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Anna Muzio

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Showroom Privé: uomini e donne divisi anche nel mobile shopping

Quali sono i comportamenti di acquisto in rete degli italiani? Lo svela un’indagine di Showroomprive.it, dotcom europea che vende moda online, che ha interpellato un campione rappresentativo di 1000 persone. Il sondaggio presenta un focus sui dispositivi mobile, che giocano un ruolo sempre più rilevante per il settore, ed evidenzia le differenze di genere. Ormai le ricerche si sprecano sull’argomento, infatti: uomini e donne pensano, agiscono, prendono decisioni e fanno acquisti con un approccio e seguendo logiche diverse.

 

Online le donne acquistano di più

Come indicano i dati dell’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm-Politecnico di Milano, il valore degli acquisti online degli italiani raggiungerà quota 19,2 miliardi di euro, in crescita del 17% rispetto al 2015. Secondo l’indagine condotta da Showroomprive.it le donne dichiarano di comprare di più online rispetto agli uomini: probabilmente per la mancanza cronica di tempo da diidere tra lavoro, famiglia e casa, il 10% delle intervistate (ma solo il 4% degli uomini) effettua oltre il 70% degli acquisti realizzati in un anno tramite Internet. Anche chi fa shopping sul web tra il 50 e il 70% sul totale degli acquisti nel corso dell’anno sono in maggioranza donne (10% contro il 7% degli uomini), mentre c’è quasi un pareggio per chi ha dichiarato di effettuarne online circa la metà (14% uomini e 13% donne).
Anche tra gli e-Shopper meno assidui spiccano gli uomini, che per il 29% dichiarano di effettuare online tra il 25 e il 50% degli acquisti effettuati in un anno (contro il 27% delle donne) mentre il 46% ne realizza meno del 25% (contro il 40% delle donne).

 

Su smartphone le donne ricercano, gli uomini acquistano

Gli italiani amano navigare tramite smartphone per leggere notizie, per accedere ai social network, per intrattenimento, ma anche per prendere decisioni di acquisto, confrontando offerte, cercando informazioni sui prodotti e per effettuare l’acquisto vero e proprio. E lo fanno con una frequenza è impressionante: secondo l’indagine, un terzo degli italiani si connette ogni volta che riceve una notifica (32,23%), il 28,26% circa ogni ora, il 15,69% ogni 10-15 minuti, il 14,74% ogni 20-30 minuti, il 9,07% ogni 45 minuti.

Sempre più viene usato per gli acquisti. L’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm-Politecnico di Milano stima che il mobile commerce nel 2016 segnerà +50%. L’incidenza degli smartphone arriva al 15% del totale acquistato. Il tablet invece cresce, ma riduce la sua incidenza (pesava il 12% nel 2015, scende al 10% nel 2016).

Anche qui le differenze di genere non mancano. Le donne utilizzano di più lo smartphone per ‘Cercare informazioni su un prodotto che desidera comprare’ (il 40% contro il 32% degli uomini), mentre gli uomini sono più propensi a usare questo device per ‘Comprare in un negozio online’ rispetto al gentil sesso (29% contro 25%). Anche cambiando device, l’utilizzo rimane invariato: le donne utilizzano di più il tablet per cercare informazioni su un prodotto che desiderano acquistare (33% donne, 29% uomini) e gli uomini per effettuare l’acquisto vero e proprio (27% uomini e 24% donne). Invece le differenze si assottigliano per quanto riguarda ‘Leggere notizie di costume e attualità’ via smartphone (22% le donne e 23% gli uomini) mentre il tablet risulta essere il supporto preferito dalle donne in questo caso per il 31% contro il 26%.

