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300 in 300: Miroglio Fashion vince la sua scommessa

300 in 300, il progetto annunciato da Miroglio Fashion agli inizi del 2017 e sostenuto con un investimento di 15 milioni di euro, si è concluso con successo, dopo aver coinvolto con restyling e nuove aperture, alcuni brand della società tra cui Motivi, Oltre, Fiorella Rubino, Elena Mirò e Caractère.

“Sono orgoglioso del team, che ha portato a termine nei tempi previsti quello che poteva sembrare un progetto impossibile” ha commentato Hans Hoegstedt, AD di Miroglio Fashion. “Questo piano straordinario, lanciato a inizio 2017, rappresenta un tassello fondamentale nella nostra nuova strategia di sviluppo dei brand e nella valorizzazione della loro identità: ora possiamo contare su negozi accoglienti, unici e riconoscibili, in grado di offrire alla nostra cliente una shopping experience sempre più personalizzata e distintiva. La ciliegina sulla torta di un anno impegnativo ma ricco di soddisfazioni, durante il quale abbiamo lavorato in un’ottica omnichannel ed abbiamo lanciato nuovi ed importanti progetti come Miroglio Retail 4.0, andando ad arricchire di contenuti e servizi tutta la catena negozi che supera i 10 chilometri di vetrine”.

Le punte di diamante

Tra gli interventi sui punti vendita italiani ricordiamo: i nuovi Flagship Store a Milano di Elena Mirò e Caractère (entrambi in Piazza della Scala) e Motivi (in Corso Vittorio Emanuele II). All’estero, invece, menzione speciale per: Elena Mirò Parigi (Rue Victor Hugo), tutti i corner Elena Mirò presso El Corte Inglés Spagna e Motivi con il nuovo negozio di Mosca presso lo shopping mall Evropeisky (vedi scheda allegata con tutti i principali interventi). “L’attività di progettazione, sviluppo e realizzazione ha coinvolto, tra dipendenti interni e professionisti esterni, ben 15 progettisti, 22 project manager, 20 impiantisti, 30 aziende di arredamento, 15 aziende di impianti elettrici e di condizionamento” commenta Fabrizio Dell’Arte, responsabile del Servizio Retail di Miroglio Fashion, che ha coordinato e gestito il progetto. “Una sfida importante e decisamente stimolante, che è partita dallo sviluppo dei nuovi store concept dei brand Motivi, Oltre, Fiorella Rubino, Elena Mirò e Caractère per declinarsi poi su tutta la rete negozi. Si è trattato di un ‘progetto globale’, che ha coinvolto tutta l’azienda. Ognuno ha contribuito in base al proprio ruolo e alla propria competenza. Un’attenta pianificazione delle attività, un rigoroso metodo basato sul confronto continuo e sulla costante condivisione dei risultati, uniti alla grande tenacia dei vari team di Miroglio Fashion, hanno permesso a questa sfida ambiziosa di concretizzarsi e diventare una tangibile realtà”.

Asiago DOP Stagionato: 2017 un anno di successi

Asiago DOP Stagionato, il 2017 si chiude con risultati ottimi. Lo scorso anno, infatti, la produzione di Asiago DOP Stagionato è aumentata del 4,8% rispetto al 2016, con quotazioni in crescita dell’8% (dato dicembre 2017 su dicembre 2016) e vendite a +19,1%, ovvero ai massimi degli ultimi dieci anni.

Nel corso del 2017, grazie anche al piano di regolazione dell’offerta, è stato possibile immettere sul mercato una quantità di prodotto adeguata alla domanda. Come conseguenza, per entrambe le tipologie della specialità veneto-trentina, sono stati evitati incrementi eccessivi delle scorte, rimaste a livelli fisiologici per l’Asiago Fresco e ridotte ai minimi storici per l’Asiago Stagionato, con un calo di oltre il 20% rispetto ai livelli dell’anno precedente. In particolare, mentre sono state prodotte 1.339.118 forme di Asiago DOP Fresco, l’Asiago DOP Stagionato, prodotto in 232.436 forme, ha visto aumentare di oltre il 19% la quantità venduta dai caseifici produttori, grazie a un crescente apprezzamento da parte di un pubblico sempre più esigente e attento alla qualità di questo prodotto, capace di raccontare l’eccellenza di un territorio.

