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Anna Muzio

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Tutti pazzi per la moda online: +25% a 1,8 miliardi di euro, il 5% del mercato retail

Un mercato che cresce sempre più: è quello dell’e-commerce nell’abbigliamento, che, dopo un avvio in sordina, negli ultimi cinque anni ha registrato un tasso di crescita medio annuo pari al 30% circa, il doppio rispetto a quello dell’e-commerce nel suo complesso: nel 2016 l’Abbigliamento varrà il 10% di tutto l’e-commerce in Italia (era il 6% nel 2012), con una penetrazione del 5% del mercato retail (era il 4% nel 2015). L’abbigliamento dunque nell’e-commerce di prodotto è il secondo settore, dietro solo ad Informatica ed elettronica.

 

Sono i dati dell’Osservatorio eCommerce B2C, giunto alla 15a edizione e promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano, che registrano nel 2016 per la moda online (ossia l’acquistato da consumatori italiani su siti sia italiani sia stranieri) una crescita del 25% e un valore di oltre 1,8 miliardi di euro. L’Export invece, cioè il valore delle vendite da siti italiani a clienti stranieri, aumenta del 30% e supera quota 1,3 miliardi di euro. Il 45% delle vendite Fashion valica i confini nazionali alla volta di Europa (in primis UK, Francia e Germania), USA, Russia e, in misura minore, Cina, Giappone e America Latina.

«L’Abbigliamento è uno dei comparti merceologici più dinamici dell’e-commerce B2c italiano per almeno tre ragioni: ritmo di crescita superiore a quello medio del commercio elettronico, offerta eterogenea e in continuo fermento, e, infine, spiccata propensione all’innovazione» ha detto Alessandro Perego, Direttore Scientifico degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano.

Un settore all’avanguardia insomma, che ha saputo meglio di altri trarre vantaggio dalle nuove abitudini di acquisto dei consumatori e coglierne le potenzialità.

«Il comportamento di consumo degli acquirenti di fashion è caratterizzato da un approccio omnicanale, nel quale sia i touch point fisici che quelli digitali giocano un ruolo chiave – spiega Roberto Liscia, Presidente Netcomm -. Questo nuovo customer journey è stato ben compreso dalle aziende fashion, che negli anni hanno apportato numerose innovazioni alla customer experience: dall’utilizzo dei social come canale di comunicazione e di customer care, ai totem virtuali nei punti vendita fisici per prenotare i capi non disponibili al momento».

 

Le richieste? Convenienza e assortimento

Alla base della scelta di acquistare capi di abbigliamento c’è anzitutto la possibilità del risparmio grazie a occasioni e promozioni speciali. Il 52% della domanda e-commerce è realizzata nella componente di prodotti a prezzo ridotto: scontato, con sconti dal 10% al 30%, o molto scontato, con sconti dal 30% al 70%.

«In occasione del Black Friday e del Cyber Monday – afferma Riccardo Mangiaracina, Direttore dell’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm Politecnico di Milano – alcuni operatori hanno realizzato in due giorni oltre il 5% del totale fatturato online, circa 10 volte il valore delle vendite registrate nello stesso intervallo di tempo in altri periodi dell’anno. In seconda battuta, i siti di e-commerce consentono al cliente di scegliere il prodotto desiderato tra una gamma molto ampia, difficilmente reperibile in un punto vendita e infine agevolano l’esperienza d’acquisto consigliando articoli affini».

I web shopper italiani effettuano, nel 46% dei casi, acquisti mass market sui siti dei grandi retailer italiani e internazionali e sui marketplace generalisti; seguono, con un peso del 36%, gli acquisti ‘luxury’ realizzati sui siti delle grandi Dot Com, delle vendite private, dei produttori high fashion del Made in Italy e delle boutique multi-brand.

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Infine conquistano una quota del 18% gli acquisti di abbigliamento e accessori sportivi dai siti dei retailer specializzati, dei produttori e delle Dot Com generaliste.

«Se consideriamo la tipologia di prodotti acquistati online, i capi di abbigliamento (camicie, vestiti, capi spalla, jeans, pantaloni) incidono per circa il 55% e gli accessori per il 45%, con una preferenza spiccata per le scarpe – sia eleganti sia sportive – e per le borse o accessori di pelletteria – aggiunge Valentina Pontiggia, Senior Advisor dell’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm Politecnico di Milano – . Per quanto riguarda il genere, i capi di abbigliamento e gli accessori da donna pesano per il 50% del mercato Fashion online, quelli da uomo per il 40% circa (ed in crescita), quelli da bimbo per il 10%».

