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Anna Muzio

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Food delivery, ora anche per i neonati, bio e green, grazie a Babygnam

Arriva il delivery per l’infanzia. Si chiama Babygnam ed è un servizio studiato per le mamme dinamiche ed esigenti che, tra la cura della casa e il lavoro, hanno poco tempo ma non vogliono ricorrere a pappe pronte e comunque rinunciare alla qualità. Un servizio di alto livello che segna una nuova frontiera nel campo della fruizione dei pasti. Una vera e propria gastronomia per l’infanzia con consegna a domicilio che punta tutto su sostenibilità e qualità: Babygnam infatti lavora ingredienti biologici certificati al 100%, freschi, di stagione e a chilometro zero. Il nuovo servizio, ideato da Nikola Jakubisova, partirà a Firenze lunedì 13 febbraio, pronto però a raggiungere nuove città in caso di successo.

Il servizio sarebbe infatti dovuto partire nove mesi fa, ma la burocrazia ha preteso degli adeguamenti che hanno ritardato la start up. «Non è stato facile, e in questo lungo periodo c’è stato qualche momento di sconforto – ammette Nikola, 35enne naturalmente mamma, che vive a Firenze da 10 anni e ha un passato nel turismo -. Sembra che in Italia l’alimentazione per bambini sia ancora argomento pionieristico, e abbiamo dovuto aspettare per aprire il nostro laboratorio professionale di cibo fresco. Così, rispetto al progetto originale, abbiamo aumentato lo spazio del magazzino, apportato delle modifiche al laboratorio, riconosciuto a livello europeo come idoneo per la produzione di cibo per la prima infanzia. Siamo tornati ancora più green, introducendo il concetto di sostenibilità. Ad esempio, le nostre confezioni sono costituite da tappi e vasetti al 100% riciclabili. Se ci vengono restituiti, si ha il diritto a uno sconto sul prossimo acquisto. La consegna è sempre solo su bicicletta elettrica, e anche se le mamme ritireranno i propri prodotti in bicicletta si otterrà un ulteriore omaggio. Curiamo tutto: i nostri prodotti per la pulizia sono biodegradabili al 97%, al massimo della normativa prevista, e di origine naturale; acquistiamo energia elettrica da fonti rinnovabili, e i nostri prodotti si potranno trovare presto anche in altri punti vendita che abbiano la stessa nostra filosofia, ovvero un’attenzione particolare per le materie prime e l’ambiente». Il laboratorio è in piazza Dresda 11, le consegne avvengono solo su Firenze a privati o aziende, ma con la possibilità di ritiro direttamente al laboratorio. Il cibo è sotto vuoto, e arriva in tavola entro 24 ore dalla preparazione in vasetti trasparenti.

Tre i menu proposti, tutti studiati con l’aiuto di una nutrizionista, Silvia Ciani, divisi per fasce di età: “gnam A” è adatto ai primi mesi di svezzamento (dai sei mesi in su) e propone piatti con ingredienti semplici e selezionati come crema di riso e mela cotta, mais e pera cotta, vellutata di carota e mela; “gnam B” ha ricette più elaborate che comprendono latticini, legumi e cereali; “gnam C”, adatto dopo i 12 mesi, utilizza carne, pesce ed erbe aromatiche: purè bicolor, frullato di frutta e yogurt e vellutata con prosciutto cotto, patata dolce, carota. A queste linee tra un mese si affiancherà la linea “gnam D”, dedicata alle compiste di frutta. I prezzi partono dai 3,50 euro da vasetto da 225gr, che si conserva in frigo per quattro giorni ed è scaldabile a bagnomaria o al microonde; l’etichetta contiene oltre all’apporto nutrizionale e alle modalità d’utilizzo, un calendario della frutta e verdura di stagione della Toscana. I fornitori non utilizzano ogm, fitofarmaci, concimi chimici ma solo fertilizzanti organici. Utilizzano acqua oligominerale, dolcificanti naturali e cottura al vapore. Tra essi anche Toscana biologica, che supporta gli agricoltori della zona. Il pagamento è alla consegna.

