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Anna Muzio

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Tesco in Uk parte con la consegna della spesa in un’ora (senza Amazon)

È senz’altro una sfida quella lanciata da Tesco, insegna britannica tre le “Big 4” (insieme a Sainsburys, Morrison e Asda), che ha lanciato il servizio di consegna della spesa in un’ora in tutto il Regno Unito. Un servizio certo non semplice da assicurare ma che finora però ha permesso ad Amazon di guadagnare parecchie posizioni nella grande sfida dell’online con i supermercati tradizionali, costretti in qualche modo ad inseguire.

Il servizio, partito a Londra nel 2014, sarà disponibile ora in 300 punti vendita in grado di coprire il 99% delle famiglie, e rendendo l’insegna il primo retailer ad offrire un simile servizio su suolo britannico. Il costo va dalle 3 alle 8 sterline (dai 3,35 agli 8,90 euro) ma in una prima fase sarà gratuito per i membri del programma online di Tesco, non c’è limite al numero di articoli che si possono ordinare. Le consegne in giornata sono sempre più richieste e dall’inizio dell’anno Tesco ha visto un aumento del 18%. Il servizio si unisce all’estensione del programma click and collect che ora è disponibile 300 punti vendita.

Secondo Adrian Letts, managing director di Tesco Online, “I clienti vogliono avere la spesa consegnata velocemente e convenientemente e con il nostro servizio possono ordinare all’ora di pranzo e avere consegnata la spesa per ora di cena. abbiamo visto che il servizio nel tempo ha acquistato in popolarità da quanto l’abbiamo lanciato a Londra e poi nel sud-est dell’Inghilterra e siamo contenti di averlo ora esteso a tutti i nostri clienti”. In realtà, per coprire l’intero territorio nazionale, bisognerà aspettare fino a fine agosto.

Accordo Olivetti e Satispay, così lo smartphone parla con la cassa (e paga)

Accordo tutto italiano tra Olivetti e Satispay: lo storico brand dell’industria elettronica ha riconosciuto il carattere di forte innovazione della giovane società italiana specializzata in soluzioni innovative di pagamento (che a luglio 2017, a un anno e mezzo dal suo lancio, ha già 17mila negozi convenzionati in Italia e circa 250mila download di cui 135mila figurano come clienti attivi) e ha deciso di inaugurare una partnership per entrare nella nuova era dei pagamenti via smartphone. I registratori di cassa Olivetti Nettun@ 7000 potranno accettare i pagamenti inviati dai clienti tramite l’app Satispay che permette un risparmio dei costi di transazione delle operazioni effettuate tramite carta di credito o carta di debito grazie all’indipendenza dai circuiti tradizionali.

Il funzionamento del pagamento è semplice. Quando il cliente invierà il pagamento effettuato tramite Satispay tramite lo smartphone, sul registratore di cassa Olivetti si attiverà l’applicazione Satispay Business e all’esercente non resterà che selezionare il comando “accetto”. I pagamenti così effettuati saranno bonificati direttamente a fine giornata sul conto corrente dell’esercente, che pagherà solo 20 centesimi per ogni operazione sopra ai 10 euro (sotto tale importo non ci sarà alcuna commissione). Per il cliente l’operazione sarà invece a costo zero. Il sistema permetterà di velocizzare le operazioni in fila e anche di attivare particolari promozioni per i clienti Satispay.

Olivetti detiene circa il 30 per cento del mercato delle casse nel nostro Paese. L’integrazione con Satispay sarà presto estesa anche a modelli di cassa meno avanzati, e a tutti gli altri impianti, compresi quelli che ancora devono essere lanciati sul mercato. Per Satispay l’accordo con Olivetti rientra nella strategia di offrire a tutti gli esercizi commerciali la possibilità di utilizzare il servizio con gli strumenti già in funzione in negozio.

