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Anna Muzio

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Arriva Pokemon Go, e Asda stila la “netiquette” per giocare al supermercato

Dire che è il tormentone dell’estate è poco: sbarcato in Italia (ed Europa) da una manciata di giorni e annunciato da un immenso battage, Pokemon Go sembra diventato ancor prima di arrivare il gioco che tutti devono fare. Trovare i personaggini del cartone nipponico in posti reali grazie alla realtà aumentata è una mania che nel frattempo ha già causato non pochi problemi: distrazioni, perdite del lavoro, incidenti e risse sfiorate tra accaniti giocatori.  Asda dunque, insegna britannica, ha pensato bene di cavalcare l’onda producendo, ancor prima che l’App arrivasse anche nel Regno Unito, una guida che sembra più una sorta di “netiquette” per giocatori che dovessero imbattersi in un Pokemon all’interno di un supermercato.

“Vogliamo tutti che i nostri clienti si divertano a trovare Pikachu al banco della pizza o un Jigglypuff da George [linea di abbigliamento di Asda, ndr], ma bisogna ammetere che ci sono sorte delle preoccupazioni circa le distrazioni usate dal gioco. Per questo, le nostre linee guida aiuteranno tutti a scovare in modo sicuro quegli articoli richiestissimi, e anche Pokemon” si legge in un comunicato.

Ecco la guida:

1) Ci sono abbastanza Pokemon per tutti, inutile correre nel negozio per essere il primo ad acchiapparli

2) Festeggiate rispettosamente; gridare “Sìììì” al banco del pesce potrebeb causare irritazione

3) L’aiuto è a portata di mano: i colleghi del servizio clienti sono disponibili ad offrire indicazioni su come muoversi in modo sicuro nel supermercato per localizzare un Pokemon

4) Guardate avanti: state attenti agli altri clienti e siate consapevoli di cosa c’è intorno a voi

5) I bambini devono essere sempre accompagnati da un genitore o un adulto e non devono coinvolgere estranei (questo è molto importante)

6) Tutti sono invitati ad usare il wi-fi del punto vendita

7) Evitate di abbandonare il carrello mentre catturate Pokemon

8) Se trovate qualche Pikachu in un nostro supermercato fatecelo sapere e vi faremo le congratulazioni tramite altoparlante

9) Gym etiquette: quando vi alleate nei nostri punti vendita che sono Pokegyms, potete utilizzare le nostre caffetterie per allenarvi in tutta comodità

10) Tenete sempre il vostro Pikachu al guinzaglio

Gruppo Végé, fatturato in crescita del 14,3% nel 2015

Un fatturato in crescita del +14,3% da 2.900 milioni di euro del 2014 a 3.313 milioni di euro, imprese salite da 21 a 25, aumento del 21,1% nel network di vendita e del 34,9% nella superficie commerciale complessiva: presenta un quadro estremamente positivo il bilancio 2015 di Gruppo VéGé, appena approvato dall’Assemblea dei soci riunitasi a Milano.

Il gruppo per il secondo anno consecutivo registra una crescita a doppia cifra. La stima 2016 è di superare i 5.500 milioni di euro, grazie anche al processo d’espansione del Gruppo nei primi mesi di quest’anno, che ha visto l’ingresso in VéGé di Supermercati Tosano Cerea Srl, Bava Srl, Asta Spa, F.lli Arena Srl, Multicedi Srl, Dolcitalia-Svive Spa e Convì-Geda Srl.

Secondo le rilevazioni Nielsen negli ultimi 12 mesi la quota detenuta da Gruppo VéGé è più che raddoppiata, passando da 1,6% (GNLC Febbraio 2015) a 3,4% (GNLC Febbraio 2016).Per contro, nel 2015 le vendite nella Grande Distribuzione sono cresciute dello 0,5% (Nielsen Trade*Mis Totale Negozio Iper + Super 2015).

Sembra dunque confemata l’efficacia della politica di investimenti in innovazione e di interazione con il cliente finale, come l’ampliamento della rete dei punti vendita dotati di tecnologia Beacon e lo sviluppo di nuove forme di interazione con la clientela tramite il coinvolgimento degli utenti dei social media nella scelta del nuovo logo del gruppo e della marca del distributore. La provate label del gruppo, tra l’altro,ha registrato un incremento del 20% sul giro d’affari, ampliando l’offerta con tre linee: benessere, bio e premium.

