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Cereal Docks acquisisce Molino Favero, tra i riferimenti del gluten free

Cereal Docks annuncia l’acquisizione di Molino Favero, azienda di Padova specializzata nella produzione di farine speciali gluten-free e di ingredienti per l’industria alimentare. Con questa operazione il Gruppo Cereal Docks, guidato dalla famiglia Fanin, compie un ulteriore passo avanti nella strategia di consolidamento della filiera e di crescita in un segmento ad alto potenziale di sviluppo per il gruppo. 

Fondato nel 1925 dall’omonima famiglia, Molino Favero è in grado di lavorare 80.000 tonnellate di materie prime ogni anno, producendo ingredienti e semilavorati gluten-free per l’industria alimentare e per la Gdo. L’azienda si è sempre distinta per l’alto livello di innovazione nella categoria e occupa attualmente 50 addetti, per un fatturato, nel 2022, di oltre € 50 milioni. L’azienda sarà guidata dal nuovo general manager, Stefano Dei Rossi, che ha al suo attivo diverse esperienze come direttore commerciale e marketing in aziende del settore molitorio, del food & beverage e della distribuzione nei canali Horeca, Gdo, industria.

Mauro Fanin e Giampaolo Favero

“Con Molino Favero condividiamo una filosofia lavorativa legata al territorio, attenta al processo produttivo e con un approccio sempre rispettoso delle persone e dell’ambiente” commenta Mauro Fanin, Presidente e Amministratore Delegato del Gruppo Cereal Docks. “Il marchio Molino Favero rappresenta una qualità storica, garantita da una filiera controllata in tutte le fasi produttive. Per il Gruppo Cereal Docks questo rappresenta un momento importante di crescita, che dà ulteriore concretezza alla nostra visione strategica. Per la prima volta, infatti, attraverso i prodotti a marchio Molino Favero e nei canali della Gdo saremo presenti sugli scaffali, a disposizione dei consumatori”.

“Sono sicuro che la scelta di lasciare l’eredità della nostra azienda al Gruppo Cereal Docks sarà vincente e che il nostro lavoro verrà valorizzato in tutti quegli aspetti che, da sempre, ho curato con attenzione: la qualità, i fornitori, i clienti e tutte le nostre risorse” ha aggiunto il Presidente di Molino Favero, Giampaolo Favero.

Il Gruppo Cereal Docks ha chiuso l’ultimo esercizio con ricavi consolidati per 1,5 miliardi, trasformando circa 2,7 milioni di tonnellate di materie prime agricole attraverso i propri 11 stabilimenti in Italia e nell’Europa dell’Est. Attualmente nel Gruppo operano circa 350 addetti.

Il Rapporto Coop ’23 svela come il carovita stia cambiando le abitudini degli italiani

È stata presentata l’anteprima digitale del “Rapporto Coop 2023 – Consumi e stili di vita degli italiani di oggi e di domani” redatto dall’Ufficio Studi di Ancc-Coop (Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori-Coop) con la collaborazione scientifica di Nomisma, il supporto d’analisi di NielsenIQ e i contributi originali di Circana, GS1-Osservatorio Immagino, CSO Servizi, GfK, Mediobanca Ufficio Studi. Da quest’anno il Rapporto per alcune sue parti si è avvalso dell’ausilio dei nuovi programmi di intelligenza artificiale generativa, tra cui Chat Gpt, Bard e Midjourney.

L’edizione 2023 è orientata a leggere la complessità del mondo che ci circonda e a comprenderne gli effetti sulla loro vita quotidiana, a partire dal loro rapporto con il cibo. Per fare questo anche questa edizione si è avvalsa di due diverse survey (“What’s Up” e “Hybrid Future”) condotte entrambe nella seconda parte dello scorso mese di agosto. La prima ha coinvolto un campione di 1.000 italiani rappresentativo della popolazione over 18 (18-75 anni). La seconda si è rivolta ad un panel della community del sito di italiani.coop e ha coinvolto 680 opinion leader e market maker fruitori delle passate edizioni del Rapporto. Tra questi sono stati selezionati 450 ruoli apicali (amministratori delegati e direttori, imprenditori, liberi professionisti e consulenti) in grado di anticipare più di altri le tendenze future del Paese.

Se l’Italia è il paese del buon cibo che tutto il mondo ci invidia e l’alimentazione è una componente fondamentale dell’identità del Paese, tanto che gli italiani – a differenza degli altri Paesi europei – sono disposti a tutto pur di non rinunciare alla qualità di quello che mangiano, è anche vero che molti di loro sembrano in procinto di arrendersi alla guerra contro un’inflazione che ha rincarato di oltre il 21% il costo dei beni alimentari e che non promette di arrestarsi prima dei prossimi due anni (il 72% dei manager del settore ritiene che l’inflazione alimentare non tornerà sotto il 2% prima del 2025). I carrelli degli italiani diventano leggerissimi: -3,0% la variazione delle vendite a prezzi costanti nei primi 7 mesi dell’anno e, in previsione 2024 su 2023, il 60% dei manager intervistati si aspetta un risultato in ulteriore seppur modesto calo (-0,5%). Dopo la riduzione delle quantità acquistate, con l’arrivo dell’autunno – e l’ulteriore aumento dei prezzi – gli italiani sembrano pronti a cambiare nuovamente strategia grazie ad un quotidiano impegno per contenere gli sprechi, alla rinuncia ai prodotti non strettamente necessari e a quelli a maggiore contenuto di servizio.

