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Anna Muzio

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Da Walmart a Nestlé alleanza con la tecnologia blockchain Ibm per un cibo più sicuro

Ci sono i grandi nomi della filiera alimentare (da Nestlé a Walmart, da Dole a Golden State Foods, da Kroger a Tyson Foods e McCormick and Company) nel consorzio di aziende che ha annunciato la collaborazione con IBM per un progetto basato su tecnologia blockchain. Obiettivo: migliorare la trasparenza della filiera alimentare a livello globale. E quindi la sicurezza.

Ogni anno infatti una persona su dieci contrae malattie in seguito all’assunzione di cibo contaminato, e 400.000 persone muoiono per le conseguenze. Molti dei problemi critici che riguardano la sicurezza alimentare, come contagio incrociato e diffusione di patologie, sono acutizzati dal mancato accesso a informazioni e tracciabilità. L’identificazione del punto esatto dal quale si è originato il problema può richiedere settimane, con tutti i rischi legati alla sua diffusione, ai mancati introiti e allo spreco dei prodotti. Ad esempio, per identificare la fonte di contaminazione agricola in occasione di un recente caso di salmonella nella papaya sono stati necessari più di due mesi.

 

Cooperazione e tecnologia per bloccare la catena in pochi minuti

La blockchain è lo strumento ideale per affrontare tali sfide poiché definisce un ambiente fidato per tutte le transazioni. Nel caso della supply chain alimentare, tutti i partecipanti – agricoltori, fornitori, trasformatori, distributori, rivenditori, regolatori e consumatori – possono accedere alle informazioni relative all’origine e allo stato degli alimenti a ogni passo della catena. Ciò permette a tutti i componenti dell’ecosistema di tracciare velocemente, e all’origine, i prodotti che sono stati esposti a un contagio, assicurando così la rimozione dagli scaffali e fermando la diffusione di problemi sanitari.

In test svolti sia in Cina che negli Stati Uniti, IBM e Walmart hanno di recente dimostrato che la blockchain può essere utilizzata per tracciare un prodotto, dall’azienda agricola per tutti gli stadi successivi fino agli scaffali del negozio, nel giro di pochi secondi, anziché in giorni o settimane. Questi test hanno inoltre dimostrato che le parti coinvolte nell’intera supply chain alimentare globale considerano la sicurezza degli alimenti un problema di collaborazione piuttosto che un problema di concorrenza, e sono disponibili a cooperare per migliorare il sistema alimentare globale. 

Come ha spiegato Frank Yiannas, vice presidente, Food Safety, Walmart, «La tecnologia blockchain consente lo sviluppo di una nuova era di trasparenza end-to-end nel sistema alimentare globale, e ciò implica la possibilità di fare luce sui protagonisti dell’ecosistema alimentare che promuoveranno ulteriormente azioni e comportamenti responsabili. Essa permetterà inoltre alle aziende di condividere le informazioni rapidamente e con sicurezza tramite una rete potente e affidabile. Ciò è fondamentale per assicurare che il sistema alimentare globale sia sicuro per tutti».

 

Integrazione e sicurezza

Per velocizzare l’adozione di questa tecnologia – le blockchain sono già utilizzate nei più svariati settori, dalla floricultura agli immobili, dalla finanza all’istruzione, dalle assicurazioni e ai servizi medici -IBM sta per introdurre la prima piattaforma di produzione blockchain enterprise-grade totalmente integrata e sviluppata con un lavoro realizzato con oltre 400 aziende.

Ampiamente testata e pilotata, la piattaforma si occupa di numerosi punti critici delle imprese, compresi i requisiti aziendali e tecnici in materia di sicurezza, performance, collaborazione e privacy. Si basa su un’architettura che utilizza oltre il 55% dei sistemi di transazione globali attualmente esistenti. Operando nel cloud IBM, offre una protezione eccezionale dagli abusi di credenziali degli utenti interni e da malware hardware, e assicura la protezione della crittografia hardware. IBM Blockchain Platform assicura il livello di protezione 4 FIPS140-2 antimanomissione più elevato disponibile in commercio per le chiavi di crittografia. IBM non può accedere in nessun caso ai dati crittografati dell’ecosistema blockchain, neppure per decisione giudiziaria. 