In quest’anno, Asiago DOP Stagionato si è anche imposto all’attenzione mondiale proprio per le sue caratteristiche uniche, a riprova del livello qualitativo raggiunto. Riconosciuto, a Luxury Cheese, l’evento italiano dedicato ai formaggi di qualità, tra i dieci formaggi più preziosi al mondo, toccando quotazioni di 200 euro/kg per le stagionature dell’annata 2009, Asiago DOP Stagionato ha conquistato anche il titolo “Super Gold”, il prestigioso riconoscimento assegnato ai World Cheese Awards di Londra, la più grande competizione al mondo dedicata ai formaggi. I due riconoscimenti internazionali confermano e supportano l’azione di promozione che vedrà il Consorzio di Tutela impegnato anche nel corso del 2018 nella ricerca di mercati nei quali gli alti livelli qualitativi di questo prodotto vengono riconosciuti e stimati.

Loacker diventa distributore esclusivo dei prodotti Darbo in Italia

Loacker è diventato il distributore esclusivo dei prodotti Darbo in Italia – ad eccezione del Trentino-Alto Adige – apportando così nuovo valore alla linea di prodotti premium che attualmente distribuisce in Italia: Twinings, Ovomaltina, Lorenz Snack-World, e Pema.

Un connubio vincente tra due brand che hanno fatto dell’utilizzo di materie prime di qualità e dell’attenzione alla produzione dei veri e propri cavalli di battaglia.

Siamo onorati che un brand come Darbo si sia affidato a noi come partner per la distribuzione dei propri prodotti; le nostre vision aziendali sono molto vicine, basate sulla realizzazione di prodotti di qualità, in grado di trasmettere il massimo della bontà ai nostri consumatori’ – ha dichiarato Florian Waldmüller, Direttore Brand Management Italia– “Noi di Loacker scegliamo con molta cura i nostri collaboratori, in particolare esigiamo che tutti siano allineati con la nostra filosofia di ricerca e attenzione per materie prime di grande qualità, in questo caso Darbo rispecchia in pieno questa vision.”

Tra tutti i prodotti che compongono l’offerta Darbo, Loacker si concentrerà nella fase di lancio soprattutto sulle linee di confetture per il mercato italiano:

  • Confetture Naturrein 450g: il marchio Naturrein, fondato nel 1979, letteralmente significa ‘pura natura’ o ‘fatto in casa’. Queste confetture vengono prodotte secondo un’antica ricetta di famiglia con solo frutta di alta qualità, riscaldandola e rimestandola accuratamente così da conservare l’aroma naturale della frutta stessa che raggiunge un gusto unico. Frutta, zucchero, succo di limone concentrato e gelificante pectina, niente di più nelle confetture Naturrein Darbo che seguono la preparazione secondo il clean label.
  • Creme Ricco di Frutta 200g: delle vere e proprie creme spalmabili che contengono il 70% di frutta, sono prive di conservanti e mantengono la ricetta originale di famiglia. Solo frutta di alta qualità che in questo prodotto raggiunge il massimo della sua espressione e poesia. Anche in questo caso la produzione segue il clean label, ossia utilizza solo 4 ingredienti.
  • Confetture a Ridotto Contenuto Calorico 220g: 60% di frutta e il 67% di calorie in meno rispetto alle confetture tradizionali Darbo. Niente glucosio-fruttosio, conservanti, coloranti o aromi, solo la bontà della frutta migliore…senza pensieri per la linea!

 

 

 

 

 

 

Esselunga, chiude la supermostra con 67mila visitatori all’attivo

Sono stati oltre 67mila i visitatori della “Supermostra” promossa da Esselunga in occasione dei 60 anni dalla sua fondazione presso il The Mall nel quartiere di Porta Nuova a Milano, che ha chiuso i battenti, come previsto, il 7 gennaio. Nei 38 giorni di apertura non sono mancati gli eventi organizzati al suo interno, come una tavola rotonda sull’educazione alimentare a cui hanno partecipato più di 160 persone e gli incontri riservati alle scuole che hanno visto il coinvolgimento di oltre 530 studenti.

