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Anna Muzio

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Crai, il nuovo concorso Operazione sorriso si sobbarca mutuo, affitto e spesa

Trentamila mila euro per pagare il mutuo o l’affitto e 5.000 euro in buoni spesa, premi certi a tema benessere per tutti i possessori della carta fedeltà Carta Più CRAI: è il grande concorso “Operazione Sorriso” – Ci pensa CRAI, attivo dal 2 al 31 maggio, mese in cui si celebra la Festa del Cliente in tutti i punti vendita CRAI. Con una spesa minima di 25 euro e l’acquisto di almeno un prodotto sponsor, chi si sarà registrato al sito craioperazionesorriso.it potrà partecipare all’estrazione finale dei premi.

L’estrazione permetterà a 3 vincitori di aggiudicarsi un premio del valore di 10.000 euro ciascuno da utilizzare per il pagamento del mutuo o dell’affitto della propria casa e ad altri fortunati clienti di vincere 20 buoni spesa da 25 euro, per un valore complessivo per ogni cliente di 500 euro.

L’edizione di quest’anno prevede anche una novità esclusiva e dedicata ai soli titolari della Carta Più: ciascun cliente possessore della carta fedeltà che avrà partecipato al concorso potrà godere di un premio certo, consistente in un voucher benessere. Si potrà usufruire a scelta tra: una settimana in palestra, un corso di fitness, una lezione con un personal trainer, un trattamento estetico o un taglio di capelli. Il voucher potrà essere utilizzato in una delle 2.260 strutture disponibili in tutta Italia.

«Mutuo, affitto, spesa, sono i pensieri ricorrenti nel bilancio familiare. Ecco perché abbiamo pensato di creare un concorso che mettesse in palio cose e benefici veramente utili per tutte le famiglie». – dichiara Mario La Viola, direttore marketing, format, rete e sviluppo CRAI Secom –. Inoltre, per la prima volta, abbiamo pensato di premiare con un premio certo e garantito tutti i clienti Crai e quelli nuovi che arriveranno, e che sono titolari della carta fedeltà Carta Più Crai. Premi utili e, pensiamo, apprezzati da tutti con focus l‘area del benessere. Con il concorso Operazione Sorriso – Ci pensa CRAI! vogliamo distinguerci ed essere ancora più vicini al nostro territorio e ai nostri clienti».

L’iniziativa sarà promossa a livello nazionale attraverso una campagna radio su Radio Rai1 e Rai2, Radio Capital, Radio DeeJay e Radio Italia Solo Musica Italiana, oltre ad azioni specifiche su Facebook e attraverso materiali pop.

Torna a Milano il Temporary Store Häagen-Dazs

Dal 3 maggio saranno due mesi golosissimi alla stazione Cadorna di Milano, grazie al temporary store di Häagen Dazs, il premium brand nato nel 1961 a New York dall’idea di Reuben Mattus, che decise di “inventarsi” dei gelati particolarmente cremosi grazie alla ridottissima aggiunta di aria e all’elevata quantità di grasso del latte. Lo spazio sarà aperto fino al 2 luglio tutti i giorni. La speranza è quella di bissare o addirittura aumentare il successo dell’anno scorso, quando il temporay store fu aperto per solo un mese.
Nella gelateria temporanea i milanesi potranno assaggiare i nuovi gusti del sofisticato brand, a cui l’ideatore decise di mettere un nome che suonasse europeo proprio per dargli un tocco di classe agli occhi del pubblico Usa. 
Una nuova proposta per l’estate 2017 è Hazelnut Crunch, un morbido gelato con nocciole caramellate in pezzi, per un’esperienza di gusto multisensoriale.
E ancora: pinte, minicup singole o in formato multipack e ovviamente gli iconic flavor, vale a dire i quattro gusti classici che hanno fatto la storia di Häagen Dazs: Pralines&Cream, Macadamia Nut Brittle, Vanilla e Belgian Chocolate.

Häagen-Dazs è un marchio General Mills, uno dei più grandi gruppi mondiali, presente in più di 100 Paesi, specializzato in alimenti per colazione, pranzo, snack e cena. Il marchio premium di gelati è attualmente distribuito in oltre 80 Paesi attraverso canali complementari come retail, negozi e foodservice. Da oltre 50 anni, produce gelati (creme e confezionati) e sorbetti. Tutti i prodotti Häagen-Dazs venduti in Italia sono realizzati nel sito produttivo nel nord della Francia. La particolarità dei prodotti Häagen-Dazs sta nell’utilizzo dei migliori ingredienti, attentamente selezionati, senza ricorrere a coloranti o aromi artificiali.

