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Anna Muzio

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Per Pugliese “le farmacie abdicano al ruolo sociale”, meglio i corner della Gdo

È di nuovo polemica tra grande distribuzione e farmacie sul ruolo di queste ultime. Secondo Francesco Pugliese, amministratore delegato di Conad, intervistato da FarmaciaVirtuale.it, le farmacie tradizionali “abdicano al proprio ruolo sociale, ovvero garantire l’accesso ai farmaci a chi ne ha bisogno. Costringendo di fatto la Gdo con i loro corner di parafarmacia a sostituirsi a esse”. Parole che non sono piaciute a Vittorio Contarina, presidente di Federfarma Roma, interpellato dallo stesso sito, che ha parlato di “offesa a un’intera categoria”.

Ma partiamo dalle parole di Pugliese. Che a proposito dell’ipotesi di liberalizzazione dei farmaci di fascia C con un ddl Concorrenza peraltro arenatosi nei palazzi romani, di cui il gruppo Conad è strenuo assertore, e del rischio che rivoluzionare questa fetta di mercato finisca per penalizzare piccole aziende come le farmacie a vantaggio di grandi gruppi imprenditoriali, nega che Conad voglia fare business con i farmaci. «Il fatturato che realizziamo con le nostre parafarmacie – dice Pugliese – ovvero 80 milioni all’anno, rappresenta lo 0,6% del giro d’affari complessivo del gruppo Conad. Il nostro punto di vista piuttosto è contribuire a tutelare il potere di acquisto della persona rendendo disponibile una convenienza che non è un surrogato di interessi corporativi». E poco importa usare come foglia di fico la realtà delle farmacie rurali e delle loro difficoltà economiche, visto che esse “ricevono già sostegno e sussidi economici dalle Regioni” e quindi si tratta di un “argomento pretestuoso portato da Federfarma per avvalorare la denuncia alla grande distribuzione che mina il ruolo di presidio sanitario delle farmacie”. Ma non sono i corner farmaceutici degli ipermercati i killer delle farmacie, semmai il fatto che poche di esse, come rivela una ricerca di Altroconsumo, pratichi sconti, contribuendo al fatto che, come spiega l’Istat, ben 4,6 milioni di italiani non riescono ad acquistare i farmaci necessari per le loro cure. E se le farmacie sono in crisi dipende piuttosto dai gravosi oneri finanziari per acquisti a fronte dei tempi biblici con cui avviene il rimborso dei farmaci. Insomma, Federfarma sbaglia bersaglio quando se la prende con la grande distribuzione che mette piede nel suo orticello.

Non si fa attendere la risposta dei farmacisti, per bocca di Vittorio Contarina. «Sono dichiarazioni che non posso accettare, perché offensive per una categoria che fa del ruolo sociale la propria vita. In questi mesi terribili, prima con il terremoto e poi con l’ondata eccezionale di freddo, stiamo garantendo un servizio fondamentale per i cittadini». Entrando nel merito della questione, Contarina ricorda poi come il sussidio garantito alle farmacie rurali sia in alcune regioni, come il Lazio, di 1.500 euro l’anno lordi (in altre regioni si arriva a 9mila euro ma la media nazionale è comunque assai più bassa) a fronte dell’impegno a essere reperibili 24 ore su 24 in qualsiasi situazione. «Magari – racconta Contarina – scendendo di casa alle 3 di notte per fornire un farmaco a una mamma il cui bambino piange per la febbre. Ecco: quando anche Conad garantirà questo tipo di servizio potrò accettare che il suo amministratore delegato parli di farmacie». Quanto agli sconti, secondo Contarina non sono importanti. «Davvero – spiega – vogliamo credere che la battaglia di Conad sia per qualche centesimo di euro in meno su qualche farmaco? La realtà è che si vuole sottrarre la fascia C a dei piccoli imprenditori come i farmacisti». Fascia C che è “l’unica che fa sopravvivere le farmacie a oggi. Non lo dico io ma la Corte di Giustizia europea che lo ha affermato”. Quella tra farmacie e grande distribuzione è una battaglia che durerà a lungo.

La presidente di Federfarma nazionale Annarosa racca replica attraverso il sito quotidianosanita.it: “Per Conad, come per tutta la GDO, i farmaci sono un prodotto civetta da vendere solo nei pochi punti vendita più grandi, che garantiscono un ritorno economico. Ma servono soprattutto ad attirare clientela nei propri supermercati in modo che le persone possano riempire i carrelli di prodotti di tutti i tipi. Il presunto risparmio che le persone ottengono su alcuni farmaci è ampiamente annullato dai maggiori costi sostenuti complessivamente sull’intera spesa”. Inoltre, continua la presidente “il vero obiettivo di Conad non è “tutelare il potere d’acquisto della persona”, come sostiene Pugliese, ma strappare clientela agli altri esercizi riempiendo i supermercati di tutti i tipi di prodotti. Il risultato di questa politica è la chiusura di tanti negozi di vicinato che non sono riusciti a reggere alla concorrenza della Grande Distribuzione, soprattutto in un periodo di crisi economica”.

Food & Retail, Fattorie Garofalo inizia da Milano la collaborazione con Mondadori Store

Con un investimento di circa 6 milioni di euro Fattorie Garofalo punta sugli spazi retail (dopo stazioni e aeroporti) per il suo format, Mozzarella Bistrot (vedi Fattorie Garofalo Mozzarella Bistrot: un nuovo concept alla Stazione Termini).

