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Ricerca Toluna, al supermercato si cercano sconti, qualità e assortimento

Per il settore retail oggi è indispensabile riuscire a rispondere alle esigenze mutevoli del consumatore attraverso offerte e strategie differenzianti. Per supportare le aziende in questa sfida, Toluna ha svolto un’indagine (su un campione di oltre 1000 intervistati) per scoprire il grado di soddisfazione degli italiani per i punti vendita che frequentano abitualmente e come immaginano lo “scaffale ideale”.

“Davanti a un consumatore sempre più disaffezionato, focalizzato sul risparmio e aperto alla sperimentazione, occorre ridefinire la strategia dell’assortimento” sostiene Silvia Usberti, Quantitative Research Lead di Toluna. “Il retailer deve essere in grado di valorizzare novità e prodotti per renderli essenziali agli occhi di quell’acquirente che oggi cerca di proteggere il bilancio familiare tagliando sul superfluo. Imperativo è continuare a puntare sulla qualità, su cui il consumatore italiano non è disposto a scendere a compromessi, e individuare nei temi a lui cari, come salute e sostenibilità, le opportunità per mettersi in luce”.

Inflazione e carrello: come cambia la spesa degli italiani
Ricerca della promozionalità e contrazione dell’acquisto dei beni ritenuti non essenziali, sono le tattiche più menzionate dai partecipanti alla survey (50% e 41%) per fronteggiare l’aumento del costo della vita. Tra le altre soluzioni adottate emergono anche l’acquisto dei consueti prodotti quando in offerta (32%), la scelta di brand più convenienti (27%), il confronto dei prezzi sia online che offline (27%) e una generale riduzione del numero di beni comprati (21%). Insight che rivelano un certo grado di “disaffezione” verso i brand abituali e una maggiore apertura alla sperimentazione: si riduce, infatti, il divario tra branded e private label, la cui presenza nei carrelli è aumentata negli ultimi due anni per il 58% degli italiani.

Come per i brand, anche l’attaccamento nei confronti del punto vendita diminuisce: la nuova parola chiave è diversificazione. Quasi la metà degli intervistati oggi visita molteplici supermercati e il 40% si rivolge, a differenza del passato, anche ai discount. Il 29%, poi, suddivide lo shopping tra grandi store e piccoli negozi: un dato in controtendenza sul fronte del risparmio, ma che dimostra la persistenza di una propensione a investire per la qualità.

L’identikit dello scaffale ideale
Lo “scaffale ideale” descritto dai rispondenti si distingue per prezzi più vantaggiosi di altri (83%), offerte e marche economiche facilmente localizzabili (80% e 73%) e numerose promozioni (80%). In altre parole deve accompagnare nella ricerca della convenienza. L’organizzazione degli scaffali dovrebbe poi permettere l’individuazione dei prodotti di interesse con rapidità (69%), ma offrire al contempo molta varietà (65%), oltre a consentire di notare con semplicità le novità (58%) e mettere a disposizione molti prodotti del marchio del supermercato (49%). Da qui l’importanza dell’assortimento, aspetto su cui emergono significativi margini di miglioramento: quasi 3 partecipanti al sondaggio su 4, infatti, non sono del tutto soddisfatti dalla varietà e disponibilità dei prodotti offerti dal proprio punto vendita di riferimento.

Assortimento che però non deve penalizzare la qualità. Gli intervistati, infatti, auspicano prodotti di maggior freschezza (82%), salutari e stagionali (73%), a km 0 (69%) e di qualità superiore (66%) e chiedono più dettagli sulla loro provenienza (67%). Prioritaria anche la questione della sostenibilità, che si traduce nella richiesta di confezioni riciclabili (63%), formati risparmio (61%) e prodotti sfusi (54%), oltre a una generale maggior presenza di brand attenti all’ambiente (57%). Spazio anche per i prodotti di nicchia: quasi la metà dei rispondenti spera di trovare un’ampia varietà di prodotti biologici, il 31% di cibi pronti e il 28% di prodotti vegani.

Mai trascurare accoglienza e servizi
Alla soddisfazione del consumatore contribuisce anche l’accoglienza riservatagli dal punto vendita. L’85% degli italiani, difatti, ritiene importante che l’ambiente trasmetta pulizia, freschezza e salubrità e che sia presente personale disponibile ad aiutare nella ricerca di prodotti (49%) e a consigliare (41%). Un’ulteriore opportunità di differenziazione, infine, è rappresentata dai servizi: contenitori di smaltimento (33%), orari flessibili e prolungati (33%), ricezione di offerte personalizzate (33%) e possibilità di scansionare autonomamente i codici a barre durante lo shopping (31%) sono quelli più richiesti in ambito retail dai partecipanti al sondaggio.

Italiani attenti al carovita, meno acquisti superflui e più confronto prezzi

Col coinvolgimento di 15500 rispondenti provenienti da 19 Paesi (tra cui l’Italia, con 1000 partecipanti), lo strumento di rilevazione di Toluna rivela un quadro minuzioso e dettagliato di come visione del futuro, aumento del costo della vita e altri temi di grande attualità impattino, in Italia e in tutto il mondo, i consumi e il rapporto con i brand.

Fiducia e ottimismo restano bassi: gli italiani temono il carovita
Il sentiment dei consumatori del nostro Paese registra notevoli differenze rispetto agli insight globali. Solamente il 36% si dichiara “molto soddisfatto della propria vita”, contro il 47% mondiale (ma in linea con il dato europeo, 38%). Allo stesso modo, il livello di ottimismo, che in alcune regioni del mondo, come le Americhe, tocca il 63%, è nettamente più basso in Europa (32%) e in particolare in Italia, dove appena il 28% degli intervistati si definisce “molto ottimista” per il futuro.

