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Anna Muzio

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Psd2, un nuovo regolamento sugli acquisti e le conseguenze per i retailer

Psd2, chi è costei? Pochi la conoscono ma la direttiva Ue 2015/2366 sui servizi di pagamento nel mercato interno, ben più nota come Psd2 (acronimo di Payment Services Directive) potrebbe avere profinde influenze sui comportamenti d’acquisto del consumatori europei, on e offline. Contiene infatti una serie di norme che hanno l’intento di “offrire ai consumatori una scelta più ampia e migliore nel mercato dei pagamenti al dettaglio dell’Ue, e allo stesso tempo introduce standard di sicurezza più elevati per i pagamenti online”.

In questa intrevista Mark Nelsen, Senior Vice President, Risk Products di Visa, spiega quali sono le conseguenze per retaile e consumatori. A cominciare da una maggiore richiesta di password per gli acquisti online che porterà, secondo Nelson, a una progressiva e capillare adozione dei riconosicmenti biometrici.

Lo scopo di PSD2 si estende ai servizi di pagamento innovativi e ai nuovi fornitori sul mercato. Se la PSD2 è divenuta applicabile a partire dal 13 gennaio 2018, le misure di sicurezza delineate nell’RTS (le norme tecniche di regolamentazione) saranno applicabili dal settembre 2019, ovvero 18 mesi dopo la data di entrata in vigore.

Un’altra conseguenza della legislazione riguarda l’apertura verso forme innovative di pagamento e servizi finanziari offerti dai fornitori di servizi di pagamento di terzi, che possono essere prestatori di servizi di pagamento che avviano pagamenti per conto dei clienti e garantiscono ai rivenditori che il denaro è in arrivo, e aggregatori e fornitori di servizi di informazioni sul conto, che offrono una panoramica dei conti e dei saldi disponibili ai loro clienti. Le consgeuenze nelle “transazioni di tutti i giorni” ce le spiega ancora Nelsen nella seconda parte dell’intervista.

L’intera intervista in inglese è disponibile nel canale YouTube di Instore.

F.lli Morgese lascia Auchan e torna in Gruppo VéGé

Da VéGé a Auchan e ritorno: Gruppo VéGé rafforza ulteriormente la compagine sociale con l’ingresso dal prossimo 1 gennaio del nuovo socio F.lli Morgese s.r.l., detentore delle insegna Euroesse.

Gruppo VéGé, a pochi giorni dall’entrata di Vega Società Cooperativa (anch’esso operativo da gennaio 2019), fa un ulteriore balzo in avanti, annunciando l’ampliamento del numero delle imprese socie con il ritorno dell’impresa condotta dalla famiglia Morgese, fortemente radicata in Campania attraverso una rete di 22 punti vendita al dettaglio e 1 cash and carry.
F.lli Morgese s.r.l. lascia Auchan e ritorna in Gruppo VéGé, tenendo la propria insegna ed inserendo la Marca del Distributore VéGé sia nei suoi 13 punti vendita di proprietàsia nei nove affiliati.
La politica di alleanze strategiche e commerciali, messa in atto da Gruppo VéGé per il 2018, ha visto la realizzazione di progetti che l’hanno resa protagonista nel mondo della Moderna Distribuzione negli ultimi mesi: la piattaforma comune sud-europea con Grupo IFA, leader della Distribuzione in Spagna e Portogallo, e la nuova Aicube, quarta centrale d’acquisto in Italia per market share, sorta dall’intesa con Gruppo PAM e Carrefour Italia.
Con questo accordo il Gruppo potenzia il proprio presidio confermando la leadership in Campania con le imprese socie giàpresenti sul territorio: Bava S.r.l., Caramico Gaetano & C. S.p.A., Colonial Sud S.p.A., Gambardella S.r.l., Gargiulo & Maiello S.p.A., Moderna S.p.A., Multicedi S.r.l., Nocera Bros S.r.l., S.I.D.I. Piccolo S.r.l. Sistemi Distributivi.
“Siamo molto contenti di accogliere la F.lli Morgese s.r.l., una solida realtàdel commercio associato, che opera da oltre 50 anni, fortemente radicata nel territorio campano. – ha dichiarato Nicola Mastromartino, Presidente di Gruppo VéGé –. Il suo ritorno è la dimostrazione che lavorando con umiltà, competenza e trasparenza, i valori che connotano da sempre il nostro Gruppo, si creano rapporti di fiducia e reciproco rispetto che non si sciolgono mai definitivamente e permettono di lavorare insieme ad un progetto comune anche a distanza di tempo”.
“La nostra impresa, con una storica matrice familiare, ha la volontàdi realizzare un’ulteriore
espansione sul territorio – ha detto Roberto Morgese, amministratore unico della F.lli Morgese -. In Gruppo VéGé abbiamo trovato interlocutori che condividono i nostri valori e un network nazionale dinamico, pronto a sostenere il nostro programma di crescita. Infine èuna sorta di ritorno alle origini, in quanto nostro padre Carlo fu uno dei fondatori della VéGé in Campania, giànegli anni 60”.

