannonau della Sardegna, i piemontesi (Barbera e Dolcetto Doc), i veneti (Igt Cabernet e Merlot), i lombardi, con le Doc Oltrepò Pavese Barbera e Bonarda.

E-commerce tra alti e bassi
I lockdown hanno contribuito a far lievitare gli ordini dell’e-commerce, canale storicamente ostico per gli italiani. Oggi gli acquisti online valgono il triplo rispetto al 2019, ma da 2 anni a questa parte gli ordini si sono progressivamente sgonfiati, fino a perdere il 21% sul picco del 2021. Un calo fisiologico per un canale sull’ottovolante che pure ha attuato un significativo ribasso dei listini. Chi ordina online lo fa ricercando ancora di più la qualità – il prezzo medio al litro è superiore del 61% rispetto agli acquisti in corsia –, compra più Dop e Igt (il 75% del totale acquisti dei vini fermi) ma soprattutto ordina più spumanti, che online incidono per il 22% degli acquisti, contro una media complessiva al 13%. Una nicchia – quella dell’e-commerce di vino – che rappresenta appena l’1,5% del totale acquisti in Gdo e retail, su cui molti player fanno affidamento per il futuro.

Made in Italy, certificazioni e sostenibilità tra le tendenze di consumo

Incrociando i dati di industria e distribuzione, GS1 Italy ha pubblicato una nuova edizione dell’Osservatorio Immagino, studio semestrale che analizza e racconta i cambiamenti della spesa fatta dagli italiani in supermercati e ipermercati su tutto il territorio nazionale.

Rilevando le indicazioni (ingredienti, tabelle nutrizionali, loghi e certificazioni, claim e indicazioni di consumo) presenti sulle etichette di oltre 136 mila prodotti, l’indagine restituisce un’immagine precisa dei trend in atto nel largo consumo e ne misura l’evoluzione e l’impatto sul mercato, tramite l’analisi di 11 panieri di consumo che, in questa edizione, si arricchisce di un nuovo approfondimento sulla sostenibilità e di un’indagine sul rapporto degli italiani con le etichette.

Gli 11 macro-fenomeni della spesa degli italiani
Questa edizione dell’Osservatorio Immagino ha monitorato l’evoluzione della composizione e delle vendite, in valore e volume, di 11 panieri, tra food e non food, che rappresentano altrettanti fenomeni e tendenze di consumo:

  • Il richiamo dell’italianità: il “made in Italy”, le Dop/Igp e le regioni in etichetta.
  • Il mondo del free from: il trend dei claim consolidati e di quelli emergenti.
  • Il mondo del rich-in: quali cibi ricchi o arricchiti guidano il mercato.
  • Il tema delle intolleranze: la dinamica del “senza glutine” e del “senza lattosio”.
  • Il cibo identitario (lifestyle): vegetariano, vegano, biologico, halal e kosher.
  • Il mondo di loghi e certificazioni: Fairtrade, Ecolabel, Cruelty free e altro ancora. I nuovi valori.
  • Gli ingredienti benefici: dall’avocado al caramello, i sapori del momento.
  • Il metodo di lavorazione: la comunicazione on-pack di procedure di lavorazione.
  • La texture dei prodotti: morbido o croccante? Le consistenze espresse on-pack.
  • Il cura persona: i claim più diffusi, con un focus sui prodotti naturali e biologici.
  • Il cura casa green: la sostenibilità sulle etichette dei prodotti per la pulizia.
    Inoltre, continua il monitoraggio del valore nutrizionale della spesa media italiana (metaprodotto Immagino).

La sostenibilità al centro
Dal 2019 l’Osservatorio Immagino ha messo la sostenibilità sotto il suo radar. Per questo dall’edizione n.6 ha introdotto un doppio approfondimento semestrale: il monitoraggio delle informazioni ambientali sul riciclo degli imballaggi e il “Barometro Sostenibilità”, che misura la diffusione e le performance di vendita dei claim, delle certificazioni e delle indicazioni “green” segnalati sulle confezioni. La crescita dell’attenzione alle tematiche ambientali ed etiche ha spinto GS1 Italy ad adottare un nuovo approccio, messo a punto dall’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, per riuscire a leggere e rappresentare in modo più ampio e completo come la sostenibilità sia entrata sulle etichette dei prodotti di largo consumo. Scoprendo che parlano di sostenibilità (ambientale, sociale e benessere animale) sulle loro confezioni oltre 8 referenze su 10 e che questi prodotti sono stati meno colpiti dalla spending review degli italiani.