Dopo il latte, il riso: Carrefour prima insegna ad aderire a “riso 100% italiano”

Carrefour Italia rende noto di aver aderito per prima al progetto “100% Riso Italiano”: più che un invito, un obbligo quello di inserire in etichetta l’indicazione di origine del riso prescritto da due decreti interministeriali firmati dai Ministri Martina (Politiche agricole alimentari e forestali) e Calenda (Sviluppo economico). L’insegna francese è la prima dunque ad aderire all’invito formalmente avanzato a tutta la Gdo italiana dall’Assessore all’Agricoltura della Regione Piemonte, Giorgio Ferrero. L’obiettivo dichiarato del progetto “100% Riso Italiano” è quello di valorizzare e rendere visibile al consumatore finale la provenienza italiana del riso, attraverso un continuo confronto con la filiera e i produttori e un’articolata campagna di comunicazione.

«Nel DNA di Carrefour Italia c’è la consapevolezza del ruolo che la grande distribuzione ricopre da un lato per sostenere la produzione di qualità territoriale, e dall’altro di intercettare le richieste dei consumatori verso un mercato più trasparente e informato – commenta Grégoire Kaufman, Direttore commerciale e marketing di Carrefour Italia –. Abbiamo accolto, quindi, con entusiasmo l’invito dell’Assessore Ferrero, con il quale abbiamo già in corso una proficua collaborazione nata ormai più di un anno fa con il progetto Piemunto, così da rendere disponibile nei nostri oltre 1000 punti vendita, sul territorio nazionale, prodotti di origine locale e provenienti da filiera controllata. Crediamo infine, sposando questo progetto, di sostenere un settore quale quello risicolo, che nell’ultimo anno ha subito un calo del mercato e su cui riponiamo forti speranze di ripresa»

Il momento infatti è delicato per l’industria risicola italiana, che pur confermando la propria leadership qualitativa e quantitativa in Europa, ha fatto registrare nel 2016 una flessione del 7% in totale. Il provvedimento governativo e l’iniziativa dell’insegna francese rispondono inoltre a una esigenza sempre più sentita da parte dei consumatori: secondo dati interni di Carrefour Italia, l’85% degli italiani, inclusi i più giovani e i millenials, mostra una sempre maggiore attenzione a tematiche quali la sicurezza alimentare, l’etichettatura e la tracciabilità.

«L’iniziativa, unita alla modernizzazione dei rapporti contrattuali e al rilancio della promozione del nostro riso, come ho recentemente chiesto all’intero comparto della Gdo, può segnare una svolta innovativa per il settore risicolo e il rilancio delle nostre produzioni a livello nazionale e internazionale. Su questo non mancherà il forte impegno della Regione Piemonte, anche a sostegno della nostra unica DOP, il riso di Baraggia, una denominazione che oggi è troppo poco utilizzata dai produttori, sulla quale occorre fare un grande investimento in termini culturali e di promozione a ogni livello, che coinvolga anche il territorio da cui proviene» ha detto l’assessore all’Agricoltura della Regione Piemonte, Giorgio Ferrero.

 

La raccolta abiti solidale diventa hi-tech da Auchan con Clothes for Love

Chi ha detto che tecnologia e solidarietà non possono andare a braccetto dovrà ricredersi: parte da Milano, presso il punto vendita Simply di Viale Corsica 21, il progetto Clothes for love, a cura dell’organizzazione umanitaria HUMANA People to People Italia e in collaborazione con Auchan Retail Italia e le principali amministrazioni comunali lombarde.

Il nuovo contenitore per la raccolta di abiti e scarpe usati è infatti completamente digitalizzato con tecnologie di ultima generazione. Una vera innovazione nel modo di raccogliere gli abiti usati. Ma non si tratta di mero sfoggio hi-tech: il progetto intende trasformare un semplice gesto di solidarietà e di tutela ambientale in un momento di dialogo con il cittadino, che per la prima volta contribuisce anche a incentivare lo sviluppo del proprio territorio.

