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È boom dell’agroalimentare nostrano ma preoccupa l’Italian Sounding

La Lombardia è la prima regione italiana per valore generato dalla filiera agroalimentare con quasi 40 miliardi di euro di fatturato (39,8) e quasi 10 di esportazioni (9,6 mld), il 16% del totale nazionale: i dati sono emersi durante la presentazione del settimo forum che si terrà a Bormio a giugno “La Roadmap del futuro per il Food&Beverage: quali evoluzioni e quali sfide per i prossimi anni” organizzato da The European House – Ambrosetti. 

“Da ormai tre anni viviamo n una condizione di crisi permanente dettata dall’emergenza Covid, dalle tensioni internazionali e dal cambiamento climatico” commenta Valerio De Molli, Managing Partner & CEO, The European House – Ambrosetti. “Un contesto in cui la filiera agroalimentare deve essere tutelata per mantenersi strategica così come il Food&Beverage che è naturalmente collegato ad essa: il settore rappresenta oggi 27 miliardi di valore aggiunto, quasi 160 miliardi di fatturato annuo e circa 490 mila occupati”.

La filiera agroalimentare italiana sostiene circa 30 macro-filiere per un valore aggiunto complessivo pari a circa il 16,4% del PIL. Un contributo fondamentale è arrivato dalla crescita delle esportazioni al livello record di 58,8 miliardi di euro nel 2022, un valore che sfonda la barriera dei 60 miliardi di euro se si considera anche il tabacco. Tuttavia la performance della filiera italiana è ancora inferiore a quella dei principali competitor europei: l’Italia è solo 5° in Europa per valore del proprio export. C’è un potenziale ancora da esprimere frenato dall’elevata frammentazione della filiera composta per lo più da piccole imprese e da fenomeni quali l’Italian Sounding.

A Bormio verranno presentate due ricerche realizzate ad hoc: “la prima è un’analisi aggiornata del fenomeno dell’Italian Sounding, del giro d’affari legato ai prodotti che emulano il “Made In Italy” e del loro impatto sulle esportazioni italiane mentre la seconda,  “(R)evoluzione Sostenibile della filiera agroalimentare”, approfondisce il rapporto dei consumatori con i consumi sostenibili e salutari” aggiunge De Molli.

Alla conferenza stampa di presentazione del Forum Food & Beverage ha partecipato anche Zefferino Monini, il Presidente di Monini, azienda che ha varato il piano di sostenibilità A Hand for the Future, un percorso composto da oltre 25 progetti per un investimento complessivo di circa 25 milioni di euro. Tra i progetti più significativi messi in cantiere c’è Bosco Monini, un polmone verde che sta nascendo tra Umbria, Toscana e Puglia da 1 milione di nuovi olivi piantati prevalentemente in aree abbandonate e che rappresenta il modello di olivicoltura che l’azienda vuole condividere con la filiera.

“Bosco Monini ci consente di entrare nel primo anello della filiera e di produrre in maniera sostenibile e rispettosa delle risorse – acqua, suolo, biodiversità – più olio che sia italiano fin dall’origine, biologico e di qualità certa e costante nel tempo” ha spiegato Zefferino Monini. “L’Italia, pur essendo uno dei principali Paesi produttori di olio, è infatti gravemente deficitaria di materia prima: ogni anno importiamo circa 2/3 del nostro fabbisogno, regalando letteralmente buona parte del valore della filiera all’estero. Una situazione insostenibile – quest’anno in particolare – che vogliamo contribuire a sanare, proponendo un modello basato sull’innovazione e sulla costante ricerca della qualità”.

Decò, parte la nuova iniziativa coi protagonisti di Casa Surace

Nei punti di vendita a insegna Decò, il Gruppo Multicedi ha lanciato la short collection “Chi trova una pizza trova un amico” attiva fino al 22 giugno. L’iniziativa è stata pensata e sviluppata con una strategia ominicanale, coinvolgendo i clienti sia in punto di vendita e sia sui canali digital e social dell’insegna.