Italiani ed etichette
Quanti italiani leggono le etichette dei prodotti quando fanno la spesa? Di quali referenze? Quali informazioni cercano? Per quale motivo? A queste e molte altre domande risponde l’indagine che GS1 Italy ha commissionato ad Ipsos per esplorare l’interazione tra consumatore ed etichetta, rivelando che la lettura delle informazioni on-pack è un processo tutt’altro che banale (la ricerca identifica almeno tre momenti di relazione, distinti nel tempo e nell’obiettivo conoscitivo) e una relazione che coinvolge una fetta consistente di consumatori che ricerca informazioni che ritiene utili per un acquisto e un consumo più consapevoli. A conferma che l’etichetta è un fattore strategico di relazione tra il produttore e un consumatore sempre più accorto.

Saldi online: bene articoli per animali, cosmetici e abbigliamento

Dopo l’incertezza dei primi giorni, derivata dalle temperature non propriamente in linea con le medie invernali, le vendite dei saldi hanno iniziato a registrare incrementi sensibili, come analizzato da Qaplà: incrociando i dati di 180 corrieri, è emerso come nelle prime due settimane le spedizioni in Italia siano aumentate del +11% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In particolare, considerando le diverse categorie, gli italiani hanno acquistato online soprattutto prodotti dedicati agli animali domestici (+34%), cosmetici (+23%) e capi d’abbigliamento (+11,3%). Tra i settori meno dinamici invece il food, in calo del 19% rispetto al 2023, il comparto dei gioielli (-8%) e del wine & beverage (-5%).

Per quanto riguarda l’importo medio degli acquisti e-commerce, per i saldi invernali gli italiani hanno speso circa 116€ nelle prime due settimane del 2024. Un valore che, per ora, risulta stabile rispetto al dato registrato a gennaio dell’anno scorso, quando la spesa media online era pari a 112€. Stando alle rilevazioni di Qaplà, il giorno della settimana in cui si è registrata la maggiore concentrazione di ordini online in Italia è il mercoledì (17,8%), seguito a breve distanza dal martedì (17,5%) e dal giovedì (17,3%). Al contrario, la domenica si attesta come il giorno in cui è stato erogato il minor numero di ordini (8,2%).

Milano è la provincia in cui si è registrato il maggior numero di spedizioni (4,7%), con Roma quasi a pari merito (4,6%). Seguono, in terza e quarta posizione, le città di Torino (2,4%) e Napoli (2%). Infine, per quanto riguarda i tempi medi di consegna degli ordini, l’analisi segnala che nelle prime due settimane di gennaio i giorni medi impiegati dai corrieri sono 1,77, un dato inferiore rispetto a 1,87 giorni medi del 2023 e ai quasi 2 giorni medi del 2022 (1,96).

Osservatorio Non Food, si torna nei negozi fisici mentre rallenta l’e-commerce

La ventunesima edizione dell’Osservatorio Non Food di GS1 Italy riepiloga il 2022 del settore non alimentare in Italia, rilevando una crescita annua di +4,3% del giro d’affari, arrivato a 109,3 miliardi di euro. Se il tasso di incremento resta inferiore a quello registrato nell’anno precedente (+12,0%), la tendenza positiva nel medio periodo (2018-2022) registra un aumento a valore pari a +6,0%. Si conferma quindi l’uscita dalla crisi dettata dalla pandemia, ma la ripresa rallenta a causa delle pesanti dinamiche inflattive, che impongono ai consumatori di far convivere la voglia di ritorno alla normalità dopo la pandemia con un potere d’acquisto ridotto dall’aumento generalizzato dei prezzi.

