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fabrizio.gomarasca

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From Caffè Vergnano the first line of compostable compatible capsules

Caffè Vergnano will be present on the shelves of Italian grocery stores with the Èspresso1882 line of compostable capsules compatible with Nespresso domestic machines and with Èspresso1882 TRÈ machines.

The new capsules represent Caffè Vergnano’s response to the issue of the amount of waste resulting from the growing consumption of portioned coffee. While the portioned market indeed represents a great growth opportunity, it is also true that the environmental impact resulting from the use of capsules can be greater compared to the consumption of mocha or pod coffee.

The new Espresso 1882 compostables will replace the existing range on the shelves: the packages currently in distribution will be gradually replaced with the new compostable line.

Carolina e Enrico Vergnano
Carolina and Enrico Vergnano

“We have always believed in the capsule segment, anticipating trends and being the first to launch the Nespresso compatible capsule, today the market leader”, says Franco Vergnano, CEO of Caffè Vergnano, “From the beginning we have focused on innovation. Today even more so with a concrete project to protect the environment”.

The capsules will be the first on the market to be “OK Compost” certified by Vinçotte (an internationally recognised agency) and able to be disposed of in the organic bin without the need to separate the casing from the coffee.

The Èspresso 1882 range is available in 4 versions: Arabica, Cremoso, Intenso and Dec, plus the Espresso macchiato product.

I nuovi yogurt Herakles di Stuffer con lo 0% di grassi

Da oggi al banco frigo arrivano i quattro nuovi Yogurt Herakles Stuffer con 0% di grassi  per i consumatori che ricercano novità con una particolare attenzione alla genuinità e alla dieta.

Le nuove referenze proposte dall’azienda altoatesina sono: Herakles Yogurt Bianco, alla Fragola, alla Pesca e alla Ciliegia.

Anche la gamma di yogurt Heracles si inserisce nella linea da sempre perseguita da Stuffer: offrire prodotti innovativi e di qualità, ricercando la soddisfazione di ogni singolo consumatore, grazie anche a un’attenta selezione delle materie prime e a un rigoroso sistema di controllo qualità.

Quote latte addio. La competizione è senza rete

Dopo poco più di trent’anni si chiude il capitolo delle quote latte. Da domani primo aprile, infatti, il mercato europeo del latte spariranno le protezioni  di cui hanno goduto molti Paesi e che in Italia ha sollevato le proteste degli agricoltori, di cui si era fatta interprete la Lega di Bossi con le marce, le occupazioni delle strade, le azioni plateali e dall’altro ha alimentato la compravendita di quote tra allevatori, che sono state più volte sanzionate dalla Commissione europea. Alla fine, però ha prevalso la linea di Bruxelles verso l’eliminazione degli aiuti e il dispiegamento del mercato libero.

Introdotto per la prima volta nel 1984, in un momento in cui la produzione dell’UE eccedeva di gran lunga la domanda, il regime delle quote ha rappresentato uno dei primi strumenti creati per superare le eccedenze strutturali. Le successive riforme della politica agricola comune dell’UE hanno orientato il settore sempre più al mercato e, in parallelo, hanno fornito una serie di strumenti più mirati per contribuire a sostenere i produttori in zone vulnerabili, come quelle montuose, dove i costi di produzione sono più elevati. La decisione sulla data ultima per l’abolizione dei contingenti è stata presa per la prima volta nel 2003, in modo da fornire maggior flessibilità ai produttori dell’Unione per soddisfare l’aumento della domanda, soprattutto sul mercato mondiale. La data è stata riconfermata nel 2008, accompagnata da un ventaglio di misure intese a realizzare un cosiddetto «atterraggio morbido».

Per il sistema agricolo italiano, che già ora produce11 milioni di tonnellate di latte e ne importa poco meno di 9 milioni, è un cambiamento importante – ma proprio per i motivi di cui sopra non certamente inaspettato o improvviso – perché il confronto con i produttori degli altri Paesi europei diventa senza rete di protezione e quindi tutto si gioca sulla competitività. Non solo di prezzo, che pure rimane un aspetto  importante, dato che la remunerazione degli agricoltori è un fattore di salvaguardia del sistema agricolo italiano.