Un senso di pessimismo che si ripercuote sia sulla possibilità di spesa (appena il 15% degli italiani si sente “molto fiducioso” di poter spendere denaro nei prossimi mesi, contro il 27% dei partecipanti globali) che sulla visione del futuro: solamente il 16% dei nostri connazionali ritiene che la propria situazione finanziaria migliorerà nei prossimi tre mesi e il 21% entro la fine dell’anno. Il 63% dei rispondenti in Italia (e il 61% a livello mondiale) concorda, quindi, che non sia il momento giusto per spese di grande valore, posticipate a tempi di maggior stabilità. L’aumento del costo dell’energia e della vita, infatti, stanno influenzando tangibilmente le spese di quasi 3 italiani su 4, che si sentono limitati nel proprio potere d’acquisto: il 36% riconosce come l’attuale situazione economico-finanziaria stia condizionando le proprie abitudini di spesa e il 45% prevede, di conseguenza, di diminuire gli acquisti ritenuti non necessari.

Dai tagli alla ricerca di alternative, le strategie per risparmiare
Per gestire l’aumento del costo della vita, i consumatori del nostro Paese stanno mettendo in campo tattiche concrete, prima fra tutte proprio la riduzione degli acquisti percepiti come non essenziali (50%). Altre soluzioni prevedono la visita di più negozi alla ricerca di occasioni (47%), il confronto dei prezzi sia online che offline (42%) e la ricerca di alternative più economiche (26%). Quasi un quarto degli italiani, inoltre, si dedica alla spesa più frequentemente, nel tentativo di evitare gli sprechi e trovare offerte migliori, mentre il 22% opta per le marche del supermercato. In ottica di risparmio i nostri connazionali si dimostrano anche propensi a rinunciare alle attività ricreative: mangiare fuori (26%), giocare d’azzardo (20%), andare in vacanza all’estero (20%) e frequentare bar e pub (16%) sono tra le principali attività su cui sono disposti a tagliare, insieme all’acquisto di prodotti di marca (20%) – dati in linea con quelli globali. Allo stesso modo, si concretizza l’impatto sui consumi alimentari: oltre la metà dei rispondenti del Bel Paese dichiara di aver ridotto l’acquisto di piatti pronti, take out e snack, mentre si dimostrano ancora restii a rinunciare a prodotti per la casa (22%) e la salute (19%) e frutta e verdure fresche (14%).

Ambiente e società restano prioritari nel rapporto coi brand
Valori, etica e responsabilità sociale continuano a giocare un ruolo di primo piano nella vita dei consumatori italiani. Il 78% di loro, infatti, si preoccupa dell’impatto sociale, ambientale ed etico dei propri comportamenti e più di 8 su 10 si sentono soddisfatti quando compiono scelte socialmente responsabili. Nonostante la congiuntura economica attuale, dunque, l’attenzione per questi temi esercita un’influenza notevole sulle scelte d’acquisto, tanto che il 79% dei partecipanti al panel italiano concorda nel sostenere l’importanza di investire tempo e cura in queste decisioni e tre quarti di loro si impegna a comprare prodotti di brand che si allineano con i propri valori. Proprio i brand, infatti, devono sentirsi, secondo l’85% dei panelisti, responsabili nei confronti dei consumatori e il loro influsso a livello socio-ambientale è un criterio sempre più rilevante nelle scelte di prodotto degli italiani: il 70% evita aziende i cui valori non sono in linea con i propri, il 74% si distanzierebbe da quelle con un impatto negativo e, specularmente, il 63% preferirebbe quelle impegnate in attività eticamente positive. Malgrado le buone intenzioni, però, sono due i principali ostacoli indicati dai rispondenti verso la scelta di brand dall’impatto positivo: da un lato la mancanza di informazioni sufficienti sulle attività in ambito ESG (68%) e dall’altro la sensazione di non poterselo permettere (64%).

“Se il carovita costringe i consumatori a prestare maggiore attenzione alle spese e a rinunciare a quelle ritenute superflue, per i brand la grande sfida è quella di riuscire a valorizzarsi al meglio ai loro occhi per guadagnarsi un posto tra gli acquisti irrinunciabili” commenta Eliza Frascaro, Head of Research Southern Europe & MEA di Toluna. “Essenziale è allora in questo contesto anche il peso dei valori veicolati dall’azienda: il consumatore odierno, nonostante le difficoltà economico-finanziarie, ha a cuore l’impatto delle proprie decisioni e auspica che al momento dell’acquisto corrisponda una sensazione di orgoglio”.

 

Pet food, l’inflazione non riduce la spesa per gli animali domestici

Il pet owner italiano sceglie meticolosamente l’alimentazione del proprio amico a quattro zampe, con un occhio alle ultime novità e alla salvaguardia dell’ambiente e senza mettere in secondo piano, nemmeno in tempi di crisi, il benessere dell’animale. È questo l’identikit emerso dalla ricerca in ambito pet care di Toluna, svolta nella seconda metà di marzo e che ha intervistato un totale di 1.800 rispondenti italiani selezionati in quanto proprietari di cani o gatti e diretti responsabili della loro cura.

In molti casi l’animale domestico è considerato a tutti gli effetti parte della famiglia, tanto che il 35% dei proprietari di gatti e il 42% dei padroni di cani partecipanti al sondaggio li considera quasi come dei figli e il 30% e il 28%, rispettivamente, dei migliori amici. In quanto tali, dunque, nessun aspetto della loro cura può essere lasciato al caso, a partire dall’alimentazione. Il cibo scelto è prodotto da brand in cui i rispondenti ripongono fiducia, sicuri che forniscano un corretto apporto nutrizionale (36% di chi possiede un gatto, 32% di chi ha un cane), e l’acquisto è spesso preceduto da ricerche approfondite (28% e 35%).

