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La snack economy europea vale 234 miliardi di euro

C’era una volta il pasto. Anzi, l’abitudine di alimentarsi in momenti prestabiliti della giornata – diffusasi a partire dalla metà dell’800 – ha portato a codificarne tre di pasti, che però scandiscono sempre meno le giornate di noi consumatori. Tante le motivazioni, un solo risultato: il proliferare degli snack, che oggi rappresentano il 40% del valore delle vendite di alimentari confezionati in Europa. Il dato emerge dalla nuova analisi “Snack Unwrap: The Insatiable Craving for Growth” di Circana, che quantifica in 234 miliardi di euro il valore del mercato europeo degli snack nel 2024, in crescita del +2,9% su base annua, con un incremento di 7 miliardi di euro, nonostante i volumi venduti siano rimasti stabili a 115 miliardi di unità. L’inflazione resta un fattore importante, ma la crescita dei volumi è guidata da categorie funzionali e orientate alla salute, come: cereali e barrette per la colazione (83,6 milioni; +6,0%), frutta secca e disidratata (160,2 milioni; +4,9%), formaggi (478,4 milioni; +3,1%), yogurt (303,2 milioni; +3,5%).
Va precisato che l’analisi di Circana è la più approfondita mai realizzata sul mercato europeo degli snack, basandosi su dati vendita al dettaglio di sei mercati chiave: Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Spagna e Regno Unito. Ad essere inclusi sono ben 628 segmenti tra snack dolci, salati, freschi, surgelati e funzionali, in modo da offrire una panoramica del comportamento dei consumatori. “La corsia degli snack è diventata lo specchio dello stile di vita moderno – dichiara Ananda Roy, SVP Thought Leadership ed Europe CPG Growth Advisor di Circana –, plasmata da nuove tendenze legate a dieta, abitudini e momenti di consumo che vanno oltre quelli tradizionali. Per restare rilevanti, i brand globali devono bilanciare gusti locali con motivazioni di consumo universali come piacere, praticità e benessere. Il successo non si misura solo in quote di mercato, ma in capacità di essere rilevanti. Per vincere, bisogna trattare meno gli snack come una categoria e più come una cultura: fluida, ibrida e in continua evoluzione”.

SALUTE E BIOGNI EMOTIVI GUIDANO LA CRESCITA
Secondo Circana, la categoria degli snack sta evolvendo più rapidamente rispetto a qualsiasi altro momento dopo la pandemia, spinta da un’ondata di trend che riflettono priorità salutistiche, stili di vita e bisogni emotivi in cambiamento. Dalle opzioni ad alto contenuto proteico o per la salute intestinale, agli snack minimamente processati, i consumatori compiono scelte più intenzionali, alla ricerca di energia, equilibrio o comfort. Aumentano le proposte con la formula “piacere sì, ma dalle porzioni controllate” e le alternative plant-based, insieme ai trend virali e alle occasioni social a dimostrazione che la crescita odierna non è legata solamente alla mera funzione, ma anche all’emozione suscitata.

SUPERMERCATI IN VETTA ALLE VENDITE
I supermercati continuano a dominare il mercato europeo degli snack, rappresentando il 50% del valore complessivo delle vendite e una crescita del +2,1% nei volumi. I discount rivestono un ruolo sempre più importante, generando 44 miliardi di euro di vendite e registrando crescita sia in valore che in volume. Al contrario, i negozi di prossimità mostrano un calo nei volumi, mentre gli ipermercati restano stabili. Siti e-commerce e canali specializzati più piccoli, pur con una quota complessiva minore, sono quelli che registrano i tassi di crescita più elevati, evidenziando opportunità emergenti nel digitale e nel retail di nicchia.

L’ITALIA SI SEGNALA PER LA QUOTA A VALORE
I Paesi Bassi (44,6%) e l’Italia (43,2%), tra i sei principali mercati europei, vantano le quote valore più alte per gli snack, confermando il forte orientamento dei consumatori verso questa categoria. Nel frattempo, la Germania (60 miliardi di euro; +2,5%) e il Regno Unito (53 miliardi di euro; +3,6%) guidano per vendite totali in valore, riflettendo la maturità dei rispettivi mercati e il ruolo centrale degli snack nelle principali economie del ramo beni di largo consumo europeo.

I SUGGERIMENTI DI CIRCANA
In conclusione, Circana formula una serie di raccomandazioni indirizzate a retailer e produttori. Vediamole nel dettaglio di seguito.
Passare dall’impulso all’intenzionalità: costruire strategie di portfolio adatte alle nuove occasioni di consumo, ad esempio prima dell’allenamento, durante i pasti o per rilassarsi la sera.
Accelerare l’innovazione funzionale: valorizzare claim come alto contenuto proteico, benefici per la salute intestinale, energia e prodotti poco processati per attrarre i consumatori più attenti al benessere.
Ridefinire i KPI di successo: oltre alle unità vendute, misurare il successo in base alla capacità di entrare in nuove occasioni di consumo, sinergie di merchandising e rilevanza nei diversi momenti della giornata.
Ottimizzare l’assortimento in modo dinamico: usare analytics granulari per prevedere la domanda, stabilire promozioni mirate e monitorare la performance della categoria in base alle occasioni di consumo snack.
Bilanciare premium e permissività: sostenere sia i formati indulgenti sia quelli più salutari, dalle confezioni piccole e snack “nostalgici” che ricordano il passato, alla frutta fresca e agli snack proteici.

