CLOSE
Home Authors Posts by Carmela Ignaccolo

Carmela Ignaccolo

Carmela Ignaccolo
775 POSTS 0 COMMENTS

Esselunga apre a Brescia: 179 addetti, 96 neoassunti

Tre modi di fare la spesa, un’accoglienza rivoluzionata, ma immediatamente familiare, la qualità a portata di mano: questi i tre nuovi percorsi inaugurati nel nuovo superstore di via Triumplina a Brescia.
All’ingresso si trova il cuore del nuovo format costituito dai reparti, integrati fra loro, dove vengono preparati a vista e serviti i prodotti Made in Esselunga: per la prima volta situata in galleria, Elisenda, la pasticceria in collaborazione con gli stellati fratelli Cerea; il Bar Atlantic, con la caffetteria, il banco take away e la sua cucina a vista in cui è possibile osservare la preparazione espressa delle ricette Esselunga; il reparto Pane e Dolci con gli esperti panificatori all’opera, che impastano e sfornano di continuo pane e focacce durante l’arco della giornata, e la Gastronomia per la quale ogni giorno vengono cucinate dai gastronomi oltre 200 ricette, selezionando i piatti preferiti della nostra tradizione e dal mondo.
Il nuovo layout, disegnato in collaborazione con Landini Associates di Sydney e frutto di una approfondita elaborazione concettuale, oltre a mostrare ai clienti le fasi di preparazione dei prodotti attraverso ampie vetrate trasparenti, permette anche di effettuare una spesa più rapida e agile senza percorsi obbligati: in corrispondenza di quest’area sono infatti presenti due ingressi e le casse.

[Not a valid template]All’ingresso dell’area di vendita i clienti sono accolti dalla freschezza dei reparti Fiori e Piante e Frutta e Verdura, con un’isola dedicata alle insalate, valorizzati da nuovi espositori bassi che richiamano il tradizionale banco del mercato rionale.
Oltre ai consueti banchi assistiti del Pesce fresco e della Carne, al fine di valorizzare la visibilità e la profondità assortimentale, sono stati realizzati dei veri e propri
shop-in-shop per rinnovare la classica Enoteca, il reparto Surgelati, il Pet Food e la Parafarmacia.
Le promozioni, non più disposte in un unico corridoio dedicato, occupano spazi specifici e una corsia trasversale adiacente ai vari reparti di riferimento per permettere una circolazione più fluida della clientela.
La barriera casse, diversamente dal tradizionale layout che la vede posizionata all’ingresso, è stata collocata lateralmente al negozio dove tre maxi schermi con contenuti multimediali intrattengono i clienti al momento del pagamento della spesa.
Il superstore, privo di controsoffitto e dal pavimento in crystal super concrete, è dotato di luci di differente intensità, più o meno calde a seconda del reparto, per enfatizzare i prodotti che, disposti su scaffali neri come su un palcoscenico, diventano i protagonisti. Per i materiali degli arredi è stata scelta la purezza dell’acciaio e il calore del legno dogato e traforato per scaldare l’ambiente.
Al piano interrato è presente la prima area ecologica con l’eco-compattatore di bottiglie in plastica PET, che rilascia al cliente un buono spesa di 0,10 euro ogni 10 bottiglie inserite, e il contenitore per il conferimento delle pile.
Le innovazioni introdotte nel nuovo concept non vanno a discapito della convenienza, elemento portante della strategia di Esselunga che da sempre propone una qualità eccellente al prezzo più basso.

Mantova Outlet Village: debuttano Chicco e lo store b-brand Piquadro e The Bridge

Due nuovi negozi per il Mantova Outlet Village che amplia ulteriormente l’offerta merceologica in vista delle Festività Natalizie.

Sabato 30 novembre, infatti, inaugureranno lo Store Chicco, e lo store b-brand Piquadro e The Bridge, che interpreta sia l’anima tech-design di accessori per il business e il viaggio di Piquadro e sia l’anima vintage e artigianale toscana.

Il negozio Chicco, dove sarà possibile sottoscrivere una carta fedeltà gratuita e priva di scadenza, e  sottoscrivere inoltre la tessera gemelli,  fornirà anche un servizio di consegna a domicilio. Nello store sarà presente un personal shopper che aiuterà a scegliere il prodotto più indicato in base alle esigenze dei genitori.

Ma Mantova Outlet Village si arricchisce anche dello store b-brand Piquadro & The Bridge, per illustrare i valori distintivi delle due aziende italiane: nei prodotti Piquadro design, funzionalità e innovazione tecnologica si fondono con il sapore della lavorazione artigianale italiana, la qualità dei pellami pregiati e la cura per i dettagli. I pellami, esclusivamente italiani, provengono prevalentemente dal distretto conciario toscano, la cui antica tradizione ne fa il più noto e prestigioso a livello mondiale. Abbinati a tessuti tecnologici di ultima generazione, danno origine a prodotti dall’estetica riconoscibile ed essenziale in colori classici e tinte inedite.