Tra i criteri per la selezione del pet food predominano la felicità del compagno a quattro zampe (84% gatto, 85% cane), l’attenzione al benessere dell’animale (83% in entrambe le categorie) e l’alta qualità (80%, 81%). Il brand ideale si caratterizza poi per l’attenzione al ciclo di vita del gatto (78%) e del cane (82%) e a diete e patologie specifiche (71%, 79%). Proprio per queste ragioni, il consumatore richiede innanzitutto un’ampia gamma di offerta per le diverse esigenze dell’animale (73% e 67%) e per le sue diverse età (67% e 65%). Tra i brand attualmente più top of mind per i proprietari di animali figurano Purina e Monge, ma i mercati si dimostrano dinamici e aperti all’ingresso di nuove marche di nicchia come Lily’s Kitchen.

Innovazione e sostenibilità: le opinioni dei consumatori
Tra le novità emerse negli ultimi tempi all’interno del mondo della nutrizione pet, i partecipanti al sondaggio mostrano particolare interesse per i prodotti con aggiunta di integratori (indicati da 3 proprietari di gatti su 4 e dall’81% dei padroni di cani), per i cibi funzionali, specifici per problematiche dell’animale (78% e 75%) e per quelli con solo conservanti naturali (76% e 81%). Considerate meno invitati le innovazioni più “futuristiche” come HFC (adatti al consumo umano), a base di proteine di insetti e carni sintetiche (tutte indicate come “molto” o “abbastanza interessanti” da meno del 37% dei consumatori).

L’attualissimo tema della sostenibilità coinvolge anche questo settore, tanto che 4 padroni di gatti su 5 e più di 3 proprietari di cani su 4 ritengono importante che le confezioni del cibo per animali siano sostenibili. Pensando al futuro del pianeta, i rispondenti chiedono alle aziende dell’industry imballaggi 100% riciclabili (42% e 39%) e la diminuzione o l’azzeramento della plastica (34% e 36%). Attenzione che non si deve, però, limitare al packaging: il 38% e il 34% dei partecipanti vorrebbe dai brand una riduzione delle emissioni di anidride carbonica.

L’impatto dell’inflazione sullo shopping pet care
L’aumento del costo della vita non ha risparmiato il comparto pet, dove l’85% dei panelisti ha riscontrato una crescita dei prezzi che si ripercuote anche sulle previsioni di spesa future: il 23% dei proprietari di gatti e il 26% di quelli di cani crede che nei sei mesi successivi all’indagine spenderà di più per i propri animali. Nonostante l’inasprimento della condizione economica, però, le spese per gli amici a quattro zampe sono tra le ultime su cui i rispondenti sono disposti a tagliare (solo il 6% e 8%), preferendo rinunciare a pasti fuori casa, vacanze, abbigliamento e prodotti di bellezza. Dopotutto i pet owner appaiono poco propensi a cambiare le proprie abitudini di acquisto. Negli ultimi mesi il 25% dei rispondenti con un gatto e il 19% di quelli con un cane non ha affatto modificato i propri comportamenti, mentre il 37% e 32% ha continuato ad acquistare i soliti prodotti approfittando di offerte o cercando promozioni speciali e il 23% in entrambe le categorie ha fatto acquisti in grandi quantità per accedere a sconti. Menzioni ai discount arrivano per lo più dai proprietari di cani (21%).

Diversi servizi dal grande potenziale per il retail
Il mondo pet offre al retail numerose opportunità in parte ancora da esplorare. Interrogati relativamente ai servizi che un negozio per animali offre o potrebbe proporre in futuro, i partecipanti al sondaggio di Toluna hanno mostrato notevole interesse per la consulenza veterinaria (82% dei proprietari di gatti, 83% di quelli di cani), la vendita di medicinali (78%, 83%), la consulenza alimentare (74%, 77%) e la registrazione via microchip (71%, 78%), a cui si aggiungono aree attrezzate per il lavaggio “fai da te” citate dal 63% dei padroni di felini e il servizio di tolettatura indicato dal 77% di coloro in possesso di un cane. Il futuro del retail pet, quindi, sarebbe l’One-Stop shop. Al di là del pet food, inoltre, al 72% dei rispondenti che accudiscono un gatto piacerebbe poter acquistare in negozio o nello store online per animali prodotti quali sistemi di smaltimento (bidoni igienici per la lettiera) e distributori automatici di acqua e croccantini. Tra le categorie di interesse dei proprietari di cani spiccano invece deodoranti per l’ambiente dedicati (72%) e accessori GPS (70%).

Carovita, italiani più oculati nelle spese e inclini a ridurre il superfluo

Il 2023 ha raccolto gran parte della spiacevole eredità del 2022: tra aumento del costo della vita e diffusa instabilità politico-economica, anche nel nuovo anno i consumatori di tutto il mondo si trovano a doversi confrontare con importanti pressioni che influenzano inevitabilmente stile di vita e scelte d’acquisto. Ma come stanno reagendo davanti a tali difficoltà? Quanto sono fiduciosi di assistere a un miglioramento nel breve periodo? E com’è la situazione nel nostro Paese, se messa a confronto con i risultati internazionali?

Le risposte a questi interrogativi arrivano dalla ventunesima wave del Barometro Globale dei Consumatori di Toluna, digital market research agency che, attraverso la sua piattaforma di consumer insight ha svolto un’indagine a gennaio che ha coinvolto oltre 15mila rispondenti (di cui più di 1000 italiani) in 18 mercati, rivelando aspettative e preoccupazioni per l’anno da poco iniziato.

