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Anna Muzio

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Un 2014 positivo per i formaggi Dop italiani

Foto Afidop.

Il mercato interno da segnali di ripresa, mentre l’export conferma la sua vitalità per quanto riguarda i prodotti Made in Italy. Sono queste le indicazioni che emergono dalle stime delle associazioni di settore e dagli studi sui comparti dell’agroalimentare, anticipate da TuttoFood in vista dell’appuntamento in fieramilano dal 3 al 6 maggio prossimi.

Iniziamo il nostro excursus dai formaggi.

La produzione dei formaggi DOP nel 2014 ha avuto andamenti generalmente buoni, anche se diversificati in base al prodotto. Il grana e il gorgonzola hanno visto aumentare la propria produzione rispettivamente del 6% e del 6,4%. Più contenuti gli incrementi di Parmigiano (+0,6%) e Asiago (+0,4%). Ma va ricordato che Grana Padano e Parmigiano Reggiano erano calati nel 2013. Buon andamento per i formaggi freschi (+3,1% a volume), i grana a denominazione (+3,4%), il provolone (+7,2%), il gorgonzola (+2,7%) e i formaggi grattugiati (+9,7% in volume).

In generale, il 2014 vede la riduzione del 3,1% della produzione di formaggi freschi, passato da oltre 1 milione e 4000 mila forme nel 2013 a 1 milione e 350 mila forme nel 2013 e l’aumento del 22,8% per lo Stagionato, passato da quasi 220 mila forme l’anno scorso a quasi 270.000 quest’anno.

 

Export in crescita nonostante i cali verso Russia e Usa

L’export caseario nazionale, secondo i dati diffusi da Ismea, ha chiuso il 2014 con ottimi risultati sul fronte dell’export, che si attesta a quota 2,2 miliardi di euro e volumi che superano le 331mila tonnellate di prodotti. Rispetto al 2013 (elaborazioni Ismea su dati Istat), si è registrata una progressione del 3,3% a volume e del 4,8% a valore, anche se la crisi internazionale causata dal conflitto in Ucraina ha quasi dimezzato le spedizioni verso Mosca e un Euro forte non ha favorito gli acquisti dagli Usa, calati del 5,7%, a volume rispetto al 2013. Bene l’export nei mercati dell’est Europa, in particolare Polonia (+18%), Repubblica Ceca (+9%) e Romania (22%), con crescite a doppia cifra in termini di volume. Nel mercato extraeuropeo si registrano crescite interessanti in Cina (+41%), Corea (+26%) e negli Emirati Arabi Uniti (+28%).  Si è registrata una dinamica positiva anche in Francia (4,3%), Germania (+6,5%) e Regno Unito (+1,9%).

 

Panificio Panì lancia Insieme, linea gluten free

Panificio Panì lancia “Insieme”, una nuova linea di prodotti da forno freschi senza glutine e senza lattosio in vendita da aprile nella GDO. Il primo prodotto della linea INSIEME è il pane fresco rivolto a un target allargato di celiaci e di persone alla ricerca di un pane fresco, buono e salutare. Commercializzato in una confezione da due panini, in un packaging adatto a far respirare il prodotto, in carta e in cellulosa con finestra trasparente che mostra il contenuto ma che, al tempo stesso, ne impedisce la contaminazione. La nuova linea comprende anche PanFette, già tagliato a fette, e presto sarà completata con nuove varianti quali focaccia e pizza.

Il pane fresco viene confezionato in una camera bianca predisposta nel nuovo stabilimento dedicato alla produzione di prodotti gluten free, e consegnato quotidianamente nei principali punti vendita della grande e media distribuzione, in contenitori di plastica di materiale lavabile, perforati e muniti di copertura a chiusura con fondo non bucato.

Poretti porta a Expo 10 Luppoli, la “birra champagne”

È dedicata ad Expo, dove sarà “Birra ufficiale di Padiglione Italia a Expo 2015”, e alle tante nazioni partecipanti “10 luppoli”, l’ultima nata dello storico birrificio Angelo Poretti, oggi Carlsberg. Chiara, dal perlage fine ed elegante, conta al suo interno 10 luppoli diversi provenienti da tutto il mondo: l’americano Citra, i tedeschi Hallertau Mittelfruh, Hallertau Tradition e Saphir, il francese Aramis, l’inglese East Kent Golding, gli australiani Summer e Ella, il giapponese Sorachi Ace e il ceco Saaz.

