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Anna Muzio

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E ora sul web si vende anche l’auto: Smart lancia la shopping experience ad personam

Smart debutta proprio sul mercato italiano con un’innovativo progetto di e-commerce, gestito da Gruppo Roncaglia.  Ci mancavano proprio solo le auto a poter essere acquistate online. Non parliamo dei siti di compravendita, molto attivi già da anni sul web, ma di una primaria azienda del settore auto come Mercedes-Benz che decide di vendere auto, nuove, online, e per farlo pensa a una shopping experience ad hoc, originale e personalizzata.smart lancia il primo e-commerce automotive e sceglie l’Italia come Paese pilota affidando il progetto al Gruppo Roncaglia. Il risultato è un concentrato di innovazione allo stato puro: il primo marchio automobilistico in Italia a scegliere l’e-commerce come canale e la creazione della prima live experience di acquisto online in cui il contatto virtuale è in grado di essere altrettanto gratificante rispetto all’esperienza di acquisto nel mondo ‘reale’.

Il sito di e-commerce si chiama www.smartforstore.it e segue il cliente dalla scelta delle singole caratteristiche dell’auto passo passo, fino alla consegna della vettura, che avviene direttamente a casa.

«Abbiamo costruito un vero e proprio set, uno studio televisivo che ospita una smart fortwo – spiega Andrea Troiani, responsabile del progetto per il Gruppo Roncaglia. Il cliente può quindi guardare l’auto in tempo reale direttamente da casa sua tramite un semplice browser. Inoltre, ha a disposizione un personal shopper, fisicamente presente accanto alla smart, che lo aiuta a scoprire la vettura e tutte le sue caratteristiche, attraverso un’interazione audio-video in tempo reale».

Quattro telecamere inquadrano la vettura per realizzare uno streaming in alta definizione consente di vedere l’auto in ogni momento. Una vera e propria regia a disposizione dell’utente 24 ore al giorno, tutti i giorni dell’anno, in diretta ed in tempo reale.

 

Lancio sui social e anteprime

A pochi giorni dal lancio è stata venduta la prima vettura e continuano con successo le vendite anche sui nuovi modelli di smart cabrio, in anteprima sulla piattaforma e-commerce, e le nuove smart fortwo pois e pinstripe, primi esemplari di una “capsule collection” realizzata da smart in Italia con la collaborazione di Garage Italia Customs, “officina creativa” di Lapo Elkann, con lo scopo di “vestire” le auto con pattern e texture esclusivi. Il lancio del servizio è stato supportato da una campagna promozionale online che ha visto la produzione i 14 diversi soggetti creativi, dedicati a vari segmenti di pubblico e in linea con la precisione della targettizzazione garantita dai sistemi di programmatic advertising più evoluti. La campagna ha generato ad oggi 450mila visite al sito, 3,5 milioni di utenti su twitter e oltre 43 milioni di persone raggiunte sui social network.

 

Triplicano in un anno i pagamenti contactless: 3 miliardi in Europa con Visa, +119% nella Gdo

Dopo un inizio un po’ in sordina, sembrano prendere sempre più piede i pagamenti contactless: secondo Visa ne sono stati eseguiti 3 miliardi negli ultimi 12 mesi: quasi il triplo del numero di transazioni registrato nello stesso periodo un anno fa. I consumatori europei hanno pagato contactless 360 milioni di volte nel solo mese di aprile 2016, circa 140 transazioni al secondo, con una crescita del 150% rispetto ai 143 milioni di operazioni dell’aprile 2015. Sale anche lo scontrino medio, del 12%, per un valore di 13,83 euro, e il rapporto di pagamenti contactless Visa presso i punti di accettazione passa da 1 su 60 nel 2013 a 1 su 5 oggi.

La modalità “senza contatto” è stata usata dai possessori di carta Visa per pagare  pranzi, colazioni e cene: i punti di ristorazione hanno infatti registrato la maggiore crescita del numero di transazioni contactless anno su anno (153%), seguiti dal commercio al dettaglio (146%), supermarket (119%) e bar e caffetterie compresi i fast food (96%).

Oggi sono presenti in Europa oltre 3,2 milioni di terminali in negozi e punti di ristorazione: +23% rispetto ai 2,6 milioni ad aprile 2015. Il tasso destinato a crescere, visto che i terminali POS immessi sul mercato da gennaio 2016 sono già abilitati al pagamento contactless, a supporto del raggiungimento dell’obiettivo di dotare tutti i terminali con tecnologia contactless entro il 2020.