Migliora la life satisfaction, ma non la fiducia
Quasi la metà (47%) dei partecipanti al panel di Toluna in tutto il mondo dichiara di sentirsi “molto soddisfatta” per l’andamento della propria vita nelle due settimane precedenti all’indagine. Un dato di 6 punti percentuali più alto rispetto a gennaio 2022 a livello globale, ma che registra notevoli difformità geografiche: se da un lato i soddisfatti nelle Americhe raggiungono il 60%, in Europa la quota si ferma a 39%. Tra i più bassi al mondo il valore italiano, che si attesta al 36%. La fiducia dei consumatori, nonostante l’incremento della life satisfaction, rimane problematica. A causa del carovita, solo il 27% degli intervistati totali si definisce “molto fiducioso” sulla possibilità di poter spendere denaro nei prossimi mesi – una percentuale che cala ulteriormente in Europa (16%) e in Italia (11%).

Apprensione e pessimismo per la situazione italiana
È la sicurezza finanziaria ciò che preoccupa maggiormente i rispondenti di tutto il mondo, come confermano 4 persone su 10, nonché il 35% degli italiani. Proprio questi ultimi si dimostrano particolarmente pessimisti: solo il 17% crede assisterà a un miglioramento della sua situazione economica nei prossimi tre mesi, il 23% entro la fine dell’anno (35% e 44% le corrispondenti medie globali). Impensierisce nello specifico la situazione occupazionale: il 40% dei nostri connazionali teme per il proprio impiego, ha un’occupazione ridotta o è rimasto disoccupato durante la pandemia, con 5 punti percentuali in più rispetto al dato globale. A chi rivolgersi nel momento del bisogno? Il 47% dei partecipanti al panel, sia in Italia che nel mondo, si affiderebbe innanzitutto alla propria famiglia per un supporto finanziario; il 20% degli italiani ricorrerebbe a una banca o a un istituto di credito, il 15% all’aiuto di un amico e il 12% confiderebbe nel sostegno del sistema previdenziale.

Colpiti anche benessere e salute
Le ripercussioni dell’aumento del costo della vita hanno coinvolto non soltanto i conti correnti dei consumatori, ma anche salute e benessere. Nel nostro Paese, il 37% dei partecipanti al sondaggio riconosce un incremento nel livello di stress e il 44% concorda nel sostenere che l’attuale situazione economica ha un concreto impatto sullo stato di salute. Il 15%, inoltre, dichiara di mangiare in modo meno sano, il 18% di aver ridotto l’esercizio fisico e il 12% di aver messo la salute in secondo piano. Davanti a queste sfide, è difficile per gli italiani restare positivi: solamente il 17%, infatti, si aspetta di essere più soddisfatto della propria salute e benessere personale entro la fine del 2023, contro invece il 35% dei partecipanti globali.

La soluzione? Acquisti oculati e tagli al tempo libero
Prevedibilmente, l’aumento del costo della vita e dell’energia condizionano le spese, come confermano 7 panelisti su 10 sia a livello globale che nazionale. Allo stesso modo, 6 su 10 dichiarano di voler rimandare i grandi acquisti fino ad una nuova stabilizzazione finanziaria. Quali saranno, dunque, le spese maggiormente impattate nel prossimo futuro? Nei tre mesi successivi al sondaggio, i rispondenti italiani sono intenzionati a tagliare sulle attività ricreative come mangiare fuori casa (33%), acquistare prodotti di marca (25%), frequentare bar e pub (21%) e scommettere (19%). Gli intervistati mostrano una diffusa propensione a un approccio più accorto e orientato al valore, che si traduce nell’intenzione di ridurre gli acquisti superflui (come sostenuto dal 55% degli italiani), confrontare i prezzi (41%) e visitare più negozi alla ricerca di occasioni (46%). Dati che confermano ancora una volta l’importanza per i brand di comunicare in modo efficace se stessi, al di là del mero prodotto o servizio, per conquistare i consumatori.

“Sebbene la soddisfazione per la vita sia in aumento, i dati mostrano che l’Italia rimane tra i Paesi con i livelli di soddisfazione più bassi al mondo. Un’importante parte dei nostri connazionali, inoltre, sta affrontando l’insicurezza finanziaria e occupazionale, il che è probabilmente causa dei livelli di stress riportati – commenta Marco Barilli, Sales Director Italy and Greece di Toluna.

È evidente che gli italiani stanno adottando misure per gestire le proprie finanze, ma è importante considerare l’impatto di tali misure sulla loro salute mentale e benessere complessivo”.

 

Investimenti nel market understanding, la ricerca di Toluna

Market understanding, innovazione tecnologica e nessun compromesso sulla qualità: sono queste le principali caratteristiche del settore delle ricerche di mercato odierno secondo quanto emerso da “Il panorama della Ricerca Agile. Smart simplification in un contesto in continua evoluzione”, la ricerca globale con cui Toluna, principale piattaforma di consumer insights sul mercato, ha indagato l’industry stessa.

Raccogliendo visioni e prospettive di 395 professionisti del mondo marketing e insights, provenienti da 14 Paesi e operativi in 25 diversi settori merceologici, Toluna ha tracciato un quadro del presente e del futuro di un settore in costante trasformazione.

Investire nel market understanding in risposta alle disruption
Non più un’eccezione, ma la nuova norma: i grandi cambiamenti economico-sociali impattano inevitabilmente non solo sulla quotidianità, ma anche sul mercato. Nell’ambito della ricerca ciò si è tradotto in una redistribuzione del budget: a livello globale, il 31% è oggi allocato al market understanding, segno della necessità di studi più frequenti, continuativi e agili sul consumatore. Di poco inferiore il dato italiano, pari al 25%. Si tratterebbe di una tendenza in crescita: il 58% dei rispondenti ritiene, infatti, che nei prossimi 1-2 anni le ricerche di questo genere aumenteranno.