BAP_10LuppoliMa il “tocco” davvero particolare viene dalla scelta di realizzare questa nuova ricetta a bassa fermentazione, rifermentandola con lievito Champagne, lo stesso adottato per la produzione dei più famosi Spumanti e Champagne del Mondo. La particolarità di questo metodo consiste nell’indurre la rifermentazione attraverso l’introduzione di zuccheri e lieviti. Per la “10 Luppoli” i Mastri Birrai hanno scelto l’aggiunta di Lievito Saccharomyces Bayanus, storicamente utilizzato per questo tipo di produzioni.

Una particolarità trasmessa anche dal packaging. La confezione della nuova bottiglia, infatti, richiama la silouhette delle grandi marche di bollicicne, ed è frutto di un concorso svoltosi nei mesi scorsi tra gli studenti di IED – Istituto Europeo di Design, NABA – Nuova Accademia di Belle Arti Milano e della Scuola del Design del Politecnico di Milano. A vincere, e a veder concretizzato il proprio progetto, è stato il Politecnico di Milano con “Aves”, un packaging innovativo nel mondo della birra dal colore bianco e oro.

La nuova “10 Luppoli” è in vendita in supermercati e ipermercati, on line e nel canale horeca. È particolarmente indicata per essere degustata, come suggerito dagli chef di ALMA – la Scuola Internazionale di Cucina Italiana, in abbinamento ai prodotti dell’eccellenza Made in Italy come piatti di pesce e crostacei, patè e aperitivi speciali, rigorosamente in flute.

E-commerce: logistica e regole comuni per un mercato digitale unico europeo

Se tutti gli Stati membri dell’UE applicassero regole comuni per l’e-commerce oltre la metà delle aziende aumenterebbero le vendite online verso altri Paesi UE, o entrerebbe nel canale digitale, e i maggiori beneficiari sarebbero proprio le piccole e medie aziende. Nel 2015, si prevede che il fatturato dell’e-commerce mondiale superi i mille miliardi di dollari, un traguardo che cui potrebbe arrivare la sola Cina entro il 2018. Non solo. I consumatori europei potrebbero risparmiare 11,7 miliardi di euro all’anno se potesse scegliere tra una gamma completa di prodotti e servizi dell’UE quando acquistano online, e la piena realizzazione di un mercato digitale unico potrebbe generare una crescita ulteriore di € 340 miliardi. È quanto ha sottolineato l’Alliance for European Logistics (AEL) durante il 7° European Logistics Summit.
L’unione europea dovrebbe supportare l’innovazione nell’e-commerce e investire in una strategia dei trasporti.

Secondo AEL un aggiornamento delle regole esistenti potrebbe consentire di dispiegare a pieno il potenziale dell’e-commerce e a stimolare investimenti e innovazione in tutta Europa.
Come ha spiegato durante il summit il President di AEL, Mathieu Grosch “è ora di migliorare l’efficienza della supply chain e incoraggiare l’innovazione nell’e-commerce tramite la digitalizzazione.
Altro tema cruciale di cui si è discusso sono le infrastrutture per i trasporti, per le quali AEL ha esortato i decisori politici europei a includere progetti per infrastrutture all’interno del piano di investimenti da 315 miliardi del presidente Juncker. Tra le priorità della UE dovrebbe esserci il compimento del mercato interno per i servizi di trasporto merci se si vuole assicurare una concorrenza equa e un uso efficiente delle sue infrastrutture per i trasporti.
“si dovrebbe dare la priorità a una modalità di trasporto globale e investimenti intelligenti e mirati nelle infrastrutture piuttosto che destinare fondi ai singoli Paesi e andrebbero rimossi gli ostacoli al cabotaggio e alle infrastrutture nei trasporti” ha concluso Grosch.
L’infografica riporta ostacoli attuali e vantaggi in prospettiva di un mercato digitale comune,: oggi l’e-commerce tra Paesi vale solo il 4% degli scambi. Le potenzialità per le piccole e medie imprese del Made in Italy (dal food agli accessori) sono immense.