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Crescita globale: da siti italiani 3 miliardi di vendite, solo il 31% dalle aziende

Questo per l’Italia, ma anche  a livello globale il settore moda cresce, con un aumento delle visite del 18% e una crescita della creazione dei carrelli, del +25%, convertita in una crescita degli ordini pari al 24% secondo i dati Demandware.

La moda è uno dei settori che ha registrato i dati di crescita maggiori tra i segmenti analizzati, preceduto solo dall’abbigliamento sportivo che ha realizzato un +41% di visite, +44% creazione dei carrelli e + 35% ordini.

In ogni caso la moda Made in Italy movimenterà nel 2016 da siti italiani a consumatori italiani e stranieri circa 3 miliardi di euro, in crescita del 35% rispetto al 2015. Anche grazie a un tasso di crescita quasi doppio rispetto a quello dell’e-commerce totale (+19%), l’Abbigliamento si conferma nel 2016 il primo comparto di prodotto per vendite online con un’incidenza del 17%.

L’Export è trainato dalla componente ‘luxury’ (abbigliamento ed accessori di alta moda). In questo scenario, le Dot Com – sia e-retailer (specializzati e generalisti) sia siti delle flash sales – pesano il 69% delle vendite, mentre le imprese tradizionali solamente il 31%. Analizzando poi la concentrazione di mercato, i primi 5 operatori nell’Abbigliamento generano il 54% delle vendite online e incrementano il loro peso rispetto al 2015 (quando l’incidenza era pari al 50%) anche grazie ai fenomeni di acquisizione e fusione.

Amazon Prime a Milano consegna Unes e NaturaSì in un’ora, puntando su bio e fresco

Doveva succedere, ed è successo: Amazon si allea con due insegne storiche della grande distribuzione come U2 Supermercati e NaturaSì, specialista in biologico, e promette la consegna dei loro prodotti in un’ora. Per ora a Milano, testa di ponte della strategia dell’azienda di Jeff Bezos in Italia.
Alla selezione di prodotti disponibili con Prime Now, oltre 20.000 referenze, si arricchirà dunque di oltre 6.000 articoli.

Tra i nuovi arrivi, i clienti troveranno un’ampia scelta di prodotti freschi in vendita nei supermercati U2 e NaturaSì, con la possibilità di ricevere quanto acquistato in un’ora o in una finestra a scelta di 2 ore in 49 codici di avviamento postale di Milano e hinterland. Una scelta non casuale, sembrerebbe, quella delle due insegne. NaturaSì è la più importante catena di supermercati specializzata nella vendita di prodotti biologici e conta 215 punti vendita affiliati in Italia e 2 in Spagna, e dispone già tra l’altro di un suo servizio di spesa online. U2/Unes, presente in Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna con oltre 190 punti vendita tra diretti e franchising con tre principali insegne, proporrà anche i prodotti della private label d’alta gamma Il Viaggiator Goloso. E poi c’è il fresco. Ma soprattutto, la consegna in un’ora, un servizio che ad oggi nella Gdo solo Amazon può assicurare, e quando si tratta di spesa last-minute proprio questo potrebbe fare la differenza.

Una strategia sottolineata da Mariangela Marseglia, EU Director Prime Now: «L’accordo con Unes e NaturaSì rappresenta un importante passo avanti nello sviluppo del servizio Prime Now, consentendoci di ampliare ulteriormente la gamma di prodotti offerti e allo stesso tempo di estendere anche ai clienti dei brand, U2 e NaturaSì, la possibilità di beneficiare del servizio di consegna in un’ora. Puntiamo a estendere Prime Now, attualmente disponibile a Milano e hinterland, anche in altre città, stringendo accordi simili con altri distributori a livello locale».