Le sfide da affrontare (e come): budget e risorse
Sarebbero le limitatezze di budget e di personale interno i principali ostacoli vissuti quotidianamente dai professionisti del settore, problematiche citate rispettivamente dal 61% e dal 47% dei partecipanti al panel. Sul terzo gradino del podio (33%) la questione dell’actionability degli insights: i risultati delle ricerche devono fornire risposte puntuali e specifiche.

Per affrontare queste sfide le aziende si rivolgono a servizi flessibili, che diano la possibilità di accedere a varie tipologie di ricerca. Dall’indagine emerge una sovrapposizione tra DIY (Do-It-Yourself), Assisted e il più tradizionale sistema Full Service: queste soluzioni sarebbero, infatti, utilizzate, almeno la metà delle volte, rispettivamente dal 37%, 32% e 46% degli intervistati. Quest’ultimo dato globale si allinea al risultato italiano, pari al 47%, mentre è più ampio il distacco nel nostro Paese tra il servizio assistito e quello DIY, rispettivamente al 45% e 21%.

Le ricerche DIY e Assisted sono destinate a crescere
Nonostante dai dati sopracitati traspaia l’ancora limitata diffusione del servizio DIY, i buyer ascoltati credono in futuri sviluppi: il 64% sostiene che nei prossimi 1-2 anni la propria azienda espanderà l’impiego di questa tipologia di ricerca. Evidenza confermata anche dagli intervistati italiani (59%). Interessante poi il potenziale della modalità assistita: il 42% prevede un incremento della sua adozione nello stesso periodo.

Sempre più cruciale il supporto della tecnologia
Per affrontare le sfide quotidiane e le nuove esigenze di ricerca, le aziende si rivolgono alle piattaforme tecnologiche. La metà dei partecipanti alla survey, infatti, asserisce di utilizzarne oggi 2 o 3 e, secondo il 54% (il 60% in Italia), nei prossimi anni questo numero aumenterà. Al di là della situazione interna alla propria organizzazione, il 56% ritiene che il mercato stia progredendo in termini di implementazione di soluzioni tech. L’introduzione delle nuove tecnologie va di pari passo con il desiderio di accrescere la qualità degli insights: in quest’ottica, il 43% dei rispondenti a livello globale è intenzionato ad avvalersi più frequentemente di ricerche qualitative online – un dato che in Italia si ferma al 28%, giustificato però dalla già ampia adozione. Per lo stesso scopo, il 37% dichiara che inizierà ad avvalersi anche dell’intelligenza artificiale, percentuale che sale al 45% tra gli intervistati italiani – segno del desiderio di rimanere aggiornati sul fronte dell’innovazione.

Qualità e facilità d’uso le priorità verso la smart simplification
Come semplificare la vita dei research buyer? I percorsi che i provider delle ricerche di mercato devono intraprendere sono chiari: il 54% dei professionisti cita la qualità degli insights, del disegno di ricerca e dei dati, mentre il 53% chiede che sia data priorità alla facilità di utilizzo e interpretazione degli output.

Toluna anuncia una nuova corporate identity

Toluna, leader nel digital market research, annuncia la nuova corporate identity fondata su 20 anni di continua innovazione e una visione democratica delle ricerche di mercato. La riorganizzazione celebra non solo i 20 anni della società, ma anche e soprattutto l’importanza acquisita all’interno del Gruppo. Toluna diventa infatti il brand principale e la holding di Harris Interactive e KuRunData. Prende quindi ufficialmente il posto di ITWP, storica casa madre che cesserà di esistere, guidando la crescita e lo sviluppo di 3 realtà con una rinomata esperienza nel fornire insights on demand sui consumatori ai principali brand, agenzie di comunicazione, e organizzazioni del mondo. Il Gruppo conta oggi 1.500 dipendenti in 24 uffici dislocati in 6 continenti.

“Questa rinnovata brand identity dimostra la leadership di Toluna verso il futuro. Un significativo riconoscimento che premia la nostra anima disruptive, moderna e all’avanguardia nel settore delle ricerche di mercato online. – dichiara Michele Morelli, senior vice president of global marketing strategy di Toluna – Oggi presentiamo anche un nuovo logo che riflette perfettamente nel design e nella struttura la nostra volontà di semplificare e democratizzare i processi di ricerca. Da sempre Toluna offre alle aziende clienti un servizio flessibile e scalabile, mantenendo l’impegno nell’innovazione tecnologica e nel capitale umano, e continuerà a farlo.”

Il rebranding rispecchia appieno le soluzioni e la posizione di Toluna sul mercato perché focalizzato su parole chiave come innovazione, competenza e agilità.

“Fin dall’inizio, Toluna si è impegnata a cambiare il settore delle ricerche di mercato, lavorando con ogni singolo cliente per trasformare le interazioni umane in insights capaci di accrescere il loro business – afferma Marco Gastaut, Managing Director per il Sud Europa, LATAM e MENA – In questi anni i progressi nel campo della ricerca sono stati notevoli: grazie all’adozione dell’online research e soluzioni agili, i progetti non richiedono più settimane e mesi per essere completati, ma seguono la velocità del processo decisionale aziendale permettendo ai brand di accedere a insights azionabili in pochissime ore dal momento del lancio. La strada verso il futuro è ancora lunga e ricca di sfide, ma Toluna non smetterà mai di mettere a disposizione dei propri clienti tecnologie sempre più innovative, oltre alla sua vasta e profilata community di influencer globale, fondamentale per alimentare le decisioni di business”.

 

PowerSuite incrementa il business del 30% e individua il packaging vincente

Bilancio positivo per PowerSuite, la piattaforma targata Toluna che consente ai brand lo sviluppo agile di nuovi prodotti attraverso strumenti di ricerca interamente automatizzati. Solo nell’ultimo anno, la suite ha infatti registrato un incremento del business pari al 30%, stabilendo un significativo successo confermato anche dagli oltre 700 concept testati dalla sua introduzione, avvenuta nel settembre 2016.

