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Vino in Gdo, -7% di bottiglie vendute nei primi 9 mesi dell’anno

Salgono i prezzi e scendono i consumi di vino nella grande distribuzione italiana. Secondo l’Osservatorio del vino Uiv-Ismea su dati Ismea-Nielsen, nei primi 9 mesi di quest’anno, gli acquisti sugli scaffali di Gdo e retail rispetto al pari periodo del 2021 sono scesi in volume del 6,9% (a 5,6 milioni di ettolitri, sotto anche i livelli pre-Covid), l’equivalente di 55 milioni di bottiglie in meno. In ribasso anche il saldo del valore (-3,5% a 2 miliardi di euro), nonostante il prezzo medio sia progressivamente lievitato del +7% nel secondo e terzo trimestre. Ed è proprio questa crescita dei prezzi, dettata esclusivamente da una spinta inflazionistica comunque ancora sottostimata rispetto al reale surplus di costi accusati dalle imprese del vino, che – secondo l’Osservatorio – sta zavorrando le vendite, in attesa di un autunno-inverno ancora più difficile per gli italiani.

Se poi fino a oggi il segmento della ristorazione con il boom del turismo dall’estero è riuscito a trainare anche il mercato dei vini, l’off trade comincia a mostrare i primi segni di difficoltà, a partire dai propri prodotti enologici più rappresentativi.

Le vendite presso la Gdo evidenziano un calo dei volumi di tutte le tipologie di vini, con i fermi a -7,5% mentre gli spumanti pagano meno (-2,2%) grazie alla crescita in doppia cifra del sempre più significativo segmento degli spumanti secchi “low cost”, che ha mantenuto invariato un prezzo medio del 30% inferiore rispetto alla media di categoria. Tra i vini fermi, le elaborazioni Uiv-Ismea evidenziano picchi negativi a volume per i rossi (-9,2%), mentre i bianchi si fermano a -6% e i rosati a -3,8%. I più colpiti dalle riduzioni di consumo risultano i vini Dop, che chiudono i primi nove mesi a -8,7% (-che diventa -11,5% per i rossi), contro il -8,1% per gli Igt, mentre i vini comuni chiudono il saldo a -6%. Pochissime le denominazioni a luce verde tra le vendite in volume, non a caso quelle che hanno mantenuto sostanzialmente invariati – o addirittura diminuiti – i propri listini (Castelli Romani, Oltrepò Pavese Barbera, Nobile di Montepulciano, Vermentino di Sardegna). Cali oltre la media invece sui volumi di vendita per alcune tra le più importanti denominazioni italiane, come il Prosecco (-8,5%) gli spumanti Metodo classico (-10,4%), il Chianti Docg (-11,5%) il Montepulciano d’Abruzzo (-9,7%), la Barbera (-15,9) e i Lambruschi. Tra le Indicazioni geografiche tipiche, riduzioni significative anche per Puglia Igt, Terre Siciliane, Lambrusco Emilia, Rubicone Trebbiano.

In calo anche la nicchia dei i vini biologici (incidono in volume poco più dell’1% sul totale), non solo in termini di bottiglie consumate (-2,3%), ma soprattutto di valore generato (-5,9%), nonostante una limatura dei listini del 4% (5,19 euro al litro). Giù anche l’e-commerce, la cui spinta si è fermata sia nei volumi (-15%) che nei valori (-23%, a 34,7 milioni di euro).

“I dati sulle vendite – ha sottolineato Fabio Del Bravo, Responsabile servizi per lo sviluppo rurale di Ismea – ci dicono che la reattività degli acquisti di vino al prezzo si è fatta elevata, mentre il sentiment rilevato dall’Ismea nell’ambito dell’indagine trimestrale sul clima di fiducia tra gli operatori della filiera vitivinicola evidenzia un peggioramento dei giudizi sull’evoluzione futura dell’economia e anche sulla tenuta degli ordinativi futuri. Se la pressione lato costi non dovesse allentarsi, nell’impossibilità di trasferire a valle i rincari, la filiera potrebbe per la prima volta dopo anni entrare in difficoltà sul fronte domestico”.