240e22e0-2748-4dd6-9aa8-d74b1a318595__MLe insegne, da parte loro, hanno deciso di affidarsi alla logistica di Amazon come leva di differenziazione strategica. «L’accordo odierno ci consente di raggiungere un traguardo significativo nell’ambito della nostra strategia di innovazione, così come nel miglioramento dei servizi ai nostri clienti, su cui da tempo siamo impegnati – commenta Mario Gasbarrino, Amministratore Delegato Unes –. Grazie ad Amazon, i nostri clienti oggi possono acquistare i nostri prodotti in qualsiasi momento e farseli consegnare dove preferiscono, a tempo record. In questo modo anche chi non ha un supermercato U2 vicino casa, può accedere a tutta la nostra selezione di prodotti, inclusi i nostri marchi “U! Confronta e Risparmia” e “Viaggiator Goloso”. Grande enfasi sarà data ai prodotti freschi che rappresentano per i nostri clienti uno dei principali motivi di fidelizzazione. Grazie ad un partner come Amazon, con il quale condividiamo la centralità del cliente, vogliamo offrire un servizio semplice, innovativo e veloce ad un numero sempre maggiore di consumatori».

edfdbe2d-7199-4890-89e3-b98160108b27__M«Grazie alla collaborazione con Amazon possiamo offrire ai nostri clienti l’opportunità di vivere il bio in modo facile, innovativo e da oggi anche ultra-rapido – spiega Roberto Zanoni, Direttore Generale di NaturaSì –. Il servizio di consegna veloce, anche dei freschi, permette a chi non può recarsi in negozio di ricevere la spesa bio di NaturaSì a casa propria in poco tempo. Per tutti coloro che apprezzano la consegna pratica e veloce a domicilio, l’accordo tra Amazon e NaturaSì permette di portare in tavola prodotti attenti al benessere, ma anche all’ambiente e al territorio in cui viviamo».

Ormai, si può ben dire, nessun dorma, sulla spesa online

 

Tutto tramite App

Caricando sul proprio smartphone o tablet l’app Prime Now, disponibile per dispositivi Apple (iOS) e Android, i clienti Prime possono verificare la disponibilità del servizio a casa propria o nel punto scelto per la consegna immettendo il CAP e attendendo la notifica dall’applicazione. La verifica può essere inoltre eseguita vistando la pagina web www.amazon.it/primenow.

Quando viene effettuato un ordine tramite Prime Now, i clienti creano liste di spesa separate in relazione al negozio di riferimento: Amazon, U2 o NaturaSì. Per completare l’acquisto è richiesto un ordine minimo di 19 euro per negozio. La scelta è tra la consegna a casa in un’ora al costo di 6,90 euro, o la consegna gratuita in una finestra di 2 ore a scelta. I prodotti di Amazon e U2 vengono consegnati dalle ore 8 alle 24 tutti i giorni della settimana, quelli di NaturaSì dal lunedì al sabato dalle 10 alle 20.

 

 

Divertente e sexy, così vedo il punto vendita del futuro

Un luogo dove fare esperienze, multisensoriali e dunque concrete ma anche virtuali, grazie alla tecnologia. Dovrà essere questo il punto vendita del futuro secondo Dietmar Dahmen, tedesco cresciuto in California e oggi residente a Vienna, futurologo ed esperto in innovazione. Obiettivo: dare al cliente un motivo per entrare e acquistare lì, invece che online. Una questione che riguarda in modo particolarmente stringente il grocery e i supermercati: perché darsi la pena di perdere tempo a recarsi in un punto vendita, quanto trovo esattamente gli stessi prodotti online? Ecco allora entrare in campo la tecnologia, che rende in modo relativamente economico la visita in negozio un’esperienza divertente, che vale la pena fare.

Tra le frontiere più interessanti che potrebbero cambiare il punto vendita fisico del futuro (e lo stanno già facendo ora) ci sono i robot e la realtà virtuale.

«La realtà virtuale è un modo per creare un modello previsionale e ci permette di entrare in luoghi dove non siamo veramente, come un nuovo negozio – dice Dahmen -. Il trucco con l’esperienza online è che deve fare in modo di sostituire l’assenza di altri sensi. Ad esempio in negozio puoi toccare un tessuto, online no, però puoi zoomare e vedere la trama, o puoi ingrandire e camminare in un asola o un particolare del vestito e questa è un’esperienza che ti lascia a bocca aperta. La realtà virtuale aiuta a sperimentare un prodotto in modo più intimo e migliore di quanto sia mai stato possibile, senza essere alla presenza del prodotto.