La meccanica di partecipazione prevede che, nel periodo dal 31 marzo al 22 giugno, per ogni 15 euro di spesa il cliente riceverà un bollino da applicare sull’apposita scheda di raccolta. Al raggiungimento della numerica correlata all’articolo di proprio interesse, con l’aggiunta di un piccolo contributo, i clienti potranno ritirare il premio desiderato. Inoltre i possessori di Carta Essere Decò potranno utilizzare i punti della propria carta in luogo del contributo in denaro. L’operazione consente di collezionare il set perfetto per preparare e gustare la pizza preferita: rotella pizza, piatto pizza, teglia pizza, presine, coltelli e forchette.

A corredo dell’iniziativa è attivo anche un contest social, che coinvolge tutta la community digital Decò che invita gli utenti a raccontarsi. Una comunicazione dal tono ironico che mette a confronto i must della degustazione pizza, partendo dal presupposto che non esistono regole per gustare davvero una pizza, l’importante è provare la vera esperienza di felicità che può regalare. Per partecipare al contest social, su Instagram il cliente dovrà seguire la pagina Decò, pubblicare sul proprio profilo una storia con una foto dei premi della collezione e taggare la pagina Instagram ufficiale @Supermercatideco. Successivamente, una giuria voterà le fotografie con più stile che potranno vincere un forno pizza G3 Ferrari.

La short collection sarà supportata da un’ampia campagna di comunicazione omnicanale, che vedrà coinvolti tutti touchpoint dell’insegna Decò. È previsto un piano di comunicazione digital e una comunicazione dedicata in-store, grazie all’esposizione di locandine, digital signage e volantino. La radio in-store, inoltre, trasmetterà per tutto il periodo un soggetto radio dedicato. Questa iniziativa mira a consolidare l’identità distintiva nei territori in cui l’insegna è presente fidelizzando i clienti attuali e attraendone di nuovi.

Inflazione e crisi fanno calare la domanda di beni di largo consumo, si afferma il prosumer

Circana fornisce un’anteprima dell’analisi semestrale “FMCG Demand Signals” che evidenzia un indebolimento – in termini di volumi – della domanda per beni di largo consumo nei sei principali mercati Europei (Francia, Italia, Germania, Spagna, Regno Unito e Paesi Bassi). Si tratta di un calo del – 1,1% su base annua che si accentua ulteriormente (-1,4%) nel quarto trimestre del 2022. Questo è il quinto trimestre di flessione consecutiva e non si prevede un ritorno alla normalità fino alla fine del 2023.

Lo studio evidenzia come si stia affermando la figura del cosiddetto “prosumer” – un consumatore sempre più consapevole, esperto, lungimirante e attento ai prezzi, che seleziona ciò che acquista e decide come consumarlo, con l’obiettivo di attenuare l’impatto dei forti aumenti di prezzo sul proprio portafoglio. La figura del “negozio preferito” scemerà sempre più poiché gli shopper acquistano meno in un unico negozio e preferiscono invece frequentare più punti vendita per trovare prodotti meno costosi. Con la crisi energetica che continua a colpire le tasche delle famiglie, oltre all’impatto della guerra in Ucraina che incide sulla supply chain e sul costo delle materie prime, gli shopper sono alla continua ricerca di opportunità di risparmio.

“Questa flessione dei volumi evidenzia in modo chiaro la battuta d’arresto della domanda per prodotti di largo consumo nei maggiori mercati europei. Prevediamo che la domanda calerà bruscamente soprattutto nei generi alimentari di prima necessità, dove l’inflazione continua ad essere particolarmente elevata” ha commentato Ananda Roy, Global SVP, Strategic Growth Insights di Circana,