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Logistica urbana, l’ultimo miglio lo faccio in bicicletta

La logistica delle spedizione, lo rivelano varie ricerche, è un aspetto sempre più cruciale dell’e-commerce e delle vendite online, con consumatori che si aspettano consegne gratuite ed efficaci, con vari punti di contatto. Ma soprattutto veloci. E cosa c’è di più veloce, nel traffico cittadino, di una bicicletta che sfreccia ovunque, zone pedonali comprese? Senza parlare della sostenibilità ambientale e dell’allure “green”, una preoccupazione per una fascia di clienti sempre più ampia.

Così ha pensato PrimoTaglio, portale di 400 prodotti italiani d’eccellenza, anche freschi, che assicura consegne entro 48 ore dall’ordine, in collaborazione con PonyZero, giovane startup che offre servizi di consegne in bicicletta. Per ora il servizio è attivo a Milano città, a breve si estenderà a Torino. Tutto ciò è possibile grazie a biciclette dotate di cassoni coibentati, progettati per preservare la catena del freddo, dalla presa del box fino al recapito a casa del consumatore. Soluzioni di nicchia? Non tanto. “Con la crescita esponenziale dell’e-commerce, stiamo assistendo anche a un incremento significativo delle consegne ‘ultimo miglio’, che oggi sono per lo più effettuate da furgoni certamente non ecologici e spesso riempiti solo in parte” spiega Antonio Romano, responsabile di PrimoTaglio. Basti pensare che persino il best in class Amazon, lo scorso dicembre, testava la consegna di pacchi tramite bicicletta: un mezzo più ecologico (e realistico) degli elusivi droni.

PrimoTaglio è un brand della società E-food, che fa capo al gruppo alimentare Amodio, consegna attualmente a Milano, Monza e Varese e provincia, e presto anche a Torino e Roma, 6 giorni su 7, dal martedì alla domenica.

Ipsos per Tuttofood delinea il futuro del cibo, in un confronto tra generazioni

Due generazioni a confronto per delineare il futuro del food: è l’operazione svolta da Ipsos e commissionata da Tuttofood (dal 3 al 6 maggio 2015 a fieramilano Rho) che ha messo i “Millennials” (18-29 anni) e i “Baby Boomers” (50-64 anni). La ricerca, di ambito internazionale ma focalizzata sull’Italia, ha delineato alcune tendenze, atteggiamenti e desiderata nei riguardi dell’alimentazione, dentro e fuori casa.

Occhi puntati sull’etichetta
Molti i punti di contatto tra generazioni quando si parla di food: l’importanza della gratificazione emotiva ad esempio, che accomuna il 77% dei Millennials e il 76% dei Baby Boomers, ma anche il cibo sano, importante per l’87% dei “grandi” e il 75% dei giovani. Il risultato è un approccio che sposa piacere e salute, una sorta di salutismo non punitivo. Proprio per questo aumenta l’attenzione verso le etichette, un tempo inutile orpello del retro confezione ed oggi sempre più lette, alla ricerca di due elementi: le proprietà nutritive (le cerca il 56% dei Baby Boomers e il 54% dei Millennials) e i valori nutrizionali (importanti per il 48% dei junior e il 56% dei senior).


Al prodotto industriale, che non è demonizzato ma visto come necessario, si chiede però di essere “smart”, meno corrente, mantenendo le sue caratteristiche di economicità ma insieme a un approccio sostenibile, per la salute e l’ambiente

Un’ondata che non accenna ad arrestarsi è quella del biologico: oltre un quinto dei consumatori più giovani (23%) compra solo prodotti biologici, quota che scende al 18% tra le schiere dei loro genitori.