Parte in Francia Nutri-score, l’etichetta a semaforo: un danno per il Made in Italy?

Il logo Nutriscore.

È semaforo verde per l’etichetta a semaforo: tre “big” della Gdo francese, Intermarché, Auchan, Leclerc e l’azienda Fleury Michon hanno deciso di adottare l’etichetta “Nutri-score” scelta dal ministero della Salute “per favorire una buona alimentazione e dunque una buona salute”.  Dopo il Regno Unito dunque anche i transalpini adottano un sistema di etichettatura “a semaforo” che dovrebbe avere lo scopo di comunicare a colpo d’occhio al consumatore i prodotti a rischio perché con u contenuto di grassi, zuccheri o sale eccessivi. Secondo il ministero sono 7 milioni gli adulti francesi obesi, il 15% della popolazione, mentre un terzo è sovrappeso. Il logo dà un voto ai prodotti secondo un sistema molto “basico” e sintetico, a semaforo, in cinque categorie, dalla A (verde) alla E (rosso) seguendo la classifica della britannica FSA (Food Standard Agency).

Da varie parti però il sistema è contestato, e le polemiche sono partire dalla Francia dove la grande industria ma non solo ha contestato la scelta della ministra della salute Marisol Touraine, che ha preferito questa ad altre opzioni più articolate di etichettatura ancor prima che si riunisse la commissione che aveva seguito il progetto fin dall’anno scorso (vedi In Francia, test da 1,6 milioni di euro su quattro tipi di pittogrammi sulla nutrizione). L’adozione non è obbligatoria, ma volontaria: certamente però la decisone di tre grandi insegne che avrebbero deciso di etichettare tutti i propri prodotti a marchio (entro fine anno secondo Intermarché nella loro totalità) è un passo pesante. Da più parti si chiede una decisione comune da parte della Commissione europea. Il governo francese ha notificato nel frattempo alla Commissione europea il decreto che fissa le specifiche del ‘Nutri-score’.

A rischio anche il Made in  Italy: il sistema penalizza infatti ingredienti simbolo della dieta mediterranea e della buona alimentazione come a esempio l’olio d’oliva. Secondo Coldiretti, a rischio ci sono 4,2 miliardi di euro di esportazioni nel paese transalpino, secondo partner commerciale italiano, e rappresenta “una deriva preoccupante rispetto alla quale l’Ue deve ora intervenire. Il provvedimento del Paese transalpino come quello “fuorviante discriminatorio ed incompleto” adottato in Gran Bretagna, “finisce per escludere dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta. In questo modo si mette in pericolo l’85% del Made in Italy a denominazione di origine (Dop) che la stessa Unione Europea dovrebbe invece tutelare e valorizzare”.

Penalizzati dal semaforo rosso ci sono anche le prime tre specialità italiane Dop più vendute in Italia e all’estero: Grana Padano, Parmigiano Reggiano e prosciutto di Parma, oltre all’olio extravergine di oliva, simbolo della dieta mediterranea.

L’etichetta semaforo per la Coldiretti con i bollini rosso, giallo o verde indica il contenuto di nutrienti critici per la salute come grassi, sali e zuccheri, ma non basandosi sulle quantità effettivamente consumate, bensì solo sulla generica presenza di un certo tipo di sostanze, portando a conclusioni fuorvianti e arrivando a promuovere cibi spazzatura come le bevande gassate senza zucchero e a bocciare elisir di lunga vita come l’olio extravergine di oliva.

Il ministro delle politiche agricole Maurizio Martina ha già chiesto alla Commissione europea una posizione chiara sulla materia dell’etichettatura. «I cittadini chiedono di conoscere l’origine delle materie prime dei cibi che consumano. È inaccettabile, invece, la possibilità di classificare gli alimenti con parametri approssimativi che rischiano solo di penalizzare il mercato e l’immagine dei capisaldi della dieta mediterranea» ha dichiarato.