Quella che oggi sta diventando una “crisi del tenore di vita” richiede ai consumatori di modificare le loro abitudini in termini di acquisto e consumo dei beni alimentari. L’86% degli shopper europei dichiara che il proprio potere di acquisto è in contrazione. Di conseguenza, viene adottato un approccio strategico. Quando entrano in negozio sono sempre più attenti e non si fanno più tentare dagli acquisti d’impulso e talvolta sono meno sensibili alle offerte. Segnali della crisi sono ad esempio l’aumento delle vendite di prodotti in scadenza (quindi commercializzati a prezzo ridotto) o le aumentate segnalazioni da parte delle catene di furti nei punti di vendita. In questo contesto i retailers sono intervenuti aumentando le promozioni mirate per i possessori di carte fedeltà, istituendo per alcuni prodotti i cosiddetti ‘prezzi fissi’ e un allineamento di prezzo tra le diverse catene, mantenendo tra 500 e 1000 articoli ad un costo ridotto. Hanno anche incoraggiato l’uso di dispositivi “scan-as-you shop” nel negozio per aiutare a tenere sotto controllo il valore dello scontrino degli acquirenti.

Evidenze europee
Il largo consumo confezionato è cresciuto del 5,8% nel 2022 in tutta Europa, aumentando il giro di affari di 33 miliardi di euro in termini di vendite a valore rispetto al 2021. Durante le ultime 13 settimane del 2022, le vendite a valore hanno segnato un +10,1%, come risultato diretto dell’inflazione record. L’incremento coinvolge tutte le categorie ad eccezione delle bevande alcoliche. Freddo, fresco, ambient food, bevande e cura della persona hanno spinto la crescita del largo consumo nel 2022, ma un calo del -3,4% nelle vendite di alcolici ha compensato marginalmente i guadagni. Questa flessione può essere in parte spiegata da un ritorno alla normalità dopo un aumento della domanda durante la pandemia. Ciò dimostra anche come alcune abitudini stiano cambiando e vi sia una riduzione dei momenti di consumo e delle quantità consumate per singola occasione. Si registra inoltre un mutamento nel mix dei segmenti con un incremento per gli alcolici Ready-To-Drink e per birre e liquori a basso/zero contenuto alcolico che tuttavia non compensano a pieno il calo complessivo della domanda.

Tendenze sul comportamento dei consumatori nei sei maggiori mercati in Europa, Stati Uniti, Australia, Nuova Zelanda, Brasile, Turchia, Emirati Arabi Uniti
La forbice tra la capacità di acquisto e la disponibilità a spendere si è ampliata. Solo il 14% dei consumatori non ha modificato il proprio stile di vita, mentre il 39% oggi attinge dai risparmi personali e fa ricorso a prestiti per pagare le bollette. Non ci sarà più un solo negozio per fare la spesa. Il 29% dei consumatori è intenzionato a cambiare il luogo in cui acquista i prodotti di tutti i giorni per ricercare convenienza, mentre il 26% andrà in un altro negozio se il proprio marchio abituale non è disponibile o non è scontato (34%) o se non ci sono abbastanza offerte tra i prodotti che fanno parte dell’abituale paniere settimanale (41%). I distributori stanno lavorando per affrontare il potenziale calo della penetrazione e del numero di visitatori nei loro negozi, intensificando le promozioni legate alle carte fedeltà, promuovendo prodotti con “prezzi fissi” e applicando sconti su una gamma di articoli che sono parte della spesa di base dei consumatori. Gli shopper attuano strategie di acquisto volte a moderare l’impatto degli aumenti di prezzo. Il 22% ha ridotto il numero di shopping expedition e il 32% pianifica in anticipo i propri acquisti. Il 18% ora stabilisce a priori quanto spendere per ridurre gli acquisti d’impulso e utilizza dispositivi scan-as-you shop e siti web per informarsi sui prezzi e non avere sorprese alla cassa al momento di pagare.

