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Anna Muzio

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Lotta allo spreco, Froodly avvisa quando il cibo è vicino alla scadenza (e in promo)

Una delle vie maestre per combattere lo spreco alimentare è, come appare sempre più chiaro, la tecnologia e in particolare le app. Dalla Finlandia ne arriva una che incrocia consapevolezza ambientale del consumatore, voglia di risparmio ma anche interattività e coinvolgimento con l0utente finale: si chiama Froodly e, semplicemente, avvisa l’utente dentro il supermercato quando c’è un’offerta su un cibo che si avvicina alla scadenza. Non solo: l’app dà la possibilità a chiunque di segnalare un prodotto in promozione perché prossimo alla scadenza, semplicemente scattando una foto, e naturalmente promette un “premio”: un caffè o cibo gratis da uno delle insegne o locali “partner” dell’iniziativa.

Il sistema è molto semplice e immediato, e ha la doppia valenza di informare i clienti sulle offerte di prodotti scontati nel mare magnum di etichette e fogliettini e farlo sentire parte della lotta allo spreco evitando che alimenti ancora buoni vadano al macero, ma aiuta anche l’insegna a liberare gli scaffali da prodotti che “scottano” perché presto dovranno essere rimossi.

È sufficiente che il negoziante o anche un cliente facciano una foto del prodotto inseriscano l’ammontare dello sconto e chi si trova nella zona del punto vendita riceverà una notifica sul telefonino. Gli sconti tipicamente variano dal 30 al 70%.

Disponibile per Ios e Android, l’app per ora è disponibile solo per il mercato finlandese.

 

Lego store, il settimo apre a Marghera nel Cci Nave de Vero

Un Lego store.

Aprirà il prossimo 22 febbraio il settimo Lego Certified Store d’Italia, a Marghera (Venezia), all’interno del Centro Commerciale Nave de Vero, Via Pietro Arduino 20. Alle ore 14 bambini e adulti potranno assistere al taglio di un nastro speciale, tutto fatto di mattoncini Lego (che, per chi non lo sapesse, è l’abbreviazione del danese “leg godt” ovvero “gioca bene”.

Come tutti i Lego store italiani è gestito da Percassi, che ha in programma di aprirne altri su tutto il territorio nazionale nel corso dei prossimi anni.
All’interno del nuovo store, bambini e adulti potranno vivere una esperienza unica, ricca di grandi novità e sorprese esclusive. Con “Pick a Brick”, per esempio, sarà finalmente possibile acquistare mattoncini sfusi tra una vasta scelta di pezzi disponibili. “Build a mini” consentirà di costruire, personalizzare e acquistare la propria minifigure, scegliendo ogni più piccolo dettaglio del personaggio collezionabile Lego, dal cappello al colore degli abiti. Oltre al completo assortimento di prodotti Lego, saranno disponibili in anteprima prodotti della linea Lego Creator Expert e prodotti esclusivi. Insomma sarà una vera e propria full immersion all’interno dei valori del brand dei mattoncini danesi.
Lego Group è un’azienda privata a conduzione familiare con sede a Billund, in Danimarca, e uffici a Enfield, negli USA, a Londra, nel Regno Unito, a Shanghai, in Cina, e a Singapore. Fondata nel 1932 da Ole Kirk Kristiansen.

Fondata nel 1976, Percassi è un’azienda le cui attività si concentrano in tre aree: Own Trademarks, House of Brands e Real Estate. Dopo aver portato in Italia, tra gli altri, Victoria’s Secret e Lego, sarà partner dell’ingresso di Starbucks e Wagamama. In passato Percassi ha sviluppato a livello globale i negozi del gruppo Benetton ed ha contribuito all’ingresso e alla diffusione sul mercato italiano dei brand del gruppo Inditex (Zara, Massimo Dutti, Oysho, Pull and Bear, Bershka, Stradivarius) oltre che di Swatch, Calvin Klein, Guess, Tommy Hilfiger, Polo Ralph Lauren, Levi’s e Ferrari.

Rapporto Ancd Conad: concorrenza, legalità e semplificazione per far ripartire il Paese

Solo una nuova stagione di liberalizzazioni, il taglio della burocrazia e la garanzia della legalità potranno far ripartire l’Italia sostenendo la crescita del Pil oltre la soglia attuale, ferma a meno dell’1%: sono le conclusioni del X° Rapporto sulla legislazione commerciale di Ancd Conad, presentato alla Camera di Commercio di Roma.