 

 

 

Carrefour e un anno di Piemunto: +10% per i 170 prodotti a latte “Km zero”

È tempo di bilancio a un anno dal lancio del progetto Piemunto adottato da Carrefour nato su proposta dell’Assessore all’Agricoltura della Regione Piemonte Giorgio Ferrero e finalizzato alla valorizzazione della filiera lattiero casearia Piemontese. Grazie alla riconoscibilità del marchio, posto in oltre 100 punti vendita Carrefour in Piemonte, oltre 170 prodotti “Piemunto” hanno fatto registrare un incremento delle vendite presso i punti vendita Carrefour del 10% in un anno, con un picco del +46% grazie a un’attività promozionale e di comunicazione ad hoc nei primi mesi del 2017.

«Il successo di Piemunto è la dimostrazione di quanto il consumatore moderno sia informato e attento alla valorizzazione della filiera. Come Carrefour Italia crediamo molto nel valore della trasparenza e dell’informazione che, grazie a Piemunto, diventa volano per un fattivo contributo al tessuto economico del territorio che, attraverso la crescita dei produttori locali, ha la possibilità di mantenere vive tradizioni ed eccellenze” dice Marco Selmo, Responsabile Prodotti Libero Servizio, Carrefour Italia.

Giorgio Ferrero, Assessore dell’Agricoltura ha dichiarato: «I risultati raccolti a un anno dal varo ci dicono che Piemunto è una scommessa che stiamo vincendo. Valorizzare il latte piemontese è stato uno dei nostri impegni, i dati ci raccontano che Piemunto sta facendo la sua parte. D’altro»nde l’idea di qualità e trasparenza che è dietro il marchio è la stessa che ha mosso il governo a varare l’etichettatura obbligatoria per i prodotti lattiero-caseari. Piemunto è un po’ l’antesignana della etichettatura: una garanzia dell’origine di un prodotto come il latte piemontese e dei formaggi che da esso derivano, in grado di soddisfare l’esigenza di qualità che sempre più forte emerge tra i consumatori».

Ad oggi sono oltre 170 i prodotti a marchio Piemunto presso la rete di vendita Carrefour nell’area della Regione Piemontese, che spaziano dal latte, allo yogurt, ai formaggi e che continueranno, anche nel 2017, a essere sottoposti a stringenti controlli di qualità da parte degli enti certificatori e della Regione Piemonte stessa.

Selex, per la Mdd un restyling non solo di forma, al via semi e vegetale 100%

Oltre 5mila referenze, crescita del fatturato del 22% in tre anni con 824 milioni nel 2016, con un incremento medio delle vendite superiore al 3% ma con picchi del 15% nei segmenti bio e premium, una linea base che copre il 72% delle vendite e linee specialistiche in forte aumento che oggi pesano per il 20% (l’8% è appannaggio dei marchi di fantasia): è la MDD del Gruppo Selex che ha annunciato importanti novità. Che riguardano il completo restyling del packaging “che però ha spesso coinvolto anche un ripensamento nella formulazione e una risegmentazione” come ha spiegato Luca Vaccaro, direttore marche del distributore di Selex, ma anche il lancio di due nuove linee con un conseguente ampliamento dell’assortimento: Linea Vegetale 100% Selex priva di ingredienti di origine animale e Semi, legumi secchi, frutta secca e disidratata, in un’ottica salutistica che segue i nuovi stili di consumo.

La linea dedicata a vegetariani e vegani prevede 16 referenze, che arriveranno sugli scaffali da aprile a settembre, e vanno dal gelato (alla soia, la prima referenza in vendita) ai surgelati, dai secondi alle salse.

Semi, frutta secca e legumi presenta 80 referenze sia biologiche sia che incontrabo el nuoev esigenze salutistiche. Dai semi ai legumi alla frutta, sono accomunati da un unico look, un packaging in carta ecru molto attrattivo. I prodotti convenzionali hanno la scritta più scura con il classico logo Selex rosso, mentre quelli biologici si distinguono per la scritta e il logo in verde.

 

L’andamento del fatturato della MDD Selex.

Restyling di forma e di sostanza

Quanto al packaging, l’idea era di ripensare l’immagine grafica in ottica più moderna, in modo che fosse facilmente riconoscibile e quindi con una continuità con il passato. Le referenze sono state divise in cinque macro categorie: alimentare e bevande, cura persona, cura casa e non food, petfood, parafarmacia. Ognuna contraddistinta da una diversa veste grafica, con l’obiettivo di collegare ogni prodotto al suo mondo di riferimento..