In questo senso va l’accordo di collaborazione con Mondadori Retail, che debutterà il 19 gennaio 2017 con l’inaugurazione del Fattorie Garofalo Mozzarella Bistrot nel Mondadori Megastore di via Marghera 28 a Milano.

Intanto, il 10 gennaio scorso ha aperto i battenti il Fattorie Garofalo Mozzarella Bistrot posto nel Centro Commerciale Fiumara di Genova.

Fattorie Garofalo, azienda a capo di un gruppo imprenditoriale con base a Capua (Caserta) impegnato nella filiera bufalina, dalla produzione di latte alla commercializzazione di Mozzarella di bufala campana Dop, carne e altri derivati bufalini, e che fattura circa 70 milioni di euro l’anno, entro il 2017 prevede altre aperture di Fattorie Garofalo Mozzarella Bistrot in Italia, a cominciare da quella della stazione ferroviaria di Napoli Piazza Garibaldi, al momento prevista per fine febbraio. 

«La strategia di espansione del gruppo prende finalmente corpo: partita con il travel retail, intercettato un importante centro commerciale come Genova Fiumara, approda all’esaltazione del binomio food di qualità – cultura, grazie all’inaugurazione del Fattorie Garofalo Mozzarella Bistrot nel Mondadori Megastore di via Marghera a Milano – dice Raffaele Garofalo, presidente di Fattorie Garofalo . Quest’ultima localizzazione ci riempie d’orgoglio, la consideriamo un importantissimo viatico per la nostra futura espansione».

Due le localizzazioni immediatamente precedenti di Fattorie Garofalo, effettuate nel periodo natalizio appena decorso – nel quadro dello sviluppo di un progetto internazionale del retail diretto che prevede investimenti per 6 milioni di euro l’anno: nella stazione ferroviaria di Torino Porta Nuova, in forza di un accordo con Grandi Stazioni Retail, e nello scalo ferroviario di Roma Ostiense, grazie ad un’intesa con Cento Stazioni FS. Per il 2017 è prevista anche l’inaugurazione di un mozzarella bar nel centro commerciale Évry 2 a Parigi.

L’offerta dei Fattorie Garofalo Mozzarella Bistrot comprende un mix di prodotti bufalini da consumare freddi, in abbinamento ad insalate e contorni fantasia, seguiti da macedonie di frutta. Il tutto abbinato a vini di qualità e con la possibilità di gustare un assortimento di alta gastronomia rigorosamente Made in Italy.

Lo sviluppo della strategia di investimento nel retail diretto prevede un investimento medio annuo compreso tra i 5 ed i 6 milioni di euro, accordi commerciali in tutto il mondo, il coinvolgimento di chef stellati per la predisposizione di piatti adatti ad una clientela internazionale eppure sempre basati su prodotti bufalini, e una ricaduta in termini occupazionali importante: sono in corso tra le 90 e le 100 assunzioni, effettuate direttamente dal gruppo Garofalo.

Innovazione, il tuo nome è (ancora) Apple. E non vivi in Europa

Per il dodicesimo anno consecutivo Apple è l’azienda più innovativa del mondo. E per il terzo anno di seguito al secondo posto c’é Google. È il risultato dell’ultima edizione dello studio The Most Innovative Companies relativo al 2016, condotto con interviste a 1.500 capi d’azienda di tutto il mondo e combinando poi i voti con i risultati finanziari degli ultimi tre anni e pubblicato da The Boston Consulting Group, azienda leader della consulenza strategica.

La classifica mette in fila 50 aziende del mondo, e sul podio ci sono Apple, Google e Tesla. Microsoft è stabile al quarto posto, seguita da Amazon, che fa un balzo di 4 posizioni e entra in top 5. Netflix e Facebook irrompono nella top 10 guadagnando rispettivamente 15 e 19 posti. Completano la top ten Samsung, Toyota e IBM. Tra le prime dieci aziende per innovazione spicca quindi l’assenza di qualsiasi azienda europea. La prima, la tedesca Bayer, compare all’undicesimo posto. Gli Stati Uniti restano sempre protagonisti della classifica, con 34 società contro le 22 dell’edizione 2013. Ci sono poi dieci società europee e sei asiatiche.

Alcuni settori sembrano più effervescenti di altri quando si parla di innovazione. Ad esempio il turismo e viaggi, che presenta Expedia, Airbnb e Uber rispettivamente al 31esimo, 21esimo e 17esimo posto. E l’abbigliamento, con le performance di Nike e Under Amour che si identificano sempre di più con il concetto di “digital fitness company”. Bene anche l’automotive. Per BCG, circa il 58% dei consumatori è già disposto a provare una vettura senza conducente e la ricerca e l’elaborazione di progetti che guardano a un nuovo concetto di mobilità sono alla base dei risultati di società come Tesla, BMW (14esima) e Daimler (16esima).

Secondo gli autori – Michael Ringer, Andrew Taylor e Hadi Zablit – i risultati della ricerca segnalano come la velocità del cambiamento e l’impatto che le nuove tecnologie stanno avendo anche su settori tradizionali stiano rendendo cruciale per le aziende la capacità di bilanciare tra innovazione generata all’interno e proveniente da fuori. Le aziende in classifica sono capaci di scandagliare, captare ed elaborare con efficienza i segnali innovativi che giungono da mondi diversi, e sono veloci nel portarli al proprio interno.