 

Regno Unito primo della classe: +300%

I consumatori in Polonia, Spagna e Regno Unito sono i maggiori utilizzatori di pagamenti contactless. In particolare, l’adozione di pagamenti contactless in Gran Bretagna è cresciuta del 300% per numero di transazioni. La crescita dei pagamenti contactless nello UK è sostenuta dai servizi di trasporto di Transport for London (TfL) che, tra rete metropolitana e quella di superficie, ha generato oltre 400 milioni di accessi contactless dall’introduzione, di cui 9 accessi contactless su 10 su carte Visa. Inoltre, il lancio di Apple Pay, il servizio di pagamento mobile di Apple e di bPay, la gamma di wearable per pagamenti di Barclays, hanno stimolato i consumatori ad adottare nuove modalità di pagamento. Tra gli esercenti britannici che registrano il maggior numero di transazioni contactless ci sono primarie insegne della Gdo e del retail come Tesco, The Co-Operative, e Marks & Spencer, oltre a Transport for London e McDonald’s.

In Italia, sebbene la penetrazione dei pagamenti contactless sia ancora sotto la media europea (5% contro 21% in Europa) la modalità di pagamento senza contatto è in crescita: nel marzo 2016 sono state circa 1,54 milioni le operazioni di pagamento contactless, contro le 120.500 del marzo 2015. Visa in tutta Italia gestiva oltre 5,6 milioni di carte contactless a fine 2015, +210% rispetto all’anno precedente, che nel 2015 hanno generato oltre 105 milioni di euro di spesa. Il network di accettazione di pagamenti contactless conta oggi oltre 725mila terminali abilitati, il 40% del totale dei terminali, in crescita del 43% rispetto a due anni fa.

«Il successo del contactless prepara la strada alla tecnologia dei pagamenti di domani. Più del 70% di tutti i pagamenti in contanti ha un valore inferiore ai 15 euro ed è effettuato presso esercenti che tradizionalmente prima non accettavano le carte per tali importi. Una delle ragioni è che gli esercenti e i consumatori, in genere, considerano l’utilizzo delle carte di pagamento per le spese di piccolo importo meno veloce del pagamento in contanti. L’introduzione della tecnologia contactless ha modificato sostanzialmente questo scenario, e giocherà sempre più un ruolo significativo nell’industria dei pagamenti» ha spiegato Davide Steffanini, Direttore Generale Italia di Visa Europe.

E Leclerc torna a Parigi dopo 25 anni, con un nuovo format “d’assalto”

Se n’era andata 25 anni fa e oggi torna entro le mura di Parigi l’insegna francese E Leclerc, con un punto vendita di 1.500 mq nel 19° Arrondissement, presentando però – e non poteva essere altrimenti per questo “gran ritorno”, un nuovo format dedicato alla capitale.

Una “macchina da guerra”, come l’ha soprannominata il magazine Linéaires, con un obiettivo preciso: portare il “prezzo Leclerc” ai parigini. La clientela di zona è attirata attraverso un’ampia zona dei freschi, ma anche con una grande profumeria e un ristorante. Il pinto fermo dell’insegna essendo i prezzi, lo scopo è puntare sui volumi, con un’ampia offerta di alimentari (20mila referenze) che, dati gli spazi esigui, dovranno essere costantemente rimpiazzati: e infatti il supermercato impiegherà un centinaio di dipendenti. La posizione, in boulvard McDonald presso la Periferique, è molto en scelta: parcheggio sotterraneo di 1500 posti machine, una stazione metro e ferroviaria che movimenta fino a 80mila pendolari al giorno e una zona di appartamenti nuovi con un polo commerciale appena ristrutturato che vede anche l’apertura di un punto vendita Decathlon.

Prossimità e prezzi bassi, più gli affitti parigini: questa è la sfida per un insegna che ha fatto della comparazione prezzi, vantando il più basso, una filosofia di vita e che ha nel sito una sezione con localizzatore per mostrare in ogni parte di Francia qual è il supermercato meno caro.

Auchan il 18 in campo a Roma per Telethon alla partita del cuore

Sarà devoluto alle spese per cura e ricerca l’incasso della “25a Partita del Cuore” che si terrà mercoledì 18 maggio, e vede per il primo anno Auchan e Simply affiancare la squadra Cinema Stars nel match contro la Nazionale Cantanti. La partita si giocherà allo Stadio Olimpico di Roma, e l’incasso sarà destinato alla Fondazione Telethon e alla Fondazione Bambino Gesù Onlus.