 

Con la solidarietà si guadagnano buoni eco-gift

Il nuovo contenitore proposto da HUMANA, la cui forma è stata progettata dall’Istituto Europeo di Design, si differenzia dal tradizionale giallo fin dal colore: è infatti rosso e a forma di cuore, per evidenziare la generosità che accompagna la donazione degli indumenti e l’attenzione all’ambiente; il vano d’inserimento dei vestiti non ha la maniglia basculante ma un’apertura antintrusione di più facile utilizzo; la presenza di sensori volumetrici e di un dispositivo di pesatura interna consentono un servizio particolarmente curato. Elemento distintivo è il touchscreen digitale che consente al cittadino di interagire mediante un monitor, ottenendo informazioni relative al conferimento dei vestiti, alla filiera di HUMANA, al progetto beneficiario e ai partner. Ma la vera novità riguarda la possibilità di ottenere eco-gift: dopo la donazione, infatti, è possibile selezionare dal monitor un buono sconto, che viene stampato in tempo reale, per l’acquisto di prodotti sostenibili come alimentari bio, lampadine a basso consumo o prodotti e servizi di piccoli riparatori e botteghe locali. A questo buono se ne aggiunge un secondo di “benvenuto” da parte di HUMANA, come ulteriore riconoscimento al donatore. Il coinvolgimento delle persone è alla base di questo progetto che ha l’obiettivo di dare valore alla solidarietà dei cittadini, che donando i propri indumenti supportano le attività d’inserimento scolastico di HUMANA nella zona di Chilangoma in Malawi.

 

Contenitori in tour

I contenitori Clothes for love andranno in tour fino a fine gennaio 2018. Oltre al supermercato Simply milanese, infatti, i cuori di HUMANA saranno posizionati presso i Centri Commerciali Auchan di Vimodrone e Concesio, presso il supermercato Simply di via San Zeno a Brescia e in luoghi di aggregazione dei Comuni di Como, Lecco, Pavia e Varese e ancora Milano e Brescia.

Il progetto unisce i concetti di economia circolare in grado di produrre un impatto positivo in termini ambientali e sociali a vantaggio della trasparenza della filiera e della garanzia della destinazione degli indumenti raccolti. Il contenitore di nuova generazione è ideato allo scopo di divenire uno strumento più vicino ai cittadini per incentivarli a donare i propri abiti usati: la semplicità di utilizzo e l’accesso alle informazioni sull’impiego dei capi donati sono infatti elementi essenziali.

Questi risultano inoltre coerenti con gli obiettivi del Bando per la diffusione della responsabilità sociale delle organizzazioni nelle medie e piccole imprese lombarde di Unioncamere – Regione Lombardia, grazie al quale HUMANA ha ottenuto il finanziamento per avviare l’iniziativa. Finalità del bando è quella di incentivare progetti a valenza sociale, ambientale e culturale che prevedano il coinvolgimento dell’impresa a favore della comunità locale sui temi dello sviluppo locale sostenibile, green economy e innovazione sociale.

Per realizzare Clothes for love, HUMANA ha quindi voluto attivare una rete di partner quali Auchan Retail Italia – a fianco di HUMANA da oltre 15 anni con le insegne Auchan e Simply –, Gallerie Commerciali Italia e le principali amministrazioni comunali lombarde per il posizionamento dei contenitori a forma di cuore. Sono inoltre coinvolti numerosi operatori locali attivi sul territorio ed EURVEN in qualità di partner tecnico. L’azienda, leader nel settore di eco-compattatori per le raccolte incentivanti, ha realizzato il contenitore curandone ingegnerizzazione, software e tecnologia.

«Con il progetto Clothes for love, HUMANA People to People Italia vuole farsi ancora una volta promotore del cambiamento culturale che dobbiamo sforzarci di perseguire nel nostro Paese. È inoltre una testimonianza diretta di come l’applicazione delle nuove tecnologie possa contribuire alle finalità solidali ed essere un fattore di raccordo e dialogo con i cittadini che sempre più chiedono di essere coinvolti in prima persona nelle attività che investono la loro vita» ha detto Karina Bolin, Presidente di HUMANA People to People Italia.

«Il progetto è in linea con il nostro impegno nella riduzione degli sprechi e in continuità con le altre iniziative sviluppate in questi anni insieme a HUMANA People to People» ha dichiarato Carlo Delmenico, Direttore Responsabilità Sociale d’Impresa di Auchan Retail Italia.