A condizionare il mancato rilancio del sistema Italia secondo il rapporto non sono solo le componenti economiche internazionali – quali instabilità politica e finanziaria, emergenza immigrazione, prezzo delle materie prime – ma una serie di fattori endemici che da troppo tempo hanno reso ormai l’Italia un “malato cronico” di mancata crescita. Confindustria attribuisce alla burocrazia un costo del 4% del Pil e all’insufficiente concorrenza un altro 11%. Se poi la corruzione fosse “abbassata” al livello di quella spagnola, il Pil potrebbe crescere dello 0,6%.

In primo piano le responsabilità della politica, alla quale il mondo produttivo chiede di colmare quei gap strutturali che impediscono alle imprese di operare alle stesse condizioni dei competitor europei. Tra le misure possibili e necessarie per stimolare la concorrenza e la semplificazione, e per fare da antidoto alla corruzione e all’immobilismo: la concorrenza, la semplificazione, l’alleggerimento normativo. Punti su cui Conad ha lanciato le proprie proposte.

La nuova stagione delle liberalizzazioni Nell’Indice delle liberalizzazioni 2016 dell’Istituto Bruno Leoni l’Italia totalizza 70 punti su 100 a fronte dei 94 punti della Gran Bretagna, gli 80 della Spagna, i 79 dei Paesi Bassi. Mentre il Ddl concorrenza 2015 è fermo in Parlamento da più di due anni, alcuni settori economici restano imbrigliati da vincoli di natura corporativa, e attendono una spinta liberalizzatrice che elimini barriere alla vendita per liberalizzare i prezzi.

Un taglio alla burocrazia Nella relazione 2015-2016 sulla competitività globale del Forum economico mondiale l’inefficienza della burocrazia è considerata il principale ostacolo all’attività commerciale e imprenditoriale in Italia. L’eccesso di norme spesso in conflitto tra loro concorrono a rallentare i processi imprenditoriali, costringendo le imprese a continui stop&go. È necessario che l’Italia recuperi efficienza che le consenta di scalare le classifiche che la vedono al 65° posto nel rapporto “Doing business”.

Tornare alla certezza del diritto Con una media di 608 giorni, l’Italia è al terz’ultimo posto nell’Unione Europea per lunghezza dei processi di prima istanza civili e commerciali. Sono tempi incompatibili con la rapida definizione dei contenziosi che possono riguardare le imprese, e che scoraggiano gli investimenti. Ogni imprenditore ha necessità di operare in un sistema organizzato con regole certe e condivise, efficiente, semplice e fruibile, che garantisca a tutti le medesime condizioni per competere lealmente in un mercato libero. La mancanza di questi requisiti genera incertezza, ritardi nella definizione delle procedure burocratiche e rischia di alimentare fenomeni di illegalità diffusa.

«L’Italia è un Paese costituito da circa 8 mila comuni e 20 regioni, ma è indispensabile restituire a imprese e cittadini un quadro normativo di riferimento che sia il più omogeneo possibile. Occorre ridurre i centri decisionali e definire regole comuni, in attesa che si compia un nuovo riordino delle competenze a livello costituzionale – ha detto il segretario generale di Ancd Conad Sergio Imolesi  . Inoltre si registrano ancora alcuni comportamenti del legislatore nazionale non sempre in linea con le aspettative dei cittadini. È il caso del ddl Concorrenza: se approvato nell’attuale formulazione, rischia di disattendere le richieste formulate dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato in materia di farmaci, carburanti e nel settore delle professioni».

Alla presentazione erano presenti hanno partecipato il presidente di Ancd Conad Marzio Ferrari, l’assessore allo Sviluppo economico del Comune di Roma Adriano Meloni, il sottosegretario al ministero dello Sviluppo economico Antonello Giacomelli, il segretario generale di Ancd Conad Sergio Imolesi, il responsabile dell’ufficio legislativo Ancd Conad Piero Cardile e Roberto Ravazzoni, professore ordinario presso il Dipartimento di Comunicazione ed Economia – UNIMORE. Sono intervenuti il presidente della V Commissione Camera dei Deputati Francesco Boccia, il presidente della X commissione Senato Massimo Mucchetti, il responsabile della Direzione Agroalimentare e Trasporti – (DG Concorrenza) dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato Alessandro Noce e l’amministratore delegato Conad Francesco Pugliese.