Tesco lancia i discount Jack’s e sfida Lidl e Aldi sul loro terreno

Tesco, la maggiore insegna Gdo del Regno Unito, ha lanciato Jack’s, una nuova insegna di negozi discount ispirati e intitolati al suo fondatore, Jack Cohen.

La sfida del nuovo format è quella di portare “un ottimo cibo ai prezzi più bassi possibili”. Ma l’insegna punta anche sulle origini e il Made in Britain: otto prodotti alimentari e bevande in assortimento su 10 sono infatti coltivati, allevati o prodotti in Gran Bretagna.

Nel 1919, il fondatore di Tesco, Jack Cohen, iniziò a vendere eccedenza delle scorte dell’esercito da una bancarella del mercato a Well Street, Hackney (Londra). Con poco più di 30 sterline e un’intuizione circa ciò di cui i clienti avevano bisogno, Jack costruì un’azienda nota per rendere il cibo disponibile a tutti in un momento in cui molte famiglie semplicemente non potevano permettersi il cibo venduto nei negozi. Il lancio di Jack fa parte delle celebrazioni del centenario di Tesco.

Jack sostiene le comunità produttrici di cibo in Gran Bretagna. 8 prodotti alimentari e bevande su 10 di Jack saranno coltivati, allevati o prodotti in Gran Bretagna e i negozi avranno una gamma unica di marchi MDD, denominati anche Jack come marchio di qualità e valore.

Oltre alle sue private label, Jack’s offrirà alcune marche di generi alimentari familiari e una gamma di prodotti generici su base “Quando è finita, è finita”.

Prendendo spunto dalle prima no frills, i discount come Aldi e Lidl che, arrivati qualche anno fa in Gran Bretagna,hanno costantemente eroso alle Bifg 4, le insegne tradizionali, quote di mercato. Il modello di business a basso costo è stato progettato per contenere i costi e abbassare i prezzi. È un approccio semplice, con una gamma di prodotti semplificata, senza accessori o accessori di lusso e senza extra aggiunti, solo una buona qualità a prezzi bassi.

“Jack Cohen ha valorizzato i clienti e cambiato il volto dello shopping britannico. È un’ispirazione per tutti noi e lo stesso spirito guida ancora Tesco ora” ha detto Dave Lewis, Chief Executive di Tesco Group -. È giusto che oggi, segniamo l’inizio della celebrazione di Tesco di 100 anni di grande valore, lanciando un nuovo marchio e negozi che portano il suo nome: Jack’s. Ottimo cibo da degustazione ai prezzi più bassi possibili con 8 prodotti su 10 coltivati, allevati o prodotti in Gran Bretagna “.

Nei prossimi sei mesi Tesco lancerà 10-15 negozi Jack nel Regno Unito. I primi due negozi hanno aperto il 20 settembre a Chatteris, Cambridgeshire e Immingham, nel Lincolnshire, su siti che sfruttano lo spazio Tesco in eccesso. I negozi che seguiranno includeranno un mix di siti completamente nuovi, siti adiacenti ai negozi Tesco esistenti e un piccolo numero di negozi Tesco convertiti.

 

 

Parlare di cibo piace ai giovani, ma non online: un’infografica

Ma quanto ci piace parlare di cibo? Ovvio, siamo italiani, giovani o anziani accomunati dalla voglia di discutere ciò che passa a tavola. Anzi, più si è giovani e più spesso se ne parla, anche più volte al giorno. Non a caso tra i modi di dire più utilizzati c’è “Parla come mangi”. E che non sia un luogo comune, lo conferma anche la ricerca “Italiani che parlano di cibo: un dibattito infinito” realizzata da Squadrati per Coca-Cola, che rivela con quanta frequenza e passione nel nostro Paese si parli di gusti e scelte a tavola. 