Più grande e rinnovato: riapre a Torino l’U2 di via Pacchiotti

Riapre il punto vendita U2 Supermercato di Via Pacchiotti 49/G a Torino con un nuovo orario di apertura, 7 giorni su 7 dalle ore 8 alle 24, più spazio e il debutto del banco pescheria servita. Oltre ai reparti macelleria e gastronomia servite, all’ortofrutta sfusa e alla panetteria self – service già presenti, il rinnovato store di via Pacchiotti offre così ai suoi clienti la possibilità di acquistare ogni giorno delizioso pesce fresco. Inoltre, grazie ai lavori di ampliamento, il pubblico potrà usufruire di un secondo parcheggio coperto per fare la spesa in tutta comodità.

Per festeggiare la riapertura dello store, fino a domenica 23 luglio, i clienti riceveranno in omaggio una pratica shopper in TNT e 10 euro di buoni sconto ad ogni spesa.

Su una superficie di 1.139 metri quadri, lo store ha otto casse, impiega 40 addetti e ha un parcheggio con 85 posti auto coperti e 20 posti moto e bici. In via Pacchiotti, sono disponibili 9.950 referenze tra le quali 300 di gastronomia/panetteria, 150 di ortofrutta, 300 di carne, un vasto assortimento di latticini (900 referenze), surgelati (500 referenze), scatolame (5.800 referenze), e prodotti non food (200 referenze) per un totale di 750 referenze freschissime e 9.200 referenze a scaffale.

Lo store di Via Pacchiotti aderisce alla formula Every Day Low Price di U2 Supermercato che coniuga la qualità dell’assortimento con una linea prezzi più competitiva e un approccio controcorrente: non realizza promozioni, non stampa né distribuisce volantini, non ha un programma di fidelizzazione con tessere a punti o simili. Inoltre, sempre in linea con la filosofia che distingue U2 Supermercato, l’attenzione verso l’ambiente e la sostenibilità sono caratteristiche fondamentali del nuovo punto vendita.

A luglio nella Gdo online in vetta c’è ancora Iper, Esselunga e Coop sul podio

Ci sono Iper, Esselunga e Coop (quest’ultima in ascesa) sul podio della classifica dei migliori brand online del settore della Gdo elaborata da BEM Research e relativa a luglio 2017. Se Iper primeggia con circa 10 punti di vantaggio rispetto a Esselunga, che mantiene stabilmente la seconda posizione, chiude il podio un altro marchio italiano, Coop. Subito sotto al podio si piazzano invece due brand francesi, Carrefour e Decathlon. Tra i migliori brand si trovano poi Bricocenter, Unieuro, Gamestop e Auchan e Dok Supermercati.

Nel complesso, la media del BEM Rank a luglio 2017 per i 27 brand del settore Gdo considerati è pari a 26,7 punti, stabile rispetto allo scorso mese ma in flessione se confrontata con un anno fa. In aumento le tendenze di ricerca su Google dei termini collegati alla grande distribuzione.

Considerando i due macro-aggregati che compongono il BEM Rank, si rileva che Ipermercati Iper mostra una maggiore capacità di essere rintracciato sul web (visibilità online), seguito da Esselunga e Carrefour. Con riguardo alle prestazioni dell’homepage, ovvero alla velocità di caricamento e all’usabilità, è in prima posizione Bricocenter, seguito da Unieuro e Decathlon.