 

La metà degli acquisti da casa

Ogni momento è adatto per un veloce acquisto via mobile, e tra coloro che hanno comprato online tramite smartphone nell’ultimo anno più della metà (il 54,91%) dichiara di averlo fatto a casa in un momento di relax, il 18,90% sul divano mentre guarda la TV (il che apre interessanti possibilità di interazione con la pubblicità televisiva), il 7,18% al lavoro, il 4,63% al bar o al ristorante, e il 4,25% mentre aspetta i figli all’uscita da scuola, il 3,78% in ascensore, 3,59% in metro o in bus, infine, il 2,74% mentre fa shopping nei negozi fisici. Anche per chi ha effettuato acquisti online via tablet la classifica non cambia, infatti, più della metà (il 57,66%) dichiara di aver comprato a casa in un momento di relax, il 18,71% sul divano mentre guarda la TV, l’8,32% al lavoro, il 4,63% al bar o al ristorante, il 3,21% mentre aspetta i figli all’uscita da scuola, 3,12% in metro o in bus, il 2,46% in ascensore e l’1,89% mentre fa shopping nei negozi fisici.

Innarrestabile e-Commerce: 19,3 miliardi nel 2016 (+17%), raddoppiato in cinque anni

Roberto Liscia, Presidente di Netcomm.

Non si arresta la crescita dell’E-commerce in Italia: secondo i dati presentati dall’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm Politecnico di Milano nel corso della XI edizione del Netcomm eCommerce Forum che tiene oggi e domani a Milano, nel 2016 raggiungerà i i 19,3 miliardi di euro con un incremento del 17% rispetto al 2015. Sono 18,8 milioni gli italiani che fanno acquisiti su web, ormai il 61% dei 30,8 milioni di navigatori digitali: due anni fa erano meno del 50%.

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La dinamica della domanda eCommerce B2c (2010-2016) | Fonte: Osservatorio eCommerce B2c Netcomm Politecnico di Milano.

 

Food&Grocery a quota 530 milioni (+29%)
Mentre crescono nelle previsioni per il 2016 i settori che tradizionalmente hanno sostenuto l’e-Commerce fino ad oggi come il Turismo (+11%), l’Informatica ed elettronica (+22%) e l’Abbigliamento (+25%), ma anche l’Editoria (+16%, le crescite maggiori si segnalano nei settori simbolo del Made in Italy che, pur considerati ancora emergenti per la vendita online: il Food&Grocery aumenterà del 29% e superando i 530 milioni di Euro mentre l’Arredamento&Home living crescerà del 39%, sfiorando i 570 milioni di Euro. La penetrazione dell’e-Commerce nel 2016 raggiungerà il 5% delle vendite retail. Lo scontrino medio vale 75 Euro per l’acquisto di prodotti, per un totale di 115 milioni di ordini, e di 253 Euro nei servizi, per 45 milioni di ordini.

La crescita dell’e-Commerce è trainata, nel Turismo, dall’acquisto di biglietti per i trasporti, soprattutto ferroviari, e dalla prenotazione di alloggi, non solo hotel ma anche affitti temporanei gestiti dai principali operatori della “sharing economy”. Nell’Informatica ed elettronica, l’apporto arriva principalmente dagli acquisti di smartphone e tv, a seguire si trovano gli elettrodomestici bianchi e gli accessori. Nell’Abbigliamento continuano a essere determinane l’alta moda, ma  il cresce contributo dell’abbigliamento sportivo e mass market. Nell’Editoria, la crescita è trainata dai libri, in particolare si prevede anche nel 2016 una crescita proveniente dai testi scolastici. «Nel 2016 possiamo considerare come settori fondamentali anche il Food&Grocery, l’Arredamento e Home design -afferma Alessandro Perego, Direttore degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano – che insieme valgono più di un miliardo di euro. Gli acquirenti italiani acquistano sempre più online anche quelle categorie merceologiche, come alimentari o oggetti d’arredamento, fino a qualche tempo fa considerate residuali sul web”.