Da Lidl arriva Fantastico, il croissant creato su Facebook da 2 mln di fan

Arriverà sugli scaffali dall’11 settembre in tutti i punti vendita di Lidl Italia il Croissant FANtastico che va ad arricchire la famiglia dei prodotti creati dagli utenti della pagina Facebook dell’insegna, la più seguita della Gdo. La ricetta con la sfoglia a base di cereali e fibre con una doppia farcitura di crema al pistacchio e al cioccolato è stata creata dagli oltre 2 milioni di fan di Lidl Italia sulla pagina Facebook dell’azienda, in una coinvolgente iniziativa di user generated content lanciata a fine aprile. In quest’occasione, i follower hanno potuto sviluppare virtualmente il croissant dei loro sogni, scegliendo tra 15 ingredienti e selezionando la forma della brioche che più avrebbero desiderato gustare.

Nel corso dell’operazione sono state generate oltre 9.000 creazioni. Tra gli abbinamenti più richiesti dagli utenti poi, la community ha potuto votare il “Croissant FANtastico”, assegnando alla ricetta vincitrice più di 2.800 preferenze. Il prodotto, privo di olio di palma e realizzato con cacao sostenibile certificato UTZ, è pensato per una colazione nutriente o una sfiziosa merenda a scuola o in ufficio.

 

Famiglia di prodotti social

L’azienda non è nuova ad operazioni di crowdsourcing che rendono gli utenti social protagonisti attivi nella creazione dei prodotti dell’assortimento. Negli anni, infatti, insieme ai fan, Lidl ha dato vita ad una vera e propria gamma “FANtastica”. Un progetto di ampio respiro, nato nel 2015 con lo sviluppo della prima “Pizza FANtastica”, a cui sono seguiti nel 2016 il “Gelato FANtastico” e il “Panettone FANtastico” e, non ultima nel 2017, una versione estiva della “Pizza FANtastica”.

L’ipercoop al “Città delle stelle” unico pdv italiano con il “bollino verde” europeo Emas

L’ipercoop più verde d’Italia? Anche quest’anno è quella di Ascoli Piceno, situata nel centro commerciale “Città delle Stelle”, che, unico punto vendita nel nostro Paese, ha ottenuto il certificato Emas (acronimo di Eco-management and Audit scheme), la registrazione europea che ne garantisce l’eccellenza sotto il profilo ambientale. Il “bollino verde” 2017 è stato rilasciato sulla base dei risultati ottenuti nel 2016, grazie a impianti efficienti e alla riduzione degli sprechi, ad attività di sensibilizzazione dei clienti e a continui miglioramenti per la sostenibilità. Completamente rinnovato a marzo di quest’anno, è stato sottoposto a una ristrutturazione che ha ammodernato completamente la struttura anche sotto il profilo degli accorgimenti ambientali.

L’impianto fotovoltaico del centro.

Emas è un sistema al quale possono aderire volontariamente imprese e organizzazioni che vogliano valutare e migliorare le proprie prestazioni ambientali. L’adesione richiede anche attività di informazione e di educazione alla sostenibilità, che, nel caso di Coop Alleanza 3.0, coinvolgono soci, clienti e lavoratori: ogni anno viene prodotta, a questo scopo, una Dichiarazione ambientale, aggiornata con i risultati dell’anno appena trascorso e con gli obiettivi di quelli futuri.

Nel corso del 2016 nel punto vendita di Ascoli anche i clienti e le scuole sono stati coinvolti in attività e laboratori sui temi della sostenibilità. Lo scorso anno le animazioni sul consumo consapevole organizzate da Coop Alleanza 3.0 hanno interessato oltre 300 bambini e ragazzi delle scuole del territorio. È inoltre proseguita l’iniziativa per incentivare il corretto smaltimento degli oli vegetali esausti da cucina, che ha permesso di recuperare complessivamente 2.570 kg di olio.

I banchi frigo, chiusi.

Tutti gli obiettivi “verdi” per il futuro e i risultati ottenuti nel 2016 sono riportati, insieme alle politiche per la sostenibilità di Coop Alleanza 3.0, nella nuova Dichiarazione ambientale dell’ipercoop “Città delle Stelle”: il documento è consultabile sul sito www.coopalleanza3-0.it .

Logistica, qui si gioca il futuro: dalle consegne in minuti al magazzino volante con droni

L’ultimo miglio della consegna della spesa è cruciale e dispendioso, e in un settore, quello dei supermercati, dove l’e-commerce è ormai un prerequisito fondamentale per restare sul mercato. Sono sempre loro, i big del mercato americano Walmart e Amazon, ormai in lotta aperta, che guidano e aprono squarci sul futuro.