«La grande distribuzione continua a vivere un periodo di grande vivacità sull’online – commenta Mariachiara Marsella, web marketing manager di BEM Research –. Come evidenziato nel nostro ultimo report sull’e-commerce, le vendite digitali in Italia rappresentano solo il 3,6% del totale del mercato europeo. Tenendo conto che i consumi delle famiglie italiane, effettuati attraverso tutti i canali di acquisto possibili, pesano invece per il 12% si comprende bene quale ruolo possa avere il web in termini di potenzialità di sviluppo. Lo hanno probabilmente capito gli investitori esteri, come dimostra la miliardaria proposta avanzata poche settimane fa dai cinesi dalla Yida Investment per acquisire Esselunga. Anche gli investimenti di Amazon in provincia di Rieti per la costruzione di un centro di distribuzione ad alta automazione costituiscono un ulteriore, interessante indizio al riguardo. Fortunatamente c’è comunque ancora molta Italia nella Gdo domestica, come attestato anche dalla classifica BEM Rank. Interessante poi notare l’ingresso tra i migliori 10 marchi per prestazioni sul web di Dok Supermercati, catena di distribuzione focalizzata sul Mezzogiorno. Da internet, quindi, possono nascere grandi opportunità anche per le aree più svantaggiate del paese».

 

Retail sotto attacco dall’e-commerce, ma sono i servizi la chiave per sopravvivere

Il settore retail sta cambiando, i negozi online stanno guadagnando spazio su quelli tradizionali e questi ultimi possono reagire soltanto alzando il livello del servizio. Lo rivela la terza consumer survey condotta da Jda Software Group, Inc. su oltre mille consumatori negli Usa, che delinea un quadro interessante anche per noi: il mondo dei clienti al momento è diviso in due metà quasi perfette: il 54% degli intervistati preferisce effettuare acquisti nei negozi fisici, il 46% privilegia altri canali quali online, mobile e social media. Questi ultimi rappresentano l’ultima frontiera del cybershopping: poco più di un quarto degli intervistati (26,3%) ha utilizzato i social media per un acquisto online, per lo più giovani tra i 18 e i 29 anni (35%) e su Facebook (81%). Ma circa tre tecnoacquirenti su quattro non avrebbero problemi a tornare nei negozi tradizionali qualora essi offrissero loro un’esperienza di acquisto facile e veloce.

 

Click and collect in aumento

La chiave potrebbe essere la formula Bopis (buy online and pick-up in store) che prevede l’acquisto online e il ritiro in negozio. Metà degli intervistati ha utilizzato questa modalità negli ultimi 12 mesi, con un aumento del 44% rispetto alla survey del 2015. Gli intervistati che hanno utilizzato questi servizi dichiarano che evitare la consegna a domicilio (39,6%) e ricevere il prodotto più velocemente (33,1%) rappresentano le ragioni principali per la scelta di questa opzione, risultati simili a quelli del 2016 e del 2015. E il 58% degli intervistati ha affermato di non aver avuto alcun problema lo scorso anno. Da parte dei consumatori c’è però una domanda di maggiori incentivi: l’80% degli intervistati prenderebbe in considerazione il servizio se i rivenditori proponessero sconti o promozioni. Del resto, incoraggiare il Bopis conviene anche ai negozianti: il 40% degli intervistati che utilizza questa opzione confessa di avere a volte effettuato ulteriori acquisti in negozio.

I problemi principali del servizio Bopis sono legati alla gestione del personale. Al 23% degli intervistati è capitato di aspettare molto tempo perché l’addetto in negozio trovasse l’ordine nel sistema, e il 16% ha dichiarato che nel punto vendita non c’era personale dedicato a questa mansione. Risultati che evidenziano la necessità di addestrare il personale alla gestione dei nuovi canali di fulfillment per essere competitivi nello scenario retail odierno.

 

I resi dell’online? Un’opportunità

L’altra faccia del Bopis è il Boris, ovvero il Buy online and return in store (acquista online e restituisci in negozio). Ebbene, sembra strano ma anche i resi possono portare i loro frutti al negozio. I consumatori utilizzano questa formula il 20% in più rispetto all’anno precedente, e lo fanno principalmente per non affrontare il problema della spedizione del reso (oltre il 30%) e perché convinti di ottenere il rimborso o il cambio più velocemente (il 17%). Quale che sia il motivo, si tratta sempre di potenziali clienti che varcano la soglia di un negozio tradizionale.

