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Flavio Ferretti è il nuovo Presidente di IBC per il prossimo triennio

Flavio Ferretti, Presidente e Amministratore Delegato di Nims, azienda del Gruppo Lavazza, è stato eletto dal Consiglio Direttivo Presidente di IBC – Associazione Industrie Beni di Consumo per il prossimo triennio. Nel corso del suo mandato sarà affiancato da tre Vice Presidenti: Renato Bonaglia (Amministratore Delegato Alcass), Marco Travaglia (Presidente e Amministratore Delegato Nestlé Italiana), Aldo Sutter (Amministratore Delegato Sutter).

Il percorso manageriale di Ferretti si è sviluppato integralmente nel Gruppo Lavazza dove ha iniziato a operare nel 1983 alla Direzione Sales. Tra il 1996 e il 2002, in qualità di Direttore, guida il Trade e Consumer Marketing Italia. Passa successivamente ad altri incarichi dirigenziali in Italia (Direttore Vendite) e all’estero (Home Business Emea Director). Nel 2012 è chiamato alla guida della Business Unit Italia del brand Lavazza, incarico che ricoprirà fino al 2017, anno del suo passaggio alla guida della neoacquisita Nims, specializzata nella distribuzione e vendita diretta di caffè in capsula, che oggi genera un giro d’affari di 112 milioni di euro. Nel corso della sua carriera il manager ha seguito diverse acquisizioni, curando poi l’incorporazione e l’integrazione delle aziende nel Gruppo Lavazza.

Ferretti è membro del Comitato di Presidenza e del Consiglio Direttivo di Centromarca – Associazione Italiana dell’Industria di Marca e del Consiglio Direttivo di GS1 Italy.

50 Miglia, a giugno una catena umana unirà Bergamo e Brescia nel segno della solidarietà

Il prossimo 4 giugno 40.000 persone, iniziando contemporaneamente dalla Piazza Vecchia di Bergamo e dalla Piazza Loggia di Brescia, si disporranno una accanto all’altra, intervallate da 40.000 strisce di maglia lunghe ciascuna un metro e mezzo, per unirsi sul ponte tra Sarnico e Paratico, confine delle 2 province. Un evento straordinario, un flashmob unico e spettacolare, da guinness dei primati, per tradurre il metro e mezzo di separazione imposto durante la pandemia in un metro e mezzo di presenza, vicinanza e partecipazione.

Il nome dell’evento, 50 Miglia, oltre a sottolineare la distanza fra le due città Capitali della Cultura 2023, evoca le peculiarità che le distinguono e al contempo le accomunano: Bergamo città dei Mille, Brescia città della Mille Miglia. Ideatore e promotore di questa iniziativa speciale è l’Associazione Viva Vittoria OdV insieme a Viva Vittoria Bergamo. Il linguaggio espressivo scelto per il progetto 50 Miglia è il fare a maglia, metafora di creazione e sviluppo. Un mezzo perfetto perché si tratta di una modalità creativa molto diffusa e facile da apprendere che  riporta gli adulti a ricordi familiari del passato, crea un’attitudine all’incontro e alla relazione e offre ai più anziani l’occasione per insegnare un’attività manuale, oggi desueta tra i più giovani.

Il progetto 50 Miglia prende vita grazie al coinvolgimento delle persone alle quali viene chiesto di realizzare una striscia in maglia lunga 150 cm e alta 10 cm, realizzata ai ferri o all’uncinetto, con due anelli per i polsi alle estremità. Tutte le strisce in maglia vengono poi consegnate all’organizzazione, che a sua volta le fornirà ai partecipanti della catena umana il giorno dell’evento. La quota d’iscrizione per partecipare a 50 Miglia parte da 3€: l’intero ricavato sarà devoluto a favore di centri che seguono i giovani con problemi legati al periodo post-Covid. Per la zona di Bergamo, i destinatari saranno il Centro per i Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) dell’Istituto Palazzolo di Bergamo, ed il Dipartimento Salute Mentale e Dipendenze (DSM-D) dell’Asst Bergamo Ovest di Treviglio. Per la zona di Brescia, i destinatari saranno l’U.O. di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza dell’ASST Spedali Civili di Brescia.

