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Sulla nota di aggiornamento al documento economico e finanziario

“Il Consiglio dei ministri ha approvato la nota di aggiornamento al documento economico e finanziario. Fonti Ue sulla flessibilità: ‘Nessun negoziato in corso, valuteremo il documento entro le scadenze previste’. Per quest’anno le previsioni sono di una crescita dello 0,8%.

La crescita si fermerà allo 0,8% quest’anno e all’1% l’anno prossimo, e il rapporto deficit/Pil si attesterà al 2,4% quest’anno e l’anno prossimo al 2%, ma con una possibile estensione di un ulteriore 0,4%. Lo annuncia il premier Matteo Renzi, nella conferenza stampa sulla nota di aggiornamento del Def, il Documento economico e finanziario appena approvato, al termine di un Consiglio dei Ministri cominciato con oltre un’ora di ritardo, e finito dopo appena 50 minuti. Renzi ha precisato subito che per il 2017 ‘l’Italia chiederà un indebitamento ulteriore di 0,4 punti percentuali per il sisma e per la gestione dell’immigrazione’. E dunque anche l’anno prossimo il deficit potrebbe arrivare al 2,4%: non si tratta di chiedere nuova flessibilità, precisa il premier. E in effetti nel pomeriggio fonti della Commissione Ue avevano ribadito quanto già trapelato nei giorni precedenti, e cioè che non c’è alcun negoziato sulla flessibilità in corso con l’Italia, e che le cifre aggiornate del nuovo Def sarebbero state valutate ‘secondo le scadenze previste’. ‘Non c’è flessibilità in questa Nota di aggiornamento al Def – obietta però Renzi – perché con una decisione che non ci convince si è deciso che vale una sola volta e noi l’abbiamo utilizzata lo scorso anno. Per me è un errore, c’è uno 0,4% massimo di circostanze eccezionali che è altra cosa rispetto alla flessibilità e riguarda elementi che nessuno può contestare che sono sisma e immigrazione’. La stima del Pil per quest’anno è sostanzialmente allineata a quella delle principali istituzioni economiche internazionali (coincide con quella dell’Ocse) e nazionali (Prometeia stima poco meno, lo 0,7%, come Confindustria). Alcuni giorni fa il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan aveva invece contestato le stime di Confindustria, ribattendo che il governo ‘ne aveva di migliori’. Ma oggi, ammette Renzi, ha prevalso invece ‘San Prudenzio, linea Padoan. Non è la linea del 7,8% di crescita proposta da Palazzo Chigi’, scherza il premier, aggiungendo però subito: ‘È una battuta’”.

(Fonte: www.confcommercio.it, “Via libera al Def, Pil all’1% nel 2017 e deficit fino al 2,4%”, 28 settembre 2016).

In margine, segnaliamo l’intervista a Carlo Sangalli, Presidente di Confcommercio, pubblicata oggi da Libero (“Se aumenta l’IVA bruciamo 12 miliardi”), dalla quale estrapoliamo un passaggio: “L’Europa deve concederci flessibilità sul deficit, altrimenti il rialzo dell’imposta sarà un boomerang. I consumi crolleranno e saranno penalizzate le famiglie povere”. E non è una battuta…

Consumi in calo: la versione di Confcommercio

“L’Istat ha registrato una diminuzione mensile dello 0,3% sia in valore sia in volume. La flessione è imputabile ai prodotti non alimentari, le cui vendite calano dello 0,5% in valore e dello 0,4% in volume, mentre quelle di beni alimentari crescono dello 0,3% in valore e dello 0,1% in volume.