Cambia anche il comportamento dei consumatori all’interno del negozio. Il 59% degli shopper confronta i prezzi, il 49% la quantità da utilizzare e il 44% è alla ricerca di prodotti contrassegnati da sconti e promozioni. Il 29% cerca prodotti sostenibili e il 39% legge le etichette degli imballaggi o le recensioni indipendenti (23%). Un consumatore su quattro (27%) ha mutato le proprie abitudini e fa acquisti di conseguenza (compra ad esempio prodotti per preparare un pranzo al sacco da portare al lavoro). Questo si traduce in un’opportunità in termini di innovazione, nella formulazione delle porzioni, nel design e nel pack. Di conseguenza i retailer stanno ampliando l’assortimento di marchi del distributore per soddisfare le nuove esigenze emergenti. I fattori che guidano la scelta di testare un prodotto nuovo includono un buon prezzo (63%), la convenienza (40%) la disponibilità a scaffale (40%). Innovazione, sostenibilità, buona qualità, prodotti a base vegetale o attenti all’ambiente sono tutti elementi oggi molto importanti per i consumatori ma non determinanti per decidere di testare nuovi prodotti.

“Con una domanda ridotta e una minore fiducia dei consumatori, i distributori devono continuare a lavorare sull’ottimizzazione e la gestione degli assortimenti. I distributori promuovono strategie volte a bloccare il costo delle materie prime per supportare i clienti, ma questo sta portando a una aspra guerra dei prezzi. La razionalizzazione degli scaffali oggi riguarda tutte le categorie ad eccezione di fresco, freddo e confectionery e ci aspettiamo di vedere il graduale ritorno dell’Every Day Low Price in numerose catene, poiché le promozioni in alcuni paesi si stanno rivelando meno efficaci. La strategia vincente sarà quella di promuovere prodotti con un ottimo livello di qualità/prezzo così da rispondere al meglio alle nuove esigenze dei consumatori” conclude Roy.

Noberasco e Fondazione Francesca Rava insieme per la Turchia

A tre mesi dal terremoto che ha devastato Turchia e Siria, la situazione sul territorio resta drammatica. E non potrebbe essere altrimenti, considerato che in base a uno studio realizzato dall’Università di Pechino, le due scosse dello scorso 6 febbraio – oltre ad essere le più forti in 2.000 anni di storia della Turchia – rappresenterebbero anche la coppia più intensa mai registrata sulla terraferma. Le stime relative al numero di vittime sono impressionanti: oltre 9 milioni persone colpite in Turchia, con più di 50.000 morti e circa 1,6 milioni di persone ancora in rifugi di fortuna e insediamenti temporanei. Un disastro che ha messo in moto una mobilitazione internazionale, particolarmente sentita da chi con quei Paesi ha rapporti di lunga data. È il caso di Noberasco, perché la Turchia ha un ruolo molto rilevante nella produzione di frutta essiccata e nell’export di prodotti come fichi e albicocche. L’azienda ligure si è quindi attivata concretamente, inviando bancali di prodotti per aiutare le famiglie colpite e partecipando alla raccolta alimentare organizzata dalla Fondazione Francesca Rava, con cui Noberasco collabora da molti anni.

Ci teniamo ad esprimere il nostro aiuto come meglio possiamo e sappiamo fare: attraverso la distribuzione di beni di prima necessità come il cibo – commenta Gabriele Noberasco, Presidente Noberasco. Il nostro team ha lavorato in queste settimane per raccogliere e allestire una spedizione in grado di fornire alimenti proteici e ricchi di vitamine per sopperire al momento difficile che la popolazione sta attraversando. Siamo convinti come famiglia che durante i momenti di difficoltà la coesione sia fattore decisivo per superarli ed è per questo motivo che abbiamo sensibilizzato e coinvolto in questa call to action il nostro team aziendale composto da collaboratori molti giovani che si sono prodigati con entusiasmo e, in maniera indiretta, anche clienti e fornitori”.

L’azienda ha voluto così dimostrare la sua vicinanza al popolo turco, sottolineando in una nota come la relazione commerciale sia basata “su rapporti umani di lunga durata, di legami di affari fatti da strette di mano. Le stesse mani che questa volta Noberasco ha voluto tendere per aiutare concretamente queste sfortunate popolazioni”.