La partecipazione è aperta a tutti e l’iscrizione è disponibile esclusivamente sulla web app www.50migliabgbs2023.it. I partecipanti potranno scegliere dove collocarsi nella catena umana selezionando una delle 24 località e poi uno specifico segmento del tracciato. Domenica 4 giugno l’appuntamento è dalle ore 9:30 presso il punto di ritrovo del segmento prescelto in fase d’iscrizione. Qui verrà consegnata la striscia in maglia e si verrà indirizzati alla propria postazione col supporto dei volontari.

«Questo progetto è tra i più emblematici della Capitale della Cultura 2023. Rappresenta visivamente e fisicamente l’unione tra Bergamo e Brescia, nel segno della solidarietà, della collaborazione e del ‘fare bene’ – commenta Giorgio Gori, Sindaco di Bergamo. Ci mostra come siano le persone a costruire questo ponte, dimostrando che proprio le iniziative che nascono dal basso, dalla comunità, se lasciate libere di svilupparsi in un clima aperto al civismo e alle sinergie tra pubblico, privato, associazioni e singoli cittadini, possono trasformarsi in opere grandiose, iconiche e solidali al tempo stesso».

«L’iniziativa della catena umana 50 Miglia si inserisce nel progetto nazionale che vede Fondazione Conad ETS accanto a Viva Vittoria OdV in tante piazze italiane – racconta Maria Cristina Alfieri, Direttrice della Fondazione, e aggiunge: siamo felici che Conad Centro Nord, attraverso i suoi Soci e collaboratori, abbia aderito con tanto entusiasmo alla 50 Miglia, dando un contributo economico importante per un progetto sociale che coinvolge intere comunità, dai più giovani ai più anziani, mettendo tutti al lavoro per lanciare un messaggio corale di unione e solidarietà e aiutare chi è più fragile. Oltre a promuovere la realizzazione del progetto, Conad Centro Nord ha anche mobilitato concretamente i suoi Soci per la raccolta delle strisce di maglia all’interno dei punti vendita lungo tutto il tragitto che unisce Bergamo e Brescia».

Delivery Index, Netcomm analizza in una ricerca il fenomeno e-commerce in Italia

Nel primo trimestre del 2023 gli acquisti online hanno generato un volume pari a 160 milioni di pacchi. A trainare le spedizioni e-commerce italiane sono gli acquisti in ambito Fashion&Sport, categoria merceologica alla quale appartiene quasi un quarto dei prodotti spediti, seguita da Informatica ed Elettronica e Health&Beauty. Rispetto al totale delle spedizioni, la maggior parte delle consegne hanno riguardato il Nord Ovest dell’Italia (27,1%); seguono il Nord Est con una quota del 20,6%, il Centro con 18,9% e il Sud Italia con l’23,2%; le Isole detengono la quota minore, con 16 milioni di pacchi ricevuti (10,1%). In media, i resi rappresentano una quota pari al 5,4% sul totale delle spedizioni.

Sono queste alcune delle principali evidenze del fenomeno fotografate dalla nuova ricerca realizzata da Netcomm, il Consorzio del Commercio Digitale in Italia, denominata “Delivery Index”, che ha monitorato mensilmente i volumi delle spedizioni e-commerce in Italia e ha analizzato le esigenze e i comportamenti dei consumatori online destinatari dei pacchi. La ricerca punta a raccogliere e integrare i dati di diversi operatori del settore, a partire da Poste Italiane che ha collaborato a questa prima edizione, e verrà presentata ufficialmente al pubblico nella giornata di apertura di Netcomm Forum, presso l’area Netcomm Academy, mercoledì prossimo 17 maggio.

