CLOSE
Home Authors Posts by Anna Muzio

Anna Muzio

Anna Muzio
2122 POSTS 0 COMMENTS

Italiani e verdure: le consumano, le amano e le sprecano di più secondo una ricerca Saclà Doxa

Le verdure sono amate dal 91% degli italiani, soprattutto giovani. Sei su 10 ne hanno aumentato il consumo nell’ultimo decennio. Alti gli sprechi: un italiano su due (52%) dichiara di essere costretto a gettare nella spazzatura le verdure che acquista. Però, sette su 10 le mangiano perché sono buone, svincolandole dalla logica “punitiva” di alimento da consumare solo “perché fa bene”, in cui sono state confinate per anni. Sono i risultati principali della ricerca “Gusto verde. Gli Italiani e le verdure” che Saclà ha commissionato a Doxa.

sacla_Doxa

Lontani i tempi del “contorno” punitivo, oggi le verdure, grazie anche all’attenzione crescente dedicata loro da chef stellatissimi, hanno scalato posizioni e anzi il 64% degli italiani le considera “piatto principale” del menu. Le consuma un esercito di 50 milioni di italiani (91%) e ben 7 su 10 le mangiano perché sono buone. Tra i giovani, il 58% dichiara di averne aumentato il consumo negli ultimi 10 anni. Per ragioni poi di gusto e praticità, ma anche per l’innata natura “anti spreco”, le verdure conservate risultano essere le preferite da due italiani su 10.

Nord e donne ne consumano di più
Gli italiani mangiano verdura in media una volta al giorno e il 20% le mangia più di 10 volte a settimana. In generale le donne (7,2 volte a settimana) consumano verdure più spesso degli uomini (6). Il Nord è un vero e proprio caposaldo del consumo di verdura (7,5 volte a settimane) mentre nel Sud Italia (ma dov’è finita la dieta mediterranea?) le porzioni settimanali scendono molto (5,3 volte). Nella media il Centro Italia (6,9).
In realtà questi consumi potrebbero essere anche più alti, se non sussistessero alcune barriere al consumo di verdura: secondo gli intervistati, ci vuole troppo tempo per prepararla (28%), la verdura non piace a tutti in famiglia (19%), mancano idee creative per cucinarla (14%) e, ma solo per ultimo, il fatto che non se ne apprezza il gusto (7%).

Conservate in crescita
Forse anche per questi motivi oggi 11,5 milioni di italiani si rivolgono alle verdure conservate, con un trend positivo nei consumi negli ultimi 10 anni del +5%. Il segreto di questo fenomeno? La metà degli italiani (52%) pensano che la qualità dei prodotti sia migliorata mentre per il 23% è rimasta stabile ed è peggiorata solo per il 9% degli italiani. Al top nell’apprezzamento olive (38%), carciofini (35%), e funghi (30%). In particolare tra i plus riconosciuti ad una verdura conservata ci sono la varietà offerta dalle aziende (63%), l’alto contenuto di servizio (49%) e il miglioramento del gusto (35%). I tre cardini su cui poggiano le aspettative dei consumatori nei confronti di una verdura conservata sono che sia sicura (57%), buona e gustosa (50%) e salutare (49%).
Insomma, la passione per le verdure, in Italia, non è la conseguenza di scelte di vita “estreme” o “ideologiche”: il consumo di verdure è considerato da 9 italiani su 10 (89%) importante per la propria alimentazione ma non a scapito di altri cibi. Vegani e vegetariani sono il 5% (1% i primi, 4% i secondi) della popolazione.

Più birra meno consumi per Peroni: presentato il rapporto di sostenibilità

A fronte di un aumento nella produzione di birra rispetto allo scorso anno (+7%), Peroni, storico birrificio oggi del gruppo Sab Miller, ha ridotti i consumi di energia (-10,7%) e di acqua (-6,4%) necessari per fabbricare un ettolitro di birra. È ciò che emerge dal Rapporto di Sostenibilità 2013-2014 di Birra Peroni presentato ieri a Roma.