“La ripresa post-pandemica iniziata a fine 2021 è continuata anche nei 12 mesi successivi, consentendo a diversi comparti del Non Food italiano di tornare ai livelli di vendita che avevano nel pre-Covid” afferma Marco Cuppini, research and communication director di GS1 Italy. “Nonostante le tensioni macroeconomiche generate dal conflitto in Ucraina e l’elevata inflazione, nel 2022, e in particolare nella prima metà dell’anno, il valore della spesa delle famiglie è cresciuto e la maggior parte dei comparti stimati dall’Osservatorio Non Food ha aumentato il suo giro d’affari, anche con crescite a doppia cifra, com’è accaduto ai prodotti di automedicazione. Fanno eccezione alcuni settori, come casalinghi, giocattoli, elettronica di consumo ed edutainment, che hanno rallentato la loro crescita dopo i positivi risultati ottenuti nel 2021, rivelando l’ennesima strategia di razionalizzazione nella scelta dei prodotti da acquistare a fronte di una forte pressione inflazionistica sulla quasi totalità dei prodotti di consumo, alimentare e non, e sui servizi”.

Continua l’aumento dei consumi, ma l’inflazione pesa sempre di più
Così com’era avvenuto nell’anno precedente e con la complicità dell’inflazione, anche nel 2022 i consumi totali delle famiglie hanno mostrato una dinamica espansiva, con una crescita complessiva di +13,4% (dato Istat a valori correnti), che li ha portati a 1.166 miliardi di euro. Positivo anche il trend relativo ai soli consumi non alimentari, che incidono per il 15,7% su quelli complessivi: in un anno sono aumentati di +13,8% proseguendo il trend di recupero post-pandemia.

I comparti del non food tra conferme e sorprese
Con oltre 22 miliardi di euro annui di sell-out, l’elettronica di consumo mantiene, per il terzo anno consecutivo, la leadership tra i 13 comparti analizzati dell’Osservatorio Non Food di GS1 Italy, pur avendo registrato un calo di -1,5% del fatturato a valori correnti rispetto al 2021. Trend analogo di contrazione del giro d’affari per i casalinghi (-4,0%), i giocattoli (-2,4%) e l’edutainment (-1,1%), che mostra un andamento negativo per la prima volta dal 2018. Vendite in robusta crescita, invece, per il secondo comparto a valore, quello di abbigliamento e calzature (+9,2%, per un totale di 21,8 miliardi di euro) che si sta avvicinando ai valori pre-Covid, così come sta accadendo agli articoli per lo sport (+4,5%). È andata meglio al tessile che ha aumentato il sell-out di +7,3%, riuscendo a superare i livelli pre-pandemici. Il 2022 ha confermato la ripresa della cancelleria (+6,0%) e registrato il boom dei prodotti di automedicazione, leader per tasso di crescita del giro d’affari (+11,5%). La maggior attenzione ai consumi legati alla salute e al benessere ha trainato anche la ripresa della spesa nei comparti profumeria (+6,5%) e ottica (+5,6%), che ha beneficiato anche del bonus vista. L’effetto dei bonus statali si è fatto sentire anche in altri comparti. A partire da mobili e arredamento, terzo settore per entità del giro d’affari generato, che ha chiuso il 2022 con vendite in crescita di +4,6%, arrivando a superare i livelli di fatturato del 2019. Gli incentivi dedicati agli ambienti domestici hanno sostenuto pure la crescita del bricolage (+6,6%), trainato anche dalla maggior propensione dei consumatori al fai-da-te, scelto in un’ottica di risparmio e personalizzazione. Nel 2022 le quote di mercato dei 13 comparti analizzati dall’Osservatorio Non Food di GS1 Italy risultano per la maggior parte confermate, con scostamenti annui non superiori allo 0,5%. I due principali settori per giro d’affari sono gli unici ad aver visto variazioni più consistenti della loro quota di mercato: -1,2 p.ti % per l’elettronica di consumo e +0,9 p.ti % per abbigliamento e calzature.

I canali di vendita tra radicamento sul territorio, servizi e innovazione
Nel 2022, con la completa riapertura dei punti vendita fisici, lo scenario del commercio Non Food è nuovamente cambiato. I retailer hanno ricominciato a investire sia in nuove aperture sia in restyling dei negozi esistenti (ma anche nella razionalizzazione della rete vendita), mentre i clienti hanno ripreso a frequentare i negozi fisici e hanno rallentato la corsa all’e-commerce, che aveva caratterizzato gli ultimi tre anni. Anche la geografia distributiva si ridisegna: il numero dei punti vendita del commercio urbano centrale (il principale, con il 43,7% del totale) e dei centri commerciali (al secondo posto con il 38,9% di quota) è rimasto stabile mentre è aumentato il numero delle attività presenti nelle aree periferiche (+4,6%) e delle agglomerazioni commerciali all’aperto, in particolare dei factory outlet (+10,4%).