Resta il fatto che il prezzo del latte in Italia è superiore alla media Ue e a quello di molti Paesi produttori ed esportatori. Anche sul versante della qualità, se è vero che quello italiano è riconosciuto di altissima qualità,la gran parte del latte prodotto viene venduto come latte fresco o serve per la produzione di formaggi Dop. Ma a sentire alcuni produttori di formaggi non a denominazione, il controllo qualità delle cagliate provenienti dal nord Europa unitamente alla tipologia di allevamenti assicura un prodotto di buon livello. A un prezzo inferiore a quello prodotto in Italia, che attualmente viaggia intorno ai 35 centesimi al litro.

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Per gli agricoltori, peraltro, è un prezzo che non ripaga i costi di produzione e, anche per la dimensione aziendale, non consente di fare investimenti. Si ripete, anche in questo caso, il mantra del nanismo delle imprese italiane che non riescono a competere con quelle estere più grandi, in un mercato dalle porte aperte.

Per contrastare in parte il ribasso dei prezzi, a febbraio Conad aveva annunciato di aver fissato a 38 centesimi al litro il prezzo del latte alla stalla per i prodotti a proprio marchio. «Siamo preoccupati per la crisi che sta affossando il settore – aveva dichiarato l’amministratore delegato Francesco Pugliese -. Conad, nella contrattazione con i fornitori per quanto riguarda il latte, i formaggi e i latticini a proprio marchio, ha ritenuto di fissare il prezzo da pagare per l’acquisto di latte alla stalla a 0,38 euro/litro, prezzo da cui partire per fissare il prezzo del prodotto finito. Una decisione maturata per superare le tensioni che stanno crescendo nel mercato, perché ritiene sia una questione di equità, per valorizzare l’italianità dei prodotti. La nostra è solo una tappa necessaria – aveva poi aggiunto – in attesa che si apra una riflessione generale su tutta la filiera. Ogni attore della filiera deve sentirsi responsabilizzato a garantire il futuro ad un comparto strategico per l’agroalimentare italiano, oggi a rischio di emarginazione, operando di comune accordo per ammodernarlo e migliorarlo».

Sull’altro fronte, Coldiretti denuncia che “solo 1 stalla su 5 è sopravvissuta al regime delle quote latte lasciando in vita in Italia solo 36mila allevamenti e con il pericolo che il prevedibile aumento della produzione comunitaria possa scatenare una vera invasione straniera in Italia, dove si importa già quasi il 40 per cento dei prodotti lattiero caseari consumati”.

Secondo Coldiretti il prezzo pagato agli allevatori è aumentato di poco più 10 centesimi mentre il costo per i consumatori è cresciuto di 1,1 euro al litro, a valori correnti. In altre parole oggi gli allevatori devono vendere tre litri di latte per bersi un caffè al bar, quattro litri per un pacchetto di caramelle, quattro litri per una bottiglietta di acqua al bar mentre quasi 15 litri per un pacchetto di sigarette. Ma soprattutto il prezzo riconosciuto agli allevatori non copre neanche i costi per l’alimentazione degli animali con effetti sull’occupazione, sull’economia, sull’ambiente e sulla sicurezza alimentare degli italiani.

«Questa situazione è determinata dal fatto che in Italia esiste un evidente squilibrio contrattuale tra le parti lungo la filiera che determina un abuso, da parte dei trasformatori, della loro posizione economica sul mercato, dalla quale gli allevatori dipendono» ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel denunciare che «questa situazione rischia di aggravarsi con la fine del regime delle quote latte e non è un caso che nel mese di marzo comportamenti scorretti nel pagamento del latte agli allevatori hanno portato prima in Spagna e poi in Francia alla condanna da parte dell’Antitrust delle principali industrie lattiero casearie, molte delle quali, peraltro, operano anche sul territorio nazionale (il riferimento è a Lactalis, ndr) dove invece c’è  un “silenzio assordante” da parte dell’Autorità Garante delle Concorrenza e del mercato».

Come corollario non secondario resta la questione della indicazione di provenienza del latte. «In un momento difficile per l’economia dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza e lo stop al segreto sui flussi commerciali con l’indicazione delle aziende che importano materie prime dall’estero è un primo passo che va completato con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine degli alimenti», ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo. Ad oggi in Italia – continua la Coldiretti – è obbligatorio indicare la provenienza del latte fresco ma non per quella a lunga conservazione ma l’etichetta è anonima anche per i formaggi non a denominazione di origine, per le mozzarelle e gli yogurt.