L’azienda quest’anno ha prodotto 4,93 mln di ettolitri di birra, 7% in più rispetto all’anno precedente, di cui 1,39 mln destinati all’esportazione. I dati presentati evidenziano il forte legame dell’azienda con la propria filiera agricola, con 1.600 coltivatori e 17.300 ettari di terra seminata destinati alla produzione di birra, e oltre 19 mila posti di lavoro in Italia (tra diretti e indiretti) attribuibili all’attività di Birra Peroni.
Migliorano, poi, i risultati in termini di impatto ambientale grazie a numerose iniziative nell’ambito dei processi produttivi. In particolare, il consumo di acqua si è ridotto del 6,4% mediante netti miglioramenti nel processo di pastorizzazione e di imbottigliamento, nonché nei processi di lavaggio. A differenza di 10 anni fa, Birra Peroni è oggi in grado di produrre l’attuale quantitativo di birra utilizzando 1.770 mln di litri di acqua in meno, pari al consumo giornaliero di una città delle dimensioni di Roma. I consumi energetici, invece, si sono ridotti del 10,7% grazie al recupero e alla diminuzione dei consumi nei reparti che presuppongono l’impiego di combustibili fossili per la produzione di energia elettrica e termica. L’azienda oggi per produrre un ettolitro di birra utilizza circa la metà dell’energia utilizzata nel 2001 (si è infatti passati da un consumo di 180,6 MJ/hl a 89,25 MJ/hl). Tale risultato è stato conseguito attraverso l’impiego di gas refrigeranti ecologici di cui sono stati dotati sia le frigo vetrine sia gli impianti per spillare la birra. Non solo: tra il 2013 e il 2014, la percentuale di rifiuti riciclati dall’azienda si è attestata al 98% a fronte di una maggiore produzione di birra (+7%).
“La nostra politica di sviluppo sostenibile – ha spiegato Federico Sannella, Direttore Relazioni Esterne Birra Peroni – ha come obiettivo principale impattare positivamente sulla nostra filiera. Oggi, per contribuire in maniera decisiva alla creazione di un futuro sostenibile, abbiamo definito la nostra azione “Prosper”. Quest’approccio amplifica e racchiude in sé il significato delle parole “crescita, miglioramento, sviluppo”. Per questo motivo – da sempre – ci concentriamo sulla tutela dell’ambiente, sul consumo responsabile, sullo sviluppo dell’imprenditorialità lungo la nostra catena del valore; dall’agricoltura fino a raggiungere i nostri partner commerciali e i nostri clienti. I risultati ottenuti nel periodo 2013-2014 segnano un ulteriore passo in questa direzione.”
Nel 2014 è proseguito, infine, il progetto Birra Peroni per l’agricoltura a supporto dell’imprenditorialità dei giovani agricoltori italiani, fornitori della malteria Saplo. Cinquanta coltivatori hanno partecipato alla seconda edizione del progetto realizzato in collaborazione con ENAPRA (Ente Nazionale per la Ricerca e la Formazione in Agricoltura di Confagricoltura) e rivolto alla formazione specialistica sulla sostenibilità. A sottolineare ulteriormente l’impegno dell’azienda in tal senso, la firma del recente accordo con Confagricoltura per promuovere una filiera sostenibile della birra.

Cina prossima frontiera della Gdo? Walmart apre altri 115 pdv

In Occidente la guerra dei prezzi morde i profitti e le insegne della GDO soffrono. Sempre più guardano allora ai grandi mercati emergenti (in realtà già emersi da tempo) come modo per sistemare i conti. Primo tra questi la Cina. Così Walmart, che ieri ha annunciato l’apertura di altri 115 punti vendita nel Paese asiatico entro il 2017. Le nuove aperture di concentreranno nelle grandi città, come Shanghai, Shenzhen e Wuhan, e andranno ad  aggiungersi ai 411 pdv Walmart in Cina creando 30mila nuovi posti di lavoro. Allo stesso tempo però il gigante americano, numero uno della GDO mondiale, chiuderà gli store meno performanti (dopo averne chiusi 29 lo scorso anno), mentre 50 di questi saranno ristrutturati con un investimento di 60 milioni di dollari. Perché in realtà qui sta il punto: le vendite cinesi di Walmart hanno lo scorso anno subito un rallentamento, e così è successo a Tesco e Carrefour, mentre Auchan nel 2014 ha dichiarato un “traino” da parte dei suoi ipermercati cinesi su uno scenario sempre più internazionale (ormai la Francia risponde per il 33,5% delle vendite). “Anche se c’è stato un rallentamento delle vendite, abbiamo guadagnato quote di mercato negli ipermercati” ha detto Scott Price, capo delle operazioni asiatiche di WalMart.