Linea Special, Molini Pivetti lancia la gamma di farine per ogni tipologia di pizza

Molini Pivetti presenta un’importante novità legata al mondo della pizza: la Linea Special. Si tratta di una gamma di farine fortemente innovativa, che accoglie 5 referenze specifiche: Nafavola (in due varianti), Sorbole, Maggica e Incanto.

«Dietro la nuova linea di farine c’è un grande lavoro di ricerca ma anche di squadra – sottolinea Tonia Sorrentino, Responsabile Marketing di Molini Pivetti. A partire dal Progetto Foodservice rivolto agli operatori professionali, Molini Pivetti ha riunito un gruppo di formazione ed esperti, sotto la guida del proprio team di tecnici professionisti, per la creazione di 5 nuove referenze dedicate a quei pizzaioli che ricercano eccellenza, facile lavorabilità e massima resa del prodotto per un risultato fragrante e gustoso».

“Nafavola 270” è una composizione studiata per ottenere un impasto leggero e scioglievole, dall’alveolatura sviluppata che garantisce una straordinaria esplosione del cornicione ed è consigliata per impasti diretti con 10-26 ore di lievitazione.

“Nafavola 320”, anch’essa ideale per la preparazione della pizza napoletana, tradizionale e innovativa, ha una “forza” di W320 per donare resistenza ed elasticità durante l’impasto e una migliore struttura durante la lievitazione. E’ consigliata per impasti con 26-72 ore di lievitazione.

“Incanto” è la farina di Tipo 0 con germe di grano specifica per preimpasto, studiata per preparazioni tipo biga, tipo poolish e per il rinfresco del lievito madre: un prodotto che permette di mantenere la giusta fermentazione dalle 18 alle 48 ore e che, con l’aggiunta di germe di grano, dona profumi incantevoli.

Fa parte della linea Special anche la farina “Maggica”, Tipo 0, studiata per la pizza alla pala e in teglia, ad alte idratazioni e lunghe lievitazioni. Consigliata per impasti con 24-48 ore di lievitazione, “Maggica” è in grado di garantire un’ottima capacità di assorbimento e facilità di lavorazione, per una pizza croccante all’esterno e morbida all’interno.

Infine, la farina Tipo 00 “Sorbole”: prodotta da grani selezionati esclusivamente italiani e consigliata per impasti con 3-24 ore di lievitazione, risulta ideale per dare vita a una pizza leggera, tirata e croccante, molto amata in Emilia.

La linea Special sarà in degustazione nel corso dei principali eventi dedicati al settore Food: dall’8 all’11 maggio, Molini Pivetti sarà presente a TuttoFood, presso lo stand L01 – Hall 05, nel quartiere fieristico di Rho – Milano. Una manifestazione strettamente B2B, diventata un punto di riferimento internazionale per lo sviluppo del business di tutta la filiera del Food & Beverage. Immancabile l’appuntamento a Tutto Pizza Expo, il Salone internazionale della pizza in programma dal 22 al 24 maggio 2023 proprio nella città partenopea, durante il quale le referenze “Nafavola” saranno protagoniste, con il coinvolgimento dei più abili pizzaioli napoletani. Molini Pivetti, infine, sarà in esposizione con la nuova Linea Special alle Fiere Internazionali del Food & Beverage, NRA Chicago dal 20 al 23 maggio e Anuga, a Colonia, dal 7 all’11 ottobre 2023.

Bauli, Fabio Di Giammarco è il nuovo Amministratore Delegato

Fabio Di Giammarco è il nuovo Amministratore Delegato di Bauli. Sarà lui a guidare il gruppo nella nuova fase di rafforzamento del percorso di crescita, sia in Italia che sui mercati esteri.

Di Giammarco vanta una solida esperienza nel settore food & beverage maturata a livello internazionale. Italiano e cresciuto in America, ha ricoperto diverse posizioni di crescente responsabilità all’interno delle divisioni commerciali di importanti aziende nel largo consumo quali Mondelez, Danone e SABMiller, lavorando anche in Italia per Saiwa.