Come i magazzini volanti, veri e propri dirigibili automatizzati e controllati da remoto, dai quali partirebbero le consegne via drone. Walmart avrebbe secondo la stampa specializzata anglosassone consegnato una richiesta di licenza, con l’obiettivo di risolvere un problema: “portare un prodotto alla destinazione di consegna può causare ritardi indesiderati aumentare i costo e ridurre i ricavi”. Veloce, e soprattutto economico, perché il sistema permetterebbe di ridurre i costi di consegna. Il magazzino semovibile infatti potrebbe essere spostato dove la domanda è maggiore in quel momento. Una domanda sempre più volatile e soprattutto volubile come i consumatori ormai abituati a chiedere – e ottenere – tutto subito, ovunque: al lavoro, in viaggio, a casa. E quindi sempre più difficile da prevedere e programmare.

Il dirigibile potrebbe spostarsi da una città all’altra ed effettuare le consegne via drone, o raggiungere località rurali, servendo una zona molto più ampia rispetto a un magazzino tradizionale.

In passato Walmart ha anche consegnato una licenza per droni da utilizzare all’interno del punto vendita. Una richiesta di brevetto per un magazzino volante era già stato presentato l’anno scorso da Amazon, la prima ad ipotizzare ed utilizzare droni per la consegna.

 

Amazon ora consegna in due minuti

Le università americane dove è stata attivata la consegna in due minuti.

Amazon è stato anche il primo operatore a consegnare in un’ora, che sono diventati minuti. Due per la precisione. Con il nuovo servizio Instant Pick-up, attivato in cinque università americane, gli utenti Prime possono ordinare e ritirare entro due minuti una serie di prodotti di largo consumo (dagli snack alle bevande, dai prodotti per l’igiene personale ai caricatori per cellulare) nel locker dedicato installato nel campus, a portata di mano. E anche l’acquisto di impulso si trasferisce nell’e-commerce. 

Insetti a tavola sempre più vicini: al via oggi nelle Coop svizzere

Metti un insetto a tavola, e mettilo al centro, non come ospite indesiderato ma come ingrediente principale, piatto forte: ricco di proteine nobili, sostenibili, sane, gli insetti da qualche anno sono uno dei candidati più promettenti dei cibi del futuro. Già comparsi ad Expo con grande fanfara (c’era voluto un permesso speciale, al tempo) man mano sono stati proposti da grandi chef (René Redzepi in primis) e sostenuti da ambientalisti ed economisti, e hanno incominciato a comparire sugli scaffali dei supermercati, in Belgio ed Olanda. Da oggi poi sono ancora più vicini, perché parte la commercializzazione, in sette supermercati della Coop svizzera (nessuna parentela con quella italiana, ma una delle insegne maggiori e più attive sul fonte della sostenibilità nel Paese elvetico) e sull’e-commerce, di Burger e polpette che tra gli ingredienti annoverano le larve della farina. Sviluppati e prodotti dalla start-up Essento, oltre alle larve della farina (Tenebrio molitor), contengono riso e verdure (carota, sedano e porro), spezie come origano e chili. gli hamburger, e ceci, cipolla, aglio, coriandolo e prezzemolo, le polpette.

«L’utilizzo degli insetti per la preparazione di alimenti è positivo sotto molti aspetti: il loro potenziale culinario è estremamente ampio, la produzione salvaguarda le risorse e il loro profilo alimentare presenta valori nutrizionali molto soddisfacenti», spiega Christian Bärtsch, co- fondatore di Essento. «Per questi motivi gli insetti si presentano come completamento ideale per un’alimentazione moderna.»

Una collaborazione, quella tra Coop ed Essento, iniziata tre anni fa e che le due parti hanno intenzione di prolungare “per far sì che gli insetti si affermino come prodotto alimentare in Svizzera”.

«Abbiamo lavorato a lungo per raggiungere questo obiettivo e finalmente possiamo dire di avercela fatta: saremo la prima azienda di commercio al dettaglio della Svizzera a mettere in vendita i prodotti Essento a base di insetti – dice Silvio Baselgia, responsabile Category Management/Acquisti Prodotti freschi di Coop -. Con il loro gusto equilibrato, questi prodotti pronti per essere consumati sono una dimostrazione lampante della grande versatilità degli insetti in cucina».

Chi volesse provare questa nuova e bizzarra prelibatezza non avrà che da recarsi alla Coop Canobbio Resega di Lugano, la più vicina all’Italia tra quelle che partono oggi a proporla. L’offerta sarà gradualmente ampliata nel corso dell’anno includendo un numero sempre maggiore di punti di vendita e di prodotti.