 

Lidl alla conquista dell’America, il debutto quest’estate con 20 punti vendita

Con un anno e mezzo di anticipo rispetto a quanto annunciato in precedenza, l’insegna tedesca Lidl sbarcherà negli Stati Uniti la prossima estate aprendo i primi 20 dei 100 punti vendita entro il primo anno, iniziando dalla costa occidentale tra Virginia, North e South Carolina. Gli store americani dovrebbero essere più grandi del 35% rispetto agli europei.

Lidl, che possiede più di 10mila punti vendita in 27 Paesi europei, ha già iniziato a reclutare personale dal suo quartier generale di Arlington.

L’insegna tedesca non sarà il primo discount ad arrivare negli USA: Aldi (il cui debutto è atteso nel Nord Italia, e che ha già un quartier generale a Verona) ha aperto il primo store americano nel 1976 e ora ne ha 1.600 sotto il controllo di Aldi Sud, mentre l’insegna Aldi Nord gestisce 460 punti vendita Trader Joe in 41 stati. E secondo Reuters Aldi investirà 1,6 miliardi di USD per il restyling e l’ampliamento di 1.300 store entro il 2020.

Alcuni grandi attori come hanno deciso di correre ai ripari come Kroger, che ha inaugurato un suo format discount, Ruler Foods. In un articolo su Forbes dello scorso ottobre venivano elencati i i12 motivi per cui la Gdo americana (che in totale conta 38mila punti vendita) dovrà guardarsi da Lidl (e Aldi):

1) È grande: di fatto, la più grande catena discount europea con 10mila punti vendita e un fatturato di circa 62 miliardi di USD.

2) Ha una tradizione: azienda di famiglia, posseduta da Dieter Schwarz, il terzo uomo più ricco della Germania, figlio del fondatore Josef Schwarz. Ma l’attuale CEO è Klaus Gehrig, non il figlio.

3) Ma è semplice: secondo la classifica di Siegel+Gale è il terzo brand mondiale più semplice, ovvero trasparente e onesto, facilmente comprensibile, innovativo e capace di far sentire i suoi clienti valorizzati.

4) Preferisce la cautela alla rapidità: quando deve entrare nuovi mercati.

5) (Però) arriva in ritardo: avrebbe dovuto arrivare nel 2015, ma problemi nel management ne hanno posticipato l’ingresso.

6) Il suo maggior concorrente è il connazionale Aldi

7) È un “soft discounter”: ovvero ha un assortimento e un varietà di marchi maggiore rispetto a un hard discounter

8) La politica di etichettatura: a differenza della maggioranza dei supermercati Lidl mette i prezzi in alto rispetto ai prodotti invece che in basso. E i prezzi sono più alti negli scaffali superiori, il che secondo Forbes può ingenerare confusione nei clienti.

9) È medaglia d’oro: Nel 2015 è stato retailer dell’anno a Londra.

10) Ha un nuovo programma fedeltà

11) Vende latte, banane e abbigliamento: non solo pratico ma anche alla moda.

12) Accetta suggerimenti dai locali: per la scelta delle location negli USA l’insegna ha utilizzato il sito.

Un 2016 di crescita e un portale food innovativo per Coop svizzera

Un fatturato nel 2016 di 28,3 miliardi di franchi (26,5 miliardi di euro), con una crescita del 5,2%, e un nuovo portale, o “piattaforma gastronomica” chiamata Fooby: sono le ultime news dal Gruppo Coop svizzero.

Con un utile di 475 milioni di franchi e una crescita del 14,6% nel settore degli shop online, giunto a 1,4 miliardi di franchi, nonché l’aumento del 2,6% dei clienti nei supermercati il gruppo svizzero archivia un 2016 decisamente positivo.

A fine 2016, il Gruppo Coop impiegava 85.001 collaboratori (+5047), tra cui figuravano 3505 persone in formazione (+95), in aumento del 6,3%.  E sono 2.476 i punti di vendita sul territorio elvetico, 64 in più rispetto al 2015. Sono positivi i risultati di tutte le “anime” della cooperativa, dai carburanti all’elettronica di consumo al cash&carry (Transgourmet),  con un calo solo per i format Coop City.