Yoga debutta a Rimini Wellness

È una prima assoluta per Yoga, marchio di succhi di frutta nato nel 1946, che dal 29 maggio al 1° giugno partecipa a Rimini Wellness, il salone internazionale del fitness, benessere e sport. Una presenza che rimarca con forza la volontà da parte del brand di Conserve Italia di allargare il suo raggio d’azione, inserendosi in un nuovo segmento di mercato, quello del mondo dello sport e della cosiddetta “alimentazione funzionale”, con prodotti pensati per gli sportivi e per chi ama prendersi cura del proprio corpo e della propria salute, completando così la sua offerta nel mondo dei succhi di frutta di qualità.
All’interno dello stand Yoga, i visitatori possono scoprire le due novità 2025 pensate per il pubblico che ama l’attività fisica e il benessere: Yoga Fruit Pro 250 ml, bevanda senza zuccheri aggiunti che unisce un’alta percentuale di frutta a un importante apporto nutrizionale grazie a 20 grammi di proteine, proposta nei gusti ACE e Ananas, studiata per offrire un mix di energia e gusto a chi pratica attività fisica, e Yoga Zero 500 ml, la gamma di succhi freschi (disponibile nelle referenze ACE, Arancia mix, Multifrutti, Frutti Rossi), senza zuccheri aggiunti, perfetti per idratarsi in modo salutare e leggero.

DAL SAMPLING AL CONTEST
Per il suo debutto al salone del fitness, Yoga propone iniziative pensate per coinvolgere i visitatori e gli appassionati di fitness. Accanto all’assaggio dei prodotti, il pubblico può partecipare ogni giorno al contest 1vs1 con lo Skierg, attrezzo da palestra ispirato allo sci nordico. Installati su entrambi i lati dello stand insieme a due schermi, gli Skierg permettono di dar vita a una challenge, durante la quale sui monitor vengono proiettate le immagini di Yoga Fruit Pro 250 ml e Yoga Zero 500 ml per una sorta di sfida tra le due novità targate Yoga. Al termine della prova, oltre ai succhi in omaggio, i partecipanti riceveranno in regalo una bag ufficiale del marchio storico di Conserve Italia.
Una presenza dinamica che rientra pienamente nello spirito della campagna di comunicazione 2025 caratterizzata dal claim “Quando c’è vita, c’è Yoga”, protagonista anche dell’ultimo spot pubblicitario. Un claim che esprime l’impegno di Yoga nell’accompagnare le persone in ogni momento della loro giornata, anche quelli dedicati alle attività sportive.

LA PARTNERSHIP CON FLUXO E LA MARATONA DELLE DOLOMITI
All’interno della fiera di Rimini, Yoga non è presente solo con il suo stand. Grazie alla collaborazione con Fluxo Movement, il marchio dei succhi di frutta sarà protagonista della terza edizione della Fluxo Sunrise Run 2025 con i suoi prodotti, offerti per la colazione dei coraggiosi runner che all’alba del 31 maggio affronteranno il percorso di andata e ritorno dal Porto di Rimini correndo – o camminando – per 5 o 10 km lungo la spiaggia. Ma a confermare la direzione intrapresa da Yoga verso il mondo dello sport e di chi sceglie con consapevolezza cosa bere prima, dopo e durante l’attività sportiva, c’è anche la partnership con altri importanti eventi sportivi del 2025, come la Maratona delle Dolomiti – in programma il 6 luglio –, dove il marchio sarà presente all’interno del Maratona Village.

Philadelphia entra nel mercato delle merende fresche

Un nuovo competitor di peso entra nel mercato delle merende fresche e degli snack. Si tratta di Philadelphia, marchio del Gruppo Mondelēz International, che presenta Philadelphia Snack. Il nuovo lancio propone una formula ormai nota al consumatore italiano, cioè l’abbinata tra il prodotto caratteristico del brand – stavolta il formaggio spalmabile Philadelphia – e un’altra referenza, in questo caso i grissini cotti al forno. La mossa nasce dalla considerazione che il mercato delle merende e degli snack freschi sta registrando una crescita significativa, trainata dalla richiesta di soluzioni pratiche, pronte al consumo. In questo scenario, l’azienda intende capitalizzare la notorietà del brand presente nei frigoriferi di una famiglia italiana su due, (fonte: NielsenIQ data – DM FY 2024; Brand Equity Deep Dive 2023 Meals, 2023; YouGov; MAT Q2 2024) contribuendo allo sviluppo della categoria.
Inoltre, il nuovo prodotto si inserisce nella cosiddetta “snackification”, che vede sempre più consumatori, soprattutto giovani, orientarsi verso spuntini veloci nel corso della giornata. Con sole 91 kcal per porzione e soprattutto la possibilità di essere tenuto fino a 4 ore fuori dal frigo, Philadelphia Snack – disponibile nei supermercati e ipermercati in confezione multipack da 126 g (3 monorpozioni da 42 g) – secondo il Gruppo Mondelēz si adatta anche al trend del “time crunching”, la riduzione del tempo a disposizione dedicato alla preparazione dei pasti.