Nel fuori casa vince lo street food, a casa fusion e creatività
Quando si mangia fuori casa lo street food si candida come concorrente di cibi pronti o confezionati: oltre al piacere di mangiare bene e provare sapori diversi dal solito, sempre più il consumo di pasti fuori casa sarà orientato alla comodità, come richiedono i Millennials (+10% rispetto ai loro “genitori”).
La cucina domestica, tratto distintivo del Bel Paese, che totalizza il valore indice più alto in assoluto (47) seguito da USA (42), Giappone (38), Cina (37) e Brasile (27), vede dominare sperimentazione e creatività, condivisione sui social, apertura alla cultura etnica, superamento di vecchi stereotipi con l’uomo sempre più presente dietro ai fornelli, utilizzo di strumenti tecnologici e prodotti come preparati e basi che velocizzano tutti i processi. I cibi stranieri che più hanno influenzato la cucina italiana sono Kebab, Hamburger e Sushi mentre se si esaminano piatti e ricette made in Italy che maggiormente hanno influenzato la cucina di altri Paesi, secondo i Millennials si tratta senza dubbio di pizza, pasta ed espresso/cappuccino sostituito dal parmigiano/grana per i Baby Boomers.

I sapori del 2015: salato, leggero, tradizionale rivisitato
Quali sono i sapori che si imporranno nell’anno a venire, cosa ricercheranno i consumatori a tavola? La ricerca Ipsos risponde anche a questa domanda: il mood generale è verso il salato, ma con poco sale. Il 66% degli intervistati pensa che nell’anno in corso ci sarà una ricerca di gusti sapidi, più maturi, che si rifletterà nella tendenza a piatti e alimenti salati piuttosto che dolci. Per il 2015 il 70% degli intervistati ritiene però che sarà necessaria la ricerca di piatti e ricette in grado di coniugare gusto e attenzione alla salute. La maggioranza degli italiani infine (il 60%) ritiene che il 2015 gastronomico sarà l’anno della riscoperta delle origini e dei sapori tradizionali, con una polarizzazione netta: gli intervistati più maturi sono orientati verso un ritorno dei grandi classici della cucina italiana, mentre i più giovani sono più propensi a pensare che il 2015 sarà un anno di svolta orientato a una cucina innovativa e a una ricerca dell’atipico. La “quadratura del cerchio” potrebbe essere quel che Ipsos chiama un “ritorno all’innovazione”, con una rivisitazione di piatti tradizionali alla luce di nuovi gusti.
Parimenti, il 53% degli intervistati ritiene che il 2015 gastronomico sarà nel segno del rassicurante, con cibì delicati, in grado di soddisfare il palato senza stufare; mentre il 47% ritiene invece che il 2015 sarà l’anno delle sensazioni forti, da esplicarsi nella ricerca di gusti decisi e sapori piccanti.
Spostando l’orizzonte ai prossimi 2-3 anni, ci sarà una crescita del fresco e del biologico.

Marca: affascina soprattutto gli uomini
La pubblicità non domina più la mente dei consumatori, che tendono ad affidarsi molto più al passaparola e alle opinioni degli altri consumatori. Sostanziale in questo la differenza di genere, con le donne che prestano molta attenzione ai giudizi sui prodotti mentre gli uomini saranno sempre più brand oriented e quindi portati all’acquisto di prodotti di marca. Nel medio periodo la reputazione dei brand passerà sempre di più attraverso la rete di relazioni (on e off line) e sempre meno dall’etichetta e dall’esperienza storicizzata.

Apre a Monterotondo il 137° NaturaSì

Il reparto freschi di un punto vendita Natura Sì.

Taglio del nastro venerdì 24 aprile per un nuovo punto vendita NaturaSì, il 137°, a Monterotondo, in via Salaria 221 D. Dopo Ostia e Fiumicino, è il terzo dell’insegna dedicata al bio in provincia di Roma.

Sviluppato su 175 mq, il punto vendita propone oltre 4.000 referenze bio certificate: a partire dall’ortofrutta e dagli alimentari freschi e confezionati – con referenze adatte a vegetariani, vegani e a chi cerca prodotti privi di glutine – ma anche prodotti per l’igiene della casa e per l’accudimento dei più piccoli e referenze da erboristeria. Non manca un piccolo corner – enoteca e lo spazio dedicato ai libri, dove trovare letture che insegnano a tutta la famiglia i principi dell’agricoltura biologica e biodinamica e le buone pratiche per la tutela dell’ambiente.