 

E-commerce forte sostenuto dal nuovo portale

Andamento molto positivo anche dal commercio online del Gruppo Coop, con un ricavo netto di 1,4 miliardi di franchi e una crescita del 14,6%. Nel commercio al dettaglio online, il ricavo netto è cresciuto del 10,9% giungendo a 565 milioni di franchi. Il supermercato online Coop@home continua a conquistare quote di mercato e ha registrato una crescita del 7,2%; il ricavo netto per il 2016 è ammontato a 129 milioni di franchi. Il ricavo netto realizzato online dal settore Commercio all’ingrosso/Produzione è cresciuto del 17,2% raggiungendo 824 milioni di franchi.

Forse anche per cavalcare questo successo Coop svizzera ha deciso si inaugurare il suo ambizioso portale gourmet, Fooby. Completo di app con il ricettario personalizzabile, videoricette e magazine ricco di racconti culinari, schede con le ricette da realizzare con pochi ingredienti in 20 minuti (disponibili anche nei punti vendita vicino agli articoli per facilitare gli acquisti) e l’app Mondovino per trovare gli abbinamenti più adatti. Il sito è interattivo, con lista della spesa automatica e la funzione per ordinare direttamente su coop@home. In altre parole “un nuovo mondo di idee culinarie, senza più confini tra il supermercato, i servizi online e la cucina di casa”.

Innovativa l’app Fooby che consente una completa personalizzazione dei contenuti, compresa la possibilità, con una foto dello smartphone, di aggiungere al ricettario digitale di Fooby anche contenuti provenienti da altri siti, manuali di cucina e riviste, così da avere tutto a portata di mano. Grazie alla visualizzazione chiara e immediata dell’app, è possibile realizzare le ricette nella cucina passo passo, con tanto di timer integrato. E per facilitare la spesa, l’app suddivide gli ingredienti indicati nella lista in base al reparto in cui sono collocati al supermercato.

«Con Fooby vogliamo riportare il focus sulla passione e la curiosità per la cucina, le creazioni gastronomiche e il gusto ha spiegato Philipp Wyss, Vicepresidente della Direzione generale e capo della Direzione Marketing/Acquisti -. Per molti cucinare non rappresenta più una fastidiosa incombenza, ma un’esperienza multisensoriale e un modo per distrarsi dalla routine del lavoro. Fooby non vuole cucinare per i nostri clienti, ma proporre loro idee pratiche e sfiziose».

Infine, anche nel 2016 Coop è riuscita ad aumentare il già elevato fatturato degli assortimenti sostenibili portandolo a ben 3,9 miliardi di franchi (+8,8%). Con i prodotti bio, Coop ha registrato un fatturato di 1,3 miliardi di franchi (+6,8%), confermandosi così leader incontestato del mercato.

Dura la spesa da single, costa il 44% in più

Archiviati cuori, fiori e cioccolatini di San Valentino sorge spontanea la domanda: ma i single? Tanto per cominciare sono un esercito di otto milioni in Italia, per lo più ignorato da retailer e Gdo. O quanto meno così sembra se si considera che, secondo un’indagine della Coldiretti su dati Istat, la spesa media per alimentari e bevande di un single è di 277 euro al mese, il 44% superiore a quella media di ogni componente di una famiglia tipo di 2,3 persone che è di 192 euro.

Insomma c’è proprio poco da festeggiare per i sempre più numerosi single italiani che per vivere da soli devono affrontare un costo della vita superiore in media del 64%. Ad incidere di più sono la casa e l’affitto, ma la spesa non è da meno: complici spesso i formati delle confezioni, family friendly magari, ma sicuramente non amici delle persone che vivono (e mangiano) da sole e che portano spesso i single di acquistare più cibo del necessario. E quando la confezione è piccola, gioco forza risulta molto più cari di quelle tradizionali. 

Un problema non da poco nel nostro Paese dato che, secondo l’Annuario 2016 dell’Istat, i single non vedovi sono più che raddoppiati in vent’anni e possono ora contare su un esercito di 4,8 milioni di persone, ma a questo vanno aggiunti anche vedovi e divorziati che non si sono risposati, celibi e nubili che non vivono nella famiglia di origine, monogenitori con figli, tanto che il numero delle persone sole in Italia sfiora gli 8 milioni, con le famiglie composte da un solo membro che sono quasi un terzo del totale. Ci sarebbe da tenerne conto, perché purtroppo spesso l’offerta sugli scaffali non rispecchia la reale composizione della clientela, sempre più single e anziana ad esempio.

