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Gdo, a luglio crescono volumi e fatturato. Bene ortofrutta, cura persona e ittico

Ne “Lo stato del Largo Consumo in Italia” NIQ (NielsenIQ) analizza mensilmente l’andamento dei consumi e delle abitudini di acquisto delle famiglie italiane, rappresentando il panorama della grande distribuzione organizzata nel nostro Paese. A luglio 2024 il fatturato registrato dalla Gdo a totale Omnichannel in Italia vale 10,5 miliardi di €: un trend positivo del +2,5%, rispetto alla performance dello stesso mese nel 2023. Sempre nello stesso mese, l’indice di inflazione nel largo consumo confezionato si attesta al +0,1% a totale Italia omnichannel (vs luglio 2023) e grazie alla variazione del mix del carrello della spesa, messa in atto dai consumatori, la variazione reale dei prezzi è pari al -0,8%.

L’analisi di NIQ sottolinea un andamento positivo per la maggioranza dei canali distributivi, questa tendenza è guidata da specialisti drug (+12,4%), seguiti da superstore (+3,4%), supermercati (+3,2%) e discount (+1,3%). Tuttavia, vi è una diminuzione dell’andamento del fatturato nei canali liberi servizi (-1,9%) e iper>4500 (-1,1%). Trend in crescita anche per le vendite in promozione, con un’incidenza promozionale del 24,3% a totale Italia (+1,3 pp. rispetto allo stesso mese del 2023). Sul fronte dei prodotti a marchio del distributore, a luglio la quota di MDD registra il 22,8% del LCC nel perimetro iper, super e liberi servizi, mentre a totale Italia omnichannel si attesta al 31,6% (discount inclusi).

Tenendo presente il rapporto tra valori e volumi a totale Italia omnichannel, nel comparto grocery, a luglio l’indagine di NIQ evidenzia un trend in crescita a valore del +2,1% (vs 2023), e una risalita dei volumi pari al +2,9%. Tra le aree merceologiche che hanno registrato un importante incremento rispetto al 2023, si evidenziano i prodotti ortofrutta con l’aumento a valore del +4,6% e del +10,1% a volume, seguiti dai prodotti cura persona con un +4,5% a valore e +5,3% a volume e l’ittico con un valore del +4,5% e una quota a volume del +6,6%. In generale, tutte le categorie hanno visto una crescita sia per le variazioni a valore sia per variazioni a volume. In controtendenza le bevande registrano solo un lieve incremento del +0,8% a valore e del +0,2% a volume. In merito all’andamento dei volumi dei canali distributivi a totale grocery, spicca il risultato degli specialisti drug con il +10,4% rispetto a luglio 2023 e il +9,7% a valore, seguiti da superstore con il +3,3% a volume e il +2,8% a valore e da supermercati, con il +3,2% a volume e il +2,9% a valore. Diversamente, i liberi servizi perdono il -1,7% a volume e il -1,6% a valore.

Per quanto riguarda il fresco (peso fisso + peso variabile) risulta in crescita in tutti i canali distributivi, ad eccezione degli iper>4500 e dei liberi servizi, entrambi a -1,4%. Tra le categorie merceologiche più dinamiche per valore all’interno del comparto pane & pasticceria & pasta e gastronomia si trovano in testa con il +4,0% ciascuna, seguite subito dopo da pescheria (+3,9%) e macelleria & polleria (+2,3%). Anche questo mese, la salumeria si attesta come la categoria con il trend più basso rispetto alle altre (-0,1%).

Ultra-fast fashion: italiani attratti dai prezzi ma consapevoli della bassa qualità

Cosa pensano gli italiani dell’ultra-fast fashion, il sistema di moda caratterizzato da una maggiore rapidità di produzione e da prezzi ancora più accessibili? Stileo, motore di ricerca di moda con oltre 7 milioni di visite mensili, ha indagato in tale ambito attraverso il report Fashion Research 2024 in cui ha analizzato le abitudini di acquisto (e non solo) degli utenti in Europa rivelando qual è l’opinione degli italiani su questo modello di consumo di moda.

Lo studio riporta che il 79% degli italiani conosce i principali e-shop di questa categoria, con il 63% che dichiara di aver acquistato almeno una volta da questi e-commerce, mentre un 19% afferma di non aver mai fatto shopping in questo particolare tipo di shop online e di non avere intenzione di farlo in futuro. Quali sono le ragioni che dissuadono questi utenti dal fare acquisti? Chi sceglie di non comprare da questi siti lo fa principalmente perché ritiene che i prodotti siano di bassa qualità (53%) e, in secondo luogo, per motivi etici, ovvero dubbi rispetto alla sostenibilità della produzione e preoccupazioni per le condizioni dei lavoratori (31%). Dallo studio emerge che le dinamiche gaming che caratterizzano questi siti, come ad esempio giochi o sistemi di raccolta punti, sono particolarmente attraenti agli occhi dei consumatori e li spingono all’acquisto. Secondo il 44% degli intervistati, sono proprio queste attività a rendere più interattivo lo shopping, mentre il 36% non è particolarmente attratto da queste dinamiche ma sceglie comunque di acquistare perché ne riconosce i prezzi altamente competitivi e l’ampia gamma di prodotti tra cui scegliere (36%).

Per quanto riguarda il possibile divieto di questi negozi in Italia a favore di produttori e le aziende locali, più della metà degli intervistati (54%) sarebbe d’accordo, anche se implicherebbe pagare di più per gli stessi prodotti, mentre il 26% sarebbe contrario. Anche la cybersecurity è un aspetto molto importante per gli utenti quando si tratta negozi ultra-fast fashion: se il 39% degli intervistati si sente sicuro riguardo l’uso dei propri dati, circa il 23% si sente più preoccupato del solito quando visita questi e-commerce.