«Parlare di semplice soddisfazione dinanzi ai risultati di bilancio è riduttivo perché abbiamo superato un esame impegnativo: confermarci tra le organizzazioni italiane a maggiore tasso di crescita” – ha commentato il presidente di Gruppo VéGé Nicola Mastromartino -. Sapevamo di aver gettato solide fondamenta per sostenere una costante espansione ma, come sempre, la differenza è stata fatta dalla qualità e dalla competenza degli imprenditori e manager che lavorano con noi. Continueremo in questo percorso di crescita e innovazione per rafforzare l’attenzione e la relazione con i nostri clienti che ci hanno premiato e continuano a farlo».

Brexit, chi vince e chi perde nel retail: discount su, ipermercati giù

I discount come Lidl, che già hanno eroso negli ultimi anni quote di mercato alle insegne tradizionali, secondo gli analisti otterranno un ulteriore vantaggio dall'uscita della Grand Bretagna dall'Ue.

Planet Retail ha stilato un report che individua le opportunità e i rischi della Brexit, l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea decisa con il referendum del 23 giugno, nell’ambito del commercio.

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Un costo aggiuntivo: le etichette “Made in UE” andranno sostituite con etichette “nazionali”

Un impatto a breve e lungo termine che colpirà l’intero vecchio continente, con l’Ue che perderà in un colpo solo il 12,9% della popolazione, il 16,6% del Pil, 18,7% della spesa dei consumatori, il 18,3% delle vendite retail e il 15,2% delle vendite di alimentari. Non solo: i partiti populisti di Danimarca, Olanda e Francia pensano già al loro referendum per l’uscita, con rischi di ulteriore disgregazione.

Di seguito lo scenario con le possibili conseguenze nel Regno Unito (ma non solo):

1. Rallentamento della crescita UK con probabile recessione

Opportunità per:

  • I Discount con la loro forte reputazione per un buon rapporto prezzi qualità
  • I supermercati con tanti punti vendita di prossimità, mentre perderanno le grandi superfici fuori città (si tenderà a risparmiare benzina ed evitare la “tentazione” di comprare il superfluo)
  • I produttori di prodotti Private label specialmente se di livello economico
  • Le insegne con programmi di loyalty forti, in grado di offrire benefici, sconti addizionali o premi
  • I produttori di oggetti di lusso abbordabili, perché i consumatori cercheranno di premarsi con piccole cose
  • I prodotti che costituiscono un’alternativa conveniente ai consumi fuoricasa, come le capsule per caffè

Rischi per:

  • Gli ipermercati con maggiore esposizione verso articoli non alimentari
  • La ristorazione, per la tendenza a cucinare a casa
  • I commercianti Non-food che si specializzano in prodotti non essenziali e il cui acquisto è rimandabile

2. Sterlina più debole

Opportunità per:

  • I fornitori di prodotti locali, regionali e prodotti in Gran Bretagna beneficeranno dell’aumento di competitività
  • I fornitori di prodotti britannici che esportano all’estero
  • I discounter con categorie di prodotto limitate che possono passare la gran parte delle vendite a prodotti locali sostituendo un numero limitato di prodotti
  • Chi è in grado di acquistare dai Paesi a bassi salari sullo scenario globale (ad es. Asda che fa parte di Walmart)
  • Le insegne che hanno operazioni internazionali che vedranno le vendite sui mercati esteri aumentare a causa del cambio con la sterlina bassa (ad es. Tesco)

Rischi per:

  • I retailer che trattano categorie che si basano molto sulle importazioni come gli alimentari (il 39% degli alimentari venduti in UK è importato, e in particolare lo è il fresco come frutta, verdura e latticini)
  • Gli ipermercati che vendono prodotti non alimentari fatturati in moneta esetra (con i rischi maggiori per le transazioni verso il dollaro)
  • La divisione UK degli operatori di e-commerce internazionali, perché i consumatori arriveranno da altri mercati europei per fare acquisti in sterline
  • I negozi che si appoggiano a una scelta di prodotti internazionali come leva di differenziazione (negli ipermercati potrebbero diminuire le categorie di cibi esteri o etnici)
  • Insegne internazionali con operazione in UK (Walmart, Costco, Whole Foods) perché potrebbero diminuire le vendite sul fronte britanico
  • I retailer UK con operazioni internazionali in perdita, perché le perdite saranno aumentate dal cambio sfavorevole