“ll Delivery Index è la prima ricerca in Italia a promuovere la condivisione di dati sulle spedizioni e-commerce tra gli operatori del settore, fattore cruciale per ottenere risultati rappresentativi dell’intero mercato e-commerce italiano”, ha commentato Roberto Liscia, Presidente di Netcomm, che aggiunge: “Dai dati emerge, ad esempio, la stretta relazione tra la scelta dei consumatori rispetto alla modalità di consegna e la capillarità dei punti di ritiro – più fitta nei centri urbani maggiormente abitati. Questa frattura tra grandi città e piccoli centri nella possibilità di accedere a diverse opzioni di consegna evidenzia la necessità di incentivare lo sviluppo di accordi e infrastrutture per la realizzazione di punti di ritiro su tutto il territorio, che portano benefici sia economici sia ambientali. Infatti, da una parte, sono essenziali per venire incontro alle diverse esigenze dei clienti dando così un ulteriore impulso alla crescita del commercio multicanale; dall’altra, le spedizioni in un punto di ritiro consentono di raggruppare un maggior numero di ordini in un’unica consegna, ottimizzando il numero di viaggi e diminuendo, di conseguenza, il consumo di carburante”.

Valentina Menato è la nuova Pet Specialty Retail Director di Royal Canin

Royal Canin annuncia un cambio nel team italiano con la nomina di Valentina Menato a Pet Specialty Retail Director. Già Category-Portfolio Director in Mars Multisales South Europe, Valentina succede ad Alessia Prescendi, che prosegue la sua carriera in azienda a livello europeo come Vet Director di Royal Canin Europe.

In questo nuovo ruolo, Valentina gestirà l’intero canale specializzato con un focus sulle partnership strategiche con i clienti Pet Shop Indipendenti e Catene, continuando a guidare la crescita della categoria Health Science Nutrition sul mercato italiano.

Valentina vanta una lunga esperienza nel Gruppo Mars, in cui è entrata nel 2006 come R&D Product Design Scientist presso il centro di innovazione Europeo di Mars Petcare a Verden, in Germania. In questo ruolo ha sviluppato una profonda conoscenza delle esigenze dei pet parent e dei loro amici a quattro zampe e una grande esperienza nel tradurle in offerta di prodotti in grado di soddisfarle. Nel 2011 si unisce al team Marketing Italiano come Brand Manager per il segmento gatto, per prendere, 5 anni dopo, il ruolo di Direttore Marketing Petfood & Food. In seguito alla creazione del cluster Mars Multisales South Europe, Valentina viene nominata Category & Portfolio Director, svolgendo non da ultimo nel 2022 il ruolo di General Manager per Mars Multisales South Europe ad interim.  Valentina porta dunque in Royal Canin Italia non solo una profonda conoscenza del mercato italiano e della categoria Petcare, ma anche una consolidata esperienza di leadership maturata attraverso diverse geografie e funzioni.

“Grazie ai suoi 16 anni nel settore e alla sua passione per i pet, Valentina Menato arricchirà il team italiano con una profonda conoscenza della categoria e una prospettiva innovativa per massimizzare il nostro impatto sulla salute degli animali e rafforzare il legame con i nostri partner” commenta Geanina Babiceanu, General Manager di Royal Canin Italia. “Siamo certi che guiderà il mercato italiano verso nuovi ambiziosi traguardi, perseguendo l’impegno a creare un mondo migliore per i nostri pet”.

Per Saclà è il momento della gamma di verdure Sfiziolì

Il nome suggerisce già la vocazione del prodotto: rispondere all’esigenza di chi desidera qualcosa di sfizioso, anche nel mondo delle verdure. Sfiziolì è l’ultima nata di casa Saclà ed è stata presentata a Tuttofood, vetrina internazionale e punto di contatto con buyer italiani ed esteri. Destinata al canale retail, Sfiziolì è una gamma realizzata con verdure raccolte e selezionate con cura, impreziosite dall’incontro delle note agro dell’aceto di mele con qualche goccia di olio extravergine di oliva italiano. Quattro le referenze disponibili, caratterizzate da un sapore moderno e da un piccolo formato: Sfiziolì Funghetti, Sfiziolì Carciofini Tagliati, Sfiziolì Verdurine e Sfiziolì Cipolline.