Certo non è solo la spesa il problema, e per chi vive da solo i costi lievitano in ogni aspetto della vita: più del doppio (100%) per l’abitazione rispetto alla media per persona di una famiglia tipo, perché gli appartamenti e le case più piccole hanno prezzi più elevati al metro quadro sia in caso di acquisto sia di affitto. Ma anche usare l’automobile da soli costa di più come pure riscaldare un appartamento. 

La scelta di non stare in coppia non è peraltro sempre volontaria ma è anche determinata dall’invecchiamento della popolazione con un maggior numero di anziani rimasti in casa da soli che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese. Non è un caso che ben il 6,2% delle persone che vivono da sole sopra i 65 anni si trova in una situazione di povertà.

Internet & Italy, due su tre connessi tra social, messaggi e video, latitano le app

Siamo sempre più connessi: a dicembre 2016 lo erano due italiani su tre (65%), in aumento ma ancora indietro rispetto ai Paesi digitalmente più evoluti. Internet piace a noi italiani, ma a modo nostro: preferibilmente da smartphone (che cresce del +12% sul 2015), e soprattutto per mandare messaggi e indugiare sui social: 6 minuti ogni 10 vengono trascorsi su Facebook o Whatsapp. Sono i dati presentate da comScore all’interno del report “Internet in Italia – I Trend del 2017”.

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Mobile? First!

I dispositivi mobili sono il driver determinante di crescita dell’utilizzo di Internet in Italia; nel 2016 infatti sono cresciute del 12% le persone che hanno navigato in rete almeno una volta al mese con i propri device mobili a fronte di un calo del 4% di coloro che l’hanno fatto attraverso il desktop. Resta però il fatto che il 53% di penetrazione dell’Italia risulta di 25 punti percentuali inferiore agli Stati Uniti (attestati al 78%) e di 17 più basso rispetto al Regno Unito (al 70%). Inoltre, una componente sempre più consistente di chi naviga in rete accede ormai esclusivamente con device mobili (gli utenti “mobile only” sono un terzo di chi accede da desktop), un fenomeno più pronunciato sulle fasce d’età più giovani. Sui device mobili alla fine del 2016 gli italiani spendono circa due minuti su tre (65%) del totale del tempo trascorso in rete, dato in linea con quelli di USA (69%) e UK (64%).

Ma cosa facciamo una volta online? In Italia oltre la metà del tempo sulla rete viene trascorso sui social media e sui servizi di messaggistica, mentre in USA e UK la categoria di contenuto con il più alto tasso di utilizzo è l’Entertainment.

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Le app queste sconosciute

Su queste dinamiche, spostamento delle Audience e distribuzione del traffico, giocano un ruolo determinante le app su cui oggi si trascorre circa il 90% del tempo da dispositivi mobili e quindi il 57% del totale del tempo speso in rete (dati allineati a quelli dei paesi più sviluppati). Ma circa il 60% del tempo totale viene trascorso sulle due app più utilizzate (WhatsApp e Facebook) mentre in termini di penetrazione sugli utilizzatori di smartphone tutte le prime 10 App appartengono a Google o Facebook.

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In realtà siamo pigri utilizzatori assai abitudinari: solo il 34,2% di possessori di smartphone scarica almeno una nuova applicazione al mese, dato in linea con quello di Germania e Spagna (rispettivamente 33,7% e 31,7%) e superiore al dato francese (23,4%) ma lontano dalla maggiore disponibilità a scoprire nuove app che fanno segnare UK (41,4%) e USA (48,7%).

Per contro, la mobile audience italiana, in confronto con i consumatori degli altri Paesi più sviluppati, fa registrare i più alti tassi di acquisto via mobile sia da app (11,2%) che da browser (16,4%).