Siamo entusiasti di presentare Philadelphia Snack, un prodotto nato dall’ascolto dei nuovi bisogni dei consumatori – dichiara Francesco Surrenti, Marketing Manager Philadelphia del Gruppo Mondelēz International in Italia – e che per noi rappresenta un’importante evoluzione strategica. Portiamo un brand iconico in un nuovo momento di consumo, rispondendo alle esigenze di una generazione sempre più dinamica, attenta al benessere, alla qualità e alla praticità. Con Philadelphia Snack entriamo in un nuovo mercato in forte espansione con un formato innovativo, perfetto per accompagnare i nuovi stili di vita e ampliare il nostro pubblico di riferimento”.
Il lancio è supportato da una campagna di comunicazione ad hoc, con una strategia media mirata che conta su una forte presenza su TikTok, la piattaforma social più utilizzata dalle ultime generazioni. Attività di sampling, contenuti originali e collaborazioni con creator e influencer aiuteranno a raccontare e valorizzare il prodotto.

Mdd: per il 69% degli italiani è una valida alternativa alla marca

Oltre la metà (53%) dei consumatori a livello globale acquista sempre più prodotti a marca del distributore. In Italia questa tendenza si rafforza ulteriormente, registrando un incremento di 3 punti percentuali e raggiungendo il 56%, con il 69% che giudica la Mdd una valida alternativa. Parallelamente, i dieci principali brand a livello mondiale hanno registrato una ripresa delle vendite nel 2024, segnale che la competizione tra retailer e produttori nel settore del largo consumo resta vivace. La sfida per conquistare l’attenzione dei consumatori si gioca sempre più sugli scaffali, dove la capacità di differenziarsi e creare valore diventa cruciale.
È quanto emerge dal nuovo report “Finding Harmony on the Shelf: 2025 Global Outlook on Private Label & Branded Products”, lo studio redatto da NielsenIQ (NIQ). Il report analizza le tendenze che stanno guidando la crescita globale del settore, offrendo una panoramica dettagliata su 25 mercati, inclusa l’Italia. Lo studio non si limita a fotografare il cambiamento nell’atteggiamento degli acquirenti verso i prodotti Mdd e di marca, ma approfondisce anche le dinamiche che influenzano le scelte di consumo. A completare il quadro, il report fornisce indicazioni strategiche per retailer e produttori che intendono intercettare efficacemente i bisogni dei consumatori in un contesto macroeconomico in continua evoluzione.

PRIVATE LABEL: AUMENTA LA QUALITÀ PERCEPITA
Dallo studio NIQ emerge inoltre un’evoluzione significativa nella percezione della qualità dei prodotti Mdd, in particolare, in Italia. Come anticipato, il 69% dei consumatori italiani li considera ormai una valida alternativa ai prodotti di marca, mentre il 46% li ritiene di pari o superiore qualità rispetto ai brand tradizionali (a fronte del 51% a livello globale). Quasi due terzi (60%) dei consumatori globali si fida delle marche del distributore, trend valido anche in Italia (61%).
Tuttavia, la disponibilità a pagare un prezzo più elevato per i prodotti private label resta contenuta: solo il 28% degli italiani si dichiara disposto a farlo. Inoltre, il 70% del campione nazionale riconosce un buon rapporto qualità/prezzo nella Mdd. Un dato interessante riguarda anche l’offerta: oltre la metà degli intervistati (51%) afferma che acquisterebbe più frequentemente questi prodotti se fosse disponibile una più ampia scelta.
Volgendo lo sguardo verso l’andamento di mercato delle marche del distributore, nonostante l’incremento di 1,4 punti percentuali della quota di mercato a livello globale (che raggiunge il +22,7%) si osserva un consolidamento del fatturato. Questo è evidente soprattutto in Europa, dove la crescita delle vendite si stabilizza: dal +12% circa del 2023, dovuto anche all’effetto inflativo, si passa al +4% nel 2024.

LA QUOTA DI CONSUMATORI “INFEDELI”
Viene anche evidenziata una crescente apertura all’esplorazione: in Italia, quasi la metà dei consumatori (47%) dichiara di ampliare i propri acquisti provando marche diverse in più categorie, a fronte di un trend globale che si attesta al 58%. Inoltre, il 57% degli acquirenti italiani sostiene di non prestare attenzione al brand, orientando le proprie scelte esclusivamente in base alle proprie necessità.
Un comportamento che si riflette anche nella minore fedeltà alla marca – ovvero la ripetizione degli acquisti nel tempo e della preferenza costante per un brand rispetto ai concorrenti – in confronto alla media globale: mentre il 60% dei consumatori mondiali dichiara di acquistare sempre lo stesso brand di cui si fida, in Italia questa percentuale si ferma al 42%. Un importante indicatore che illustra come gli italiani vengono guidati nel processo di acquisto: infatti, piuttosto che affidarsi all’abitudine, sono guidati dal valore e dalla rilevanza essendo dunque più propensi ad esplorare nuove opzioni. Una dinamica che sembra aprire a nuove possibilità: da un lato viene a crearsi spazio per l’innovazione e per nuovi attori nel mercato e, dall’altro, rivenditori e brand che rispondono con approcci agili e basati su insight hanno l’opportunità, non solo di assicurarsi l’acquisto, ma anche di costruire un nuovo tipo di loyalty, basata su fiducia, differenziazione e coinvolgimento autentico.