Il lungo viaggio della Gdo verso l’esperienza mobile

Il 60% degli utenti naviga da smartphone, il mobile advertising aumenta del 53% in un anno, le applicazioni si moltiplicano, dalle app che monitorano la salute all’auto connessa al supermercato senza cassa di Amazon, sono oltre 830 le start-up finanziate in questo ambito a livello internazionale negli ultimi due anni ma solo il 14% delle aziende italiane ha una visione strategica sul canale mobile. Gli ostacoli sono sia tecnologici sia di ordine culturale e organizzativo secondo Marta Valsecchi che presenta le evidenze emerse dal nuovo Osservatorio Mobile B2c Strategy della School of Management del Politecnico di Milano
L’80% dei navigatori internet Mobile utilizza lo Smartphone per prendere decisioni d’acquisto o relazionarsi con i propri marchi preferiti. Il 34% lo usa anche per finalizzare la transazione. È alta la percentuale dei Mobile Surfer che non disattivano mai la connettività dei propri Smartphone: oltre due terzi (68%) ha il wi-fi sempre attivo, mentre la percentuale scende a poco più di un terzo (37%) per la geo-localizzazione e al 19% per il bluetooth.
Per quanto riguarda la tipologia di App di brand scaricate sugli Smartphone: il 72% ha installato almeno un’App di un gestore di telefonia, il 61% di una banca (valutate come le qualitativamente migliori), il 39% di un’insegna della Gdo, il 29% di un gestore utility e il 23% di un brand dell’abbigliamento. Rispetto ad altri settori è leggermente più basso il voto che gli utenti danno alle app della grande distribuzione, che sono usata in media 1,8 volte al mese: il 31% le giudica molto negativamente e il 36% pensa sia inutile. Fondamentale dunque è trovare i servizi e i contenuti che possano risultare utili ai consumatori.
Infatti, ben il 57% dei Mobile Surfer negli ultimi tre mesi ha abbandonato un sito/App perché non funzionava o non era sufficientemente veloce. Oltre all’usabilità, un tema caldo è quello della privacy: la sensazione che le aziende monitorino le ricerche personali è molto forte per tutte le fasce di età, mentre il consenso al tracciamento per ottenere offerte e messaggi mirati genera sensazioni ambivalenti, a metà tra il fastidio per l’intrusione e l’utilità percepita per possibili vantaggi che ne deriverebbero.

Lidl ottiene la Certificazione “Top Employers”

Un punto vendita Lild di nuova concezione, caratterizzato dalle ampie vetrate.

Lidl è all’avanguardia anche nella gestione delle risorse umane. Ha infatti ricevuto la certificazione del “Top Employers Institute”, realtà che opera a livello internazionale analizzando, valutando e certificando l’eccellenza delle condizioni di lavoro messe in atto dalle aziende per i propri dipendenti.

Lidl Italia, che può contare attualmente su 12mila collaboratori che lavorano in 570 punti vendita distribuiti in 19 regioni italiane e presto avrà nuovi inserimenti in organico, è stata certificata, nell’analisi annuale, sia a livello nazionale sia a livello europeo. «La nostra strategia è orientata al miglioramento continuo delle politiche di gestione delle risorse umane – dice Luca Boselli, amministratore delegato finanza di Lidl Italia –. Investiamo e crediamo nel potenziale delle persone, offrendo sfide stimolanti e innovativi percorsi di formazione e sviluppo. La certificazione “Top Employers”, di cui siamo estremamente orgogliosi, mette in luce il nostro costante impegno in una gestione delle risorse umane orientata al futuro. Ci auguriamo di continuare ad attrarre nuovi talenti, che condividano la nostra stessa passione per il successo».