Ecco la classifica completa 2016:

1) Apple

2) Google

3) Tesla

4) Microsoft Corp.

5) Amazon

6) Netflix

7) Samsung Group

8) Toyota

9) Facebook

10) IBM

11) Bayer

12) Southwest Airlines

13) Hewlett-Pakard

14) BMW

15) General Electric

16) Daimler

17) Uber

18) Dupont

19) Dow Chemical Company

20) BASF

21) Airbnb

22) Under Armour

23) Gilead Sciences

24) Regeneron Pharmaceuticals

25) Cisco System

26) Pfizer

27) General Motors

28) JP Morgan Chase

29) Johnson & Johnson

30) AXA

31) Nike

32) Expedia

33) Allianz

34) SpaceX

35) Xiaomi

36) The Walt Disney Company

37) Hilton

38) Renault

39) NTT Docomo

40) Intel

41) Marriott International

42) 3M

43) Dell

44) Orange

45) Siemens

46) Huawei

47) Bristol-Myers Squibb

48) Honda

49) BT Group

50) Procter & Gamble

The Boston Consulting Group (BCG), nata nel 1963 ha 86 uffici in 48 paesi e 12.000 professionisti. Per il sesto anno consecutivo, è stata indicata da Fortune fra le cinque migliori aziende mondiali della classifica “100 Best Companies to Work For”.

MDD, cresce nel 2016 a 9,76 mld di euro, +1,7% e raggiunge il 18,5% del mercato

Sempre più diffusa, anche se non ancora ai livelli degli altri Paesi europei; è cresciuta infatti nel 2016 dell’1,7% a valore e del +0,2% a volume rispetto allo stesso periodo del 2015, raggiungendo una quota di mercato del 18,5%, la MDD, la marca del Distributore. Un anno in cui abbiamo visto tante novità, con l’affermazione di nuovi brand premium e di nicchia (free-from, biologico, salutista), e la grande riorganizzazione delle private label a marchio Coop, con l’ingresso di nuove linee (vedi Coop, restyling su 4000 referenze private label, al via due nuove linee). 

Al settembre scorso, il fatturato nei canali ipermercati, supermercati e libero servizio ha raggiunto così i 9,76 miliardi di euro, con una particolare penetrazione nel canale discount nel quale la MDD ha raggiunto il 54% di quota. Sono questi i primi dati del 13° Rapporto Marca/BolognaFiere sull’evoluzione dei prodotti MDD, che sarà presentato in occasione di “Marca 2017”, il Salone internazionale dedicato a questo tipo di prodotti organizzato da BolognaFiere in collaborazione con ADM, l’Associazione che rappresenta le imprese operanti nella Distribuzione Moderna nei rapporti con la produzione, che si terrà il 18 e 19 gennaio prossimi presso il Quartiere fieristico di Bologna.

Secondo il nuovo Rapporto Marca/BolognaFiere, elaborato da Adem Lab – Università di Parma sulla base anche di una ricerca commissionata ad IRI, i consumatori acquistano sempre più prodotti MDD del segmento premium di alta qualità: la crescita del fatturato di questo segmento, che nei primi 9 mesi del 2016 ha toccato gli 1,32 miliardi di euro, è stata spinta proprio dalle linee che vanno incontro alle nuove esigenze dei consumatori, come i prodotti bio (+16,1% a valore e +14,4% a volume) e quelli premium (+13,8% a valore e +12,4% a volume). Parallelamente, si registra un ampliamento dell’assortimento di prodotti MDD in tutti i canali distributivi per offrire una maggiore varietà ai consumatori: in particolare nei supermercati (1.415 referenze, +49 rispetto al 2015) nel libero servizio (799, +40) e negli ipermercati (2.091, +6).

Riprende anche la crescita della MDD nel Sud d’Italia: nel corso del 2016 il trend delle vendite (+0,6%) supera la media nazionale, anche se la quota al Sud risulta solo del 13,2%, contro il 18,5% della media Italia.

Chi vince e chi perde nella Gdo mondiale (che comunque cresce)

Cresce la Gdo nel panorama mondiale. Secondo il rapporto Mediobanca l’aggregato di 12 tra i principali gruppi internazionali che operano nel settore ha chiuso il 2015 con ricavi pari a 1.040 miliardi di euro, con una crescita sensibile, pari all’8,3%, rispetto all’anno precedente. Parliamo di giganti: gli statunitensi Walmart, Kroger, Target, i francesi Carrefour, Auchan e Casinò, il britannico Tesco, il giapponese Aeon, il tedesco Rewe, l’olandese Ahold, il belga Delhaize, questi ultimi due poi recentemente fusi, e lo spagnolo Mercadona. Dodici “big” che in totale gestiscono superfici commerciali per 211,7 milioni di metri quadri e occupano 5,5 milioni di dipendenti. Il loro margine operativo è pure in crescita del 9% e rappresenta il 4% del fatturato, mentre il risultato netto ha un saldo di 22,4 miliardi di euro, pari al 2,1% del fatturato. Inoltre la redditività industriale è pari al 12%, mentre quella netta tocca il 16,3%.