“Vogliamo diventare parte dell’economica cinese” ha spiegato così la strategia dell’insegna l’Ad Doug McMillon durante una conferenza stampa a Pechino. Potenziato anche l’e-commerce con il sito Yihaodian.com che offre oggi ben 8 milioni di articoli.

Sapòrem: quattro consorzi ad Expo Eataly spiegano l’eccellenza italiana

Consorzio del prosciutto di San Daniele, Consorzio Tutela Grana Padano DOP, Consorzio Mortadella Bologna e Consorzio Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore: quattro realtà conosciute in tutto il mondo si riuniscono ad Expo e danno vita a Sapòrem, unione di sapore e sapere. Obiettivo: trasferire al meglio quei valori comuni di eccellenza e di grande attenzione alla qualità che da sempre li contraddistinguono.
“Sapòrem” sarà anche il nome dello spazio dei Consorzi ad Expo 2015, un luogo situato all’interno di Eataly, in cui poter gustare ma anche conoscere i prodotti simbolo dei quattro marchi, dove tutti i visitatori potranno scoprire ogni segreto di queste eccellenze del Made in Italy attraverso degustazioni, eventi e un originale menù all’insegna della qualità e del gusto, in linea con quella che è la mission dei quattro Consorzi all’interno di Expo.

Auchan ricorre alla mobilità per 1500 dipendenti. Sciopero il 9 maggio

La crisi colpisce gli ipermercati italiani del Groupe Auchan, che nel Belpaese dà lavoro a 11.422 dipendenti in 51 sedi. Sono state avviato le procedure di mobilità per circa 1.500 addetti. Particolarmente colpite le sedi siciliane, che contano 1.137 dipendenti in sei punti vendita – Palermo, Carini (Pa) Melilli (Sr) e tre in provincia di Catania. I posti di lavoro a rischio sarebbero secondo l’Ansa 267.

A rischio chiusura c’è pero anche l’iper di Cesano Boscone, che ha già suscitato un’interpellanza del Movimento 5 Stelle in Regione: “Nulla si muove in Regione mentre sono distrutti centinaia di posti di lavoro con conseguenze devastanti per le famiglie e per il territorio con l’abbandono di cattedrali di cemento costruite grazie alle autorizzazioni di politici troppo disinvolti e incapaci di una programmazione coerente. A fronte della chiusura di centri commerciali e grosse strutture di vendita (a rischio ci sono anche MediaWorld e Saturn) la Regione deve spiegare il senso di aprirne nuovi”.

I sindacati hanno proclamato per il 9 maggio una giornata di sciopero in tutta Italia. Secondo la segretaria regionale della Uiltucs Sicilia, Marianna Flauto “Il modo di gestire l’azienda è incomprensibile. Se Auchan ha registrato perdite, queste sono il frutto di politiche aziendali sbagliate e non possono essere i lavoratori a farne le spese”. Nessun commento per ora da parte dell’azienda.

Le App più pazze del food: è qui il futuro?

Alle porte di Expo, archiviata la Design Week, in attesa della prossima stagione di Master Chef et similia, i riflettori su alimentazione e cibo sono tutt’altro che spenti. Non c’è ormai rivista, discussione, trasmissione tv o analisi antropologica che prescinda dal parlare di cibo. Non fanno eccezione le start-up, quegli incubatori di innovazione e tecnologia che cercano, con più o meno successo, di aprirci le porte del futuro. Moltissime si stanno occupando di food in tutte le sue forme e sfaccettature, dalla GDO alla ristorazione, alla cucina di casa. Ve ne proponiamo alcune, senza alcuna pretesa di esaustività. Certe sembreranno assurde o ingestibili, ma in questo campo, si sa, ciò che oggi sembra impraticabile domani può diventare abitudine quotidiana.

SmartQsine spesa per smemorati – un sistema per monitorare da remoto i quantitativi degli ingredienti più usati, e che ci avvisa, quando siamo in strada, che qualcosa sta per finire. È form
ato da un tappetino con sensore collegato a un’App sullo smartphone che avvisa ed eventualmente inserisce nella lista della spesa il prodotto in esaurimento (dalla pasta al latte, all’olio). Può anche essere usato al bar per monitorare le bottiglie di superalcolici. La campagna di crowdfunding è partita all’indirizzo http://igg.me/at/smartqsine

Food Sniffer : mangio o butto? – un sensore in grado di valutare, e mandare informazioni all’App, se un alimento (carne o pesce) è fresco o se non può più essere consumato. Analizza i componenti volatili emanati dall’alimento.