 

Tutti pazzi per i Video Online

A dicembre 2016 sono stati 28 milioni gli Italiani che hanno visto un video online attraverso il desktop e 18 quelli che hanno dichiarato di farlo con uno smartphone.
La crescita delle visualizzazioni da smartphone in Italia (+15% nel 2016) è seconda solo a quella registrata in Germania (+19%) e conferma il grande potenziale della fruizione di video on-line in mobilità. Oggi oltre la metà (55,5%) dei possessori di smartphone italiani dichiara di aver visto un video utilizzando il proprio device, e lo fa con sempre maggiore frequenza: crescono del 34% (da 3,3 a 4,4 milioni) gli utenti che guardano video quasi ogni giorno.

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Data la percentuale di tempo speso da desktop nella visualizzazione dei video si può ipotizzare come, in futuro, l’utilizzo della rete come piattaforma di entertainment potrà diventare sempre più rilevante nella dieta mediatica degli Italiani (avviene già in UK e USA). Sono infatti le fasce di età più giovani a utilizzare fino a metà del proprio tempo online tramite Desktop per guardare video editoriali, con un record per la fascia 15-24 (52%) seguito da quella 6-14 (46%), mentre per le fasce d’età più adulte il dato si assesta a poco più di un terzo del tempo totale (tra 34% e 36%).

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«Quello che emerge dall’analisi dello stato di utilizzo di Internet In Italia alla fine del 2016 è uno scenario in chiaroscuro – dichiara Fabrizio Angelini, CEO di Sensemakers che rappresenta comScore in esclusiva in Italia -, Il ritardo che continuiamo a scontare nei livelli di penetrazione di utilizzo della Rete rispetto ai Paesi più evoluti, se da un lato rappresenta un problema importante per lo sviluppo della nostra economia digitale, dall’altro indica un potenziale di crescita ancora significativo. Allo stesso modo se l’espansione della fruizione da mobile fa ben sperare, i livelli di concentrazione che essa genera devono far riflettere. Credo che il video on-line possa, anche nel nostro Paese, far aumentare l’importanza della Rete come piattaforma di entertainment su cui far crescere gli investimenti pubblicitari. Da questo punto di vista i dati su Adblocking e Traffico Invalido mostrano come il mercato on-line italiano sia più efficiente e trasparente di altri, anche se bisogna far aumentare il grado di confidenza degli investitori. Sono trascorsi ormai cinque anni da quando, per primi in Italia, presentammo al mercato i dati sulla Viewability che nel frattempo è passata dal 47 al 54%. Il miglioramento c’è stato ma non basta».

Sorgenia entra nel programma fedeltà Payback

Payback, il più grande programma di fedeltà multipartner in Italia che annovera tra  suoi soci Carrefour, Mondadori ed Esso, vede l’adesione di Sorgenia, fornitore di energia elettrice e gas.
Payback ha superato gli 11 milioni di clienti e conta oltre 80 Partner dalla Gdo alla telefonia, dal banking allo shopping online, per arrivare a viaggi, cultura, tempo libero. L’obiettivo di Sorgenia è garantire ai propri clienti ancora più vantaggi, attraverso un sistema di punti che si trasformano in sconti immediati presso Carrefour, Mondadori ed Esso o in premi da scegliere su un catalogo dedicato che verrà rinnovato in occasione del lancio della seconda edizione del programma.

«Siamo molto soddisfatti dell’ingresso di Sorgenia nella famiglia PAYBACK – dichiara Luca Leoni, Vice President e Managing Director di Payback Italia – la nostra carta è già presente in una famiglia su tre e questa nuova partnership ci consente di completare la nostra offerta in un settore fondamentale come quello dell’energia».
«L’accordo con Payback è in linea con il rinnovato posizionamento di Sorgenia, proiettata verso la scelta di una customer experience che offra ai clienti opportunità di risparmio, ma anche di scelta e personalizzazione – afferma Simone Lo Nostro, Direttore Mercato & Ict di Sorgenia. I clienti ci mostrano che i programmi fedeltà ben strutturati riscuotono grande successo: i dati di una recente ricerca Nielsen evidenziano che il 74% degli Italiani è iscritto a uno di essi e il 62% preferisce negozi che offrono i vantaggi di una raccolta punti. Siamo convinti che questa partnership, dunque, renderà ancora più interessante la nostra offerta che assicura risparmio in bolletta e adesso, con Payback, anche vantaggi nella vita di tutti i giorni».