Economia: consumatori europei fiduciosi ma sempre prudenti

Nel secondo trimestre del 2024 l’ottimismo dei consumatori europei è cresciuto leggermente rispetto al trimestre precedente, anche se la maggior parte di essi ha continuato a manifestare sentimenti contrastanti nei confronti dell’economia. Una quota maggiore di consumatori più giovani prevede di effettuare importanti spese in modo mirato, ad esempio in viaggi e cene, rispetto invece alla fascia d’età più avanzata. Come già rilevato lo scorso anno, i consumatori europei hanno inoltre dichiarato di continuare a risparmiare.

Secondo l’analisi condotta dal team ConsumerWise di McKinsey che ha preso in esame il sentiment dei consumatori in Italia, Francia, Germania, Spagna e Regno Unito, per il terzo trimestre consecutivo la percentuale di consumatori europei ottimisti è cresciuta leggermente, con i consumatori a medio reddito e i baby boomer in testa. Il sentiment positivo riguarda in particolare i consumatori in Italia e Germania rispetto agli altri Paesi europei. I consumatori più ottimisti hanno attribuito il proprio sentiment alla stabilizzazione dei tassi d’inflazione, mentre coloro che guardano all’economia con pessimismo hanno attribuito i propri timori ai conflitti internazionali in corso e alle sfide poste dal cambiamento climatico. L’indagine ha rilevato inoltre che nel secondo trimestre le finanze familiari dei consumatori europei sono rimaste per lo più invariate rispetto al trimestre precedente, grazie a una progressiva riduzione delle spese e una crescita dei risparmi, registrando anche un lieve aumento del reddito. Tra le misure di risparmio adottate, emerge in particolare la capacità di tenere traccia delle proprie spese, sebbene in questo trimestre il numero di consumatori che ha portato avanti questa strategia sia diminuito di due punti percentuali, scendendo al 28%, rispetto al precedente.

Per quanto riguarda i beni di prima necessità, come quelli alimentari, la maggior parte dei consumatori europei prevede di mantenere i livelli di spesa attuali nei prossimi tre mesi. Le aspettative di spesa dei consumatori per questa categoria sono leggermente variate rispetto al trimestre precedente (ad esempio, la spesa attesa per i prodotti freschi è cresciuta di un punto percentuale rispetto all’inizio dell’anno). La variazione più significativa rispetto alle aspettative di spesa ha riguardato la benzina, probabilmente dovuta all’aumento degli spostamenti in auto per i viaggi estivi. Le maggiori differenze riscontrate nelle aspettative di spesa trimestrali hanno riguardato soprattutto le categorie di beni semi-discrezionali e discrezionali, rispetto a quelle per i beni di prima necessità. Infatti, un numero maggiore di consumatori europei prevedeva di spendere di più per alberghi e voli internazionali rispetto al primo trimestre 2024, probabilmente dovuto all’arrivo della stagione estiva. Alcuni consumatori prevedevano inoltre di spendere di più per gioielli rispetto allo scorso trimestre, riflettendo una maggiore fiducia nell’economia.

Dopo un primo calo ad inizio anno, un numero maggiore di consumatori rispetto al trimestre precedente è intenzionato ad effettuare importanti spese nei prossimi tre mesi (con un aumento di tre punti percentuali al 37%). Tuttavia, il 63% dei consumatori europei sostiene di non avere intenzione di effettuare ingenti spese. In questo scenario, guardando alle fasce generazionali, si rileva un’intenzione di spesa superiore alla media per la Gen Z, seguita dai Millenial. Parallelamente, se la Gen Z emerge come particolarmente interessata a spendere per l’abbigliamento, la Gen X e i Baby Boomer sono più orientati a spese per viaggi e cene fuori. Nonostante il relativo ottimismo e la disponibilità a spendere in modo mirato, i consumatori europei hanno anche dichiarato di voler continuare a risparmiare, acquistando meno articoli – comportamento osservato anche nel mercato statunitense – o acquistando presso rivenditori a prezzi più bassi. Nonostante abbiano generalmente espresso una maggiore tendenza all’acquisto, i Gen Z e i Millennial sono stati anche più propensi a dichiarare di voler risparmiare rispetto alle generazioni più mature – in particolare in Francia e in Spagna, con l’Italia che si colloca nella media europea. L’Italia ha invece visto una maggiore propensione al risparmio rispetto alla media europea per le generazioni Baby Boomer e Silent, e Generazione X.

Spesa online, un trend in crescita ma il negozio fisico resiste

I romani utilizzano sempre più l’e-commerce per fare la spesa, ma il negozio fisico è ancora preferito: il dato emerge dalle analisi svolte dal Gros – Gruppo Romano Supermercati su un campione rappresentativo di clienti che ogni giorno utilizzano il portale www.gros.it. A livello nazionale, nel corso del 2023, secondo i dati diffusi  dall’Osservatorio eCommerce B2c, della School of Management del Politecnico di Milano, la contrazione delle vendite dei prodotti food&grocery è stato pari a -0,5%. “Secondo le nostre rilevazioni, la situazione a Roma è in controtendenza. Abbiamo registrato un aumento pari al 20% anche nei primi mesi del 2024 rispetto al 2023” ha detto Francesco Buscaini, Responsabile del progetto e-commerce di Gros.