Cucina mancina, consulenza free from – “la prima food community per chi mangia differente”, da Bari, opera consulenze (editoriali, per eventi, corsi, comunicazione ecc) per chi vuole rivolge a quelle fasce crescenti di mercato che richiedono un’alimentazione particolare (vegana, vegerariana, senza glutine, con pochi grassi, pochi sali o pochi zuccheri): aziende ristoranti, bar, punti vendita.

itforitaly, anticontraffazione – l’Italian Sounding specie all’estero ma anche qui da noi è una piaga sempre più diffusa, di cui non andrà esente (anzi) l’ondata di alimenti, che si dichiareranno tipici e del territorio, che invaderà le piazze durante l’Expo. Questa App molto semplice pensa di superare il problema dei “falsi” alimentari grazie a un database di vere aziende agroalimentari italiane che forniscono i loro bar code: inquadrandolo sulla confezione, al supermercato, si ottiene la certificazione di provenienza e altre informazioni.

Scanning cheeseScio: Cosa c’è nel piatto? – È ciò che vogliono sapere i consumatori, sempre più informati e interessati ai legami tra alimentazione e salute. Scio è un sensore, collegato all’apposita App, che analizza l”impronta digitale molecolare” di un alimento (o di qualsiasi materiale) tramite uno spettrometro, rilevandone il contenuto in carboidrati, grassi e zuccheri ad esempio. Al supermercato, individua all’istante il melone più dolce o il pomodoro più maturo, ma anche le calorie di un succo o di uno yogurt.

Paisan: eccellenze in scatola – come diffondere in tutto il globo le vere eccellenze e la cucina italiana, al riparo da frodi e contraffazioni? Con una scatola che arriva a casa completa di ingredienti originali, ricetta/corso di cucina che spiega come preparare un vero pranzo italiano. Le ricette spaziano dalla pizza alla cena mediterranea bio, a quella a base di tartufo.

Il test della GDO

Eataly.net testa le vendite “da poster”: le vedremo presto in stazioni ed aeroporti?

Tante idee geniali che vedremo se avranno un seguito. Intanto la GDO che fa, dorme? Non proprio, piuttosto testa nuovi modi di vendita fuori dal punto vendita, ma vicino ai percorsi della clientela. Qui, presso il posti di lavoro dove si concentrano gli uffici di grandi aziende, meglio se “smart”, vengono provati sul campo alcune nuove tipologie di acquisto. Due esempi su tutti: la Wib machine, una vending machine con contiene le referenze base del supermercato. La sta testando Coop a Catania e sarà anche nell’area Expo della catena, ma potrebbe presto essere installata alla stazione di Trieste sotto un’altra insegna della GDO. Poi ci sono i sei “smartposter” con i prodotti gourmet di eataly.net acquistabili via smartphone tramite NFC, QR Code o riconoscimento ottico, che il brand di Farinetti ha piazzato nel Vodafone Village di Milano.

70 tonnellate di pasta Sgambaro a impatto zero per Expo

La prima pasta “a impatto zero”, come si conviene al tema dell’esposizione universale: sarà quella fornita dal Pastificio Sgambaro di Castello di Godego (Treviso) ai cinque ristoranti allestiti tra i padiglioni da CIR Food, che ha scelto l’azienda veneta quale fornitore unico di pasta.

I numeri sono imponenti. Per tutta la durata della manifestazione si prevede una media di circa 150 mila pasti serviti ogni mese: in tutto fanno oltre 70 tonnellate di spaghetti, pennette, fusilli, che dalla pianura trevigiana prenderanno la via di Expo 2015, per incontrare i condimenti della tradizione, le preparazioni più fresche e originali e gli esperimenti culinari dei cuochi del gruppo Chic – Charming Italian Chef, che aggiorneranno settimana dopo settimana il menù del ristorante “Aromatica” puntando sull’italianità.