Dal 2005 al 2010 Di Giammarco ha gestito l’area di Brand Communication globale per Royal Philips con base ad Amsterdam, per poi approdare nel 2012 in Bacardi, prima come Managing Director del business in Sud America e poi come Global Vice President a carico del business di Rum con base a Miami.

Prima della nomina ad Amministratore Delegato del Gruppo Bauli, dal 2017 ha svolto il ruolo di President, Latin America in Puratos, azienda di primo piano negli ingredienti utilizzati in pasticceria e panetteria.

Difesa +, Valfrutta lancia una nuova linea dedicata ai salutisti

Alla luce della tendenza italiana a investire sulla propria salute, con uno stile di vita sano e l’inserimento nel carrello della spesa vitamine, fibre ed antiossidanti, Valfrutta lancia la novità Valfrutta linea Difesa +.

Difesa + è un succo con frutta e verdura da bere che, unito a preziose vitamine e minerali, offre benefit a supporto di uno stile di vita sano e dinamico. Valfrutta Difesa + comprende 4 nuove referenze per 4 benefici specifici:

Difesa + per il cuore: con tiamina che favorisce la normale funzione cardiaca. Il ferro contribuisce alla normale formazione dei globuli rossi e dell’emoglobina e al normale trasporto dell’ossigeno nell’organismo. Gusto melograno.

Difesa + per le ossa: con calcio, per il mantenimento di ossa e normali. La vitamina D contribuisce al mantenimento di ossa normali. Gusto ace-pesca.§

Difesa + per la mente: la niacina aiuta la normale funzione psicologica. Lo zinco contribuisce alla normale funzione cognitiva. Gusto ananas.

Difesa + per il sistema immunitario
: con vitamina A, C, D e lo zinco che contribuiscono al normale funzionamento del sistema immunitario. La vitamina E favorisce la protezione delle cellule dallo stress ossidativo. Gusto ace passion fruit

Difesa + è senza zuccheri aggiunti (contiene naturalmente zuccheri), senza glutine, contiene 80% di frutta e verdura, è proposta nella confezione da 1 litro,
è garantita da Valfrutta, nel rispetto dell’ambiente e a sostegno della nostra Terra.

Exploit della Cipolla Rossa di Tropea, se ne parla in un convegno a Macfrut

La crescita in termini di produzione della Cipolla Rossa di Tropea cammina di pari passo con la visibilità mediatica, capace di raccontare nel mondo l’esperienza della produzione e dei territori.

Solo nell’ultimo semestre si sono contati oltre 40 approfondimenti, più di 130 uscite e 50 testate giornalistiche tra tv, web e stampa regionale e nazionale, con una readership di quasi 28 milioni di utenti e 18 milioni contatti raggiunti sul web.

“Questi sono i risultati e i numeri di ciò che può essere considerato un autentico modello virtuoso e che saranno approfonditi nel corso del Macfrut 2023, la fiera internazionale dell’ortofrutta in programma al Rimini Expo Center dal 3 al 5 maggio, dove l’esperienza consortile meridionale sarà protagonista insieme alla Regione Calabria” sottolinea Giuseppe Laria, il Presidente del Consorzio della Cipolla Rossa di Tropea Calabria IGP.

Il convegno previsto per il 4 maggio, presso lo stand Regione Calabria B5/D5, prenderà in esame il ruolo della buona comunicazione sulle statistiche di vendita.

Flette la vendita di vino in Gdo (-6,1%), crolla anche l’e-commerce

L’aumento dei prezzi ha inevitabilmente innescato il calo dei consumi di vino nella grande distribuzione italiana. Le elaborazioni dell’Osservatorio Uiv-ismea su base NielsenIQ relative al primo trimestre di quest’anno registrano i livelli più bassi di vendite allo scaffale anche rispetto al pre-Covid (2019), con i volumi di vino acquistati in calo tendenziale del 6,1% e con i valori, spinti dall’effetto inflattivo dei prezzi, a +2% (673 milioni di euro).