Il match sarà trasmesso in diretta su Rai Uno alle ore 21.20, con la conduzione di Fabrizio Frizzi, in collaborazione con Rai Radio 2 e con la multi-piattaforma di Rai 1, e in 90 minuti di spettacolo vedrà la solidarietà in primo piano. I biglietti possono essere acquistati a Roma e in provincia in tutti gli ipermercati Auchan e i supermercati Simply, oppure su www.listicket.com. Il costo del biglietto è di 5 euro per le Curve e i Distinti, 10 euro per la Tribuna Tevere e 15 euro per la Tribuna Monte Mario.

L’operazione si affianca alla raccolta fondi alle casse in corso negli ipermercati Auchan e nei supermercati Simply, IperSimply e PuntoSimply fino al 29 maggio, sempre a favore di Telethon, e incentrata tutta sul “cuore”: un cuore di biscotto in pasta frolla Grondona, dato in omaggio ai clienti che alle casse donano 1 euro.

La Partita è, dunque, una iniziativa in linea con la campagna di primavera di Auchan Retail Italia a favore della Fondazione e rafforza una collaborazione che ha permesso, in 14 anni, di donare oltre 28 milioni di euro.

Dove va lo Shopping: avanza il web, tiene la prossimità, l’atteggiamento è omnicanale

Tratta di comportamenti d’acquisto e scelte del consumatore tra le diverse alternative offerte del mercato, le cosiddette “polarità commerciali” (divise in Centri Commerciali, Parchi Commerciali, Centri Storici, Outlet, E-Commerce) l’ultima analisi di Trade Lab “Dove va lo shopping”?

Realizzata attraverso 3.000 interviste a individui dai 18 ai 74 anni, con lo scopo di indagare i comportamenti e le scelte in tema di polarità commerciali, pianificate e non pianificate, fisiche e virtuali, l’analisi ha fatto riferimento alle principali categorie merceologiche: alimentari, abbigliamento esterno e intimo, calzature, profumeria e cosmesi, elettronica di consumo, telefonia e beni per la casa.

Il negozio fisico soffre in tutte le sue declinazioni, mentre avanza il web, che però non sembra destinato a vincere ma piuttosto a integrare il processo d’acquisto, e anzi rallenta la sua corsa rispetto agli anni passati

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La ricerca va poi ad indagare le ragioni e le spinte che portano un consumatore ad acquistare in un luogo (centro commerciale extraurbano o negozio di prossimità, o web) piuttosto che in un altro, anche perché le variazioni sono forti tra le diverse categorie, con una “uscita dalle città” per l’elettronica da consumo e mentre nell’abbigliamento tende a essere favorita la città. A proposito di integrazione tra spazio fisico e virtuale, il click and collect dopo un inizio in sordina guadagna consensi. Nell’ultimo anno quasi un acquirente online su 5 ha ritirato il prodotto in un punto vendita fisico, e le categorie merceologiche più acquistate che sono Elettronica di consumo e telefonia (43,5%), Abbigliamento Esterno (22,6%) e Calzature (16,4%).

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L’acquisto in più canali è ampiamente praticate, specie in alcune categorie quali l’abbigliamento e le calzature, ma anche i casalinghi.
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Altro tema cruciale e in grado di influenzare a monte le decisioni di dove acquistare un prodotto sno le fonti di informazione, con il prevedibile declino della stampa (ma i volantini sono ancora forti al nord specie nell’alimentare) e un avanzamento di web e social. Sempre sul fronte della omnicanalità, si impone l’uso del mobile per le ricerche all’interno del punto vendita.

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Avocado come il burro, ma più sano: Tesco lancia la versione spalmabile “green”

È green in tutti i sensi, per colore e appartenenza al regno vegetale, e negli ultimi tempi sta vivendo una stagione di assoluto revival, anzi è più popolare che mai: stiamo parlando dell’avocado, che ora Tesco, insegna inglese sempre attenta ai nuovi trend, propone per la prima volta nel Regno Unito sotto forma di crema spalmabile.