LA RELAZIONE CON I GRANDI BRAND
II 47% degli italiani afferma di comprare prodotti di marca preferendoli alle alternative più economiche. Sopra la media i Millennial con il 53%, leggermente sotto media i Boomer (46%) e la GenZ (45%). Emerge dunque un atteggiamento positivo dei consumatori verso i prodotti di marca, sentimento confermato dai dati di vendita a livello mondiale. Secondo il tracking NIQ Retail Measurement Services, le vendite dei 10 principali marchi globali sono cresciute del +4,8%, superando leggermente la crescita annuale delle vendite dei prodotti private label (+4,3%).
Sebbene le Mdd guidino le vendite in categorie come frutta secca e snack salati, il loro impatto si traduce in opportunità per tutti. Nate come alternative economiche, contribuiscono a migliorare la percezione complessiva della categoria, favorendo una maggiore accettazione da parte dei consumatori. Questo processo apre spazi di crescita anche per i brand di marca, che sono così chiamati a monitorare attentamente le categorie più dinamiche per cogliere nuove opportunità di sviluppo.
Il successo nell’attuale panorama della distribuzione non è un gioco a somma zero – commenta Enzo Frasio, Amministratore Delegato di NIQ Italia (nella foto sopra) – e ciò significa che vi è spazio di crescita per tutti gli attori del mercato. Infatti, le private label e i prodotti di marca possono non solo coesistere, ma anche crescere insieme, dando vita a uno sviluppo ulteriore che si riflette sulla tipologia di prodotto e sulla spesa generazionale. In Italia, dove gli acquirenti sono sempre più aperti a esplorare entrambi i tipi di marchio nelle varie categorie, l’opportunità è visibile. La strada più efficace è quella della collaborazione: quando retailer e produttori uniscono le forze, possono sfruttare i punti di forza complementari e rispondere all’evoluzione delle esigenze dei consumatori, costruendo un futuro di crescita condivisa e sostenibile”.

Export alimentare cresciuto del 9,5% nel 2024

L’ export italiano nel 2024 ha tenuto, replicando i risultati dell’anno prima. E l’alimentare ha performato molto bene, facendo registrare una crescita del 9,5% a valore. È quanto afferma il rapporto “Export Italiano, i rischi e le opportunità” realizzato da Coface, tra i leader mondiali nell’assicurazione del credito e nella gestione del rischio commerciale. Lo scorso anno le esportazioni del nostro Paese si sono attestate a 623,5 miliardi di euro con una variazione minima (-0,4%) rispetto al 2023. Il quadro complessivo è fatto però di luci e ombre: da un lato, il crollo del settore auto (-12,2%) e le difficoltà di tessile-abbigliamento (-4,5%) e metalli (-3,3%); dall’altro, oltre all’ottimo andamento dell’alimentare, i trend positivi di farmaceutica (+7,9%) e gioielleria (+12,4%).
Sul fronte geografico, preoccupa il rallentamento dei principali mercati di sbocco (Germania, Francia e USA), solo in parte compensato dalla crescita in mercati secondari, con il caso emblematico della Turchia che entra nella top 10 grazie al boom dell’export di gioielli. All’orizzonte per il 2025 si profila lo spettro dei dazi americani, che potrebbero colpire settori strategici per il Made in Italy, in un contesto di possibile, ulteriore indebolimento della domanda europea.

CHI SALE E CHI SCENDE
L’analisi settoriale rivela un quadro a due velocità. Il comparto automotive vive un momento particolarmente difficile, registrando un calo del 12,2% e influenzando negativamente la crescita complessiva dell’export per 1,3 punti percentuali. La contrazione ha preso avvio nel secondo trimestre 2024 e ha interessato le esportazioni di autovetture verso quasi tutte le destinazioni principali, con le sole eccezioni di Paesi Bassi e Polonia. Anche il tessile-abbigliamento e accessori mostra segni di debolezza (-4,5%), con una flessione particolarmente marcata per calzature, borse e piccola pelletteria. I metalli completano il quadro negativo con un -3,3%, dovuto principalmente al calo delle esportazioni di ferro e acciaio, penalizzate dalla debole domanda del settore manifatturiero e delle costruzioni in Europa e dai prezzi più contenuti rispetto agli anni precedenti. In controtendenza, il settore alimentare (+9,5%) e quello farmaceutico (+7,9%) mostrano una solida crescita, affiancati dal comparto dei beni manifatturieri diversi (+12,4%), trainato dall’eccezionale performance della gioielleria.