Con la Supermostra Esselunga ha ripercorso 60 anni della sua storia, legata a doppio filo con l’evoluzione e i cambiamenti che hanno attraversato il Paese, la storia di milioni di persone, delle loro abitudini e della loro quotidianità. 

A coinvolgere il “visitatore-spettatore”, in particolare, sono stati l’installazione di carrelli “volanti” e la “stanza delle meraviglie” con gli oggetti iconici esposti per ricostruire le tendenze e l’atmosfera del passato, lo zootropio che riproduceva la preparazione delle lasagne, il trono a forma di fragola dove adulti e bambini si sono divertiti a scattare foto e selfie, la stanza caleidoscopica che dava la possibilità di immergersi nel mondo delle produzioni. Vedi la fotogallery di Instoremag.

Ma non è finita qui: mercoledì 31 gennaio infatti si terrà l’estrazione del concorso legato alla mostra, e i clienti che hanno partecipato con la propria Carta Fìdaty, scopriranno se hanno vinto il carrello d’oro in miniatura, del valore di 25.000 euro, o uno dei 60 buoni spesa di 2.000 euro ciascuno, per un montepremi complessivo di 145.000 euro.

 

Pesce, cresce il consumo ma il futuro è l’acquacultura, una fiera a febbraio

Sano, buono, parte della tradizione mediterranea: piace il pesce agli italiani, sempre di più: ne consumano secondo la Fao quasi 26 chilogrammi annui a persona, in crescita del 2% tra il 2015 ed il 2016. Siamo dunque ampiamente sopra la media mondiale di 20,3 chilogrammi, e anche di quella europea (UE28) di 22,5. E la crescita è ormai più che triennale, dopo la flessione corrispondente agli anni peggiori della crisi.

 

AquaFarm, a Pordenone la fiera dell’acquacultura

Cresce insomma il consumo, ma aumenta la dipendenza dalle importazioni. Il WWF calcola il momento in cui ogni ogni anno un Paese europeo smette di essere autosufficiente per i propri consumi ittici. Nel 2017 il gong ha suonato il 1 aprile, nel 2016 lo aveva fatto tre giorni più tardi. Nel complesso la UE28 ha esaurito la produzione interna il 6 luglio (il 13 luglio un anno prima). La produzione da pesca continua a scendere nel Vecchio Continente, con le diverse specie di tonno e le sardine che crollano a due cifre. L’unica alternativa sostenibile e possibile sembra dunque ormai essere l’acquacoltura, un settore che cresce, anche se per ora non riesce a compensare. In Italia (dati Confagricoltura) il settore incrementa il numero di aziende, che sono ormai 3007, il 2,7% in più rispetto al 2016. Ma la produzione si è stabilizzata negli ultimi due anni tra le 140mila e le 150mila tonnellate, e all’inizio degli anni Duemila era molto più alta.

Se ne parlerà diffusamente ad AquaFarm, unico appuntamento di riferimento per la filiera. In cui si discuterà anche delle frontiere più avanzate del vertical farming, dell’algacultura e della pesca sostenibile. La seconda edizione si terrà il 15 e 16 febbraio alla Fiera di Pordenone: appuntamento importante per conoscere le tendenze del settore, le ricerche più innovative e le politiche attive per un comparto strategico.

Ci sarebbe quindi spazio per diminuire la dipendenza dall’estero, almeno per le specie allevabili nelle nostre acque. La chiave per una crescita decisa sta nella domanda interna, che per i prodotti da acquacoltura nazionale ha sempre avuto un andamento erratico. Ci hanno guadagnato le importazioni da Paesi dove l’allevamento di specie ittiche non è sottoposto agli stessi controlli vigenti da noi, ma che costano decisamente meno all’importatore (ma non sempre al cittadino).

La filiera nazionale è pronta però alla sfida, e ha scelto anche quest’anno AquaFarm come suo appuntamento di riferimento. La manifestazione è organizzata con le partnership, rinnovate ed estese, di API (Associazione Piscicoltori Italiani) e AMA (Associazione Mediterranea Acquacoltori). Maggiori dettagli e il programma delle conferenze sono disponibili su www.aquafarm.show.