Per il segretario generale di Unione italiana vini (Uiv), Paolo Castelletti: “Fino a oggi la filiera è riuscita a tenere per quanto possibile sotto controllo le dinamiche dei prezzi, e va dato atto alla distribuzione di aver fatto la sua parte. Sarebbe più che mai auspicabile mantenere in equilibrio i listini anche nei prossimi mesi, quando il potere di acquisto delle famiglie sarà ulteriormente ridotto a causa di costi energetici, dei beni alimentari e di prima necessità”.

Dieta vegana, chiarimenti e consigli per iniziarla al meglio

Secondo i più recenti dati Eurispes, chi sceglie una dieta vegana in Italia corrisponde all’1.3% della popolazione.1 L’interesse sul tema è sempre crescente, come testimonia il boom di prodotti e alternative vegetali presenti sul mercato e nei ristoranti. Tuttavia, ci sono degli insights da conoscere qualora si volesse approcciare a nuove abitudini alimentari.

Per questo motivo, in occasione della Giornata Mondiale del Veganismo, che si celebra annualmente il 1° novembre, Babaco Market – il delivery 100% made in Italy di frutta e verdura fuori dall’ordinario che combatte lo spreco che si origina dal campo al mercato – presenta una mini-guida per aiutare tutti coloro che stanno pensando di entrare a far parte del mondo veg.

Molti dei termini che definiscono il mondo vegano non sono immediatamente comprensibili, essendo spesso “parole macedonia” provenienti dalla lingua inglese. Per questo motivo, Babaco Market stila un piccolo glossario per aiutare i più inesperti a comprendere meglio questo stile di vita.

Dieta plant-based: letteralmente “a base di piante”, si tratta di una tipologia di alimentazione fatta non solamente di vegetali, bensì di prodotti provenienti da coltivazioni e allevamenti sostenibili e certificati. Una vera e propria filosofia di vita, nel totale rispetto dei ritmi e della biodiversità della natura.

Veganuary: questo curioso e insolito termine unisce “vegan” e “January” (vegano e gennaio in inglese). Si riferisce ad una sfida, lanciata nel 2014 da un’organizzazione no-profit britannica, che incoraggia le persone a seguire un’alimentazione vegana per il primo mese dell’anno, un’esperienza collettiva di consapevolezza del proprio impatto ambientale sul pianeta.

Fruttarismo: il fruttarismo è seguito da tutti coloro che scelgono di abbracciare una dieta basata sui frutti, costituendo così la forma più radicale della dieta vegana.

Flexitarian: uno stile alimentare “flexitarian” (letteralmente la fusione di “flexible” e “vegetarian”, ovvero flessibile e vegetariano) è un tipo particolare di regime ‘plant-based’ che non prevede, tuttavia, l’eliminazione del consumo di carne ma una sua limitazione a una o due volte la settimana.

Cheegan: questa parola inglese è una fusione tra “cheating” (imbrogliare) e “vegan” (vegano), indicando così persone che si dichiarano vegani, ma che spesso cadono in tentazione e abbandono così la ‘retta via’.

Veggan: si tratta di un altro mix di uovo e vegano (“egg” e “vegan”) e si riferisce ai vegani che consumano regolarmente anche uova.

Tanti sono i vantaggi ambientali e i benefici che il nostro pianeta può trarre da una dieta a prevalenza vegetale, come un maggiore risparmio di acqua, la riduzione di emissioni di gas serra e il minor utilizzo di terre fertili. Il 43% delle terre emerse (calcolate escludendo già ghiacciai e deserti) sono utilizzate per l’agricoltura intensiva e l’83% di queste servono per coltivare vegetali che diventeranno mangime .

Nato per portare a casa degli italiani frutta e verdura fresca, di stagione ed evitare che prodotti in perfette condizioni venissero sprecati perché con piccole imperfezioni estetiche o in eccesso di produzione, Babaco Market ha da sempre a cuore l’impatto ambientale legato alle scelte alimentari. A soli due anni dal suo arrivo in Italia, il servizio di delivery ha contribuito a salvare oltre 500 tonnellate di frutta e verdura evitando che venissero immesse nell’atmosfera 1,25 mln di kg di CO2. Numeri di rilievo che fanno riflettere su quanto le proprie scelte e azioni quotidiane possano contribuire in maniera significativa alla salute e alla difesa del nostro Pianeta.