Tre soluzioni

PowerSuite comprende tre differenti soluzioni, PowerConcept, PowerShelf e PowerPack.

PowerConcept fornisce insights completamente automatizzati per comprendere la forza generale del brand e del concept.

PowerPack consente di indagare facilmente il gradimento dei consumatori in termini di packaging, design, forma e messaggio.

PoweShelf semplifica la simulazione dell’ambiente retail così da comprendere sia l’impatto dell’imballaggio sul prodotto che il posizionamento dello stesso sullo scaffale. 

L’importanza del packaging

Una delle feature più interessanti offerte da PowerPack e PowerConcept è la funzione “heatmaps”, grazie alla quale è possibile comprendere i gusti dei consumatori in merito al packaging. Ai rispondenti, accuratamente selezionati tramite le oltre 750 variabili di profilazione disponibili sulla piattaforma, vengono sottoposte immagini diverse della stessa confezione. Le indicazioni ricevute aiutano così i marketer a comprendere quali sono gli aspetti maggiormente apprezzati del target di riferimento.

“Circa il 95% delle decisioni d’acquisto quotidiane sono inconsapevoli, spontanee e immediate. Il packaging di un prodotto, per esempio, rappresenta uno dei primi touchpoint tra brand e consumatore, per questo deve essere ideato incontrando e seguendo i gusti del consumatore – afferma Marco Gastaut, Managing Director Southern Europe & Latam. – I brand non hanno mai avuto uno strumento così performante, come PowerSuite, in grado non solo di fornire regolarmente feedback dal proprio target di riferimento, ma anche di impiegare la metodologia di ricerca più adatta per ogni fase di sviluppo del prodotto. Vi è infatti un valore significativo nell’adottare un approccio agile che permette di migliorare packaging, messaggio e offerta attraverso i suggerimenti forniti della nostra community. Grazie a PowerSuite, stiamo fornendo ai clienti la possibilità non solo di adattarsi alla continua evoluzione del mercato ma anche di ottenere consumer insights in real-time e azionabili, sui quali poi basare decisioni aziendali critiche”.  

A ricerca conclusa, i preziosi insights vengono presentati tramite un infoboard, illustrando anche il numero di ricerche completate, il brand appeal, i driver di acquisto, i dati demografici e un sommario dei risultati più rilevanti. Viene inoltre fornita la possibilità di incrociare le metriche più rilevanti, permettendo così ai vertici aziendali di prendere decisioni rapide e consapevoli. Un approccio innovativo e vincente che consente ai clienti un significativo risparmio in termini di tempo e costi senza però sacrificare la qualità o la fiducia del processo decisionale garantiti dall’esperienza di Toluna.

Market research: la svolta è il digitale. Intervista con Gastaut di Toluna

Impostare le proprie strategie di business su ricerche di mercato è una prassi sempre più diffusa, come emerge da una recente ricerca effettuata da Toluna, su un campione di 52 aziende italiane nel mese di giugno. L’indagine evidenzia infatti come  il 94% degli intervistati confermi di utilizzare servizi digitali di market research.

Abbiamo chiesto a  Marco Gastaut, Managing Director Southern Europe & Latam di Toluna di disegnarci uno scenario dei trend delle ricerche di mercato a livello globale.

Velocità, internalizzazione del processo di ricerca, capacità di unire dati da fonti diverse,  soprattutto on e offline, azionabilità in modo da ridurre il time-to-market dei nuovi prodotti, automazione per creare efficienze operative, ovviamente senza compromettere la qualità degli output di ricerca, capacità di combinare – e leggere – insieme dati dichiarati, come quelli dei sondaggi, e dati sul comportamento digitale dei consumatori: a livello internazionale la market research è considerata un investimento strategico che permette di avere il controllo nel processo di generazione dei consumer insight, fondamentale in un momento di cambiamenti veloci, anche delle abitudini dei consumatori.

In Toluna stimiamo che nei prossimi 10 anni il mercato dell’Insight on-demand aumenterà esponenzialmente creando nuove opportunità di business.

Come sta evolvendo in Italia la domanda delle aziende in tema di ricerche di mercato? Quali le richieste più frequenti?

Le tendenze globali non sono molto diverse da quelle in atto in Italia. Un recente sondaggio di Toluna, su un campione di marketer responsabili di brand italiani, ha mostrato che 4 su 10 svolgono ricerche in azienda utilizzando piattaforme digitali DIY come Toluna, che ne è stato pioniere del mercato e oggi mantiene la leadership; 5 su 10 chiedono velocità e 6 su 10 agilità; il 54% si attende invece report in grado di esprimere in modo chiaro e sintetico gli insight più rilevanti.

Quali le principali novità rispetto al passato?

Si può dire che anche in Italia il market research è ormai ad un punto di svolta: del passato rimane la qualità delle ricerche e l’affidabilità dei consulenti, per il resto le modalità di un tempo non sono più applicabili, se si vuole essere rilevanti. Accennavo prima della velocità: oggi non siamo ancora al ‘real time’, ma – per fare un esempio – i professionisti del marketing e dell’advertising sanno di dover lanciare le loro campagne pubblicitarie a una velocità 10 volte superiore rispetto anche solo a 10 anni fa. Credo però che l’automazione, resa possibile dal digitale, sia la differenza più significativa, non solo perché permette di accelerare i tempi e ottenere importanti efficienze operative, ma soprattutto perché democratizza l’approccio alla ricerca di mercato, rendendola potenzialmente accessibile all’intero comparto marketing (qundi non solo a figure specializzate nella ricerca di mercato) e anche alle PMI che sono il tessuto connettivo dell’industria italiana.