Lo studio, condotto dal “Top Employers Institute” con il supporto del reparto “human resources” di Lidl Italia, ha esaminato e testato le condizioni in cui operano quotidianamente dipendenti e manager dell’azienda. Tutte le informazioni fornite da Lidl Italia sono state sottoposte a un audit per la loro verifica. Attraverso l’analisi di oltre 600 best practice all’interno di 9 macro aree in ambito delle risorse umane, Lidl Italia ha dimostrato di offrire eccellenti condizioni di lavoro, efficaci percorsi di formazione e sviluppo rivolti a talenti di ogni livello aziendale, e avanzate politiche di gestione delle risorse umane. «Un ambiente di lavoro ottimale – spiega Alessio Tanganelli, direttore regionale per Brasile, Italia e Spagna di “Top Employers Institute” – è in grado di favorire la crescita non solo professionale, ma anche personale e umana delle persone. La ricerca condotta da “Top Employers” ha verificato e certificato che Lidl Italia presenta condizioni d’eccellenza in ambito HR e offre un’ampia gamma di benefit e iniziative proattive ai propri dipendenti, dalle condizioni di lavoro, ai benefit non monetari, alle politiche strutturate di formazione e sviluppo, il tutto coerentemente in linea con la cultura aziendale».

Prodotti a marchio Consilia, 2016 più che positivo: vendite a +22%

Più che bene, benissimo: i prodotti a marchio a brand Consilia hanno registrato nel periodo gennaio-novembre 2016 un incremento del 22%, contro un aumento generale per la MDD in Italia dell’1,1%. Il trend delle vendite in valore dei prodotti della private label di proprietà del consorzio SUN – Supermercati Uniti Nazionali, composto dalle aziende Italmark, Gruppo Gabrielli, Alfi, Gros e Cadoro, è relativo ai canali iper e super. I dati diffusi dalla Business Intelligence del Consorzio SUN sono frutto di un’analisi delle vendite in valore dei dati IRI relativi al totale Italia.

Avanza di più freddo e non food

Per quanto riguarda l’andamento dei prodotti del brand Consilia l’incremento più consistente delle vendite ha riguardato i prodotti del freddo con un +40,1% seguiti da quelli della cura persona +26,8%, drogheria alimentare +24,6%, cura casa 20,6%, ortofrutta 19,9%, bevande 9,3% e pet care 8,3%.

«I risultati confermano la validità delle strategie commerciali adottate dalla nostra azienda e dai nostri soci – ha detto Stefano Rango il direttore generale del Consorzio SUN Supermercati Uniti Nazionali – e mi preme sottolineare come la qualità dei nostri prodotti sia sempre di più percepita come un valore da parte della clientela. Il 2016 ha segnato il quarantesimo anniversario dalla costituzione del nostro consorzio che è uno dei più antichi d’Italia ed ha segnato anche il superamento del 3% della quota del mercato nazionale. Risultati che ci riempiono di orgoglio e che ci permettono di guardare al futuro con l’obiettivo di migliorare ulteriormente le nostre performance aziendali nel corso del 2017».

Secondo le rilevazioni Nielsen, riferite all’andamento generale rilevato in Italia, nel mese di novembre la Marca del Distributore è cresciuta con una quota che pari al 18,6%, in aumento di 0,3 punti rispetto allo stesso mese del 2015. Il trend della marca del distributore si inserisce nel contesto generale delle vendite che l’analisi Nielsen, riferita a tutto il territorio nazionale, descrive così: “Per il secondo mese consecutivo, si conferma positivo il trend del fatturato di Iper+Super con un +1,7%. I grandi Ipermercati (>4500 mq) risultano in lieve arretramento (-0,2%), mentre la spinta positiva proviene dagli Iper+Super 400-4499 mq che incrementano il loro giro d’affari del +2,3%. Trattasi del dato più positivo da inizio anno, con una performance superiore a quella del mese di ottobre. A parità di rete, oltre agli Iper+Super 400-4499 mq (+0,6%), crescono i Discount con un +0,8%. Tra i 19 principali Gruppi distributivi considerati, nove chiudono in positivo. Negli Iper+Super si registrano dei miglioramenti nei trend del largo consumo confezionato, che cresce del +2,2% e del fresco a peso variabile, in progresso del +3,6%. Ancora male il non food che arretra del -2,4%. Analizzando tutti i format di vendita, il Grocery realizza a novembre una crescita a volume del +2,4% e a valore del +1,7%. Gli unici format in calo a rete corrente sono i Liberi Servizi (-4,8% a valore), gli Specialisti Drug (-1,8%) e i Super 400-799 mq (-0,3%). Per il terzo mese consecutivo, a novembre Bevande e Freddo (Gelati e Surgelati) sono in controtendenza rispetto alla performance negativa dei primi otto mesi del 2016, con crescite a valore negli Iper+Super+LS rispettivamente del +1,8% e del +3,4%. Sempre nell’ultimo mese si confermano in crescita il Fresco (+3,4%) e il Pets (+0,5%). Stabile il Food confezionato. In controtendenza rispetto ai tre mesi precedenti il dato sulla percentuale di vendite in promo, che a novembre mostra un segno più (+0,4 punti) rispetto al mese corrispondente del 2015, attestandosi su un livello pari al 30,7%”.

