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fabrizio.gomarasca

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Conad e Finiper (Iper e Unes) si alleano

Conad e Finiper mettono a fattor comune le conoscenze e competenze per fare sviluppo e creare convenienza per i clienti e tutelare le eccellenze della filiera agroalimentare nazionale.

Insieme i due gruppi sviluppano un giro d’affari di 14,1 miliardi di euro e raggiungono una quota di mercato nel largo consumo del 14,2%.

L’accordo avrò una durata di cinque anni con rinnovo automatico per altri cinque. In un colpo solo i due gruppi superano la logica della supercentrale e si concentrano sulle specificità del fare distribuzione.  Alla base dell’intesa ci sono i rispettivi punti di forza: per Conad il prodotto a marchio – un quarto delle vendite, stessa qualità dei prodotti leader ma un prezzo inferiore del 30 per cento – e una presenza in tutte le province italiane e all’estero attraverso i partner di Core (i belgi Colruyt, gli svizzeri Coop e i tedeschi Rewe); per Finiper l’ampio settore non‐food rappresentato dagli ipermercati e dai punti di vendita U2, che hanno inventato una formula nuova, per coniugare la convenienza degli hard discount con la qualità dei supermarket. Sarà sviluppata una collaborazione comune nel non-°©‐food per scambiare le rispettive conoscenze nei servizi e negli assortimenti, con particolare attenzione agli ipermercati. Inoltre saranno messe a punto delle strategie per valorizzare la marca del distributore, ricorrendo a una logistica sviluppata e i prodotti autenticamente italiani. Queste attività riguarderanno anche un’opportuna collaborazione in fase di negoziazione per sviluppare nuovi prodotti con fornitori nazionali e internazionali e migliorare la qualità dei servizi offerti ai clienti. Una premessa anche per l’apertura di nuovi cantieri di lavoro nell’ambito della logistica e dei comparti con più alto tasso di innovazione come gastronomia, pescheria, affettati.

«Questa partnership – ha dichiarato l’amministratore delegato di Conad Francesco Pugliese – è un’opportunità di ulteriore crescita. I due gruppi hanno risorse e capacità adeguate per poter cogliere le opportunità offerte dalla crisi, proponendo convenienza e servizi sempre più vicini alle esigenze dei cittadini ma anche tutelando la qualità delle produzioni della filiera agroalimentare italiana».

Punto di partenza per rafforzare la presenza nel mercato italiano, definisce l’accordo il presidente di Finiper Marco Brunelli, che aggiunge: «La partnership con Conad ci permetterà di confrontare le rispettive prerogative, puntando all’eccellenza. Fedeli al nostro principio che vuole rendere la qualità accessibile a tutti, saranno soprattutto i consumatori a beneficiarne».

Conad and Finiper (Iper and Unes) form an alliance

Conad and Finiper share their common knowledge and skills for development and the creation of affordability for customers and to safeguard domestic food supply chain excellence.

Together the two groups generate a turnover of 14.1 billion euros with a market share in large-scale distribution of 14.2%.

The agreement will last for five years with automatic renewal for an additional five. In one fell swoop the two groups go beyond the buying group approach and focus on the specificity of distribution.

At the heart of the agreement are their respective strengths: for Conad private label products – a quarter of sales, the same quality as leading products but at a price of 30% less – and presence in all provinces in Italy as well as abroad through the partners of Core (the Belgian Colruyt, the Swiss Coop and the German Rewe stores); for Finiper the large non-food sector represented by the U2 hypermarkets and stores, which invented a new formula combining the affordability of hard discount stores with supermarket quality.

Joint collaboration will be developed in non-food to exchange the respective knowledge in services and range, with particular attention to hypermarkets. In addition, strategies will be developed to promote the brand of the distributor, making recourse to advanced logistics and authentically Italian products. These activities will also involve appropriate cooperation in the negotiation phase in order to develop new products with domestic and international suppliers and improve the quality of services offered to customers. A precondition for launching new projects in logistics and segments with the highest degree of innovation such as delicatessen, fish and cold cuts.