Interessante anche l’analisi sulla composizione del carrello e sull’ammontare della spesa: lo scontrino medio è molto alto e la composizione del carrello è simile a quello degli acquisti effettuati direttamente nel punto vendita. Rilevanti gli acquisti dei surgelati e dei prodotti più pesanti da trasportare come ad esempio il fardello dell’acqua. In merito alla fascia d’età che descrive l’identikit del cliente romano che fa la spesa utilizzando il commercio elettronico, Buscaini ha aggiunto: “La fascia d’età dei clienti che utilizzano l’e-commerce è quella compresa tra i 40 e i 55 anni e per capire uno dei motivi che giustificano l’utilizzo del commercio elettronico dobbiamo pensare alla composizione stessa della metropoli. Infatti, sempre più spesso le persone utilizzano l’e-commerce per fare la spesa ai propri genitori o parenti oltre che per sé stessi”.

Una caratteristica richiesta dai clienti è quella delle tempestività nelle consegne. “Tutte le insegne del Gros hanno l’e-commerce e il servizio informatico viene gestito centralmente. Questo permette al cliente di avere un rapporto diretto con la propria insegna preferita, ma nel contempo grazie a un sistema gestionale la consegna della spesa viene effettuata con tempestività direttamente nel luogo indicato dal cliente. Questo elemento ci ha suggerito di attivare un servizio di consegna in giornata che è molto apprezzato”.

L’utilizzo delle piattaforme informatiche permette di ipotizzare un trend di crescita anche in futuro. “È una modalità di acquisto sempre più utilizzata dai giovani. Questo conferma la validità della nostra scelta che è finalizzata a offrire un acquisto omnicanale. Nel contempo, siamo consapevoli che i romani vogliono vedere i prodotti prima di acquistarli e quindi continuano a preferire decisamente il negozio fisico, dove possono parlare con i venditori, ricevere consigli e suggerimenti vivendo un’esperienza di acquisto che caratterizza da sempre la nostra comunità. Da parte nostra, sarà però importante integrare il negozio fisico e quello on line per soddisfare al meglio le esigenze della nostra clientela. È vero che il settore non è in crescita perché il Covid negli anni precedenti ha prodotto un incremento anomalo, ma il fenomeno della spesa online è di per sé irreversibile e possiamo anche evidenziare che il cliente preferisce fare la spesa online con l’insegna a cui è fidelizzato e dove si reca tutti i giorni per fare la spesa, piuttosto che scegliere competitor generalisti” conclude Buscaini.

GreenAethics, quando la tecnologia sposa la sostenibilità

Dai veicoli glam a impatto zero e sempre più avveniristici a ricette dallo stile inimitabile e basate su prodotti naturali fino a capi green d’alta moda ispirati dal trend futuristico “techwear”: sono solo alcune delle prove più sorprendenti della diffusione dei GreenAethics, una generazione che unisce GenZ e Millennial nella passione per le tecnologie sostenibili che non rinunciano alla bellezza. Secondo recenti stime, 4 persone su 5 sono disposte a spendere anche il 10% in più per acquistare prodotti premium realizzati eticamente secondo logiche sostenibili. Un trend che spopola anche su Instagram con l’hashtag #greentech che vanta 255mila contenuti pubblicati, e che coinvolge anche star come Leonardo di Caprio, Brad Pitt ed Ema Stokholma

Tecnologia e sostenibilità, sostenibilità e tecnologia: due binari che, al giorno d’oggi, non possono più correre solo parallelamente ma s’intrecciano sempre più spesso insieme ad altri valori imprescindibili, ovvero lo stile e il design. Conferme in merito giungono da una serie di ricerche condotte sulle principali testate internazionali del settore da Espresso Communication per conto di Omoda-Jaecoo, gruppo automobilistico di proprietà del costruttore cinese Chery, che punta ad espandersi in Occidente con una nuova gamma di auto all’avanguardia, dalle quali emerge che, a livello globale, sta nascendo una nuova generazione che unisce principalmente Gen Z e Millennial, ma anche persone leggermente più grandi. Il suo nome è “GreenAethics”. Entrando più nel dettaglio, si tratta di giovani molto sensibili alle tematiche ambientali e appassionati di tecnologia e innovazione ma che, allo stesso tempo, non possono fare a meno dell’universo delle tendenze fashion. Prove concrete che testimoniano la diffusione dei GreenAethic in tutti i principali settori operativi arrivano da Fortune Business Insights: a questo proposito, risalta il fatto che il mercato globale delle green technology, sempre più smart e ricercate, chiuderà l’anno corrente, sfiorando i 20 miliardi di euro di fatturato: ma non è tutto perché, entro il 2032 è previsto un incremento di ben 70 miliardi (+350%) con una crescita media annuale composta del 21%. I numeri non mentono mai, nemmeno a livello social: infatti, solo su Instagram l’hashtag #greentech, che conta quasi 255mila contenuti pubblicati, mette in mostra principalmente prodotti ed innovazioni dal design unico e inimitabile. Ulteriori spunti interessanti sul tema giungono dal portale The Sustainable Investor: addirittura l’80% dei consumer globali è disposto a pagare di più per prodotti premium di ogni tipologia che risultano moderni, green oriented e belli dal punto di vista estetico. Secondo lo stesso studio, questi consumatori sono disposti a pagare in media il 9,7% in più per beni che soddisfano specifici criteri ambientali.

Passando alle industry maggiormente toccate dalla presenza delle GreenAethics people, emerge in primo luogo il settore automotive, il cui obiettivo, stando a quanto indicato da Just Auto, consiste nel raggiungimento del traguardo delle zero emissioni di carbonio entro il 2050. Al fine di ottenere questo importante risultato, le principali organizzazioni dell’asset scendono quotidianamente in campo con iniziative mirate o veicoli sempre più all’avanguardia come Omoda 5 e Jaecoo 7, i quali risultano moderni, eleganti, tecnologici, a basso impatto ambientale e in grado di rispondere alle diverse esigenze di mobilità. Dietro alla loro realizzazione c’è il nuovo gruppo automobilistico Omoda-Jaecoo, di proprietà dello storico costruttore cinese Chery, che punta ad espandersi in Occidente con una nuova gamma di auto all’avanguardia.