 

Saldi, ormai l’online ha le sue date fisse

Infine i tempi del commercio online. La maggior parte degli intervistati (il 57%) confessa di preferire i saldi nel corso dell’anno, sia nei negozi che online, piuttosto che a Natale. Per i regali il 25% degli intervistati preferisce acquistare online durante il cosiddetto “cyber monday”, il 12% sceglie le offerte che trova nei negozi il “black friday” e il 6% l’Amazon Prime Day. Inoltre, durante le svendite la maggioranza degli intervistati (53%) occasionalmente acquista più di quanto aveva preventivato.

 

MD debutta in Val d’Aosta con il nuovo format, a Sarre

È una prima volta quella di MD nella regione più piccola d’Italia, la Val d’Aosta: apre domani 20 luglio infatti a Sarre (AO), al posto del vecchio LD, il primo e innovativo concept store MD valdostano.

«Sarà un modo totalmente diverso di concepire il punto vendita – dice il Presidente di MD S.p.A Patrizio Podini – . Questo store porta con sé un format estremamente innovativo, dove tutto è pensato per rendere l’esperienza di acquisto semplice e piacevole. Qui l’ottimo rapporto tra qualità, prezzo e la spiccata propensione verso il fresco, che da sempre caratterizzano la nostra marca, saranno resi ancora più funzionali attraverso le caratteristiche di un progetto sviluppato completamente dal nostro Gruppo e destinato a diventare un punto di riferimento per la spesa quotidiana di tutti».

L’MD di Sarre sorge in località Condemine 20, accanto alla SS 26 della Valle d’Aosta che congiunge l’abitato ai Comuni vicini e al centro storico del Capoluogo. Una collocazione che permette così di servire agevolmente non solo gli abitanti di Sarre e Aosta, ma anche un vasto territorio limitrofo.

Il punto vendita disposto su 820 metri quadri a pianta rettangolare sarà gestito da 16 dipendenti assunti a livello locale e tutti sui 30 anni. Ad accogliere i clienti, le ampie vetrate che rivestono il fronte principale danno subito la percezione della grande luminosità e permettono di cogliere la vastità dello store. Lo sguardo spazia da un versante all’altro su 5 corsie simmetriche e illuminate da impianti LED di ultima generazione e a basso impatto ambientale.

Il punto vendita si apre sul reparto ortofrutta, uno “shop in shop” di 100 metri quadri, si prosegue con i banchi frigo per i prodotti freschi e confezionati per terminare con il laboratorio del pane in doratura, al quale si affiancano i reparti gastronomia e macelleria assistiti, dove poter trovare il meglio della tradizione italiana.

Anche il “no food” è un settore strategico per MD: in controtendenza rispetto al mercato, l’insegna registra in questo reparto incrementi annuali a 2 cifre e ha sviluppato, prima nel suo segmento, un portale per la vendita online. Nelle “bancarelle” del nuovo punto vendita sono esposti elettrodomestici, casalinghi e articoli high tech a costi concorrenziali.

All’esterno dell’MD in località Condemine 32 posti auto sono a disposizione del pubblico.

Vola il vino biologico italiano: 275 milioni (+34%) nel 2016, export da record

Vola il vino biologico italiano: nel 2016 le vendite hanno raggiunto i 275 milioni di euro, con un aumento del 34% rispetto al 2015, ma il mercato interno (83 milioni, il 30% del totale, +22% rispetto all’anno precedente) cresce assai meno rispetto all’export (192 milioni, +40%). Anche se gli italiani stanno imparando ad apprezzare un prodotto prima considerato solo di nicchia: nel 2016 il 25% dei consumatori ha almeno in un’occasione, a casa o fuori, degustato un vino bio, mentre nel 2015 erano il 21% e nel non lontano 2013 appena il 2%. È quanto emerge dalla ricerca Wine Monitor Nomisma realizzata in occasione del Vino bio day per Ice-Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane.