The Bridge è un viaggio che dura da cinquant’anni. E’ il Tuscany way of life che s’incarna in borse e accessori caratterizzati dall’eleganza naturale e senza tempo del cuoio italiano pieno fiore, conciato al vegetale e lucidato fino a diventare morbido e incredibilmente luminoso. Il suo mondo di riferimento, legato alla cultura giovanile e globe-trotter degli anni settanta, lo ritroviamo oggi nella cultura hipster, figlia della rivoluzione digitale.

Nel b-store sarà presente un’ampia selezione di accessori, zaini, borse, portadocumenti, borsoni viaggio e trolley eleganti e raffinati in linea con lo stile e l’anima dei brand oltre che ad alcuni pezzi iconici che ne hanno fatto la storia.

 

Muuzzarella Restaurant Store apre il secondo negozio a Milano

Meno di otto mesi e il format che reinterpreta la mozzarella di Bufala Campana  DOP in ogni suo piatto raddoppia a Milano, aprendo il secondo Muuzzarella Restaurant Store, raddoppia a Milano, con il nuovo store di viale Premuda al 46, dopo il successo riscosso dal locale aperto lo scorso marzo in via Raffaello Sanzio al 24, all’ angolo con via Ravizza. Il  nuovo nato va ad aggiungersi agli altri store monoprodotto totalmente dedicati alla mozzarella di Bufala DOP sul lungomare in Via Partenope, in zona Chiaja e al Vomero a Napoli, oltre al pop up estivo a Portocervo. Entro la fine del prossimo anno si prevede il tris, con un terzo punto vendita su Milano.
Il brand  nasce sei anni fa grazie all’intuizione di due giovani imprenditori napoletani: Salvatore Maresca, allora nel campo economico  finanziario e Dario Moxedano, agente Fifa. “Volevamo rivoluzionare l’approccio classico alla Mozzarella di Bufala Campana DOP – racconta Dario Moxedano – creando un connubio diretto con la dieta mediterranea, ideando piatti creativi dal gusto tipicamente italiano. Con questo nuovo format si vuole superare i confini della classica offerta ristorativa per focalizzarsi su una più complessa esperienza a 360 gradi di Dining Out Experience dal gusto internazionale, con un approccio glocal, usando quindi prodotti prettamente locali ma con un approccio cosmopolita”.
“Un nuovo locale che apre in anticipo rispetto agli obiettivi prefissati grazie all’istantanea risposta positiva dei milanesi. Abbiamo pensato di approdare dalla parte opposta della città per soddisfare la crescente domanda degli amanti del format” dichiara Salvatore Maresca. “E infatti la comunità che definiamo “Muu Lovers Family” è attivissima a Milano come a Napoli, una grande famiglia che ci segue sui  vari canali social ed è assidua frequentatrice dei nostri store”.

Il Menu
Con l’apertura del nuovo  locale in viale Premuda verrà presentato il nuovo menu “Pop- Democratic” per un pubblico ampio, democratico appunto, dai 14 agli 80 anni e dal costo medio a coperto che varia dai 20 ai 40 euro. La mozzarella di Bufala  Campana DOP viene abbinata a carne, pesce, verdura e salumi con accostamenti ricercati. Inoltre sarà presente un angolo shop presente in ogni Muuzzarella dove poter acquistare ogni giorno dalle 10 alle 24 il prodotto fresco di giornata. 7 giorni su 7, la mozzarella e gli altri prodotti arrivano freschi dai luoghi di produzione campani. Tra i piatti più iconici troviamo il “Pesto e Mela” (bocconcini di mozzarella di Bufala, una croccante mela  pesto di basilico homemade), la Rattacasa (il classico comfort food napoletano, pasta mista con patata gialla e mozzarella affumicata servita nell’ antica gratta-formaggio), la tartare di tonno (cubetti di mozzarella di Bufala Dop, crudo di tonno con limoni di Sorrento su un velo di pesto di basilico), il caratteristico TiramiMuu (servito all’interno di una caffettiera moka  dalla forma ottagonale con biscotto artigianale bagnato nel caffe  e crema alla ricotta di bufala e mascarpone) e la Muu Cheese cake, il più famoso dolce anglosassone rivisto in chiave campana fatto con ricotta di bufala  e una base frollino e burro di bufala.

Il design

Il design del nuovo locale è stato progettato dall’architetto Mario Sorrentino ed eseguito Costa Group: “ho realizzato un uno spazio che si piega al design, quando solitamente è il contrario”. E’ il caso del prato verde con l’iconica staccionata in legno ha ricoperto il banco da lavoro-retail, dando forma alla zona dedicata alle lavorazioni e alla vendita del prodotto; i lampadari, combinazione di secchi e corde, sono legati all’attività stessa, quella della mungitura; boiserie in legno massello e rovere sbiancato con cornici decò, contrastano il colore più scuro del pavimento in parquet a cui si aggiungono le panche “muccate” tipiche (rivestite di tessuto maculato), che contribuiscono a creare un’atmosfera morbida, informale, accogliente e cordiale. Tre ambienti, una saletta privata che diventa un privée e un dehors da una ventina di posti a sedere per godere appieno l’esterno.
 