Alcune categorie sono anche caratterizzate da un brand ombrello: Ego Selex per la cura persona, Casa Bella Selex per igiene e detergenza, Amico Mio Selex per il petfood.

Il restyling grafico è però solo un aspetto di un progetto molto più esteso, finalizzato a rendere sempre più appetibile e personalizzata l’intera offerta dei prodotti a marca del distributore Selex, lavorando sulle formulazioni e sul gradimento dei clienti. A questo scopo è stato attivato un programma continuativo di “assaggi” effettuati da un panel di famiglie campione, da cui scaturiscono contributi e suggerimenti.

Le oltre 5.000 referenze MDD sono suddivise tra prodotti Selex, prodotti Vale (l’altra marca del Gruppo), il marchio Il Gigante, le proposte Sù e Vanto, le due linee dedicate al canale cash & carry, e Prodotto Risparmio. A queste vanno aggiunte le linee a marchio di fantasia, da Le Vie dell’Uva, selezione di vini del territorio italiano, a Le Bontà del Pasticciere, ad Armonia & Benessere, dedicata alla cura e alla bellezza, a Storie di Gastronomia.

 

Aperture festive nel commercio il 62% degli italiani dice no, la proposta di Confesercenti

Negozi aperti 24 ore su 24, 7 giorni su 7? Non è una necessità impellente, quanto meno per il 62% degli italiani che secondo un’indagine Confesercenti-SWG è favorevole alla regolamentazione nei giorni di festa comandata. Il commercio, insomma, non è considerato dalla maggioranza come un servizio essenziale al pari di quelli forniti da ospedali, polizia e mezzi di trasporto. 

Un giudizio che secondo l’indagine è molto influenzato dalla consapevolezza che la deregulation, introdotta dal Governo Monti nel 2012 con la possibilità di rimanere aperti sempre, anche a Pasqua e Natale, sta schiacciando i negozi. Il 71% degli intervistati, infatti, segnala che negli ultimi due anni, nel proprio quartiere o città, hanno chiuso negozi di cui erano clienti abituali, mentre il 66% ha visto crescere il numero di locali sfitti o che hanno cambiato tipologia di attività, passando dal commercio alla ristorazione o ai servizi.

La posizione dei consumatori sulla deregulation trova evidenti assonanze con quella espressa dai commercianti. Che, però, vivono con ancora maggiore preoccupazione gli effetti della liberalizzazione, che ha portato le attività commerciali, in media, ad essere aperte 30 giorni di più all’anno. Il 61%, infatti, ritiene che il regime di apertura continua abbia danneggiato la propria attività, contro appena un 12% che dichiara effetti positivi.

 

La proposta di Confesercenti

12 chiusure festive e domenicali obbligatorie durante l’anno, con la possibilità da parte dei sindaci di raddoppiarle o annullarle a seconda delle esigenze del territorio: è questa la proposta che riscuote il favore quasi unanime dei commercianti: tra gli intervistati si è detto favorevole l’87%, contro un 4% di contrari e un 9% di incerti.  “Un esito motivato dal desiderio degli imprenditori di limitare la distorsione della concorrenza a favore della Gdo – si legge in una nota -, ma che nasce anche dalla considerazione che la debolezza del mercato interno rende insostenibile l’eccesso di deregulation“. Infatti, interrogati sul futuro della propria attività, la maggioranza degli imprenditori – il 52% – vede il maggior fattore di rischio nella situazione economica del Paese, mentre Gdo e centri commerciali sono indicati da un terzo degli intervistati e la concorrenza dell’online solo dal 15%.

