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Federdistribuzione, Carlo Alberto Buttarelli è il nuovo Presidente

Carlo Alberto Buttarelli è il nuovo Presidente di Federdistribuzione e succede ad Alberto Frausin al quale va il ringraziamento degli associati per il ruolo svolto negli anni di mandato.

Buttarelli, 65 anni, ha maturato una solida esperienza nel settore Gdo, frutto di un lungo percorso professionale maturato in diverse aziende, tra cui il Gruppo Lombardini, dove ha ricoperto diversi ruoli fino alla carica di Amministratore Delegato e Direttore Generale, il Gruppo Unicomm, dove ha guidato la Direzione Commerciale, Leader Price Italia, per il quale ha operato in qualità di Amministratore Delegato e Direttore Generale, e in imprese associate ai gruppi Despar e Sigma come Amministratore Delegato e Direttore Generale. Da gennaio 2020 ha ricoperto il ruolo di Direttore Ufficio Studi e Relazioni di Filiera di Federdistribuzione, e da maggio 2021 la carica di Consigliere Delegato di ADM – Associazione Distribuzione Moderna.

“Sono molto onorato di ricevere questo incarico e ringrazio gli associati per la fiducia che mi hanno accordato”, ha dichiarato Carlo Alberto Buttarelli. “Federdistribuzione rappresenta con competenza e concretezza un settore fatto di tante imprese della distribuzione moderna, alimentare e non alimentare, che rivestono un ruolo centrale all’interno del sistema paese. Aziende e lavoratori che ogni giorno offrono un prezioso servizio a milioni di persone e che affrontano le numerose sfide di un mercato in costante cambiamento. Come Federazione, il nostro impegno è di essere accanto a loro per creare le condizioni necessarie ad accompagnarne lo sviluppo e la crescita, continuando ad agire come interlocutore di riferimento nel dibattito pubblico e istituzionale”.

L’Italia dice no alla carne creata in laboratorio

La carne sintetica non corrisponde alla nostra idea di cibo che, invece, è radicata nella valorizzazione delle produzioni agricole e zootecniche Made in Italy, simbolo di alta qualità e identificative dei territori e delle tradizioni nazionali: è questo l’approccio con cui Cia-Agricoltori Italiani accoglie lo schema di Ddl approvato dal Consiglio dei Ministri.

Da parte di Cia c’è ancora un “no” convinto sul tema, in primis rispetto alla carne in vitro, che mette in pericolo le eccellenze agrozootecniche italiane, fondamentali per la salvaguardia di biodiversità, razze autoctone e interi ecosistemi naturali, per fare spazio a prodotti artificiali che possono avere un impatto pesante sull’ambiente, senza garantire particolari benefici a salute e benessere dei cittadini.

Attualmente, come da report Nomisma per Cia, il mercato mondiale di carne sintetica ha già registrato investimenti da capogiro pari a 1,3 miliardi, con le aziende di riferimento a livello mondiale, tra laboratori e start up, passate da 13 a 117 dal 2016 al 2022 e la produzione globale di carne in vitro che si prospetta al 2030 in aumento fino a 2,1 milioni di tonnellate. Stando allo scenario globale, per Cia serve mettere un freno a decisioni all’interno dell’Europa che possano rivelarsi sconsiderate e non basate su studi scientifici. 

“C’è il rischio concreto che l’agricoltura venga ridimensionata e con ovvie conseguenze soprattutto sulle aree interne, custodi uniche delle tipicità agroalimentari regionali, fonte principale di economia per le comunità locali e motivo di sopravvivenza di interi territori, sempre più soggetti al progressivo abbandono” commenta Cristiano Fini, Presidente nazionale di Cia. “Senza contare che occorre mantenere alta l’attenzione contro falsi sostituti di una corretta alimentazione e della dieta mediterranea il cui valore è certificato e riconosciuto nel mondo” 

I consumatori si affidano all’e-commerce per fronteggiare rincari e inflazione

La ripresa economica del 2021 a seguito della pandemia ha generato una forte pressione inflattiva, ulteriormente accelerata nel 2022 a seguito del conflitto russo-ucraino. Si è passati da un tasso di inflazione negativo (o comunque prossimo allo 0%) nel 2020 ad uno medio dell’8,9% nell’ultimo anno. Infatti, oltre 7 italiani su 10 ritengono che l’incremento dei prezzi e del costo della vita sia oggi il principale problema in Italia, quasi 30 punti percentuali in più rispetto al secondo problema maggiormente sentito, cioè la disoccupazione. Questa percezione è trasversale a tutte le fasce d’età e presente uniformemente in tutte le aree geografiche.