Tuttavia l’abolizione del regime delle quote latte può costituire motivo di riorganizzazione della filiera produttiva, favorendo accorpamenti e fusioni tra imprese agricole, per far fronte anche all’aumento della domanda prevista nei prossimi anni.

Phil HoganSecondo il Commissario UE per l’Agricoltura e lo sviluppo rurale Phil Hogan (nella foto) : «L’abolizione delle quote latte è al tempo stesso una sfida e un’opportunità per l’Unione. La possiamo considerare una sfida, in quanto un’intera generazione di produttori di latte dovrà abituarsi a vivere in un ambiente completamente nuovo, segnato sicuramente da una certa volatilità. Ma al tempo stesso rappresenterà indubbiamente un’opportunità in termini di crescita e di posti di lavoro. Grazie a una maggiore attenzione sia ai prodotti a valore aggiunto sia agli ingredienti per alimenti «funzionali», il settore lattiero-caseario ha tutto il potenziale per diventare un motore economico per l’UE. Le zone più vulnerabili, per le quali l’abolizione delle sistema della quote può essere considerata una minaccia, possono beneficiare della gamma di misure di sviluppo rurale legate al principio di sussidiarietà».

Nonostante le quote, negli ultimi 5 anni le esportazioni UE di prodotti lattiero-caseari sono aumentate del 45% in volume e del 95% in valore. Le proiezioni di mercato indicano che le prospettive di crescita per il futuro rimangono forti — in particolare per quanto riguarda i prodotti a valore aggiunto quali i formaggi, ma anche per gli ingredienti utilizzati nei prodotti alimentari, nutrizionali e sportivi.

L’addio alle quote latte, però lascia un’eredità pesante: sono le multe comminate da Bruxelles per 4,5 miliardi di euro che, ha affermato il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, sono costate più di 70 euro a ogni cittadino italiano.

Buonissimo a Brescia riqualifica il Corso Mameli

 

Decoro urbano, comunicazione, cultura e identità sono le parole chiave che hanno fatto da guida al progetto di riqualificazione di Corso Mameli a Brescia di cui Buonissimo, l’Arcipelago del gusto si è fatto parte attiva e promotore.

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Un angolo di Buonissimo

Buonissimo è il gourmet store dedicato alle tipicità italiane facente capo al Gruppo Martini (associato Sisa Centro Nord) dove nei suoi quattro piani e tremila metri quadrati di superficie, si incontrano numerose isole. Isole dedicate ai prodotti di qualità che produce la tradizione gastronomica italiana, oppure ai freschissimi (carne, ortofrutta, pane fresco, salumi e formaggi), alla spesa di tutti i giorni, alla degustazione o alla ristorazione. Fino ad arrivare alle isole riservate alla scuola di cucina, alla formazione per bambini e alla conferenze.

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Un corso di cucina da Buonissimo con lo chef Carlo Bresciani

È situato in un edificio storico in Corso Mameli – anticamente Corso delle Mercanzie – che per i motivi più svariati ha vissuto un lento ma irreversibile declino, di cui la chiuisura di numerosi negozi esistenti è stato insieme causa ed effetto.

Abbandono, insicurezza, degrado urbano: alla fine dell’anno scorso Buonissimo ha deciso di intervenire, proponendosi non solo come on come luogo dove fare la spesa, pranzare, cenare o frequentare un corso, ma come un protagonista attivo della vita della città, che crea benessere, senso di comunità e bellezza.

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Affiancando un Comitato di residenti ha individuato, coordinato e co-finanziato una serie di operazioni organiche inserite in una precisa strategia di rigenerazione urbana con l’obiettivo di favorire nel medio periodo la riapertura dei negozi sfitti, aumentare il passaggio di cittadini e rendere la via più vivibile per i residenti.

20150314_181056Numerosi i progetti già realizzati e programmati tra i quali il ciclo di conferenze sulla alla storia della via, le visite guidate alle principali bellezze storico artistiche della via, esposizioni d’arte, degustazioni di vini e la prima Social Street della Provincia di Brescia su Facebook. Uno spazio di scambio e confronto sul social network per gli abitanti, i commercianti e i frequentatori della via.