Secondo la scienza, una dieta vegana ben pianificata è fattibile in ogni fase della propria vita, portando con sé benefici e vantaggi sia a livello individuale per la salute che collettivo per l’ambiente . Ma cosa si intende con “ben pianificata”?

“L’errore più frequente è quello di cercare di sostituire quello che si mangiava prima con le controparti vegetali processate. Ed ecco che si mette nel piatto il pollo vegetale preparato con la farina di piselli invece del pollo, il formaggio a base di olio di cocco invece di quello vaccino, il burger che imita il sapore della carne invece di quello a base di macinato: questo è di certo più rispettoso nei confronti degli animali e più sostenibile, ma non è un tipo di dieta vegetale che apporterà particolari benefici per la salute. Questi prodotti possono costituire delle piacevoli eccezioni, ma non devono diventare la regola e non sono affatto necessari per pianificare una dieta vegana”, afferma la Dr.ssa Silvia Goggi, medico specialista in scienza dell’alimentazione, autrice best-seller e divulgatrice.

Il modo più corretto per avvicinarsi ad un’alimentazione vegetale, invece, è ripensare la propria alimentazione partendo dalla base, ovvero dai gruppi alimentari vegetali, e capire come combinarli nel corso della giornata per ottenere tutti i nutrienti necessari al fabbisogno calorico giornaliero. Pertanto, è opportuno farsi ogni giorno domande ben precise al fine di capire se ciascun gruppo è stato introdotto correttamente.

I consigli e le domande chiave da porsi per iniziare una dieta vegana in totale sicurezza

1. Verdura: era presente a pranzo e cena e quale tipo è stato preferito? Che le verdure debbano abbondare in tavola è un principio valido in ogni tipo di dieta, ma se si segue un’alimentazione vegetale è utile fare un passo in più. Le verdure come la verdura verde scuro in foglia e appartenente alla famiglia delle crucifere sono particolarmente ricche di calcio e ferro, due nutrienti ai quali è consigliato prestare attenzione nella pianificazione di un’alimentazione senza derivati animali. Oltre a questi, possiamo sfruttare la comodità delle bevande e degli yogurt vegetali addizionati di calcio, ormai reperibili in qualsiasi supermercato. Queste alternative vegetali ai latticini contengono tanto calcio quanto la controparte vaccina, oltre che gli stessi utilizzi in cucina.

2. Frutta: se ne sono consumate 2-3 porzioni al giorno? Il consumo di frutta non varia – da quanto andrebbe già fatto in un’alimentazione onnivora. La frutta è un concentrato di energia di pronta disponibilità, dove gli zuccheri semplici sono accompagnati da fibre, vitamine e preziose sostanze fitochimiche. Se si fa fatica a consumarne le porzioni raccomandate si può provare ad aggiungere della frutta ad un’insalata, fare merenda con un frullato di frutta e latte vegetale o portare al lavoro della frutta già tagliata all’interno di un contenitore a chiusura ermetica, così da consumare durante la giornata.

3. Cereali e derivati: erano presenti almeno ad ogni pasto principale? Dai cereali e dai loro derivati dovrebbe derivare la maggior parte della nostra energia giornaliera. I cereali sono fonte non solo di carboidrati complessi, ma anche di proteine, fibre e preziosi minerali, soprattutto quando consumati nella loro forma integrale. Un consiglio in più per chi vuole passare ad un’alimentazione vegetale: variare il più possibile il tipo di cereale assunto aiuterà a raggiungere più agevolmente il fabbisogno di alcuni nutrienti ritenuti “critici”, come il ferro e lo zinco. Non c’è bisogno di passare le ore in cucina a cuocere cereali nella pentola a pressione: perché non sfruttare i fiocchi di avena per la colazione, scegliere un pane di farina di farro e provare ogni tanto della pasta di grano saraceno?

4. Legumi e derivati della soia: sono comparsi almeno un paio di volte al giorno? È credenza comune che per ovviare alla carenza proteica, in una dieta a base vegetale i legumi e i loro derivati debbano essere presenti in quantità enormi a ogni pasto principale, ma non è così! Il quantitativo di legumi contenuto in un vasetto da 240 g è sufficiente per tutta la giornata.