3. Aumento dei tassi di interesse per alleviare la pressione verso il basso della sterlina

Opportunità per:

  • Distributori e fornitori con una forte dipendenza verso le supplì chain internazionali che eviteranno una pressione inflazionistica ancora più alta

Rischi per:

  • Distributori e fornitori di fai-da-te, arredamento, e forniture elettriche per la casa perché è plausibile che il mercato immobiliare sarà duramente colpito

4. Maggiori regolamentazioni e limitazioni nel libero movimento di merci e persone

Opportunità per:

  • I Retailer che dipendono poco delle supply chains estere
  • I Retailer con supply chain intrenazionali capaci di riorganizzare il flusso di merci velocemente
  • I Retailer che beneficiano della condivisione di negoziazioni e best practice a livello regionale europeo (ad es. Asda arte del gruppo d’acquisto EMD di cui fanno parte tra gli altri in Italia Selex e Sun)

Rischi per:

  •  I retailer britannici che dipendono molto da supply chain internazionali con un debole prospettiva di sostituirli con fornitori nazionali (abbigliamento, elettronica di consumo, fai da te)
  • I retailer americani che hanno investito nel Regno Unito come “ponte” per entrare in Europa (Whole Foods, Costco)
  • Le aziende di E-commerce che potrebbero soffrire dalle aspettative fallite dei clienti che non riescono ad ottenere consegne in giornata
  • Fornitori e distributori britannici che si avvalgono di manopdopera europea a basso costo

 

5. Ulteriore frammentazione dell’UE

  • Distributori e fornitori in tutta Europa soffriranno per l’impatto negativo sulle supply chains con tempi di attesa aggiuntivi alle frontiere e maggiori rischi per il cambio delle valute

 

 

 

Brexit: le opinioni nel retail:

Lidl UK: “Apprezziamo e rispettiamo la decisione del Leave fatta dal pubblico britannico. […] Abbiamo lavorato duramente nelle retrovie per prepararci a questa possibilità, così ora siamo pronti. […] Continueremo a investire nei nostri piani di espansione nel Regno Unito con nuovi punti vendita, nuovi magazzini e nuovi posti di lavoro.“

Stefano Pessina, Walgreens Alliance Boots. «Si sceglie di investire nel Regno Unito perché da lì si può facilmente accedere a tutta l’Unione Europea. Ora che il Regno Unito non sarà più parte della Ue, cambierà tutto».

RichardPennycook,TheCo-OperativeGroup: “Il nostro messaggio è positivo: siamo passati per un periodo di incertezza e ora consociamo l’esito. Ora dobbiamo guardare avanti e cogliere le opportunità.”

Alessandro De Felice, Presidente di ANRA, Associazione Nazionale di Risk Manager e Responsabili di Assicurazioni Aziendali. “Se la Gran Bretagna avesse deciso di rimanere nell’Unione Europea, ad esempio secondo le previsioni di Sace, l’export italiano avrebbe messo a segno una crescita media annua del 5,5% nel periodo 2017 – 2019 . Concretizzata la Brexit queste stime potrebbero essere riviste al ribasso di circa 1-2 punti percentuali nel 2016 (fino a 500 milioni € in meno).

Stephen Springham, Knight Frank: “Come ha provato la scorsa recessione i trend di spesa non seguono religiosamente le prestazioni del Pil. I consumatori potrebbero chiudere i cordoni delle borse e ripensare le priorità di spesa, ma non smetteranno di spendere. Le vendite nel retail rimarranno incostanti,. Ma il retail potrebbe beneficiare da investitori esteri a “caccia dell’affare”  pronti ad approfittare di ogni perdita di valore della sterlina.”

Tim Worsall, Forbes: “La causa principale della diminuzione delle vendite nei negozi britannici [a giugno, ndr] non ha a che fare con l’incertezza causata dalla Brexit ma con Amazon”.