 

 

 

e-commerce: più obblighi per chi vende, più garanzie per chi acquista

L’e-commerce in Italia ha cambiato le proprie regole dopo il deciso invito contenuto nella direttiva comunitaria 2011/83/UE sui diritti dei consumatori, che ha costretto tutti i paesi della UE ad allinearsi a nuove norme e disposizioni.

La conseguente entrata in vigore delle nuove regole sono state salutate lo scorso 14 giugno 2014 con felicità dalle associazioni dei consumatori, mentre hanno creato qualche malumore tra le fila di alcuni operatori, che ritengono di aver subito un torto nelle loro possibilità di proposta commerciale.

L’area di applicazione è molto vasta e l’e-commerce rientra all’interno di tutte le attività che prevedono la stipula di contratti a distanza: non solo online ma anche via telefono e quelli negoziati e conclusi fuori dai locali commerciali, come nel caso delle vendite porta a porta o nel corso di un viaggio promozionale.

In primis il consumatore viene tutelato con l’obbligo per il venditore o di chi propone un contratto di fornire informazioni dettagliate prima della firma del contratto, sia sulla propria identità, sul bene o servizio offerto, ma anche sulla modalità di negoziazione e sull’esecuzione del contratto. Aumenta la responsabilità del venditore anche sui danneggiamenti delle merci durante il processo di consegna e soprattutto cambiano i termini per il diritto di recesso: da 10 a 14 giorni, senza l’obbligo di dover fornire alcuna motivazione per il recesso o la restituzione.

A maggior garanzia degli acquirenti, inoltre, il rimborso deve avvenire conteggiando i giorni a partire dalla dichiarazione di avvenuta restituzione da parte del consumatore finale: si può quindi creare un a situazione in cui il merchant debba rimborsare anche senza aver ancora ricevuto la merce.

Questo uno dei punti maggiormente contestati, assieme alle obiezioni di chi vende dei servizi aggiuntivi, quali ad esempio assicurazioni di viaggio su biglietti, a cui è stato vietato di “suggerire” con campi già preselezionati opzioni di vendita.

Call center di assistenza e modalità di pagamento infine dovranno avere delle tariffe standard, o comunque non superiori a determinate soglie.

Il quadro che va a dipingersi è quindi quello di un canale e di modalità di vendita rivoluzionate e lascia ben sperare per il futuro.

Il mancato sviluppo di questo mercato in Italia, rispetto a quanto avvenuto in altri paesi, infatti, si può spiegare sia per la ritrosia all’utilizzo di strumenti di e-commerce, ma anche e soprattutto a causa di regole incerte e vere e proprie truffe che hanno scoraggiato nel tempo le persone ad avventurarsi verso “affari” conclusi a distanza.

Nonostante ciò, negli ultimi 2 anni i consumatori italiani che hanno fatto almeno un acquisto online sono passati da 9 a 16 milioni.

La grande debolezza del settore comunque riguarda soprattutto le aziende italiane che vendono online oltre frontiera e che rappresentano solo il 4% del totale, ma che grazie alle nuove normative potranno entrare con più decisione in un mercato che già oggi vale 14 miliardi di euro.

È del tutto evidente quindi che la fiducia tra consumatori ed aziende passi anche attraverso regole chiare e condivise che consentano ad entrambe le parti di far decollare un business rilevante nell’era moderna, che altrove sta aiutando non solo la ripresa, ma anche lo sviluppo di nuove professionalità e di interi settori di business.

di Diego Martone (Demia)

Osservatorio Consumatori. I comportamenti del dopo-crisi

L’ Osservatorio Consumatori 2014 di Sign-M&T  analizza ogni anno i comportamento di acquisto degli italiani, i canali di approvvigionamento, la soddisfazione rispetto alle insegne della distribuzione moderna.