Il futuro del gruppo
 
“Il futuro del gruppo potrebbe  senza dubbio essere  l’estero dove ci sono altissime potenzialità di crescita  per il brand e un trend sempre positivo di richiesta di prodotti e servizi italiani ” racconta Salvatore Maresca. “Ci stiamo affacciando al mercato Europeo alcuni investitoti hanno già dimostrato interesse verso il gruppo in Spagna, in Francia e in Germania. Il modello di business scalabile e replicabile è alla base del nostro progetto: individuando un partner di private equity strategico che supporti l’insediamento del format nel vecchio continente. Concreta  è  prossima invece l’idea  di un flagship Muu Muzzarella a New York di proprietà diretta del gruppo, per entrare  nel mercato degli States”.

I resi aumentano vertiginosamente: nel 2020 in USA arriveranno a 550 miliardi di $

I resi hanno cambiato la prospettiva dei consumatori. E stanno cambiando il mercato. Tanto che, stando a uno studio pubblicato su The Journal of Marketing, le aziende che offrono resi gratis aumentano le proprie vendite del 457%

Inevitabilmente, però, il numero dei resi sta crescendo esponenzialmente, costringendo alcuni marchi a limitarne le richieste per evitare danni e perdite. Come evidenziato da un report di Appriss Retail, lo scorso anno negli Stati Uniti il loro valore è stato di 369 miliardi di dollari, pari al 10% delle vendite. Una cifra destinata ad aumentare se non si interviene: come riporta GreenBiz, l’anno prossimo negli USA il valore dei resi toccherà la cifra record di 550 miliardi di dollari, segnando un +75% rispetto al 2016. Oltre al dato economico, tuttavia, tutto questo va ad impattare pure sulla salute del Pianeta. Infatti, come rivela il New York Times, il trasporto si piazza al primo posto tra le principali fonti di gas serra nell’atmosfera, un primato recentemente raggiunto dopo aver superato le centrali di energia. A questo si aggiunge la produzione record di imballaggi che genera grandi quantità di rifiuti che stanno mettendo in ginocchio le città.

Tra gli effetti collaterali dei resi non va, inoltre, dimenticato il packaging, con l’enorme quantità di scatole di cartone e involucri di plastica che vengono generati nel processo di restituzione: secondo quanto calcolato dalla rivista statunitense Fast Company, ogni anno negli Stati Uniti vengono spediti 165 miliardi di pacchi, un numero consistente che si traduce nell’abbattimento di 1 miliardo di alberi. L’aumento degli imballaggi sta diventando un problema anche per le città, costrette a far fronte a quantità sempre maggiori di rifiuti, una situazione che ha già costretto l’amministrazione di San Francisco ad aumentare la tassa dei rifiuti. Inoltre, come segnala il rapporto di Forter Fraud Attack Index le frodi legate ai resi costano ai retailer più di 15,3 miliardi di euro l’anno. Una questione che riguarda soprattutto i rivenditori che offrono resi in negozio: grazie alle facili opzioni di ritiro, i truffatori prendono le informazioni personali degli acquirenti, ordinano i prodotti e se ne appropriano.

Perché si rende la merce?

Come evidenziato da The Business of Fashion, tra le cause che spingono i consumatori a rendere la merce acquistata, rientra il fatto che le misure spesso non sono calcolate in modo accurato e, una volta ricevuto il capo, i clienti si accorgono che la taglia non corrisponde affatto a quella desiderata. Ma non solo, secondo la rivista Women’s Wear Daily, esistono dei veri e propri serial returne.

1)    Il compulsive shopper: non può fare a meno di acquistare grandi quantità di vestiti, tuttavia, una volta ricevuta la merce ordinata, tende a sentirsi in colpa e restituire i capi acquistati.

2)    Il wardrober: acquista un capo con l’intenzione di indossarlo per una serata e restituirlo l’indomani. Secondo The Guardian, nel Regno Unito 1 consumatore su 5 fa wardrobing e il fenomeno costa 1,7 miliardi di euro.

3)    Il social media wardrober: acquista un outfit solo per sfoggiarlo sui social, perché si sa, ogni giorno occorre un nuovo #OOTD (outfit of the day).

4)    Il bracketer: compra diverse taglie o colori dello stesso capo, riservandosi poi il diritto di provare il tutto una volta ricevuto l’acquisto e tenere solo la versione che gli sta meglio.

Per questi “consumatori compulsivi” può costituire una soluzione il fashion renting, ovvero la possibilità di affittare gli abiti per un periodo limitato. In questo modo si limitano gli errori di taglia e i sensi di colpa per una spesa “sconsiderata”. Non solo, grazie al pay-per-use, si andranno a soddisfare le esigenze di tutti quei consumatori che comprano abbigliamento a puro scopo di uso e consumo anziché di possesso.

 

Scegliere spazi urbani per la logistica conviene: lo dimostrano i costi del last link

Nell’e-commerce la sfida si gioca tutta lì: nel last link (detto anche last mile o ultimo chilometro), ovvero nella fase finale della supply chain dell’e-commerce indipendentemente dal mezzo di trasporto utilizzato, in un contesto urbano o rurale, verso un punto di raccolta o un domicilio. I clienti vogliono una consegna rapida ed efficiente e quindi non si può sbagliare. Inevitabile, quindi, che i costi lievitino.