Il viaggio alla scoperta della green tech revolution prosegue con un altro settore che, così come l’automotive, fa della tecnologia, dell’ambiente e dell’eleganza dei veri e propri pilastri fondanti. Si tratta della moda che, come specificato dal World Economic Forum, farà dell’economia circolare il proprio passepartout in vista dei prossimi anni. In particolar modo, la circular economy passa, e passerà, sia dalla vendita di capi di seconda mano, il cui mercato supererà i 300 miliardi di euro entro i prossimi tre anni, sia dall’utilizzo, sempre più massivo, di plant-based material che verranno utilizzati come base per la realizzazione di pelli e tessuti sostenibili. Fibre2Fashion si dimostra sulla stessa lunghezza d’onda, mettendo in risalto uno stile in linea con lo scenario descritto, vale a dire il “Techwear Fashion”. In che cosa consiste? Nell’utilizzo di una grande varietà di materiali eco-compatibili per creare la moda del futuro. Una strada promettente per rendere tutto questo possibile risulta l’impiego di tessuti riciclati, i quali verrebbero poi trasformati in capi futuristici. Sotto questo punto di vista risalta una case history 100% italiana rappresentata da Fashion Robot: un team composto da sarte e costumisti appartenenti al mondo del cinema e dello spettacolo che ha realizzato una collezione unica nel suo genere, presentata di recente a Milano, trasformando proprio capi già esistenti in abiti di alta moda futuristici e amici dell’ambiente.

Lasciando la moda, si passa a un altro mondo fortemente toccato dalla GreenAethic’s diffusion, ovvero quello delle celebrity che scendono in campo, promuovendo sustainability e innovation con iniziative e progetti mirati ed efficaci. Un esempio concreto viene offerto da star born in the USA come Brad Pitt che, a seguito dell’uragano Katrina del 2005, ha fatto costruire, tramite la sua fondazione, 150 abitazioni sicure e sostenibili oltre a un parco giochi a energia solare. Ma il trend coinvolge anche celebrità del Bel Paese come Ema Stokholma, la quale risulta molto legata proprio alle tematiche ambientali. Per ultimo, ma non meno importante, ecco il food che rientra in questo contesto grazie ad ingredienti e prodotti sempre più naturali e salutari, packaging innovativi e capaci di salvaguardare la qualità delle pietanze, presentazioni pulite e creative e persino ricette futuristiche capaci di rivisitare grandi classici o cibi apparentemente semplici.

Uno spunto rilevante sul tema giunge da un professionista dal settore, ovvero lo chef Ruben Bondì, protagonista del programma “Cucina in balcone con Ruben”, il quale proprio recentemente ha realizzato una ricetta molto interessante che vede nel baccalà il vero protagonista, arricchito da un’innovativa panzanella liquida. Si tratta, quindi, di una proposta dai sapori semplici e sorprendenti, capace di distinguersi non solo per il gusto e l’estetica della presentazione, ma anche per l’utilizzo di ingredienti sostenibili. “Come food influencer e private chef, sono testimone, ogni giorno, di come l’innovazione tecnologica stia trasformando ogni aspetto del nostro rapporto con il cibo, dalla produzione alla preparazione. Ma non solo, anche l’adozione di tecnologie verdi è in pieno boom – afferma Ruben Bondì. Noi chef siamo attenti a utilizzare elettrodomestici ad alta efficienza energetica e sistemi di cottura a induzione per ridurre il consumo energetico. Inoltre, gli strumenti di ultima generazione per la gestione degli sprechi alimentari stanno diventando essenziali e indispensabili in tutte le cucine moderne, aiutando a minimizzare i rifiuti e a valorizzare ogni ingrediente. Infine, la crescente disponibilità di ingredienti locali e sostenibili permette a noi cuochi di pensare e creare piatti sia belli da vedere, ma anche che rispettosi dell’ambiente”.

Rallenta la tecnologia, in calo vendite di smartphone, pc e macchine fotografiche

La domanda di prodotti tecnologici in Italia continua a vivere una fase di rallentamento, come confermato dai dati GfK Market Intelligence relativi al primo semestre 2024. Il mercato italiano ha segnato una flessione del fatturato del -4,7% a valore rispetto allo stesso periodo del 2023, attestandosi a 7 miliardi di euro. Questo scenario evidenzia una persistente debolezza del settore dopo le vendite record registrate negli anni della pandemia. Qualche spiraglio arriva dai dati più recenti: nel mese di giugno il mercato della tecnologia di consumo, pur rimanendo in area negativa (-1,4% a valore) mostra segnali di stabilizzazione.

La negatività riguarda sia le vendite effettuate sui canali tradizionali – che sono diminuite del -5,3% rispetto al primo semestre del 2023 – sia quelle effettuate sul canale online, anche se in maniera più limitata: in questo caso il calo è stato del -2,9% a valore. Nel periodo analizzato, risultano negativi tutti i segmenti che compongono la tecnologia di consumo, con l’eccezione del piccolo elettrodomestico, che cresce del +5,8% rispetto ai primi sei mesi del 2023. In particolare, tra i prodotti più importanti per giro d’affari si segnala la crescita delle vendite di aspirapolvere (+2,4%). Perde terreno rispetto allo scorso anno la telefonia (-4,3% a valore) che si conferma come il settore più importante per giro d’affari generato. In questo comparto, I dati GfK evidenziano una contrazione della domanda di smartphone (-4,5%), parzialmente compensata dalla crescita delle vendite di smartwatch con SIM (+4,5%).