Nei quattro anni passati, Osservatorio Consumatori ha fotografato degli shopper intimoriti dalla crisi economica, con minori poteri di acquisto e ormai disillusi da spinte consumistiche che fanno acquistare cose inutili e che non danno gratificazione. Le edizioni più recenti ponevano l’accento su una Italia a due velocità: i sempre più poveri (più anziani, più giovani, famiglie) e coloro per i quali poco era cambiato. L’immagine dipinta oggi ricompone invece un quadro più ottimistico.

Da un lato persistono tipologie di consumatori ancora legati al risparmio promozionale (cherry pickers puri) oppure alla ricerca della massima convenienza (complessivamente sono il 27,5%): si tratta delle frange più deboli della popolazione da un punto di vista economico. Sono tendenzialmente consumatori di età elevata o medio elevata, di bassa cultura, che ricercano le occasioni di risparmio con il volantino in mano presso gli ipermercati (i cherry pickers) oppure presso i discount di quartiere. Un’altra fascia della popolazione manifesta un atteggiamento veramente dicotomico.

C’è chi (15% degli italiani circa) semplicemente si tira fuori dalle decisioni di acquisto affidandosi alle risorse (di tempo e di soldi) altrui: sono particolarmente i giovani (con un concetto di giovane che ormai si estende fino ai 30 anni) che vivono ancora in casa con i genitori o che sono da questi sostenuti.

Per loro lo shopping è interessante solo se riferito alle loro (poche) insegne di riferimento, molto legate all’entertainment (cinema multiplex, qualche brand alla moda, le insegne tipo Gamestop).

All’opposto c’è un cluster di italiani che hanno con lo shopping un rapporto molto critico e informato (14,5%): leggono attentamente le etichette, conoscono i prodotti e discernono tra i brand, sono l’elite intellettuale dello shopping e non a caso sono di cultura e di reddito elevato. Ma le vere novità – quelle che fanno ben sperare nel 2014 – risiedono nelle altre due tipologie di italiani messe in luce dall’Osservatorio.

La prima (pari al 23,4%) disegna dei consumatori che ritornano – o vogliono ritornare – al consumo. Una ventata di ottimismo e positività ma scevra dalla spensieratezza e superficialità del consumismo pre-crisi. Vogliono acquistare – e divertirsi nel farlo – ben consci però che i modi per ottenere risparmio e valore sono anche al di fuori dei canali tradizionali: acquistano nelle gallerie commerciali e nei centri cittadini, ma anche sul web, nei gruppi di acquisto, e non disdegnano scambio e baratto.

Senza alcuna appartenenza ideologica: non sono fanatici della rete e non sono integralisti del non consumo. Semplicemente sanno approfittare delle molteplici e sempre nuove occasioni che il mercato nel dopo-crisi mette loro a disposizione. L’ultimo cluster di italiani è ancora più interessante (rappresenta il 19,7% degli shopper nazionali).

Questi consumatori sono anch’essi aperti ad un rilancio dei consumi (mai come in questo caso viene voglia di parlare di “nuovi consumi”) ma – ben consci degli errori del passato – richiedono un adeguato valore e qualità per il proprio shopping. Pur non essendo schierati ideologicamente, pensano che l’atto di acquisto sia una scelta “politica” seria, nella quale tutti gli elementi di sostenibilità e di valore debbano essere valutati. Intenzionati a risparmiare se si trova l’offerta giusta, non cedono ad una qualità ritenuta bassa.

Pur di fascia sociale media (e con quindi budget limitati a disposizione) decidono consciamente di spendere di più per quello che reputano meritevole, rinunciando in cambio ad acquistare prodotti inutili o ridondanti.

Sono lo specchio di un consumo sano, grande conquista del post-crisi: un modo di acquistare equilibrato, informato, sereno.