Chiccotosto, il format Cir Food per la caffetteria gourmet di Expo, apre in città

Era stato “testato” a Expo insieme a quattro altro format, ed ora sbarca in città con alcune novità e in location un po’ particolari: stiamo parlando di Chiccotosto, il format che Cir Food ha dedicato alla caffetteria. Dalla ristorazione collettiva a quella commerciale, le aperture riguardano un Chiccotosto a Torino nell’ambito del progetto gastronomico per Intesa Sanpaolo. La caffetteria è uno dei tre elementi di un “Sistema gastronomico” che comprende anche il ristorante gourmet “Piano35” e il lounge bar panoramico al 37° piano, quest’ultimi affidati alla maestria dello chef Ivan Milani. Un progetto voluto da Intesa Sanpaolo per dar vita a un polo di ricerca e innovazione gastronomica e culinaria, che vede la collaborazione tra l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo ed Affida, newco specializzata nell’alta ristorazione che fa parte del Gruppo CIR food, a cui è stata affidata la gestione operativa dell’intero sistema.

Nuovo Centro Direzionale INTESA SANPAOLO - TORINOUtilizzo dei prodotti Igp e Dop e del territorio, farine macinate a pietra e lievito madre, attenzione all’ambiente con i vassoi da portata in materiale riciclato e 100% ecologico e nell’assenza di tovagliette, che consente di ridurre le emissioni di CO2 sono alcuni degli elementi che contraddistinguono il format, che propone colazione e pranzi e un caffè espresso di alta gamma, firmato Lavazza, croissant farciti al momento, insalatone servite in tazze e panini, ispirati ai borghi medievali del nostro Paese e alle dame che ne hanno segnato la storia. Come il panino “Finalborgo” arricchito con pesto genovese, mentre nel “Furore” protagonista è la mozzarella di bufala e nel “Fontanellato” il prosciutto crudo di Parma Dop.

Nuovo Centro Direzionale INTESA SANPAOLO - TORINOUn’altra apertura è situata al piano terra della nuova galleria commerciale in cui si trovano il Cup e l’accesso ai reparti del plesso ospedaliero San Gerardo di Monza. Sul fronte dell’innovazione, ci sono postazioni multimediali per la navigazione wi-fi e stazioni di ricarica per cellulari e tablet. Novità assoluta per i locali Chiccotosto, nella caffetteria del San Gerardo è presente l’edicola. In autunno si aggiungerà anche una libreria. Il locale conta 70 posti a sedere e uno staff di 15 persone.

“Dal 2009 ci occupiamo della ristorazione ospedaliera per i degenti e i dipendenti del San Gerardo di Monza – ha ricordato il Direttore Commerciale e Marketing CIR food Giuliano Gallini –. Ora con Chiccotosto siamo pronti ad arricchire l’offerta della galleria commerciale dell’ospedale con una proposta gastronomica di alto livello, ricca di novità multimediali e culturali”.

In autunno al piano superiore della galleria commerciale dell’ospedale CIR food aprirà un altro locale ispirato a Expo, Viavai Italian Smart Food.

Nuovo Centro Direzionale INTESA SANPAOLO - TORINOIl primo Chiccotosto ha aperto a Milano a gennaio 2015, prima ancora di Expo, nella galleria commerciale del polo ospedaliero Niguarda.

Amazon Prime Day, 750mila prodotti ordinati, ma in USA c’è chi parla di “fail”

Macina record Amazon che quest’anno con il suo secondo Prime Day ha registrato la giornata con il numero più alto di unità ordinate, a livello globale oltre 750 mila prodotti. Con un picco della vendite alle 14 e una media di 22 articoli ordinati al secondo. Battuto dunque il record di vendite raggiunto durante il Black Friday del 2015, dove sono stati venduti più di 600 mila prodotti e sorpassato il Prime Day 2015 con il 60% di vendite in più. Oltre il doppio degli ordini sono stati convogliati tramite l’app Amazon, dunque da smartphone, con più di un milione di clienti hanno usato l’app per la prima volta per acquistare o osservare un’offerta. Una riprova dell’affermazione ormai globale delle vendite da mobile. Superato anche il record di device venduti in un giorno a livello mondiale, per ogni categoria di dispositivo, dalle Fire TV ai tablet Fire, dagli e-reader Kindle ai device supportati da Alexa. In tutto il mondo, su Amazon sono stati venduti più di due milioni di giocattoli e più di un milione di paia di scarpe, oltre 90.000 televisori e centinaia di migliaia di e-reader Kindle.