È l’estate del gelato, vendite su del 19% e nel confezionato piace il multipack

L’estate 2017 potrebbe passare alla storia come quella del gelato. Artigianale ma anche confezionato. Secondo un’analisi Coldiretti su dati Nielsen nel mese di giugno, caratterizzato da un caldo record, il consumo di gelato è aumentato del 19%, un dato superiore perfino alla crescita del consumo di acqua (+17%), di bibite (+11%) e di frutta e verdura (3%). Picchi frutto certamente delle temperature elevatissime ma anche di uno stile di vita più salutare. Che coinvolge certamente frullati, smoothie e centrifugati, di gran moda in questa stagione, ma ha il suo re nel gelato: un alimento estremamente nutriente e digeribile, che può tranquillamente entrare a far parte di un menù giornaliero sano ed equilibrato, come spiegano nutrizionisti, pediatri e tecnologi alimentari sul sito www.istitutodelgelato.it, dove si trovano profili nutrizionali, consigli sulla lettura dell’etichetta e sui modi migliori per consumarlo, con un occhio particolarmente attento ai bisogni dei bambini.

 

Il caldo orchestra le vendite

A contribuire al boom dei gelati nell’estate 2017 ci sono anche i prodotti confezionati, negli ultimi anni messi un po’ in ombra dalla moda gourmet-style del gelato artigianale. Le vendite di gelato industriale, da gennaio a giugno 2017, hanno fatto registrare un dato record di 1.686.211 pezzi venduti, con un aumento del 4,4% rispetto ai primi sei mesi del 2016, dimostrando che artigianale e confezionato possono crescere a braccetto nel segno del gusto, della salute e dell’igiene.

«Il gelato – spiega Mario Piccialuti, responsabile dell’Istituto del Gelato Italiano, associazione che riunisce le più importanti industrie gelatiere italiane – è uno di quei pochi alimenti che piace davvero a tutti. Secondo un’indagine svolta per noi da Eurisko piace addirittura al 95% dei nostri connazionali». Un consumo che un tempo era confinato solo alla stagione estiva ma che ora va oltre i tradizionali limiti di un tempo. «Oggi – riprende Piccialuga – gli italiani amano consumarlo anche fuori stagione e, soprattutto, in casa. Abbiamo riscontrato, infatti, un cambiamento importante nelle abitudini di consumo di questo prodotto: dai dati in nostro possesso si evince, ad esempio, un vero e proprio boom delle confezioni multipack, si parla di un aumento del +12,5% rispetto allo scorso anno».

L’Italia è la prima produttrice europea di gelato, con 595 milioni di litri prodotti secondo i dati Eurostat. Un successo frutto del caldo, del cambiamento delle abitudini alimentari ma anche della capacità delle aziende di intercettare i segnali del mercato. «Le nostre aziende – nota Piccialuti – hanno saputo ben interpretare i bisogni del consumatore moderno, immettendo sul mercato nuovi formati, gusti e pack. Il loro impegno è stato premiato, arrivando a vendere quasi 700mila porzioni  di multipack, la referenza attualmente più gettonata, solo nei primi sei mesi dell’anno».

 

 

Packaging leva del food delivery, business da 200 milioni che d’estate va in vacanza

Il packaging è fondamentale per sfondare nel mercato dell’out-of-home, e in particolare in quello del food delivery, che quest’anno sta conquistando tutta l’Italia e non solo le aree metropolitane in cui spopola durante l’inverno. Secondo un sondaggio condotto da uno degli operatori storici del settore, Just Eat, in collaborazione con l’Università Bocconi, nelle Riviere Liguri le ordinazioni siano aumentate in media complessivamente del 63%. Lo stesso Just Eat, servizio erogato da una società danese attiva in Italia dal 2011, rivela che in Italia ci sono 5.500 ristoranti affiliati all’azienda in 550 comuni e ha oltre 105 dipendenti e un numero di clienti in continua crescita. E i suoi concorrenti (Deliveroo, Foodora, UberEATS) sono player in continua espansione. Secondo una ricerca del Censis del marzo 2017 in Italia le consegne di cibo a domicilio sono un business che vale 812 milioni e di questi 200 milioni sono riconducibili agli ordini ai ristoranti, cresciuti del 66% in dodici mesi. Un’espansione che attira nuovi soggetti, dal colosso Amazon a catene di supermercati, piccole aziende locali e ristoranti digitali.