Così la spesa diventa più frequente, l’attenzione al risparmio fa piazza pulita della fedeltà al canale di acquisto, discount e Mdd sembrano ancore di salvezza; otto italiani su 10 indicano nel primo il modo per mitigare l’effetto dell’inflazione, altrettanti acquisteranno più marca del distributore a discapito della marca industriale. In questo contesto, se è sempre più articolata l’identità alimentare della parte economicamente e culturalmente più attrezzata del Paese, nell’ultimo anno sono raddoppiati quanti – oramai 1 italiano su 5 soprattutto baby boomers e appartenenti alla lower class – dichiara di aver perso ogni riferimento identitario abbandonando anche i dettami della cultura tradizionale, delle tipicità e del territorio. Una deriva che potrà continuare nei prossimi mesi e metterà in discussione il concetto di alimentazione italiana e dieta mediterranea, a partire dal consumo di frutta e verdura (-15,2% il consumo negli ultimi due anni e per il 16% degli italiani si ridurrà ancora).

Ciò peraltro non significa che non si facciano strada, magari ancora in fasce minoritarie della popolazione, nuove tendenze a tavola. E a fronte del plant-based le cui vendite fanno registrare un +9% anno su anno, appare con evidenza la già avvenuta demonizzazione degli zuccheri (i prodotti sugar free battono tutti i free from) e i segnali in prospettiva parlano chiaro: 15% la percentuale che nei prossimi 12/18 mesi farà uso di prodotti senza o con poco zucchero. Il fitness poi arriva nel piatto e si conferma la predilezione per le proteine e per l’healthy (alimentazione sportiva, frutta secca, bevande salutistiche crescono), oltre alla volontà di contribuire con la propria dieta al miglioramento delle sorti del pianeta. Già oggi, 5,1 milioni di italiani dichiarano di alimentarsi a spreco zero, 2,8 si definiscono reducetariani e 1,4 sono i cosiddetti climatariani (ovvero coloro che usano prodotti a basso impatto CO2). A farne le spese è soprattutto la carne, il 39% del campione dichiara di essere disposto a ridurne il consumo. D’altronde sulla tavola di un futuro nemmeno troppo lontano, della carne rimarrà solo il sapore: nella top 5 dei nuovi cibi che secondo gli italiani compariranno in tavola nei prossimi 10 anni figurano i prodotti a base vegetale con il sapore di carne (31%) e la carne sintetica prodotta in laboratorio (28%).

L’eccezionale crescita dei prezzi degli ultimi due anni ha cambiato in profondità anche gli assetti della filiera alimentare. Nel 2022 l’incremento dei prezzi delle materie prime e l’impennata dei costi energetici hanno fatto esplodere i prezzi alla produzione, mentre le difficoltà della domanda finale hanno obbligato i retailer a contenere l’impatto finale sui prezzi al consumo. Con ricadute pesanti sui bilanci di entrambi gli operatori della filiera. L’analisi annuale di Mediobanca evidenzia come nel 2022, per entrambi gli attori della filiera, si sia verificata una significativa diminuzione del valore aggiunto e, a cascata, della marginalità operativa. Un impatto negativo che non cambia però il differenziale positivo delle performance a favore degli operatori industriali. In sostanza, le imprese dell’industria alimentare – e segnatamente quelle di maggiori dimensioni – evidenziano una redditività strutturalmente superiore a quella della grande distribuzione alimentare. E anche nel difficile frangente del 2022 la redditività dei mezzi propri dell’industria fa segnare una diminuzione meno pronunciata di quella della distribuzione. Nel 2023 invece, pur a fronte di un rapido rientro sui valori storici dei costi delle commodities alimentari e di un altrettanto noto rientro dei costi energetici, non si è manifestata alcuna significativa riduzione dei listini dell’industria alimentare. Anzi, si è assistito ad ulteriori aumenti dei listini, addirittura superiori a quelli del 2022 e nello stesso periodo l’ulteriore logoramento del potere d’acquisto delle famiglie ha nuovamente impedito invece agli operatori della distribuzione di poter riversare al consumo l’intero incremento. In questo modo, la comparazione tra l’andamento dei prezzi industriali e quelli al consumo continua ad evidenziare un differenziale negativo che non ha eguali negli ultimi decenni. In sostanza, per la distribuzione i prezzi all’acquisto restano strutturalmente superiori a quelli praticati alla vendita. Anche nei prossimi anni divergeranno le strategie di industria e distribuzione. I retailer si concentreranno sulla marca privata per avere un governo delle filiere produttive e dei prezzi alla vendita, mentre la grande industria al momento sembra più orientata a difendere i margini concentrandosi sull’innovazione di prodotto e la difesa dell’equity del proprio marchio.