Un trend,quello della scelta di prodotti biologici certificati, che non accenna a tramontare e che ha portato Nadia Zaccardelli, dopo una decennale esperienza con un piccolo negozio biologico, ad aprire un punto vendita sotto l’insegna NaturaSì. “Credo nel bio e voglio divulgarlo ad un pubblico più grande e ora con un negozio situato su una strada ad alta percorribilità, a fianco di molte attività commerciali, è più semplice” spiega. ”Con NaturaSì c’è una vicinanza di valori e sintonia di progetti come il riconoscimento del giusto prezzo a chi produce, i progetti di filiera per far conoscere i coltivatori, il loro lavoro, la loro dedizione con la quale ottengono prodotti genuini. Con questo negozio voglio che il bio sia sempre più compreso e partecipato affinché sempre più consumatori condividano questa vocazione, che rispetta la terra ed il lavoro di tutti, dai produttori ai negozianti”.

E-commerce e grocery, vendite a +21% nel 2015: la svolta è vicina?

Andamento dell'e-Commerce in Europa, fonte eCommerce Foundation. L'Italia è tra i "Paesi emergenti".

È uno dei settori per cui nel 2015 si prevede la maggior crescita: stiamo parlando del grocery e dell’e-commerce, matrimonio da anni contrastato e ritardato, un po’ come quello dei Promessi Sposi, in Italia, fanalino di coda rispetto agli altri grandi Paesi europei. Ma forse qualcosa si sta muovendo, almeno a giudicare dalle previsioni dell’Osservatorio eCommerce B2C Netcomm – Politecnico di Milano. I dati sono stati presentati nel corso della decima edizione del Netcomm eCommerce Forum. «Continuiamo a pensare che ci sia un grande potenziale dietro questo mondo, per questo continuiamo a tenere separato il dato Grocery, che riguarda solo le vendite online da supermercato, da quello dell’enogastronomia» ha detto Alessandro Perego, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio eCommerce B2C Netcomm – Politecnico di Milano. Nel 2015 si prevedono vendite in questo canale di 195 milioni di euro, contro i 161 milioni del 2014 e con un incremento del 21%. La quota di mercato resta esigua, fissa com’è da anni all’1%, ma nel momento in cui altri attori (oltre a Esselunga, l’unica insegna a fare e-commerce estensivamente) decideranno di impegnarsi in forze le cose potrebbe davvero cambiare.

 

Passando ai dati generali, prosegue la costante crescita a doppia cifra che caratterizza l’eCommerce in Italia a partire dal 2010: dopo aver ottenuto un incremento del 16% nel 2014, l’eCommerce registrerà per il 2015 un’ulteriore crescita del 15% che porterà il mercato a superare i 15 miliardi di Euro.
Gli acquisti tramite Smartphone crescono del 78% nel 2014 e stanno registrando un’ulteriore crescita del 68% nel 2015, con un valore triplicato in due anni, da un totale di 610 milioni nel 2013 a 1,8 miliardi di € nel 2015.
Tra i prodotti, l’Informatica fa registrare l’incremento più elevato (+26%), seguita a ruota dall’Abbigliamento, che registra un +23%, e dall’Editoria e dal Grocery, che balzano avanti del 21%. Turismo e abbigliamento si confermano i due comparti che spingono maggiormente l’export dell’eCommerce italiano portandolo a crescere del 18% nel 2015 e a raggiungere una quota superiore ai 3 miliardi di Euro.

“In Italia la penetrazione dell’eCommerce sul totale del mercato retail sta crescendo e passa dal 3,6 al 4% nell’ultimo anno”, ha detto ancora Perego -.“Un ruolo chiave, in questa crescita, ce l’hanno anche settori “emergenti” per il nostro eCommerce, come ad esempio l’Arredamento che raggiunge quota 350 milioni di Euro, +75% rispetto al 2014, e il Food&Wine enogastronomico che sfiora i 260 milioni di Euro, in crescita del 30% rispetto allo scorso anno. Ne sta beneficiando sopratutto la vendita di prodotti, che nel 2015 pareggerà quella di servizi, passando dal 46 al 50% delle vendite online da siti italiani.”