In crescita anche il BtoC, ancora legato prevalentemente ai servizi, per il 55%. Tuttavia l’acquisto online di prodotti cresce a un tasso più elevato (+27%) rispetto all’acquisto di servizi (+10%) e così il paniere italiano si sta conformando a quello rilevato nei principali mercati occidentali. Se continua a crescere con questi tassi, l’e-Commerce B2c varrà entro 3 anni il 10% del totale degli acquisti retail.

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L’andamento della domanda eCommerce B2c nei Prodotti e Servizi (2015-2016) | Fonte: Osservatorio eCommerce B2c Netcomm Politecnico di Milano.

 

Tra i servizi, svetta il Turismo, con 8.525 milioni di euro per il 44% del mercato e-Commerce B2c italiano, le Assicurazioni, con 1.294 milioni di euro, il 7% e gli altri servizi (Ticketing per eventi, Ricariche telefoniche, ecc.), con 836 milioni di euro, il 5,5%.

Tra i prodotti al primo posto c’è l’Informatica ed elettronica, che, con 2.789 milioni, vale il 14% del mercato seguita dall’Abbigliamento, con 1.835 milioni di euro, e un peso del 9%. Troviamo poi l’Editoria (4% del mercato, pari a 691 milioni di euro). Crescono il Food&Grocery (3% del mercato, pari a 531 milioni di euro), l’Arredamento & home living (3% del mercato, pari a 566 milioni di euro) ed anche la categoria degli Altri prodotti (16%, pari a 2,214 milioni) che comprende Beauty, Giocattoli, fai da te e i prodotti del “bazar” di marketplace stranieri.

 

Aziende ancora non pronte a cogliere le opportunità

Anche nel 2015 diverse imprese tradizionali hanno, infatti, attivato un sito di eCommerce. Molte le ritroviamo nell’Abbigliamento e negli accessori, comparto in cui la sensibilità nei confronti dell’eCommerce è ormai particolarmente elevata. Altre appartengono al Fai da Te, all’Informatica ed elettronica, al Food&Grocery e all’Arredamento e Home design. Al tempo stesso, molti retailer o produttori tradizionali vanno online attraverso i marketplace (Amazon, eBay ma anche ePrice) per affiancare un ulteriore canale al sito di eCommerce. Eppure la starda è ancora lunga.

«Non c’è niente in Italia che cresca come il commercio elettronico a +17% – commenta Roberto Liscia, Presidente di Netcomm -. In Italia esiste, però, un paradosso perché nel Paese esistono tutte le condizioni potenziali perché quei 19 miliardi raddoppino diventando 40 miliardi. Mentre gli e-Shopper italiani sono raddoppiati, passando da 9 a oltre 18 milioni, le imprese non si sono digitalizzate con lo stesso ritmo: appena 40mila vendono online, contro le 800mila a livello europeo di cui 200mila solo in Francia: cinque volte le nostre. In questo modo le aziende italiane non solo perdono quote di mercato sugli acquirenti italiani, ma rischiano di perdere fatturati anche da e-Shopper esteri”

Nel 2016 l’Export, cioè il valore delle vendite da siti italiani a clienti stranieri, cresce del 18% e supera quota 3,5 miliardi di euro. Il 42% di questo valore è imputabile al Turismo, grazie agli operatori del trasporto e ai portali di hotel, e il 38% all’Abbigliamento con i grandi marchi e i retailer tradizionali, ma anche le boutique multi-brand italiane (tradizionali e Dot Com). Crescono poi l’Arredamento & Home living e il Food&Grocery.

Tra i dispositivi di accesso all’acquisto, sempre più spazio guadagna il mobile. Gli acquisti online tramite Smartphone aumentano del 51%, superano il valore di 2,8 miliardi di Euro e valgono il 15% dell’e-Commerce nel 2016, il 24% se aggiungiamo quelli via Tablet.

Tra i servizi più acquistati via Smartphone ci sono servizi turistici (10% del totale),  Arredamento & Home Living ed Editoria, entrambi con il 23%, Informatica (20%), Abbigliamento (19%) e Food & Grocery (9%).