È quindi l’estero il mercato di riferimento del vino bio italiano, molto più di quanto lo sia per il vino tout-court. Le percentuali dell’export sono rispettivamente del 70% e del 52%. L’export di vino biologico italiano pesa per il 3,4% sul totale dell’export di vino dall’Italia, ma il trend è in continua crescita (1,9% nel 2014 e 2,6% nel 2015). Nel 2016 il 79% delle aziende che producono vini biologici ha esportato. Prima destinazione è l’Unione Europea (66% a valore) mentre esaminando i singoli Paesi la Germania (33% del fatturato estero del 2016) è largamente in testa davanti agli Stati Uniti (12%). Seguono Svezia, Canada e Svizzera con una quota dell’8% ciascuno, la Cina con il 7% e il Regno Unito con il 6%.

Dati destinati a crescere visto che la Survey Wine Monitor Nomisma realizzata per Ice-Agenzia in due mercati rilevanti per i vini biologici, Germania e Regno Unito, segnala un’attenzione crescente per i vini italiani (il 22% del vino importato in Regno Unito è italiano, il 36% in Germania) e per i vini bio (nel Regno Unito le vendite di vino bio nella Gdo nel 2016 si attestano a 21 milioni di Euro, con uno share di biologico dello 0,4% sul totale dei vini venduti e un aumento del 24%). La quota di consumatori che negli ultimi 12 mesi ha bevuto almeno una volta un vino biologico è del 12% in Germania e del 9% in UK. Come per l’Italia, la preferenza sul vino bio ricade soprattutto su rossi e bianchi fermi in entrambi i mercati, seguono in UK il rosso frizzante e in Germania il bianco frizzante. In entrambi i mercati i vini bio vengono acquistati principalmente in iper e supermercati (38% in UK, 33% in Germania). In UK il consumatore di vino bio spende in media per una bottiglia da 750 ml intorno alle 13 sterline, in Germania 8 euro. Secondo i consumatori (42% in UK e 40% in Germania), i vini bio made in Italy hanno qualità mediamente superiore rispetto ai vini bio di altri paesi. Qualità che ricorre nuovamente tra gli attributi evocativi: in entrambi i mercati, nel pensare al vino biologico italiano il 19% indica “alta qualità”, mentre un ulteriore 15% individua nell’autenticità il principale valore. Senza dubbio il vino biologico made in Italy gode di un’ottima reputazione oltre i confini nazionali, con un potenziale ancora non del tutto valorizzato: l’84% dei consumatori di vino – sia in UK che in Germania – sarebbe interessato ad acquistare un vino biologico made in Italy se lo trovasse presso i ristoranti.

Insomma, i nostri punti di forza sono la qualità, il valore del marchio e l’affidabilità, la tracciabilità. E i limiti? Chi non esporta trova ostacoli nelle dimensioni ridotte finanziarie e di volumi, nei vincoli doganali e tariffari e nell’incapacità di comunicare adeguatamente. Malgrado ciò, gli operatori pensano che nel prossimo triennio a trainare le vendite italiane all’estero saranno ancora soprattutto i mercati terzi, primo fra tutti quello statunitense. Nemo propheta in patria, neanche nel vino bio.

Pomodoro Napoli o storione: tra tradizione e innovazione il Made in Italy nel food vince

Le strade del made in Italy sono infinite: mentre un prodotto quasi proverbiale dell’Italia a tavola, il Pomodoro Pelato di Napoli, ha avviato le pratiche per ottenere il riconoscimento dell’Igp, un prodotto inaspettato, lo storione bianco, sta diventando una vera eccellenza nostrana. Due storie apparentemente molto lontane ma che raccontano bene la ricchezza del nostro paniere e la nostra capacità di muoverci tra tradizione e innovazione.

La tradizione è quella del Pomodoro Pelato di Napoli, un prodotto che per caratteristiche, genuinità ed eccellenza esprime magnificamente il legame con il suo territorio. Ma il cui trend sul mercato è in costante flessione. Per questo il Comitato promotore per il marchio di tutela del Pomodoro Pelato ha presentato al Mipaaf e alle regioni Abruzzo, Basilicata, Campania, Molise e Puglia la domanda per il riconoscimento dell’Igp, convinto che sia la strada giusta per il rilancio del prodotto. «Non è più possibile rimandare, altrimenti le nostre aziende e il comparto saranno destinati ad un lento declino» dice Lino Cutolo, presidente del comitato promotore. «L’Igp può essere uno strumento utile – dice Giovanni De Angelis, direttore generale dell’Anicav, l’Associazione nazionale degli industriali conservieri – a fronteggiare le difficili scommesse del mercato globale e valorizzare un prodotto, caratteristico delle aziende del Mezzogiorno, che rappresenta una delle eccellenze della tradizione agroalimentare italiana nel mondo».