Ce lo rivelano i dati contenuti nel report “Last Link: Quantifying the Cost”, e divulgati da Cushman & Wakefield, che evidenziano come nella supply chain dell’e-commerce ad incidere maggiormente sono proprio i costi del trasporto (50,3%) a fronte di un’incidenza del 4,3% dei costi immobiliari.

Abbassare questi costi, però non è impossibile.

Da un’analisi dei quattro principali mercati europei (Londra, Parigi, Madrid e Milano) è infatti emerso che la riduzione della STEM distance (il tempo di percorrenza tra il deposito urbano e il punto di consegna) abbassa sistematicamente i costi totali del “last link”. Nonostante i canoni di locazione notevolmente più elevati, il ricorso ai depositi urbani ha costi totali sempre inferiori rispetto ai costi totali generati dai magazzini di distribuzione, situati in genere fuori dalle città. Scegliendo i depositi urbani si riducono i tempi e i costi degli autisti, diminuisce il consumo di carburante e si ottimizza anche l’utilizzo dei furgoni. Quindi la riduzione della STEM distance con un avvicinamento di 10 minuti a un deposito urbano di dimensioni medie ha generato un risparmio di 1 milione di euro l’anno. “I risultati ottenuti dall’utilizzo del modello TLLC (Total Last Link Cost ndr) dimostrano che optare per la logistica di fascia premium scegliendo spazi urbani conviene, visti gli enormi risparmi possibili sui costi di trasporto totali – spiega a questo proposito Lisa Graham, Logistics Research & Insight team, Cushman & Wakefield -. Ci attendiamo un significativo aumento dei canoni di locazione per i depositi urbani nelle principali città europee, parallelamente a un ulteriore sviluppo degli hub logistici.”

Visione simile anche per Marzio Granata, Co-Head I&L Italy, Logistics & Development e Alessandro Mancini, Co-Head I&L Italy, Last Mile & Data Centre Advisory, che commentano: “La continua espansione dell’e-commerce e la crescita di una domanda sempre più attenta ai tempi di ricezione dei beni acquistati, stanno apportando un cambiamento strutturale del mercato immobiliare che favorisce il settore industriale e della logistica, evidenziando la necessità di hub in prossimità dei centri cittadini ed in molti casi dentro le stesse aree metropolitane. Grazie a strumenti sempre più innovativi e affidabili volti allo studio della logistica urbana, come “TLLC”, Cushman & Wakefield è in grado di rispondere alla crescente richiesta del mercato di approfondire questo settore con soluzioni e competenze di alto profilo professionale, tese a supportare le valutazioni in sede di analisi delle location di insediamento.”
Carlo Walder, Head of Capital Markets Industrial & Logistics, conclude: “L’interesse degli investitori, soprattutto stranieri, per l’acquisizione di immobili logistici in Italia è sempre molto forte. A questo si aggiunge quello per gli immobili last mile grazie al posizionamento vicino e all’interno delle città e all’espansione dell’attività di e-commerce. La scarsità di prodotto e le elevate aspettative dei venditori impediscono dei record nei volumi delle transazioni e obbligano gli investitori a cercare nuove opportunità quali operazioni di sale&lease back, l’acquisizione di magazzini sfitti in location interessanti e la riqualificazione di immobili urbani dismessi. I rendimenti sono in continua compressione”.
Nel lungo periodo, Cushman & Wakefield prevede che un ulteriore miglioramento dell’efficienza della distribuzione sarà determinato da soluzioni e tecnologie ecologiche. Una volta legalizzata in Europa, la tecnologia dei veicoli a guida autonoma avrà un impatto potenzialmente in grado di modificare i costi di trasporto; un precedente report di Cushman & Wakefield, “The Changing Face of Distribution”, stimava una potenziale riduzione della quota dei costi logistici totali dal 50% ad addirittura il 32%.

Metodologia

I dati contenuti nel report “Last Link: Quantifying the Cost” sono stati generati da un modello di nuova creazione chiamato Total Last Link Cost (o modello TLLC) sviluppato in collaborazione con P3 Logistic Parks, che permette di quantificare i costi totali del “last link” per qualsiasi immobile.

 

 

Retail: la chiave di successo è la competitività

In un mercato come quello del retail, che vale globalmente 5,9[1] trilioni di dollari purtroppo ci sono carenze gravi. A dirlo lo studio “Il Futuro dei retailer passa dai dati”, presentato da dunnhumby e realizzato da Forrester Consulting.  Secondo l’indagine, infatti, ’85% dei retailer della grande distribuzione organizzata a livello mondiale non dispone delle giuste capacità, tecnologie, persone e processi per utilizzare strategicamente gli insight al fine di monetizzare i dati e guidare l’esperienza utente.

Nonostante le evidenti barriere, la maggior parte dei retailer globali (85% nel mondo contro 90% in Italia) considera la crescita di fatturato la principale priorità nel 2020, e pianifica di raggiungere l’obiettivo attraverso un miglior uso dei dati per sviluppare strategie orientate ai clienti (84%) e attraverso decisioni di business (82%).