Kiko festeggia i 20 anni con sette capsule collection di stilisti emergenti

design by Kengo Kuma

Sette capsule collection create da stilisti emergenti nei negozi da marzo a novembre: è solo la principale delle iniziative che coinvolgeranno gli store di Kiko in occasione dei 20 anni del brand ideato da Stefano e Antonio Percassi.

L’iniziativa è stata ideata in collaborazione con Vogue Italia, che ha selezionato per l’occasione sette brand internazionali legati a stilisti emergenti. I designer, scelti all’interno del progetto Vogue Talents, celebreranno l’essenza di Kiko e i suoi valori più importanti: il colore, la creatività, il talento e lo stile made in Italy del brand. Ecco le uscite:

LESS IS BETTER – Super DuperHats (marzo 2017)

TROPIC HEAT – Leitmotiv  (aprile 2017)

ACTIVE FLUOArthur Arbesser (maggio 2017)

MINI DIVASBenedetta Bruzzichese (giugno 2017)

ASIAN TOUCH – Isa Arfen  (settembre 2017)

CANDY SPLIT – Giannico (ottobre 2017)

INTO THE DARK – Au Jour le Jour (novembre 2017)

Per fare vivere più a lungo e coinvolgere il cliente nell’iniziativa Kiko proporrà alle clienti un braccialetto che potrà essere arricchito da sette charm diversi, ognuno dei quali legato a una delle capsule collection. In questo modo, chiunque potrà collezionare i charm acquistando i prodotti delle relative collezioni limited edition e personalizzare il proprio braccialetto.

Come ulteriore iniziativa a supporto di arte, moda e nuovi talenti, l’insegna sponsorizzerà alcuni designer emergenti per le Fashion Weeks della stagione Autunno/Inverno 2017 di Londra, Milano e Parigi.

«Una crescita esponenziale e costante, quella di Kiko nei suoi primi vent’anni” – ha dichiarato Stefano Percassi, fondatore e CEO di Kiko Milano -. Il segreto sta nel non fermarsi mai, sempre alla ricerca di soluzioni innovative in grado di soddisfare le esigenze dei clienti, spinti dal desiderio di una continua evoluzione. Il modo migliore per celebrare questi primi venti anni del brand Kiko è proprio credere nella fantasia di un gruppo di giovani capaci di imprimere con forza e far risaltare le prerogative insite nel DNA del marchio: italianità, sperimentazione, innovazione e stile».

Il primo punto vendita aperto il primo settembre 1997 si trovava all’interno dello storico negozio di Fiorucci. Il design dei primi store monomarca è stato realizzato ad opera di Francesco e Alessandro Mendini. Oggi, Kiko è presente in ben 20 Paesi con più di mille store, un terzo dei quali in Italia. Il brand ha una presenza capillare in Europa oltre a Turchia, Medio Oriente, Stati Uniti, Hong Kong, India e Brasile. On line Kiko è presente in 36 paesi con www.kikocosmetics.com. Il brand ha una gamma di oltre 1400 prodotti tra make-up, skincare, accessori beauty e oltre mille prodotti nuovi che ogni anno vengono proposti in collezioni ad edizione limitata.