Tra i settori che hanno registrato le performance peggiori nel primo semestre del 2024 ci sono la fotografia (-12,4%) e l’elettronica di consumo (-10,2%) – quest’ultima da tempo alle prese con un calo della domanda. Il mese di giugno, tuttavia, ha mostrato un rimbalzo del +6,3% a valore per l’elettronica di consumo, un segnale incoraggiante attribuibile in parte ai grandi eventi sportivi dell’estate 2024 – Campionati europei di calcio e Olimpiadi – che hanno spinto molti italiani ad acquistare un nuovo televisore. Le vendite dell’home comfort (-0,2%) mostrano una leggera flessione nella prima parte dell’anno. Questo settore, sempre meno legato ai ritmi stagionali, sembra aver risentito di un inizio estate anomalo, con precipitazioni abbondanti e temperature sotto la media in molte zone d’Italia, ma nel mese di giugno ha visto tornare il segno positivo (+1,8% rispetto a giugno 2023). Il settore dell’information technology/office e il grande elettrodomestico chiudono il semestre in negativo, registrando rispettivamente un calo delle vendite del -8,7% e del -4,6% a valore. In questo caso, nemmeno il mese di giugno ha invertito questa tendenza.

Calo M&A in Italia: food resta in testa seguito da fashion e prodotti casa e persona

Il mercato italiano dell’M&A nel primo semestre del 2024 si è chiuso con un calo del 18,6% in termini di operazioni annunciate in ambito consumer rispetto al primo semestre del 2023. Il food resta alla guida con 46 operazioni completate su un totale di 179. Resta anche stabile la quota di operazioni sponsorizzate da fondi (c. 43%), che non includono le acquisizioni di piattaforma e gli add-on (classificate tra le operazioni di investitori industriali “corporate”). Le operazioni domestiche (Italia su Italia) rappresentano il 66% del totale in linea con quanto registrato nell’1H23.

Food & beverages
Il settore ha visto 46 operazioni annunciate nel primo semestre 2024, nel mese di febbraio è stata annunciata l’operazione di consolidamento Forno d’Asolo/Sammontana, sotto la regia di Investindustrial (autorizzata dall’Antitrust lo scorso 28 luglio), e l’acquisizione di Dolciaria Acquaviva da parte del gruppo belga Van De Morteele). Il comparto food & beverages all’interno del consumer markets rappresenta il segmento più difensivo, per cui in una situazione di incertezza si prevede un crescente volume di attività M&A sia per le piattaforme sponsorizzate dai fondi di private equity, che per le aziende del comparto italiane ed estere e per i player della Gdo alla ricerca di produttori di private label da integrare. Le operazioni chiuse nel primo semestre, unitamente a quelle in corso e in prospettiva lasciano ipotizzare che sarà un settore molto dinamico. I settori da monitorare con maggiore attenzione saranno ingredienti, ancora nutraceutica, bakery e frozen food.

Fashion
Il primo semestre 2024 ha visto 35 operazioni annunciate, tra cui il delisting di Tod’s ad opera del fondo L Catterton, l’acquisizione del brand di alta gioielleria Vhernier da parte di Richemont, del brand di sneakers Autry da parte di Style Capital, di una quota di Elisabetta Franchi da parte della holding di Marco Bizzarri, di Trussardi da parte di Miroglio, di De Laurentiis da parte di Made in Italy Fund e numerose operazioni di filiera (Florence, Holding Moda ma anche da parte di Capri Holding, OTB, Stefano Ricci). Tuttavia, la situazione di incertezza a livello europeo ha frenato le aspettative di crescita dei brand (solo l’upper luxury si è salvato) e suggerito il rinvio della quotazione ad un player come Golden Goose.

A livello mondiale il settore sta vivendo un momento di difficoltà anche maggiore, con un serio ripensamento del modello di business in funzione dei mutati stili di consumo. Le transazioni non sono mancate, ma in alcuni casi si tratta di operazioni con un taglio di ristrutturazione (tentativo di delisting Macy’s, Nordstrom negli Stati Uniti, acquisizione di Neiman Markus da parte di Sacks Fifth avenue con supporto di Amazon, delisting di Farfetch acquisito da Coupang, Matches in amministrazione controllata dopo pochi mesi dalla sua acquisizione da parte di Fraser Group). Lato aziende, si osserva un crescente interesse dei brand di lusso verso settori diversi, ad esempio immobiliare (acquisizione da parte di Kering di un immobile di pregio in via Montenapoleone e del Castello di Urio da parte di Belmond, controllata di LVMH), hospitality (partnership di Dolce & Gabbana, Bulgari, Etro, Paul & Shark, Alberta Ferretti con vari beach club e hotel in località turistiche), e ristorazione (partnership di Golden Goose con Da Vittorio, Alajmo e Oldani, apertura di un ristorante di LVMH gestito dalla fam. Cerea a Milano), questi ultimi con l’obiettivo di fidelizzare e attrarre clienti attraverso la componente esperienziale e di immagine prima che di prodotto. Per il prossimo semestre PwC si attende un aumento di operazioni di ristrutturazione finanziaria sia per razionalizzare la presenza dei punti vendita fisici, che per ottimizzare ed efficientare il canale online ed ulteriori operazioni su brand. I fondi restano interessati ai brand, ma puntano a quelli più alti e iconici oppure alla supply chain, vista la percezione di maggiore rischiosità complessiva del settore.