L’ultima edizione della fiera milanese è stata per Saclà anche l’occasione di raccontare la propria offerta nel mondo delle salse, composta da 6 proposte per il retail e 15 referenze per il food service. In questo ambito, a meritare una segnalazione è un prodotto ideato per entrambi i canali: la Salsa Burger, un accompagnamento pensato per condire burger gourmet, insaporire insalate classiche e arricchire secondi piatti. Dedicata al solo canale food service è invece la Salsa Tonnata, un ingrediente dalla forte vocazione estiva e adatto per guarnire antipasti e secondi piatti specialmente a base di carne.

La fiera Tuttofood rappresenta per Saclà un evento strategico, hub di incontri con i buyer di settore e un importante momento per approfondire i nuovi trend di consumo sia per quanto riguarda il canale Gdo che Foodservice, settori in cui continuiamo a investire – dichiara Federico Ghisolfi, Direttore Commerciale e Marketing di Saclà Italia –. Le nostre ultime novità confermano la volontà dell’azienda nel voler innovare per raggiungere target diversi e ampliare i propri canali”.

Galvanina Group si prepara alla fiera PLMA’s

Galvanina Group, società che imbottiglia e commercializza acqua minerale, acqua aromatizzata, bibite biologiche, mixer e tè freddi con il marchio Galvanina, sarà presente con i propri prodotti all’edizione 2023 della fiera PLMA’s “World of Private Label”, che avrà luogo ad Amsterdam il 23-24 maggio prossimi. “La nostra presenza a questa importante manifestazione – commenta Gianluca Privitera, CEO di Galvanina Group – testimonia il potenziale di questa azienda, che in pochi anni è riuscita a entrare in un settore nel quale crediamo fortemente. Abbiamo inoltre tutta l’esperienza e le competenze necessarie per creare e studiare, insieme al cliente, il prodotto di maggior gradimento per il suo target di mercato”. Presso lo stand Galvanina Group (Hall 7 stand 7.Q28) si troverà l’assortimento di soft drinks tradizionali e senza zuccheri aggiunti ottenuti solo da succhi selezionati e frutta italiana e del Mediterraneo, oltre a nuovi prodotti presentati in anteprima. Inoltre, si potrà prendere visione della vasta gamma di confezioni che possono essere realizzate su misura per i clienti.

Punto di riferimento mondiale per il settore del marchio del distributore, la manifestazione è organizzata da PMLA (Private Label Manufacturers Association) che, con più di 4.000 soci, è la più grande associazione dedicata alla promozione del marchio del distributore. A “World of Private Label 2023” saranno presenti operatori di tutte le categorie commerciali: supermercati, ipermercati, discount, drugstore, grandi magazzini, esportatori e importatori. PLMA ha l’obiettivo di mettere in contatto distributori, grossisti e altri professionisti del marchio privato con i produttori. Il marchio del distributore negli ultimi anni è cresciuto in misura esponenziale, arrivando a rappresentare oltre il 30% dei prodotti venduti in Europa.

Galvanina nasce a Rimini agli inizi del ‘900 come attività artigianale grazie alla fonte di acqua, da cui prende il nome. Nel 1928 entra in funzione il primo stabilimento di estrazione e di confezionamento in vetro dell’acqua minerale. Nel corso degli anni, con la nascita degli stabilimenti di San Giuliano (Rimini) e di Apecchio (Pesaro), l’azienda ha diversificato la gamma producendo acqua aromatizzata, bibite biologiche, mixer e tè freddi. Oggi Galvanina produce 162 milioni di bottiglie che esporta in oltre 40 paesi in tutto il mondo. Nel 2019 il fondo di private equity Riverside ha acquistato la maggioranza delle quote di Galvanina, con l’obiettivo di espanderne la presenza sui mercati a livello mondiale.