La leadership delle grandi superfici specializzate
L’Osservatorio Non Food di GS1 Italy ha analizzato poi l’evoluzione della rete commerciale nei 13 comparti merceologici rilevati. Ne è emerso che le grandi superfici specializzate (GSS), con i loro 27.711 negozi, mantengono la leadership totale, nonostante il calo della numerica dei punti vendita dettato dalla razionalizzazione della rete (-1,1% rispetto al 2021). Apprezzati per l’ampiezza e la profondità dell’offerta, ma anche per i servizi di consulenza pre-vendita e il radicamento sul territorio, convogliano oltre il 50% delle vendite di elettrodomestici bruni, articoli sportivi, abbigliamento e calzature e sono leader anche in elettronica di consumo e tessile casa. Le grandi superfici alimentari hanno chiuso il 2022 con una leggera crescita numerica (+0,6%), per un totale di oltre 21 mila punti vendita tra ipermercati, supermercati, superstore, superette e discount. Nell’universo del Non Food hanno un ruolo sempre più risicato, salvo nei periodi dell’anno caratterizzati dalle promozioni (come il back to school e il Natale) e per comparti come la cancelleria, i giocattoli e il tessile, dove hanno una quota superiore al 10% ma tendenzialmente in calo o stabile.

Le grandi superfici non specializzate (come cash & carry, grandi magazzini e mercatoni) hanno registrato un aumento del numero di punti vendita e restano importanti soprattutto per profumeria, abbigliamento e calzature, tessile; in quest’ultimo comparto i grandi magazzini hanno colto il primo risultato positivo dal 2016. I negozi specializzati restano leader in molti comparti, soprattutto in virtù del know- how, della personalizzazione e del servizio che assicurano. La quota di mercato più alta si rileva nei casalinghi (91,0% a valore), mentre in ottica, cancelleria e bricolage supera il 60% a valore. Anche nella profumeria i negozi specializzati, in catena o indipendenti, hanno visto ripartire le vendite (+18,3%) avviandosi così a recuperare la leadership persa durante la pandemia.

Il rallentamento dell’e-commerce
Infine, l’e-commerce: nel 2022, per la prima volta dalla sua nascita, ha dovuto affrontare l’inflazione e ha registrato un generale rallentamento dei trend di crescita: in alcuni comparti ha visto diminuire il giro d’affari (edutainment, articoli per lo sport ed elettrodomestici bruni) e in altri ha ridotto la quota di mercato (abbigliamento e calzature, fotografia ed elettrodomestici bianchi). Edutainment (55,6% di incidenza a valore, ma 83,9% nei videogiochi) ed elettronica di consumo (28,1%, ma 48,7% in multimedia storage) sono i comparti dove le vendite online hanno un ruolo maggiore, mentre quello dei prodotti di automedicazione è quello con la maggior crescita annua del giro d’affari (+25,6%).

Marca del distributore, un volano di crescita per le economie regionali

A confermare l’importanza ricoperta dalla MDD in questi ultimi anni è il rapporto “Marca del Distributore e Made in Italy: il ruolo della Distribuzione Moderna”, realizzato da The European House – Ambrosetti per ADM – Associazione Distribuzione Moderna, presentato al convegno inaugurale di Marca by BolognaFiere 2024: quasi il 30% (27,2%) del fatturato delle produzioni tipiche locali italiane, pari a 8,5 miliardi di euro, viene generato direttamente dalla distribuzione moderna attraverso i marchi del distributore. Per i prodotti italiani inoltre, i marchi del distributore valgono all’estero 4 miliardi di euro, l’8% del totale delle esportazioni internazionali food & beverage di prodotti Made In Italy.