Nell’ultimo anno, l’inflazione ha ridotto il potere di acquisto degli italiani, inducendoli nel 2023 a modificare i propri comportamenti d’acquisto: 9 italiani su 10 affermano che il proprio potere d’acquisto si sia ridotto nell’ultimo anno, con le fasce d’età più colpite fra i 46 e i 60 anni e gli over-60. Per questa ragione, i consumatori italiani dichiarano che modificheranno i propri comportamenti d’acquisto nel 2023, in termini di maggiore attenzione ai prezzi (64,8%) e ricerca di promozioni e sconti (56,2%). In questo contesto emerge il ruolo strategico dell’e-commerce. La maggioranza degli italiani, ben 6 su 10, ritiene che l’e-commerce abbia contribuito, nell’ultimo anno, al contenimento dell’inflazione, permettendo di aumentare o mantenere invariato il proprio potere d’acquisto. Tale evidenza è ancora più rilevante letta congiuntamente agli impatti dell’inflazione sugli italiani: The European House -Ambrosetti stima che nel 2022 oltre 300.000 famiglie potrebbero cadere in povertà assoluta e che la crescita dei prezzi nel 2022 abbia “bruciato” circa 97,5 miliardi di Euro di risparmi degli italiani.

È la principale evidenza emersa dalla survey realizzata da The European House Ambrosetti, in collaborazione con Amazon, dal titolo “Inflazione e e-commerce: abitudini e percezioni degli italiani”, presentata a Palazzo Giustiniani, a Roma. Obiettivo dello Studio è stato analizzare l’impatto dell’inflazione sulle abitudini di consumo degli italiani e il ruolo del commercio elettronico.

Dalla survey emerge una maggiore percezione dell’economicità del canale online tra i più giovani e i cittadini con livelli di istruzione più alti. Mentre i benefici in termini di maggiore accessibilità e ampiezza dell’offerta sono percepiti soprattutto dalle fasce d’età più anziane. La percezione del beneficio del commercio online sul potere d’acquisto è poi maggiore dove l’inflazione ha ha colpito di più e, principalmente, nel Mezzogiorno.

I benefici del commercio elettronico non si riferiscono solamente ai prezzi, ma anche alla maggior reperibilità e alla più ampia offerta online di molti prodotti: ben 2 italiani su 3 ritengono che il canale online garantisca migliore accessibilità e maggiore varietà nell’offerta, in particolare nei Comuni con meno di 10 mila abitanti.

Strumento di promozione del Made in Italy
Secondo la survey, 3 italiani su 4 acquistano prodotti Made in Italy via e-commerce. Le categorie merceologiche del Made in Italy più apprezzate online sono Fashion (43,7%), Food&Beverage, (32,5%) e Furniture (23,4%), ovvero le «3F» del Made in Italy in cui è riconosciuta all’Italia una leadership a livello internazionale, rappresentando il 30% del valore aggiunto (74,8 miliardi di euro), il 37% dell’export (125,3 miliardi di euro) e il 40% dell’occupazione del sistema manifatturiero italiano (1,5 milioni di occupati).

Outlook sugli online store
Amazon si posiziona al primo posto tra i principali brand – sia fisici che marketplace – con maggiori benefici percepiti dagli italiani su contributo al potere d’acquisto, economicità e varietà e ampiezza dell’offerta.

Effetti positivi anche sul commercio tradizionale
La maggiore diffusione dell’e-commerce porta con sé benefici per i consumatori anche grazie al miglioramento nell’offerta dei retailer fisici: 1 italiano su 4 ha osservato un miglioramento nell’offerta del commercio tradizionale negli ultimi anni, in termini di maggiore economicità (49,1%), di maggiore facilità di accesso ad informazioni su sconti e promozioni (42,5%) e migliore qualità del servizio di assistenza (40,3%). Un esempio di questo effetto è il Black Friday: ora consuetudine del canale sia online che offline o il Cyber Monday nato online e ora presente anche nel commercio tradizionale, che hanno portato a milioni di persone la possibilità di risparmiare sullo shopping di Natale in ogni categoria: dalla moda alla casa, dall’elettronica ai giocattoli, dalla bellezza ai dispositivi elettronici e molto altro ancora.