Le vendite al dettaglio registrano a luglio un calo mensile dello 0,3% sia in valore sia in volume. Lo riferisce l’Istat, sottolineando che la flessione è imputabile ai prodotti non alimentari, le cui vendite calano dello 0,5% in valore e dello 0,4% in volume, mentre quelle di beni alimentari crescono, rispettivamente, dello 0,3% in valore e dello 0,1% in volume. Rispetto a luglio dello scorso anno, le vendite diminuiscono complessivamente dello 0,2% in valore e dello 0,8% in volume. La flessione più marcata riguarda i prodotti non alimentari, ovvero -0,6% in valore e -1,1% in volume. Nella media del trimestre maggio-luglio 2016, l’indice complessivo del valore delle vendite al dettaglio registra una variazione positiva dello 0,2% sui tre mesi precedenti. L’indice in volume risulta stazionario nei confronti del trimestre precedente.Tra i prodotti non alimentari, le variazioni annue negative di maggiore entità si registrano per i gruppi Cartoleria, libri, giornali e riviste (-4,6%) ed Elettrodomestici, radio, tv e registratori (-2,3%). In crescita solamente i gruppi Giochi, giocattoli, sport e campeggio e Mobili, articoli tessili e arredamento.Rispetto a luglio 2015, inoltre, l’Istat osserva un incremento del valore delle vendite nella grande distribuzione (+1,1%), a fronte di una flessione (-1,2%) per le imprese operanti su piccole superfici”.

(Fonte: www.confcommercio.it, “A luglio calano le vendite al dettaglio”, 26 settembre 2016).

Giudizio sintetico: “‘Il dato merita una lettura molto negativa perché testimonia l’influenza del decrescente clima di fiducia delle famiglie nei comportamenti di spesa. Anche se sono ancora presenti indicazioni favorevoli relative al turismo e alle vendite di auto, il peggioramento del quadro dei consumi si desume dal profilo negativo delle vendite nelle piccole superfici e dalla circostanza che, nell’ambito della grande distribuzione solo il discount presenta tassi di crescita superiori al 2%'”. E’ il commento dell’Ufficio Studi Confcommercio sui dati Istat. ‘La politica fiscale distensiva, certamente apprezzabile,  – continua la nota – non può poggiare esclusivamente su micro-provvedimenti, ma deve essere orientata da un strategia di generalizzata e concreta riduzione del carico fiscale, la cui prima mossa dovrebbe essere la riduzione di un punto di ciascuna delle cinque attuali aliquote Irpef a partire dal 2017′”.

(Fonte: www.confcommercio.it, “Confcommercio su vendite al dettaglio: ‘Dato molto negativo, urge riduzione Irpef già dal 2017’”, 26 settembre 2016).

Revisione dei conti nazionali per il triennio 2013-2015

“I dati qui presentati incorporano la revisione dei conti nazionali relativa al triennio 2013-2015, effettuata per tenere conto delle informazioni acquisite dall’Istat dopo la stima pubblicata a marzo. In particolare le stime dell’anno 2014 incorporano la prima volta i dati definitivi del registro statistico Frame-SBS, relativi ai risultati economici di tutte le imprese attive, e quelli completi relativi a occupazione regolare e non regolare.

Nel 2015 il Pil ai prezzi di mercato risulta pari a 1.642.444 milioni di euro correnti, con una revisione al rialzo di 6.072 milioni rispetto alla stima precedente. Per il 2014 il livello del Pil risulta rivisto verso l’alto di 8.497 milioni di euro.

Sulla base dei nuovi dati, il Pil in volume è cresciuto nel 2014 dello 0,1%, con una revisione al rialzo di 0,4 punti percentuali rispetto alla diminuzione di 0,3 punti percentuali stimata a marzo.

Nel 2015 la variazione del Pil in volume è pari a 0,7%, con una revisione al ribasso di 0,1 punti percentuali rispetto alla stima preliminare di marzo che era pari a +0,8%.

Nel 2015 gli investimenti fissi lordi sono cresciuti dell’1,3%, i consumi finali nazionali dell’1,0%, le esportazioni di beni e servizi del 4,3% e le importazioni del 6,0%.