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È il gruppo a stelle e strisce Walmart il più grande, con un fatturato pari circa al Pil della Svezia, vale a dire 439,6 miliardi di euro. Il colosso fondato nel 1962 da Sam Walton in Arkansas, vanta 11.528 punti vendita in tutto il mondo, dei quali il 54,6% all’estero, soprattutto in Messico (dove nel 1991 Walmart aprì il primo punto vendita fuori dagli Usa) e nel Regno Unito. La superficie totale è pari a 106,8 milioni di metri quadri, con superficie media del punto vendita attorno a 9.300 mq, più grandi negli Usa e meno all’estero. Si pensi che Walmart è grande oltre quattro volte il secondo operatore, Kroger, che ha un fatturato di 100,9 miliardi, e fattura quanto i successivi sei operativi messi insieme, che sono, oltre a Kroger, i francesi di Carrefour (76,9 miliardi), i britannici di Tesco (74,2 miliardi), gli statunitensi di Target (67,8 miliardi), i giapponesi di Aeon (55,2 miliardi) e gli altri francesi di Auchan (54,2 miliardi). Da notare che la fusione avvenuta nel 2016 dell’olandese Ahold con i belgi di Delhaize porterebbe il gruppo al quinto posto con un fatturato aggregato di 62,6 miliardi. WalMart è peraltro uno dei solo tre gruppi che nel 2015 hanno registrato una contrazione delle vendite (-0,7%) assieme a Tesco (-12,6%) e Casinò (-4,8%).

Lo studio di Mediobanca analizza anche molti altri risvolti delle performance delle grandi catene internazionali. Tra gli aspetti analizzati è la proiezione internazionale, che è mediamente del 27,8% (percentuale di vendite all’estero rispetto a quelle totali) e vede in testa Delhaize con il 79,6%, seguito da Ahold con 66,8% e Auchan con il 64,0.

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Interessante il tempo di rotazione del magazzino, indice precipuo dell’efficienza gestionale. Ebbene, in questo campo primeggia la spagnola Mercadona con 13 giorni davanti a Ahold e Tesco con 16. La media internazionale è di 30 giorni. Ma il dato più importante è probabilmente quello delle vendite per metro quadro, pur se difficile a volta da calcolare. Primeggiano anche qui Ahold, Mercadona e Tesco con rispettivamente 8350, 8070 e 7340 euro per metro quadro. In coda le catene statunitensi Kroger, Walmart e Target, con dati tra i 3 e i 4mila euro per mq, che però spiccano per redditività industriale e quindi per margini, ben sfruttando le maggiori superfici.

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Inevitabile il confronto con la Gdo italiana (analizzata sempre nello stesso rapporto, vedi Rapporto Mediobanca, svetta Esselunga, su i discount, Coop stabile, lottano le francesi). Bene va Esselunga, con 15.730 euro per metro quadro, si conferma come il gruppo più efficiente, precedendo l’olandese Ahold (12.780 ero per mq), la britannica Tesco con 12.050 euro (negozi nello UK e nella Repubblica di Irlanda), la spagnola Mercadona (8.070 euro) e Carrefour con 7.160 euro. Le Coop italiane si posizionano bene con 6.860 euro per metro quadro, precedendo la belga Delhaize (6.350 euro per metro quadro) e superando ampiamente la cooperativa tedesca Rewe a 4.470 euro.

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Interessante, infine, osservare che i gruppi europei con significativa presenza sul mercato USA vi realizzano vendite per metro quadro superiori a quelle delle grandi catene locali: Ahold con 7.830 euro per metro quadro e Delhaize (5.160 euro) distaccano nell’ordine Kroger, Walmart e Target.

Burocrazia dimezzata e innovazione con il testo unico del vino

È entrato in vigore il 12 gennaio  testo unico del vino, approvato definitivamente il 28 novembre 2016. Una legge, la “Disciplina organica della coltivazione della vite e della produzione e del commercio del vino”, che. come aveva annunciato a suo tempo il Ministro delle politiche agricole Maurizio Martina “dà ai produttori una sola legge di riferimento con 90 articoli che riassume tutta la normativa precedente. Un’operazione di semplificazione che era attesa da anni e che consente di tagliare burocrazia, migliorare il sistema dei controlli, dare informazioni più trasparenti ai consumatori”.

Tra le novità, la possibilità di introdurre in etichetta sistemi di informazione al consumatore che sfruttino le nuove tecnologie contribuendo ad aumentare la trasparenza. Una disposizione sulla salvaguardia dei vigneti eroici o storici al fine di promuovere interventi di ripristino recupero e salvaguardia di quei vigneti che insistono su aree soggette a rischio di dissesto idrogeologico o aventi particolare pregio paesaggistico. E sul fronte della tutela del prodotto contro la contraffazione, i controlli sulle imprese del settore vitivinicolo che confluiscono nel registro unico dei controlli (RUCI) a prescindere se siano o no imprese agricole.

La Coldiretti stima che l’entrata in vigore del Testo Unico sul vino consenta di tagliare del 50% il tempo dedicato alla burocrazia. Un vantaggio non da poco se oggi sarebbero 100 le giornate di lavoro che ogni impresa vitivinicola è costretta ad effettuare per soddisfare le 4mila pagine di normativa che regolamentano il settore.