La domanda eCommerce da nuovi device in Italia (2016) | Fonte: Osservatorio eCommerce B2c Netcomm Politecnico di Milano .
La domanda eCommerce da nuovi device in Italia (2016) | Fonte: Osservatorio eCommerce B2c Netcomm Politecnico di Milano .

È tempo di elezioni, e la birra Budweiser diventa “America” fino a novembre

Si alza la temperatura elettorale negli Stati Uniti con le ultime battute delle primarie e i due candidati praticamente, se non aritmeticamente, individuati, e Budweiser, la birra americana per antonomasia (anche se ha “rubato” il nome ai cechi e oggi è si proprietà del colosso Anheuser-Busch) attua una ardita mossa di marketing, rinominando tutte le sue birre in lattina e bottiglia come “America”, con il consueto corsivo dal gusto vintage. Il tema patriottico poi sarà ripreso lungo tutta la campagna pubblicitaria estiva, e sottolineato sulle etichette che riporteranno frasi iconiche riprese dall’inno nazionale e dalla storia americana, e che riporteranno anche una stilizzazione della torcia della Statua della Libertà. Invero, ogni elemento dell’etichetta è stato rinominato, compresa la data di inizio produzione, anacronisticamente anticipato al 1776 (data della fondazione degli Stati Uniti d’America).

Restyling e campagna si concluderanno a novembre con le elezioni stesse.

“Budweiser ha sempre cercato di incarnare l’America in una bottiglia, e siamo onorati di salutare questo grande nazione dove la nostra birra è stata fabbricata da 140 anni” ha dichiarato Ricardo Marques, vicepresidente di Budweiser.

Al di là della retorica, la mossa è in realtà squisitamente pubblicitaria perché, tra primarie fuori dalle righe e Olimpiadi, la stagione prossima a venire è già stata dichiarata “l’estate più americana di sempre”.

 

In arrivo nuove private label di Amazon anche nel food confezionato

Frutta secca, spezie, tè, caffè, omogeneizzati e vitamine, oltre ad articoli per la casa, pannolini e detersivi: sarebbero queste le nuove referenze che partiranno con il marchio commerciale Amazon: dopo il fresco, dunque, la regina delle dot.com sembra volersi proporre ogni giorno di più come il più grande supermercato globale (già l’anno scorso aveva superato il primo dei “fisici”, Walmart). E dunque ha deciso di seguire in tutto le logiche della grande distribuzione, creando una propria private label, e offrendo la possibilità di fare ormai una spesa completa, in un’ora grazie al servizio Prime.

L’anticipazione viene dal Wall Street Journal, secondo il quale già nelle prossime settimane (fine maggio o inizio giugno) potrebbero partire le nuove referenze, con nomi di fantasia come Happy Belly (tè, olio, frutta secca) , Presto! (detersivi), Wickedly Prime (snack) e Mama Bear (prodotti per l’infanzia). Secondo un esperto interpellato dal quotidiano, la mossa deriverebbe dalla volontà di sperimentare nuovi prodotti, aumentare i margini e individuare nuovi prodotti premium da inserire nella sua linea Element.

Le nuove linee puntano ai Millennials, già fidelizzati al marchio Amazon e che quindi potrebbero essere ben disposti ad acquistare il suo caffè o detersivo “a marchio”, convinti di trovare qualità al giusto prezzo.

amazonbasics-batteriesUn percorso ad ostacoli comunque questo di Amazon nelle private label: un paio d’anni fa i suoi pannolini erano stati ritirati dalla vendita dopo poche settimane per “difetti di progettazione”. In vendita da tempo ci sono i componenti di elettronica della linea Amazon Basics, anche sul sito italiano dove però non c’è la linea premium Elements.

Vedremo se questa sarà la volta buona. Per ora, naturalmente, la vendita è limitata ai clienti Prime e agli Stati Uniti.