Truffe informatiche nel canale retail, ecco come prevenirle

Il settore retail è sempre stato un terreno fertile per il furto di dati personali da parte dei criminali informatici. Negli ultimi anni, tuttavia, rubare i dati per rivenderli sul dark web non è più l’obiettivo principale degli hacker. Sebbene il profitto resti la loro motivazione guida, c’è stata un’evoluzione delle loro strategie verso attacchi definiti ransomware. Dopo essersi infiltrati nella rete di un’azienda a livello dei server centrali o dei registratori di cassa della rete di negozi, i cybercriminali sfruttano questa tipologia di malware per crittografare i dati delle vittime, chiedendo un riscatto – spesso in criptovaluta e quindi non tracciabile – per poterli sbloccare. Quando colpiti, i bersagli degli hacker si trovano di fronte all’impossibilità di proseguire le proprie attività: i sistemi di gestione del magazzino vengono bloccati, così come tutti i servizi interni dell’azienda e spesso perfino il sito e-commerce.

Secondo Cegid – tra i player attivi nell’offerta di soluzioni di business management per la trasformazione digitale e omnichannel di aziende operative nel settore retail specializzato, fashion & luxury – per proteggersi in maniera più efficace, i retailer dovrebbero migrare i propri sistemi su una piattaforma di commercio unificato in SaaS (software as-a-service), riuscendo così a ottimizzare le loro attività e beneficiare nel contempo di un elevato livello di sicurezza.

L’Italia, come evidenziato da Trend Micro, è stato il Paese europeo più colpito dagli attacchi informatici nell’ultimo trimestre del 2022. Inoltre, secondo Clusit si è assistito a un aumento della pericolosità e della specializzazione di questi attacchi, con la definizione di target ben precisi: in primis la sanità (12,5% degli attacchi), seguita da siti governativi e militari (11,9%), dall’ICT (11%) e dal retail (9,3%). Anche Sophos conferma questa tendenza, sottolineando come, nel 2021, il settore retail sia stato il secondo più colpito dal ransomware: a livello globale, è stato preso di mira il 77% degli operatori.

Limitati investimenti sull’aggiornamento delle piattaforme commerciali e di gestione, espansione rapida dei punti vendita e dei siti e-commerce – con conseguente estensione della superficie di attacco -, oltre a ridotte competenze interne in tema di cyber security, espongono i retailer ad attacchi informatici anche molto onerosi, le cui ripercussioni possono avere un impatto non solo sulla produttività e sulle vendite, ma anche sulla brand reputation, deteriorando il rapporto di fiducia instaurato con i clienti. Chi gestisce i dati degli utenti ne è a tutti gli effetti responsabile e venire meno a questo patto implicito rischia di incrinare il rapporto col consumatore. Anche informazioni apparentemente innocue come l’indirizzo e-mail, la residenza, il codice fiscale e il numero di telefono sono sensibili e in mano a un criminale sono sufficienti per perpetrare truffe tramite furto d’identità. È quindi fondamentale cambiare paradigma: se fino a non molto tempo fa la questione della sicurezza informatica rappresentava prevalentemente un tema tecnico, oggi ha un impatto molto più ampio.

Per affrontare questa sfida, sarebbe auspicabile che le organizzazioni adottassero una politica di sicurezza informatica completa, migrando le proprie soluzioni on-premise verso sistemi SaaS che consentano di scalare la risposta alle minacce crescenti, sempre più sofisticate e multiforma – in modo altrettanto rapido ed efficace. Infatti il servizio SaaS garantisce una sicurezza più elevata, rispetto ad altre forme di hosting, perché include diversi livelli di sicurezza, penetration test eseguiti regolarmente dal fornitore SaaS ed aggiornamenti di sicurezza periodici delle soluzioni utilizzate.

Se adottare il cloud è oggi inevitabile per ottenere maggiore agilità, scalabilità e resilienza – fattori essenziali per le realtà strutturate con numerosi punti vendita sparsi per il territorio nazionale o in tutto il mondo -, è anche vero che il cloud non è immune agli attacchi informatici. Anzi, se non adeguatamente protetto, può consentire ai ransomware di individuare e criptare le copie di backup e fermare le attività anche per diversi giorni. Integrare una piattaforma di commercio unificato che metta al primo posto la sicurezza e la privacy dei dati, può rispondere a questo problema, non solo migliorando l’esperienza di vendita e di shopping per lo staff e i clienti, ma anche rafforzando il livello di sicurezza dell’intero business.