 

Cittadini contro il glifosato: sarà il prossimo olio di palma?

Un milione di firme: è l’obiettivo che si pone l’iniziativa dei cittadini europei (ICE) per chiedere alla Commissione Europea il bando totale dell’uso del glifosato, l’erbicida più venduto al mondo, accusato di causare problemi per la salute e l’ambiente.

Con eventi in diverse città europee, tra cui Roma, Bruxelles, Parigi, Berlino e Madrid, una coalizione di organizzazioni della società civile ha lanciato l’Iniziativa, che invita la Commissione a proporre obiettivi ambiziosi per ridurre l’uso di pesticidi e consente ai cittadini europei di partecipare direttamente al processo decisionale politico. Una volta raggiunto un milione di firme, la Commissione dovrà adottare una risposta formale per illustrare le eventuali azioni che intende proporre a seguito dell’iniziativa dei cittadini.

L’ICE è sostenuta da decine di organizzazioni in 15 paesi, tra cui Greenpeace, la coalizione StopGlifosato, il Pesticide Action Network, la Health and Environment Alliance, Corporate Europe Observatory e WeMove.EU. Le associazioni di tutela dell’ambiente e della salute chiedono alla Commissione europea, non solo di vietare il glifosato, ma anche di riformare il processo di approvazione dei pesticidi e fissare obiettivi vincolanti per ridurre l’uso dei pesticidi in Europa.

«Quest’anno abbiamo finalmente l’opportunità di togliere il glifosato dai nostri campi e dai nostri piatti. Sono sempre di più i corsi d’acqua in Italia e in Europa contaminati con questo diserbante, classificato come “probabile cancerogeno” dallo Iarc, l’International Agency for Research on Cancer. Si trovano tracce nel cibo, nelle bevande e persino nelle urine. Il messaggio alla Commissione Ue e ai Paesi membri è chiaro: l’interesse e la salute delle persone devono venire prima dei profitti delle aziende agrochimiche» ha spiegato Federica Ferrario, responsabile campagna Agricoltura sostenibile di Greenpeace Italia.

Le firme necessarie per l’Iniziativa dei cittadini devono essere raccolte in un anno e in almeno sette Paesi dell’Ue. Per partecipare si può firmare la ICE #StopGlifosato su www.greenpeace.org/STOPGlyphosate e www.stopglyphosate.org

Abbigliamento, nel web il mondo si ribalta e Germania batte Italia 5 a 0

Cinque brand tedeschi nella Top 10, e nessun italiano: è questa la classifica davvero poco lusinghiera per il Made in Italy dei brand del settore abbigliamento che hanno mostrato la migliore performance online nel 2016 secondo la classifica di BEM Research.

Una supremazia, quella teutonica, che parte dal podio, conquistato da Zalando, la società tedesca specializzata nelle vendite online di capi di vestiario e accessori che ha ottenuto un punteggio medio del BEM Rank nel corso del 2016 pari a 67,4 punti. Zara, brand spagnolo del settore che opera sull’e-commerce ma ancor più attraverso i negozi fisici sparsi in tutto il mondo, ha conquistato la seconda posizione. Chiude il podio un’altra tedesca, Adidas, specializzata nell’abbigliamento sportivo, con un distacco di appena un decimo di punto rispetto alla seconda in classifica. Molto ravvicinati anche il quarto e il quinto classificato, ossia Asos e BonPrix, altre due aziende la cui casa madre si trova in Germania.

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Tra i primi 10 brand del settore si trovano poi H&M (Svezia), Nike (Usa), Deichmann (Germania), Spartoo e Kiabi (entrambe francesi).  Nel complesso, la media del BEM Rank nel 2016 per i 40 brand considerati è pari a 32,8 punti.