«La nostra proposta – spiega il Presidente di Confesercenti Massimo Vivoli – prevede di passare dalla deregulation totale ad un minimo di regolamentazione, ragionevole e assolutamente compatibile con i principi e le prassi prevalenti in Europa in materia di libertà di concorrenza. Monti aveva promesso che con questa liberalizzazione sarebbe aumentato il Pil, sarebbe aumentata l’occupazione, si sarebbe stimolata una maggior concorrenza. Tutte e tre queste cose sono risultate non vere. Gli unici effetti certi rilevati con certezza sono stati la compressione dei diritti dei piccoli imprenditori e lo spostamento di quote di mercato – il 3%, pari a 7 miliardi di fatturato – dai negozi tradizionali alla grande distribuzione. È chiaro che noi non chiediamo di stare chiusi sempre, ma di restare aperti solo quando e dove necessario, come ad esempio nelle località turistiche, per predisporre un programma di aperture attento alle esigenze dei consumatori ma anche di chi lavora e di quel modello distributivo italiano che è, storicamente, fatto di piccole e medie imprese».

L’indagine è stata condotta su un campione di 1300  consumatori e 600 imprenditori della distribuzione relativamente al tema della deregulation del commercio.

 

Coop lancia le carni “pulite” e partecipa alla lotta contro l’antibiotico resistenza

Si chiama, utilizzando un efficace gioco di rimandi, “Alleviamo la salute”la nuova campagna di Coop che incrocia esigenze clean label e responsabilità sociale, attivata in concerto con le istituzioni con un obiettivo preciso: contribuire a contrastare l’antibiotico resistenza. Ciò avverrà con una vera e propria rivoluzione nella gestione di 1600 allevamenti allevamenti di animali da reddito, con il fine ultimo della tutela della salute delle persone e del benessere animale. La campagna procederà per step: è già sugli scaffali la nuova linea di pollo a marchio Coop, i 5 avicoli speciali “Fior Fiore” e entro l’estate arriveranno due referenze di uova: tutti da animali allevati senza uso di antibiotici.

La volontà di Coop è quella di ridurre, e quando possibile eliminare, l’uso di antibiotici nei 1600 allevamenti in Italia da cui provengono le filiere di carne a marchio Coop interessate da un processo complesso e che andrà avanti per step successivi provocando una vera e propria rivoluzione gestionale su larga scala. Sullo sfondo, la denuncia del problema dell’”antibiotico resistenza”, ovvero la resistenza dei batteri a un numero crescente dei farmaci destinati a neutralizzarli, dovuta all’adattamento evolutivo amplificato da un uso ampio e spesso sconsiderato di antibiotici. Una piaga che secondo alcune previsioni provocherà un aumento della mortalità nel mondo dalle attuali 700.000 a 10 milioni di persone nel 2050. Per questo motivo tutti gli Enti internazionali a partire dalla stessa OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e dall’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), oltre ai Ministeri italiani competenti, hanno da tempo lanciato l’allarme riguardo la necessità di ridurre l’abuso e l’uso non corretto degli antibiotici negli allevamenti di animali da reddito per preservare la salute pubblica. Se non è possibile né vietare, né superare completamente l’uso degli antibiotici nell’allevamento perché la cura dell’animale è una priorità, li si può ridurre in modo drastico a favore della salute delle persone.

Da anni Coop collabora con le principali organizzazioni che si occupano di benessere animale come LAV e  CIWF (Compassion in World Farming), dalla quale ha ottenuto nel 2010 un riconoscimento internazionale per aver deciso di vendere solo uova di galline allevate a terra, estendendo a tutto l’assortimento quanto aveva già fatto nel 2003 per le proprie uova a marchio.

La più recente azione di Coop in quest’ambito è la richiesta avanzata a gennaio 2017 ai propri fornitori di installare telecamere negli allevamenti e nei macelli, una prassi che è già in uso peraltro in alcuni allevamenti in Italia ed è comune all’estero. Inoltre, l’insegna ha attuato una scelta no-ogm sull’alimentazione delle filiere animali che in termini di maggiori costi di controlli e di certificazione vale oltre 13 milioni di euro ogni anno.