Il valore aggiunto, a prezzi costanti, è aumentato del 3,7% in agricoltura, silvicoltura e pesca, dell’1,3% nell’industria in senso stretto e dello 0,4% nel settore dei servizi. Nelle costruzioni si è registrato, invece, un calo dell’1,2%.

Per l’insieme delle società non finanziarie, la quota di profitto è pari al 41% e il tasso di investimento al 19,3%.

Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici ha segnato una crescita dello 0,9% sia in valore nominale, sia in termini di potere d’acquisto. Poiché i consumi privati sono aumentati dell’1,5%, la propensione al risparmio delle famiglie è scesa all’8,3% (dall’8,9% del 2014).

L’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil è pari nel 2015 a -2,6% (-3,0% nel 2014), con un valore invariato rispetto alla stima pubblicata a marzo. Il saldo primario (indebitamento netto meno la spesa per interessi) è pari all’1,5% del Pil”.

(Fonte: www.istat.it, “Conti economici nazionali”, 23 settembre 2016).

Nespresso apre una Boutique all’interno dell’Ikea Centre Elnòs

“Nespresso, leader globale nel settore del caffè porzionato, apre una nuova Boutique all’interno dell’Ikea Centre Elnòs shopping di Roncadelle.  Nespresso è tra i brand di eccellenza presenti all’interno del nuovissimo centro commerciale, il secondo in Italia che integra nei propri spazi un negozio Ikea. La nuova Boutique, posizionata nel cuore della galleria commerciale, offre a tutti i visitatori uno spazio pensato per venire incontro ai gusti di ogni tipo di consumatore, garantendo un’esperienza di degustazione personalizzata. Gli amanti del buon caffè possono concedersi una piacevole pausa dallo shopping e vivere l’esclusiva coffee experience di Nespresso attraverso gli aromi e l’intensità dei Grand Cru Nespresso.

‘Siamo lieti di far parte di un progetto così ambizioso come il nuovissimo Elnòs shopping, e di essere presenti con una nuova Boutique nel secondo centro commerciale in Italia sviluppato e gestito dal colosso svedese Ikea. – ha dichiarato Fabio degli Esposti, Direttore Generale di Nespresso Italiana – Con questa nuova apertura, la 46ª sul territorio nazionale, Nespresso conferma la propria strategia di ampliamento retail in Italia e si impegna a rispondere sempre più prontamente alle esigenze dei suoi Club Member, offrendo nuovi punti vendita e nuove occasioni per conoscere e apprezzare la gamma di Grand Cru Nespresso’.

Con l’apertura della nuova boutique all’interno di Elnòs shopping, Nespresso estende il proprio network di Boutique in Italia, raggiungendo quota 46 e proseguendo una strategia di espansione retail completa e innovativa prevista per tutto il 2016. Anche la recente apertura di un nuovo punto vendita all’interno del centro commerciale Euroma2, avvenuta lo scorso 10 settembre, conferma la volontà di Nespresso di portare la propria coffee experience in contesti sempre nuovi e differenti. A ciò si aggiunge l’implementazione dei canali online di Nespresso, il sito e-commerce e l’App, che, grazie ai 10 mila punti di ritiro fisici tra Tnt e uffici postali, riescono ad assicurare una presenza di prossimità.

La Boutique si caratterizza per l’inconfondibile design delle Boutique Nespresso, essenziale e sofisticato, firmato dallo Studio Parisotto+Formenton, che da ormai sette anni progetta gli interni dei punti vendita Nespresso in tutto il mondo.

Al suo interno, tutti i Club Member sono guidati dai Coffee Specialist nella degustazione e nella scelta di tutti i prodotti Nespresso. Inoltre, il punto vendita è dotato di un’area recycling in cui è possibile consegnare le capsule esauste e consentire il recupero ed il riciclo dell’alluminio e del caffè residuo”.

(Fonte: Nespresso).