«Siamo felici che Prime Day 2016 abbia permesso ai clienti Prime di ottenere grandi risparmi grazie alle migliaia di prodotti in promozione, e alle centinaia di venditori- dice Francois Nuyts, Country Manager di Amazon Italia e Spagna – che hanno permesso loro di beneficiare della loro partecipazione a questa giornata da record per Amazon.it». Quest’anno infatti sono stati centinaia i venditori del Marketplace che hanno partecipato all’evento, cogliendo l’opportunità di raggiungere i clienti Prime di Amazon.it e contribuendo a incrementare il numero di promozioni disponibili.

Le offerte più popolari della giornata, esclusi i device Amazon, sono state:

  • Lexar Jump Drive 64GB Chiavetta USB
  • Braun SilkEpil Wet&Dry epilatore
  • Uncharted 4 Fine di un Ladro, videogame per PS4
  • Tomme Tippee Sangenic Tec Compatible Ricarica
  • Oral-B Cross Action 6000 White Spazzolino elettrico

 

Problemi “tecnici” in USA

Negli Stati Uniti però, mercato ben più maturo in quanto ad e-commerce e con ben altri flussi e numeri, c’è chi parla di “Fail”, ovvero di flop, fallimento. Twitter è stato invaso da messaggi con l’hashtag #PrimeDayFail, scritti da clienti delusi perché impossibilitati a piazzare un ordine. E Amazon stessa ha ammesso l’esistenza di rallentamenti e problemi tecnici, che dopo qualche ora sarebbero stati risolti. Secondo Bloomberg, l’aumento del 30% [ma Amazon ha dichiarato in seguito un +60% di vendite, ndr] in vendite rispetto al Prime Day 2015 (il primo organizzato dalla dot com di Bezos) sarebbe dovuto in larga parte alle vendite fuori dagli USA, mentre quest’anno un gran numero di promozioni faceva capo al Marketplace.

Relativa novità è poi stato l’acquisto, oltre che di prodotti, di servizi quali le consegne a casa dai ristoranti, la lavanderia o l’affitto di film.

Mantova Outlet Village celebra la capitale della cultura con uno spazio in centro città

Un salotto in centro città, aperto all’esterno con la sua struttura di vetro e acciaio, dove ottenere informazioni sulle attività culturali e commerciali in zona, dedicato a Mantova Capitale Italiana della Cultura 2016: lo hanno inaugurato Mantova Outlet Village in partnership con il Comune di Mantova. Mantova Lounge è uno spazio dedicato alla promozione delle iniziative predisposte per Mantova Capitale della Cultura 2016, un luogo di incontri per cittadini e turisti, destinato ad ospitare presentazioni ed eventi ma anche iniziative di business.

Mantova Outlet Village, recentemente oggetto di un’importante riqualificazione in chiave moderna, rinforza il legame con il territorio e propone una location prestigiosa e innovativa nel cuore della città, un portale d’accesso che coniuga tecnologia, multimedialità e accoglienza, destinato a comunicare al grande pubblico tutti gli eventi organizzati dal comune e da Mantova Outlet Village.

«Con Mantova Capitale Italiana della Cultura 2016 – ha commentato il Sindaco Mattia Palazzi – ancora una volta dimostriamo di generare nuove collaborazioni col tessuto imprenditoriale locale, nella convinzione che l’attrattività della nostra città si costruisca con la capacità di mettere insieme idee e di superare quei vecchi schemi che non riuscivano a conciliare cultura ed economia, città capoluogo e territorio. Sperimentazione, innovazione e qualità sono la cifra del nostro anno 2016. Ringraziamo in questo caso chi, come Mantova Outlet Village, ci consente di sviluppare ulteriormente l’accoglienza a Mantova con un format al passo con i tempi e le aspettative di chi raggiunge il centro storico di una città capitale della cultura».

Mantova lounge 2Mantova Outlet Village è un’importante destinazione di shopping e d’intrattenimento per tutto il nord Italia, che richiama ogni anno circa 3 milioni di visitatori da tutte le provincie limitrofe e dal Lago di Garda.

«Siamo molto orgogliosi di affiancare il Comune di Mantova in questa meravigliosa opera dedicata alla promozione e alla valorizzazione di un patrimonio culturale che ha ricevuto un riconoscimento così importante – spiega Dario Pistone, Amministratore Delegato di Multi Outlet Management -. Queste ricchezze appartengo al territorio che ci ospita e non possiamo sottrarci all’impegno di offrire ai visitatori i nostri servizi e la nostra capacità di confezionare esperienze uniche a supporto di un’occasione rara come il riconoscimento di Capitale della Cultura dell’anno».