I clienti Sorgenia potranno accumulare punti Payback da trasforma in premi o sconti: si ottengono fino a 1.380 punti all’attivazione di un contratto di fornitura luce o gas (con addebito automatico sul conto corrente bancario) e fino a 2.380 per la scelta di un contratto sia luce, sia gas.
Inoltre, ogni mese si accumulano 50 punti se i pagamenti sono regolari e 1.000 se si decide di cambiare metodo di pagamento, passando all’addebito automatico sul conto corrente bancario.

 

Il Food & Grocery online decolla a Natale, i dati Netcomm

Che il Food & Grocery abbia finalmente virato verso il web, si sapeva. Che quello passato fosse un Natale digitale anche, con un numero sempre maggiore di consumatore che si sono rivolti al web per gli acquisti. Non sorprende dunque che il settore abbia registrato una incremento generalizzato, con tutte le aziende coinvolte che hanno registrato incassi in ascesa rispetto all’anno precedente: lo rileva Netcomm che ha comunicato i risultati dell’-e.commerce natalizio.

Il Consorzio del Commercio Elettronico Italiano ha monitorato l’andamento delle vendite online dei propri soci nel periodo compreso tra metà novembre e fine dicembre 2016, evidenziando una crescita significativa delle transazioni. La ricerca ha coinvolto i soci del Consorzio e i siti di e-commerce in possesso del Sigillo Netcomm, che ne certifica la qualità, l’adempimento degli obblighi di legge e l’attenzione verso le esigenze del consumatore. Il risultato è la voce di aziende sia di grandi sia di medio-piccole dimensioni, appartenenti a diversi settori.

Rispetto al Natale 2015 l’80% delle aziende intervistate dichiara di avere riscontrato un aumento delle vendite online. Aumento che, per circa un sito di e-commerce su quattro, ha preso le sembianze di una vera e propria impennata: il 23% dichiara infatti di aver registrato un incremento superiore al 50%. La tendenza positiva ha riguardato sia le aziende di piccole dimensioni sia le grandi organizzazioni (con oltre 250 dipendenti). Tra i settori merceologici più performanti tra i soci di Netcomm l’Informatica ed Elettronica e il Food & Grocery, appunto, dove la totalità delle aziende rispondenti ha dichiarato una crescita rispetto al periodo natalizio dello scorso anno. Trend molto positivi si riscontrano anche per i Servizi Business (crescita per il 79% delle aziende rispondenti), Arredamento e Servizi per la Casa (70%) e Abbigliamento (67%).

 

L’e-commerce cresce a Natale

Il Natale si conferma un momento cruciale per gli operatori di e-commerce: per quasi il 20% delle aziende rispondenti il valore delle vendite natalizie costituisce tra il 20% e il 40% dei ricavi annui e per il 4% oltre il 40%. È quindi ovvia l’importanza di attirare l’attenzione dei consumatori in tale periodo dell’anno; per questa ragione il 73% degli intervistati dichiara di avere sviluppato iniziative ad hoc per stimolare le vendite sotto Natale, utilizzando un mix di strumenti promozionali: in testa ci sono gli sconti sui prodotti/servizi e le attività di comunicazione (adottati rispettivamente dal 56% e dal 45% dei rispondenti). Anche le promozioni sulle modalità di consegna e ritiro sono state piuttosto utilizzate (21%); però il 27% dei rispondenti non ha sviluppato particolari attività rispetto a quelle che svolge durante l’anno, segno che anche la stagionalità costituisce di per sé un interessante stimolo alla domanda.

Cresce anche la percentuale di acquisti effettuati tramite dispositivi mobili che hanno rappresentato un flusso di traffico e di acquirenti per l’80% dei rispondenti; da notare come la percentuale di vendite concluse attraverso questo device nel periodo natalizio sia stata superiore rispetto alla media della percentuale di vendite via smartphone registrata durante tutto l’anno. Il 44% dei rispondenti ha registrato tra l’1% e il 10% di incremento di vendite via smartphone, il 25% tra il +11% e il +30% e l’11% oltre il +30%.

«Da questi dati si comprende come oggi sia fondamentale rendere l’esperienza mobile sempre più attraente e soddisfacente per gli utenti, dichiara Roberto Liscia, Presidente del Consorzio Netcomm. Per chi ha un sito di e-commerce è importante guadagnare la fiducia del cliente non solo ottimizzando la user experience di navigazione ma garantendo anche sicurezza delle transazioni, contenuti puntuali e mantenendo continuità tra l’esperienza web e mobile».