Andando a considerare due macro-aggregati che compongono il BEM Rank, si osserva che Zalando eccelle per la capacità di essere rintracciata sul web (visibilità online) o perché gli utenti cercano direttamente il suo brand oppure perché appare nelle prime posizioni di Google Italia per ricerche relative a parole chiave generiche ad alto traffico. Sul podio, per questo aggregato, si trovano Adidas e Zara.

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Relativamente alle prestazioni dell’homepage, ovvero alla velocità di caricamento e all’usabilità, conquista la posizione più alta BonPrix, seguita da Deichmann e dall’italiana Twin Set.

 

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«A guardare la classifica dei paesi, la Germania detiene il primo posto con ben cinque brand su dieci posizionati in classifica; il nostro Paese trova solo l’undicesima posizione grazie a Liu Jo. Sono dati che fanno riflettere – sottolinea Mariachiara Marsella, web marketing manager a BEM Research – tenendo conto che abbiamo certamente una storia da raccontare in questo settore e considerando che la ricerca del “made in Italy” nel settore abbigliamento è in crescita in Italia. Per valorizzare moda, nonché settore alimentare, le cui qualità sono riconosciute a livello globale, appare sempre più cruciale lanciare un portale a controllo italiano, sullo stile di Amazon o Alibaba. Tale esigenza è particolarmente sentita nel nostro Paese data la grande diffusione di imprese di piccola e media dimensione, che per loro natura hanno maggiore difficoltà nella competizione su scala globale».

L’acquisto online di capi di abbigliamento, calzature e accessori è notevolmente aumentato nel tempo e si prevede che entro il 2020 la percentuale sul totale degli acquisti di questi beni arriverà a oltre il 40%. Complici di questa tendenza sono diversi fattori, quali la forte competizione del settore abbigliamento che ha determinato un abbassamento dei prezzi e l’utilizzo quotidiano di smartphone e tablet con il conseguente aumento di applicazioni mobile e-commerce espressamente dedicate all’acquisto, facile, veloce e sicuro di capi di abbigliamento, accessori e scarpe.

 

I “vegetali storti” di Asda votati prodotto dell’anno in Uk

Segno dei tempi, quest’anno tra i tipici prodotti confezionati, pizze in scatola e biscotti Oreo, detersivi monodose e salsicce gourmet, i consumatori britannici hanno votato come prodotto dell’anno le cassette di “Vegetali storti” (wonky in inglese o brutti, come li chiamano i francesi, noi diciamo brutti ma buoni) che da un anno Asda, insegna britannica, propone, al 30% in meno con frutta e verdura di stagione buona ma “poco presentabile”, ovvero fuori standard perché troppo piccola, bitorzoluta o, appunto, storta.

Da gennaio 2016, Asda ha venduto 120mila scatole di vegetali “fuori forma”, ovvero 10mila la mese,  “salvando” dalla discarica 600 tonnellate di ortofrutta.

Spiega Ian Harrison, direttore tecnico della produzione Asda: «Siamo fieri di essere stati dei pionieri nella rivoluzione dei vegetali brutti e la vittoria come prodotto dell’anno lo testimonia, soprattutto perché è votata dai consumatori. La risposta del pubblico alle nostre scatole di vegetali brutti è stata incredibile. La lotta allo spreco è una priorità per noi e abbiamo lavorato con i nostri fornitori e rivisto le specifiche in modo che finisca sugli scaffali la maggior quantità di prodotto possibile. Il feedback dei nostri clienti da quando vendiamo le scatole è prezioso, soprattutto quando ci sono problemi di approvvigionamento come in questo momento [le condizioni meteo avverse hanno causato grossi problemi nei supermercati inglesi con tagli delle consegne specie dalla Spagna, tanto che insegne come Tesco e Asda hanno messo un “tetto” all’acquisto da parte di una singola persona di melanzane, zucchine e peperoni, ad esempio non è possibile comperare più di tre insalate iceberg, ndr]. Le nostre specifiche flessibili consentono ai nostri fornitori di vendere i loro prodotti e mantenere la disponibilità per i nostri clienti senza compromettere la qualità».