“Siamo di fronte a un momento davvero complesso che il Rapporto Coop rappresenta nelle sue varie articolazioni e che si ripercuote con estrema coerenza sul mercato del largo consumo; sensibile termometro della quotidianità. In sintesi, il primo giro di vite sui consumi già partito prima dell’estate sembra ulteriormente inasprirsi e si ripercuote sui volumi delle vendite” commenta Maura Latini, Presidente Coop Italia. “Come Coop siamo impegnati su due fronti: recupero dell’efficienza sia all’interno delle cooperative che nelle filiere produttive a noi vicine e portare a compimento ciò che abbiamo chiamato la rivoluzione del nostro Prodotto a Marchio, garantendo con ciò la sicurezza, l’innovazione, la sostenibilità al giusto prezzo. A due anni di distanza dall’avvio del progetto con 74 categorie revisionate su 114 (quasi il 70% dell’obiettivo dato) possiamo iniziare a tirare le fila e a enunciare i primi dati positivi. Questa strategia infatti aveva già iniziato a dare buoni risultati nel 2022 e in questa prima parte del 2023 con un aumento complessivo della quota MDD all’interno di Coop facendo diventare in tanti casi il nostro prodotto a marchio leader di categoria. Il forte aumento della quota a valore e a quantità del Prodotto Coop (nei primi 8 mesi del 2023 30% a valore (+5% agosto 2023 su agosto 2021) e 34% a volume (+4,0), ha generato così il contenimento del costo del carrello della spesa.

In tutto questo non si è ancora avviato il tavolo negoziale con l’industria di marca per l’anno 2024, del quale al momento non abbiamo ricevuto segnali. Approfitto di questa occasione per invitare tutti a assumersi le proprie responsabilità e avere un atteggiamento propositivo e improntato alla moderazione nelle richieste. I dati presenti nel Rapporto confermano i rischi che anche l’industria di marca sta correndo con un segno costantemente negativo sulle vendite oramai da tempo. Per come la vedo io, c’è la necessità di un confronto serio e costruttivo proprio per dare una risposta a larga parte della popolazione italiana in difficoltà. Ritengo possa essere un solido obiettivo comune lavorare per recuperare volumi di vendita che al momento i clienti stanno dirottando sui discount. Come Coop negli ultimi 18 mesi abbiamo trattenuto una parte importante dell’aumento dei listini industriali senza riversarli sui consumatori, ma i bilanci delle nostre cooperative ormai limitano la possibilità di impegni ulteriori se non nell’ambito di una fattiva collaborazione fra le parti, che peraltro anche le istituzioni stanno chiedendo”.

Selex e Roberto Baggio insieme per supportare lo sport tra i giovani

Gruppo Selex dà il via a Tutti in Campo, progetto dedicato a sostenere le Associazioni e Società Sportive Dilettantistiche del territorio e a favorire l’attività sportiva fra i giovani. L’iniziativa entra nel vivo rivelando il volto del campione scelto come ambassador, Roberto Baggio. Il “divin codino” simbolo dello sport italiano nel mondo, uomo schivo e dall’immagine poco inflazionata mediaticamente, ha sposato i valori del Gruppo facendosi promotore di Tutti in Campo. Sensibile e vicino al mondo giovanile, Baggio sostiene con entusiasmo l’idea che lo sport possa trasformare la vita delle persone e contribuire a un sano sviluppo individuale e collettivo.

“Baggio è un campione dello sport italiano nel mondo, uno sportivo da sempre attento ai giovani, convinto che lo sport rappresenti una palestra di vita, un esercizio anche morale e di partecipazione sociale” spiega Massimo Baggi, Direttore Marketing Gruppo Selex. “La sua carriera e la sua immagine pulita e allo stesso tempo concreta, sono totalmente in linea con i valori dello sport che il Gruppo Selex è fortemente impegnato a diffondere e sostenere”.

“Tutti in Campo incarna pienamente la filosofia e i principi che accompagnano da sempre la mia vita” aggiunge Roberto Baggio. “In questo progetto sono coinvolte le famiglie e ognuno può offrire il suo contributo affinchè arrivino più risorse possibili alle Associazioni Dilettantistiche per aiutare i giovani a credere nel loro futuro e a diventare i campioni del loro domani! Con Tutti in Campo rientro in campo anche io per l’interesse comune”.