Tracciare gli incidenti in tempo reale per ridurre la superficie di attacco; monitorare, aggiornare e potenziare costantemente i sistemi 24/7; adottare policy di accesso Zero-Trust che implementino il controllo dell’identità e dell’accesso per ogni singolo utente e dispositivo; nonché formare costantemente i dipendenti sulle best practice da adottare per la sicurezza e la privacy dei dati, sono solo alcune delle soluzioni che una piattaforma SaaS offre per garantire ai retailer una gestione più efficace dei problemi di sicurezza informatica. Insomma, il vero supereroe del retail moderno è la tecnologia.

Inaugurato al Centronova il progetto di economia circolare Waste 2 Value

È stato inaugurato presso il centro commerciale Centronova a Villanova di Castenaso (Bologna) “Waste 2 Value”, il progetto di economia circolare che vede protagonisti Camst group, IGD Siiq, Coop Alleanza 3.0 e il Comune di Castenaso con la supervisione di Impronta Etica e la sponsorizzazione di Atersir.

Waste2Value ha come obiettivo la creazione di un innovativo modello di economia circolare per il recupero degli scarti alimentari attraverso la loro conversione in “nuovi prodotti”. Gli attori che operano nella catena alimentare, dalla grande distribuzione alla ristorazione, infatti, hanno un ruolo fondamentale nella riduzione e nel riciclo di rifiuti e scarti alimentari generati che, secondo le stime della FAO, ammontano a circa 1.3 miliardi di tonnellate l’anno, ossia un terzo di tutti gli alimenti prodotti a livello mondiale per il consumo umano.

Nei punti ristoro di Camst e di Coop posizionati all’interno del Centro Commerciale saranno quindi recuperati i fondi di caffè e le bucce d’arancia avanzate a fine giornata. La cooperativa sociale La Fraternità si occuperà di raccogliere gli scarti e di portarli all’esterno, dove una compostiera, inserita all’interno di un box dipinto dal giovane artista bolognese Hazkj, li trasformerà in ammendante, un fertilizzante naturale che, utilizzato per la manutenzione delle aree verdi del Centro e di alcuni orti gestiti da comunità locali, migliorerà le caratteristiche fisiche del terreno favorendo l’assorbimento di acqua e nutrienti.

Il programma ha visto la partecipazione attiva della comunità e di un numero ampio di stakeholder, sia in fase di ideazione che di prototipazione delle idee. La realizzazione di due hackathon, due maratone creative che hanno coinvolto circa 80 partecipanti tra studenti e ricercatori di fama internazionale, ha permesso di ragionare sui temi dello spreco alimentare e di sviluppare un modello innovativo che desse nuovo valore allo scarto alimentare, trasformandolo in una risorsa.

Il coinvolgimento di Coop Alleanza 3.0, di Camst Group, di IGD Siiq e di attori già impegnati nella lotta allo spreco alimentare, ha poi consentito ai partecipanti di lavorare in team per lo sviluppo concreto di questo progetto in una location ben precisa e definita ovvero il Centronova.

C’è l’Italia Dentro, parte la nuova campagna promozionale di Valfrutta

La nuova campagna promozionale di Valfrutta, partita pochi giorni fa, prevede la programmazione di due spot televisivi (da 30 e 10 secondi) in onda per quattro settimane sulle principali emittenti nazionali. Realizzati con la modalità stop motion (foto sequenza), gli spot sono stati ideati e prodotti dall’agenzia Jam e la tempesta. La fotografia è a cura di Alfonso Santolero, la pianificazione affidata al centro media Life.

Lo spot televisivo da 30 secondi elenca le qualità dell’Italia (“unica, genuina, generosa, verde, appassionata”) che fanno parte anche del dna di Valfrutta, marca che si identifica con il meglio del nostro Paese grazie ad una filiera di 14.000 soci agricoltori che coltivano ogni giorno la terra in maniera sostenibile. Il claim “C’è l’Italia Dentro” che conclude lo spot, rafforza ulteriormente l’accostamento tra Valfrutta e la migliore agricoltura italiana.

I due spot televisivi da 10 secondi si focalizzano invece sul prodotto, valorizzando la cottura a vapore scelta da anni per i prodotti Valfrutta: il primo spot è dedicato al pomodoro e in particolare alla Passata al Vapore Valfrutta, mentre il secondo punta sui legumi con un focus sui Piselli della gamma Cotti a Vapore Valfrutta.