Buonissimo ha altri punti vendita a Cittadella, Rovereto e San Benedetto del Tronto.

Mix di aromi personalizzati, insalate arricchite e minestroni ‘funzionali’, le nuove proposte Sipo

Dopo l’anteprima al Fruit Logistica di Berlino Sipo porta sugli scaffali le tre nuove linee di prodotti a marchio Sapori del mio Orto: mix di erbe aromatiche fresche, minestroni di prima gamma evoluta ed insalate arricchite, pensati in funzione delle differenti preparazioni in cucina.

Sapori del mio Orto aromi per pesce al cartoccioLa linea di erbe aromatiche è composta da prodotti realizzati in base alle pietanze da insaporire:  Carne rossa contiene un mix di rosmarino, salvia, prezzemolo e aglio mentre Carne bianca comprende maggiorana, salvia, timo e aglio. Le altre referenze sono Carne cruda, Insalata di mare, Pesce al cartoccio e Pesce crudo. La linea dei minestroni è composta dalle quattro varianti Light, Energy, Detox e Baby. Quest’ultima in particolare, pensata per i più piccoli, contiene carote, zucca, patate, piselli, zucchine, bietole, pomodori, cavolo cappuccio e fagioli. Infine le insalate arricchite sono contorni pronti al consumo, anche fuori casa poichè non necessitano di preparazione, con l’aggiunta di ingredienti proteici. Le tre novità sono l’insalata con formaggio, noci e pomodoro ciliegino, l’insalata con tonno e olive nere e l’insalata con mozzarella e olive nere.

I nuovi prodotti completano l’offerta di verdure di I e di IV gamma a marchio Sapori del mio Orto – ha sottolineato Massimiliano Ceccarini, General Manager SIPO Group – e vanno a rafforzare il ruolo dell’azienda che, anche grazie alla recente costituzione di Flavour Valley Spa Società Agricola, è in grado di coprire tutta la filiera orticola, dalla semina in campo fino alla valorizzazione del prodotto sugli scaffali dei punti vendita”. 

Unicomm e MaxiDi danno vita a Unimax

Marcello Cestaro (a sinistra) e Dario Brendolan

Dopo anni di collaborazione all’interno di Selex Unicomm e Maxi Di uniscono le forze e fanno nascere Unimax, un “progetto che li porterà ad affrontare al meglio i profondi cambiamenti che la crisi economica degli ultimi anni ha prodotto nel nostro paese anche nel settore della distribuzione moderna”, come recita una nota diffusa da Selex.

Gli effetti della crisi degli ultimi anni stanno ormai contribuendo a disegnare un panorama distributivo in Italia dove la parola d’ordine è quella di recuperare efficienza a tutti i costi acquisendo reti dismesse da altri (Conad e Carrefour che hanno rilevato gran parte dei punti vendita Billa), fondendosi (le Coop emiliane) o aggregando le forze come è il caso dei due retailer veneti, storici cavalli di razza della Do italiana.

I due gruppi fanno capo alle famiglie venete Brendolan (Unicomm) e Cestaro (MaxiDi),  occupano oltre 13.000 addetti ed hanno sviluppato nel 2014 un fatturato di 4,1 mld di euro, con una rete vendita di 1.110 punti vendita tra cui 25 ipermercati, 259 supermercati e 64 Cash & Carry. La superficie di vendita supera un milione di mq ed è distribuita in dodici regioni con una quota di mercato superiore al 4,5%.

«La crisi ha prodotto un grosso cambiamento ed il futuro va affrontato con criteri e mezzi diversi – hanno dichiarato Dario Brendolan ed Marcello Cestaro presidenti dei due gruppi promotori dell’iniziativasoprattutto recuperando efficienza e risparmio da trasferire al cliente».

Unimax inizia la propria attività condividendo da subito i piani commerciali e di marketing del 2015, avviando un percorso di sinergie logistiche, informatiche e gestionali.

La gestione commerciale e marketing di UNIMAX è affidata a Stefano Brendolan e Giancarlo Paola.

I due gruppi hanno un piano di sviluppo che li porterà ad investire 200 milioni di euro nel prossimo triennio tra nuove aperture e ammodernamento della rete esistente.