L’obiettivo primario dell’iniziativa è promuovere l’attività fisica e l’accessibilità allo sport quale strumento irrinunciabile per la formazione e lo sviluppo psicofisico delle giovani generazioni e non solo, nonché fattore chiave per la divulgazione di valori positivi per l’intera società. L’iniziativa è attiva su oltre 1.800 punti di vendita, di 17 imprese socie del Gruppo, dislocati su tutto il territorio nazionale. Fino al 19 novembre i clienti titolari di carta fedeltà dei punti di vendita aderenti, con la loro spesa quotidiana, potranno contribuire a sostenere direttamente le ASD e SSD locali iscritte all’iniziativa, donando loro i Codici Sport ricevuti in cassa, attraverso il sito e l’app creati ad hoc per Tutti in Campo. Le associazioni e società sportive dilettantistiche possono accedere ad un catalogo a loro dedicato, grazie al quale scegliere di ordinare gratuitamente nuove attrezzature e infrastrutture per le loro attività.

Pesche Saturnia, nelle Marche il più grande impianto produttivo d’Europa

All’inizio del 2023 è iniziata la piantumazione della nuova varietà di pesche piatte Nettarine Saturnia. Messe a dimora dall’azienda agricola Eleuteri di Civitanova Marche (MC), saranno in totale 80 mila entro la fine dell’anno: un vero e proprio “rimboschimento agricolo” che avrà anche ripercussioni positive sull’ambiente anche in termini di assorbimento dell’anidride carbonica.

Il nuovo impianto si chiama Anfiteatro e sta sorgendo a Monte Urano, in provincia di Fermo, nelle Marche. Una volta a regime sarà l’azienda agricola più grande in Europa nella produzione di nettarine piatte su una superficie totale di 32 ettari. La nuova ed esclusiva tipologia di drupacee, molto dolce e profumata viene già venduta in Gdo con il brand Saturnia ed entro il 2023 gli ettari coinvolti saranno complessivamente 40 per un totale di circa 80mila piante che daranno oltre 1.500 tonnellate di nettarine piatte.

“L’obiettivo è raddoppiare la superficie coltivata e i volumi entro cinque anni, costruendo un magazzino di confezionamento in modo da soddisfare anche i Paesi esteri, dove le pesche Saturnia sono già molto richieste ma che non riusciamo ancora a servire per insufficienza della produzione” ha dichiarato Marco Eleuteri, Presidente dell’azienda agricola Eleuteri che ha messo sul piatto 2 milioni di euro di investimenti per rinforzare il suo ruolo di maggior produttore nazionale di pesche piatte (120 ettari, un settimo di tutta la superficie nazionale) con 2000 tonnellate e 6 milioni euro di ricavi, completamente realizzati sul mercato italiano.

La previsione di raccolta della pesca Saturnia nella sua totalità si attesta sui 2 milioni di kg quest’anno. Il raccolto, che si protrae da maggio a settembre, vede un mantenimento dei volumi totali. Sebbene le piogge di aprile e maggio abbiano ridotto la produzione del 25-30%, il dato generale è stato bilanciato dalla messa in opera di nuovi impianti avvenuta negli ultimi anni. Per rafforzare la crescita l’azienda Eleuteri ha avviato una collaborazione con la Facoltà di Agraria dell’Università Politecnica delle Marche dotandosi di un Variety Selector, ossia una figura professionale per osservare il comportamento delle nuove selezioni varietali di pesche e nettarine piatte nel mondo.

“Lo studio, l’osservazione e la sperimentazione sono alla base di una crescita aziendale virtuosa specie in un comparto come quello agricolo, dove i tempi di rientro degli investimenti sono fisiologicamente lunghi e, conseguentemente, gli errori di valutazione possono risultare drammaticamente costosi” spiega ancora Eleuteri. “È la sfida più importante fatta dalla nostra famiglia in oltre 37 anni di lavoro sulla pesca piatta. Ora, grazie ai 200 ettari che avremo in produzione nel 2024 potremo ampliare il mercato in maniera importante sia in Italia sia all’estero, guidando la crescita di questi frutti in cui siamo riconosciuti come uno dei maggiori specialisti al mondo”.

Trend positivo per i centri commerciali, fatturati in crescita nel primo semestre ’23

I dati raccolti nel primo semestre 2023 dall’Osservatorio CNCC-EY mostrano un andamento positivo per i centri commerciali sia in termini di vendite che di ingressi. Nei primi 6 mesi dell’anno si evidenzia infatti un fatturato in crescita del +7% rispetto all’anno precedente, confermando i trend di fine 2022. I fatturati del primo semestre dei centri commerciali sono leggermente superiori anche a quelli del 2019, anno pre-pandemia, segnando un aumento pari al 1,7%: questo risultato rimarca una solida ripresa per tutto il comparto, concentrata in particolare nel primo trimestre dell’anno, alla luce del fatto che il primo trimestre del 2022 risultava ancora fortemente influenzato dall’impatto della variante Omicron del coronavirus.