La campagna di comunicazione prevede inoltre la messa in onda per tre settimane sulle principali emittenti nazionali di tre spot radiofonici (da 20 e 7 secondi) dedicati ai Cotti a Vapore Valfrutta, la gamma che, grazie alla cottura a vapore, mantiene intatte le proprietà nutrizionali di legumi e verdure. Questi spot radiofonici si concludono col noto jingle “Valfrutta, la natura di prima mano”.

Nel Consorzio C3 tornano i supermercati ToCal di Antonino Tomasi

All’ingresso in C3 del Consorzio Scudo e del Gruppo Briò nei primi due mesi dell’anno, fa ora seguito il ritorno di ToCal Srl dell’imprenditore Antonino Tomasi, portando a 22 gli attuali soci del Consorzio.

Specializzato nella distribuzione food e non Food, ToCal è presente in Sicilia con 1 Ce.Di., 10 supermercati tutti di proprietà e 8 superette tra affiliati e di proprietà, per una superficie totale di circa 18.945 mila mq. coprendo un vasto territorio ad alta densità di popolazione.

Dopo un periodo di assenza dal Consorzio, To.Cal. torna in C3 con un restyling del logo, riconoscendo al Consorzio l’unicità che rappresenta sul mercato per la sua organizzazione dinamica, flessibile e in continua evoluzione, oltre che per la competitività che la contraddistingue, grazie al lavoro congiunto tra l’industria e la distribuzione.

“È un gradito ritorno nel nostro Gruppo per la solidità e la presenza distributiva che ToCal rappresenta sul proprio territorio. I nuovi ingressi in C3 sono significativi di un Gruppo che continua a crescere, grazie all’esperienza e alla conoscenza dei mercati delle imprese associate, che operano congiuntamente all’interno del gruppo, pur mantenendo l’autonomia di gestione della propria attività” spiega Maggiorino Maiorana, Presidente del C3.

“Siamo lieti del rientro in famiglia, forse certe decisioni prese con troppa fretta inducono a pensare che l’erba del vicino sia sempre più verde ma in realtà è solo più vicina” aggiunge Eugenio Morlacchi Direttore Commerciale del Consorzio C3.

A L’Aquila apre i battenti un nuovo punto vendita Tigre

È stato inaugurato il 25 marzo, sulla S.S.17, frazione Sassa Scalo a L’Aquila, il nuovo punto vendita del canale franchising Tigre di Magazzini Gabrielli. All’interno della struttura, che occupa complessivamente una superficie di 600 metri quadrati, lavoreranno dodici addetti. Il supermercato disporrà di 9.705 referenze, di cui 1.325 freschi e sarà aperto con orario continuato dal lunedì al sabato dalle 8:00 alle 20:00 e la domenica, dalle 8:30 alle 13:00.

Il supermercato offre ampi assortimenti, con particolare attenzione alle produzioni locali e con un servizio efficiente e completo. “Quando imprenditori affermati decidono di aderire al nostro programma di franchising attraverso un processo di scelta oculato e ben ponderato, questo accresce la nostra soddisfazione” dichiara Nico Silvestri, Responsabile dell’Affiliazione di Magazzini Gabrielli SpA.

“La nostra è una grande famiglia che da trentatré anni gestisce supermercati” aggiunge Silvia Galgani. “In questo punto vendita lavoro con mio fratello Tullio e i miei cugini Rubina e Rinaldo Sette. Ammiro il modo con cui Magazzini Gabrielli sa stare sul mercato e competere con le altre insegne presenti, eravamo stati contattati anni fa e adesso abbiamo deciso di aprire con il loro franchising. Ci sono diverse affinità tra il nostro modo di lavorare ed il modello Gabrielli, non ultima l’attenzione alla clientela ed al territorio. Siamo posizionati in una zona residenziale e popolata, potenzialmente possiamo attrarre numerosi altri clienti, della città e dei paesi limitrofi, oltre alla nostra clientela storica”.

La Doria, il fatturato del 2022 oltrepassa il miliardo di euro

Il Consiglio di Amministrazione de La Doria S.p.A., azienda attiva nella produzione di derivati del pomodoro, sughi, legumi e succhi di frutta a marchio della grande distribuzione, ha approvato il progetto di bilancio di esercizio e il bilancio consolidato al 31 dicembre 2022.