Grande domanda e diversi modelli di business: se Just Eat mette semplicemente in contatto clienti e ristoranti che già dispongano di un servizio di consegna a domicilio, altri player come Foodora, Foodinho e Deliveroo, offrono invece un servizio di delivery per i ristoranti che prima non prevedevano la consegna. Di solito le piattaforme simili hanno nella velocità il loro punto di forza, garantendo in genere un tempo massimo di consegna di 30 minuti. Altri atout la facilità di pagamento (che avviene attraverso carta di pagamento o in-app, i cui dati vengono registrati dal sito per eventuali futuri pagamenti) e la geolocalizzazione, che permette al cliente di controllare in tempo reale lo stato del suo ordine fino alla consegna dello stesso e di verificare l’effettiva rapidità del servizio. Quanto alla qualità della cucina, il target è medio-alto.

 

Anche il packaging cresce, del 6%

In un mercato così competitivo si può prevalere solo grazie alla cura del dettaglio. Per questo, secondo Laura Barreiro, Sustainability and Stakeholder Engagement Europe del Gruppo Asia Pulp & Paper (APP), fondamentale può rivelarsi il packaging, che rende riconoscibile un marchio e resta impresso nella mente dei consumatori. Secondo una ricerca dell’istituto Smithers Pira commissionata dal Gruppo APP, il mercato europeo del packaging out-of-home (OOH) crescerà del 6% per raggiungere un valore totale di 6 miliardi di euro entro il 2020, proprio grazie all’incremento dei mercati fast food e fast-casual. Solo in Italia, il ritmo medio di crescita è pari all’1,2% annuo. Per questo le aziende di imballaggi stanno dedicando grande attenzione al settore. Lo stesso gruppo APP, ad esempio, ai pasti a domicilio ha dedicato le linee Foopak (imballi di elevato standard a contatto con cibo e bevande per il retail food&beverage) e Sinar Kraft (gamma di packaging multistrato in cartone e cartoncino certificato PEFC (Programme for the Endorsement of Forest Certification) e pensato per offrire la massima resistenza alle temperature fredde, rendendolo ideale per il confezionamento di bevande e per il packaging dei surgelati.

 

Con Uniqlo maglie e giacche si comprano al volo nel distributore

Qualsiasi cosa, ovunque: ormai è questa la piega che ha preso il commercio, con un consumatore sempre più esigente ed abituato dall’e-commerce ad eseguire ogni desiderio nello spazio di pochi clic. Un approccio che si esplica nel mondo reale grazie alle vending machines, i distributori automatici che ormai propongono ben oltre del solito caffè e spaziano in tutti i campi. Abbigliamento compreso. Così ha fatto Uniqlo, marchio giapponese di fast fashion in attesa di debutto in Italia (arriverà a Milano in piazza Cordusio probabilmente nel 2019 e poi prevede di espandersi con 30 punti vendita nelle principali città), ma molto noto altrove per i suoi capi basici e funzionali, che ha installato in alcuni aeroporti americani dei distributori automatici di maglie e giacche. Per i viaggiatori sbadati o che magari si trovano a dover affrontare condizioni meteorologiche impreviste.

Basta selezionare modello, taglia e colore e pagare tramite la macchina e il capo d’abbigliamento viene consegnato piegato accuratamente in una confezione trasparente. I prezzi? Più che popolari, come si conviene a un acquisto di emergenza: 14,90 e 69,90 dollari (12,70 e 59,50 euro).

Il marchio prevede di installare distributori in 10 aeroporti: il primo ha già preso il via all’Oakland International Airport, in California.

Anche Spontini coniuga il food con il travel e parte da Milano, stazione Centrale

Si butta a capofitto nel settore travel Spontini, la catena milanese di pizzerie che il 17 agosto apre il suo primo punto vendita in una stazione. E non poteva che essere la stazione Centrale di Milano, in particolare davanti ai binari 1, 2 e 3, quelli del Malpensa Express. Un locale che, anche per il fatto di trovarsi all’interno dell’area partenze, e quindi dopo il controllo biglietti, è stato pensato proprio per il viaggiatore. Un format leggermente diverso dagli altri ventitré punti vendita Spontini (15 gestiti direttamente e 8 in franchising), anche nell’utilizzo degli spazi, pensati in termini di funzionalità e spazi per una clientela particolarmente frettolosa. Il ristorante copre una superficie di 180 metri quadri e ha 90 posti serviti oltre a una zona posizionata frontalmente rispetto ai binari per il take away e per il consumo in piedi. Il wifi sarà libero e ci sarà un’area per la ricarica di smartphone e tablet. L’architettura rispetta quella originale di un luogo simbolo di Milano e l’atmosfera richiama ambientazioni anni Cinquanta, quelli in cui nasceva Spontini (che è del 1953). La pizzeria sarà aperta tutti i giorni dalle 10 alle 23.