Aperto alle novità ma ancorato alla concretezza come nei tempi passati.  Un “ritorno al futuro” che piace, poiché qui si intravvedono i semi di un rilancio dei consumi più sostenibile e più gratificante. La nota dolente dei dati presentati da Osservatorio Consumatori 2014 è che l’attuale distribuzione moderna stenta a stare dietro a questa maturazione dei consumatori: parla ancora sostanzialmente ai vecchi cluster dei cherry pickers e dei votati alla convenienza.  Non riesce a coinvolgere gli “ignavi” dello shopping. Si fa vivisezionare con pessimi risultati in termini di soddisfazione dai critici e dai competenti. Le tipologie di italiani che rilanciano sui consumi mischiano senza preclusioni ideologiche e con grande creatività canali distributivi innovativi – che non sono certo ipermercati o grandi superfici del commercio – alle quali spesso preferiscono la riscoperta del dettaglio tradizionale di eccellenza nel quartiere oppure i mercati ambulanti. La distribuzione moderna sta perdendo il treno. Deve reagire con coraggio e rimettere in gioco i propri fondamenti di business in modo da allinearsi con i nuovi trend del sociale. Una sfida impegnativa, d’altronde il futuro dei consumi – il rilancio tanto atteso – c’è. Ed è altrove

di Danela Ostidich (4Food)

 

GS1 Italy | Indicod-Ecr con Immagino innova la supply chain

Nasce  Immagino, il servizio web di GS1 Italy | Indicod-Ecr per il “digital brand content management che semplifica i processi di scambio tra produttori e distributori per la gestione, l’aggiornamento e la validazione delle immagini e delle informazioni dei prodotti”.

Catalogo elettronico, Trusted source of data ed Extendend packaging (la certificazione delle informazioni ottenute con la scansione del codice a barre tramite smartphone) sono due strumenti sviluppati da GS1 Italy | Indicod-Ecr  su cui si fonda l’architettura dello scambio di informazoni univoche tra industria e distribuzione, il primo, e a favore dei consumatori il secondo. Un insieme di informazioni sul prodotto certificate perché generate dal produttore e condivise dai retailer che, per essere completate, hanno bisogno dell’immagine del prodotto stesso, a sua volta certificata ed eseguita secondo parametri condivisi.

Immagino è un servizio che, partito in sordina, ha avuto un acceleratore importante nella prossima entrata in vigore del regolamento (UE) 1169/2011 relativo alle informazioni sulle etichette alimentari, che devono essere disponibili anche per chi acquista online.

È un altro anello di congiunzione tra l’online e l’offline, in quel percorso di omnicanalità che è diventato ormai il mantra dei marketer del largo consumo nell’elaborazione di strategie multicanale che sta sempre più entrando nelle abitudini dei consumatori.

Almeno per quanto riguarda la ricerca di informazioni. Quasi il 30% degli acquisti tradizionali è influenzato dalle informazioni raccolte online. Oltre il 10% dei 700 miliardi di acquisti complessivi nel retail è deciso informandosi sul web. Il 74% dei consumatori, poi, considera importante che le informazioni di prodotto siano affidabili. Circa il 40% dei consumatori non acquisterebbe un prodotto se non ritenesse affidabili e corrette le informazioni disponibili in digitale (sui siti e-commerce, ecc.).

Fornire informazioni corrette e uniformi su tutti i canali disponibili diventa quindi un requisito di grande rilevanza, sia per rispondere alle esigenze del consumatore sia per proteggere i propri brand e difendere la loro reputation. È in questa direttrice che si inserisce GS1 Italy | Indicod-Ecr con lo sviluppo di strumenti che facilitino e certifichino questo passaggio di informazioni.