 

Stime Ocse: nuova doccia fredda per il Pil tricolore

“Nuova doccia fredda per il Pil. Nel suo Economic Outlook, l’Ocse mette nero su bianco le nuove stime per il 2016 e il 2017: il prodotto interno lordo crescerà, in entrambi gli anni, dello 0,8 per cento. Le previsioni sono state riviste al ribasso rispettivamente di 0,2 e di 0,6 punti rispetto alle stime di giugno, quando era stata stimata una crescita rispettivamente dell’1 e dell’1,4 per cento. Il capo economista dell’Ocse, Catherine Mann, ha sottolineato che a pesare su questo quadro ci sono anche la scarsa ‘fiducia’ e ‘l’incertezza politica’ sull’esito del referendum costituzionale.

Guardando fuori dai confini italiani, l’Ocse ha tagliato le stime sulla crescita di gran parte delle maggiori economie mondiali a partire dagli Stati Uniti, che passano da un +1,8% nel 2016 e un +2,2% nel 2017 a, rispettivamente, +1,4% e +2,1% “a causa dei deboli investimenti” e ‘nonostante i robusti consumi e la crescita dell’occupazione’. Rispetto all’Economic Outlook di giugno, l’unico Paese a essere interessato da una revisione al rialzo è il Brasile, la cui economia è prevista in calo del 3,3% quest’anno e dello 0,3% l’anno prossimo, mentre tre mesi fa era stata stimata una contrazione del 4,3% nel 2016 e dell’1,7% nel 2017. Revisione al rialzo nel 2016, anche se contenuta, per il Regno Unito (da +1,7% a +1,8%), seguita però da un drastico ridimensionamento nel 2017 (da +2% a +1%).

Revisione più moderata per la Francia (da +1,4% a +1,3% nel 2016 e da +1,5% a +1,3% nel 2017) mentre le attese sulla Germania migliorano per l’anno in corso (da +1,6% a +1,8%) e peggiorano per il successivo (da +1,7% a +1,5%). L’economia dell’Eurozona è invece stimata in espansione dell’1,5% nel 2016 e dell’1,4% nel 2017 (+1,6% e +1,7% nel 2017). L’organizzazione di Parigi cita un ‘rallentamento nel secondo trimestre’ dovuto ‘alla frenata dell’effimera ripresa degli investimenti’. Il giudizio dell’Ocse è impietoso: ‘Nel complesso, l’economia mondiale rimane in una trappola di bassa crescita’”.

(Fonte: www.huffingtonpost.it, “L’Ocse rivede al ribasso le stime della crescita italiana: il Pil a +0,8% nel 2016 e nel 2017”, 21 settembre 2016).

Produzione nelle costruzioni e costi di costruzione

“A luglio 2016, l’indice destagionalizzato della produzione nelle costruzioni registra una diminuzione dello 0,4%, che segue l’aumento dell’1,2% registrato il mese precedente.

Sempre a luglio 2016, gli indici di costo del settore rimangono invariati per il fabbricato residenziale, e segnano un aumento dello 0,3% per il tronco stradale con tratto in galleria e dello 0,2% per il tronco stradale senza tratto in galleria.

Su base annua, a luglio 2016 l’indice della produzione nelle costruzioni corretto per gli effetti di calendario diminuisce dell’1,3% (i giorni lavorativi sono stati 21 contro i 23 di luglio 2015).

Sempre su base annua, l’indice grezzo della produzione nelle costruzioni diminuisce del 7,8%. Gli indici del costo di costruzione registrano flessioni dello 0,1% per il fabbricato residenziale, dello 0,7% per il tronco stradale con tratto in galleria e dello 0,8% per quello senza tratto in galleria.

A luglio 2016, il contributo maggiore alla diminuzione tendenziale del costo di costruzione del fabbricato residenziale è da ascrivere al calo del gruppo di costo dei Noli (-0,1 punti percentuali).