I dati emersi dalla ricerca confermano una passione irresistibile che ogni giorno coinvolge il 51% dei nostri connazionali. Una tendenza costante rispetto al passato secondo circa la metà del campione (53%), ma percepita addirittura in crescita per il 43% degli intervistati, che negli ultimi cinque anni afferma di aver aumentato le proprie conversazioni sul cibo.

 

Tutti i giorni, a tavola e al top in Campania

Il 51% degli italiani parla di cibo e di gusti in fatto di cibo tutti i giorni. E con una propensione, forse a sorpresa, ben maggiore da parte dei giovani: nella fascia di età tra i 18 e i 34 anni la percentuale sale infatti fino al 58%. Questo però non ha nulla a che vedere con l’utilizzo dei social network, che si posizionano solo al sesto posto fra i “luoghi” in cui avvengono le conversazioni.

È la casa infatti il regno delle discussioni sul cibo e sui gusti (80% degli intervistati), seguita a distanza da ristorante (53%) e ufficio (45%). Seguono i supermercati (34%), il bar (30%) e infine proprio i social network (20%). Fra questi la piattaforma preferita per discutere di cibo è Facebook: usata a questo scopo dal 59% delle persone che dibattono sui social.

La Campania è la regione più social: si confrontano su questi mezzi il 32% dei campani vs 20% della media nazionale. D’altra parte è proprio la Campania una delle due regioni, insieme alla Puglia, in cui il dibattito è più frequente (rispettivamente per il 66% e il 61% degli intervistati vs. 51% della media nazionale).

Nella classifica delle persone con cui capita più spesso di intavolare discussioni sul tema, gli amici conquistano il primo posto (segnalati dal 74% del campione) e battono il partner (al secondo con il 62% delle risposte), seguiti poi, in terza posizione, da genitori e colleghi (entrambi al 45%).

Se nel Lazio, più che in ogni altra regione, si parla con maggiore frequenza di cibo con gli amici (78% degli intervistati vs. 74% della media nazionale), il Piemonte è in controtendenza rispetto alle conversazioni con il partner, che qui raggiungono il 71% delle preferenze vs. 62% della media nazionale.

 

Parlare di cibo? Piacevole e socializzante

Sul perché il tema del cibo sia così rilevante nelle conversazioni il 44% degli italiani non ha dubbi: perché è un piacere della vita. L’essere parte della nostra cultura territoriale viene indicato solo in seconda battuta come motivazione di dibattito dal 17% del campione. Al terzo posto si posiziona il fatto che “crea unione” (11%).

L’edonismo degli italiani si rispecchia anche nel loro approccio ai momenti di conversazione su questi temi, che risultano piacevoli per il 54% degli intervistati – con un picco nel Lazio per cui sono dichiarati piacevoli dal 60% degli intervistati – per il 41% creano socializzazione mentre per il 34% del campione sono divertenti.

Le fasce più giovani della popolazione si distinguono anche in questo caso. È fra i 18-24enni che la percentuale di chi li ritiene al contrario “animati” sale (21% vs. 11% della media campionaria), così come di chi pensa che creino polemiche (13% vs 8%), o divisioni (12% vs 6%). Anche in Campania, più che altrove, i momenti in cui si parla di cibo sono percepiti come animati (19% vs 11%), mentre in Piemonte sono vissuti come tranquilli più che in altre regioni.

Ma se parlare di cibo per gli italiani è, in generale, qualcosa di piacevole e che crea unione, quando si tratta di scegliere effettivamente cosa o dove mangiare la situazione cambia e l’armonia può incrinarsi: quando si tratta di uscire con altre persone e non si trova un posto che soddisfi i gusti di tutti, infatti, il 53% sceglie in base al proprio gusto o piuttosto non esce.

 

Dialogo sopra i massimi sistemi di cosa ho nel piatto (e sulla pizza)

L’82% degli italiani ritiene che quello del cibo sia un argomento serio. Sarà per questo che se ne parla continuamente, prima, dopo e durante i pasti. Ben l’88% degli intervistati parla di cibo mentre è a tavola. Di questi il 67% parla di ciò che sta mangiando, ma il 20% è già proiettato a cosa mangerà durante i pasti successivi.