Household and personal products
Il settore è stato particolarmente attivo in Italia nei primi mesi del 2024 con un ridotto numero di operazioni, 14, ma di dimensione significativa: Beautynova (cessione a PAI), Dr. Vranjes (ceduta a L’Occitane), Veralab (cessione minoranza a Peninsula), Kiko (investimento di maggioranza di L Catterton), Acqua & Sapone (acquisizione da parte di TDR Capital, che affiancherà il fondo HIG nel piano di crescita della società). Sempre HIG ha annunciato a luglio l’acquisizione di Naturalia Tantum (nutraceutica). Il beauty ha visto inoltre importanti IPO a livello internazionale, tra cui quella di Puig in Spagna, Douglas in Germania, Galderma in Svizzera, così come delisting (L’Occitane da Hong Kong) In questo settore ci aspettiamo in Italia ulteriori volumi di attività, soprattutto nel comparto dei contract manufacturer e ulteriori aggregazioni di catene nel Personal care products.

Pet & vet
Le operazioni più significative del settore sono state la cessione di Arcaplanet a Fressnapf (annunciata a luglio 24), leader europeo del petfood, con contestuale reinvestimento di Cinven in Fressnapf, operazione che permetterà di creare un player da €5 miliardi di fatturato, l’investimento da parte di Charme nella catena di cliniche veterinarie Animalia, e di Mandarin in Camon (entrambe annunciate a luglio). Il settore è ancora potenzialmente molto attivo con altre catene (sia petfood che pet care) a breve sul mercato.

Hospitality and leisure
Nel primo semestre 2024 sono state annunciate 36 operazioni in totale di cui 22 in ambito Hotellerie, soprattutto hotel e camping in location turistiche, 6 nella ristorazione e 4 in ambito sportivo, soprattutto calcistico. Il 2024 si è aperto con la cessione di Piadineria da Permira a CVC, che ha stimolato un certo interesse sul settore, pesantemente frenato dalla pandemia. Tra le operazioni annunciate in seguito, abbiamo l’acquisizione di Fra Diavolo da parte di Alto Partners, di Temakinho da parte di Mutares e dell’Harry’s Bar da Villa D’Este. L’andamento dei consumi del primo semestre 2024 (in calo) sta tuttavia rallentando l’orizzonte di alcune operazioni e le preferenze tendono a focalizzarsi su modelli “fast dining”. In ambito hospitality l’operazione più rilevante è quella relativa alla catena di camping Club del Sole (investimento di The Equity Club), seguita nel mese di luglio da quella di Clessidra sul competitor Human Company.

Packaging
Nonostante le incertezze dovute alla continua evoluzione del framework normativo Europeo (e.g. PPWR), il “deal flow” nel settore del packaging rimane dinamico con tante operazioni sia in Italia che all’estero. L’Italia si conferma tra i mercati più rilevanti a livello europeo con eccellenze ad ogni step della catena del valore, dalla produzione dei macchinari e delle materie prime passando dal design ed infine arrivando al packaging primario, secondario e terziario. Una delle operazioni più rilevanti nel 2024 è stata l’acquisizione di Bormioli Pharma da parte del gruppo tedesco Gerresheimer per c. 800 milioni di euro, che va ed evidenziare un crescente consolidamento del settore anche a livello pan-Europeo. Rimangono estremamente attive diverse piattaforme italiane che hanno come focus il consolidamento del mercato italiano – come ad esempio Mosaiq Group, Isem e Pusterla – e internazionale come Fedrigoni ed IMA. Nonostante le tante operazioni di M&A a tutti i livelli della catena del valore degli ultimi anni, il mercato italiano del packaging rimane estremamente attrattivo sia per gli investitori istituzionali che strategici e presenta ancora tante opportunità di consolidamento. Tra gli ambiti dove vediamo spazio per ulteriori aggregazioni, il comparto delle “closures” che ha già visto negli anni scorsi operazioni rilevanti su Guala, Crealis e Tapì.

“Lo scenario è moderatamente positivo, ma con velocità diverse nei vari segmenti e una maggiore attenzione sulla preparazione delle aziende per potenziali operazioni nell’ultima parte dell’anno o nel 2025. Ci attendiamo un crescente interesse sull’Europa da parte di operatori del Middle East, India e Giappone, come riflesso del sempre maggiore peso sui consumatori della classe media in questi paesi e di aziende floride interessate ad investire all’estero” commenta Emanuela Pettenò, Partner PwC Italia, Consumer Markets & Markets Deals Leader.

Largo consumo, fatturato su per la Gdo a giugno. Tiene la mdd, in calo le bevande

Secondo “Lo stato del Largo Consumo in Italia” di NIQ, che analizza mensilmente l’andamento dei consumi e delle abitudini di acquisto delle famiglie italiane, il fatturato registrato dalla Gdo a totale Omnichannel in Italia a giugno vale 11,9 miliardi di euro: un trend positivo del +1,1%, rispetto alla performance dello stesso mese nel 2023. L’indice di inflazione nel Largo Consumo Confezionato (LCC) si attesta allo 0,1% a Totale Italia Omnichannel (vs giugno 2023) e grazie alla variazione del mix del carrello della spesa, messa in atto dai consumatori, la variazione reale dei prezzi è pari al -0,7%.

L’analisi di NIQ sottolinea per il mese di giugno un andamento positivo per la maggioranza dei canali distributivi, questa tendenza è guidata da specialisti drug (+8,4%), seguiti da superstore (+2,1%), supermercati (+2%) e discount (+0,4%). Tuttavia, vi è una diminuzione dell’andamento del fatturato nei canali iper>4500 (-3,5%) e liberi servizi (-2,5%). Trend in crescita anche per le vendite in promozione, con un’incidenza promozionale del 24,2% per il mese di giugno 2024 a totale Italia (+0,7 pp. rispetto allo stesso mese del 2023). Sul fronte dei prodotti a marchio del distributore, a giugno la quota di mdd registra il 22,8% del LCC nel perimetro iper, super e liberi servizi, mentre a Totale Italia Omnichannel si attesta al 31,6% (discount inclusi).