GERMANIA E FRANCIA RALLENTANO
Sul fronte geografico, l’ export italiano ha risentito del rallentamento della domanda da parte dei principali partner commerciali: Unione europea (che assorbe oltre la metà dell’export italiano), Stati Uniti e Cina. In ambito Ue, preoccupa soprattutto la contrazione verso Germania (-5,0%) e Francia (-3,6%), rispettivamente primo e terzo mercato di sbocco, con cali significativi nelle vendite di veicoli, acciaio e ferro. Queste performance negative sono state però bilanciate dalla crescita dell’ export verso Spagna (+4,5%), Regno Unito (+5,3%) e Paesi Bassi (+4,3%), sostenuta principalmente dall’incremento delle vendite di prodotti farmaceutici. Spicca il caso della Turchia, che con un balzo del 23,9% è entrata nella Top 10 dei partner commerciali dell’Italia nel 2024, grazie a un aumento quintuplicato delle esportazioni di gioielli. Al contrario, la Cina è scivolata dall’undicesimo posto, a causa principalmente del calo delle vendite di prodotti farmaceutici nel primo trimestre 2024, dopo un picco eccezionale registrato a inizio 2023.

I TIMORI PER I DAZI USA
Le prospettive per il 2025 si presentano cariche di incognite. Da un lato, la crescita economica europea appare limitata, con persistenti difficoltà nei settori manifatturiero e delle costruzioni, in particolare in Francia e Germania, mercati di riferimento per l’export italiano. Dall’altro, la politica commerciale degli Stati Uniti rappresenta un fattore di rischio significativo, con la potenziale introduzione o estensione di dazi e barriere commerciali. L’Italia risulta uno dei paesi europei più vulnerabili a eventuali misure protezionistiche americane: i settori particolarmente esposti includono macchinari (12,2% dell’export verso gli USA), farmaceutica (16,8%), automotive (12,5%, con picchi del 16,9% per i veicoli), vini e bevande (21,7%), prodotti ceramici e pietre da costruzione (13% per i minerali non metalliferi), mobili (12,2%), calzature e pelletteria (11%). Oltre agli impatti diretti, occorre considerare le ricadute indirette sulle catene di fornitura integrate con partner come la Germania. In questo scenario complesso, diventa strategico per le imprese italiane diversificare i mercati di sbocco, esplorando le opportunità offerte da economie emergenti ad alto potenziale nei Paesi del Golfo e in Asia.
I dati del 2024 evidenziano la stabilità dell’ export italiano dopo il rimbalzo post-pandemia – spiega Pietro Vargiu, Country Manager di Coface Italia –. Preoccupano le contrazioni nell’automotive e nel tessile-abbigliamento, mentre farmaceutica e alimentare mostrano resilienza. Il rallentamento della domanda in mercati chiave come Germania e USA, unito ai potenziali dazi americani per il 2025, richiede alle imprese italiane di diversificare i propri mercati e rafforzare le strategie di protezione del business. In questo scenario, Coface si conferma partner strategico per le aziende che operano sui mercati internazionali. Come player mondiale di riferimento nella gestione del rischio credito, offriamo un ecosistema di soluzioni dall’Assicurazione dei Crediti alla Business Information e al Recupero Crediti, per sviluppare il business in sicurezza sia sul mercato domestico che all’estero”.

Metro Italia e Multicedi partner in Campania e Molise

Metro Italia e Multicedi lo definiscono un nuovo modello di collaborazione, che però appare anche come una conferma di un dato ben noto, cioè la complessità del mercato del Sud Italia per i grandi retailer internazionali. Per la prima volta a livello globale, infatti, i prodotti a marchio Metro dedicati all’Horeca saranno disponibili nella rete commerciale di un altro retailer. Si tratta dei marchi Metro Chef, Metro Professional, Rioba e Aro, per un totale di oltre 1.800 referenze, che saranno venduti nella rete Adhoc Cash and Carry di Multicedi di Campania e Molise. Nell’ambito dell’accordo, Multicedi acquisisce il punto vendita Metro di Pozzuoli (NA) – di cui era stata annunciata la chiusura a settembre 2024, insieme a quello di Rimini – attraverso la controllata Multicec, assicurando continuità occupazionale e stabilità per le oltre 30 persone precedentemente impiegate, che continueranno a lavorare nel nuovo negozio, destinato a diventare il secondo punto vendita Adhoc a gestione diretta di Multicedi, dopo quello di Arzano (NA), e il settimo cash & carry del gruppo.

“Questo accordo rappresenta un passo avanti importante nella concretizzazione del nostro modello commerciale – sostiene David Martínez Fontano, Ceo di Metro Italia – fortemente incentrato sul servizio al cliente. Per la prima volta in Italia, i nostri prodotti a marchio saranno disponibili in una rete cash & carry non diretta, ampliando il nostro raggio d’azione attraverso un partner solido e radicato come Multicedi. Un modello nuovo di collaborazione commerciale, che ci permette di garantire accesso a prodotti e servizi di qualità, attraverso modelli distributivi innovativi. Il progetto garantisce la continuità commerciale sul territorio per creare valore per i clienti Horeca del territorio delle due regioni”.