Allargando lo sguardo all’Europa, le previsioni per il 2015 sono a 470 miliardi di euro di fatturato complessivo di beni e servizi acquistati tramite e-Commerce, con una preponderanza del 54% dei beni rispetto al 46% dei servizi. Gli e-shopper europei superano ormai i 230 milioni di individui e sono circa 2,5 milioni i posti di lavoro che direttamente o indirettamente l’eCommerce sta generando nel Vecchio Continente. Nel corso del 2014 il 60% delle vendite online si sono concentrate in tre Paesi: UK con 122 miliardi di euro, Germania con 70 miliardi, Francia con 56,8.

Le potenzialità del canale dunque sono immense, ma non proprio ben colte nel nostro Paese, come sottolinea Roberto Liscia, Presidente di Netcomm – Consorzio del Commercio Elettronico Italiano. “Oltre ai numeri positivi e di crescita a doppia cifra che da anni segnaliamo, va rimarcato che le imprese italiane che vendono online sono oggi solo il 4% del totale, l’accesso alla banda larga rimane carente e la copertura finanziaria per gli investimenti necessari sono ancora un interrogativo non risolto. L’Italia è conosciuta nel mondo per i suoi prodotti di abbigliamento, calzature, accessori, moda, arredo, design, vino e prodotti alimentari-gastronomici di qualità. Tutte le piccole e medie imprese italiane che producono e/o commercializzano questo tipo di prodotti hanno degli spazi di mercato straordinari. Tecnicamente stiamo parlando di una platea di oltre un miliardo di consumatori che abitualmente compra online, affascinata dal Made in Italy in tutte le sue sfaccettature, e di 4,2 miliardi di individui che quotidianamente sono su Internet. Ma stiamo perdendo competitività a livello globale e non riusciamo a sfruttare il potenziale di domanda che potrebbe trovare più facilmente sbocchi su questi mercati”.

Riapre l’IperSimply Teramo Piano d’Accio: il focus è sulla convenienza

Prezzi più bassi su tutto per sempre e buoni sconto sulla spesa: con questa strategia Groupe Auchan rilancia lo storico supermercato IperSimply di Teramo in Località Frazione Piano d’Accio (Strada Statale 80 – km.82), che riapre al pubblico domani alle ore 8 completamente rinnovato sia nell’assortimento sia nella proposta commerciale, per offrire ai clienti un percorso d’acquisto ancora più conveniente e tutelare i posti di lavoro dei 54 addetti. Il punto vendita si estende su una superficie di 3.400 metri quadri con un assortimento di oltre 20.000 referenze e un comodo parcheggio con 300 posti auto.

Un outlet per il non food
Oltre ai prezzi ribassati in ogni reparto e a un’ampia presenza dei prodotti a marchio Simply, con un prezzo rispetto alle marche mediamente inferiore del 30%, nel nuovo supermercato è presente un ampio Outlet, con oltre 2.000 occasioni di risparmio su articoli non-alimentari: casalinghi, giardinaggio, telerie, autobrico, abbigliamento, giocattoli, elettrodomestici e tecnologia.

Freschi in primo piano

IperSimply Teramo internoIl focus dell’offerta è però sui prodotti freschi: frutta e verdura consegnata quotidianamente; carne controllata e garantita lavorata in reparto; pesce fresco di giornata pulito e pronto per la cottura o fritto al momento e servito al banco; una panetteria con pane sfornato tutti i giorni e pasticceria; un’ampia gastronomia con pasta fresca, ricette di piatti pronti e salumi e formaggi di prima scelta, dove il 10% dei prodotti proviene dal territorio del punto vendita. L’enoteca ha oltre 1.000 etichette di vini. Nella parafarmacia è possibile acquistare circa 500 referenze di farmaci da banco, senza obbligo di ricetta medica, e prodotti omeopatici, oltre a 2.800 prodotti di erboristeria, dermocosmetici, integratori dietetici, integratori per sportivi e prodotti di veterinaria.

Il percorso della spesa è facilitato dai cartellini Simply che evidenziano le particolarità dell’offerta: Verdenatura Bio e Verdenatura Eco; Senza glutine, Senza lattosio e Controllo del colesterolo; Fonte di fibre e Leggerezza più; Sapori dal mondo e Prodotto locale.