Sono 15 milioni gli italiani che fanno la spesa dal produttore, triplicati in tre anni

Dal contadino, nei farmers’ market, in fattoria: nel 2015 sono stati 15 milioni gli italiani che per fare la spesa hanno bypassato la distribuzione scegliendo di andare direttamente alla fonte, dal produttore. Un numero in forte crescita, secondo un’indagine Coldiretti/Ixé che stima questo numero in cinque anni sia triplicato.

 

Benessere e naturalità i motivi della scelta

L’attenzione per il benessere, la forma fisica e la salute, oltre alla sostenibilità ambientale e alla volontà di difendere e valorizzare il proprio territorio, sembrano essere tra i motivi della scelta di rivolgersi direttamente al produttore. Del resto, il 70% degli italiani è disposto a pagare di più per un alimento del tutto naturale, il 65% per uno che garantisce l’assenza di Ogm, il 62% per un prodotto bio e il 60% per uno senza coloranti.

E non si tratta solo di alimentazione. La domanda di naturalità ha fatto nascere anche nuovi prodotti come gli agrigelati che utilizzano il latte dalla stalla al cono, le agribirre con l’impiego dell’orzo aziendale in un contesto produttivo a ciclo chiuso garantito dallo stesso agricoltore o gli agricosmetici, ottenuti da proprie coltivazioni o allevamenti,  da quelli di bava di lumaca a quelli a base di linfa della vite ma anche al latte d’asina, al miele, all’olio o al vino. E ci sono anche i grandi ritorni, come il pane del contadino, magari fatti con un “grano antico”, recuperato dal rischio di estinzione.

Un vero boom, tanto che oggi sono oltre 10mila punti vendita gestiti direttamente dagli agricoltori tra fattorie e mercati lungo tutta la Penisola grazie alla fondazione Campagna Amica promossa dalla Coldiretti che ha realizzato la piu’ vasta e capillare rete di vendita organizzata dagli agricoltori nel mondo che puo’ contare su fattorie, botteghe e mercati che coinvolgono 20mila aziende con prodotti coltivati su circa 200mila ettari di terreno.

Nei mercati e nelle fattorie  si trovano prodotti locali del territorio, messi in vendita direttamente dall’agricoltore nel rispetto di precise regole comportamentali e di un codice etico ambientale, sotto la verifica di un sistema di controllo di un ente terzo. I mercati degli agricoltori promuovono la conoscenza della stagionalità dei prodotti, ma anche la filosofia del km zero, con i cibi in vendita che non devono percorrere lunghe distanze, riducendo le emissioni in atmosfera dovute alla combustione di benzina e gasolio.

Secondo Coldiretti, almeno 100 varietà vegetali definite minori, tra frutta, verdura, legumi, erbe selvatiche e prodotti ottenuti da almeno 30 diverse razze di bovini, maiali, pecore e capre allevati su scala ridotta trovano sbocco nell’attuale rete di mercati e fattorie degli agricoltori.

«I mercati degli agricoltori in realtà non sono solo luoghi di commercio ma hanno acquisito nel tempo un ruolo importante come momenti di aggregazione, svago e socializzazione con lo svolgimento di variegate attività, che vanno dai corsi di formazione per l’orto ai laboratori didattici per i bambini, dai cooking show con gli agri-chef all’educazione con i tutor della spesa  ma anche momenti di solidarietà” ha commentato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo.

Gruppo Alì, con i “crediti natura” sulle carte fedeltà vuole piantare 10mila alberi

Un programma innovativo che coinvolge i clienti in un progetto di responsabilità sociale dall’anima “green”: piantare 10.000 alberi entro il 21 novembre 2016, Giornata Nazionale degli Alberi. È la “maratona green” lanciata da Alì Supermercati di Padova, impresa associata a Selex Gruppo Commerciale.