Le linee “Etichetta gialla” e “Ristorazione” di Sgambaro sono “ad impatto zero” perché utilizzano grano duro 100% italiano certificato. Di questo, circa il 90% proviene da campi distanti al massimo 150 chilometri dal pastificio, per limitare al massimo i trasporti. Non solo. Per ridurre la propria impronta ecologica, l’azienda ha puntato sull’utilizzo esclusivo di energia proveniente da fonti rinnovabili, sull’acquisto di auto elettriche, e su iniziative di compensazione: prima l’adozione dei boschi di Mel, in provincia di Belluno, e Lusiana, in provincia di Vicenza, poi il sostegno al progetto Bosco Limite, azioni che evidenziano non solo l’impegno dell’azienda per la sostenibilità, ma anche il suo forte legame con il Veneto e il suo territorio. Ora grazie alla collaborazione con Blue Valley, bacino ittico che attraverso il CCS System punta allo “stoccaggio” di grandi quantità di anidride carbonica nel suolo fangoso della laguna veneta evitandone la dispersione in atmosfera, Sgambaro mira a un ulteriore salto di qualità: “Investire sulla tutela boschiva è stato un buon primo passo – sottolinea il presidente Pierantonio Sgambaro – ma adesso vogliamo fare di più e offrire un prodotto che per la prima volta in Italia sia realmente a impatto zero”.

Il tutto senza perdere di vista la qualità: “Selezioniamo con attenzione le migliori varietà di grano e lo lavoriamo nel massimo rispetto della materia prima, puntando sulla trafilatura al bronzo e sull’essiccazione lenta. Così otteniamo una pasta dall’alto valore proteico e dall’ottima tenuta in cottura, adatta quindi a un contesto di ristorazione come quello proposto a Expo 2015” spiega Sgambaro. “Per noi non c’è modo migliore di farsi ambasciatori di un’Italia ‘vera’, fatta di aziende che tengono alta la bandiera del Made in Italy puntando sulla qualità. Con questa scelta abbiamo ricevuto il giusto riconoscimento per un lavoro ventennale mirato al miglioramento continuo dei nostri prodotti e alla tutela dell’ambiente. CIR ha fatto dell’italianità e della sostenibilità due principi fondanti nella gestione dei punti di ristoro all’interno di Expo 2015 e ha trovato in noi un partner ideale”.

Simply sceglie Jda per ottimizzare magazzino e supply chain

Mantenere livelli elevati di disponibilità dei prodotti, riducendo allo stesso tempo i costi per la gestione dello stock e recuperare marginalità: con questo obiettivo Simply, insegna del Groupe Auchan che gestisce 264 supermercati di proprietà e oltre 1.250 punti vendita in franchising in 18 regioni italiane, ha adottato la soluzione JDA Advanced Warehouse Replenishment di JDA Software Group.
La nuova soluzione promette di ridurre lo stock nei magazzini di Simply senza compromettere qualità e velocità di consegna, ma anche di migliorare l’accuratezza delle previsioni di vendita anche su base stagionale, quindi di utilizzarle per definire policy redditizie per la gestione dello stock, che ottimizzino i processi di riordino. JDA Advanced Warehouse Replenishment calcola le quantità di stock necessario sulla base di previsioni scientifiche che includono domanda, lead time, redditività e obiettivi del servizio.

OGM e UE, Stati membri liberi di (non) decidere. Ed entrano 12 nuovi alimenti geneticamente modificati

Come già a gennaio per le coltivazioni, la UE ha preso in considerazione la commercializzazione di alimenti e mangimi geneticamente modificati, rivedendo il processo decisionale per l’autorizzazione in modo da garantire agli Stati Membri maggior flessibilità e potere di divieto: “La novità consiste nel fatto che, una volta che un OGM è autorizzato per l’uso in Europa come alimento o come mangime, gli Stati membri avranno la possibilità di decidere se consentire o no che un determinato OGM venga usato nella loro catena alimentare (misure di opt-out)”.

Le ragioni per cui uno stato potrebbe attuare l’opt-out sono però inintelligibili. Secondo la proposta di revisione: “Gli Stati membri dovranno giustificare la compatibilità delle loro misure di opt-out con la legislazione dell’UE, compresi i principi che disciplinano il mercato interno, e con gli obblighi internazionali dell’UE, di cui sono parte integrante gli obblighi assunti dall’UE nell’ambito dell’OMC [Organizzazione Mondiale del Commercio]. Le misure di opt-out dovranno fondarsi su motivi legittimi diversi da quelli valutati a livello dell’UE, vale a dire su rischi per la salute umana o animale o per l’ambiente”.
Fortemente critiche le associazioni, come Greenpeace. “La Commissione sta offrendo ai Paesi membri una falsa libertà di scelta, che non regge in nessun tribunale. Le regole del libero mercato in UE prevarrebbero sempre sulle scelte dei singoli Stati, in particolar modo se ai governi sarà negata la possibilità di giustificare i divieti adottati a livello nazionale per ragioni di carattere ambientale o sanitario”.
Tra le polemiche, la proposta legislativa sarà ora trasmessa al Parlamento europeo e al Consiglio e seguirà la procedura legislativa ordinaria.