 

Sostenibilità e trasparenza, dall’allevamento allo scaffale 

«Occorre partire dagli allevamenti –spiega Marco Pedroni, Presidente Coop Italia – perché generando un’azione virtuosa su questi si arriva a prodotti migliori a scaffale e conseguentemente al consumatore. È un’azione che procederà per step, ma come Coop partiamo avvantaggiati perché abbiamo sempre riposto grande attenzione alla qualità delle filiere zootecniche. Ora alziamo ulteriormente l’asticella selezionando i partner migliori per l’attuazione delle buone pratiche. La nostra è un’azione volontaria che ci pone a fianco delle istituzioni sensibili al tema, consapevoli della grande attenzione che c’è tra i cittadini, rispetto alla quale riteniamo sia necessario garantire un’offerta trasparente in linea con la missione di Coop. Favoriremo le buone pratiche di allevamento basate sul benessere animale e su metodologie innovative di gestione degli allevamenti; garantiremo che l’uso degli antibiotici negli allevamenti sia ridotto e limitato ai casi di necessità, eviteremo l’uso degli antibiotici più critici impiegati nelle cure per l’uomo. Lo scopo è di contribuire a ridurre l’antibiotico resistenza per mantenere l’efficacia delle cure mediche sulle persone».

 

Nuove etichette

I primi risultati di questo impegno sono già arrivati a scaffale; non si tratta di pochi prodotti simbolici, ma di intere linee di prodotto che si diffonderanno in tutta la rete di 1.100 punti vendita in Italia. La nuova etichetta “Allevato senza uso di antibiotici” è presente da alcuni mesi sulle confezioni di faraona, cappone, gran gallo, galletto livornese e pollo all’aperto “Fior Fiore Coop” (per una produzione pari a 2 milioni di capi annui): si tratta di razze a lento accrescimento, allevate a terra secondo standard molto rigorosi in termini di benessere animale e di bio-sicurezza e più resistenti a patologie che potrebbero comportare il ricorso all’uso di antibiotici. A giorni debutterà la nuova linea di pollo Coop “Allevato senza uso di antibiotici” (si stimano a regime più di 10 milioni di capi coinvolti), a giugno sarà la volta delle uova da galline allevate a terra senza l’impiego di antibiotici (2 referenze, le galline coinvolte sono circa 1 milione e 300.000 in un anno) e in gastronomia il pollo Fior Fiore (stima a regime 1 milione di polli annui). L’impegno comunque è di lunga scadenza, imponente – complessivamente stiamo già parlando di più di 14 milioni di animali coinvolti ogni anno – e non si limita al pollame; le prossime filiere coinvolte saranno il bovino e il suino.

«La nostra – conclude Stefano Bassi, Presidente Ancc-Coop (l’Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori) – è una campagna contro l’antibiotico resistenza e al tempo stesso una campagna di trasparenza che permetterà a chi vuole consumare carne di avere tutti gli elementi per scegliere. In quest’ottica stiamo lavorando per creare già dai prossimi mesi un circuito di “Allevamenti Aperti” che i soci Coop potranno visitare».

CosiComodo, l’e-commerce di Selex: oggi drive locale, con un futuro da marketplace

Ormai la strada è aperta e l’e-commerce è diventato elemento fondamentale per ogni impresa delle Gdo “un po’ come un reparto ortofrutta o una macelleria nel punto vendita” come dice Maniele Tasca, direttore generale di Selex che abbiamo intervistato in occasione della presentazione del progetto di e-Commerce del gruppo. “Una palestra” come ha più volte sottolineato Tasca per sottolineare il fatto di essere un work in progress aperto a sviluppi futuri: dal drive all’home delivery (a partire probabilmente dalla Lombardia), al marketplace che potrebbe accogliere anche prodotti e servizi di terzi. Il tutto con delle peculiarità date dalla struttura del gruppo, fatto di 15 insegne sparse su tutto il territorio nazionale.

Al momento sono tre le insegne partire, Il Gigante, Mercatò (Gruppo Dimar) e, nei prossimi giorni, Emisfero (Gruppo Unicomm), con i primi tre punti vendita, ed è previsto il progressivo coinvolgimento di tutte le insegne che fanno capo a Selex. Ma il sito, unico, su cui saranno concentrate le attività di comunicazione, www.cosicomodo.itvuole diventare un aggregatore dell’offerta non solo perché tecnologicamente gestirà tutte le attività delle singole insegne, che entreranno man mano a farne parte, mantenendo la loro specificità (e i loro prezzi, assortimento e promozioni), ma, appunto, ha anche l’ambizione di evolvere accogliendo offerte verticali (vini, prodotti tipici, pet food), “perché non si va online solo per fare la spesa ma anche per comprare un tipo di prodotto, o un servizio, il che spiega il successo della delivery di pasti pronti”, ma anche prodotti e servizi di terzi. Una sorta di marketplace insomma ma locale, a cui rivolgersi per trovare una risposta alle proprie esigenze del momento. 