MaxiDi e Unicomm sono le prime due imprese del Gruppo Selex, terzo operatore della grande distribuzione italiana, con 16 Imprese regionali associate che gestiscono oltre 2.400 punti di vendita ed oltre 31.000 addetti, per un fatturato al consumo 2014 di quasi  9 mld di euro.

Frescobaldi licenzia un 2014 positivo con una crescita del 6,3% in Italia

Da sinistra Ferdinando Frescobaldi, John Armleder, Giovanni Geddes Da FilicaJa in occasione della manifestazione Vendemmia d'Autore lo scorso febbraio

Frescobaldi, lo storico gruppo vitivinicolo toscano, ha registrato nel 2014 un fatturato di 85,8 mln di euro, crescendo del 2,8% rispetto al 2013. Il risultato più positivo è un’ulteriore crescita del comparto del vino in Italia (+ 6,3%), il che conferma il trend positivo iniziato l’anno precedente (+6,1% rispetto al 2012): un dato significativo che dimostra l’attenzione crescente nel nostro mercato verso i vini di qualità, e soprattutto la forza dei brand del gruppo.

A livello reddituale, il Gruppo Frescobaldi si aspetta ottimi risultati con un EBITDA oltre il 30% del fatturato.

Buona anche la performance all’estero, che cresce del 4,8%, trascinata da Paesi come gli USA, Svizzera e Germania. La quota dell’export è del 68%, con una crescita dovuta in gran parte ai vini di alta gamma: conferma che il comparto vitivinicolo italiano continua ad attrarre i consumatori stranieri, per i quali ha sempre grande importanza il valore del brand, ma anche il fascino del territorio e della storia che si celano dietro ad una bottiglia di vino.

Come nel passato, il Gruppo continua a credere negli investimenti che nel 2014 raggiungono la cifra di oltre 13 milioni di euro, impiegati nell’ammodernamento e rafforzamento della struttura produttiva, dei vigneti e degli impianti sempre più all’avanguardia: l’obiettivo è quello di produrre vini di qualità sempre maggiore e   puntare sull’alta gamma, sostenuta da progetti di lungo termine che mirano a costruire il valore di ciascuna delle marche del Gruppo (Frescobaldi, Luce della Vite, Ornellaia, Masseto e Attems).

«Consideriamo che i mercati consolidati» dichiara Giovanni Geddes, Amministratore Delegato del Gruppo «Italia, Europa e Nord America, pesano ancora circa 85% del fatturato e continuano a crescere. I mercati emergenti sono importanti come prospettiva futura, ma restano ancora da conquistare. Nonostante questo, investiamo sia in personale che in promozione. La OCM continua ad essere un notevole aiuto e volano per gli investimenti per portare la cultura del prodotto Italiano nel mondo».

Da Caffè Vergnano la prima linea di capsule compatibili compostabili. Ad aprile sugli scaffali

Dal prossimo primo aprile, Caffè Vergnano sarà presente sugli scaffali con la linea Èspresso1882 di capsule compostabili e compatibili con le macchine a uso domestico a marchio Nespresso e con le macchine Èspresso1882 TRÈ.

Le nuove capsule rappresentano la risposta di Caffè Vergnano al tema della quantità di rifiuti derivante dal consumo crescente di caffè porzionato. Se infatti il mercato del porzionato rappresenta una grande opportunità di sviluppo, è anche vero che l’impatto ambientale che deriva dall’utilizzo di capsule può essere maggiore rispetto al consumo di caffè in moka o cialda.

Le nuove Èspresso 1882 compostabili entreranno a scaffale in sostituzione di gamma: le confezioni attualmente in distribuzione saranno sostituiti progressivamente con la nuova linea compostabile.

Carolina ed Enrico Vergnano
Carolina ed Enrico Vergnano

«Da sempre abbiamo creduto nel segmento delle capsule, anticipando le tendenze e lanciando per primi la capsula compatibile Nespresso, oggi leader di mercato», dichiara Franco Vergnano Amministratore Delegato di Caffè Vergnano, «Sin dalle origini abbiamo puntato sull’innovazione. Oggi ancora di più con un progetto concreto a tutela dell’ambiente».