La “torre” di Asda consegna lo shopping online in un minuto e contiene 500 pacchi

Una torre che è un gigantesco locker in grado di contenere fino a 500 buste, e distribuire i prodotti ordinati online nel giro di 60 secondi: l’ha installata l’insegna britannica Asda, sussidiaria Walmart, nel punto vendita di Trafford Park a Manchester.

L’unità è pensata per consegnare le spese ordinate online con ritiro in negozio (click and collect) ed è predisposta anche per ricevere resi. Il sistema, primo nel Regno Unito e immaginiamo anche in Europa, è stata testato negli USA da Walmart, che ne ha installate un centinaio negli Stati Uniti.
Gli ordini sono quelli del sito per abbigliamento di Asda George.com e di aziende partner quali Asos, Missguided e Decathlon.

L’unità di distribuzione dei pacchi è alta 4,8 metri e larga 1,4.

Una volta in negozio i clienti che hanno ordinato online passano il codice Qr inviato sul telefono nella torre, detta Parcel Tower, e ricevono il pacco.

Neil Drake, Systems and Innovation Manager di Asda, ha commentato: «Sappiamo  «Sappiamo che la velocità e la convenienza sono fattori importanti per i clienti e per i partner del nostro servizio toyou [il sistema di consegne in negozio di ordini online anche da retailer terzi con ritiro nella rete di 600 punti vendita  Asda, ndr], e pensiamo sempre a nuovi modi per soddisfarli. Le Parcel Towers sono solo l’esempio più recente di come, usando le nuove tecnologie, cerchiamo di far risparmoare tempi e soldi ai clienti».

Nei primi giorni dall’installazione la risposta è stata “fantastica”, secondo Stephen Clinton, Store Manager del punto vendita Asda di Trafford Park, e in meno di una settimana ha già servito 1500 clienti.

Amazon e l’Italia dei borghi: a Cursolo-Orasso trionfa il cubo di Rubik

Cursolo Orasso

Piccoli, con pochi abitanti eppure attivissimi negli acquisti online: eccoli i  borghi italiani sotto i 150 abitanti, che – da nord a sud della penisola – acquistano maggiormente su Amazon (Amazon_Top100_Borghi).

Delle 11 regioni presenti nella classifica 2017 stilata da Amazon.it, il Piemonte è la prima con quasi 60 dei primi 100 più piccoli comuni italiani per abitanti presi in esame. Seguono Lombardia, Abruzzo e Liguria. Cuneo si posiziona sul gradino più alto del podio tra le province con ben 30 comuni, seguita da Vercelli e Pavia.

Ma vediamo adesso i comuni più portati allo shopping online: il borgo cuneese di Marmora, con i suoi 62 abitanti suddivisi nelle 16 frazioni, si conferma per la seconda volta il più attivo. Al secondo posto si attesta Cursolo-Orasso, borgo della provincia di Verbano-Cusio-Ossola che conta 90 abitanti, terzo posto sul podio infine per il comune lodigiano di Maccastorna e per i suoi 73 abitanti.
Slittano invece più nelle retrovie Cissone, comune del cuneese (passato dal 2° all’ 8° posto rispetto alla precedente classifica del 2015) e Bard, che cade dal terzo gradino del podio per posizionarsi al 7° posto.
Nelle prime 10 posizioni figurano anche Bonvicino (Cuneo), Introzzo (Lecco), Rhêmes-Notre-Dame (Valle D’Aosta), Cissone (Cuneo), Balme (Torino) e Piazzolo (Bergamo).
Il comune più piccolo che acquista su Amazon.it è Moncenisio, in provincia di Torino, con i suoi 30 abitanti.