Gli argomenti più trattati quando si parla di cibo? Nell’ordine i propri gusti, come si è mangiato in un ristorante e i propri piatti preferiti.

In Emilia Romagna e Lazio è il trionfo dei “recensori”: più che altrove si parla di come si è mangiato in un dato ristorante. In Toscana, più che in altre regioni, si parla dei propri gusti in fatto di cibo e del regime alimentare preferito. Mentre in Veneto si parla più che altrove della qualità degli alimenti.

Entrando nello specifico delle conversazioni quelle su cui gli italiani si sentono più coinvolti sono: in primis la pizza (tipo di forno e altezza) per 3 intervistati su 4, a pari merito col livello di cottura della carne. Tema molto sentito, come immaginabile, dai campani che si accendono parlando di pizza alta o bassa (84% vs. 75% della media nazionale), o del tipo di forno (85% vs. 74% della media nazionale). Il 70% degli italiani discute e si infervora poi per il livello di cottura della pasta.

La passione nel dibattere sulla tipologia di pizza è stata confermata anche dalla campagna “De Gustibus” di Coca-Cola che da marzo a giugno ha indagato su Facebook le preferenze degli utenti italiani. Il risultato? Sul podio, al primo posto, appunto il post dedicato alla scelta della pizza, alta o bassa, che ha totalizzato oltre 500 commenti, quasi 400 commenti per l’elezione della piadina ideale con prosciutto cotto vs prosciutto crudo in un post dedicato e 340 per indicare la pasta preferita nella sfida tra quella corta e quella lunga.

Anche nei dibattiti allestiti in alcune pensiline interattive predisposte a Milano, Roma e Napoli la pizza è stata il tema più partecipato con oltre 7.000 voti in sole due settimane di attività. Una curiosità: per i milanesi vince la pizza alta con il 60% delle preferenze, mentre a Roma il dato è capovolto con il 61% di voti per quella bassa.

 

[1] “Italiani che parlano di cibo: un dibattito infinito”: indagine quantitativa, commissionata da Coca-Cola a Squadrati, su campione di 1.504 intervistati, di età compresa tra i 18 e i 64 anni, per quote proporzionali alla popolazione residente in Italia per sesso, classi di età e regione; metodo di rilevazione: CAWI, interviste realizzate online; periodo di rilevazione: 3 – 11 luglio 2018.

Amazon punta sulla rete fisica di prossimità, con 3000 punti vendita senza casse negli USA

Amazon punta dritto alla rete fisica: dopo l’acquisizione l’anno scorso di Whole Foods, secondo Bloomberg è pronto a lanciare una rete di punti vendita che puntano su tecnologia senza casse ma, soprattutto, sulla prossimità, e potrebbero arrivare a 3000  entro il 2021 e potrebbero partire già entro la fine dell’anno in tutti gli Stati Uniti.

Bloomberg che ha sentito le solite “persone bene informate”, parla di “un’espansione aggressiva e costosa che potrebbe minacciare catene di negozi come 7-Eleven [piccoli convenicence store, tipo superette che vendono articoli di uso quoridiano, pasti prtiyi, panini e snack, ndr}, servizi di paninoteca come Subway e Panera Bread, e pizzerie e food truck”.

I luoghi ideali dove nascerà questa rete saranno i grandi agglomerati urbano, e l’idea di Jeff Bezos sarebbe appunto quella di limitare gli spostamenti nelle ore di punta come all’ora di pranzo, portando i negozi più vicini possibuili al consumatore (che è un po’ il cuore del concetto dell’e-commerce, se vogliamo). Del rresto, come la prima e maggiore delle dotcomormaia, la maggiro parte delle transazioni avviene proprio nella rete fisica, ancora.

Il format che sarà scelto è ancora incerto: potrebbe essere un minimarket o un fast food del tipo della alla catena britannica Pret a Manger.