Gli oltre 575mila detentori di Carte Fedeltà del gruppo, acquistando alcuni prodotti selezionati, possono accumulare “crediti natura” con la Carta Fedeltà e contribuire così alla messa a dimora di nuovi alberi nel territorio veneto. Ogni albero vale 800 crediti natura che, oltre a garantire la messa a dimora di un nuovo albero , consentono al cliente di ottenere uno sconto di 5 euro da utilizzare su una spesa successiva di 40 euro: la meccanica non richiede dunque alcun contributo economico.
A novembre, tutti coloro che hanno partecipato alla maratona green saranno invitati alla Festa degli Alberi.
Nei punti vendita e nell’area dedicata del sito www.alisupermercati.it sarà possibile seguire lo stato di avanzamento del progetto. A partire dalla fine di questo mese, inoltre, 15 punti vendita del gruppo ospiteranno 30 appuntamenti per bambini e famiglie: dei veri e propri educational di animazione scientifica per trasmettere ai più piccoli il valore della sostenibilità ambientale e l’importanza della tutela degli alberi per la salute dell’ambiente.

Le aree che accoglieranno i nuovi alberi, che andranno a coprire una superficie verde pari a 35 campi da calcio per un’estensione di 250mila metri quadri, saranno individuate in collaborazione con le amministrazioni comunali in tutto il territorio veneto.

«La natura è il nostro patrimonio più grande – commenta il Presidente di Alì Supermercati Francesco Canella –; a tutti spetta il compito di preservarlo e anche noi vogliamo contribuire con questo gesto concreto di sostenibilità. Ma il merito va anche alla sensibilità dei nostri clienti, sempre pronti a cogliere lo spirito di queste iniziative».

Diecimila nuovi alberi possono compensare circa 7.000 tonnellate di CO2 in 100 anni. Ogni albero è in grado di stoccare 3.200 chili di anidride carbonica in 50 anni, pari a otto volte il viaggio Venezia-Londra in aereo; un gruppo di alberi in città può abbassare la temperatura da 2° fino a 5° C, riducendo la necessità di condizionamento in estate, e in generale contribuisce a migliorare la qualità della vita e il nostro equilibrio psico-fisico.

Alì Supermercati, leader veneto della grande distribuzione organizzata con una quota di mercato del 17% e 108 punti vendita in Veneto ed Emilia Romagna, non è nuovo ad iniziative di questo genere. Con il progetto “We Love Trees” aveva donato e messo a dimora 3.540 alberi e riqualificato 15 parchi cittadini nelle province di Padova, Treviso, Vicenza e Rovigo con l’iniziativa “Un posto al verde”.

In Francia, test da 1,6 milioni di euro su quattro tipi di pittogrammi sulla nutrizione

Quattro tipi diversi di pittogrammi con informazioni nutrizionali da apporre sulle confezioni dei prodotti alimentari: li testerà in Francia il ministero della Salute, da settembre alla fine dell’anno, in 50 supermercati estratti a sorte, con un investimenti di 1,6 milioni di euro.

Una legge del gennaio 2016 prevedeva appunto di ideare un sistema di pittogrammi per migliorare la comunicazione al consumatore. Il sistema scelto sarà comunque “raccomandato”, non imposto. Il sistema scelto potrà comparire sulle confezioni alimentari fin dall’inizio del 2017.

I sistemi sono molto diversi, e vanno da una notazione estremamente semplice, a semaforo (simile a quella utilizzata nel Regno Unito e contestata dall’industria, in generale da sempre sfavorevole a ogni tipo di etichettatura di questo tipo), a una più complessa che prende in considerazione anche il fabbisogno giornaliero. Il ministero ha dunque deciso di testare “sul campo” le quattro notazioni in lizza. “Obiettivo – si legge sul sito del ministero – determinare con precisione quale sistema influisca più efficacemente sui comportamenti d’acquisto, sulla base di un protocollo di ricerca stabilito da un comitato scientifico indipendente”.