Molti operatori del comparto della grande distribuzione organizzata lottano per sopravvivere alla luce di una maggiore competizione ad opera di discount, pure player e altri operatori non convenzionali e costi sempre maggiori per lo sviluppo del business che impattano fortemente sui margini” dichiara David Clements, Global Retail Director at dunnhumby. “Abbiamo commissionato questo studio proprio per comprendere meglio perché molti retailer non stanno abbracciando la sfida di generare profitti da nuove fonti, migliorando al contempo l’esperienza utente”.

Le evidenze chiave dello studio

  • Solo il 15% dei retailer della grande distribuzione rientra nella categoria Leader, ovvero quei business che si differenziano per lo sviluppo di strategie consumer data-led per incentivare la crescita e migliorare le relazioni con tutta la filiera. La stragrande maggioranza segue. Forrester identifica tre livelli di maturità nella GDO: leader (15%), intermedio (55%), prematuro (30%). I leader si differenziano per aver instaurato collaborazioni molto avanzate con tutti i fornitori di prodotto che si esplicitano nella 1) condivisione di data insights sui clienti, 2) fornitura di soluzioni per l’analisi degli insight e la misurazione a supporto del piano media, 3) negoziazione dei retail media placement come parte integrante dei loro accordi quadro annuali. A livello geografico la maggiore concentrazione di leader si riscontra in Italia, Stati Uniti, Brasile, UK e Tailandia, Paesi in cui i retailer hanno iniziato a sviluppare strategie consumer a supporto del business.
  • Il 96% dei retailer globali – 95% in Italia – riscontra problemi nell’utilizzare i dati in maniera strategica per sviluppare strategie per i consumatori. Tra i principali ostacoli l’inabilità di armonizzare i dati e dedurre insight dai diversi canali (36%) o di saper sviluppare una visione olistica dell’utente (31%) unita alla mancanza delle necessarie tecnologie e competenze (31%). Il mercato italiano non si discosta troppo da questa visione e tra le principali barriere identificate dai retailer nostrani risultano, in primis, la difficoltà di interfacciare dati interni e esterni (40%). Permane anche in Italia il problema dell’armonizzazione tra canali (33%) – banner, marchi, punti vendita – a cui si aggiungono la mancanza di dati puntuali sui quali costruire azioni concrete (30%) e di un quadro completo dell’utente (28%).
  • Gran parte dei supermercati non capitalizza sul potenziale fatturato derivante dai dati sui clienti e dai canali media online e offline. Sebbene il 53% dei rispondenti a livello globale dichiara di utilizzare i dati sui clienti (percentuale più alta di 2 punti percentuali in Italia), meno della metà fa riferimento ad altre fonti.

Di seguito la top 5 tra le fonti più utilizzate dai retailer nel mondo e in Italia:

 

 

  • La maggior parte dei retailer non monetizza sugli asset media. Solo il 42% ha attivato campagne di branding attraverso il proprio sito e solo il 37% del campione su scala globale sviluppa campagne di media placement in-store o sui propri prodotti editoriali cartacei. Solo il 31%, infine, implementa opportunità di branding tramite app. Fanno eccezioni Paesi come il Brasile (49%), la Cina (47%) e la Spagna (38%) dove le percentuali superano la media mondiale.
  • Il 96% dei supermercati che hanno offerto opportunità media ai fornitori di prodotti attraverso le loro app ha registrato un incremento di fatturato negli ultimi 12 mesi, il 40% di questi superando la doppia cifra (10%). A questo si aggiunge che il 92% dei business che hanno inserito campagne promozionali o advertising sui siti dei retailer ha riscontrato crescite derivanti da questo canale.

[1] Forrester Analytics: Online Grocery Retail Forecast, 2018 To 2023 (Global)

 

Torino Airport rinnova la sua Food Court in collaborazione con Chef Express

Torino Airport ha inaugurato rinnova la sua Food Court e le aree dedicate all’edutainment sulla storia del volo e sulla scoperta dello spazio.

I nuovi spazi di ristorazione al Livello Superiore Partenze, realizzati in collaborazione con Chef Express, comprendono l’originale format Caffetteria Torinese, ideato con Lavazza, il ristorante self-service Ingredienti, e un McDonald’s attrezzato con le più avanzate tecnologie digitali.
Lo spazio è arricchito anche dalle nuove aree dedicate all’edutainment sulla storia del volo e della scoperta dello spazio, allestite da Thales Alenia Space Italia e da Leonardo Velivoli.

Il progetto architettonico

L’attività di riqualificazione del Livello Superiore Partenze, dopo circa 7 mesi di lavori di restyling, riconsegna un’area di 2.100 metri quadri completamente rinnovata, con spazi più funzionali che separano le aree di somministrazione da quelle in cui i passeggeri e visitatori hanno la possibilità di gustare i prodotti proposti e rilassarsi.

Gli spazi ora si presentano omogenei, sia nell’architettura, sia nel design. Due le aree lounge a disposizione di passeggeri e visitatori, arredate seguendo le ultime tendenze del design: una disposta lungo la balconata del Livello superiore Partenze e affacciata sulla Hall check-in, l’altra disposta accanto a McDonald’s e con parete vetrata che guarda sulla pista.