Le capsule saranno le prime in commercio certificate “OK Compost” da Vinçotte (ente riconosciuto a livello internazionale) e smaltibili nel bidone dell’umido senza bisogno di separare l’involucro dal caffè.

La gamma Èspresso 1882 è disponibile in 4 referenze: Arabica, Cremoso, Intenso e Dec, più la referenza Espresso macchiato.

Andrea Sartori nuovo presidente di Italia del Vino

Il nuovo presidente di Italia del Vino–Consorzio è Andrea Sartori, classe 1959, presidente di Casa Vinicola Sartori e quarta generazione della storica famiglia di produttori veronesi. Il consorzio privato raggruppa, dal 2009, dodici fra le più importanti aziende del comparto vitivinicolo italiano, presenti su tutti i mercati mondiali con un fatturato complessivo nel 2014 di oltre 800 milioni di euro e una quota di export di circa 440 milioni, pari a circa il 50% del fatturato ed il 8,5% del complessivo export nazionale di settore. Ad affiancarlo saranno i vicepresidenti Roberta Corrà di Gruppo Italiano Vini e Alberto Medici della Medici Ermete & Figli.

«Sono orgoglioso – afferma il presidente  Andrea Sartori – di questo incarico di responsabilità alla guida di una realtà che da anni si fa ambasciatrice del vino italiano nel mondo. Il mio obiettivo sarà sviluppare ancora di più questo progetto, mettendo in campo nuove iniziative soprattutto in vista dell’Expo ma anche proseguendo con quanto già iniziato dal mio predecessore Ettore Nicoletto, che ringrazio a nome di tutti per il grande impegno e lavoro svolto in questi anni per Italia del Vino-Consorzio».

Rafforzare l’immagine unitaria del gruppo, nella continuità della stretta collaborazione tra le aziende, sarà dunque la mission del nuovo presidente, in carica per il prossimo triennio. Presidente di Casa Vinicola Sartori dal 2001, Andrea Sartori vanta una lunga esperienza nel campo enologico: è  past president di Unione Italiana Vini, Simei e Agivi.

Italia del Vino-Consorzio si propone come un laboratorio di riferimento per tutti, dove la concorrenza lascia spazio alla strategia, partendo dalla forza delle cantine Banfi S.r.l.; Cantina Lunae S.a., Cantine Ferrari Fratelli Lunelli S.p.A.; Casa Vinicola Sartori S.p.A.; Casa Vinicola Zonin S.p.A.; Gruppo Italiano Vini; Librandi Antonio e Nicodemo Spa; Marchesi di Barolo; Medici Ermete & Figli S.r.l.; Santa Margherita S.p.A.; Società Agricola Drei Donà; Terredora S.a. 

Nomine: Giovanna Gregori a capo delle Relazioni Esterne di illycaffè

Giovanna Gregori è il nuovo direttore Relazioni Esterne di illycaffè. Affiancando direttamente Andrea Illy per la gestione dell’immagine e della reputazione del brand, Giovanna Gregori avrà il compito di coordinare la funzione Relazioni Esterne e di definire la strategia di comunicazione istituzionale e di brand di illy in tutti i Paesi in cui l’azienda opera a livello globale.

In tale ruolo, sarà responsabile della gestione delle relazioni con i pubblici dell’azienda e del coordinamento di tutti i progetti di comunicazione corporate, consumer PR & events, a livello nazionale ed internazionale.

Si occuperà pertanto di valorizzare le molteplici iniziative di illy nel mondo dell’arte, della cultura e nel campo della sostenibilità – a cominciare da EXPO Milano 2005, di cui illy è Official Coffee Partner e curatore del Cluster Caffè. Nel corso dell’imminente esposizione universale, che ospiterà la più grande celebrazione del caffè della storia, illy racconterà al mondo il passato, il presente e il futuro della celebre bevanda, attraverso un fitto palinsesto di mostre, eventi e conferenze, sia all’interno del sito espositivo che in alcuni luoghi chiave della tradizione italiana del caffè e della cultura.

48 anni, due figli, laureata in Lettere e Filosofia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, con specializzazione in Social Communication, Giovanna Gregori ha maturato un’esperienza di lungo corso e di profilo internazionale in importanti aziende del settore luxury goods e del retail, dove ha ricoperto ruoli manageriali nell’ambito delle relazioni esterne.

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