Parallelamente alla dinamicità del trend dei fatturati, anche gli ingressi di visitatori mostrano un costante miglioramento: i primi 6 mesi del 2023 si chiudono, infatti, con una crescita significativa rispetto al 2022 (+10,6%), sebbene permanga ancora un gap con il 2019 pre-pandemia del -9,4%. È credibile prevedere, anche per gli ingressi, un ritorno ai livelli pre-Covid per il primo semestre del 2024. Il quadro che emerge dall’analisi dai risultati dell’Osservatorio CNCC conferma l’apprezzamento da parte della clientela del “format centro commerciale”; a fronte di un’affluenza non ancora ai livelli pre-Covid, ma con trend di crescita sempre più consistenti, si evidenzia infatti un importante incremento dello scontrino medio o del numero di transazioni per visita, un cambiamento nelle abitudini di spesa che era già stato intercettato lo scorso anno.

Dal raffronto del fatturato del primo semestre 2023 con lo stesso periodo del 2022 si confermano gli ottimi risultati già evidenziati alla fine dello scorso anno per la quasi totalità delle categorie merceologiche, che riportano tutte un andamento in crescita, ad esclusione dell’elettronica di consumo che presenta una flessione del -5,3%. Il comparto dell’elettronica viene da anni di ottime performances favorite dai contributi pubblici mirati al digitale nel 2019 e dall’impulso in fase di pandemia verso gli acquisti a distanza; si evidenzia, inoltre, che le aziende di questo settore si stanno orientando sempre più sulla multicanalità, coordinando congiuntamente le vendite e il servizio tra canale online e canale fisico. La migliore performance è data certamente dall’accelerazione della ristorazione (+25,1%), seguita da cura persona e salute (+13,2%), cultura tempo libero e regali (+10,5%), abbigliamento (+7,1%), attività di servizi (+8,2%) e beni per la casa (+1,3%). Se si confrontano invece i fatturati del primo semestre 2023 e del 2019, le categorie merceologiche con andamento positivo sono beni per la casa (+2,2%) e cultura tempo libero e regali (+12%), così come anche cura della persona, salute (+6,4%), oltre alla ristorazione che registra il miglior trend con una crescita del 9,1%. In calo, oltre alla citata elettronica di consumo, anche l’abbigliamento (-0,8%) e le attività di servizi (-5,9%). Un altro aspetto interessante riguarda le vendite rapportate alle classi dimensionali dei negozi, da cui si evince che le grandi superfici e i negozi di piccole dimensioni hanno ormai sostanzialmente recuperato i livelli pre-Covid, mentre i negozi di medie dimensioni registrano delle crescite superiori.

I valori di fatturato del primo semestre 2023 sono stati positivamente influenzati dall’inflazione, anche se i dati raccolti dall’Osservatorio CNCC-EY sono stati meno colpiti dall’aumento dei prezzi rispetto ai tassi di inflazione complessivi medi registrati a livello nazionale. Infatti la maggiore spinta inflattiva è stata registrata per classi di beni non trattati dai punti di vendita facenti parte del panel, i cosiddetti “despecializzati” (in primis supermercati e ipermercati), o in generale beni non commercializzati nei centri commerciali (ad es. energia e carburanti, spese per trasporto, ecc.). Inoltre, tra le classi merceologiche oggetto della rilevazione, alcune tipologie specifiche che caratterizzano le gallerie dei centri commerciali, quali l’abbigliamento e l’elettronica, hanno registrato nell’ultimo anno crescite molto limitate dei prezzi seppur nello scenario generale di crescita dell’inflazione.

Cipolla Rossa di Tropea, adesso anche in un libro

Gli anelli più preziosi di Calabria: questo il titolo del volume che raccoglie in 252 pagine tutte le sfumature e declinazioni di quello che è diventato ormai un ingrediente irrinunciabile tanto per le ricette gourmet che per quelle della tradizione in tutto il mondo ossia la Cipolla Rossa di Tropea.

Edito da Rubbettino nasce da una nuova idea di editor marketing messa in piedi dal Consorzio per la Tutela della Cipolla Rossa di Tropea IGP, presieduto da Giuseppe Laria, con il coordinamento editoriale di Daniele Cipollina e dello studio Adv Maiora. Farà la sua prima uscita ufficiale in occasione de La Tropea Experience, il Festival della Cipolla Rossa che sarà ospitato da venerdì 22 a domenica 24 a Tropea.

“In questi anni la Rossa di Tropea si è saputa ritagliare un ruolo da protagonista nella cultura agroalimentare del Made in Italy” sottolinea il Presidente Giuseppe Laria. “Per il Consorzio l’utilizzo della Cipolla rossa di Tropea Calabria IGP nei menù dei ristoranti rappresenta una grande opportunità per far apprezzare maggiormente il prodotto, rendere più riconoscibile il marchio IGP e far accrescere la consapevolezza su quella che può essere una vera e propria leva di crescita e sviluppo eco-sostenibile dei territori”.