Ma è anche un fattore determinante per migliorare l’efficienza della filiera. Non a caso sul progetto di Immagino si è aggregata tutta la distribuzione «Quando parliamo di catalogo elettronico e fotocatalogo – afferma l’amministratore delegato e direttore generale di Conad Francesco Pugliese – in realtà parliamo di soluzioni tecnologiche che portano valore e fanno risparmiare costi a tutta la filiera e quindi è un fattore che anticipa la competizione, prima ancora che essere fattore competitivo. Nella distribuzione abbiamo bisogno di semplificare e automatizzare i processi, ridurre gli errori e comunicare con il cliente in maniera più chiara. Solo con strumenti di questa natura abbiamo la possibilità di essere aggiornati con immagini dei prodotti, tabelle nutrizionali e informazioni richieste per legge. Ci aspettiamo che questa sensibilità e attenzione si ritrovi nelle aziende produttrici».

Come funziona Immagino

1 ricezione. I prodotti da fotografare vengono spediti a Immagino

2 digitalizzazione. Immagino produce le fotografie dei prodotti ad alta qualità e digitalizza le informazioni contenute nelle etichette grazie ad un accurato processo di post-produzione e back office

3 condivisione. Le immagini e le informazioni digitalizzate sono caricate in una library online riservata al titolare del marchio e sono a disposizione dei suoi clienti.

4 aggiornamento. Al titolare del marchio è richiesta la validazione/approvazione delle informazioni e delle immagini

5 controllo. La gestione dell’archivio fotografico prevede l’invio a Immagino di eventuali aggiornamenti su variazioni al packaging e/o caratteristiche del prodotto così che i distributori dispongano sempre di dati aggiornati

Murano: 70 anni di esperienza e innovazione nella frutta secca

Murano_Prodotti_Fatina[1]Compie 70 anni la Murano Spa, uno dei principali player sul mercato italiano della frutta secca con lo storico marchio Fatina.

Era il 1944 quando Michele Murano fondava l’omonima azienda che, in virtù di una crescita costante, si è posta sempre ai vertici del settore in Italia. Negli anni 50 venne realizzato lo stabilimento di Agropoli (Sa) per la lavorazione dei fichi del Cilento e dei datteri della Tunisia, che negli anni è stato varie volte ampliato.

Lo stabilimento per la lavorazione delle noci Sorrento e la tostatura della frutta secca venne realizzato negli anni ’60 a Pomigliano D’Arco: l’azienda fu tra le prime in Italia ad adottare macchinari per il confezionamento automatico della frutta secca. Negli anni ’90, sempre a Pomigliano d’Arco, venne costruito un nuovo sito produttivo fortemente innovativo, grazie al quale  Murano è stata la prima azienda  del settore a ottenere in Italia la certificazione ISO 9001.

Negli ultimi tre anni l’azienda si è ulteriormente ampliata, con il raddoppio del proprio stabilimento che oggi è senz’altro all’avanguardia del settore, grazie all’utilizzo di tecnologie di ultima generazione per la selezione, la tostatura e il confezionamento completamente automatizzato. Sono stati quindi proposti prodotti innovativi ed esclusivi per il mercato italiano della frutta secca.

Ortofrutta, salute e benessere in convegno al Macfrut

Il rapporto che lega salute e benessere al consumo di ortofrutta in una prospettiva globale è al centro della terza conferenza del World Food research and innovation Forum il  25 settembre nell’ambito del MacFrut di Cesena.

Il corretto consumo di frutta e verdura è uno dei più importanti presupposti per una dieta equilibrata e un elemento chiave per preservare nel tempo salute e benessere. Non a caso, accanto all’ormai celebrata dieta mediterranea, si affiancano nuovi stili alimentari, come quelli suggeriti dalla nordic diet, la dieta nata nei paesi del Nord Europa, che incentiva il consumo di frutta e verdura.
Sebbene noto alla maggioranza della popolazione, le statistiche evidenziano che il semplice consiglio di consumare frutta e verdura più volte al giorno è però da molti disatteso. Durante il MacFrut ricerca e imprese  si interrogheranno sulle innovazioni e sulle tendenze del settore, in particolare legate agli aspetti nutrizionali, con la finalità di capire e intercettare le esigenze e le domande dei consumatori.  Si parlerà anche dell’impatto della crisi economica mondiale sui consumi di frutta e verdura, e in particolare di come la ridotta disponibilità economica abbia ricadute sulla domanda alimentare e quindi sul comparto ortofrutticolo. Per il settore della trasformazione saranno presentate, infine, le tecnologie innovative per una migliore valorizzazione delle caratteristiche funzionali degli alimenti.