Per la prima volta nella storia del Gruppo, i ricavi consolidati superano la soglia del miliardo di euro, fino ad arrivare a 1,018 miliardi di euro, in aumento del 17,6% rispetto agli 866 milioni di euro dell’esercizio precedente. Il valore va letto alla luce di un incremento dei prezzi di listino, correlato però a un forte aumento dei costi riconducibili ai fattori congiunturali e geopolitici legati alla pandemia e in particolar modo al conflitto in Ucraina, e a una crescita del 3,4% dei volumi dei prodotti venduti.

“I ricavi registrati nel 2022 rappresentano per noi un importante traguardo, che dimostra la nostra solidità e la nostra capacità di crescita anche nei periodi più complessi – ha dichiarato il CEO del Gruppo La Doria Antonio Ferraioli. Abbiamo saputo far fronte alle criticità economiche e geopolitiche del 2022. Il dato più importante rimane sicuramente quello relativo alla crescita dei volumi che ha coinvolto trasversalmente le nostre linee e i mercati in cui siamo presenti. Continueremo a operare con la nostra politica di sviluppo internazionale volta, da una parte, all’espansione in aree geografiche ad alto potenziale di crescita e dall’altra a migliorare il nostro posizionamento a livello internazionale nei segmenti di mercato in cui siamo già presenti”.

Dal punto di vista della suddivisione del fatturato per categorie di prodotto offerte dal Gruppo La Doria, la “Linea derivati del pomodoro” – anche detta “Linea Rossa” – ha registrato un aumento dei ricavi pari al 24%, la “Linea sughi” è aumentata del 20,5%, mentre la “Linea legumi, vegetali e pasta in scatola” vede una crescita complessivamente del 19,6%. Infine, la “Linea frutta” e le “Altre linee” – ossia i prodotti acquistati da terzi e commercializzati dalla controllata LDH sul mercato inglese – sono aumentate rispettivamente del 7,8% e del 12,6%.

La ripartizione del fatturato per aree geografiche mostra una significativa crescita del mercato italiano (+ 20%), secondo solo al Regno Unito, con un’incidenza sui ricavi totali pari al 16,9%. Il Gruppo, che esporta i propri prodotti in 60 Paesi nel mondo, ha aumentato i propri ricavi nei mercati internazionali del 17%, con un’incidenza dell’83,1%. Le migliori performance si sono registrate nei mercati storici per La Doria, tra cui la Gran Bretagna, che resta il principale mercato estero di sbocco, la Germania e i Paesi Scandinavi. Seguono l’Australia, la Nuova Zelanda e i Paesi dell’est Europa. Il Gruppo genera inoltre importanti quote di fatturato anche in Francia, negli USA e in Giappone.

Export alle stelle nel 2022 per il Gorgonzola Dop

Nel 2022 le esportazioni di Gorgonzola Dop sono cresciute dell’1,9% per un totale di 25.191 tonnellate, pari a 2.099.250 forme esportate, con un incremento a valore di circa 178 milioni di euro (+16,4% rispetto al 2021). Degli oltre 5 milioni 48mila forme di Gorgonzola Dop prodotte, il 40% circa è stato assorbito dai mercati esteri.

L’erborinato italiano ha raggiunto lo scorso anno 87 Paesi in tutto il mondo. L’Unione Europea ha assorbito gran parte dell’export facendo segnare nel 2022 un incremento del 2,7% pari a 1.811.083 forme.

I due Paesi leader nel mondo per importazioni di Gorgonzola Dop si confermano Francia e Germania che da sole assorbono quasi la metà dell’export, con una novità: con 492.393 forme importate la Francia diventa primo Paese importatore superando, per la prima volta dal 2012, la Germania destinataria di 478.816 forme. Però è l’Ungheria il Paese europeo che fa registrare la crescita maggiore con un aumento dell’export del 57,7%.

Fuori dai confini geografici dell’Europa, il Giappone si conferma per il secondo anno consecutivo primo Paese extra-UE con 461 tonnellate di Gorgonzola Dop importate, in crescita del 29,5% rispetto all’anno scorso. Ottime le performance di Israele, Thailandia, Turchia, Vietnam, Arabia Saudita. Nuovi mercati si sono delineati lo scorso anno in Azerbaijan, Islanda, Somalia, Nigeria e Kosovo.

Anche la produzione 2023 è partita col segno positivo. A fine febbraio si attesta su 909.059 forme, con un aumento del 9,65% (pari a 79.989 forme) rispetto all’anno precedente e dell’1,99% (pari a 17.742 forme) rispetto al 2021.

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