I robot sono già una realtà i Giappone, dove in molti negozi di Tokyo si trovano i robot Pepper. “Ho visto Pepper al lavoro a Tokyo. Il punto è che l’interazione tra umano e umano va bene, ma in certi casi può far sorgere imbarazzo, invece a una macchina puoi dire e chiedere quello che vuoi. Un’altra modalità di interazione che si affianca al vis à vis e all’interazione macchina con macchina.

Per guardare la versione inglese video: https://youtu.be/Mrc8NCRpoN0

Un hub di servizi: a Torino debutta il Carrefour Market Urbano

Un supermercato dove, oltre alla spesa di tutti i giorni, è possibile trovare tutta una serie di servizi come l’elettricista, l’idraulico, il sarto, il calzolaio, la stampa foto e molto altro: nasce a Torino in Corso Turati 29D il nuovo format urbano di Carrefour. Continua dunque l’esplorazione dell’insegna francese verso nuovi format che si avvicinino alle esigenze di un cliente sempre più mutevole ed esigente, 24 ore su 24, con poco tempo a disposizione e che desidera trovare tutto in un solo posto: non solo prodotti, ma anche servizi.

Il nuovo format, che si sviluppa all’interno del concept Market H24, ha debuttato con il claim “Ci pensa market”! è un luogo dove, grazie alla Blue Box, è possibile usufruire di numerosi servizi professionali pensati per rispondere alle necessità quotidiane più frequenti. In modo pratico e veloce sarà infatti possibile richiedere, fino alle 22, 7 giorni su 7, l’assistenza immediata per molti servizi di gestione domestica come l’elettricista, il fabbro, la stampa foto, il sarto, il calzolaio e molti altri ancora, oltre l’ormai consolidato servizio lavanderia.

Il rinnovato punto vendita Market Urbano, dopo un completo restyling, si estende su una superficie di 785 mq attraverso spazi pensati per ogni tipo di necessità, che si rifanno all’idea della “piazza” del Mercato, con prodotti selezionati che guardano al benessere e alla valorizzazione del territorio. Tra i reparti serviti, di fianco alla gastronomia e alla rosticceria, si trova il corner delle patatine fritte e servite al momento per un servizio take away. Non mancano gli ormai consoldati (nelle aperture recenti) corner con i succhi freschi e i distributori di frutta secca pensati per gli amanti del benessere, ma anche il sushi, l’etnico, la zona bio e quella dedicata a tè e infusi, la cosmesi e il make up. Arricchiscono l’offerta un settore di monoporzioni da asporto sia pronti da mangiare sia da cucinare, a base di carne o di pesce, e una vasta gamma di prodotti bio che free from (senza glutine, senza lattosio, senza zucchero…)

In prossimità dell’ingresso c’è infine un innovativo Market Cafè, una sorta di urban center 3.0 dove i clienti, oltre a degustare caffè, spremute e brioches, potranno caricare il proprio cellulare ed utilizzare tablet messi a disposizione, con collegamento gratuito a internet.

carrefour-torino2«Abbiamo scelto Torino, una città importante in una Regione chiave per lo sviluppo del Gruppo, per dare il via a una formula innovativa di offerta coerente con la strategia di Market, l’insegna che da sempre è caratterizzata da un forte valore sociale – spiega Stephane Coum, direttore supermercati Carrefour Italia -. Infatti, con “Ci pensa Market”, nel caso del modello “Urbano”, abbiamo voluto dare una risposta concreta a tutte quelle esigenze quotidiane dei nostri clienti, soprattutto a chi vivendo da solo in una grande città, cerca un unico punto di riferimento a supporto dei molti servizi che vanno al di là della spesa di ogni giorno. Unire innovazione alla semplificazione della vita dei nostri clienti, come anche dimostrato con la formula H24, sono solo alcuni dei valori che guidano l’impegno quotidiano di Market».

Metro vince in creatività: premiata a Cannes la campagna “the Daily Catch”

Leone d’argento nella categoria Direct al Festival internazionale della creatività Leoni di Cannes per la campagna “The Daily Catch” di METRO Cash & Carry. A premiare la creatività in una categoria come il direct marketing, che di solito non vede grandi novità, è stato l’uso di un packaging tradizionale un po’ in tutta Europa, ripreso e rinnovato.