La Top 3 dei prodotti più acquistati
Nella classifica dei Top 3 articoli più acquistati, a Marmora la medaglia d’oro va alla semola di grano duro rimacinata di Divella che conquista la medaglia d’oro, quella d’argento al detergente per vetri con ammoniaca Glassex e quella di bronzo alle pastiglie Shimano per i freni delle biciclette.
L’impermeabilizzatore di terrazze in calcestruzzo e il set con spirografo sono a pari merito al primo posto a Cursolo-Orasso, mentre al secondo e terzo posto figurano i giochi per bambini, rispettivamente il cubo di Rubik e la scrivania di Minnie.
A Maccastorna il prodotto più acquistato è il moschettone, utile per arrampicare e fare escursioni, seguito dal tappetino-puzzle in gomma schiuma per i giochi dei piccoli e dalla rete ad amaca per fieno o paglia, realizzata per incoraggiare un’alimentazione costante e corretta degli animali.

Ahold-Delhaize testa la spesa senza cassa

Ahold-Delhaize come Amazon Go: nel punto vendita di prossimità di Zaandam sta testando la spesa senza cassa, con scansione di codice NFC e pagamento via carta, e presto anche via smartphone. Il sistema, dopo il test che ha preso il via a dicembre in un punto vendita Albert Heijn olandese, potrebbe essere attivato in altri tra i 76 store dell’insegna già dal giugno prossimo.

Dice Jan-Willem Dockheer, amministratore delegato di Albert Heijn: «Gli sviluppi tecnici sono rapidi e possiamo iniziare ora [il test era stato annunciato per il 2018 ma è già partito, ndr], quindi perché aspettare? Prima partiamo, più velocemente impariamo. Il sistema “Tap to go” risponde alle esigenze di velocità e convenienza dei nostri clienti».

Il punto vendita di Zaandam, dove si trova la sede di Ahold Delhaize, è dotato di schede di scaffali elettronici che possono essere scansionati con una carta contactless, e presto con uno smartphone. Dopo una registrazione una tantum tramite un’app, i partecipanti al test possono prendere il caffè o il pranzo ancora più velocemente. Tutto quello che devono fare è toccare l’etichetta elettronica con la carta e prendere il prodotto. Dopo di che, il cliente può uscire dal negozio senza dover passare per le casse e continuare per la sua strada. Entro 10 minuti l’importo viene automaticamente addebitato sul suo account, grazie all’accordo con una banca.

La scelta dei punti vendita di prossimità si spiega con le ridotte dimensioni numero di referenze e con la facilità di acceso a tutte le etichette. Il futuro però sta nella localizzazione del cliente all’interno del punto vendita e nella individuazione automatica di ciò che acquista, senza necessità da parte del cliente di fare altra azione oltre quella di prendere i prodotti dallo scaffale. Un come in Amazon Go, il cui sistema di Seattle non è però ancora stato replicato.

Sacchetti di plastica, è possibile portarli da casa? I dubbi di Federdistribuzione

Federdistribuzione prende posizione sulla querelle d’inizio anno scatenata dalla legge che impone di far pagare all’utente finale i sacchetti di plastica – bio o non – per la spesa. E lo fa commentando l’invito del ministero della Salute di portare da casa i sacchetti per riporre i freschi a peso, a patto che siano monouso e idonei per gli alimenti.

‘«Il fatto che si possano portare da casa sacchetti nuovi per la spesa di frutta e verdura è pura teoria, perché il consumatore per essere in regola dovrà trovare esattamente quelli che si usano nei punti vendita, dello stesso peso, biodegradabili e biocompostabili» ha spiegato all’ANSA è il presidente Giovanni Cobolli Gigli -. Quello che chiediamo ai tre ministeri coinvolti è più semplificazione e più chiarezza per non creare confusione nel consumatore e nei punti vendita».

Il Ministero dell’Ambiente ha inviato agli operatori della Gdo una circolare esplicativa delle norme previste in materia, ma secondo Federdistribuzione sono ancora tanti i nodi da scogliere, dai controlli al costo dello shopper ultraleggero.

I post di indignata protesta sono rimbalzati su Facebook e Instagram.