«Siamo molto felici di inaugurare la nuova pizzeria Spontini a Milano Centrale – dice Massimo Innocenti, ceo di Spontini Holding – un luogo simbolo di Milano sia a livello storico sia a livello urbanistico. l’ingresso nel settore travel, che per noi significa sviluppo in grandi stazioni e aeroporti, è uno dei segmenti di mercato sul quale puntiamo e che sarà fondamentale per l’espressione del marchio nei prossimi anni».

Spontini a ottobre aprirà anche un ristorante al terminal 1 dell’aeroporto di Malpensa.

Altra novità in casa Spontini è l’apertura di un ristorante nel centro commerciale Milanofiori ad Assago. La pizzeria, al via il 12 agosto, conta su 60 posti a sedere, in parte all’interno del locale in parte nella food hall. Le novità confermano le quattro linee di sviluppo del marchio milanese, dal 1977 nelle mani della famiglia Innocenti: presenza capillare in differenti zone di Milano, allargamento a città differenti sia in Lombardia sia nel resto dell’Italia e nel mondo, grandi centri commerciali e travel.

Zalando cresce in doppia cifra e punta sull’Italia con un secondo centro logistico

Il centro logistico Zalando di Erfurt.

Crescita in doppia cifra per Zalando, con ricavi aumentati del 21,5% nel primo semestre del 2017. Un boom a cui non è estranea l’Italia, dove l’azienda tedesca ha annunciato l’apertura di un secondo centro di distribuzione dopo il magazzino satellite di Stradella, in provincia di Pavia. La nuova struttura sarà di dimensioni comparabili a quelle degli esistenti hub di Lahr, Erfurt e Mönchengladbach, e opererà in parallelo al magazzino satellite di Stradella (provincia di Pavia, attivo da inizio 2016), tuttavia servendo più mercati e non limitandosi alla sola distribuzione sul suolo italiano. I lavori di costruzione del nuovo magazzino inizieranno nell’arco dei prossimi 8 mesi.

«Il mercato online italiano – dice Giuseppe Tamola, country manager Zalando per l’Italia – cresce rapidamente, trainato da un consumatore sempre più entusiasta e al contempo attento. Sin dal lancio in Italia nel 2011 abbiamo stabilito quelli che sono diventati gli standard di servizio per la vendita online di moda. Quest’ulteriore importante investimento ci consente di andare oltre quanto fatto ad oggi, e potenzialmente di introdurre elementi di innovazione a beneficio dei nostri clienti così come dei brand nostri partner».

Quanto ai risultati finanziari per il primo semestre 2017, Zalando ha messo a bilancio ricavi pari a 2.080,7 milioni di Euro (+21,5% rispetto allo stesso periodo nel 2016) e un Ebit (guadagno prima di interessi e tasse) rettificato di 102,1 milioni di Euro (margine del 4,9%). L’azienda prevede di chiudere l’anno con una crescita più vicina al 25% che al 20% per quanto concerne il fatturato, e attorno al 5% per l’Ebit. Dei ricavi poco meno della metà (1017,9 milioni) arrivano dal Dach (Germania, Austria, Svizzera), 898,1 dal resto dell’Europa e 164,7 dal resto del mondo.

Nell’ultimo trimestre Zalando ha avviato molte iniziative strategiche: tra esse il lancio di Zalando Fulfillments Solutions con Bestseller come principale partner, che dà ai marchi di moda accesso alla propria infrastruttura logistica e al proprio know-how; e la chiusura dell’accordo con Anatwine, un’azienda che sviluppa software che facilitano i brand nella vendita del proprio merchandise ai rivenditori, e con KICKZ, rivenditori multichannel con focus sui prodotti per il basket, ciò che rafforza Zalando nei segmenti sport e lifestyle. Altri marchi sono entrati nell’assortimento Zalando, da Lacoste a Nike, da Pepe Jeans a Esprit.

Le performance di Zalando sono in continua crescita. Nel primo semestre 2017 l’azienda tedesca ha fatto registrare 1.212 milioni di visite al sito (il 69,3% da dispositivi mobili), ha avuto 21,2 milioni di clienti, 42,1 milioni di ordini ciascuno del valore medio di 63,8 euro. Ad oggi ha 13.218 dipendenti.

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