Alla base dell’idea c’era un’esigenza del Cash& Carry tedesco: promuovere la freschezza del proprio pesce (Metro è il maggiore distributore europeo di prodotti ittici freschi). L’idea è stata semplice (ma bisogna pensarci): quella di utilizzare il quotidiano del giorno stesso in cui è stato pescato il pesce per avvolgerlo, una volta in negozio. Per la precisione, è stato usato il quotidiano locale della località di pesca (ad esempio, Il Secolo XIX di Genova). Oltre al giornale che lo avvolge, e che prova senza ombra di dubbio la “data di confezionamento”, il packaging viene completato con un adesivo con la data di preparazione e un codice a barre che rimanda ai servizi di tracciabilità di Metro e può essere letta con un’App da smartphone.

Semplice, affascinante, e, anche, un modo per alleviare l’attuale crisi della stampa…

Simply parte con la spesa online a Milano

Cresce la febbre da spesa online, e Simply si attiva con nuove modalità multicanale. Il servizio, per ora attivo solo su Milano e in 35 comuni della provincia, si svolge con tre modalità: consegna a casa, ritiro in negozio (in sette supermercati milanesi) o ritiro presso il Chronodrive Auchan di Rozzano, servizio inaugurato a ottobre 2013 che assicura di preparare la spesa entro due ore dall’ordine online e di caricarla in auto in 5 minuti. Abbiamo chiesto un approfondimento a Marco Filipponi, Responsabile Loyalty e Ecommerce di Auchan Retail Italia.

Quali sono i programmi di espansione?
La nuova piattaforma e-commerce Spesasimply.it si inserisce nella strategia multicanale di Auchan Retail Italia con l’obiettivo di arrivare a garantire la massima scelta su dove fare la spesa (ipermercato, supermercato, superette, online) e su come ritirarla (in store, con l’auto o a casa).

Quali i tempi per la diffusione sul territorio nazionale?
Si valuteranno i ritorni del servizio, appena partito a Milano e hinterland, e le potenzialità delle altre città.

Quali sono i numeri di Chronodrive?
Il punto vendita Chronodrive di Rozzano, all’interno di un bacino d’utenza locale, ha consolidato una base di clienti fedeli che ormai considera il servizio insostituibile. Come punto di ritiro di spesasimply.it, il servizio drive potrà essere utilizzato e apprezzato anche da clienti milanesi che si muovono con l’auto.

Dopo che per anni le insegne della Gdo sono state alla finestra a guardare l’e-commerce che cresceva negli altri settori, sembra che ora sia davvero arrivato il momento di buttarsi nella mischia. Lo confermano gli ultimi numeri dell’Osservatorio del Politecnico di Milano, che vedono il Food&Grocery tra i settori emergenti e rilevano come il 27% degli italiani usa ormai lo smartphone per la spesa alimentare e il 44% ha un’app di un’insegna della GDO sullo telefonino. (vedi anche l’intervista a Marta Valsecchi Gdo e mobile: siamo alla fase di avvio, ma cresce la consapevolezza).

Il servizio al momento è attivo nei comuni di Milano, Baranzate, Novate Milanese, Cormano, Cusano Milanino, Bresso, Cinisello Balsamo, Sesto San Giovanni, Cologno Monzese, Vimodrone, Segrate, Peschiera Borromeo, San Donato Milanese, San Giuliano Milanese, Melegnano, Carpiano, Locate di Triulzi, Opera, Pieve Emanuele, Rozzano, Basiglio, Lacchiarella, Casarile, Vernate, Binasco, Zibido San Giacomo, Assago, Buccinasco, Corsico, Noviglio, Gaggiano, Trezzano Sul Naviglio, Cesano Boscone, Cusago, Settimo Milanese, Pero.

È Zalando il sito più friendly, ma sono buone le perfomance della Gdo sul web

È Zalando il sito migliore, in termini di navigabilità, usabilità e risultati di ricerca: è il risultato del report di giugno di BEM Research, che ha analizzato l’andamento sul web di 205 brand operanti in 10 diversi settori economici.  L’azienda tedesca di abbigliamento ha totalizzato 65,5 punti indice superando di misura Mondo Convenienza, che si ferma a 64,5. Seguono Ipermercati Iper, poi Ikea e Intesa SanPaolo. Rientrano nella top-ten anche Toys Center, Divani&Divani, Made, Quixa (che segna l’avanzamento maggiore in classifica) e Genertel.