A luglio Esselunga scalza Iper dal podio dei siti Gdo più apprezzati

Dopo il dominio di Iper, torna Esselunga in cima alla classifica dei migliori brand online della grande distribuzione nel mese di luglio. È quanto emerge dalla classifica di BEM Research che ha analizzato l’andamento su Internet di 19 marchi del settore con siti web in lingua italiana. Esselunga ottiene il punteggio massimo per trend di ricerca, velocità e usabilità; Ipermercati Iper fa meglio per visibilità, ma è indietro con i trend di ricerca. Al terzo posto si conferma Coop, che a giugno condivideva la posizione con Decathlon, ora al quarto posto. Chiude la top-five Bricocenter, azienda italiana specializzata in bricolage.

Sembra dunque che anche la grande distribuzione italiana sia trionfalmente entrata nelle logiche della rete e della comunicazione multicanale, mentre l’e-commerce, come previsto, sta decollando, spinto dall’ingresso di Amazon nelle sue varie forme.
Il settore in media registra i 35,7 punti-indice, un dato in calo dell’1,2% rispetto alla precedente rilevazione di BEM Research. Esselunga, numero uno a luglio, totalizza 46,6 punti-indice; Ipermercati Iper 46 e Coop 41,6. Il grado di competizione sul web dei diversi marchi è “medio basso”, ma rispetto a un anno aumenta il numero delle ricerche su Google legate al settore di un buon 20%.
«Nella grande distribuzione i marchi made in Italy continuano a rappresentare un’eccellenza. Nella top-five ci sono quattro brand italiani, con Decathlon unica presenza straniera – spiega Mariachiara Marsella, Web marketing manager di BEM Research – È un settore che ha saputo innovarsi e che continua a farlo. Chi vende prodotti agroalimentari riesce a raggiungere un pubblico sempre più ampio e aumenta la base dei propri clienti grazie all’e-commerce. La GDO può contare, inoltre, su un pubblico fedele disposto a cercare online il proprio distributore preferito».

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Cento anni di italiani a tavola, fotografati da Coop: e il futuro è veg e local

Foodie sì, ma sui prodotti locali, del territorio, piuttosto che interessati ai sapori etnici; nazionalisti nelle grandi occasioni (il calcio, le calamità geopolitiche che coinvolgono connazionali) ma profondamente legati al proprio “orticello”, regione o comune che sia; in generale, sempre più attenti a consumi alimentari “salutari”, con un interesse crescente per i regimi vegetariani. Sono gli italiani fotografati da Coop sul nuovo sito www.italiani.coop consultabile liberamente. Una serie di flash su consumi e abitudini nazionali risultate dall’Ufficio Studi Coop che ha elaborato i Big dati rilevati dai principali istituti di ricerca, quali Istat, Eurobatrometro, Fao, Nielsen, Doxa, Pew Research Center, con il supporto scientifico di Ref Ricerche.

Da contadino a vegan, e ritorno: cento anni di consumi alimentari
Sei quello che mangi, dice un noto adagio, e, considerando quanto è cambiata la società italiana negli ultimi cento anni, è facile immaginare quanto siano anche cambiati i consumi alimentari. Un quadro ce lo dà proprio Coop, che rivela come nell’ultimo secolo l’italiano medio si sia trasformato da povero, sottonutrito, analfabeta e contadino (nel 1901 la spesa annua procapite era pari a 1600 euro annuali, un decimo di oggi) ad agiato ipernutrito. Da popolazione cresciuta a pane legumi e vegetali e pochissima carne (nel primo decennio del secolo ne mangiavamo 15 chili procapite all’anno contro gli oltre 200 chili di pasta e pane) ai figli del boom economico cresciuti a proteine (con la carne dagli anni ’60 agli ’80 aumenta di 20 chili procapite). Risultato: oggi il 59% della popolazione è sovrappeso e il 21% è obeso.