Le categorie selezionate per l’etichettatura test comprendono formaggi e yogurt, dessert a base di latte, piatti pronti, conserve, cereali e biscotti, pasticcini e bevande non alcoliche. Tutte categorie all’interno delle quali i valori nutrizionali delle varie referenze cambiano in maniera anche sostanziale, il che giustificherebbe una informazione aggiuntiva al consumatore, più chiara e sintetica di quella che si può derivare dalla lettura dell’etichetta.

I tipi di sistemi di etichettatura che saranno testati sono riportati nel sito del ministero, e si dividono in valutazioni “secche” sull’apporto nutrizionale, a collegamenti con il consumo giornaliero consigliato, indicando la percentuale per un dato nutriente, a porzione, ma anche il tipo di consumo consigliato, se giornaliero od “occasionale e in piccole quantità”.

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Il sistema adottato nel Regno Unito: si basa su una scala a tre colori che segnala il contributo in percentuale e valore assoluto in base all’apporto nutrizionale di riferimento.

 

Leggi anche: Avvertenze sul pacchetto, dopo le sigarette con Mars arrivano sugli snack ipercalorici

Poco alcol tante proprietà, Crea e Birra del Borgo inventano la birra per gli sportivi

Il Birrificio del Borgo ha contribuito alla realizzazione della birra sperimentale. Nella foto, uno scorcio della bottega BdB di Roma.

Una birra dedicata a chi fa attività sportiva, a bassa gradazione alcolica e che aiuta, grazie alle proprietà del particolare grano saraceno da cui è composta, a riprendersi dopo un’intenso sforzo fisico: è la “birra dello sportivo”, creata dal Crea, Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria in collaborazione con Birrificio del Borgo, uno dei più apprezzati e noti birrificio artigianali italiani (recentemente acquisito dal colosso Ab InBev).

La “birra dello sportivo” proviene infatti al 90% da grano saraceno tartarico, un tipo selvatico di grano saraceno ricco di quercetina e di rutina, dalle proprietà antiossidanti e antinfiammatorie, che aiutano l’organismo a contrastare lo stress ossidativo causato da un pasto troppo abbondante o da un prolungato sforzo fisico. Inoltre, è a bassa gradazione alcolica (3%), piacevole al palato e praticamente senza glutine.
I suoi effetti benefici sono stati testati attraverso una sperimentazione condotta sullo staff tecnico della FISI (Federazione Italiana Sport Invernali) Trentino. «Abbiamo scelto gli sportivi – ha spiegato Giovanni Bonafaccia, il ricercatore Crea che ha coordinato lo studio – in quanto individui facilmente soggetti a stress ossidativo per il tipo di attività che svolgono, ideali quindi per poter evidenziare le proprietà di questa birra. Senza contare che in molti sport, come per esempio nel rugby, la birra viene comunemente utilizzata anche nel post gara». Il campione di atleti è stato diviso a metà: ad una parte è stato somministrato un pasto stressogeno, ossia ricco in grassi ed in carboidrati, accompagnato dalla birra di grano saraceno, all’altra parte ha consumato lo stesso pasto, insieme ad una birra commerciale.
I soggetti che avevano bevuto la birra di grano saraceno tartarico hanno mostrato un aumento della produzione di citochine, molecole che riparano i danni procurati all’organismo da stress ossidativi quali pasti abbondanti o prolungati sforzi fisici, e contemporaneamente una diminuzione del colesterolo.
I test proseguiranno su più ampia scala dopo le Olimpiadi, in quanto diverse Federazioni sportive hanno mostrato la loro disponibilità a partecipare. Ed è già pronta per la sperimentazione una versione light.

«Il contributo che la ricerca può dare all’innovazione in tema di alimenti e salute – ha affermato Salvatore Parlato, commissario straordinario Crea – è essenziale nell’aprire nuove ed interessanti prospettive di sviluppo del nostro agroalimentare a vantaggio di tutti, produttori e consumatori».