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Buone performance per le insegne della Gdo

Nonostante le insegne della Gdo siano dei relativi newcomer nell’arena dell’e-commerce, e in misura minore del web, con la dovuta eccezione di Esselunga, le cose stanno cambiando. L’ingresso di nuovi attori nelle venite online (l’ultimo in ordine di tempo è Simply, e poi c’è iper, che piazza un ottimo terzo posto nella classifica intersettoriale) sta cambiando le carte in tavola. E dunque, se l’arredamento può contare su quattro società nelle prime dieci posizioni in classifica generale, grazie alle performance di Mondo Convenienza, Ikea, Divani&Divani e Made, considerando l’indice di performance online settoriale sono le assicurazioni a comportarsi meglio su Internet (38,4 punti indice di media), ma seguite dalla grande distribuzione (36,2). L’arredamento chiude il podio con 35,7 punti indice su 28 marchi analizzati. La media generale di tutti i 205 brand si attesta a 33,7 punti, in calo dello 0,7% in un mese.
bemresearch1Nessuna società dell’editoria rientra nella top-ten, ma il comparto, con la più folta pattuglia di brand, può contare sui siti web con i tempi di caricamento più rapidi e con la migliore usabilità tra tutti i dieci settori presi in esame.
«Le aziende che si rivolgono direttamente al pubblico per vendere i loro prodotti online sono quelle più performanti su Internet – spiega Mariachiara Marsella, responsabile marketing online di BEM Research – . L’Italia, più in generale, deve lavorare di più per attrarre aziende straniere nel suo mercato: delle 205 società con un sito Internet in lingua italiana analizzate, ben 126 sono nate in Italia e 62 sono europee. Al di fuori dei confini continentali, si rivolgono ai consumatori italiani 12 aziende statunitensi e 5 società giapponesi».

Continua il Kiabi Job Dating, prossime tappe a Verona e Caserta

Un piano serrato di aperture nella Penisola per il retailer di fast fashion francese Kiabi (leggi Kiabi punta sull’Italia e sui centri commerciali, con un nuovo layout) sta portando a una serie di selezioni di personale nelle città presso cui apriranno dei nuovi store, con una metodo particolare: il Job Dating. In soli sette minuti i candidati dovranno convincere i selezionatori di essere la persona giusta per lavorare nei nuovi store.

Il prossimo appuntamento si terrà martedì 5 luglio dalle ore 18.00 alle ore 22.00 a Verona presso il locale “VIA ROMA 33”, dove saranno selezionate 20 persone per il nuovo punto vendita che aprirà presso il Centro Commerciale Auchan di Bussolengo.

Martedì 12 luglio dalle ore 18.00 alle ore 22.00 presso il locale “CONTEMPORANEO ECCELLENZE” di Caserta in Via Giuseppe Mazzini 16 avverrà invece la selezione di altre 20 persone per il nuovo punto vendita di Marcianise che aprirà presso il Centro Commerciale Campania.

Prendendo spunto dall’idea degli speed date americani, gli appuntamenti al buio nei quali, in meno di 7 minuti, è possibile incontrare l’anima gemella, Kiabi con queste selezioni ricerca una squadra capace di esprimere i valori del brand: colore, divertimento e unicità. Ragazzi giovani, studenti o neolaureati, con una forte passione per la moda e occhio per le tendenze, si potranno conquistare il proprio ruolo all’interno dei team KIABI superando una prova di recruiting davvero unica. Tutti gli interessati in cerca di un nuovo impiego dovranno presentarsi nel locale e, curriculum alla mano, convincere Kiabi di essere il candidato perfetto, in 7 minuti.

 