Uno sguardo alle regioni
Oltre il 42% del fatturato complessivo delle imprese di produzione tipiche locali abruzzesi è stato generato dalla collaborazione con la distribuzione moderna attraverso i marchi del distributore. Si scende al 40% per i prodotti del Friuli-Venezia Giulia e al 36,9% per quelli campani. Secondo il report realizzato da The European House-Ambrosetti per ADM i produttori locali piemontesi hanno realizzato il 27,1% del fatturato complessivo grazie alla MDD. Percentuali analoghe si registrano in Umbria (26,8%) e nelle Marche (26,1%). Emilia-Romagna, Veneto e Lazio rientrano tra le prime 10 regioni a beneficiare della collaborazione con la Gdo rispettivamente con il 25%, il 24,5% e il 23,8% delle vendite di prodotti locali attraverso la distribuzione moderna. Seguono via via Toscana (11°, 23,3% del fatturato), Liguria (12°, 23,2%) e Sicilia (13°, 22,7%). Al di sotto del 20% si collocano il Trentino A.A (19,3%), la Lombardia (19%), le Basilicata (13,3%) e la Puglia (12,1%). Chiudono la classifica Molise (9,8%), Calabria e Sardegna (entrambe al 4,8%).

“Per comprendere l’impatto fondamentale della distribuzione moderna e nello specifico della marca del distributore, basti considerare che la MDD coinvolge indirettamente circa 50 sotto-comparti economici e oltre 1.500 imprese del settore agricolo e food (il 92% italiane e il 78% piccole e medie) che producono alimenti commercializzati con la marca dell’insegna della distribuzione moderna. Gli effetti dell’inflazione e della riduzione dei volumi di vendita colpiscono perciò direttamente il patrimonio di imprese locali italiane che rappresentano la spina dorsale dell’economia del Paese” spiega Valerio De Molli, managing partner e CEO, The European House – Ambrosetti.

“I prodotti a marca del distributore hanno esercitato un importante ruolo sociale ed economico tutelando il potere di acquisto delle famiglie e sostenendo le filiere e la produzione del made in Italy. Tra le misure già adottate per il comparto ci sono il trimestre antinflazione e i provvedimenti inseriti nella legge di Bilancio che mirano a contrastare l’inflazione, come il taglio del cuneo fiscale, il rifinanziamento per tutto il 2024 della carta ‘Dedicata a te’ per l’acquisto di generi di prima necessità e carburanti, il rinvio delle Sugar e Plastic tax” aggiunge Valentino Valentini, Viceministro delle Imprese e del Made in Italy.

Consumatori insoddisfatti, cresce l’interesse per lo shopping guidato dall’AI

Un recente studio dell’IBM rivela il crescente divario tra le richieste dei clienti e l’attuale offerta: a emergere è dunque un’insoddisfazione generale nelle proprie esperienze di acquisto. Appena il 9% dei consumatori intervistati afferma di essere soddisfatto dell’esperienza in negozio e il 14% degli acquisti online. I consumatori desiderano una maggiore varietà di prodotti disponibili (37%), maggiori informazioni sui prodotti (26%) e un processo di pagamento più rapido (26%).

Per quanto riguarda l’online, due terzi dei consumatori intervistati scoprono nuovi prodotti tramite il web ma molti hanno espresso insoddisfazione per il loro percorso di acquisto, citando difficoltà nel trovare i prodotti che desiderano (36%), informazioni insufficienti (33%) e un processo di reso complicato (33%). L’inflazione e l’incertezza economica continuano a far diminuire gli acquisti e il 62% dei consumatori ha anche affermato che il prezzo è una delle ragioni principali per cui cambierebbe negozio o addirittura marchio.

A migliorare l’intera esperienza di acquisto potrebbe essere l’intelligenza artificiale, rappresentata ad esempio da assistenti virtuali o applicazioni, capaci di creare customer experience intuitive, uniche, personalizzate ed efficienti. “Il settore del retail deve affrontare sfide continue, ma ha anche la possibilità di cogliere opportunità senza precedenti” ha dichiarato Luq Niazi, Global Managing Director IBM. “I consumatori di oggi, di fronte a un numero enorme di scelte e canali, prendono sempre più decisioni di acquisto basate sul costo e sulla qualità dell’esperienza che i rivenditori propongono”.

Le nuove frontiere tecnologiche per il retail: cosa avverrà nel 2024?