“Un risultato di semplificazione frutto di una lunga mobilitazione per liberare le energie del settore più dinamico del Made in Italy agroalimentare che ne rappresenta peraltro la principale voce dell’esportazione” ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo “si sostiene la competitività di un settore che in Italia genera quasi 10 miliardi di fatturato solo dalla vendita del vino, e che dà opportunità di lavoro nella filiera a 1,3 milioni di persone”.

Rapporto Mediobanca, svetta Esselunga, su i discount, Coop stabile, lottano le francesi

Una fotografia della Gdo nel periodo 2011-2015 (per i gruppi che operano in Italia) e 2014-2015 (per l’estero, ne parleremo in un articolo successivo): lo propone come di consueto il Centro Studi Mediobanca, che fa un interessante punto della situazione. Niente di nuovissimo, certo, più che altro una conferma di tendenze già ben note. Si scopre così che Esselunga svetta in produttività, gli ex-discount Lidl ed Eurospin godono di ottima salute, molto meno le francesi Auchan e Carrefour con una ripresa però per quest’ultima, mentre la Coop è stabile.

Il report esamina otto tra i maggiori Gruppi italiani della Gdo operanti nella distribuzione alimentare al dettaglio che rappresentano circa il 50% del mercato: Auchan-SMA, Canova 2007, holding della famiglia Brunelli, cui fa capo la Finiper con i marchi Iper e Unes, Carrefour Italia, Eurospin Italia, Lidl Italia s.r.l, Gruppo Pam con i marchi PAM, Panorama e i discount IN’S; Supermarkets Italiani della famiglia Caprotti con il marchio Esselunga; e, infine, l’aggregato delle maggiori cooperative di consumatori operanti a marchio “Coop”. Escluse le principali associazioni di dettaglianti: Conad, Selex, Gruppo VéGé in qaunto “la parcellizzazione dei soci, imprenditori titolari degli esercizi legati a grandi distributori all’ingrosso, o la compresenza di società che svolgono attività al dettaglio e all’ingrosso rendono difficoltosa la produzione di aggregati di bilancio significativi e comparabili”.

 

Fatturato +4,5% in cinque anni

In complesso, il fatturato dei maggiori operatori della Gdo italiana è cresciuto del 4,5% nel periodo 2011-2015 e dell’1,9% nell’ultimo anno. Il record di crescita tra 2011 e 2015 spetta ai discount: Lidl Italia (+43%) ed Eurospin Italia (+42,9%), seguiti da Esselunga (+11,6%) e da Iper-Unes (+7%); le Coop sono rimaste stabili (+0,1%), in arretramento il Gruppo Pam (-4,9%). Gli operatori francesi Auchan-SMA hanno sofferto: Auchan-SMA è in calo del 19,6%, Carrefour del 9,3%, ma con un’importante differenza. Se Auchan-SMA ha perso l’8,9% del fatturato anche nel 2015, Carrefour ha registrato la prima crescita dal 2012, con vendite in ripresa del 6,1%. Anche nel 2015 Lidl Italia (+9,6%) ed Eurospin (+6,7%) hanno confermato la propria leadership di crescita, precedendo Carrefour (+6,1%) ed Esselunga (+4,7%). L’aggregato delle Coop segna ricavi per 10,9 mld., ma Esselunga resta primo operatore individuale per dimensioni, con vendite pari a 7,2 miliardi, seguita da Carrefour a 4,9 miliardi e da Eurospin che con 4,4 miliardi ha scalzato Auchan-SMA, scesa a 4,15 miliardi.

Esselunga è il gruppo più efficiente nel 2015 con 16mila euro di vendite per metro quadro, ma la sua redditività operativa (ROI al 16%) è inferiore a quella di Lidl Italia (23,7%) ed Eurospin Italia (20,6%).

 

Dove vincono i discount

Ma quali sono secondo il rapporto i punti di forza delle insegne che è forse riduttivo definire discount? Per Eurospin: veloce riciclo del magazzino (19 giorni), rapido pagamento dei fornitori (70 giorni), bassa incidenza dei costi del personale (5,8% del fatturato), meno della metà della media degli altri operatori (13%). Simile il quadro di Lidl Italia con veloce rigiro del magazzino (16 giorni) e pagamento dei fornitori (62 giorni), ma un costo del lavoro più elevato (9,6% sul fatturato) avendo una rete commerciale composta esclusivamente da punti di vendita diretti. Per tale motivo il fatturato per addetto di Eurospin (623mila euro) è circa il doppio di Esselunga (328mila) e Lidl Italia (337mila). Eurospin conta 7.100 dipendenti contro i 21.900 di Esselunga e gli 11.000 di Lidl Italia.

Dal 2011 Eurospin ha cumulato utili netti per 635 milioni, circa il triplo di Lidl Italia (206 milioni) ma poco oltre la metà di quanto realizzato da Esselunga che ha toccato 1,1 miliardi. Profondo il rosso di Carrefour (-2,5 miliardi) e Auchan (-559 milioni).