Ingrediente simbolo di quella ondata salutistica e vegetariana che ha investito il mondo occidentale, è incredibilmente popolare nei Paesi anglosassoni, questo frutto tropicale ha visto nell’ultimo anno un aumento delle vendite del 40% nel Regno Unito arrivando a 150 milioni di sterline (190 milioni di euro) di vendite e superando le arance, tra i frutti più richiesti. Anche da noi si sta diffondendo: basta fare una ricerca su Google e vedere la pletora di ricette e consigli per utilizzarlo, mentre su Pinterest è in cima agli argomenti più trattati, e sempre più spesso si trova sugli scaffali della Gdo.

Più sano di burro e margarina, ha tra i vantaggi, oltre al contenuto in acidi grassi Omega 3 e vitamina A e D, il fatto di essere senza lattosio, da molti non tollerato e presente in molte creme spalmabili. Prima dell’avocado spalmabile Tesco aveva introdotto sue altre innovazioni: l’avocado surgelato e l’Avozilla, un tipo di avocado cinque volte più grande dell’originale, ma anche una serie di ricette a base di avocado come il Guacamole e il Chipotle.

Come ha commentato Dean Rawlinson, responsabile acquisti Tesco: «I clienti non ne hanno mai abbastanza di avocado, un frutto che è sempre più popolare grazie al gusto, alla versatilità in cucina e ai benefici nutrizionali».

Birre artigianali e aromatizzate: piacciono sempre più, anche a lei

Un segmento in crescita, con un’offerta sempre più ampia e una domanda crescente, ultimamente sempre più presente negli scaffali della Gdo, ma anche nel portafoglio delle grandi multinazionali del beverage: è quella delle birre artigianali, che sono finite sotto la lente di uno studio Nielsen. La ricerca si concentra sul mercato americano, ma in prospettiva può interessare anche noi perché analizza il grado di soddisfazione che le varie tipologie incontrano presso i consumatori, i quali sono anche divisi per genere.

Che l’interesse sia vivo anche da noi lo dimostra la recente acquisizione della “storica” Birra del Borgo da parte di AbInBev. Ma quali sono tra le miriadi di varietà nuove o seminuove, quelle che piacciono di più al consumatore? A questo interrogativo risponde la ricerca di Nielsen. Che mostra un’impennata di vendite per le birre artigianali a base di erbe e spezie, seguite dalle “ale” (le birre a fermentazione alta, o “all’inglese”) acide e luppolate, dalle ale bionde e da quelle con aggiunta di frutti o verdure come la zucca.

 

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Consumo di birre artigianali per tipologia, anno 2015, Stati Uniti. Fonte Nielsen.

 

Donne più avventurose verso le nuove tipologie

Un dato interessante riguarda anche le preferenze di genere. Se storicamente la “bionda” è preferita soprattutto dal pubblico maschile (che garantisce tuttora due terzi dei consumi), anche qui qualcosa sta cambiando, e proprio le birre artigianali, o quanto meno alcune specifiche tipologie, stanno conquistare quote crescenti di consumatrici.

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Birre artigianali preferenze di tipologia e per genere, anno 2015, Stati Uniti. Fonte Nielsen.

 

In un recente sondaggio di Harris Poll i consumatori uomini hanno assegnato una preferenza maggiore nel 75% di 37 tipologie di birre artigianali, ma alcuni “stili” di birra sono risultati preferiti dalle donne, compresi i sette riportati nella tabella, e sono anche risultati quelli con l’incremento di vendite maggiore.

Ad esempio le birre che contengono erbe e spezie sono cresciute nel 2015 del 375% nelle vendite, trainate dalla ginger beer. E le donne sono più propense a consumarle del 55% rispetto agli uomini, anzi, in generale sono più portate a provare gusti e varietà nuove. Tra le prossime “birre creative” potrebbero esserci quelle a base di estratti di radici, che già negli Stati Uniti hanno registrato l’anno scorso 250 milioni di dollari di vendite.

Naturalmente anche l’età gioca un ruolo, con la fascia dei 35-44enni che risulta la più “avventurosa” in termini di tipologie, seguita dai consumatori tra i 44 e i 54, mentre solo al terzo posto ci sono i più giovani, i 21-34enni. La lager ambrata e la pale ale sono comunque risultate le birre artigianali più gettonate in tutte le fasce di età.