Eventi per festeggiare
In occasione della riapertura, fino a sabato 2 maggio sono previsti numerosi eventi instore: Colazioni, Happy Hour e Pizza Party con degustazioni di prodotti locali, spettacoli di magia, musica e cabaret, oltre a tre appuntamenti di Show Cooking di Andrea Mainardi, chef della trasmissione televisiva di Sky Fox Life “Ci pensa Mainardi” (venerdì 24 alle ore 17 “Le carni”, sabato 25 alle ore 11 “I primi” e alle ore 17 “Il Pesce”).

Millennials, target ignorato dalle aziende food. A ragione?

Sono i consumatori del futuro, eppure raramente compaiono nelle campagne pubblicitarie e nei pensieri delle aziende di food e dei retailer.

Stiamo parlando dei Millennials, la generazione dei 20-30enni che si affaccia (o si è già affacciata da tempo) al mondo degli acquisti, con esigenze e approccio diverso da quello dei fratelli maggiori o dei genitori. Una ricerca dell’agenzia di advertising britannica Haygarth ne delinea le caratteristiche, a partire da un deciso interesse per il cibo, che per il 33,7% degli intervistati risulta essere più importante della moda. Ma solo l’11% pensa che le campagne pubblicitarie a tema food siano soddisfacenti, mentre il 45% ritiene che siano troppo focalizzate sulle famiglie e sulle mamme. Il rischio è appunto che le aziende, troppo rivolte alle famiglie, si lascino sfuggire un cliente interessato (e interessante). Un canale principe della comunicazione dovrebbero essere i social media, dove le giovani generazioni postano un’immagine correlata al cibo in media tre volte a settimana, mentre il 70% dei loro genitori non lo ha mai fatto. E seguono 37 canali social legati al cibo contro 16 canali di Celebrities e 18 di moda. Altro fattore di cui tenere conto è il packaging, capace di influenzare le decisioni di acquisto 3,5 volte in più dei genitori.

I millennials di casa nostra, ancorati alla famiglia

Ma come se la cavano i ventenni “de noantri”? Se alcuni tratti – come l’approccio social – possono essere simili a quelli britannici, diverso sembra l’approccio verso le finanze e l’indipendenza economica. Lo rivela l’indagine “I risparmiatori di domani” dell’istituto di ricerca Demia realizzata per Assogestioni, su un campione rappresentativo di italiani di ambo i sessi tra i 16 e i 35 anni. Una generazione (la prima) iperconnessa: il 93% naviga su Internet da mobile, reperisce informazioni in tempo reale e condivide ogni esperienza sui social network dei quali il 97% possiede almeno un profilo.

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Fonte: Demia

Quali sono gli acquisti che occupano la testa dei Millennials di casa nostra? Qui gioca molto l’età: Il 48% dei 16-17enni risparmierebbe per comprare beni di consumo, il 64% dei 18-24enni per emanciparsi dai genitori e uscire di casa. I 25-34enni, invece, cominciano a pensare alla previdenza: il 59% del campione intervistato, infatti, risparmierebbe per proteggersi dagli imprevisti.

La famiglia resta, per tradizione ma anche per la crisi economica e la piaga della disoccupazione e del precariato giovanile, il riferimento principale attorno al quale ruota il mondo economico e finanziario dei ventenni italiani. Sette giovani su dieci infatti di fronte ad una decisione per scegliere una forma di risparmio e investimento ne parlerebbe in primo luogo con la propria famiglia: il 38% si rivolgerebbe al padre, il 29% alla madre e il 27% al proprio partner. Non solo: il 48% dei soggetti intervistati ritiene indispensabile l’aiuto economico dei genitori per mettere su famiglia, per il 45% risparmiare rappresenta un grande sacrificio, mentre il 40% dichiara che non riuscirà ad avere uno stipendio simile a quello dei propri genitori

Istruzione stratificata, lavoro precario o non più indeterminato, concetto di famiglia più elastico, esigenze quotidiane diverse: dall’identikit dei Millenials emerge la fotografia di un percorso esistenziale sfaccettato e non più lineare come per le generazioni precedenti. Un target non facile forse da avvicinare, quantomeno tramite i canali tradizionali di comunicazione, ma certamente ricco di potenzialità per chi saprà coglierne le specificità: nel food e altrove.

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