Il contributo maggiore alla diminuzione tendenziale degli indici dei costi di costruzione dei tronchi stradali deriva, sia per quello con tratto in galleria sia per quello senza galleria, dal calo dei costi dei materiali (rispettivamente -0,8 e -0,9 punti percentuali)”.

(Fonte: www.istat.it, “Produzione nelle costruzioni e costi di costruzione”, 19 settembre 2016).

Flussi commerciali: calo dell’export a luglio 2016

“A luglio 2016 i flussi commerciali mostrano andamenti congiunturali divergenti, con un calo delle esportazioni (-0,6%) e un aumento delle importazioni (+0,5%). Il surplus commerciale è di 7,8 miliardi (+8,1 miliardi a luglio 2015).

La flessione congiunturale dell’export è la sintesi di un calo delle vendite verso i mercati Ue (-1,1%) e di un lieve aumento di quelle verso l’extra Ue (+0,2%). I prodotti energetici registrano una marcata diminuzione (-13,1%), mentre i beni di consumo durevoli (+1,6%) e i beni intermedi (+0,5%) risultano in crescita.

Nel trimestre maggio-luglio 2016, rispetto al trimestre precedente, l’aumento delle esportazioni (+0,7%) è determinato esclusivamente dall’area Ue (+1,6%). I prodotti energetici registrano l’espansione più consistente (+17,0%).

A luglio 2016 la marcata flessione tendenziale dell’export (-7,3%), di ampia intensità sia per l’area extra Ue (-8,8%) sia per l’area Ue (-6,1%), è significativamente condizionata dalla differenza nei giorni lavorativi (21 a luglio 2016 contro i 23 di luglio 2015). Al netto di questo effetto, si rileva una contenuta flessione tendenziale (-0,9%), sintesi di un calo dell’export per l’area extra Ue (-3,2%) e di un aumento per l’area Ue (+1,1%).

Le vendite di prodotti petroliferi raffinati (-31,7%) sono in forte diminuzione, mentre le esportazioni di mezzi di trasporto, autoveicoli esclusi, (+4,5%) contrastano la diminuzione tendenziale dell’export.

A luglio 2016 le esportazioni verso Belgio (-26,4%), paesi MERCOSUR (-22,2%) e paesi OPEC (-17,5%) registrano un marcato calo tendenziale. Si segnala invece la crescita verso Cina (+4,7%) e Giappone (+4,0%).

A luglio 2016 la diminuzione tendenziale dell’import (-8,3%) è determinata sia dall’area extra Ue (-11,1%) sia da quella Ue (-6,3%).

Nei primi sette mesi dell’anno l’avanzo commerciale raggiunge 31,1 miliardi (+45,9 miliardi al netto dei prodotti energetici).

Nel mese di luglio 2016 l’indice dei prezzi all’importazione dei prodotti industriali diminuisce dello 0,3% rispetto al mese precedente e del 4,1% nei confronti di luglio 2015.

La riduzione dei prezzi all’importazione dipende principalmente dalle dinamiche del comparto energetico, al netto del quale l’indice registra un aumento dello 0,1% rispetto al mese precedente e una diminuzione dell’1,9% in termini tendenziali”.

(Fonte: www.istat.it, “Commercio con l’estero e prezzi all’import dei prodotti industriali”, 16 settembre 2016).

 

 

Confindustria vede un futuro nerissimo per l’economia italiana

“Confindustria vede un futuro nerissimo per l’economia italiana. Il Centro Studi dell’organizzazione degli industriali, nelle sue nuove previsioni diffuse oggi, ha limato ulteriormente le stime di crescita del Pil del nostro Paese: + 0,7% nel 2016 e +0,5% nel 2017. Una correzione destinata a cambiare anche le stime sul deficit che dovrebbe attestarsi al 2,5% nel 2016 e al 2,3 % nel 2017. Complessivamente, per quanto riguarda il Pil, si tratta di una revisione al ribasso di 0,1 punti per entrambi gli anni rispetto alla previsione formulata lo scorso luglio. Dopo ‘un quindicennio perduto’, rileva Confindustria, il Paese ‘soffre oggi di una debolezza superiore all’atteso’: ai ritmi attuali di incremento del prodotto – indica quindi il Csc – l’appuntamento con i livelli lasciati nel 2007 è rinviato al 2028.