“Siamo orgogliosi di questa partnership – dichiara Luigi Irollo, Presidente Multicec e Vicepresidente Multicedi – che rappresenta un passo importante nel nostro percorso di crescita e innovazione. Auspichiamo che questa collaborazione possa portare soddisfazioni a entrambe le parti e aprire la strada a futuri ulteriori sviluppi sempre con l’obiettivo di offrire il meglio ai nostri clienti e alle comunità che serviamo. Grazie a questa partnership, la rete Adhoc – presente in Campania e Molise con 6 punti vendita – rafforza ulteriormente la propria proposta per il canale Horeca, ampliando l’assortimento con oltre 1.800 referenze a marchio Metro. Con più di 10.000 articoli a catalogo e un’offerta costruita sulle reali esigenze del territorio, Multicedi conferma la propria vocazione di partner affidabile per i professionisti della ristorazione, puntando su qualità, competitività e servizio”.

Metro è presente in Italia in 16 regioni con 47 punti vendita e nell’anno fiscale 2023/2024 ha generato vendite pari a 2 miliardi di euro. Dal canto suo, Multicedi nel 2024 ha registrato un fatturato di 1,7 miliardi di euro con oltre 500 punti vendita a insegna Decò, Adhoc Cash&Carry, Ayoka, Dodecà e Sebòn. Gli ultimi dati Nielsen – GNLC di gennaio 2025 – registrano per Multicedi una quota di mercato Italia dell’1,39% (Iper+Super+Libero Servizio+Discount) che in Campania arriva al 15,43%, considerando tutti i format (Iper, Super, Liberi Servizi e Discount).

Nerio Alessandri, il fondatore di Technogym, investe in Acqua Filette

Il nuovo lusso? Secondo Nerio Alessandri, fondatore di Technogym, è l’acqua. Ed ecco perché Welness Holding della famiglia Alessandri ha investito in Acqua Filette, realtà dell’alto di gamma italiano nel settore delle acque minerali fondata e guidata dalla famiglia Ricci. In base a quanto riportato da Il Sole 24 Ore, a passare di mano sarebbe stato il 49% delle quote azionarie dell’azienda di Frosinone, che ha un fatturato di circa 10 milioni di euro, mentre Forbes stima in 1,8 miliardi di dollari il patrimonio di Nerio Alessandri (nella foto in alto). Acqua Filette si presenta come “ambasciatrice del lusso sostenibile” e in una nota stampa sottolinea il proprio patrimonio minerale – “assenza di arsenico e bassissima concentrazione di nitrati, basso contenuto di sodio e bilanciata presenza di sali minerali” – e l’essere scelta “dai più prestigiosi ristoranti stellati, dagli hotel più raffinati nel mondo e consumatori attenti alla qualità”. L’acqua è imbottigliata esclusivamente in vetro e alluminio, con un design ispirato al mondo del vino di eccellenza.

La partnership con Wellness Holding rappresenta una nuova tappa nello sviluppo strategico dell’azienda, che punta su tre asset strategici: la purezza della sua sorgente, il posizionamento del brand e l’internazionalizzazione nelle location più esclusive del mondo, facendo leva sull’esperienza e sul network globale di Wellness Holding nel mondo dell’hospitality e dalla healthy longevity.“Acqua Filette è una prime water nata nel 1894 – dichiara Pietro Ricci, di Acqua Filette – unica al mondo per storia, composizione e identità. Filette è una family company che da generazioni valorizza un patrimonio naturale unico al mondo. Condividere questa nuova fase con la famiglia Alessandri significa mettere al centro un progetto di lungo periodo, fondato su valori comuni: la cura maniacale per i dettagli, l’amore per l’eccellenza e la volontà di portare Filette nelle location più iconiche dove qualità e benessere si incontrano”.

L’acqua è un elemento fondamentale per la vita – commenta Nerio Alessandri, Presidente di Wellness Holding – e di conseguenza una vera e propria fonte di salute, il nuovo lusso. Filette, un marchio che coniuga etica, qualità e posizionamento premium sposa perfettamente il nostro progetto di lungo termine di migliorare la qualità della vita delle persone attraverso la prevenzione per una sana longevità. Crediamo nell’esperienza della famiglia Ricci e nel management di Filette coi quali uniremo le forze per sviluppare il brand in tutto il mondo”.