Tenendo presente il rapporto tra valori e volumi a totale Italia Omnichannel, nel comparto grocery, a giugno l’indagine di NIQ evidenzia un trend in crescita a valore del +0,5% (vs 2023) e una risalita dei volumi pari al +1,2%. Nel mese di giugno, tra le aree merceologiche che hanno registrato un’importante crescita rispetto al 2023 si evidenziano i prodotti pet care con l’incremento a valore del +2,8% e del +1% a volume, seguiti dai prodotti drogheria alimentare con un +1,9% a valore e +0,8% a volume e il caso delle carni con un valore del -0,5% e una quota a volume del +3,2%. Infine, in controtendenza rispetto alle altre aree merceologiche, le bevande registrano una decrescita del -1,7% a valore e del -2,3% a volume.

In merito all’andamento dei volumi dei canali distributivi a totale grocery, spicca la crescita degli specialisti drug con il +5,6% rispetto a giugno 2023 e il +6,6% a valore, seguiti da supermercati e superstore con un +1,9% a volume e, rispettivamente, il +1,5% e il +2,2% a valore. Diversamente i discount crescono del +1,3% a volume ma perdono il -1,5% a valore. Per quanto riguarda il fresco (peso fisso + peso variabile) risulta in crescita in tutti i canali distributivi, ad eccezione degli iper>4500 (-2,2%) e dei liberi servizi (-2,3%). Tra le categorie merceologiche più dinamiche all’interno del comparto pane & pasticceria & pasta con il +4,4% detiene il primo posto, seguita subito dopo da pescheria (+3,7%) e gastronomia (+3,3%). La salumeria invece si attesta come la categoria con il trend più basso rispetto alle altre (-2,2%).

Gusti e tendenze: gli italiani preferiscono il salato al dolce

É il “salato” il gusto più presente sui prodotti della spesa degli italiani, una caratteristica segnalata sulle etichette di 389 prodotti alimentari confezionati venduti in supermercati e ipermercati, che hanno superato i 198 milioni di euro di sell-out, in crescita di +15,1% rispetto all’anno precedente. A rilevarlo è il dossier dedicato ai gusti in etichetta, presente nell’ultima edizione dell’Osservatorio Immagino di GS1 Italy, lo studio semestrale che monitora i fenomeni di consumo nella Gdo incrociando le informazioni sulle etichette di oltre 139 mila prodotti digitalizzati dal servizio Immagino di GS1 Italy Servizi e i dati di NielsenIQ di venduto e consumo.

Il dossier ha preso in analisi 2.468 prodotti, accomunati dalla presenza di uno dei 13 claim sui gusti individuati dall’Osservatorio Immagino: agrodolce, amaro, aromatizzato/aromatiche, acido, dolce, esotico, fruttato, gustoso, piccante, salato, saporito, speziato, umami. Nel 2023 questo paniere ha totalizzato 793 milioni di euro di vendite nel canale supermercati e ipermercati con un trend annuo di +9,0% a valore e di –4,3% a volume. E ha contribuito per il 2,3% al giro d’affari totale dell’intero paniere alimentare rilevato dall’Osservatorio Immagino (esclusi acqua e alcolici).

Sette claim sono andati controcorrente, essendo riusciti ad aumentare anche le vendite a volume e sono: fruttato (+24,4% a valore e +5,7% a volume), agrodolce (+10,8% e +5,5%), amaro (+11,5% e +1,7%), speziato (+6,8% e +1,5%), esotico (+7,4% e +1,0%), piccante (+10,6% e +0,1%) e, il più recente, umami (+106,7% e +31,3%).

Italiani sempre più inclini alle private label e agli influencer

L’incertezza geopolitica ed economica globale influenza e condiziona i consumatori italiani: a evidenziarlo è la quattordicesima edizione dell’EY Future Consumer Index, che ha sondato le opinioni di 23mila cittadini in tutto il mondo di cui 500 in Italia. Tuttavia le aspettative per il futuro rimangono abbastanza positive, soprattutto per i consumatori con i redditi più elevati, col 23% degli italiani che prevede un miglioramento nei prossimi tre anni. L’aumento del costo della vita e delle spese sanitarie rimane però la principale preoccupazione per i consumatori, con il 71% preoccupato per l’aumento dei prezzi di elettricità, gas e acqua e il 67% per l’incremento dei prezzi di beni alimentari. Seguono al terzo posto i temi legati alla salute (61%) e subito sotto il costo dei carburanti (59%).

Dall’indagine emerge che gli italiani prestano grande attenzione in particolare a tematiche legate all’ambiente e alla sostenibilità, posizionando l’Italia come uno dei Paesi con una più alta priorità ambientale, dove il 75% è preoccupato per il cambiamento climatico e il 49% orienta i propri acquisti in ottica di sostenibilità. Le priorità dei consumatori italiani sono omogenee per tutti i livelli di reddito e per tutte le fasce d’età, con Baby Boomer, Gen X e Millennial che pongono attenzione sull’accessibilità economica (rispettivamente per il 42%, 34% e 33%), seguito dai temi di sostenibilità (rispettivamente 16%, 26%, 29%). Per la Gen Z, invece, al primo posto c’è l’attenzione ai temi legati alla salute (29%), seguito sempre dalle tematiche di sostenibilità (26%), all’ultimo posto troviamo invece l’accessibilità economica (13%).