Una partenza ad handicap che si riflette in particolare nei volumi commercializzati di vino fermo (-7,3%) e ancora di più per i prodotti Dop, a -9,2% e con i rossi a -10,5%, a riprova del fatto che il rialzo dei valori non è legato a una domanda maggiormente orientata verso il segmento premium (i vini comuni perdono la metà rispetto alla media) ma a un surplus di costi produttivi che ha generato un rincaro medio dei prezzi allo scaffale del +8,7%. In controtendenza la tipologia spumanti, che cresce in volume del 3,9% (+9,8% i valori), ma l’incremento è interamente generato dall’exploit degli spumanti low cost (+15,6%), segmento che presenta un prezzo medio allo scaffale di appena 4,47 euro/litro e che oggi vale quasi il 40% dei volumi venduti in Gdo tra le bollicine italiane. Giù il prosecco (-2,8% volume) e lo champagne (-5,8%), mentre salgono l’Asti spumante (+11,8%) e i metodo classico (+4% volume), da confrontare però con il -35% registrato nell’omologo periodo del 2022.

“Come previsto, non sarà un anno facile per il vino italiano, che anche nelle esportazioni registra a gennaio un calo del 4,3% su pari periodo del 2022, con variazioni fortemente negative nella domanda extra-Ue. Il limitato potere di acquisto in Italia e nel mondo, assieme a un surplus dei costi delle materie prime secche, impongono la massima attenzione e concertazione da parte di una filiera le cui imprese stanno assorbendo direttamente parte dei rincari alla produzione. Ma evidentemente non basta” ha detto Paolo Castelletti, il Segretario Generale di Unione Italiana Vini.

La dinamica più sfavorevole coinvolge anche gli Igp (volumi a -8,4%), mentre i vini comuni si fermano a -4,6%. Più pesanti le perdite per i vini rossi che cedono l’8,2% volumico contro il -5,6% dei bianchi e il -11,2% dei rosati. Sopra la media la contrazione dei vini bio (-8,6%). A livello di canali, i più in sofferenza sui volumi risultano i discount (-10%), a fronte di iper e super che chiudono il trimestre rispettivamente a -4% e -5%. Profondo rosso per l’e-commerce: nonostante il sostanzioso taglio dei prezzi, le vendite online segnano a marzo -19,6%.

Andando nel dettaglio dei vini IG più venduti in Gdo, troviamo picchi negativi del -9% per il Chianti, -14% per il Montepulciano d’Abruzzo, -20% per la tipologia Salento, -18% per il Nero d’Avola Sicilia, -20% per la Bonarda oltrepadana, -13% per la Barbera piemontese e -9% per il Lambrusco Emilia e il Cannonau di Sardegna. Stabili – tra i top seller – le Igt Terre siciliane e Puglia, in leggera contrazione Valpolicella e Dolcetto piemontese (-5%), mentre l’unico tra i big che si conferma in buona salute, anzi in costante crescita è il Vermentino di Sardegna, con +1% in volume. Molte le denominazioni che registrano aumenti di listino sopra la media nazionale: Montepulciano +13%, Barbera piemontese +11%, Nero d’Avola a +13%, Bonarda a +12%, Verdicchio a +20%.

Italiani innamorati dei sapori esotici, in crescita consumi di spezie e aromi

Nel 2022 i consumi in Italia di spezie e aromi sono cresciuti fino a tornare ai livelli pre-Covid, con vendite a volume pari a quasi 97 milioni di confezioni per un mercato che vale oltre 157 milioni di euro. In media gli italiani acquistano 5,7 confezioni all’anno tra spezie e aromi, in linea con il 2020, che era stato un anno particolarmente positivo per il settore.