CIA-Conad, marca del distributore a un soffio dal 40% nel 2024

Vendite alle casse arrivate a quota 3,12 miliardi di euro, con un incremento del +1,7% a rete corrente e del +2% a rete omogenea, per un totale di 115 milioni di scontrini emessi e un’incidenza del prodotto a marchio del 39,6% a valore. Ecco, in sintesi, il 2024 di CIA-Conad, una delle cinque cooperative del sistema Conad. A fine 2024, la sua rete comprendeva 257 punti vendita e 93 “concept store”, tra cui bar/ristoranti (30), parafarmacie (22), pet store (27), distributori di carburante (7) e negozi di ottica (7). CIA opera in Romagna (Forlì-Cesena, Ravenna, Rimini), San Marino, nelle Marche settentrionali (Pesaro-Urbino, parte di Ancona), in Veneto (Padova, Rovigo, Venezia, Treviso e Bussolengo-VR), Friuli-Venezia Giulia e in Lombardia (Milano città/provincia, Curno-BG, Merate-LC).
La cooperativa ha venduto merce ai propri soci per oltre 2,02 miliardi di euro (+1%). Il patrimonio netto ammonta a oltre 911 milioni di euro, di cui oltre 128 milioni costituiscono il capitale sociale. Il valore aggiunto, che misura la ricchezza generata e distribuita da CIA con la sua attività ai vari portatori di interesse, è stato di circa 165,8 milioni di euro. La maggior parte di questa cifra è stata destinata alla remunerazione dei soci imprenditori (43%), del personale (19%) e dell’azienda (22%).

I DATI SULL’OCCUPAZIONE
Nel complesso CIA-Conad (tra negozi, cooperativa, società di sistema) impiega circa 12.000 persone, oltre l’80% delle quali con contratti a tempo indeterminato. La forza lavoro nei punti vendita è prevalentemente femminile (69%) e include quasi 2.100 giovani sotto i 30 anni. La cooperativa sottolinea gli investimenti in formazione, con oltre 15.000 ore/uomo erogate. Tuttavia, la carenza di personale qualificato resta un problema cruciale. Per affrontarlo, nel 2024 CIA-Conad ha lanciato il progetto Academy, formando alcune decine di nuovi addetti per i punti vendita.

LO SVILUPPO E LA LOGISTICA
Le nuove aperture di punti vendita nel 2024 sono state 6: 3 pet store (Villa Verucchio-RN, Monselice-PD e San Vito al Tagliamento-PN), 2 ristoranti (Senigallia-AN e Monselice-PD) e il superstore di San Vito al Tagliamento (PN). Cinque ristrutturazioni totali hanno coinvolto lo Spazio Conad di Forlimpopoli (FC, nella foto in alto), il Superstore di Chiaravalle (AN), lo Spesa Facile di Monselice (PD), il Conad Boschetto di Riccione (RN) e il TuDay di via Locchi a Trieste. Le ristrutturazioni parziali sono state 31. A inizio luglio 2024 è partita l’attività del nuovo centro distributivo di Martellago (VE), che con i suoi 40.000 mq è adibito alla gestione delle diverse tipologie di merce per l’area del Triveneto e parte della Lombardia.

LE INIZIATIVE DI SOSTENIBILITÀ
La cooperativa anche nel 2024 ha redatto il proprio bilancio di sostenibilità, nel quale si conferma l’impegno per l’adozione di soluzioni in ambito di risparmio energetico e riduzione dell’impatto ambientale legato alla flotta dei mezzi di trasporto. I punti vendita dotati di impianto fotovoltaico sono 63. Nel 2024 è stato ulteriormente ridotto di 9 milioni il numero dei volantini stampati e più di quattro negozi su dieci non effettuano più la promozione cartacea porta a porta. CIA-Conad ha inoltre continuato a promuovere il progetto SiAmo, coinvolgendo 152 fornitori locali di filiera corta e generando un fatturato all’acquisto di oltre 50 milioni di euro.
Quanto alle risorse impiegate nelle iniziative di mutualità esterna (sport, cultura, solidarietà, salute), come sponsorizzazioni ed erogazioni, sono state pari a circa 1,8 milioni di euro. Il recupero della merce invenduta, devoluta a onlus per finalità benefiche, ha avuto un valore di quasi 5 milioni di euro tra soci e cooperativa.

I PROGRAMMI DI FIDELIZZAZIONE
Nel 2024, il numero delle Conad Card è cresciuto del 4,11% sull’anno precedente, arrivando oltre 190.000 pezzi per un valore di spese pagate con questo sistema di 553 milioni di euro. Anche la Carta Insieme Digitale ha superato quota 454.000 carte attive. Significativo il valore delle spese pagate con il Conad Pay, oltre 64,5 milioni di euro, mentre la Prepagata Conad ha toccato quasi a quota 391.000 pezzi.
Anche nel 2024 – dichiara Luca Panzavolta, Amministratore Delegato di CIA-Conad – i risultati che abbiamo conseguito testimoniano la capacità del nostro sistema di innovare costantemente nell’offerta e nei processi, in un mercato pesantemente condizionato dall’incertezza globale. In questo quadro, siamo particolarmente orgogliosi del nostro impegno verso una cultura aziendale inclusiva, culminato nel conseguimento della certificazione di genere, un passo fondamentale per valorizzare appieno la forte responsabilità sociale che ci caratterizza e continuerà a guidare le nostre strategie per il futuro”.