«Portando il sacchetto da casa – spiega infatti Cobolli Gigli – c’è il problema di verificare che sia integro e conforme a quelli distribuiti nei punti vendita, una cosa che ovviamente non possiamo fare noi; si andrebbe a creare un problema organizzativo incredibile e mille difficoltà per tutti».
Tra i lati non ancora chiariti della vicenda ci sarebbe anche quello del prezzo del sacchetto, dove ogni azienda può applicare il costo a patto che sia compreso nel range indicato dalla legge. A questo proposito Cobolli Gigli ricorda che il Mise, ministero dello Sviluppo Economico, ha permesso alle imprese di vendere il sacchetto sotto costo, e quindi chi compra maggiore quantità può spuntare un prezzo migliore, da qui le possibili differenze di prezzo che si possono trovare alle casse. E ancora sul prezzo il presidente precisa che ”le bilance da sempre sono tarate per pesare al netto la frutta e la verdura, con l’unica differenza che oggi il sacchetto si paga alla cassa”.

Considera “non praticabile” la possibilità di portare il sacchetto da casa anche Coop, che in un comunicato dichiara: “Siamo stati contrari a far pagare i nuovi sacchetti e ora siamo impegnati a contenerne il prezzo vendendoli sottocosto. Quello che è necessario è fare chiarezza: le ultime interpretazioni ministeriali sui sacchetti monouso rendono ancora più complicata la gestione dell’intera situazione. Coop presenterà a breve soluzioni effettivamente praticabili di riuso dei materiali di confezionamento dell’ortofrutta a minor costo per i consumatori e più sostenibili per l’ambiente.

Una soluzione è stata già escogitata dalla Coop svizzera che da qualche mese propone in vendita sacchetti di rete riutilizzabile. Come ricorda Legambiente, basterebbe una circolare ministeriale che permetta in modo chiaro, a chi vende frutta e verdura, di far usare sacchetti riutilizzabili. “In questo modo si garantirebbe una riduzione auspicabile dell’uso dei sacchetti di plastica, anche se compostabile, come già fatto coi sacchetti per l’asporto merci che grazie al bando entrato in vigore nel 2012 in cinque anni sono stati ridotti del 55%” ricorda l’associazione ambientalista. Guardando sempre all’Europa, Aldi, dal canto suo, ha bandito ogni tipo di sacchetto monouso dalla vendita.

E dalla protesta si è passati all’ironia.

Da sempre i cittadini pagano in modo invisibile gli imballaggi che acquistano con i prodotti alimentari ogni giorno, la differenza è che dal 1 gennaio, con la nuova normativa sui bioshopper, il prezzo di vendita del sacchetto è visibile e presente sullo scontrino. «Le polemiche di questi giorni – ha detto Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente – sono davvero incomprensibili: non è corretto parlare di caro spesa né di tassa occulta o di qualche forma di monopolio aziendale. Sarebbe utile che ci si preoccupasse dei cambiamenti climatici e dell’inquinamento causato dalle plastiche non gestite correttamente, e che si accettassero soluzioni tecnologiche e produttive che contribuiscono a risolvere questi problemi,  senza lasciarsi andare a polemiche da campagna elettorale di cui non se ne sente il bisogno. È ora di sostenere e promuovere l’innovazione che fa bene all’ambiente, senza dimenticare di contrastare il problema dei sacchetti di plastica illegali. Circa la metà di quelli in circolazione sono infatti fuorilegge, un volume pari a circa 40 mila tonnellate di plastica, e una perdita per la filiera legale dei veri shopper bio pari a 160 milioni di euro, 30 solo per evasione fiscale».

Il problema dei sacchetti bio coinvolge sia i grandi punti vendita, sia 200 mila ambulanti e i dettaglianti che complessivamente, tra alimentari e non, sono quasi 700 mila.

Leggi anche: 

Obiettivo meno plastica, una delle sfide future. Le iniziative della Gdo

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Porta il tuo contenitore da casa: l’invito di Carrefour Belgio per ridurre i rifiuti

 

L’articolo è stato aggiornato alle ore 17:28 per inserire un estratto del comunicato di Coop.

Saldi invernali al via, un business complessivo, stabile, da 5,2 miliardi di euro

Foto Daniel von Appen / Unsplash.