Ad analizzare il rapporto tra gli italiani e i sapori in cucina è l’indagine “Gli italiani, le spezie e le erbe aromatiche” di Cannamela e AstraRicerche che evidenzia subito un dato parecchio interessante: nell’ultimo quinquennio l’uso di spezie ed erbe aromatiche è cresciuto molto tra gli italiani (il 65,5% degli intervistati dichiara di usarle più di prima). E se nei primi tre posti delle spezie più usate troviamo pepe nero, peperoncino e zafferano, nella classifica delle erbe aromatiche vince un trittico tipico della nostra cultura mediterranea: rosmarino, prezzemolo e basilico. Ma cresce, in parallelo, la voglia di sapori esotici: cardamomo, paprika affumicata, curry, pepe rosa e curcuma per quel che riguarda le spezie; lemongrass, coriandolo, dragoncello, ginepro e cumino per quel che riguarda le erbe aromatiche sono i rispettivi cinque trend del futuro.

“La ricerca offre una panoramica molto interessante sul modo in cui cambiano i gusti degli italiani” afferma Fausta Fiumi, Marketing & New Business Director di Cannamela. “Rispetto al passato notiamo una maggiore sensibilità per qualità e certificazione delle materie prime. A guidare le scelte di acquisto sono in primo luogo prezzo (40,2%) e provenienza delle materie prime (38,7%). Ma quasi un intervistato su tre tiene conto anche della qualità e della certificazione delle materie prime (31,4%) e metodo di produzione (30,5%)”.

I dati dello studio AstraRicerche-Cannamela confermano che gli italiani in cucina non rinunciano all’utilizzo di spezie e di erbe aromatiche: il 23,7% del campione intervistato, in particolare donne (29%) e 25-34enni (32%), afferma di utilizzarle sempre, ogni giorno. A questi si aggiunge il 58,1% che se ne serve abbastanza spesso, quasi ogni giorno. In questo caso, i più interessanti sono i 18-24enni, quindi la Gen Z, con il 64%, e i singles (63%), rispettivamente user che scelgono i prodotti in base alla qualità e alle materie prime (64%). Ma perché portiamo così tante spezie e aromi a tavola? Il primo motivo in assoluto è “dare più sapore, più carattere al piatto”, secondo il 67,6% degli intervistati (in particolare donne, 73%). A seguire, per oltre 1 intervistato su 3, questi ingredienti danno la possibilità di sperimentare e di soddisfare la propria curiosità creando nuovi abbinamenti di sapori. Conta poi anche il fattore salute. Questi ingredienti, infatti, aiutano a realizzare una cucina più sana, che impiega meno sale (30% del campione, soprattutto donne, che arrivano al 34%).

Italiani propensi alle sperimentazioni
Se da una parte la spezia più usata in assoluto resta il “classico” pepe nero (79,6% del campione), grande è l’interesse degli italiani per le altre tipologie di questa spezia, come il pepe rosa, oggi scelto da 1 italiano su 4 e con un 22,4% del campione che si dice intenzionato a provarlo. Stesso discorso per la paprika affumicata: usata oggi dal 16,9% degli intervistati e con un 24,1% intenzionato a impiegarla nelle proprie ricette.

Nella metà alta della classifica di utilizzo spicca, inoltre, la curcuma: ne fanno uso in cucina circa 2 italiani su 5 (41,6%) e ben il 20,6% degli intervistati si dice intenzionato a utilizzarla in futuro. C’è poi il curry nella versione “classica” che viene impiegato nelle ricette del 40,2% del campione. A generare, in particolare, grande interesse sono il curry di Madras, quello inglese e quello thailandese.

Fanalino di coda per l’utilizzo attuale è infine il cardamomo, che genera però grande curiosità con ben 1 intervistato su 4 (24,6%) che lo vorrebbe provare in futuro. Vi sono poi una serie di erbe che hanno un impiego più contenuto (si va da circa il 24% della maggiorana all’8% del dragoncello) ma che spiccano per forte interesse, con 2 o 3 intervistati su 10 intenzionati a introdurle nelle proprie ricette: tra queste, vi sono coriandolo, cumino, ginepro, lemongrass, dragoncello.

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