La road map è stata sostanzialmente definita per i prossimi step: home delivery nei primi mesi del 2018, allargamento nel corso del 2017 a 10/15 punti vendita per Il Gigante e 5/6 per Mercatò.

La consegna avviene al momento entro 4 ore dall’ordine ma a breve si vuole arrivare a due ore.

 

Come funziona CosiComodo: focus sui freschi

L’utente che “atterra” su CosìComodo inserisce la propria località e il sistema gli propone i supermercati attivi nella sua zona. Una volta scelta l’insegna, può acquistare online, navigando tra i reparti, un ampio assortimento di prodotti, qualunque articolo in vendita nel proprio supermercato di fiducia, dalle grandi marche nazionali fino alle specialità tipiche. Il focus è sui freschi con alcune peculiarità come la possibilità di acquistare salumi al taglio, selezionando peso e spessore delle fette e scegliere il taglio della carne, del pesce o l’origine della verdura.. Tutto infatti viene preparato poco prima della consegna della merce, per garantire il massimo della freschezza.

Ogni insegna aggiorna quotidianamente il proprio assortimento. Online non mancano promozioni, prodotti stagionali, private label e un’ampia selezione di proposte rispondenti ai trend di consumo, dal senza glutine al biologico. Il consumatore può utilizzare la carta fedeltà del suo supermercato di fiducia e godere delle iniziative riservate ai titolari.

Per aiutare il cliente a comporre il carrello della spesa in modo agevole e veloce, CosìComodo offre servizi semplici da usare quanto efficaci:

filtri avanzati per affinare la ricerca tra cui: area di origine del prodotto, fascia di prezzo, o    presenza di una promozione, esclusione di allergeni tra gli ingredienti, stile di vita;

lista della spesa: chi fa acquisti ripetuti, li può inserire nella lista e con un solo click li aggiunge tutti al carrello;

prodotti acquistati più frequentemente: il portale tiene memoria della spesa di ogni cliente e gli ripropone i prodotti che compra più spesso;

suggerimenti: a seconda delle schede di prodotto che consulta, il sistema suggerisce altri prodotti che i clienti che hanno sfogliato le stesse schede, hanno comprato.

Riempito il carrello, il cliente inoltra l’ordine, specificando l’ora preferita, e va comodamente a ritirare e pagare la spesa presso il punto di vendita indicato o nell’area dedicata, dove gli addetti lo aiuteranno a caricarla in macchina. Il servizio viene erogato per tutta la giornata, seguendo gli orari del supermercato, in modo tale da garantire le esigenze anche di chi, durante le ore di lavoro o studio, non può recarsi a ritirare la spesa. Il nuovo portale è supportato da un’intensa comunicazione all’interno dei punti di vendita coinvolti e nei siti istituzionali delle insegne.

Ikea apre un Pop-up nel centro di Roma, dedicato alla cucina

Ikea fa una vacanza di due mesi al centro di Roma. Ha aperto oggi, 27 aprile, in piazza San Silvestro, a due passi da piazza di Spagna, il primo Pop-Up store capitolino della grande catena svedese di arredamento. Un negozio temporaneo di 400 metri quadri aperto tutti i giorni dalle 10 alle 20 fino al 27 giugno e che sarà dedicato quasi interamente alla cucina. Vi ruoteranno 20 dei 780 collaboratori diretti del marchio a Roma, tutti assunti a tempo indeterminato.

 

Esperienza interattiva

L’obiettivo è quello di sperimentare nuove formule per andare incontro alle esigenze dei clienti che chiedono un maggiore dialogo tra negozio fisico e on-line. Nello store di piazza San Silvestro, i clienti potranno lasciarsi ispirare dalle numerose proposte per arredare la cucina, ma potranno anche sfruttare la tecnologia, con schermi, video e QR Code, che rendono la visita molto interattiva. Ikea ha deciso di affiancare agli store tradizionali, di solito collocati in periferia per ovvie ragioni di spazio, negozi dalle dimensioni più piccole ma più accessibili, con un assortimento selezionato di prodotti, in genere i più venduti, e una maggiore attenzione ai ritmi e alle necessità di un pubblico metropolitano. Il ridotto assortimento è compensato da un bouquet di servizi che rende comunque l’esperienza completa e soddisfacente. A Roma esiste già dal 2016 un Pick-Up & Order Point al Collatino, in cui si possono ordinare e ritirare oggetti acquistati online grazie a Pc, tablet e smartphone.