Grocerant, catene, food delivery: l’Italia sulla soglia del futuro

Una grande apertura al nuovo che ha portato all’ingresso, nell’ultimo anno, di catene straniere del fast food presenti in decine di Paesi, e che proprio ora scelgono di debuttare in Italia. Il mondo della ristorazione veloce in Italia è oggi una sorta di arena dove si stanno sperimentando nuove soluzioni e incroci, che vedono la barriera tra commercio e somministrazione assottigliarsi sempre più. «Ormai il cliente si aspetta di trovare il cibo sempre, ovunque, e di ogni tipologia della quale abbia desiderio al momento» ha spiegato Daniele Tirelli, presidente di POPAI ITALIA all’evento “Are you ready for the Grocerants?” terza edizione del convegno POPAI dedicato al settore del Retail Food Service. Dando un quadro dei nuovi format.
I Netstaurant, ad esempio, i ristoranti integrati con le logiche del web e dei social come il newyorchese 4Food. Nel punto vendita sulla 5a strada tramite vari dispositivi si può costruire il proprio hamburger, che al contrario dello storico Big Mac, che si voleva uguale in ogni punto del mondo, è estremamente personalizzato. Si compilano questionari per conoscere il proprio hamburger ideale, si socializza tra profili affini. E, secondo le logiche social, se il panino creato dal cliente ha successo (ovvero vende bene), questi ottiene un anno di pasti gratis.
Gli Everywhere Restaurant colgono invece la tendenza a portare l’insegna ovunque, tramite i truck. In USA l’hanno fatto Taco Bell e Starbucks, ed è un mercato che cresce del 25% l’anno secondo Technomic.
Le consegne a domicilio sempre più veloci e sofisticate vedono sempre negli States un operatore come GrubHub che in pochi anni ha raggiunto 44mila locali in oltre mille città. Ma nell’area sono scesi grandi player, da Amazon a Google a Uber.

In questo scenario, come evolveranno i supermercati? Servire cibo sottrae business o crea lavoro? Varie le soluzioni possibili. C’è chi prepara e serve nel punto vendita lo stesso prodotto che vende sugli scaffali (ad esempio la pizza da Whole Foods Market) e si è specializzato a organizzare il catering per qualsiasi tipo di evento od occasione speciale, dal matrimonio al compleanno come Kowalski: l’intero banchetto può essere ordinato online.
In Italia siamo agli inizi, sono partire esperienze interessanti come Carrefour viale Bezzi e iper la grande i di Arese, ma c’è ancora qualche zona d’ombra.
Una sorta di guida nel food retail del futuro ci viene da alcune esperienze, italiane ma soprattutto estere, di realtà che hanno da poco aperto nel nostro Paese.

 

Domino’s: la chiave è tecnologia e servizio
domino's«Siamo arrivati molto in ritardo: l’Italia è l’83° Paese per Domino’s – spiega Alessandro Lazzaroni, Marketing Manager di Domino’s Pizza Italia, oggi a Milano con 5 punti vendita che diventeranno presto 6. Nel mondo, sono 13mila per 10 miliardi di fatturato. Certo, portare la pizza americana nel Paese che la pizza ha inventato e che vanta 44mila pizzerie era una sfida improba, quasi impossibile. Come intendete vincerla? «Noi siamo specializzati nella consegna a domicilio, in un mercato estremamente frammentato dove manca il servizio. I 2/3 del nostro business viene dalle consegne a casa. Siamo una digital company che vende pizza. Raggiungiamo noi il cliente in vari modi: tramite App zero click (si può ordinare a voce senza toccare lo schermo), Twitter (basta mandare gli emoticon delle fette di pizza che si vuole a casa), sulla Samsung smart tv, in auto con Ford Synch, tramite smart watch, mentre in Australia sono già usate le consegne con un robot. Perché è l’ordine il momento clou della relazione con il cliente. L’acquisto deve essere molto semplice. Poi c’è il prodotto, buono, italiano, certificato. In Italia naturalmente puntiamo sulle eccellenze locali. E il servizio: assicuriamo la consegna in 30 minuti e con la pizza a una temperatura di almeno 70°C».
Nel locale la lavorazione è a vista, nella massima trasparenza. Una strategia che si completa con una politica di “localizzazione”. «Noi siamo nei quartieri e viviamo la vita di quartiere, integrandoci. Partecipiamo alle feste rionali e parrocchiali, siamo presenti negli eventi del vicinato. Prediligiamo aperture nella stessa città per motivi logistici: a Milano vogliamo arrivare a 15 locali, per coprire tutti i quartieri, poi passeremo a città vicine. Ora la gestione è diretta, nel 2017 partiremo con il franchising».