 

Scaffali vuoti, nel 2015 4,7% di vendite perse, 3 volte su 7 non si trova ciò che si cerca

Si chiama Optimal shelf availability ed è l’insieme dei processi atti a ridurre le rotture di stock e garantire la disponibilità dei prodotti sugli scaffali dei supermercati: un problema reale, come ha rilevato Gs1 Italy in un recente convegno, tanto che nel 2015 il 3,7 % dei prodotti di largo consumo confezionato sono andati in out-of-stock (in diminuzione però rispetto al 4% nel 2014), con vendite perse pari al 4,7% (5% nel 2014). Un miglioramento che ha comunque permesso di “salvare” circa 134 milioni di euro di vendite.

La questione non è solo matematica (non trovo ciò che cerco dunque non lo compro), ma coinvolge anche il grado di soddisfazione e fiducia del cliente. Tre volte su 7 un consumatore non trova sullo scaffale il prodotto che cerca, come rivela un’analisi svolta da ECR Italia in collaborazione con IRI di 5.500 giri spesa effettuati nel corso di un mese da parte di 780 acquirenti. La prima reazione del cliente davanti allo scaffale dove manca il prodotto che cerca è un senso di fastidio: oltre un acquirente su due si dichiara infastidito dall’out-of-stock, e il 25% registra un impatto decisamente sgradevole. Sei clienti su 10 sostituiscono il prodotto non trovato con un altro, limitando la probabilità di vendite perse per il retailer a circa il 35% degli acquirenti. Per l’industria, invece, sommando il brand switching nella categoria (23%), la sostituzione con altra categoria (25%) e l’acquisto cancellato (25%), il potenziale di rischio di vendite perse cresce virtualmente al 73% degli acquirenti.

infografica_oos.png__596x300_q85_subsampling-2Il Barometro OSA di ECR Italia ogni mese misura l’out-of-stock e le vendite perse a causa della mancanza di prodotto a scaffale. In collaborazione con IRI, analizza i dati di oltre 2.300 punti vendita della Gdo sul territorio nazionale e misura l’out-of-stock e le vendite perse nel mondo del largo consumo, analizzando le conseguenze generate dall’out-of-stock sui comportamenti di acquisto dei consumatori. Uno strumento di misurazione continua e oggettiva del fenomeno, utile alle aziende e alla filiera per basare il perfezionamento e la valutazione dei processi di gestione delle rotture di stock messi a punto in ambito ECR Italia e applicati dalle imprese.

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«Nell’attuale contesto di mercati stagnanti – ha commentato Bruno Aceto, ceo di GS1 Italy – recuperare efficienza riducendo il fenomeno delle rotture di stock è diventata una esigenza primaria per le aziende del largo consumo. OSA non è una questione squisitamente logistica, come è stata considerata per molto tempo, ha ricadute importanti sul piano commerciale, sui risultati di vendita e sulla soddisfazione dei clienti e merita di essere affrontato in ottica strategica e collaborativa da industria e distribuzione».

Dossier Efsa: Coop toglie 120 prodotti all’olio di palma dagli scaffali

Coop, a seguito della condanna dell’Efsa, Autorità per la sicurezza alimentare europea circa la presenza nell’olio di palma di “contaminanti da processo a base di glicerolo” che risulterebbero genotossici e cancerogeni, ha deciso di togliere dalla vendita 120 prodotti che contengono il grasso sotto accusa. Inoltre, coerentemente con il “principio di precauzione”, Coop ha sospeso la produzione dei prodotti a proprio marchio che contengono olio di palma, accelerando il processo di sostituzione di tale ingrediente con olio extravergine di oliva o olii monosemi.

Coop ha già sostituito l’olio di palma in oltre 100 prodotti a marchio Coop , come quelli delle linee destinati per bambini (la fascia più a rischio di sovraesposizione secondo l’Efsa) “Crescendo” e “Club 4-10”, i prodotti della linea “Viviverde” e la crema spalmabile Solidal Coop. I prossimi mesi vedranno la sostituzione dell’olio di palma nei rimanenti 120 prodotti private label.

In un comunicato e in un volantino già visto in alcuni punti vendita, l’insegna si scusa con i clienti e i soci “per le mancanze temporanee di alcuni prodotti. Coop tutela i consumatori applicando i concetti di corretta ed equilibrata alimentazione. L’odierna decisione di eliminare l’olio di palma rientra in queste scelte di fondo”.