 

Sfondano i pagamenti digital, ma resiste il contrassegno

Gli strumenti di pagamento preferiti dai compratori online sono risultati essere le carte di credito (73%) e il sistema PayPal (64%). Il contrassegno si dimostra ancora una forma di pagamento importante per il mercato italiano, con il 35% dei rispondenti che lo ha indicato come uno degli strumenti maggiormente utilizzati dai propri clienti; una modalità di pagamento che risulta più vicina all’esperienza di fare acquisti in un negozio fisico.

Anche i soci di Netcomm sembrano seguire il trend generale dell’e-commerce italiano, che fatica ad affermarsi sull’export: il 50% dei rispondenti non ha realizzato vendite verso consumatori stranieri durante il periodo natalizio e il 33% ha registrato vendite cross-border tra l’1 e il 10%, mentre solo il 12% degli operatori riesce attualmente ad attirare flussi consistenti dall’estero.

 

I robot prenderanno il controllo del supermercato del futuro?

Si erano già visto a Expo i bracci meccanici che raccoglievano mele da un espositore, ma ora due notizie sembrano prefigurare un futuro di automazione per il supermercato del futuro: grazie ai progressi dell’intelligenza artificiale potrebbero essere insomma delle macchine a gestire con efficienza l’intero processo della spesa, dalla distribuzione all’imbustamento (il pagamento non è già più un problema) e sostituire dunque quasi interamente gli addetti “umani”, come già avvenuto nell’industria. O perfino i clienti, invitati ad attendere fuori.

Sembra andare in questa direzione Amazon, che secondo indiscrezioni pubblicate sul New York Post starebbe progettando un supermercato su due piani tra i 1000 e i 4000 metri quadri di superficie con 4000 referenze a disposizione tra freschi e bevande, e magari anche farmaci, quasi interamente gestito da robot. Questi prenderebbero dagli scaffali i prodotti e imbusterebbero la spesa, la quale sarebbe consegnata attraverso finestre stile “drive in” ai clienti in attesa nelle loro automobili. O addirittura da droni pronti a consegnare direttamente nel parcheggio adiacente. Numero di impiegato “umani” necessario per questo “store del futuro”: tre. Sarebbe un format alternativo ad Amazon Go, aperto a Seattle su 180 metri quadri, per i 2000 punti vendita fisici che secondo il Wall Street Journal la dotcom di Jeff Bezos avrebbe intenzione di aprire solo negli USA. Con un minimo comune denominatore: ottimizzare i costi e aumentare i ricavi utilizzando meno personale possibile.

Dal Regno Unito arriva un’altra notizia, meno suggestiva ma più attuale, e che riguarda la logistica delle consegne online che ancora prima dei supermercati reali potrebbe arrivare a una quasi completa automazione: Ocado, leader nell’e-commerce sul fronte grocery, sta già testando un macchinario dotati di un braccio in grado di prendere articoli anche delicati (come frutta e verdura) senza danneggiarli e riporli in scatole pronte per la spedizione. Sviluppato dall’Università di Berlino e dal centro Disney Research di Zurigo, il robot ha mani di gomma controllate tramite getti d’aria. Il che combina la forza alla delicatezza, cosa che finora non è stata possibile e ha portato spesso nei testi alla rottura o danneggiamento degli articoli più fragili.

Ocado, che effettua 250mila consegne al giorno, ha già testato a Londra nella zona del magazzino principale consegne a casa tramite robot, sviluppati da Starship Technologies (vedi Metro Group testa i robot per le consegne a domicilio).

 

Magnifiche sorti e progressive insomma. Sul fronte dell’occupazione infatti lo scenario appare desolante. Come in un distopico futuro à la Teminator i supermercati potrebbe passare saldamente in mano alle macchine, precise, solerti, gentili, in grado di leggere i Big Data e dunque i nostri più intimi desideri arrivando a fare la spesa al posto nostro. Con buona pace di sindacati e scioperi per chiusure forzate. Dopo aver sconvolto l’industria insomma le macchine, che diventano sempre più intelligenti grazie ai progressi della IA, sembrano pronte a conquistare anche il commercio.

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