 

 

Un contesto di parcellizzazione e offerta elevata

Nel 2015 le aree di vendita della Gdo italiana sono tornate a crescere (+0,6%), ma il numero dei punti vendita si è contratto del 2,1%. La riduzione è originata dalle attività del libero servizio (<400mq) a minore superficie (-6,4%); stabile il dato degli ipermercati (>2.500mq) mentre hanno realizzato incrementi tutte le altre tipologie: supermercati (tra 400 e 1.499mq) +0,9%, superstore (tra 1.500 e 2.499mq) +1,8% e discount +4,3%. Il superstore si conferma il format più efficiente con vendite mediamente pari a 8.400 euro/mq, seguito dall’iper con 6.000 euro/mq e dal supermercato con 5.400 euro/mq. Le vendite per mq sono in crescita tra il 2007 e il 2015 solo per i superstore (da 7.500 a 8.400 euro) e i discount (da 4.200 a 4.600); gli altri canali hanno perso terreno, in particolare gli iper (da 7.600 a 6.000 euro). Il segmento discount nel 2015 ha rappresentato il 16% della distribuzione organizzata. Al suo interno il Gruppo Eurospin è leader di mercato, con una quota del 32,3%.

L’Italia resta un Paese con aspetti contradditori, con una bassa presenza di grandi superfici (solo l’1,4% degli esercizi, mentre il libero servizio arriva a coprire quasi il 50% del totale); un’offerta complessiva elevata (pari a 289 mq ogni mille abitanti, alle spalle della Germania) e una bassa concentrazione, con i primi cinque operatori della Gdo a coprire il 52% del mercato contro il 62% di Spagna, 68% della Germania, 73% di Francia e 76% del Regno Unito.

Le vendite dell’aggregato sono aumentate nel 2015 dell’1,9%, attestandosi a 40,1 mld di euro. La variazione è originata dal diffuso aumento del fatturato di tutti i gruppi ad eccezione di Auchan-SMA che registra una riduzione dell’8,9%; i maggiori incrementi hanno riguardato Lidl Italia (+9,6%), Eurospin Italia (+6,7%), Carreforur (+6,1%) ed Esselunga (+4,7%). Anche nel periodo 2011-2015, Auchan-SMA ha ridotto il fatturato del 19,6%, seguita da Carrefour (-9,3%) e Gruppo Pam (-4,9%); forti gli incrementi di Lidl Italia (+43%) ed Eurospin Italia (+42,9%), seguite da Esselunga (+11,6%).mediobanca-fatturato-gdo

 

Quanto a numero di punti vendita, il maggiore sviluppo della rete ha interessato Eurospin Italia (+19%) e il Gruppo Pam (+10,1%, di cui +8,6% solo nell’ultimo anno), seguiti da Coop (+7,9%) ed Esselunga (+7,8%). Dal 2011 Carrefour ha ridotto del 15,5% i punti vendita complessivi, passando da 1.303 a 1.101 (la rete in franchising si è contratta di oltre 200 unità mentre quella diretta si è incrementata di circa 30 unità); nel caso di Auchan-SMA si è invece avuto un progresso del 4,3%, da 1.817 a 1.895 (+78). La rete più estesa a fine 2015 è quella di Auchan-SMA con 1.895 punti vendita, dei quali oltre l’81% in franchising/affiliazione, formula cui il gruppo francese fa ricorso più estensivo, seguito da Carrefour con 1.101 punti (56% circa in franchising/affiliazione), Eurospin Italia con 1.048 punti (diretti e franchising) e dalla Coop (866, di cui circa l’1% in franchising). Lidl Italia e Esselunga gestiscono solo punti vendita di proprietà (rispettivamente 568 e 152 unità).

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Esselunga, prima della classe in efficienza

Esselunga ha confermato nel 2015 la leadership d’efficienza con vendite pari a 15.732 mila euro/mq, contro i 7.184 euro medi del panel. Gli altri gruppi si collocano tra i 6.850 euro/mq delle Coop e i 3.500 euro/mq di Gruppo Pam. Nell’ultimo anno solo Carrefour mostra un aumento dei ricavi per mq (+6,1%). Flessioni assai importanti sul 2011 hanno interessato Auchan (-15,5%) e Carrefour (- 11,2%). Solo Unicoop Firenze, all’interno dell’aggregato Coop, ha conseguito vendite unitarie prossime a quelle di Esselunga con 14.247 euro per mq. Anche esaminando il fatturato per punto vendita il quadro non muta: Esselunga realizza quasi 48 milioni (+4,5% sul 2011 e +1,6% sul 2014), il fatturato annuo di una media impresa italiana, davanti a Iper-Unes (15,5 milioni, -0,4% sul 2011 e +5,3% sul 2014), Coop (12,3 milioni, +11,6 e -7%), Auchan-SMA (11,6 milioni, -18,4% e -9,8%), Carrefour (8,3 milioni, -15,7% e +4,8%) e Gruppo Pam (4,2 milioni, -15,8% e -4,9%). I livelli sono influenzati dalla superficie per punto vendita: quasi 3mila mq in media per Esselunga, 2.200 mq per Auchan-SMA, 1.800 mq per le Coop, 1.600 mq per Carrefour e 1.100 mq per Gruppo Pam. I dipendenti per 1.000 mq sono massimi per Esselunga (48 unità), intermedi per l’aggregato delle Coop (31 unità), attorno alle 20 unità per i due Gruppi francesi e 16 unità per la Gruppo Pam.