Nell’approccio tradizionale, l’80% del tempo era assorbito dalla gestione dei diversi stadi della ricerca (proposta, progettazione del questionario, impostazione delle dimensioni del campione, rilevazione, analisi dei dati, reportistica) e solo il 20% dalla collaborazione con gli stakeholders interni in azienda per la corretta interpretazione dei risultati e renderli azionabili. Oggi Toluna ha invertito questo rapporto. Ma non solo: anche se la piattaforma di Toluna è automatizzata e permette di impostare le ricerche in modalità D.I.Y., non abbiamo mai trascurato l’aspetto consulenziale e siamo sempre a disposizione dei nostri clienti per rispondere a qualsiasi curiosità.

Foto di Wynn Pointaux da Pixabay

Perché si punta più di un tempo sull’internalizzazione dei processi?

Perché i consumatori sono cambiati. Come ha detto di recente Kirti Singh, Head of Consumer Market Knowledge di Procter and Gamble, è sempre più importante avere “occhi sui consumatori, mani sulla tastiera”. Questo non significa che le ricerche più complesse spariranno, ma sottolinea l’importanza di interagire con la target audience in tempo reale, per testare i prodotti velocemente, identificare le idee vincenti, bocciare subito i progetti senza futuro. L’internalizzazione aumenta anche la velocità: dal momento che il time-to-market si è ristretto passando dai 18-24 mesi di un tempo ai 3-6 mesi di oggi, che il largo consumo deve anche affrontare la nuova sfida dei brand D2c e che viviamo nell’era dell’economia on-demand, anche le ricerche cambiano paradigma.

Quali i vantaggi attesi?

Nell’era dell’immediatezza digitale i requisiti di cui parlavo prima sono sempre più importanti per chi si occupa di ricerche di mercato e rientrano, più in generale, in un’innovativa visione di business che in Toluna abbiamo battezzato Insight on Demand. Oggi i consumatori sono più consapevoli che mai delle opzioni a loro disposizione: con lo smartphone fanno ricerche, quando sono nel punto vendita scartano i contenuti non rilevanti, accettano solo i messaggi più pertinenti per loro in quel dato momento e per comprare si affidano a più canali e device. Ecco che velocità e accuratezza diventano un vantaggio competitivo estremamente importante quando i brand cercano di ottenere l’attenzione di questi consumatori esperti.

Quali soluzioni propone Toluna?

Per dare ai marketer un vantaggio competitivo significativo, anticipando le domande dei consumatori, Toluna ha affinato una serie di strumenti digitali che danno accesso a insight in real-time, gestiti con una tecnologia in grado di automatizzarne la consegna per accelerare il processo di decision making. Grazie a Toluna QuickSurveys, per esempio, si ha accesso in tempo reale all’opinione di oltre 20 milioni di consumatori in più di 70 Paesi per lanciare ricerche di mercato on-demand 24/7. QuickSurveys può essere utilizzato per sviluppare nuove campagne marketing, misurare la propria brand awareness, effettuare concept test, pack test, U&A, oltre che lanciare community di consumatori di corto-medio termine. Permette di trovare nuove opportunità in mercati non ancora esplorati dall’azienda, creando sondaggi e studi di posizionamento a una frazione del costo di altri strumenti per la ricerca di mercato.  Di recente abbiamo lanciato la nostra soluzione di permission-based digital tracking che permette ai nostri clienti di creare profili dei consumatori ancora più ricchi e di produrre insight sempre più robusti perché si tratta di comportamenti osservati, e non solo quelli dichiarati dal panel.

Si tratta di formule modulabili in base alle varie realtà aziendali?

Assolutamente sì. QuickSurveys è facile da usare in totale autonomia o con l’aiuto del nostro digital team in Italia, si è interfacciata con la community di Toluna per costruirne di più piccole ad hoc per il brand, geo-localizzate, su mobile grazie all’App di Toluna disegnata per coinvolgere i panelisti. Idealmente, ogni azienda, di qualsiasi dimensione e in qualsiasi settore, dovrebbe poter disporre di un tool di ricerca e ottenere dati in tempo reale: Toluna rende reale questa idea democratizzando le ricerche di mercato.

Potrebbe fornirci un esempio di soluzione già implementata, indicando la tipologia di intervento e i benefici prodotti?

Per ispirare in azienda e supportare il ciclo di sviluppo di nuovi prodotti (NPD), P&G utilizza il nostro tool qualitativo QuickCommunities per ottenere l’opinione dei propri consumatori attraverso community online di corto-medio periodo. Il design di QuickCommunities è ispirato agli ambienti delle chat in tempo reale, questa familiarità si associa un’estrema facilità d’uso che permette ad i partecipanti di esprimersi liberamente, spesso auto-ingaggiandosi tra loro, restituendo insights preziosi per il business.

 

Quickcommunities: la rivoluzione delle ricerche qualitative online

Toluna, leader nel digital market research e nel fornire insight on demand in tempo reale sul consumatore, presenta QuickCommunities, piattaforma DIY che consente di ottenere insights qualitativi in tempo reale, poiché recluta il target direttamente dal Panel Toluna Global, utilizzando tutte le variabili di profilazione avanzate.

A circa un anno dal lancio, solamente in Italia, la tecnologia ha visto una rapida adozione da parte dei clienti Toluna che hanno svolto oltre 60 QuickCommunities, di cui il 50% gestite in totale autonomia, e il restante 50% con il supporto del team Digital & Research di Toluna, con risultati straordinari oltre le aspettative. 