La birra è stata creata dal Centro di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione del Crea in collaborazione con l’Università di Viterbo e il Birrificio del Borgo, nell’ambito del progetto Alimed, finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.

I.denticoop, il dentista nell’ipermercato, debutta in Veneto con il settimo ambulatorio

Aprirà sabato 14 maggio a Santa Maria Maddalena di Occhiobello, tra Rovigo e Ferrara, un nuovo I.denticoop, cooperativa di dentisti nata nel 2013 con il supporto di LegaCoop e con l’obiettivo di fornire cure dentistiche di qualità a prezzi, se non stracciati, contenuti, con sconti garantiti ai soci Coop del 15%.

Le strutture sorgono soprattutto in centri commerciali e vicino ai punti vendita Coop e sembrano perseguire due logiche: da un lato venire incontro alle esigenze della clientela che ricerca un servizio sette giorni su sette con orari prolungati e prezzi più contenuti (tra l’altro le ricerche mostrano come le cure odontoiatriche sono quelle che hanno sofferto di più della crisi degli anni passati, con una crescente richiesta di cure al Servizio sanitari nazionale e un crollo dei trattamenti privati del 40%). Dall’altro lato, perseguono quella logica dei centri commerciali di ampliare il più possibile la gamma dei servizi offerti per attirare visitatori.

Prima struttura fuori dall’Emilia Romagna e settima dalla nascita due anni fa, l’apertura fa parte di un piano di espansione che prevede una decina di aperture l’anno da qui al 2020 e sei ambulatori nel 2016 tra Ravenna, Marche e Abruzzo.

I.denticoop ha adottato la formula della cooperativa ad apporto di servizi, alla quale aderiscono oggi 17 soci ordinari (tra medici odontoiatrici, odontotecnici, personale direttivo e amministrativo) e cinque soci sovventori: le cooperative di consumatori Coop Alleanza 3.0 e Coop Reno, ed alcune società italiane di impianti, attrezzature e materiali per l’odontoiatria (Cefla di Imola, Fimo e Medical One).

Tra centri diretti ed affiliati, i.denticoop è presente anche a Bologna San Ruffillo, Bologna Borgo, Bologna Repubblica, Imola, Ravenna e Rimini.

iS AutoPeg di Checkpoint Systems soluzione antifurto adottata da 3mila pdv

Piccola, facilmente rimovibile alle casse, consente di leggere e maneggiare la confezione agevolmente ed è ideale per quei prodotti a libero servizio come le lamette da barba che però sono tipicamente oggetto di furto: è l’etichetta iS AutoPeg di Checkpoint Systems, adottata in più di 3.000 punti vendita per proteggere le lamette Gillette di Procter & Gamble.

Progettata per tutti quei prodotti ad alto rischio di furto che sono esposti al libero servizio a broche, si applica velocemente e in modo sicuro sia alle confezioni con singolo che con doppio foro,.

Un modo per rendere prodotti di largo consumo facilmente accessibili per i clienti che non troveranno scaffali vuoti o non dovranno chiedere il prodotto al personale. L’etichetta occupa poco spazio, è facile verificare la sua corretta applicazione, permette al cliente di toccare e leggere le informazioni sul prodotto ed offre uno sguardo di insieme dell’esposizione migliore per la categoria di prodotto. 

«Abbiamo lavorato insieme ai retailer e a Checkpoint per sviluppare l’etichetta iS AutoPeg, che può essere personalizzata per essere applicate alle lamette da barba cosicché siano liberamente disponibili al cliente con una libera esposizione. L’elevata efficacia dell’etichetta iS AutoPeg, nel rendere disponibile il prodotto, è stata provata e prevediamo di ampliare l’utilizzo della stessa da 7.000 a 10.000 punti vendita a partire da giugno 2016» ha commentato Shawn Evans, Shave On Shelf Availability Leader, North America, per Procter & Gamble.

 

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