Quanto alla tecnologia senza casse, ha debuttato nel primo negozio senza casse vicino alla sua sede a Seattle nel 2016 e da allora ha annunciato l’apertura di altri due siti a Seattle e uno a Chicago, inaugurato quattro giorni fa. Due dei nuovi negozi offrono solo una selezione limitata di insalate, panini e snack, segno che Amazon sta testando l’idea di vendere pasti fast. Altri due negozi, tra cui l’originale AmazonGo, hanno anche una piccola selezione di generi alimentari, e sono più simile a un minimarket.

Gli acquirenti usano un’app per smartphone per entrare nel negozio. Una volta che scansionano i loro telefoni su un tornello, possono prendere ciò che vogliono e uscire senza alcun tipo di ulteriore scansione o registrazione o cassa. I sensori e le telecamere rilevano ciò che gli acquirenti prendono e li fatturano automaticamente sul conto amazon del cliente.

È una tecnologia estremamente costosa (secondo Bloomberg il primo AmazonGo nel centro di Seattle è costato più di un milione di dollari solo in hardware). Limitare l’offerta al cibo pronto avrebbe un doppio vantaggio: limiterebbe il numero di telecamere necessarie alla scansione e assicurerebbe anche un margine più alto rispetto agli articoli del supermercato.

Le notizie sulle potenziali ambizioni della compagnia per AmazonGo hanno spinto al ribasso le quote dei venditori di generi alimentari e della vendita al dettaglio. Walmart è diminuita fino allo 0,6 %, invertendo un precedente guadagno, mentre Target Corp. ha perso circa l’1,5 % e Kroger Co. ha perso addirittura il 3,1 %.

L’azienda per ora non commenta, ma l’Ad Jeff Bezos in occasione di un evento a Washington D.C. recentemente si è detto “molto interessato” ai negozi fisici, ma solo se hanno qualcosa di nuovo da offrire. perché “se offriamo un prodotto che hanno già altri, non funzionerà”.

Amazon è stato il primo a lanciare un supermercamrcto senza vasse. Ma l momento si stanno moltiplicando le iniziative per ridurre al minimo il tempo dei pagamenti, grzie a tecnologie quali la biometria.

Debutta in Sardegna la prima stazione di servizio a metano di Gruppo ISA (VéGé)

Nasce Nonna Isa Station Industry, la prima stazione di servizio, unica nel suo genere, dedicata ai mezzi pesanti sorta nella zona industriale di Villacidro ad opera di Gruppo ISA, impresa socia di Gruppo VéGé. La stazione di servizio è all’avanguardia, tecnologica, sicura, comoda e veloce, pensata per le esigenze dei trasportatori professionali e non solo.

Oltre a tutti i prodotti tradizionali tipici delle stazioni di servizio, Nonna Isa Station Industry si caratterizza per la particolare attenzione all’ambiente con la presenza della colonnina per le ricariche elettriche e dell’ADBLUE, soluzione che riduce le emissioni degli ossidi di azoto dai gas di scarico prodotti dai veicoli dotati di motore diesel fino al 90%.
Realizzata in soli 180 giorni di lavoro, Nonna Isa Station Industry è in assoluto la prima stazione in Sardegna ad aver montato erogatori a metano, ma anche il sistema di erogazione a pressione con pompe sommerse con sofisticatissimi controlli per la verifica di eventuali anomalie. Tale tecnologia è stata progettata e installata dal partner tecnico del Gruppo ISA.

Nonna Isa Station Industry è solo il primo passo di un progetto tecnologicamente all’avanguardia non solo in Sardegna ma a livello internazionale. Il Gruppo ISA da tempo lavora ad una stazione innovativa per l’erogazione di metano per autotrazione sotto forma di GNL (gas naturale liquefatto) e di GNC (gas naturale compresso).

 

innovazione green

Il progetto nasce dall’idea innovativa e lungimirante di Giovanni Muscas, patron del Gruppo Isa, che intende offrire ai trasportatori professionali una stazione di servizio polifunzionale con zona ristoro, un’area per il lavaggio con tunnel di 38 metri, il primo in Sardegna, e un punto di emergenza sanitaria con defibrillatore. Inoltre, è la seconda stazione di servizio in Europa dotata di elisuperficie per l’atterraggio in elicottero (per le forze dell’ordine, protezione civile, emergenze sanitarie e non solo).