La sostenibilità rimane un’area di interesse fondamentale per i consumatori, il 95% si sta sforzando di non sprecare il cibo e il 58% ricicla o riutilizza regolarmente i prodotti dopo l’uso. Le aziende dovrebbero considerare la possibilità d’identificare le aree con il maggiore impatto materiale, come i rifiuti di plastica, l’intensità dell’acqua o l’impronta di carbonio durante il processo di produzione, al fine di ridurre le emissioni. Proprio in quest’ottica, il 35% dei consumatori sarà più orientato sull’acquisto di prodotti di seconda mano, e il 74% tenterà di riparare, e non sostituire i prodotti, se è possibile farlo. Le aziende potrebbero prendere in considerazione la possibilità di rivedere e adattare i loro brand e prodotti per allinearsi alle esigenze dei consumatori, sempre più attenti al budget e all’impatto economico, ambientale e sociale, introducendo nuovi formati più piccoli e differenti packaging. Per quanto riguarda l’attenzione alla salute e al benessere, il 73% prevede di essere più consapevole e attento alla propria salute fisica nel lungo periodo, prediligendo ad esempio l’acquisto di prodotti sani (42%), ma anche riducendo l’acquisto di bevande alcoliche (51%) o di tabacco nei prossimi mesi (46%). La maggiore consapevolezza sulla propria salute e il cambiamento delle norme sociali tra i consumatori stanno stimolando il passaggio ai prodotti di nuova generazione (NGP), come le sigarette elettroniche e i prodotti a tabacco riscaldato considerati meno dannosi delle sigarette tradizionali.

La crescita delle marche commerciali (le cosiddette private label) è evidente, con i consumatori che pianificano di acquistarne di più in futuro (soprattutto sui segmenti del home care 50% e del cibo confezionato 33%), rispecchiando le stesse caratteristiche dei prodotti di marca per il 55% dei rispondenti. Le categorie di prodotto private label che i consumatori sono maggiormente inclini ad acquistare sono prodotti per la casa, abbigliamento e accessori, personal care e del cibo confezionato (packaged food). La generazione X è quella più favorevole alle private label, seguita da Baby Boomers e Gen Z. Un terzo degli intervistati non tornerebbe ad acquistare prodotti di marca, una volta provati i prodotti delle marche commerciali. Con la riduzione del divario di prezzo tra i prodotti a marchio privato e quelli di marca, i consumatori acquisteranno generi alimentari sempre più in base al valore e non alla fedeltà alla marca. Infatti, il 52% dei consumatori italiani afferma di comprare prodotti di marca solo quando sono in offerta, promozione o scontati.

L’aumento del numero di canali digitali sta offrendo ai consumatori la flessibilità che desiderano, ma allo stesso tempo sta incrementando i costi per le aziende che devono fare i conti con un mercato in continua trasformazione e soggetto ai social media e a personalità influenti tra le community online, che impattano sulle abitudini di acquisto dei consumatori. Dall’EY Future Consumer Index emerge che il 33% degli italiani segue regolarmente influencer, blogger o vlogger sui social media, e nelle scelte di acquisto il 51% dei rispondenti si affida a prodotti raccomandati o promossi dagli stessi influencer. Il 43% dei consumatori ha ammesso di aver acquistato un prodotto esclusivamente sulla base di una raccomandazione o di una promozione fatta da un influencer.

La preferenza dei consumatori – soprattutto Millennial e Gen Z- per l’utilizzo di app di shopping sta trasformando il panorama del retail, generando nuove opportunità per i brand. Tra le ragioni principali nell’utilizzo delle app vi è il desiderio di accedere a sconti e offerte esclusivi (50%), una maggiore comodità (45%), l’attrazione per promozioni o offerte riservate agli utenti dell’app (34%). Questi dati evidenziano un cambiamento significativo nel comportamento d’acquisto dei consumatori italiani, che si sentono sempre più a loro agio a condividere dati personali in cambio di esperienze personalizzate e raccomandazioni su possibili alternative. Tuttavia, nonostante l’entusiasmo per le nuove tecnologie, gli italiani rimangono cauti riguardo alla sicurezza delle proprie informazioni personali: il 62% degli intervistati è preoccupato di come vengano gestiti i dati che li riguardano, il 63% teme una violazione dei propri dati e per gli attacchi hacker, il 70% teme un furto di identità o frode.

“L’EY Future Consumer Index ha evidenziato diversi temi significativi che riflettono il cambiamento in corso nei comportamenti dei consumatori italiani. Innanzitutto il sentimento dei consumatori si esprime in un cauto ottimismo, il 23% prevede un miglioramento della propria situazione economica nei prossimi tre anni, anche in presenza di persistenti pressioni economiche. Le spese dei consumatori sono impattate ancora da incertezze economiche, dagli effetti inflattivi e impatti climatici. Molte aziende, quindi, stanno implementando azioni sui prezzi, rivisitazioni del portafoglio prodotti e iniziative di produttività. Inoltre, l’influenza digitale è in aumento: il 33% segue regolarmente influencer sui social media, e il 51% si affida a loro per le scelte di acquisto. La proliferazione dei canali di vendita sta rendendo più frammentata l’esperienza di consumo e diventa fondamentale rivedere le strategie di marketing. Infine, sempre più rilevanza acquista la gestione dei dati che può portare significativi vantaggi nella relazione con i consumatori, i quali mostrano disponibilità a scambiare informazioni personali in cambio di esperienze sempre più personalizzate” commenta Stefano Vittucci, Consumer Products and Retail Sector leader di EY in Italia.

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