Margarine e ‘dolci e torte’ sono le principali fonti di esposizione a tutte le sostanze secondo l’Efsa, che ha fissato una dose giornaliera tollerabile (DGT) di 0,8 microgrammi per chilogrammo di peso corporeo al giorno (µg/kg di peso corporeo/giorno) per le sostanze incriminate 3-MCPD e i suoi esteri degli acidi grassi sulla base delle evidenze che collegano questa sostanza a un danno d’organo nei test sugli animali, mentre “le informazioni tossicologiche sono troppo limitate per stabilire un livello di sicurezza per 2-MCPD”. L’organismo ricorda come “la stima della media e le esposizioni elevate al 3-MCPD di entrambe le forme per le fasce di età più bassa, adolescenti compresi (fino a 18 anni di età), superano la DGT e costituiscono un potenziale rischio per la salute”.

Giuseppe Allocca, Presidente dell’Unione Italiana per l’Olio di Palma Sostenibile, promotrice di una recente campagna di “difesa” del controverso ingrediente, e di cui fanno parte aziende “consumatrici” quali Ferrero, Unilever Italy Holdings, Nestlé Italiana e Unigrà, ha commento: “Fa piacere vedere che l’EFSA riconosce gli sforzi fatti fin qui dai produttori, a livello volontario, che si è tradotto in un deciso miglioramento dei processi di raffinazione con conseguente significativo abbattimento delle sostanze potenzialmente nocive. La recente indicazione dell’EFSA pone nuovi e più ambiziosi obiettivi e rappresenta un ulteriore stimolo al lavoro dell’industria alimentare nella ricerca e adozione di processi di raffinazione ancora più sicuri di tutti i grassi vegetali e animali, e, quindi, anche dell’olio di palma. Intendiamo proseguire con rinnovato impegno su questa strada”.

A seguito della la ministra della Salute Beatrice Lorenzin ha chiesto al Commissario europeo per la salute e la sicurezza alimentare Vytenis Andriukaitis una valutazione della questione nei gruppi tecnici competenti presso la Commissione, per considerare l’eventuale necessità di procedere all’adozione di misure, anche in via precauzionale, finalizzate alla tutela della salute dei cittadini europei.

Cotture a vista nel supermercato, Rational propone SelfCookingCenter

Basta entrare in un supermercato di recente apertura è la cosa è evidente: sempre più le cotture a vista, di pane e pasticceria in primis, ma non solo, sono uno dei punt di forza con cui le insegne cercano di attirare clientela ad alto valore aggiunto. Il reparto panetteria diventa dunque una vera e propria postazione dove il profumo del pane appena sfornato diffonde nel punto vendita un senso di genuinità e naturalità, di cui di avvantaggiano anche le vendite dei reparti attigui. Sul fronte della gastronomia invece i pasti caldi e in generale le soluzioni da asporto riscuotono sempre più successo tra i consumatori.

Rational propone con il SelfCookingCenter uno strumento che, grazie alle funzioni intuitive delle unità di cottura, permette di cucinare una serie di ricette e raggiungere ottimi risultati anche in presenza di staff poco esperto. Prodotti da forno, pollo, cibi spadellati e alla griglia, contorni e piatti a base di uova di ogni tipo possono essere cucinati in uno spazio di un metro quadro. L’apparecchio multifunzionale si pulisce da solo premendo un tasto, e consuma il minimo indispensabile di elettricità, acqua, detergenti e decalcificanti.

«Usiamo Rational perché il cibo buono attrae un numero maggiore di clienti nei nostri negozi» sintetizza Herbert Lehnert, Service Division Manager per nove punti vendita bavaresi di Edeka Stenger, catena di supermercati tedesca che ha recentemente ampliato la proposta del banco gastronomia creando ogni giorno un menù per il pranzo nella zona d’ingresso. Edeka Stenger oggi genera il 70% delle proprie vendite all’ingresso dei negozi solo con i menù del pranzo.

Il SelfCookingCenter può anche essere controllato e monitorato dal PC in ufficio. Anche i dati HACCP possono essere trasferiti automaticamente usando il softwaredi Rational KitchenManagement System, possono essere visualizzati come tabelle o come grafici.

I supermercati possono inoltre richiedere all’azienda un’unità per eseguire test di cottura, senza impegno, e dispongono di ogni supporto in loco anche dopo l’acquisto. Vengono tenuti regolarmente dei seminari base e avanzati, mentre il ClubRational offre accesso online a ricette internazionali e a consigli di cucina da chef di tutto il mondo, per 365 giorni l’anno.

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