Intanto, come ideale risposta alle critiche, la Commissione ha approvato l’ingresso (non la coltivazione) di 19 Ogm (tra cui 7 rinnovi) nel suo territorio: tre tipi di mais, cinque tipi di soia, due di colza e sette di cotone, oltre a 2 varietà di garofani. Secondo Federica Ferrario, responsabile della Campagna Agricoltura Sostenibile di Greenpeace Italia: «Queste autorizzazioni confermano che Juncker non ha alcuna intenzione di avvicinare l’Unione Europea ai suoi cittadini, ma vuole solamente agevolare gli interessi di Stati Uniti e Monsanto. Solo pochi giorni fa il presidente della Commissione europea si è rimangiato quanto promesso ad inizio mandato: nessuna cancellazione delle norme che obbligano la Commissione UE ad approvare nuovi OGM in Europa anche se la maggioranza degli Stati è contraria. Oggi spalanca le porte dell’Europa a una nuova ondata di OGM solo per compiacere le aziende biotech statunitensi. Questo è un esempio di TTIP (il Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti) in azione».

Anche il food vende smart: Love It di Copagri lancia acquisti con PowaTag a Expo

Chi lo dice che le modalità di vendita smart devono essere appannaggio della moda? E non è forse il food il nuovo fashion, come ci dicono le ricerche sui ventenni del Terzo millennio, più interessati ormai a mangiar bene che a vestirsi à la page? Così Love It – Real Italian Food,  il nuovo brand lanciato da Copagri in occasione di Expo 2015 per portare nel mondo la vera cultura del cibo italiano ha adottato la soluzione di mobile commerce PowaTag.

 

A Expo lo spazio espositivo Copagri sarà suddiviso in 15 banchi su cui sono previste rotazioni settimanali, in modo da esporre fino a 300 diverse realtà produttive.
A Expo lo spazio espositivo Copagri sarà suddiviso in 15 banchi su cui sono previste rotazioni settimanali, in modo da esporre fino a 300 diverse realtà produttive.

Copagri Expo, che raccoglie una rete di oltre 300.000 produttori agricoli associati a Copagri, la seconda Confederazione Produttori Agricoli italiana per estensione, introduce con PowaTag il concetto di smart food market place: i consumatori potranno acquistare i prodotti italiani stagionali degli associati a Copagri con un semplice touch di smartphone tramite qualsiasi mezzo pubblicitario, sia esso una materiale stampato, uno schermo o anche una fonte audio, utilizzando una serie di punti di ingaggio tra cui Qr code, Audio Tag, beacon Bluetooth e social media.

Love It inaugurerà anche una serie di ristoranti, tra cui il flagship store a Milano in via Rugabella 1, in concomitanza con l’Expo,  dove i clienti potranno degustare i prodotti tipici regionali, le piccole produzioni e le specialità di stagione selezionate tra le eccellenze italiane. Per incentivare e diffondere l’utilizzo di PowaTag tra i propri clienti, Love It offrirà  uno sconto speciale del 15% sui prodotti esposti all’Expo 2015  per chiunque faccia acquisti nello store attraverso PowaTag e viceversa, uno sconto del 15% da utilizzare al ristorante per chiunque utilizzi l’app per gli acquisti in padiglione.

“PowaTag elimina le barriere tra produttori e consumatori: da un lato gli associati Copagri potranno relazionarsi direttamente con i propri clienti, integrando l’offerta tra negozio fisico e online; dall’altra i consumatori potranno usufruire di una soluzione omnicomprensiva e multicanale che consente loro di  acquistare i prodotti Love It da dispositivo mobile in maniera semplice e istantanea” spiega il general manager italiano di Powa Technlogies Germano Marano..

BrandContent

Fotogallery

Il database online della Business Community italiana

Cerca con whoswho.it

Diritto alimentare