La stazione, ubicata nella S.P. 61 al km 4,200, sarà operativa 24 ore al giorno e 7 giorni su 7 con un sistema di dieci corsie computerizzate e capaci di riconoscere, attraverso la lettura ottica, il cliente fidelizzato.
In concomitanza con l’inaugurazione il gruppo CNH Industrial, attraverso Acentro, IVECO farà testare i nuovi truck a metano che rappresentano il futuro nei trasporti pesanti.

“Crediamo fermamente che per cambiare le cose sia necessario essere i primi a farle. Il nuovo servizio offerto, unico nel suo genere non solo in Sardegna ma all’avanguardia anche a livello nazionale e europeo, è per noi motivo di orgoglio – commenta entusiasta Giovanni Muscas patron di Gruppo Isa – . Il nostro obiettivo è favorire l’impiego di carburanti a basso impatto ambientale, utilizzando soluzioni innovative e ad alto contenuto tecnologico.”

“Il dinamismo delle imprese socie è la forza di Gruppo VéGé e questo progetto è l’esempio che rappresenta al meglio lo spirito delle nostre realtà imprenditoriali – commenta Nicola Mastromartino, Presidente di Gruppo VéGé -. La capacità innata di Gruppo Isa da sempre è quella di saper cogliere le opportunità e di trasformarle in progetti innovativi e al servizio non solo dei suoi clienti, ma dell’intera comunità. Questo l’ha portata a diventare una realtà vitale, leader indiscussa in Sardegna”.

Arriva Google Pay in Italia, e Lidl è subito della partita

Google Pay è appena arrivato in Italia e già in tutti i punti vendita Lidl è possibile pagare la propria spesa con il nuovo servizio, che rende più semplice effettuare transazioni da dispositivi mobili Android in modo sicuro e riservato, oltre che comodo e veloce. L’insegna tedesca è dunque tra i primi ad attivare “il rivale di Apple Pay” insieme a Esselunga, Bennet, H&M, Autogrill, Douglas-Limoni, Leroy Merlin e McDonalds.

L’esperienza d’acquisto promette di essere più semplice e funzionale per i clienti che utilizzeranno Google Pay. Basta installare l’applicazione sul proprio dispositivo mobile Android (versione 5 o superiori) dotato di tecnologia NFC, configurarvi le credenziali della propria carta di debito o credito di una delle banche supportate (al momento sono otto: Banca Mediolanum, Boom, Hype, Nexi, N26, Revolut, Widiba, TimPay ma in arrivo ci sono Poste Italiane e CartaBCc) e, una volta alla cassa, avvicinare l’apparecchio con lo schermo attivo al terminale POS contactless, per effettuare la transazione in modo rapido e sicuro senza neppure la necessità di aprire la app.

Quando si effettua un pagamenti in negozio, infatti, Google Pay non trasmette le credenziali della carta, ma genera un codice virtuale, univoco e dinamico, che cambia ad ogni nuova transazione.

 

Amazon lancia la spesa in un’ora a Roma in partnership con Pam Panorama

Spesa in un’ora anche a Roma, dopo Milano, dagli store di Pam Panorama: lo annuncia Amazon.it che da oggi rende disponibile Prime Now in alcune zone selezionate della capitale. La scelta è tra oltre 8.000 prodotti degli store Pam con consegne al piano entro un’ora, o in una finestra a scelta di due ore.

I clienti Prime, che si trovano nelle zone di Roma coperte dal servizio, potranno effettuare una vera e propria spesa completa scegliendo, tra l’ampia varietà di prodotti alimentari, anche articoli freschi e freschissimi, inclusi prodotti tipici del territorio, e il ricco assortimento dedicato alla cura della persona e della casa. Il tutto sarà, infatti, acquistabile da oggi attraverso l’app Amazon Prime Now o dal sito primenow.amazon.it e consegnato direttamente alla porta di casa.

Il servizio è attivo dalle 8 di mattina a mezzanotte, sette giorni su sette. I clienti Prime possono scegliere la consegna entro un’ora al costo di 7,99 euro (nelle aree in cui disponibile) oppure consegna in finestre di due ore senza costi aggiuntivi per ordini superiori a 50 euro. Fino a fine 2018, per celebrare il lancio di Prime Now a Roma, la consegna in finestre di due ore sarà senza costi aggiuntivi per ordini superiori a 25 euro.