Fiasconaro festeggia 70 anni con il Montenero

L’anteprima assoluta c’è stata a Milano, in occasione di Tuttofood: la fiera è stata l’occasione scelta da Fiasconaro per presentare ai buyer italiani e internazionali la Collezione 70° Anniversario, che celebra il 70esimo dalla fondazione dell’azienda siciliana. La linea raccoglie alcuni dei lievitati da ricorrenza di punta di Fiasconaro, incartati con un pack dedicato. Si va dal Panettone Tradizionale al Panettone Albicocche e Cioccolato di Modica IGP, fino al Panettone agli Agrumi e Zafferano di Sicilia. Ma la novità assoluta è il Montenero, nato come rivisitazione del Mannetto – il primo panettone Fiasconaro – e “battezzato” con il nome della contrada che ha visto crescere le generazioni Fiasconaro nella bella stagione. Il Montenero è un lievitato dall’anima siciliana, frutto dell’incontro tra Pandoro e Panettone, che sposa un impasto di cacao e cioccolato di Sicilia che ricorda “a’ Muntagna” – il profiterole di papà Mario, anima e fondatore della Fiasconaro – con delicate note di limone. Disponibile in una confezione ottagonale da 700 grammi, sarà abbinato ad una confezione di zucchero a velo con apposito spolverino. È un dolce dal forte valore simbolico, che racconta la continuità generazionale in azienda: il Montenero, infatti, è una creazione di Mario Fiasconaro, omonimo del nonno. Della squadra che ha portato il marchio al successo internazionale fa parte ovviamente anche la seconda generazione, cioè i tre fratelli Fiasconaro: Fausto è Responsabile del punto vendita, Martino si occupa della Direzione Amministrativa, Nicola è pluripremiato Maestro Pasticciere e Ambasciatore dell’Arte dolciaria Made in Sicily nel mondo.

Il pack e la comunicazione della Collezione 70esimo Anniversario sono ispirate a una linea del tempo che racconta le tappe più importanti dell’azienda: dalla nascita nel 1953 del Bar Fiasconaro – a Castelbuono, nel cuore del parco delle Madonie, in provincia di Palermo – e della piccola gelateria in Piazza Margherita ai primi banchetti nelle Madonie degli anni ’70, fino alla vera svolta nel 1988, con la creazione del Mannetto, il primo Panettone Fiasconaro che rivisita l’iconico Panettone milanese “alto”, con l’utilizzo della Manna, la resina dolce prodotta dagli alberi di frassino del comprensorio locale. Nel 1998 arriva la prima bandierina Fiasconaro negli Stati Uniti, con la partecipazione al Summer Fancy Food, il più grande evento di specialità alimentari a New York. E ancora: nel 2007 il Panettone Fiasconaro va oltre i confini dello spazio a bordo del Discovery Shuttle della Nasa per essere protagonista della cena in onore di Paolo Nespoli, astronauta italiano dell’equipaggio internazionale. Nel 2018 l’Arte Pasticcera Fiasconaro incontra l’Alta Moda e nasce la collaborazione con gli stilisti Dolce&Gabbana. Infine, nel 2020 Fiasconaro conquista l’Oscar per l’innovazione di ANGI – Associazione Nazionale Giovani Innovatori – per la sua visione d’impresa e capacità di fare rete.

Fiasconaro ha raggiunto nel 2022 un fatturato di oltre 34 milioni di euro, con un organico di 180 lavoratori, fra stagionali e dipendenti. Presente in 60 Paesi, l’azienda cresce del 20% in tutti i suoi principali mercati – Italia, Canada, Francia, Stati Uniti, Germania, Inghilterra, Australia e Nuova Zelanda – mentre l’Asia rappresenta l’orizzonte strategico. Il panettone e la colomba costituiscono il core-business dell’azienda, ma è in costante crescita l’incidenza della linea di prodotti continuativi: torroncini, cubaite, creme da spalmare, mieli, marmellate, confetture e spumanti aromatici.