L’operazione di restyling ha seguito nelle sue linee guida la riqualificazione già messa in atto al Livello Arrivi, inaugurato lo scorso 24 luglio: i richiami architettonici si ritrovano, infatti, sia nella pavimentazione, sia nella soffittatura a doghe. L’attività di rinnovo degli ambienti ha comportato un totale rifacimento degli spazi e degli impianti di areazione, condizionamento e illuminazione preesistenti, migliorandone l’intera struttura, realizzata secondo i recenti standard normativi.

 La riqualificazione conferma così anche la vocazione green di Torino Airport: il nuovo impianto di condizionamento e l’utilizzo di illuminazione a led porterà infatti a una riduzione dell’impatto ambientale dell’infrastruttura, grazie a un considerevole contenimento dei consumi.

La Food Court

Sono tre le proposte di ristorazione presenti nella nuova Food Court di Torino Airport, realizzata in collaborazione con Chef Express.

Caffetteria Torinese riflette il carattere tipico dei bar torinesi in cui le parole chiave sono tradizione e innovazione, declinate in un ambiente dalle caratteristiche architettoniche che rispecchiano la raffinatezza della città. Offre la possibilità di sperimentare una gamma di caffè filtrati che differenzia e rende unica l’esperienza del consumatore, affiancata alle miscele tradizionali e speciali a marchio Lavazza.

Ingredienti è un ristorante a buffet basato su una rotazione stagionale di tantissime proposte di qualità: insalate, piatti freddi, primi e secondi piatti caldi, carne alla griglia, contorni e composizioni di verdure, frutta e dessert.

McDonald’s, gestito in licenza da Chef Express, è attrezzato con le più avanzate tecnologie digitali e offre una serie di proposte fast food che guardano in particolar modo al segmento di giovani e famiglie.

Stile digital

Il rinnovo del Livello Superiore Partenze si inserisce nel percorso di innovazione digitale intrapreso da Torino Airport. Grazie alla progettazione e all’installazione di un sistema di digital signage, di grande impatto tecnologico, i passeggeri vengono accolti nella Hall Check-in da un ledwall di circa 36 metri quadri, che ripercorre la balconata su cui si affaccia la Food Court e che promuove l’offerta commerciale presente al Livello Superiore Partenze.

A questo ledwall si affianca anche il nuovo schermo digitale di 9 metri quadri che fornisce le informazioni di servizio ai passeggeri di Torino Airport sui voli in partenza.

Andrea Andorno, Amministratore Delegato di Torino Airport, ha dichiarato: “E’ con grande soddisfazione che oggi presentiamo il Nuovo Livello Superiore Partenze. Si tratta di un’area che, grazie alla collaborazione con Chef Express, amplia la proposta commerciale dedicata al food del nostro Aeroporto. Trattandosi di un’area accessibile a tutti, l’Aeroporto di Torino si apre così ancora di più al territorio, diventando un punto di interesse non solo per chi deve viaggiare, ma anche per chi, dai nuovi spazi vetrati, vuole osservare gli aerei in arrivo e in partenza. Viene completamente rinnovata l’offerta di ristorazione per i passeggeri e visitatori, che ora possono disporre di una scelta food ancora più ampia e di nuovi ambienti lounge interamente riqualificati. L’inaugurazione del nuovo Livello Superiore Partenze segue di pochi mesi quella dedicata all’Area Arrivi, proseguendo un percorso di rinnovamento che vedrà ulteriori sviluppi nei prossimi mesi”.

Cristian Biasoni, Amministratore Delegato di Chef Express, ha sottolineato: “Siamo orgogliosi di avviare la nostra presenza in un aeroporto importante come quello di Torino con un’offerta di grande qualità, diversificata e completa, che comprende anche un progetto di bar originale, sviluppato con Lavazza attingendo alla tradizione e al gusto dei bar torinesi. In più, il nuovo McDonald’s, che gestiamo in licenza, fa parte di un importante piano di sviluppo dei ristoranti fast food nei canali della ristorazione in movimento (stazioni, aree autostradali e aeroporti): prevediamo di inaugurare nei prossimi 18 mesi 10 nuovi McDonald’s”.

Aziende sempre più digitali. E anche l’EDI accelera

Sono sempre più digitali le  imprese del Largo Consumo. E anche l’EDI (Electronic Data Interchange), lo scambio elettronico di documenti commerciali e amministrativi, ha subito una forte accelarazione.

Lo evidenzia l’edizione 2019 del “Monitoraggio dell’uso dell’EDI nel largo consumo in Italia”, che GS1 Italy realizza da cinque anni in collaborazione con la School of Management del Politecnico di Milano.

 

 

In questa ultima edizione emerge come la digitalizzazione dei processi sia un trend sempre più evidente, in particolare per le imprese con una forte propensione all’export, e come l’introduzione dell’obbligo della fatturazione elettronica abbia rappresentato un importante volano per l’EDI.

Vediamo qualche dato.

Nel 2018 le imprese italiane che hanno utilizzato l’EDI sono aumentate di +23% rispetto all’anno precedente, così come è cresciuto di +27% il volume dei documenti scambiati. In cifre assolute, si tratta di 16 mila aziende per circa 210 milioni di documenti inviati in modo digitale.