Il mondo del retail vive un processo di trasformazione che coinvolge soluzioni e tecnologie sempre più innovative mentre, allo stesso tempo, la digitalizzazione si sta rivelando un supporto fondamentale per ottimizzare i processi aziendali interni ed esterni. Il ruolo svolto dalla digital transformation e dall’omnicanalità è determinante. Ma cosa devono aspettarsi aziende, retailer e consumatori nel nuovo anno? Ecco quali sono i temi che, secondo Manhattan Associates, saranno di tendenza del 2024: 

Vecchie tecnologie per nuove applicazioni
I retailer dipendono sempre più dai loro punti vendita per gestire gli ordini sia negli store che online. Tuttavia, la loro attività è spesso rallentata da una scarsa precisione dello stock di prodotto. La tecnologia RFID può automatizzare i processi di tracciamento e rifornimento dello stock, riducendo la necessità di controlli manuali e garantendo che i prodotti siano sempre disponibili. Inoltre, la tecnologia RFID genera una grande quantità di dati, che possono essere utilizzati per ottenere informazioni sul comportamento dei consumatori, sulle variazioni delle scorte e sulle performance del punto vendita. Dati e insight possono essere utili per il pricing e le campagne di marketing offrendo ai clienti un’esperienza più personalizzata e priva di interruzioni.

Per quanto riguarda la security in-store, i retailer possono utilizzare le etichette RFID come antifurto e rafforzare le misure di sicurezza al fine di identificare i comportamenti sospetti e ridurre così eventuali perdite. Infine, la RFID può fornire una maggiore trasparenza e tracciabilità nella supply chain, dai produttori ai centri di distribuzione fino ai punti vendita, consentendo un migliore controllo della logistica e aiutando ad affrontare in modo più efficiente problemi come la visibilità dello stock, la contraffazione o il ritiro dei prodotti. Ciò contribuisce a ridurre l’eccesso di scorte e gli sprechi e aiuta i consumatori a fare scelte più consapevoli sui prodotti che acquistano.

L’ascesa dell’intelligenza artificiale nelle interfacce utenti
Oggi, la collaborazione perfetta tra uomo e macchina è in grado di aumentare l’efficienza come mai prima d’ora. I LLM (Large Language Models) sono diventati eccezionali nell’analizzare le richieste che provengono dal linguaggio naturale, nel comprenderle e nel suddividerle in attività e obiettivi. I progressi dell’IA generativa hanno modificato l’equazione unilaterale dell’interazione uomo-macchina in una relazione bidirezionale e multimodale, in cui i computer sono ora in grado di comprendere e comunicare anche con il linguaggio dell’uomo. Ciò consentirà un cambiamento nelle interfacce utente rispetto a quanto si è visto e sperimentato negli ultimi 30 anni. Sebbene sia già presente in parte con assistenti virtuali come Alexa, Siri e Google, l’IA generativa inizierà a diffondersi sempre di più e ad inserirsi nelle applicazioni di consumo e aziendali di tutti i giorni.

La cloud innovation non si fermerà
Negli ultimi anni si è registrata una tendenza all’adozione del cloud e ci si aspetta un’ulteriore accelerazione della domanda di software cloud-based nel prossimo futuro. L’esigenza si è spinta oltre l’operatività e l’alleggerimento delle funzioni sui software provider, per ottenere l’accesso alle innovazioni più recenti e aggiornate a un ritmo molto più veloce. Ora con il software cloud versionless le aziende possono accedere a nuove innovazioni ed essere in grado di reagire alle aspettative dei clienti e alle tendenze del mercato in tempo reale ogni pochi mesi. È necessario che le imprese tengano il passo con i rapidi cicli di innovazione guidati da tecnologie come l’IA generativa, o rischiano di essere considerate obsolete.

Un approccio unificato end-to-end
I ritmi della supply chain di oggi ha reso più importante che mai la necessità di un’unificazione end-to-end, che significa: migliorare l’efficienza, pianificare le risorse e le operazioni, ridurre le tempistiche e le spese. Va oltre l’integrazione, quindi. Grazie a una soluzioni unificata, un TMS, ad esempio, ha la possibilità di ripianificare, regolare e ottimizzare le operazioni in base alle variazioni che inevitabilmente si verificano una volta che un piano di trasporto viene consegnato al sistema di gestione del magazzino. Ciò si traduce in una migliore organizzazione, una maggiore visibilità e una riduzione dei costi per spedizionieri, organizzazioni logistiche e retailer.

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