“È in questo contesto che si inserisce la nostra pubblicazione: una testimonianza concreta di chi opera nel comparto dell’informazione e della comunicazione con un approccio realmente multidisciplinare, capace di condensare quell’intelligenza collettiva che può esprimere e concretizzare idee altrimenti impossibili da realizzare” rimarca il direttore marketing Daniele Cipollina. “La sfida che il Consorzio della Cipolla rossa di Tropea Calabria IGP deve affrontare nei prossimi anni è il passaggio da un modello di utilizzo tradizionale a uno più consapevole ed esperienziale. La Cipolla rossa di Tropea Calabria IGP deve quindi essere in grado di attrarre per la sua diversità, per la sua autenticità, per le sue peculiari caratteristiche nonché per la ricchezza delle virtù qualitative e salutistiche che garantisce la filiera agroalimentare, fortemente legata alla cultura e alle tradizioni dei luoghi di produzione”.

Con le prefazioni del Presidente del Consorzio della Cipolla Rossa di Tropea Calabria IGP Giuseppe Laria e del direttore Marketing Daniele Cipollina, il volume si avvale del contributo del giornalista, gastronomo e conduttore radiofonico Davide Paolini, dell’Ambasciatore della Cucina Calabrese nel mondo Francesco Mazzei, del patron di Identità Golose, Paolo Marchi, del giornalista e scrittore gastronomo Edoardo Raspelli, dello scrittore e conduttore televisivo Paolo Massobrio; del biologo nutrizionista e presidente dell’Associazione Italiana Nutrizionisti in Cucina Domenico Galatà; del giornalista pubblicista, autore di numerosi articoli e pubblicazioni tra cui “La treccia rossa. Storia della Cipolla di Tropea” Pino Vita; del professore Domenico Tavella, specialista in Malattie Cardiovascolari del Dipartimento di Scienze Cardiovascolari, Ins. Aterosclerosi Coronarica e Periferica Scuola di Specializzazione in Malattie Cardiovascolari dell’Università degli Studi di Verona.

Spesa a domicilio, siglata partnership tra Gruppo VéGé e Alfonsino

Gruppo VéGé ha siglato una partnership con Alfonsino S.p.A., PMI che opera nel settore “Order & Delivery” focalizzata sui centri italiani di piccole e medie dimensioni. La collaborazione permetterà a tutte le imprese socie di Gruppo VéGé di accedere al servizio di consegna della spesa a domicilio, migliorando la capillarità e l’impalcatura logistica a livello nazionale e potenziando ulteriormente il perimetro operativo dell’On-Demand Grocery. La partnership si inserisce nel quadro degli accordi precedentemente stipulati tra Alfonsino S.p.A. e altre imprese distributive interne al Gruppo con le relative insegne proprietarie (F.lli Morgese S.r.l. e SI.D.I. Piccolo S.r.l.).

“L’accordo nasce contemporaneamente dall’ascolto delle esigenze delle nostre imprese e la volontà di offrire ai consumatori un servizio di consegna a domicilio che abbia una forte connotazione territoriale” commenta Federico Sansone, Digital Marketing Manager di Gruppo VéGé. “L’attenzione al territorio fa parte dell’identità di VéGé e tramite questa partnership intendiamo rafforzare la nostra presenza in aree in cui siamo leader di mercato” .

“Quella col Gruppo VéGé è una sinergia strategica che ci permette di compiere un passo decisivo in termini di leadership all’interno dei nostri centri di interesse, andando a estendere ulteriormente il perimetro di operatività e la capillarità del servizio di consegna della spesa a domicilio” aggiunge Carmine Iodice, CEO di Alfonsino. “La gestione Gruppo VéGé si è da sempre contraddistinta per la volontà di valorizzare le specificità dei territori presidiati, puntando in maniera decisa su innovazione e sostenibilità, elementi questi a noi comuni e fondamentali per il perseguimento dei nostri obiettivi di crescita”.

Una collaborazione nata col fine di fornire al cliente un’esperienza d’acquisto sempre più completa, attraverso la maggiore precisione nell’informazione sulle disponibilità mediante l’app; un controllo dinamico – e in tempo reale – dell’inventario con informazioni attendibili sui prodotti; una maggiore velocità, tramite le tecnologie avanzate di gestione del magazzino e l’infrastruttura logistica di Alfonsino, per permettere l’espletamento del servizio di consegna in tempi sempre più brevi; vastità dell’offerta, con la possibilità di ordinare quasi tutti gli articoli presenti nel parco prodotti dell’insegna di riferimento.

Quarta apertura a Roma per Esselunga

Esselunga apre un nuovo supermarket nella Capitale in viale Liegi 18, tra i quartieri Pinciano e Parioli in prossimità della via Salaria. Con questa inaugurazione salgono quindi a quattro i negozi Esselunga a Roma, dopo l’apertura del superstore in via Prenestina nel 2017 e dei due LaEsse, in via Cola di Rienzo nel 2021 e il più recente in Via Tomacelli inaugurato nel 2022.