“Siamo orgogliosi di rendere da oggi disponibile Prime Now anche ai nostri clienti Prime di Roma. Grazie all’importante accordo con Pam Panorama, i clienti hanno la possibilità di scegliere tra oltre 8.000 prodotti di uso quotidiano, tra cui anche i freschi” ha dichiarato Mariangela Marseglia, Country Manager di Amazon.it e Amazon.es.

L’Italia è il secondo Paese in Europa in cui Prime Now è stato reso disponibile, nella città di Milano. Pam Panorama è il terzo attore della Gdo italiana, dopo Unes e NaturaSì a Milano, a entrare nell’universo Amazon. L’azienda veneta aveva lo scorso anno già accolto in molti dei suoi store i locker di Amazon.

“La collaborazione con Amazon, già avviata da diversi mesi – ha detto Gianpietro Corbari, Amministratore Delegato di Pam Panorama – si consolida oggi ancora di più. Il nostro payoff “La Vita Spesa al Meglio” sottolinea l’impegno quotidiano nell’offrire prodotti, servizi e soluzioni per migliorare la qualità della vita, qualità che passa anche dal modo in cui si fa la spesa, ambito digital incluso. Riteniamo che Amazon sia il partner giusto per contribuire a far crescere il nostro business online e siamo contenti che questo accordo nasca proprio quest’anno che stiamo festeggiando il nostro 60° Anniversario”.

L’abbonamento ad Amazon Prime è disponibile al costo di 4,99 euro al mese (oppure 36 euro all’anno) e i nuovi clienti possono provare i benefici di Amazon Prime grazie ad un periodo di uso gratuito di 30 giorni.

Transazioni digitali per tutti, senza banca: MyPos punta all’Italia e apre uno store a Milano

Consentire la gestione di transazioni digitali come fossero contanti alle piccole e medie imprese, negozi, parrucchieri, bar, ristoranti, professionisti freelance, insomma il cuore produttivo del Belpaese, senza passare dalle banche: è questo l’obiettivo di myPos, realtà britannica in Italia dal 2014 che ha aperto ieri a MIlano il suo primo punto vendita, quarto in Europa dopo Londra, Amsterdam e Sofia.

La scarsa digitalizzazione dei pagamenti nel nostro Paese tradisce una difficoltà di molte piccole imprese ad accettare pagamenti non in contanti. myPos propone un terminale per accettare pagamenti con carte magnetiche, chip e dispositivi contactless come smartphone e altri device nel modo più efficace e conveniente su ogni canale (sia sul punto vendita che online o tramite mobile) e di gestire i loro flussi di cassa senza fare affidamento su istituti bancari tradizionali.

I vantaggi li spiega il country manager Massimo Terreni: “Siamo l’unica realtà che accredita immediatamente sul conto gli importi delle transazioni, quando normalmente tramite banca sono necessari da tre a cinque giorni lavorativi. Non abbiamo un canone mensile, il Pos si acquista una volta sola e poi c’è un costo sulla transazione che sostanzialmemte dipende dai volumi delle vendite”.

Oltre al Pos, sono disponibili gratuitamente alcuni servizi aggiuntivi, tra cui la richiesta di pagamento al cliente non in negozio tramite e-mail o sms con un link per effetturlo, la gestione di gift card, la possibilità di ricaricare schede telefoniche, il sistema per l’accredito delle mance, la pre-autorizzazione.

Il negozio di Milano in corso Europa 11 “è, più che un luogo di vendita, un experience store, un posto dove venire a provare i terminali, chiedere informazioni. Vogliamo anche far capire come funziona il mondo delle transazioni ai piccoli esercenti, che spesso li vedono come un problema piuttosto che come un’opportunità, tanto che stiamo anche pensando di organizzare dei workshop” dice Terreni.

Ambiziosi i progetti sul nostro Paese: “vogliamo arrrivare a 100mila clienti in quattro anni, e aprire nuovi store a Roma, Napoli, Firenze, forse in Sicilia”. Il Centro-Sud al momento è infatti l’area del Paese con il maggior numero di clienti.

 

Starter kit in un box

L’offerta (contenuta in un box con prezzi che, a seconda del tipo di Pos, vanno dai 99 ai 349 euro + iva) comprende un POS di nuova generazione con una connessione 24/7, l’integrazione online e una carta di credito gratuita appoggiata a un relativo conto online myPOS che offre tutte le funzionalità di un conto tradizionale, gestibile completamente anche tramite App. Insieme all’acquisto di un terminale POS sono compresi una carta di debito VISA Business gratuita e un conto business online dove vengono accreditati i fondi dai pagamenti accettati in pochi secondi. Il tutto è attivabile in  10-15 minuti.