Unione italiana vini: altro che dazi, il 50% significa embargo

La politica degli annunci di Donald Trump crea forti tensioni nel comparto vinicolo italiano. L’esternazione via social più recente (definirla ultima vorrebbe dire sottovalutare l’imprevedibilità del Presidente Usa) prospetta l’innalzamento al 50% dei dazi statunitensi su tutti i prodotti provenienti dall’Unione europea inizialmente a partire dal 1° giugno, termine poi rinviato al 9 luglio dopo un colloquio con Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione europea. “La nuova minaccia del presidente Trump rappresenta un ulteriore fardello di incertezza per le imprese italiane, a partire da quelle del vino – commenta Lamberto Frescobaldi, Presidente di Unione italiana vini (Uiv) –. Da mesi ormai il settore, che negli Stati Uniti spedisce il 24% (1,94 miliardi di euro) dell’intero export enologico, non riesce più a programmare il proprio futuro, e questo è un danno enorme, a prescindere dall’entità del dazio. Per fare un esempio, in questi giorni le imprese italiane del vino stanno pianificando i bandi europei dell’Ocm Promozione, con investimenti per qualche decina di milioni di euro destinati agli Usa, principale target. Chiaramente, una minaccia di accisa al 50%, che più che un dazio sarebbe un embargo, sortisce l’immediato effetto di rinunciare, giocoforza, all’investimento. E con esso ai piani di sviluppo di un settore che vive sempre più di esportazioni. Chiediamo pertanto – conclude il presidente Uiv – a Bruxelles e a Roma di intensificare le trattative, perché il fattore tempo rappresenta ormai sempre più una discriminante fondamentale”.

Shopping, italiani primi in Europa nella caccia al risparmio

I consumatori italiani si confermano tra i più attenti d’Europa alle promozioni e sempre più propensi a integrare la tecnologia nel proprio percorso d’acquisto. È quanto emerge da “The State of Shopping 2025”, il nuovo report di Shopfully, tech company specializzata nel Drive to Store, che ha analizzato abitudini e comportamenti d’acquisto dei propri utenti in 8 Paesi europei (Austria, Bulgaria, Germania, Spagna, Francia, Ungheria, Italia e Romania). In un contesto in cui il potere d’acquisto è ancora sotto pressione e la gestione delle spese quotidiane richiede sempre più attenzione, gli italiani si confermano i più attenti in Europa al tema delle promozioni: il 98% degli intervistati considera sconti e offerte un elemento importante nelle proprie decisioni di acquisto, superando spagnoli (97%) e francesi (95%). Secondo il report, il 56% degli intervistati italiani non prevede un miglioramento della propria capacità di spesa nel prossimo anno, e infatti il 55% dichiara di concentrarsi maggiormente sulla ricerca di sconti e promozioni rispetto all’anno scorso.
Con i consumatori sempre più ricettivi verso l’utilizzo di strumenti digitali che li aiutino a spendere in modo più consapevole, tra le innovazioni più apprezzate, spiccano le app per individuare offerte in tempo reale (71%), che offrono un supporto concreto nel risparmio, seguite dal self-checkout (29%) e dalle esperienze di shopping virtuale (7%).

CRESCE LA CURIOSITÀ, MA RESTA UN GAP DI CONOSCENZA
Gli italiani si dimostrano sempre più interessati a integrare la tecnologia nel proprio percorso di acquisto: oltre 1 su 4 (27%) è pronto a utilizzare soluzioni tecnologiche durante lo shopping. Tra questi, il 17% degli utenti italiani già le utilizza, privilegiando funzionalità come il self-checkout nei punti vendita, le esperienze di shopping immersivo e gli assistenti virtuali basati sull’intelligenza artificiale. Il restante 10% del campione dichiara di voler iniziare a farlo, con particolare curiosità verso il self-checkout, il virtual try-on e le soluzioni immersive. Questa apertura verso il digitale si riflette anche a livello europeo: in Germania e Spagna, rispettivamente il 31% e il 30% dei consumatori è propenso all’adozione della tecnologia per fare acquisti anche in negozio.
Questo crescente interesse verso l’innovazione tecnologica viene, tuttavia, rallentato da un diffuso divario di conoscenza e accessibilità verso questi strumenti. Se è infatti vero che oggi oltre 7 italiani su 10 (72%) ancora non li utilizza questo non appare tanto come indice di resistenza al cambiamento, quanto di una scarsa familiarità con alcuni strumenti tecnologici. Tra questi, infatti, il 25% ammette infatti di non sapere come si usano gli strumenti, mentre il 21% non li ha mai sentiti nominare e il 19% non è ancora in grado di percepirne le potenzialità e i vantaggi durante lo shopping.
Il retail è nel pieno di una trasformazione in cui la tecnologia e il digitale giocano un ruolo sempre più centrale nel rapporto tra retailer, brand e consumatori – commenta Stefano Portu, Ceo & Founder di Shopfully (nella foto in alto) –. Dalla nostra indagine emerge un consumatore che quest’anno dice di voler dedicare più tempo a cercare offerte e promozioni e si muove con sempre maggiore naturalezza tra online e offline e cercando esperienze d’acquisto più semplici e personalizzate”.

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