Schermata 2016-07-11 alle 15.14.27Schermata 2016-07-11 alle 15.14.18Però nelle scelte alimentari iniziano a prevalere la salute e la ricerca del benessere, e si impongono nuovi stili di consumo, tra i quali quello naturale e quello con un ridotto o nullo apporto di proteine animali. Rispetto ai colleghi europei, gli italiani sono particolarmente sensibili ai contenuti di freschezza e naturalità dei prodotti alimentari (si dichiarano tali il 62% del campione a fronte di una media Ue del 51%). Un divario che esplode, con quasi 20 punti di differenza, nell’importanza attribuita alla sostenibilità ambientale dell’azienda o del prodotto (It 83 e 81% di preferenze vs Eu 66 e 64%). Insomma, mangeremo più carboidrati, formaggi, frutta e verdura e meno carne, pesce e dolci. E le paure maggiori sul forte alimentare sono la manipolazione e l’inquinamento ambientale.
Infatti, se un anno fa il 13% degli italiani affermava di consumare abitualmente prodotti vegan, il 49% già immaginava che i propri consumi sarebbero cambiati in quella direzione nei decenni successivi. E proprio alla tavola gli italiani destinano quote consistenti dei consumi procapite, registrando la più alta spesa procapite alimentare d’Europa (superiore di ben 20 punti percentuali alla media europea).

Schermata 2016-07-11 alle 15.14.09
Le preferenze poi vanno ai prodotti local (30%) piuttosto che al cibo global (18%) perchè gli italiani hanno più fiducia nei prodotti del territorio e sperano nelle ricadute locali delle loro scelte di consumo. Nella media europea invece è l’approccio global a risultare vincente (25% vs 23%). Il quadro dunque è quello di un popolo ancorati ad una identità micro territoriale (lombardi, umbri, campani e persino leccesi, livornesi, catanesi, veronesi), che diventa “italiano” solo nelle grandi occasioni.
Non solo. L’ex popolo di santi, poeti e navigatori ha decisamente cambiato le sue priorità anche in fatto di impiego. Per la professione del domani, la maggioranza dei nostri connazionali preferirebbe occuparsi di Information Technology (come gli europei che però distacchiamo di 4 punti: 11 vs 7). Ma al secondo posto c’è l’educazione e la formazione (+3 punti su media Eu dove comunque questo campo ricopre il secondo posto) e al terzo Ospitalità e turismo (+2 su Eu). I manager che in Europa sono anche loro al secondo posto, in Italia sono al quinto e i finanzieri che in Europa figurano al terzo posto a pari merito con altre professioni, in Italia scendono al settimo. Da registrare che agricoltura, cibo e risorse naturali conquistano il 5% delle preferenze vs il 3% europei. In sostanza meno finanza e più tecnologia, ci immaginiamo meno manager e più nerd, persino più agricoltori.

Dopo il restyling, debutta a Erba l’insegna Brico io con il 17° pdv in Lombardia

Brico io consolida il suo presidio in Lombardia con l’apertura, sotto la propria insegna del centro bricolage del centro commerciale La Rotonda di Erba, in provincia di Como. Il punto vendita, ristrutturato per rispondere al nuovo format Brico io, fa capo alla società affiliata Briretail e si sviluppa su una superficie di vendita di 1.240 mq.
«Brico io – dichiara Mario Aspesi, consigliere delegato di Marketing Trend – si rafforza nell’area nord-est della Lombardia. L’insegna vi è storicamente presente coi punti vendita di Lipomo (Co) e Piantedo (So), ai quali s’è affiancato nel 2015 Morbegno (So). L’adesione al format Brico io del punto vendita di Erba è motivo per noi di grande soddisfazione perché ci consente di consolidare la presenza del brand in un territorio dove l’attività del bricolage è ben radicata nei comportamenti delle persone».

Con Erba, salgono a 17 i Brico io attivi in Lombardia, 12 a gestione diretta e cinque in affiliazione.

Brico io Erba interno

Il nuovo punto vendita propone un assortimento di circa 20 mila referenze, suddivise fra i 15 reparti: accessori auto, arredo bagno, casa, complementi d’arredo, decorazione, piccola edilizia, elettricità, ferramenta, giardinaggio, idraulica, illuminazione, legno, scaffali, utensileria elettrica e manuale e vernici e colle, cui si aggiunge lo shop in shop L’Outlet del Kasalingo.
Il nuovo Brico io è dotato di due casse e gestito da una squadra di 6 persone, compreso il caponegozio, e si avvale dell’ampio parcheggio del centro commerciale.
Ampia la gamma dei servizi offerti: taglio legno; taglio corde, reti e cavi elettrici; taglio tovagliati; pavimentazioni al taglio; tintometro; vendita a catalogo, preventivi gratuiti. La merce è consegnata a casa, a fronte di un piccolo contributo spese.