Con una superficie di vendita di 560 metri quadri, il nuovo supermarket propone tutti i reparti che distinguono l’offerta di Esselunga con la consueta attenzione per la convenienza e un assortimento di oltre 4.000 referenze. L’ingresso si apre sulla frutta e verdura, sfusa e confezionata, seguono i reparti dedicati ai latticini, carne, pesce, alimentari confezionati, surgelati e gelati, vini e bevande, prodotti per la cura della casa, della persona e per gli amici animali. I clienti troveranno proposte locali, la pasticceria Elisenda, la gastronomia con panetteria a servizio e i piatti pronti della Cucina Esselunga. Completa l’offerta l’enoteca con una selezione di circa 300 etichette di vini provenienti dalle cantine d’Italia e del mondo e il caveau per i vini pregiati.  In negozio sarà presente un sommelier per orientare i clienti nella scelta. Casse veloci e il “Presto Spesa”, disponibile anche su app per fare la spesa direttamente dal proprio smartphone, renderanno l’esperienza di acquisto più rapida. Sarà possibile usufruire anche del servizio di consegna a domicilio.

Grande attenzione all’efficientamento energetico con l’utilizzo di luci a led dotate di sistema di dimmerazione che permette di diversificare la potenza nelle varie fasce orarie del giorno. Nel parcheggio, nel magazzino e negli ambienti riservati ai dipendenti le luci, oltre ad essere a led, sono dotate di sensori di movimento con un innalzamento della potenza al passaggio. L’impianto di condizionamento ad alta efficienza è programmato per fasce orarie così da ottimizzarne il funzionamento. I banchi frigoriferi sono dotati di sportelli e l’impianto di produzione del freddo è a Co2.

Il negozio è alimentato con energia elettrica da fonti rinnovabili certificate da Garanzie d’Origine. Attenzione all’ambiente anche per le consegne della spesa online di Esselunga che vengono svolte tramite mezzi Euro 6 e con una quota parte elettrica. La spesa a casa è consegnata con imballi riciclati per l’80% che il cliente può restituire nelle spese successive garantendo seconda vita ai sacchetti prima di essere di nuovo riciclati in una logica di economia circolare. Il negozio, dotato anche di un piccolo parcheggio di 14 posti auto, è aperto tutti i giorni, dal lunedì al sabato dalle 7.30 alle 21.00, la domenica dalle 8.00 alle 20.00.

Sacchetto Antispreco, Lidl ha già recuperato 400 tonnellate di frutta e verdura

Prosegue l’attività di Lidl Italia per contrastare lo spreco alimentare. A poche settimane dal lancio dell’iniziativa Sacchetto Antispreco, l’Azienda ha recuperato oltre 400 tonnellate di frutta e verdura ritenute non idonee alla vendita. Sono infatti ben 100 mila i sacchetti venduti da metà luglio a oggi, un successo che testimonia come i clienti abbiano colto a pieno lo spirito dell’iniziativa e l’abbiano apprezzata fin dal primo giorno.

Ogni Sacchetto Antispreco, preparato quotidianamente dallo staff dei singoli punti vendita, contiene 4 kg di frutta e verdura che possono essere acquistati al prezzo fisso di 3 euro consentendo anche un significativo risparmio sulla spesa. Il numero di sacchetti confezionati dal singolo punto vendita varia a seconda della disponibilità giornaliera di merce idonea all’attività.

“Lidl Italia è da anni impegnata in attività che contrastano gli sprechi alimentari e promuovono un approccio più sostenibile al consumo” commenta Massimiliano Silvestri, Presidente Lidl Italia. “Siamo molto soddisfatti dell’apprezzamento che il Sacchetto Antispreco ha riscontrato presso i nostri clienti, segno di una sensibilità sempre più diffusa e crescente verso questi temi. L’elevato numero di sacchetti venduti nelle prime settimane di lancio dell’iniziativa ne è la prova concreta”.

L’introduzione dei sacchetti antispreco rientra nel più ampio progetto “Too Good To Waste” lanciato da Lidl nel 2019, che prevede l’applicazione di sconti mirati al fine di incentivare la vendita dei prodotti che si avvicinano alla data di scadenza. A ciò si aggiungono l’ottimizzazione continua dei processi di ordine, stoccaggio e rotazione della merce, e un fitto programma di donazione delle eccedenze in collaborazione con Fondazione Banco Alimentare Onlus. Tale progetto, denominato “Oltre il carrello – Lidl contro lo spreco”, ha portato fino ad oggi al recupero di oltre 33.000 tonnellate di cibo, equivalenti a 66 milioni di pasti.

Codici a barre, all’orizzonte c’è il codice bidimensionale

Dati sulla tracciabilità e la sicurezza, ma anche sulla sostenibilità, sulle caratteristiche nutrizionali e sulla composizione del packaging: sono solo alcune delle informazioni sui prodotti di largo consumo ormai indispensabili per i consumatori e che possono anche permettere a produttori e retailer di migliorare i loro processi. Una mole di dati, spesso dinamici, che richiede un “upgrade” del tradizionale codice a barre, supporto insostituibile per il sistema economico globale. Un’esigenza reale a cui GS1 Italy risponde supportando le aziende nella transizione dal classico codice a barre 1D (lineare) al nuovo e più capiente codice a barre 2D (bidimensionale).