Aumenta inoltre il divario di crescita a sfavore dell’italia nei confronti degli altri paesi europei. Il centro studi di Confindustria rileva che tra il 2000 e il 2015 il Pil è aumentato del 23,5% in Spagna, del 18,5% in Francia e del 18,2% in Germania, mentre è calato dello 0,5% in Italia. E nel 2017, sebbene già del tutto insoddisfacente (+0,5), non è scontata e va conquistata. L’Italia ‘ha alle spalle un quindicennio perduto. Ai ritmi attuali, l’appuntamento con i livelli lasciati nel 2007 è rinviato al 2028, mentre non verrà mai riagguantato il sentiero di crescita che si sarebbe avuto proseguendo con il passo precedente, pur lento. La crisi ha comportato un netto abbassamento del potenziale di crescita, che nelle stime dell’Fmi è sceso dall’1,2% allo 0,7%’.

Nonostante una crescita del Pil piatta l’occupazione salirà dell’1% nel 2016 e dello 0,5% nel 2017. Confindustria sottolinea che si tratta di ‘un risultato stupefacente’ spiegato dal forte aumento di posti di lavoro che si è concentrato nei primi sei mesi del 2016 ma che da lì in poi, però, ‘si smorzerà’ in presa diretta con la bassa crescita del Pil. Il Csc stima infatti che le Ula torneranno alla fine del prossimo biennio a 23,9 milioni: 730 mila unità sopra al minimo di fine 2013 ma ancora 1 milione e 280 mila unità sotto il livello precrisi del 2008.

Intanto Bankitalia registra un nuovo record del debito pubblico italiano. A luglio il debito delle Amministrazioni pubbliche si è attestato a 2.252,2 miliardi, in aumento di 3,4 miliardi rispetto a giugno. È quanto emerge dal supplemento finanza pubblica al bollettino statistico della Banca d’Italia. Nei primi sette mesi del 2016, il debito delle Amministrazioni pubbliche è aumentato di 80,5 miliardi”.

(Fonte: www.huffingtonpost.it, “Confindustria: Pil 2016 a +0,7%, +0,5% nel 2017. Ritorno ai livelli pre-crisi nel 2028. Bankitalia: debito pubblico a 2252 miliardi”, 15 settembre 2016).

Istat, indice NIC: la stima preliminare è confermata

“Nel mese di agosto 2016, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,2% su base mensile e una diminuzione dello 0,1% su base annua facendo registrare lo stesso tasso tendenziale di luglio. La stima preliminare è confermata.

Il prolungarsi della flessione dei prezzi su base annua è la sintesi di dinamiche di segno opposto che, in gran parte, si compensano. Se da una parte, infatti, si attenua il calo tendenziale dei prezzi degli Energetici non regolamentati (-7,0%, da -8,0% di luglio) e accelera la crescita di quelli degli Alimentari non lavorati (+2,4%, era +1,5% il mese precedente), dall’altra i prezzi dei Servizi relativi alle comunicazioni registrano un’inversione di tendenza (-1,4%, era +0,4% a luglio) e si azzera la crescita di quelli dei Servizi relativi ai trasporti (era +0,7% il mese precedente).

Il calo dei prezzi dei Beni energetici (-6,5% rispetto ad agosto 2015), sebbene lievemente meno ampio di quello registrato a luglio (-7,0%), continua a spiegare la diminuzione su base annua dell’indice generale, che, seppur contenuta, persiste. Al netto di questi beni l’inflazione è positiva e pari a +0,6% come nel mese precedente.

Al netto degli alimentari non lavorati e dei beni energetici l'”inflazione di fondo” scende a +0,4% (da +0,6% di luglio).