Evolve la ricerca online, più veloce e mirata, e tra le opzioni avanza il colore

L’evoluzione delle ricerche online è stata velocissima negli ultimi anni nel senso di azioni sempre più mirate e veloci, con un obiettivo: acquistare online. Un cambiamento guidato da una tecnologia sempre più avanzata, con un cliente sempre più a suo agio con il mezzo digitale, che vede una presenza ormai preponderante dello smartphone. Specie nel settore abbigliamento. Con il 44% di traffico e il 24% di ordini, nella moda online lo smartphone è il dispositivo che, nel primo trimestre del 2016, vede l’unico aumento significativo. Non solo: per il quarto trimestre consecutivo lo smartphone ha guidato per oltre il 90% la crescita delle visite. Chi acquista tramite smartphone non naviga solamente: il 94% di tutta la crescita della creazione dei carrelli e il 66% della crescita degli ordini avviene tramite questo dispositivo.
Il che significa transazioni ovunque, più veloci e d’impulso.

La conferma viene dall’analisi di Demandware tramite lo Shopping Index, basato sull’attività di acquisto degli oltre 400 milioni di acquirenti in tutto il mondo che transitano sulla sua piattaforma cloud.

 

Il colore del digitale: nella moda vince il nero
La ricerca, vuoi per impazienza, mancanza di tempo, abitudine alla velocità del caricamento di pagine, deve essere sempre più precisa e focalizzata: questo richiede oggi il consumatore.
Chi acquista online vuole trovare, subito, esattamente quello che cerca. Un guaio per quei siti che non incontrano le aspettative del cliente, perché troppo lenti o complessi. Per giungere a questo obiettivo una delle tendenze in atto è la ricerca per colore: gli shopper includono la preferenza di colore del prodotto cercato il 22% in più rispetto all’anno precedente.

Per quanto riguarda i siti di moda, il nero è il colore maggiormente richiesto da chi acquista in rete con il 27% delle ricerche; seguono il bianco e il rosso con il 22% e 12%. L’arancione e il giallo risultano invece i meno richiesti e con l’1% si posizionano fuori dalla “top-ten dei colori”.

d9bc4272-6784-43c8-ad93-64612ae0fb6e__OLa riprova di questi comportamenti d’acquisto sempre più frenetici viene dall’analisi del tempo di permanenza su un sito.Nel segmento fashion, durante il primo trimestre del 2016 il tempo medio di permanenza per visita – per tutti i dispositivi – è stato di 9 minuti (-1%), mentre il tempo medio di permanenza per visita da smartphone è stato di 8,1 minuti (-10%). Una visita sempre più breve, anche influenzata dall’uso dello smartphone, che sta di fatto mutando la shopping experience experience online. Sarà dunque necessario ottimizzare la customer journey prevedendo un minor numero di passaggi dal momento in cui si effettua la ricerca fino al pagamento finale, ma anche prevedere una shopping experience unificata nel caso in cui le visite vengano effettuate tramite uno o più dispositivi, o canali.

 

Convenienza primo pensiero, e la consegna si vuole gratis
Tra i vari cambiamenti che percorrono il rapporto del cliente con la rete uno non cambia, ed è l’esigenza e anche l’aspettativa di chi acquista online di trovare convenienza. La spedizione gratuita incentiva lo shopping online. Nel settore moda la spedizione gratuita è applicata nel 65% dei casi e su un valore medio di ordine di 125 dollari, mentre il tasso medio di sconto è pari al 15%. I retailer utilizzano i negozi fisici come pick-up point per ridurre i costi di trasporto e incrementare gli acquisti.

I settori dell’abbigliamento di lusso e dell’health&beauty rimangono però quelli che presentano i tassi di applicazione della spedizione gratuita più alti, rispettivamente dell’84% e 74%.
Se in generale la spedizione gratuita ha avuto un grande successo durante il quarto trimestre del 2015, periodo in cui si è registrato il periodo di picco dello shopping digitale, nel primo trimestre 2016 è arrivata a coprire circa i due terzi del totale degli ordini, in crescita del 63% rispetto a un anno fa.

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