Vero o falso? Certilogo certifica tutti i denim Diesel

Entro fine anno saranno tutti certificati: stiamo parlando dei capi di abbigliamento Diesel, che non dovranno più temere l’attacco dei contraffattori grazie a un’etichetta termostampata posizionata nella cintura dei jeans insieme alla Call to Action “Scan for Authenticity”. Ideata da Certilogo, lo strumento consente facilmente al consumatore di verificare l’autenticità del capo ch sta acquistando in tre modi: scansionando il Codice CLG con un lettore di codici QR standard sul proprio smartphone, inserendo il Codice CLG e rispondendo a poche semplici domande tramite l’apposita Certilogo App personalizzata Diesel, o andando sul sito certilogo.com.

«Nel nuovo panorama dei consumatori, alimentato dall’apprezzamento per l’alta qualità, stiamo adottando un approccio mirato a potenziare la fiducia dei consumatori Diesel, creando un dialogo diretto con loro”, spiega il Ceo di Diesel Alessandro Bogliolo.

«I rapporti fra i brand e i consumatori sono cambiati nell’era digitale. Non è più accettabile limitarsi all’approccio “Invitiamo i consumatori a prestare attenzione e buona fortuna” riguardo ai prodotti contraffatti, quando ognuno di noi ha in tasca la tecnologia necessaria a far cessare questo fenomeno» sottolinea Michele Casucci, Ceo di Certilogo.

Il tema del resto non è di poco conto: l’International Chamber of Commerce calcola che la contraffazione e la pirateria delle merci sottraggano ai consumatori, ai legittimi produttori e al fisco ricavi per 1,8 trilioni di USD all’anno e dia luogo alla perdita di 25 milioni di posti di lavoro in tutto il mondo.

La richiesta da parte dei consumatori di uno strumento semplice e affidabile per riconoscere ed evitare i prodotti contraffatti ha generato una crescita di oltre il 100% delle autenticazioni su certilogo.com dal 2013.
I consumatori sembrano apprezzare e, soprattutto, utilizzare questa tecnologia. Da quando il denim 5 tasche codificato Certilogo ha fatto la sua comparsa nei negozi, i consumatori di oltre 70 Paesi si sono collegati alla piattaforma Certilogo per verificare che il loro acquisto fosse autentico. Il 20% delle autenticazioni è stato eseguito da consumatori che valutavano un possibile acquisto; il 64% è stato effettuato dopo l’acquisto in un negozio fisico, mentre il 16% dopo l’acquisto in uno store o centro commerciale online.

 

 

Fabio Donà direttore marketing di Despar Nordest

Despar Nordest ha un nuovo direttore marketing: è Fabio Donà, 37 anni, ufficialmente alla guida dell’area marketing di Aspiag Service da fine dicembre.

Aspiag Service S.r.l. è la concessionaria dei marchi Despar, Eurospar e Interspar per il Triveneto e l’Emilia Romagna, che el 2017 ha anche nominato Arcangelo Francesco Montalvo amministratore delegato, a seguito del pensionamento di Marino Fineschi.

«Crediamo che l’esperienza maturata da Donà sia nel settore dell’industria di Marca che in quello della Gdo darà un apporto più che positivo alla crescita della nostra azienda – ha dichiarato l’Ad Paul Klotz, che nel 2016 ha ricoperto il ruolo di direttore marketing ad interim -. Ci aiuterà ad affrontare nel migliore dei modi l’intenso piano di sviluppo che attende Aspiag Service nei prossimi anni».

Donà approda in Despar dopo una consolidata esperienza di marketing prima in Gruppo Ferrero e poi negli ultimi anni presso un competitor di Aspiag Service.

«Inizio questa nuova avventura con grande entusiasmo, conscio delle sfide che si prospettano nel futuro per il mondo della Gdo in Italia, con l’obiettivo di consolidare l’ottimo lavoro di marketing fatto in questi ultimi anni e di contribuire a costruire le basi per un’ulteriore crescita dell’Azienda; queste saranno le linee guida sulle quali avviare il lavoro che mi spetta» ha detto Donà.

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