In quest’ottica GS1 Italy ha realizzato “Codici a barre 2D al punto vendita”, la guida introduttiva a supporto della migrazione al codice a barre bidimensionale, per agevolare una transizione graduale e volontaria all’utilizzo, in particolare all’interno dei punti vendita al dettaglio. Adottando i suggerimenti, le aziende della distribuzione possono pianificare le implementazioni 2D nella maniera ottimale e riducendo al minimo gli impatti sui processi aziendali esistenti, riuscendo ad abilitare gli scanner dei punti vendita alla lettura e all’elaborazione anche dei codici a barre 2D, oltre che di quelli lineari. Tutta la community mondiale GS1 si è data l’ambizioso obiettivo di realizzare questo switch entro la fine del 2027.

«La migrazione al 2D è uno dei punti fondamentali della strategia GS1 dei prossimi anni e noi stiamo attivamente lavorando per affiancare le imprese in questa importante evoluzione, una transizione che coinvolgerà tutta la supply chain e gli stessi consumatori» commenta Andrea Ausili, standard development director di GS1 Italy. «Il codice a barre ha ormai 50 anni ed è nato dall’esigenza di identificare i prodotti rapidamente e senza errori. Ma oggi i bisogni sono cambiati e le informazioni da gestire sono molte di più. Inoltre, si tratta spesso di dati dinamici e che, per essere trasmessi, possono richiedere il collegamento a una pagina web, come accade con i QR code presenti su molti packaging. Il codice a barre 2D è la risposta a queste esigenze poiché facilita la raccolta e la gestione di una notevole mole di informazioni, anche dinamiche».

I codici 2D visti da vicino
I codici a barre bidimensionali si chiamano così perché l’informazione è codificata sia in orizzontale che in verticale. Sono codici più piccoli, privi di barre e spazi perché costituiti solo da un’alternanza di punti, che veicolano molti più dati e la cui lettura è ritenuta più affidabile e meno soggetta a errori. I codici 2D possono includere più dati rispetto all’attuale codice a barre lineare EAN-13 (come GTIN, data di scadenza, numero di lotto o numero di serie, ma anche link per collegamenti a pagine web con informazioni su ingredienti e allergeni, foto e video dei prodotti, recensioni, ecc.).

Il codice a barre 2D di GS1 ha una duplice forma:
Il GS1 DataMatrix: un codice a barre 2D costituito da “celle” o punti bianchi e neri disposti in uno schema quadrato o rettangolare, noto anche come matrice. Data Matrix permette di correggere gli errori e fornisce tutele e funzionalità aggiuntive per la gestione di simboli stampati male o danneggiati. Presenta numerosi vantaggi come il design compatto e sono disponibili diverse varianti rettangolari per adattarsi a superfici strette o curve.

Il QR code: un codice a barre 2D costituito da “celle” o punti bianchi e neri disposti in uno schema quadrato o rettangolare, noto anche come matrice. I QR code sono riconosciuti dal consumatore e dalla maggior parte delle fotocamere per smartphone, e veicolano anche il GS1 Digital Link che favorisce l’indirizzamento del consumatore su pagine web informative. Per poter essere letti, richiedono però uno scanner a immagine.

Codice a barre 2D: cosa cambia per le aziende
Passando al codice a barre 2D, le aziende adottano uno standard testato e riconosciuto a livello internazionale che offre maggiore efficienza nella gestione e trasmissione delle informazioni di prodotto lungo la filiera fino al consumatore. Possono quindi usufruire di best practice che emergono a livello internazionale e di confronti con esperti che ne supportano l’adozione. Inoltre, l’uso del QR code contenente un GS1 Digital Link consente di soddisfare alcuni regolamenti normativi (come le informazioni sullo smaltimento del packaging o le informazioni nutrizionali del vino).

Per supportare l’adozione del codice a barre 2D, GS1 Italy sta coinvolgendo i solution provider in modo da offrire soluzioni software e hardware per tutte le aziende. Per quanto riguarda l’hardware il passaggio da una lettura laser a una a immagine può rivelarsi semplice, visto che, in genere, gli scanner attualmente già in uso sono predisposti anche alla lettura dei codici 2D. Dove occorre innovare è, invece, in ambito software visto che oggi lo scanner legge solo l’EAN-13. Occorre, quindi, un software più intelligente, in grado di leggere e trasmettere più dati. Dal punto di vista dei fornitori, la sfida sarà aggiungere un codice a barre bidimensionale sul packaging e affiancarlo all’EAN-13. La complessità dipenderà anche dai dati da codificare (i dati dinamici sono più complicati da gestire) e dalle modalità di confezionamento del prodotto.

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