I magnifici 4

Quattro i plus che  contraddistinguono Toluna nel settore delle ricerche di mercato online:

RECLUTAMENTO – più rapido grazie al processo di attivazione in tre passaggi e al link diretto con il panel Toluna;

  • CAMPIONE – più ampio rispetto alla media: da un numero medio 20-50 partecipanti a oltre 150/200;
  • INTERFACCIA – brandizzabile e ispirata a WhatsApp, la più famosa chat di live-discussion;
  • INTERAZIONE – focalizzata principalmente sul “one-to-many”.

La discussione della community inoltre può essere sincrona (modalità «live chat»), asincrona (modalità «forum») e ottenere un engagement superiore anche attraverso l’utilizzo di mood/sentiments markers (like-thumb, emojis).

A renderla unica sul mercato anche un ricco ed integrato sistema di analisi attivo già durante l’attività di moderazione e lettura dei commenti che permette di organizzare il materiale prodotto in diverse categorie secondo la logica dei tag. Grazie a TolunaAnalytics è possibile invece visualizzare in tempo reale l’andamento della fase di screening, le statistiche di partecipazione e i dati socio-demo con l’opportunità poi di scaricare tutto il materiale verbale e multimediale prodotto in un file excel e personalizzarne layout e contenuti.

 

L’evoluzione di QuickCommunities

Da quando è stata lanciata nel 2017,  sulla piattaforma sono state fatte nuove release, che hanno portato l’annessione delle seguenti features:

  • scheduling dei post di discussione, che permette di caricare la guida discussione in un’unica volta e attivare i vari topic quando vuoi tu
  • possibilità di attivare anche chat one-to-one o one-to-many quando i membri sono online nella discussione
  • incremento della capacità di upload di immagini e contenuti multimediali
  • pin-up-topic: che permette di mettere in evidenza, rispetto ad altri, alcuni topic particolarmente rilevanti ai fini della discussione
  • tag dei contenuti: ti permette di dividere i commenti in categorie di appartenenza (i tag creati saranno presenti anche nel file excel con gli estratti della discussione, e renderanno quindi il documento filtrabile e organizzabile)
  • tag dei partecipanti: sia moderatori che partecipanti, potranno rivolgersi in modo diretto ad un qualsiasi altro membro della community digitando “@” + il nickname

QuickCommunities: la sperimentazione

Sono stati effettuati test anche in diversi progetti quali-quanti. Coinvolgendo un campione più ampio della media delle qualitative (80-100 partecipanti) è stato possibile anche lanciare mini-survey sullo stesso campione, tramite link Toluna Quick Survey cliccabili, a cui i partecipanti possono partecipare direttamente dalla community. I clienti hanno molto apprezzato così la possibilità di avere, in parallelo, evidenze quantitative a sostegno degli insight qualitativi e report integrati. In questo caso la vera innovazione è la possibilità di portare avanti in parallelo due fasi (sia qualitative che quantitative) di solito consecutive, a costi più accessibili

C’è sponsor e sponsor e il consumatore non sempre sa distinguere. La ricerca Toluna

Che impatto hanno le sponsorizzazioni sul consumatore finale? Se lo è chiesto Toluna, società leader nel digital market research e nel fornire insight on demand in tempo reale sul consumatore, che il 14 giugno scorso  -nell’imminenza del fischio d’inizio dei Mondiali di calcio 2018 – ha svolto un’indagine per scoprilo su un campione di oltre 500 italiani.

Tra le evidenze della survey è emersa la buona strategia di Adidas – sponsor dell’edizione 2018 – che ha vinto per un punto percentuale il “testa a testa” con Nike (60% vs 59%) che resta comunque il brand sportivo per eccellenza, infatti alla domanda “quale di questi grandi marchi sportivi ha il miglior pedigree sportivo” il 47% ha indicato proprio Nike contro il 38% che ha scelto Adidas.

Interessante notare che a riconoscere Adidas come sponsor ufficiale della Coppa del Mondo 2018 sono stati soprattutto gli uomini con il 67% di risposte mentre le donne si sono fermate al 57%.

In concomitanza con l’inizio dei Mondiali è emersa invece la difficoltà dello sponsor 2018 Budweiser nel sovrastare il ruolo fortemente consolidato di Heineken nell’immaginario collettivo legato al calcio (Heineken ha conquistato la medaglia d’oro per la “campagna marketing più rappresentativa del calcio” in occasione della Champions League). Il 69% degli intervistati ha identificato infatti la tradizionale birra di vetro verde con la stella rossa come lo sponsor ufficiale dei Mondiali anche se in realtà non lo è.

Tra gli sponsor 2018 correttamente riconosciuti come tali dagli intervistati si trovano invece Coca-Cola (78%) per le bevande analcoliche, McDonald’s (70%) per i fast food, Hyundai/KIA (41%) per l’automotive ed infine Gazprom (51%) per i brand russi visto che il campionato si disputa in Russia. Nel caso Hyundai/KIA è curioso constatare che ad identificarla come sponsor ufficiale 2018 sia stato il target individui 55+ con una concentrazione maggiore.

I brand che invece ad inizio Mondiale hanno faticato ad essere memorizzati dal consumatore in qualità di sponsor, oltre al già citato Budweiser, sono Qatar Airways (39%) che si è posizionato al secondo posto dopo Emirates (56%) per le compagnie aeree e Visa (45%) subito dopo Mastercard (57%) per il settore finanziario.

Infine visto che quest’anno gli italiani vedono i Mondiali solo davanti ad uno schermo alla domanda quali sono i prodotti alimentari e le bevande più associati alla Coppa del Mondo, il 57% degli intervistatati ha dichiarato le bibite analcoliche come Coca-Cola, Pepsi, Gatorade, il 19% ha scelto le bevande alcoliche come Carlsberg, Heineken o Budweiser, mentre il 16% ha optato per le patatine come San Carlo, Pringles e Lays. Grande esclusa dal podio la pizza che ha totalizzato solo il 6%. 

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