KFC tra franchising e drive alla conquista del Belpaese
kfc-arese-insideInsegna storica americana specializzata in pollo fritto, è entrata in Italia a fine 2014 con 2 ristoranti, ne ha oggi 6, tutti in centri commerciali, aprirà il 7° il mese prossimo e arriverà a 12 entro fine anno, puntando sul Drive (“ne apriremo uno ad ottobre per verificare se è un format che può fare la differenza”). In Cina apre un ristorante al giorno e ne ha oggi 4000. Nel mondo sono 20mila. «Il nostro obiettivo è aprire dove il cliente ci vuole. Ci svilupperemo con un franchising puro sviluppato per area, con imprenditori che avranno 20/50 locali. Ci concentreremo sui centri commerciali o sulle strade di grande scorrimento, evitando i centri città, per ora troppo costosi. Anche McDonald’s del resto, che ha aperto anni fa nei centri città per diffondere la marca, ora sta delocalizzando» spiega Corrado Cagnola, Ad di KFC Italy.

Fiorfood, progetti pilota da replicare nella rete
fiorfood«Perché abbiamo aperto Fiorfood? Avevamo in casa dei prodotti a marchio molto forti, e abbiamo pensato di ibridare per promuoverli. Il mondo però sta andando in direzione opposta, il focus è sulla somministrazione – dice Antonio Audo, Responsabile area progettazione – energy management Novacoop –. È un progetto pilota, un nostro primo approccio verso la ristorazione, che non è il nostro business primario, per sperimentare nuove forme che vorremmo replicare nella nostra rete di supermercati. È anche una vetrina, in centro a Torino in un edificio storico e prestigioso, un ex cinema, che serve anche a raccontare la storia della cooperativa. Nella rete stiamo sviluppando un format di superstore, riducendo i grandi format e concentrandoci sul food».

Foodora, consegna cibo d’alta gamma
foodoraLa tedesca Foodora è nata nel 2014 ed è presente oggi in 10 Paesi. Per ora in Italia consegna pasti da ristoranti a Milano e Torino. «Siamo un’azienda di servizi logistici con una doppia valenza: verso il cliente finale e verso il ristorante – spiega Massimiliamo Mesenasco, Head of Account Management Italy -. Ci distinguiamo dagli altri operatori perché consegnamo solo da ristoranti di livello medio-alto. Un’altra cosa che ci contraddistingue è la consegna in bicicletta. Solo a Milano abbiamo 300 fattorini. La gestione dell’ordine avviene tramite un algoritmo e va completata in 30 minuti. Il nostro cliente? Un professionista che fa tardi al lavoro, e ha una volontà e capacità di spesa anche doppia rispetto a chi ordina normalmente prodotti come la pizza. I pagamento avvengono in forma elettronica, in anticipo».

Inarrestabile biologico: la Gdo prima in valore e crescita (20%)

Un incremento del 20% nelle vendite, pari a 872 milioni di euro, nella Gdo nel 2015 e del 13,5% nel dettaglio specializzato con 860 milioni di euro. Sono dati molto positivi quelli diffusi da Assobio e che segnano, ancora una volta, una crescita rilevante in un settore come l’alimentare che registra un andamento piuttosto statico. Anche il 2016 è iniziato bene, con incrementi del 20% nella grande distribuzione e di oltre il 10% negli altri canali.

In totale, il biologico ha un giro d’affari in Italia per 4,3 miliardi di euro. Ai due canali principali infatti, protagonisti di un accorato testa a testa, vanno aggiunte le vendite di Normal Trade e Discount (206 milioni), farmacie e parafarmacie (125 milioni), erboristerie (121 milioni), e altri canali come la vendita diretta, l’on-line o i gruppi di acquisto (che insieme raccolgono 238 milioni di euro) e, infine, il food service (320 milioni).

Ciò significa che, in media, il 3% della spesa alimentare (alimenti confezionati) delle famiglie italiane è biologico. Una mezza dozzina di categorie però “pesano” fino al 30% degli acquisti. Tra i prodotti più gettonati ci sono i “panetti croccanti” (gallette) con un valore di 83,2 milioni di euro, le confetture di frutta (81,6 milioni di euro), le uova (81,1 milioni di euro) e i limoni (21,9 milioni di euro, +34%).

Se gli acquisti del biologico restano concentrati nel Nord Italia, il Sud ha registrato nell’ultimo anno un aumento del 33%. Le famiglie che scelgono bio con regolarità sono oggi 4,5 milioni di famiglie (il 18% del totale), con una crescita del 17% solo in un anno, mente 3,4 milioni di famiglie sono consumatori saltuari (+11%).

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