Il Pop-Up Store e il Pick-up & Order Point di Roma si aggiungono agli store tradizionali e ormai consolidati di Anagnina e Porta di Roma, inaugurati rispettivamente nel 2000 e nel 2005 che contano circa un milione di soci Ikea Family e circa 7 milioni di visitatori l’anno. Nell’ottica della multicanalità è stato recentemente attivato presso i punti vendita romani anche il servizio clicca e ritira che permette di pagare online e ritirare gli articoli presso un negozio Ikea. I prodotti sono disponibili in 4 ore lavorative dalla conferma dell’ordine, durante l’orario di apertura del negozio. Il Lazio è la seconda regione in assoluto per numero di vendite in e-commerce in Italia per Ikea, seconda solo alla Lombardia. Le vendite in Lazio sono il 10,45% delle vendite totali di Ikea Italia online, quelle di Roma e provincia sono l’8,23% del totale italiano. Il trasporto su appuntamento (meno di 50 kg) pesa nel Lazio più della media nazionale: in Italia è il 18% degli ordini, nel Lazio il 21%, a Roma e provincia è il 22%.

 

In attesa del terzo store

«Abbiamo Roma nel cuore – afferma Belén Frau, Amministratore Delegato di IKEA Italia – ed è per questo che abbiamo scelto di aprire qui il nostro primo Pop-Up Store, nella splendida città che ci ha accolto 17 anni fa quando abbiamo inaugurato il primo negozio. Quello di Roma è un mercato per noi maturo, presidiato da due negozi, un pick-up & order point e un terzo negozio in arrivo. L’obiettivo è rendere l’esperienza d’acquisto sempre più accessibile, con format diversi che incontrino le esigenze dei nostri consumatori, sia nei touch point fisici sia in quelli online, sia nella multicanalità che coniuga entrambi gli aspetti».

Altri pop-up hanno aperto fin dall’anno scorso, con formule leggermente diverse che includono a volte anche il ristorante, a Londra, Parigi e Varsavia, ma anche l’anno scorso in occasione del Fuorisalone milanese.

Una fragola (Candonga) in tour nei RED Feltrinelli

Una fragola tra libri e food, marchio di fabbrica degli store RED di Feltrinelli: è la Candonga Top Quality che è partita il 21 aprile per un tour di degustazione presso la location di Piazza Gae Aulenti a Milano.

I lettori della RED Feltrinelli hanno potuto gustare la Candonga al naturale o come guarnizione delle tortine preparate dalla RED per l’occasione. Moltissimi i clienti che si sono soffermati al banco degustazione, dove hanno ricevuto un segnalibro con il claim della campagna di comunicazione “È ARRIVATA”, il cui spot è in onda da aprile sulle emittenti Rai e tv locali tra cui: Telelombardia, RTV38, Radio Norba TV e TELESANTERNO.

Carmela Suriano CEO del Club Candonga, presente all’inaugurazione del tour a Milano, ha commentato: «Un incontro all’insegna del relax e del buon cibo con l’opportunità di gustare delle fragole dalle eccezionali caratteristiche organolettiche, coltivate con amore dai produttori del Club Candonga, raccolte e selezionate da mani esperte e in grado di raggiungere le tavole dei consumatori in poche ore dalla raccolta. Maggio è il mese per eccellenza delle fragole e, tramite questo tour di degustazione, ci auguriamo di far conoscere la prelibatezza di questo frutto di stagione così prezioso e interessante».

Il tour di degustazione proseguirà nei seguenti store RED Feltrinelli:

– Dal 26 Aprile al 3 Maggio a Firenze, nel punto vendita sito in P.zza della Repubblica 27;

– Dal 2 Aprile al 9 Maggio a Bari, in via Melo 119;

– Dal 4 al 10 maggio a Parma, in Strada Farini 17.

Per tutto il mese di maggio sarà inoltre possibile degustare le tortine RED guarnite con la Candonga Fragola Top Quality anche nello store di Milano Scalo, sito in Via Milano 5 (Locate Triulzi).

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