Il World Food research and innovation Forum è il progetto strategico con il quale la Regione Emilia-Romagna partecipa a EXPO Milano 2015. A fianco della Regione c’è Aster, Consorzio regionale per l’innovazione e il trasferimento tecnologico, le Università, il sistema fieristico regionale e le associazioni imprenditoriali.

Anche Carrefour approda su Groupon

Che le promozioni abbiano bisogno di essere ripensate non v’è dubbio. Ma dopo i buoni benzina di Esselunga (due euro ogni 25 di spesa), lo sconto teleguidato (Coop): il 25% su un paniere di prodotti Coop, i prezzi bassi sempre di Conad e il tutto (o quasi) a 1 euro di Auchan, Carrefour ha scoperto Groupon. Così fino al 5 ottobre sul sito di buoni si trova un’offerta per l’acquisto di un buono spesa da 15 euro per soli 3 euro. Una bella offerta, non c’è che dire. Ma c’è un vincolo. Bisogna fare una spesa minimo da 70 euro per redimere il buono. Come dire che se spendi 73 euro hai un risparmi di 15 euro. Cioè poco più del 20%. Una bella cifra, nonc’è che dire, ma per capire esattamente il valore della promozione occorre fare qualche calcolo a mente fredda. Ma si sa, Groupon invogli a comprare l’offerta senza pensarci troppo su. Così avranno pensato gli oltre 500 acquirenti (al 22 settembre) che non potevano credere di pagare solo tre euro un buono spesa da 15, ma che li vincolava a spenderne altri settanta.

Auchan sceglie le etichette elettroniche di SES

particolare delle etichette elettroniche

La collaborazione con Store Electronic Systems (SES), iniziata nel 2010, ha visto Auchan scegliere e implementare la soluzione di etichettatura elettronica fornita da SES negli ipermercati di Curno e di Cuneo. «Nel nostro business – spiega Marino Vignati, IT Manager di Auchan Italia – il confronto con i competitor è all’ordine del giorno e quindi la necessità di adeguare i prezzi di vendita è un’esigenza quotidiana, mentre l’altra molla fondamentale che ci ha portato a SES e all’integrazione di una soluzione di etichettatura elettronica è stata la necessità di rassicurare il cliente riguardo il fatto che il prezzo a scaffale sia sempre lo stesso che sarà battuto in cassa», evitando così insoddisfazione, reclami e rimborsi. La soluzione SES implementata da Auchan Italia, infatti, sfrutta la tecnologia LCD TN (visualizzazione per segmenti) delle etichette S-Tag, che garantiscono l’ottimizzazione dei margini e del posizionamento dei prezzi e quindi un aumento di competitività, oltre alla certezza del prezzo corretto, eliminando gli errori manuali dovuti all’utilizzo di etichette cartacee. «Inoltre – aggiunge Vignati – abbiamo riscontrato un enorme risparmio di tempo del personale interno, che non è più costretto a stampare nuove etichette, recarsi in corsia e individuare il prezzo da cambiare, sia per quanto riguarda le variazioni prezzo standard che quelle promozionali. Ora gli addetti vendita possono dedicarsi ad attività a maggior valore aggiunto. Una su tutte, la gestione delle relazioni con il cliente». Nel solo ipermercato Auchan di Cuneo, dove l’installazione SES si è conclusa nella primavera 2014, le variazioni di prezzo annue sono circa 520.000 e, considerando la procedura di sostituzione delle etichette cartacee, il risparmio di tempo stimato è di circa l’80%: «La soluzione SES – riprende Vignati – ci permette una maggiore tranquillità nella gestione dei cambi, dal momento che in alcuni reparti si arriva anche a 600 variazioni al giorno. Implementarla in un ipermercato come quello di Cuneo, di 8.000 metri quadri, significa sia mantenere la fiducia dei consumatori che hanno già scelto Auchan, ma anche farne un polo di attrazione per potenziali nuovi clienti, grazie all’offerta di prodotto ma anche a un’esperienza di acquisto il meno stressante possibile. Dopo ogni innovazione introdotta, Auchan misura la soddisfazione dei consumatori attraverso questionari di gradimento e focus group: grazie a questi strumenti sappiamo che i nostri clienti sono stati colpiti positivamente dall’utilizzo delle etichette elettroniche che, oltre ad essere sempre corrette e visivamente chiare, contribuiscono a un’immagine moderna e pulita dell’ipermercato». Le etichette elettroniche, infatti, vengono messe in sicurezza con Easylock, un sistema di fissaggio unico al mondo perché sviluppato da SES, e vengono aggiornate a distanza tramite la tecnologia a onde radio a bassissima frequenza: aggiornamenti e dati di gestione sono istantanei, automatici, senza errori né interventi manuali e il layout del punto vendita beneficia della pulizia estetica garantita dal perfetto fissaggio delle etichette sul binario, che garantisce il rispetto del facing e l’immagine tecnologica del negozio.