La fattura è il documento più scambiato in assoluto via EDI, con 55 milioni di scambi nel 2018 pari al 26% del totale documenti (+10% rispetto all’anno precedente). Seguono l’ordine (15% del totale), l’avviso di spedizione (11% dei documenti scambiati) e la conferma d’ordine (4% del totale).

Per quanto riguarda il settore del largo consumo, i dati rilevati dal “Monitoraggio” fanno emergere una realtà in maturazione, nella quale si stanno affermando relazioni “di qualità”, ossia che completano tutto il ciclo dell’ordine in digitale.

Infatti, è positivo il bilancio 2018 per l’adozione degli standard GS1 EDI. Le aziende che hanno scambiato almeno un messaggio via EDI secondo gli standard GS1 sono state 8.139 (oltre la metà del totale delle aziende “attive” in EDI in Italia).

Tra gli standard GS1 EDI, l’analisi del “Monitoraggio dell’uso dell’EDI nel largo consumo in Italia” si focalizza su Euritmo, la soluzione web-EDI sviluppata da GS1 Italy per lo scambio elettronico dei documenti commerciali che è diventata lo standard EDI italiano più diffuso: il numero degli scambi di ordini e conferme d’ordine, fatture e avvisi di spedizione è arrivato a 56,6 milioni di unità, in aumento di +17% rispetto al 2017.

Nel 2018 Euritmo è arrivato a essere adottato da 3.922 imprese tra produttori, retailer (compresi grossisti, centrali e aziende associate) e operatori logistici. A crescere numericamente nel 2018 sono stati soprattutto questi ultimi (+17%) a conferma della tendenza alla terziarizzazione delle attività logistiche e del contributo degli operatori logistici alla transizione verso la digitalizzazione delle relazioni e all’integrazione delle attività logistiche nella supply chain del produttore e del distributore in un’ottica di data management.

«La sfida per i prossimi anni si giocherà su due campi di intervento. Il primo è il grande interesse già dimostrato da alcuni retailer nel portare l’EDI sul versante dell’ottimizzazione logistica, spingendo sullo scambio dei documenti anche per la certificazione delle consegne. La triangolazione con le terze parti logistiche darebbe, infatti, un forte impulso all’efficienza, chiudendo il cerchio della dematerializzazione della supply chain» spiega Massimo Bolchini, standard development director di GS1 Italy. «L’altro playground su cui si gioca la transizione alla digitalizzazione dei processi è la sincronizzazione delle informazioni di prodotto, necessaria per ottenere un EDI di qualità. Un fronte su cui GS1 Italy ha già lavorato creando la soluzione Allineo, che si basa sullo standard GS1 GDSN».

Black Friday: Amazon si conferma il market place preferito dagli italiani

Anche quest’anno, in occasione del Black Friday, Amazon si conferma il negozio online preferito dagli italiani. È quanto emerso da una recente survey condotta da Toluna su un campione di 1000 rispondenti per indagare il comportamento online degli italiani durante il Venerdì Nero.

8 italiani su 10 dichiarano infatti che acquisteranno uno o più prodotti sul marketplace del colosso americano che – quindi – supera non solo i siti e/o app terzi specializzati nella categoria merceologica del prodotto apprezzati dal 17% dei rispondenti, ma anche e soprattutto l’e-shop dei brand che conquistano solo il 4% degli intervistati.

Ma perché Amazon stravince? Per via dell’ampia scelta di prodotti (22%), dei prezzi competitivi (20%), delle offerte e promozioni proposte (18%) e  – specialmente per i giovanissimi – anche grazie alla rapidità di consegna (25%).

Chi compra di più

Gli incredibili sconti e le offerte imperdibili del Black Friday attraggono su Amazon sempre più italiani alla ricerca dell’acquisto migliore: la metà dei rispondenti afferma che comprerà 1 o 2 prodotti, spesa che aumenta però sino a 5 articoli al Sud. Il 45% degli intervistati provenienti dal Mezzogiorno dichiara infatti un carrello virtuale più ricco. Una maggiore inclinazione alla spesa rafforzata anche dal budget riservato a questo evento commerciale: tra coloro che pianificano acquisti per un valore economico oltre i 200 euro prevalgono infatti gli abitanti dell’Italia meridionale (27%), seguiti da quelli di Nord (23%) e Centro (19%). Più “spendaccioni” anche gli uomini: 1 su 3 dichiara uno shopping superiore ai 200 euro, mentre il 38% delle donne si pone come tetto massimo 100 euro.

Cosa si compra di più

Gli intervistati indirizzano le preferenze su settori ben precisi: al primo posto l’elettronica (31%), seguita dall’abbigliamento (13%) e dagli elettrodomestici (10%). Medaglia d’oro confermata anche dai Baby Boomers (35%) e dalle Generazioni Y e X (30%), mentre i giovanissimi puntano su abbigliamento, accessori e sport. Una differenza generazionale non solo nella scelta del prodotto, ma anche nella modalità di acquisto. La Generazione Z ribadisce il suo essere nativa digitale, ma soprattutto mobile-first consumer. Il 100% dei rispondenti di età compresi tra i 16 e i 18 anni dichiara infatti che procederà all’acquisto utilizzando lo smartphone, mentre il pc resta il device preferito dalla Generazione X (68%) e dai Baby Boomers (76%).

