Un anno senza palma, Coop conferma la sua scelta per “il principio di precauzione”

Il tribunale di Bruxelles avrà anche dato ragione a Ferrero nella querelle con Delhaize stabilendo che l’assenza di olio di palma non può essere utilizzata come leva pubblicitaria perché i suoi danni per la salute non sono provati, e Coop, che aveva deciso a stretto giro delle dichiarazioni negative dell’EFSA di rendere i suoi prodotti a marchio “palm oil free” conferma la sua scelta che circostanzia in un comunicato ad hoc. Una decisione costata all’insegna 10 milioni di euro.

“Coop ritorna sulla decisione presa più di un anno fa di sostituire l’olio di palma nei prodotti a marchio con olii monosemi, olio d’oliva o burro. La decisione annunciata a maggio 2016 è scaturita da quanto affermato nel dossier EFSA, tuttora riportato sul sito ufficiale, che ha evidenziato l’alta presenza nell’olio di palma di alcuni composti contaminanti, il cui consumo in dosi eccessive viene sconsigliato (soprattutto a bambini e adolescenti).

… in coerenza con il principio di precauzione che orienta le azioni di Coop a tutela dei soci e dei consumatori da maggio a novembre 2016 è stata completata la sostituzione del palma su oltre 200 prodotti grazie ad una loro completa riformulazione nutrizionale. Altri grandi e medi produttori hanno seguito la scelta di Coop. Questo processo ha comportato per Coop anche delle rinunce perché non è stato possibile riformulare qualche prodotto (come nel caso di alcuni gelati) utilizzando altri olii o grassi che garantissero analoghe caratteristiche organolettiche e di durata.

Nessuna demonizzazione del palma, dunque, ma una scelta ragionata che si colloca all’interno di una politica sulla corretta alimentazione. Politica che Coop ha sempre suggerito, promuovendo la riduzione di tutte quelle sostanze, come i grassi, il sale e gli zuccheri che, se assunte in quantità elevate, possono causare problemi alla salute. Non fa differenza in questo l’olio di palma. Tra la vecchia e la nuova ricetta, nella maggior parte dei casi, la percentuale di grassi saturi è stata drasticamente ridotta, in altri casi pur non riducendo questa percentuale si sono ottenuti risultati migliorativi sulla riduzione di quegli specifici contaminanti che nell’olio di palma comunemente diffuso sul mercato sono mediamente più alti rispetto agli altri olii (dato EFSA). Così Coop continua ad operare affinché questi contaminanti siano ridotti al minimo in tutti gli olii e conseguentemente in tutti i prodotti a marchio, grazie ad interventi sulle filiere produttive e a trattamenti che riducano le temperature di lavorazione dei prodotti.

Accanto agli aspetti salutistici connessi al tema olio di palma si sommano poi le questioni ambientali; molte compagnie della palma da olio hanno acquisito certificazioni di sostenibilità, ma diverse organizzazioni sociali e ambientali contestano l’utilizzo di tali certificazioni considerate portatrici di interessi lesivi dei diritti delle popolazioni locali. Il tema palma  – conclude la nota – resta un argomento estremamente controverso anche dal punto di vista ambientale e sociale. Del resto, la stessa dichiarazione del Ministro dell’Ambiente Galletti che indica l’obiettivo di rendere sostenibile l’olio di palma al 2020 non suona esattamente come una difesa del palma, ma piuttosto come la conferma che fino ad oggi non sarebbe stato sostenibile.”