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Coop su grazie alla gestione finanziaria

Il sistema delle maggiori Coop ha chiuso il 2015 con un fatturato aggregato a 10,9 miliardi, in perdita operativa (-0,7% il mon sul fatturato), ma con un risultato corrente positivo (3,1% del fatturato), grazie al contributo della gestione finanziaria (3,8% del fatturato). Sei delle undici società dell’aggregato Coop hanno chiuso il 2015 con una perdita operativa. La Coop Centro Italia è stata la più performante (mon al 2,9% del fatturato). In cinque anni l’aggregato delle coop ha cumulato utili per 109 milioni, rivenienti da proventi finanziari netti per 1.275 milioni, margini industriali per 4 milioni e proventi non ricorrenti per 234 milioni, a fronte di svalutazioni finanziarie per 948 milioni e imposte per 456 milioni. Unicoop Firenze è la cooperativa di maggiori dimensioni (fatturato di 2,3 miliardi) e quella più efficiente (14.250 euro di vendite per mq). Nel 2016 è stata costituita Coop Alleanza 3.0, fusione di tre precedenti cooperative, con ricavi stimati in 5 miliardi di euro. I finanziamenti da soci sono in diminuzione del 3%, da 11,1 miliardi nel 2014 a 10,7 miliardi nel 2015. Le consistenze maggiori sono raccolte da Coop Adriatica (2.265 milioni) e Unicoop Firenze (2.035 milioni). Il portafoglio degli investimenti finanziari è pari a 10,8 miliardi, composto da titoli non immobilizzati per 7 mld (-4,9% sul 2014; di cui 3 mld in titoli di Stato e 2,6 mld in obbligazioni), partecipazioni per 2,2 miliardi e titoli immobilizzati per 1,6 miliardi. Le disponibilità sono pari a 2 miliardi (-0,5% sul 2014).

Nel periodo 2011-2015 la gestione industriale delle Coop ha prodotto margini cumulati positivi pari a 4 milioni, cui si aggiungono 1.275 milioni rivenienti dalla gestione finanziaria. Il portafoglio di titoli e partecipazioni ha prodotto nello stesso periodo svalutazioni per 948 milioni. Le poste straordinarie hanno comportato introiti per 234 milioni. Tenuto conto delle imposte per 450 milioni, si ottiene un utile netto cumulato di 109 milioni.

Ortoromi propone referenze detox per il dopo-eccessi da cenoni

Il rientro dalle vacanze natalizie si accompagna come ogni anno con l’esigenza di rimettersi in forma, con diete e metodi più o meno drastici, tutti però rigorosamente sotto il “cappello” del detox.

La proposta di Insal’Arte OrtoRomi riguarda i succhi 100% naturali al gusto di cetriolo+sedano e avocado (disponibili nelle varianti da 250 ml e 750 ml) e la ciotola “pausa pranzo in forma“ con melagrana e mix di semi, da consumare anche fuori casa, grazie al pratico kit di condimento.

Cambiare passo e virare verso alimenti dalle proprietà depurative e disintossicanti è un buon consiglio, evitando grassi e virando verso una dieta ricca di vegetali (e del resto il flexitarianesimo è una delle grandi tendenza del 2016 che continuerà nel 2017). Ma attenzione ai rimedi drastici: è dei giorni scorsi l’allarme dei medici britannici del Milton Keynes Hospital che hanno messo in guardia contro i “miracolosi” “beveroni” detox a base di erbe, citando il caso di una donna ricoverata dopo aver bevuto troppa acqua.

Maltempo, temperature giù prezzi su, è allarme speculazione per l’ortofrutta

Crollano le temperature, si impennano i prezzi di frutta e verdura. In molti casi a causa di speculazioni. Ne è convinto il Codacons, che sulla vicenda ha presentato un esposto a 104 procure della Repubblica di tutta Italia. Secondo l’associazione per la tutela dei consumatori, se è innegabile l’ondata di gelo che attanaglia l’Italia e in particolare il Centro-Sud, questo non giustifica al momento l’impennata dei listini dell’ortofrutta all’ingrosso e al dettaglio, perché “la maggior parte dei prodotti oggi in vendita è stata raccolta nelle settimane scorse, quando cioè non vi era alcuna emergenza neve e freddo. Addirittura vengono spacciate per nazionali frutta e verdura provenienti da Paesi esteri, allo scopo di poter rincarare i prezzi con la scusa del maltempo. Vere e proprie speculazioni intollerabili sulla pelle dei consumatori e degli agricoltori. Per tale motivo – conclude Codacons – abbiamo chiesto a 104 Procure di aprire indagini su tutto il territorio alla luce del reato di aggiotaggio, e di individuare gli speculatori che determinano rincari ingiustificati dei listini all’ingrosso e al dettaglio”.

 

Difficoltà reali

Quello delle speculazioni sui prezzi è solo una delle conseguenze della morsa del gelo che ha colpito le campagne italiane e che ha spinto molte Regioni ad avviare le procedure per la dichiarazione dello stato di calamità, a ciò incoraggiate dallo stesso ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina. Del resto l’agricoltura di mezza Italia è in difficoltà con decine di migliaia di ettari di verdure pronte per la raccolta bruciate dal gelo, serre danneggiate o distrutte sotto il peso della neve, animali morti, dispersi e senz’acqua perché sono gelate le condutture, ma anche aziende e stalle isolate che non riescono a consegnare il latte quotidiano e le verdure. Secondo Coldiretti nel Centro Agroalimentare Roma si riscontrano “una disponibilità dei volumi ridotta del 40% rispetto ai quantitativi consueti e rincari nei prezzi all’ingrosso di certe referenze schizzati a picchi massimi del 50/60% in più, rispetto ai listini di inizio anno”. In particolare,  secondo le rilevazioni del Centro ortofrutticolo di Roma tra gli aumenti più pesanti rispetto alla stessa settimana dello scorso anno spiccano il +350% delle bietole, il +233% dei cipollotti, il +225% degli spinaci, il +170% della lattuga, il 157% delle zucche, il 150% dei cavoli. Ingiustificabile il rincaro di alcuni prodotti secondo la Coldiretti perché già raccolti da tempo come mele, pere e kiwi “mentre rialzi alla produzione dovuti all’aumento dei costi di riscaldamento delle serre o alla ridotta disponibilità di alcuni prodotti orticoli danneggiati dalle gelate non possono essere un alibi per speculazioni che danneggiano i produttori agricoli e i consumatori”.