La tipicità del pomodoro pelato è data dal fatto che si tratta di un pomodoro inscatolato intero che testimonia, fisicamente e visivamente, la consistenza e le caratteristiche del prodotto anche una volta conservato in scatola ed è legata, in particolare, alla tecnica di produzione utilizzata. Il pomodoro pelato intero, ottenuto dalla lavorazione di varietà allungate, viene trasformato seguendo il tradizionale processo produttivo che, negli anni – nonostante l’avanzata dei più complessi e funzionali strumenti tecnologici in grado di innalzare i livelli di sicurezza del prodotto – non è sostanzialmente cambiato. «La tutela del pomodoro pelato – conclude Cutolo – consentirà anche di contrastare, sui mercati internazionali, il fenomeno dell’italian sounding che danneggia i nostri produttori e ci sottrae risorse economiche. Stiamo continuando, infatti, a cedere quote di mercato ad altri Paesi che propongono pomodori pelati che ricordano ‘l’immagine italiana’, ma nei quali, molto spesso, non solo il luogo di produzione, ma nemmeno il pomodoro, sono italiani».

 

Storione, nuova eccellenza italiana

Per un’eccellenza tradizionale che soffre ecco il boom delle vendite dello storione bianco italiano, un prodotto che nel nostro immaginario si ricollega a ben altre latitudini. Nel primo semestre del 2017 nella sola Italia, secondo i dati di Agroittica Lombarda, sono stati venduti 81.636 kg di storione bianco, con una proiezione decisamente in crescita rispetto al dato dell’intero 2016 (143.243 kg). Nel resto dell’Europa invece il dato è stabile. Tornando all’Italia lo storione bianco è venduto soprattutto al Centro-Nord (72% contro il 28% del Centro-Sud) e veicolato nei negozi (59%) più che nel canale horeca (41%).

Un successo dovuto alla pregevolezza della carne, troppo spesso messa in ombra dalla fama delle sue uova, il caviale. La carne però merita di essere tenuta in altrettanta considerazione per i valori nutrizionali, per la sua consistenza, l’inconfondibile colorazione chiara, la delicatezza del suo sapore che ne fanno un alimento sano, per tutte le età e i gusti. ‘«La filiera produttiva – assicura il biologo Mario Pazzaglia, responsabile Ricerca e Sviluppo di Agroittica Lombarda, azienda italiana leader del settore, che vanta il più grande allevamento di storioni d’Europa – è totalmente controllata. Lo storione bianco nasce nei nostri allevamenti di Calvisano, dove l’acqua sgorga dal sottosuolo direttamente nell’area dedicata all’acquicoltura. Abbiamo creato un ambiente il più possibile simile a quello naturale degli storioni. Oltre ad alimenti specifici, i nostri storioni si nutrono di crostacei e molluschi che vivono e crescono nel medesimo ambiente: questo permette di migliorare sia la sostenibilità produttiva che la qualità delle carni».

«Le sue carni – precisa la nutrizionista Stefania Gugi – sono pregiate per l’alto contenuto proteico e la ricchezza di Omega 3: 100 grammi di storione contengono circa il 20% di proteine, 1,78% di grassi saturi, 3,16% di grassi monoinsaturi, 1,54% di grassi polinsaturi. Il potere proteico è sostenuto dalla presenza di aminoacidi. E poi è ricco di minerali e vitamine. E ha poche calorie: da 100 a 130 per 100 grammi». Altri pregi dello storione bianco sono che non ha lische e non ha scarti e può essere consumato crudo senza abbattimento della temperatura a causa della filiera totalmente controllata.

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