Stanziati 20 milioni di euro per la transizione energetica di PAC 2000A Conad

BNL BNP Paribas ha finalizzato un’operazione di leasing del valore di 20 milioni di euro a favore di PAC 2000A, la cooperativa del Gruppo Conad con una rete di vendita che si estende in Umbria, Lazio, Campania, Calabria e Sicilia: ciò permetterà di effettuare interventi di efficientamento finalizzati a ridurre i consumi energetici, i costi di gestione e le emissioni.

I punti vendita di PAC 2000A nelle cinque regioni di competenza e le piccole e medie aziende territoriali della cooperativa potranno avere un più agevole accesso al credito per effettuare interventi quali, a titolo di esempio, l’installazione di impianti fotovoltaici, la sostituzione di banchi frigo, dei corpi illuminanti o degli impianti di condizionamento. La banca, che ha operato per il tramite della propria Industry “Food, Beverage & Retail” del Large Corporate, ha messo a disposizione un plafond per finanziamenti leasing, che potrebbe crescere ulteriormente in considerazione del forte interesse finora registrato tra gli esercenti che hanno già presentato numerose richieste. L’operazione favorisce il perseguimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile previsti dall’agenda ONU 2030 e si inquadra nel “Programma Sviluppo Eccellenze del Made in Italy” di BNL BNP Paribas, che ha come obiettivo sostenere le piccole e medie imprese italiane tramite accordi con grandi Capofiliera.

“Questa operazione è la dimostrazione del nostro impegno quotidiano e concreto per limitare l’impatto delle attività in tutti gli ambiti, dalla logistica al packaging, dai consumi energetici dei magazzini e dei punti vendita alla produzione di rifiuti. Per noi di Conad esiste un solo modo di fare business, ovvero farlo in modo sostenibile attraverso un insieme di azioni che si concretizzano nel programma “Sosteniamo il Futuro” e l’accordo con BNL BNP Paribas costituisce un passo importante per permettere ai nostri soci di perseguire questi obiettivi” commenta Francesco Cicognola, Direttore Generale di PAC 2000A Conad.

“Questo accordo ha visto coinvolte in modo sinergico tante professionalità in diversi settori della Banca e del Gruppo, al fine di offrire soluzioni integrate per i nostri grandi clienti e per le loro filiere. Rientra nella nostra strategia di vicinanza al territorio e al tessuto imprenditoriale, per supportare le aziende in un’ottica di crescita innovativa e sostenibile” aggiunge Mariaelena Gasparroni, Head of Corporate Banking di BNL BNP Paribas.

“Come BNL Leasing mettiamo a disposizione la nostra esperienza e il nostro know-how per essere vicini agli esercenti Conad nel loro percorso di transizione energetica. Per questo abbiamo costruito un’operazione finanziaria che, grazie al supporto di PAC 2000A, consente di poter finanziare i beni necessari con tutti i vantaggi del leasing, in tempi rapidi e a condizioni dedicate” conclude Antonio Schiavo, Direttore Generale di BNL Leasing.

Zero, il nuovo olio di Costa d’Oro certifica l’assenza di pesticidi

Costa d’Oro lancia Zero, il primo olio sul mercato italiano certificato zero pesticidi residui. Si tratta di una novità che riscrive gli standard di eccellenza della produzione olearia italiana, una bottiglia in cui qualità, sicurezza e rispetto della biodiversità sono valori preziosi e convivono in un extra-vergine pensato per un target di consumatori ampio e sempre più attento a ciò che porta in tavola.

Ogni fase del processo produttivo in Costa d’Oro segue un codice etico che impone altissimi standard di qualità. Per il nuovo Costa d’Oro Zero, l’azienda ha previsto un’ulteriore certificazione, curata da un organismo terzo come SGS Italia, che consente di individuare l’eventuale presenza di oltre 260 tipologie di prodotti chimici. Solo l’olio in cui queste molecole sono al di sotto della soglia di quantificazione analitica di 0,01 mg/kg (cosiddetto Zero Tecnico) ottiene in etichetta il marchio zero pesticidi residui. Ciò significa che i fitofarmaci consentiti dalla legge per proteggere le piante nella fase di coltivazione non sono più presenti nel prodotto finito, assicurando a chi lo acquista di non ingerire pesticidi. Inoltre, le bottiglie Costa d’Oro Zero sono tracciabili su blockchain attraverso il QR code presente in etichetta in un’ottica di totale trasparenza verso il consumatore finale.