Le regioni più colpite sono Puglia (con un calo del 70% delle consegne), Basilicata, Marche, Lazio, Abruzzo, Molise, Sicilia e Calabria, dove migliaia di aziende agricole hanno perso le produzioni di ortaggi invernali prossimi alla raccolta, dai carciofi alle rape, dai cavolfiori alle cicorie, dai finocchi alle scarole, per effetto del gelo che ha bruciato le piantine. Gravi i danni anche agli agrumeti e ai vigneti di uva da tavola che hanno ceduto sotto il peso della neve. C’è anche il problema delle difficoltà nelle consegne, che ha portato alla distruzione di tonnellate di generi deperibili come il latte e alcuni tipi di frutta e verdure. Ciò naturalmente non può non avere conseguenze sui prezzi, anche se pure Coldiretti invita a vigilare sul rischio di speculazioni.

Se è ancora difficile calcolare i danni sull’agricoltura italiana di questa ondata di gelo di inizio 2017, Coldiretti in base a dati del Crea ipotizza che gli eventi meteorologici estremi provocati dai cambiamenti climatici abbiano “rubato” all’agricoltura italiana almeno 14 miliardi di euro negli ultimi dieci anni tra produzioni distrutte e danni a strutture e infrastrutture. Cambiamenti che si manifestano con sfasamenti stagionali e precipitazioni brevi ma intense (le cosiddette “bombe d’acqua”), con il repentino passaggio dal sereno al maltempo, con lunghi periodi di siccità che si alternano a forti piogge a carattere alluvionale, con gelate estreme e picchi di calore anomali. Stranezze che si evidenziano anche a livello territoriale come in questi giorni: mentre nella provincia di Padova non piove da 40 giorni e i livelli dei grandi laghi del Nord sono al di sotto della media, nel Mezzogiorno sono caduti quantitativi record di neve e le temperature sono proibitive, con pesanti danni alle coltivazioni e agli allevamenti.

Carrefour apre un secondo market “Urbano” a Milano, con focus sui servizi

Si trova in Piazzale Susa, zona est di Milano, il secondo punto vendita Market “Urbano” in città. Innumerevoli servizi, una grande varietà di prodotti di alta qualità e soprattutto la possibilità di contattare, attraverso Carrefour market, molti dei professionisti dedicati alla manutenzione della casa sono le caratteristiche del nuovo format dell’insegna francese. Attraverso la blue box, una postazione posizionata all’ingresso del punto vendita, è infatti possibile richiedere l’assistenza a diverse tipologie di professionisti: dall’idraulico al fabbro, dall’elettricista al tapparellista, fino al tecnico della caldaia o alla sanificazione del condizionatore. L’intera gamma di servizi offerta è garantita e intermediata dal partner Slemm.
Da ora anche in Piazzale Susa i clienti possono anche usufruire di servizi quali la lavanderia, l’assistenza finanziaria di Carrefour Banca, la possibilità di invio di denaro in tutto il mondo attraverso Moneygram o acquistare i biglietti per i propri eventi preferiti attraverso Ticketone, biglietti cinema, oltre che la possibilità di accedere a servizi tecnologici come stampa foto, fotocopie, scanner, fax, pagamento bollettini, carica batterie per i propri device, digitalizzazione DVD e molto altro.
Il rinnovato punto vendita Market Urbano di Piazzale Susa, si estende su una superficie di 1.044 metri quadri. Tra i reparti serviti, di fianco a gastronomia e rosticceria, si trova il corner delle patatine fritte servite al momento per un servizio take away. Arricchiscono l’offerta un settore di monoporzioni da asporto sia pronti da mangiare sia da cucinare, a base di carne o di pesce, pane caldo tutta la giornata, punto ristoro Market Caffè, oltre che una vasta gamma di prodotti sia bio che free from
«Il formato “Urbano” rappresenta una vera e propria rivoluzione nei modelli della grande distribuzione ed è per questo che siamo orgogliosi di averlo portato a Milano aprendo oggi anche il secondo punto vendita – ha detto Stephane Coum, direttore supermercati Carrefour Italia -. Innovazione e servizio sono le parole chiave che guidano quotidianamente il lavoro di Carrefour market e il modello Urbano ne è un esempio concreto, un aiuto a tutte quelle persone che da oggi possono trovare nei propri supermercati di fiducia in Viale Regina Giovanna e in Piazzale Susa a Milano un supporto concreto nell’organizzazione della propria vita e una risposta semplice e immediata alla richiesta di servizi a 360 gradi».

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