Il prezzo è la variabile più importante

Amazon Prime: ok il prezzo è giusto

Per essendo un servizio a pagamento, il 50% degli italiani, tra cui spiccano la Generazione X (53%) e gli uomini (52%), dichiara di avere un abbonamento annuale ad Amazon Prime. Il programma, il cui costo è considerato adeguato per quasi 8 iscritti su 10, trova un consenso ancor più decisivo alla domanda “Ti sentiresti di raccomandare Amazon Prime ad un amico/collega/parente?” a cui il 97% dei rispondenti abbonati risponde positivamente. Tra i motivi principali che spingerebbero a raccomandare la versione Prime, i giovanissimi e i Millennials premiano la spedizione “Consegna Oggi”, rispettivamente con il 50% e il 35% delle risposte, mentre la Generazione X e gli over 55 apprezzano maggiormente i vantaggi extra come Prime Video, Prime Music, Prime Reading o Amazon Family, assegnando rispettivamente il 35% e il 40% delle preferenze.

 Metodologia

I dati sono stati ottenuti grazie a un sondaggio di opinioni tramite interviste online (CAWI), realizzato da Toluna con la piattaforma proprietaria Quicksurveys. Il sondaggio è stato effettuato in data 11 novembre su un panel di oltre 1000 individui, rappresentativi della popolazione italiana con almeno 16 anni.

Progetto RiVending: nel 2019 il vincitore è il Comune di Parma

Il Comune di Parma con il progetto RiVending, implementato per la prima volta nella città emiliana, ha vinto l’edizione 2019 del premio CONFIDA (Associazione Italiana Distribuzione Automatica) “Vending Sostenibile”. La città ha ricevuto il riconoscimento per aver ideato e realizzato il miglior progetto di sviluppo sostenibile applicato al settore dei distributori automatici. A ritirare il premio è stato il Sindaco di Parma Federico Pizzarotti nell’ambito del “Cresco Award – Città sostenibili”, organizzato da Fondazione Sodalitas e ANCI Associazione Nazionale Comuni Italiani.

RiVending è l’espressione pratica dell’economia circolare applicata al mondo dei distributori automatici: un circolo virtuoso di recupero e riciclo di bicchieri e palette in plastica voluto da CONFIDA, COREPLA e UNIONPLAST. Dopo la fase di test promossa in collaborazione con Flo e Iren, il progetto ha coinvolto 20 tra le più importanti aziende del parmense tra cui Barilla, Cerve, Sidel, Casappa, oltre all’Università degli Studi di Parma, la Gazzetta di Parma e gli uffici del Comune e dell’Unione Parmense degli Industriali. Al progetto hanno collaborato, nella fase test di Parma, anche quattro aziende di gestione della distribuzione automatica Buonristoro, Ge.S.A., IVS, Argenta e una specializzata nella distribuzione di acqua Water Time.

I numeri della città emiliana sono importanti: oltre 40 mila caffè al giorno consumati da circa 33mila cittadini. Con la plastica di bicchieri e palette del caffè raccolta sono state realizzate 5.000 ciotole donate all’ENPA – Ente Nazionale Protezione Animali per i canili di tutta Italia. Un progetto che premia il gesto di civiltà di tanti cittadini che, facendo quotidianamente la raccolta differenziata, fanno un regalo all’ambiente e agli amici a quattro zampe.

“Il progetto RiVending è un ottimo esempio di economia circolare a cui Parma ha aderito con piacere – ha dichiarato il Sindaco di Parma Federico Pizzarotti – I bicchieri e le palette del caffè, quelle in plastica che usiamo quotidianamente ai distributori automatici, vengono recuperati e riciclati attraverso un processo di raccolta e lavorazione dedicato, che ne garantisce un’altissima percentuale di recupero. Un’iniziativa concreta verso il “plastic free”, per la riduzione della plastica attraverso il riciclo dei materiali.”

Attraverso RiVending, i consumatori dei distributori automatici, dopo aver gustato il proprio caffè, sono invitati a buttare bicchiere e paletta in un apposito contenitore che permette di isolare il materiale plastico di cui sono fatti dagli altri imballaggi in plastica e di semplificare così il processo di selezione del materiale, recuperando una plastica omogenea di altissima qualità con cui si possono creare tanti nuovi prodotti.

“Siamo felici di premiare il Comune di Parma spiega il Direttore di CONFIDA Michele Adt che ringraziamo per aver collaborato con noi alla sperimentazione del progetto RiVending e, forti di questa prima fase, nel corso del 2020 diffonderemo il progetto in tutta Italia con l’obiettivo di installare 5.000 cestini per dare un contributo importante all’ambiente”.

Le edizioni precedenti del premio sono state vinte dal Comune di Conegliano Veneto (TV) con il progetto “Bar solidale per un territorio sostenibile” nel 2017 e dal Comune di Latronico (PZ) con il progetto “La banca del riciclo” nel 2018.

BrandContent

Fotogallery

Il database online della Business Community italiana

Cerca con whoswho.it

Diritto alimentare