Zero è un olio extra-vergine estratto a freddo, dal colore verde vivace e dal profumo fruttato ed equilibrato. Al gusto risulta armonioso con leggere note erbacee. Raffinato anche nel gusto del piccante e dell’amaro con piacevoli note di mandorla e gradevole sottofondo di vaniglia. Si esprime a pieno con i piatti caldi come sughi e zuppe.

La sfida raccolta dall’azienda di Spoleto è preservare autenticità, qualità e ricchezza organolettica dei suoi oli rafforzando il legame col territorio e puntando sempre più su una produzione che sia anche rispettosa della biodiversità e dell’ambiente. In quest’ottica Costa D’Oro ha presentato all’ultima edizione di Tuttofood anche il piano di sostenibilità “Planet O-live” per ridurre il proprio impatto ambientale con una serie di azioni concrete tra cui la riduzione dei pesticidi, l’uso più efficiente delle risorse idriche e dei fertilizzanti, la gestione del suolo mediante l’inerbimento, l’utilizzo di energie rinnovabili negli stabilimenti produttivi, gli accordi di filiera per sostenere la produzione italiana, il recupero e la piantumazione di nuovi ulivi, fino alla tracciabilità di ogni fase di produzione.

Agroalimentare italiano taroccato, un (mal)affare da 120 miliardi

Sale a 120 miliardi il valore del falso Made in Italy agroalimentare nel mondo, anche sulla spinta della strana “alleanza” tra Russia e Usa che, divise dalla guerra in Ucraina, si classificano rispettivamente come il Paese dove le produzioni tricolore taroccate sono cresciute e di più nell’ultimo anno e quello in cui registrano i più elevati fatturati. A lanciare l’allarme è Coldiretti in occasione di Tuttofood a Milano dove è stata inaugurata la prima esposizione della top ten del Made in Italy tarocco a tavola con la classifica delle più grottesche imitazioni delle specialità nazionali scovate in tutto il mondo che tolgono spazio e valore sui mercati ai veri prodotti tricolori.

Come spiega Coldiretti, la vera novità del Made in Italy tarocco oggi è rappresentata dalla Russia. Con la guerra in Ucraina e l’embargo agli scambi commerciali che ha vietato l’esportazione a Mosca di un’importante lista di prodotti agroalimentari come frutta e verdura, formaggi, carne e salumi ma anche pesce, si è diffusa nel Paese di Putin una fiorente produzione di imitazioni del Made in Italy a tavola che hanno sostituito le esportazioni tricolori. Il risultato è che in molti territori, dagli Urali alla regione di Sverdlovsk, sono sorte fabbriche specializzate nella produzione di imitazione dei formaggi e salumi italiani per sostituire quelli originali. Si tratta di impianti per la lavorazione del latte e della carne per coprire la richiesta di formaggi duri e molli così come di salumi che un tempo era soddisfatta dalle aziende agroalimentari italiane. Il sindacato russo dei produttori lattiero-caseari, Soyuzmoloko, ha stimato che la produzione di formaggio russo è quadruplicata raggiungendo i 47 miliardi di rubli (600 milioni di dollari), di cui una discreta fetta è rappresentata proprio dai prodotti simil italiani, come il Parmesan. E se le incerte prospettive di mercato legate alla guerra hanno rallentato gli investimenti negli impianti tecnologici necessari alla stagionatura, i produttori di formaggio russi hanno comunque espresso fiducia che la Russia possa iniziare a produrre parmigiano di alta qualità da esportare attivamente in 5-7 anni.