Tutti i terminali POS sono mobili e dispongono di una propria SIM card completamente gratuita per la connessione a Internet in tutta Europa. Il sistema infatti può funzionare ovunque all’interno dell’area SEPA, e può essere facilmente spostato, in caso di necessità (ad esempio per partecipare a fiere al’estero) in altri Paesi senza ulteriori passaggi burocratici.

“Abbiamo creato myPOS con l’obiettivo specifico di consentire alle imprese indipendenti di qualsiasi dimensione e tipologia l’utilizzo di soluzioni leader di mercato per il pagamento con carta. La nostra missione è porci al servizio del business – dice Christo Georgiev, Ceo e Founder di myPOS -. Siamo molto felici di arrivare qui a Milano con il nostro primo store in Italia, un Paese che riteniamo strategico, ricco di bellissime realtà imprenditoriali che speriamo di sostenere. In un mercato ormai interamente connesso, la digitalizzazione è un asset cruciale e la nostra offerta ne facilita davvero la diffusione.”

myPOS è utilizzato da oltre 55.000 imprese in Europa (di cui 12mila in Italia, secondo mercato dopo l’Olanda) con un risparmio previsto di oltre 10 milioni di euro in tasse e commissioni. Le prossime aperture di negozi sono previste a Parigi, Zurigo, Barcellona e Anversa.

 

 

Esselunga apre un nuovo superstore a Pistoia Porta Nuova

Taglio del nostro oggi 19 settembre per il superstore Esselunga di Pistoia Porta Nuova, in via dell’Annona: è il 158° negozio della catena, la prima apertura del 2018 ed il secondo negozio nella città con quello storico di viale Matteotti aperto nel 1964. Chiuso in concomitanza dell’apertura di Porta Nuova, sarò completamente ristrutturato e ampliato, per renderlo piùmoderno con reparti rinnovati. In provincia, Esselunga si trova anche a Montecatini Terme e a Pescia.

All’interno del nuovo negozio saranno impegnati 136 addetti: all’importante impatto occupazionale sul territorio, con l’assunzione di 60 persone della zona, si aggiungeranno altrettanti posti di lavoro quando riapriràil punto vendita di viale Matteotti.

Durante la chiusura temporanea del supermercato di viale Matteotti, Esselunga offriràai clienti un servizio gratuito di bus navetta col superstore di Porta Nuova.

Il negozio, con 2.500 metri quadri di superficie di vendita, ècertificato in classe energetica A ed èdotato di un ampio parcheggio a raso e interrato, su due piani, in grado di ospitare oltre 700 autoveicoli. Nell’ambito dei lavori per l’apertura, Esselunga ha riqualificato l’area cittadina adeguando la viabilità del quartiere con percorsi ciclo-pedonali, nuove rotatorie e un parco pubblico attrezzato di 15.000 metri quadri, con 80 nuovi alberi, tornato cosìfruibile alla collettività.

I clienti disporranno di tutti i reparti che hanno contribuito al successo del marchio Esselunga: frutta e verdura sfusa e confezionata con un’offerta di oltre 500 prodotti; pescheria, con personale dedicato che offre pesce fresco giàpulito; macelleria con banco assistito; gastronomia e un vasto assortimento di vini con oltre 450 etichette.

Nel negozio di Pistoia apre anche il 126° forno di Esselunga: panettieri specializzati, formati dalla “scuola dei mestieri” interna, offriranno ai clienti 20 varietàdi pane fresco sfornato per l’intera giornata, oltre a una vasta gamma di pizze e focacce.
All’interno saràinaugurato anche il bar Atlantic, una realtàconsolidata nel campo della ristorazione presente in 89 negozi Esselunga.

Alle casse, la tecnologia di Esselunga per snellire e gestire in autonomia la spesa prevede moderne casse self-scanning e self-payment con utilizzo di lettore.
L’Esselunga di Pistoia èaperta dal lunedìal venerdìdalle 8 alle 21, il sabato dalle 7.30 alle 21, la domenica dalle 9 alle 20.

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