L’inflazione acquisita per il 2016 risulta pari a zero (era -0,1% a luglio).

L’aumento mensile dell’indice generale dei prezzi al consumo è principalmente dovuto agli aumenti dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (+2,2%), degli Alimentari non lavorati (+0,9%) e dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+0,4%).

I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona aumentano dello 0,3% su base mensile e dello 0,6% su base annua (da +0,4% di luglio).

I prezzi dei prodotti ad alta frequenza di acquisto non variano in termini congiunturali e registrano, in termini tendenziali, un aumento pari a +0,1% (era -0,1% a luglio).

L’indice dei prezzi al consumo armonizzato (IPCA) diminuisce dello 0,1% su base sia mensile sia annua (la stima preliminare era pari a zero in entrambi i casi), attenuando la flessione registrata a luglio (-0,2%).

L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), al netto dei tabacchi, aumenta dello 0,2% su base mensile e diminuisce dello 0,1% nei confronti di agosto 2015”.

(Fonte: www.istat.it, “Prezzi al consumo”, 14 settembre 2016).

Confcommercio: “assolutamente poveri” a quota 4,6 milioni

“Un’analisi dell’Ufficio Studi su consumi, spese obbligate ed evoluzione della povertà dimostra che nel 2015 gli ‘assolutamente poveri’ sono arrivati a 4,6 milioni (+177% sul 2006), mentre negli ultimi 20 anni i prezzi dei consumi obbligati sono raddoppiati mangiandosi il 40% dei consumi delle famiglie.

La crisi dei consumi non è solo un effetto della congiuntura, ma ha radici più profonde. Lo dimostra un’analisi dell’Ufficio Studi Confcommercio su consumi, spese obbligate ed evoluzione della povertà, presentata nel corso di una conferenza stampa organizzata a Roma nella sede confederale. Negli ultimi venti anni, dice lo studio, è cambiata la struttura delle spesa degli italiani: quattro settori (alimentari, mobili, vestiario, trasporti) hanno perso complessivamente il 6,6% di spesa a beneficio soprattutto di spese per alimentazione fuori casa (+2%) e spese obbligate (+5,6%). Ma soprattutto è emersa con forza una terziarizzazione dei consumi, con il sorpasso dei servizi sui beni (52,6% contro 47,4%).  Quanto ai consumi pro capite, al netto dei prezzi si registra una crescita eccezionale di elettronica di consumo e beni e servizi per le telecomunicazioni, spese che vanno forte quando il ciclo è positivo e che risentono meno delle altre delle congiunture negative. Anche in questo caso, ha sottolineato il direttore dell’Ufficio Studi, Mariano Bella, si rileva una crescita dell’alimentazione fuori casa a scapito di quella in casa. Passando alle spese obbligate, la ricerca ha rilevato una crescita del 4,2% tra il 1995 e il 2016, mentre nello stesso lasso di tempo i beni commercializzabili hanno perso l’8% e i servizi hanno guadagnato il 3,9%. Se si guarda ai prezzi, i beni commercializzabili sono cresciuti del 40% contro l’80% delle spese obbligate, con punte prossime al 100% nel caso delle spese per l’abitazione. Per quanto riguarda invece la povertà assoluta, i dati sono a dir poco allarmanti, tanto da far pensare alla necessità urgente di misure specifiche: nel 2015 ce ne si aspettava una riduzione vista la crescita dei consumi, ma così non è stato. Nel Mezzogiorno, in particolare, le famiglie povere sono raddoppiate rispetto al 2006, mentre gli assolutamente poveri sono arrivati a 4,6 milioni nel 2015, +177% sul 2006. Aumenta, in particolare, il numero di poveri che vivono in famiglie numerose, arrivati al 44% del totale dei poveri”.

(Fonte: www.confcommercio.it, “Povertà e spese obbligate schiacciano i consumi”, 12 settembre 2016).

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