Sono già iniziati nelle piccole Valle d’Aosta e Basilicata, mentre nel resto d’Italia bisognerà aspettare domani, 5 gennaio, e in Sicilia addirittura il giorno dell’Epifania. Poi si chiuderanno quasi ovunque a fine febbraio o ai primi di marzo, ma a quel punto i giochi saranno fatti da tempo. Sono i saldi invernali, primo grande appuntamento commerciale del 2018, a cui come ogni anno gli Italiani arrivano con i portafogli vuoti dopo le feste natalizie, ma comunque con la voglia di fare qualche affare.

 

Quest’anno budget medio di 331 euro per 15,6 milioni di famiglie

Gli esperti prevedono che la spesa sarà più o meno quella dell’anno scorso. In base a uno studio di Confcommercio il business complessivo sarà di 5,2 miliardi di euro, e saranno 15,6 milioni le famiglie che approfitteranno delle svendite di fine stagione. Il budget a persona sarà di 143 euro per abbigliamento, calzature e accessori, e di 331 euro per ogni famiglia. Più o meno uguali le previsioni di Confesercenti, secondo cui – la fonte è una ricerca commissionata a Swg e condotta su 600 commercianti e 1500 consumatori – l’investimento sui saldi sarà di 150 euro a persona. Più o meno un italiano su due (il 47%, mentre il 41% deciderà all’ultimo momento a seconda delle occasioni) sarà interessato e i commerciati coinvolti saranno 280mila (circa un terzo delle 800mila attività commerciali italiane), con uno sconto medio tra il 30 e il 40%. Sempre secondo l’indagine di Confesercenti-Swg gli italiani andranno in cerca soprattutto di scarpe (28%), prodotti di maglieria (22%) e pantaloni (14%), mentre solo il 7% punta ad acquistare i capi spalla (cappotti e giacconi), un tempo tradizionale bene da svendita a causa dell’alto costo.

«Dopo un Natale ancora sospeso tra una crisi che sembra volgere al termine ed una ripresa ancora debole almeno nel fashion retail – nota Renato Borghi, presidente di Federazione Moda Italia e vicepresidente di Confcommercio – la buona notizia è l’incremento di due punti della fiducia dei consumatori, tornato ai livelli del gennaio 2016. Un ingrediente, questo, imprescindibile, oltre al potere di acquisto degli Italiani, per sostenere i consumi in questo periodo dei saldi di fine stagione, che per meteo e calendario è appena iniziata. La spesa per gli acquisti in saldo per valore, secondo le nostre stime, sarà leggermente inferiore a quella dell’anno scorso, ma in linea con il momento. Il vero vantaggio sarà per i consumatori non vedere i prezzi dei negozi, dal primo gennaio, con l’Iva al 25%. Il Governo ha fatto bene ad ascoltarci, sterilizzando le clausole di salvaguardia, ma se vogliamo veramente uscire dal tunnel, occorre un maggior sforzo, coraggio e determinazione per ridurre la pressione fiscale, ancora troppo elevata per imprese e famiglie».

 

Il decalogo per minimizzare i “pacchi”

Naturalmente la ricerca dell’affare comporta anche qualche rischio. Per questo come ogni anno le associazioni di categoria diffondono una sorta di decalogo per minimizzare il pericolo di una fregatura. Bisogna essenzialmente tenere a mente che – come fa notare Confcommercio – il commerciante non è tenuto a cambiare il capo, salvo qualora ciò non sia espressamente specificato e salvo casi di merce danneggiata o non conforme, a patto che si resti entro i due mesi dall’acquisto; che non c’è obbligo di prova dei capi; che il commerciante non è tenuto ad accettare le carte di credito, se non espressamente comunicato; che è obbligatorio da parte del commerciante indicare prezzo pieno, prezzo finale e ammontare percentuale dello sconto.

Infine va ricordato che anche i negozi online hanno i loro saldi. Amazon farà sconti sull’abbigliamento fino al 50% per cento fino al 28 febbraio, lo stesso farà Zalando e Asos, che arriverà fino a “tagli” sull’etichetta del 70%. Molti negozi online arricchiscono di prodotti la sezione outlet, dedicata agli articoli in svendita, mentre OVS propone in rete tutta la collezione con sconti fino al 70%. Per i negozi online valgono naturalmente le stesse regole dei saldi nei negozi fisici.

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