Oltre 5 milioni gli utilizzatori in Italia di e-coupon

Secondo i dati emersi dalla “e-Coupon Consumer Survey” realizzata da Kiwari solo il 19% degli italiani è fedele agli stessi prodotti, senza lasciarsi influenzare dagli sconti a fronte di un 48% che invece si dichiara sensibile al prezzo finale e alle formule promozionali.

Tutti pazzi per i coupon quindi? Sembrerebbe di sì, soprattutto se si trovano online. Non solo il 61% dei consumatori dichiara di conoscerli, ma oltre 5 milioni di persone, circa il 20% dei navigatori italiani, li ha utilizzati almeno una volta negli ultimi 12 mesi, tanto che nel 2013 la loro diffusione ha subito un incremento del 400% rispetto all’anno precedente.

Cambia anche il modo di comporre la lista della spesa. Dal classico check della dispensa si passa a pc e smartphone per consultare volantini e siti di comparazione prezzi, ma soprattutto per cercare buoni sconto da stampare. Spopolano dunque siti come Sconty, piattaforma per la distribuzione di coupon digitali, le cui proposte sono veicolate anche da portali come alfemminile, risparmiosuper, scontomaggio e dimmicosacerchi, che insieme danno vita al più importante coupon network in Italia, che conta più di 100.000 utenti registrati che hanno stampato in nove mesi oltre 1 milione di buoni sconto.

L’impegno di questo nuovo modello di consumatore non si esaurisce con la ricerca di sconti e offerte. La parola d’ordine è “controllo” ed inizia tra le mura domestiche proseguendo poi tra gli scaffali. Durante lo shopping infatti oltre il 12% degli italiani controlla il prezzo dei prodotti sullo smartphone e alla cassa addirittura l’74% verifica immediatamente che tutti gli sconti a scaffale, le promozioni e i buoni sconto vengano effettivamente registrati.

Conquistare i consumatori prima che inizino il loro percorso tra le corsie dei supermercati è diventata la sfida da vincere per marche e insegne, impegnate nella ricerca di nuove leve promozionali e strumenti innovativi che escano dal punto vendita per coprire l’ultimo miglio e difendere le proprie quote di mercato. Sono sempre più numerosi i brand che scelgono il couponing per promuovere i prodotti e sostenere il sellout, con un incremento degli investimenti dell’11% registrato nel 2013, e che per il 2014 si stima supererà il 40%.

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