Il “Russkiy Parmesan”, ad esempio, viene prodotto nel territorio di Stavropol e sul sito dei produttori si assicura che “è un’alternativa al Parmigiano-Reggiano, è fatta con latte pastorizzato e matura 12 mesi e ha una consistenza dura molto simile e un gusto e un aroma intensi specifici”. Nelle stesse aziende si producono anche Montasio, Pecorino, mozzarella e ricotta ma sui mercati si trovano anche mascarpone, robiola Made in Russia, diversi tipi di salame Milano, di mozzarelle “ciliegine”, di scamorze, insalata toscana, Buona Italia e pizza Sono Bello Quattro formaggi con tanto di errore grammaticale.

Se la Russia è il Paese dove il falso Made in Italy è cresciuto di più, la leadership produttiva è saldamente nelle mani degli Stati Uniti, con il fenomeno delle imitazioni di cibo tricolore che è arrivato a rappresentare oltre 40 miliardi di euro, un terzo in valore dell’intero mercato dai tarocchi. Basti pensare che il 90% dei formaggi di tipo italiano in Usa sono in realtà realizzati in Wisconsin, California e New York, dal Parmesan al Romano senza latte di pecora, dall’Asiago al Gorgonzola fino al Fontiago, improbabile mix tra Asiago e Fontina. La produzione di imitazioni dei formaggi italiani nel 2022 ha raggiunto negli Usa il quantitativo record di oltre 2,7 miliardi di chili, con una crescita esponenziale negli ultimi 30 anni, tanto da aver superato addirittura la stessa produzione di formaggi americani come Cheddar, Colby, Monterrey e Jack che è risultata nello stesso anno pari a 2,5 milioni di chili. Il problema riguarda però tutte le categorie merceologiche come l’olio Pompeian made in Usa, i salumi più prestigiosi, dalle imitazioni del Parma e del San Daniele alla mortadella Bologna o al salame Milano venduto in tutti gli Stati Uniti.

Ma l’industria del falso Made in italy a tavola è diventato un problema planetario con il risultato che per colpa del cosiddetto “italian sounding” nel mondo, oltre due prodotti agroalimentari tricolori su tre sono falsi senza alcun legame produttivo ed occupazionale con il nostro Paese. In testa alla classifica dei prodotti più taroccati secondo la Coldiretti ci sono i formaggi partire dal Parmigiano Reggiano e dal Grana Padano con la produzione delle copie che ha superato quella degli originali. Un fenomeno diffuso soprattutto nel Sudamerica dove peraltro rischia di essere ulteriormente spinto dall’accordo di libero scambio Mercosur che obbliga di fatto Parmigiano e Grana a convivere per sempre con le “brutte copie” sui mercati locali, dal Parmesan al Parmesano, dal Parmesao al Reggianito fino al Grana. Ma ci sono anche le imitazioni di Provolone, Gorgonzola, Pecorino Romano, Asiago o Fontina. Tra i salumi sono clonati i più prestigiosi, dal Parma al San Daniele, ma anche la mortadella Bologna o il salame cacciatore e gli extravergine di oliva o le conserve come il pomodoro San Marzano.

Tra gli “orrori a tavola” non mancano i vini, dal Chianti al Prosecco che non è solo la Dop al primo posto per valore alla produzione, ma anche la più imitata. Ne sono un esempio il Meer-secco, il Kressecco, il Semisecco, il Consecco e il Perisecco tedeschi, il Whitesecco austriaco, il Prosecco russo e il Crisecco della Moldova mentre in Brasile nella zona del Rio Grande diversi produttori rivendicano il diritto di continuare a usare la denominazione prosecco sempre nell’ambito dell’accordo tra Unione Europea e Paesi del Mercosur.

“Il contributo della produzione agroalimentare Made in Italy a denominazione di origine alle esportazioni e alla crescita del Paese potrebbe essere nettamente superiore con un chiaro stop alla contraffazione alimentare internazionale” ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini. “Si tratta di una priorità per la nuova legislatura poiché ponendo un freno al dilagare dell’agropirateria a tavola si potrebbero creare ben 300mila posti di lavoro in Italia”.​

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