5. Frutta secca e semi oleosi: erano presenti qua e là? Questo gruppo alimentare viene “temuto” da molti a causa del suo elevato apporto calorico, ma andrebbe semmai elogiato per il suo contenuto di nutrienti essenziali, come acidi grassi insaturi e vitamine. Oltre a ciò, la frutta secca e i semi oleosi contengono fibre, proteine e minerali. In un’alimentazione vegetale la fonte proteica (ovvero i legumi) non contiene praticamente grassi, e l’energia così “risparmiata” può essere convertita in più frutta secca e semi oleosi.

6. Omega-3: ho introdotto alimenti vegetali che ne contenessero? L’inserimento di Omega-3 non è essenziale per soddisfarne il fabbisogno fisiologico. Se si introduce una sufficiente quantità di acido alfa-linolenico (ALA), il precursore di tutti gli acidi grassi della serie omega-3, il nostro organismo è in grado di sintetizzare anche EPA e DHA (gli omega-3 a lunga catena per cui è “famoso” il pesce). Due cucchiai al giorno di semi di lino o di chia macinati, oppure un cucchiaio di olio di semi di lino spremuto a freddo sono più che sufficienti.

7. Ho assunto un supplemento di vitamina B12? La vitamina B12 è l’unico nutriente assente in forma attiva nei cibi di origine vegetale, e va quindi assunta attraverso un integratore. Non è di origine animale, ma batterica, ed esistono integratori di vitamina B12 100% vegani e cruelty free. Quando si passa ad un’alimentazione vegetale va iniziata ad assumere ad un dosaggio di mantenimento – ovvero di 50 mg al giorno o di 1000 mcg due volte a settimana (questa posologia vale per la B12 sotto forma di cianocobalamina). Alla prima occasione utile si possono verificare i livelli di vitamina B12 nel sangue e portarli in visione al proprio medico, che deciderà se far proseguire con il dosaggio di mantenimento in corso oppure, in caso di carenza, se aumentarlo per qualche mese.

Rizzoli Emanuelli partner di MSC Marine Stewardship Council

Da sempre attenta alla sostenibilità ambientale, Rizzoli Emanuelli aderisce alle Settimane della pesca sostenibile, promosse da MSC Marine Stewardship Council, l’organizzazione non profit che da oltre 20 anni contribuisce a tutelare la salute di mari e oceani attraverso un programma di certificazione per le pratiche di pesca sostenibili.

L’obiettivo della campagna di MSC dal motto “Siamo tutti sulla stessa barca. Proteggiamo insieme l’oceano” è sensibilizzare sull’importanza di tutelare gli ecosistemi marini promuovendo il consumo di prodotti ittici sostenibili.

Dal 24 ottobre al 6 novembre, eventi e iniziative speciali richiameranno l’attenzione sull’importanza di salvaguardare mari e oceani, una risorsa preziosa che ricopre quasi tre quarti della superficie della Terra, messa a rischio da cambiamenti climatici, emissioni inquinanti ed eccesso di plastiche. Rizzoli Emanuelli, la prima azienda italiana a ricevere, nel 2016, la certificazione di catena di custodia MSC per le alici, ha voluto aderire a questa iniziativa di MSC finalizzata a proteggere gli ecosistemi marini promuovendo un consumo di prodotti ittici sostenibili riconoscibili dal marchio blu MSC.

Le alici Rizzoli contraddistinte dal marchio blu MSC confermano l’attenzione dell’azienda per una pesca sostenibile, da stock non sovrasfruttati e senza danneggiare i fondali marini.

“I mari e gli oceani rappresentano un patrimonio naturale che va protetto. Per noi di Rizzoli, che tramandiamo la passione per il mare e la pesca da 116 anni, difendere gli ecosistemi e la biodiversità marina rappresenta un valore fondamentale. Aderire a questa iniziativa di MSC è l’occasione per ricordare che le scelte di acquisto hanno un ruolo determinante nella protezione degli habitat marini. Ecco perché ci teniamo a sensibilizzare a un consumo intelligente di pesce, proveniente da pratiche certificate sostenibili che proteggono l’ambiente e gli ecosistemi marini”, ha dichiarato Federica Siri, Marketing & Trade Marketing Manager di Rizzoli Emanuelli.

Zespri introduce i bollini compostabili sui kiwi

Zespri ha confermato l’introduzione di bollini compostabili sui kiwi coltivati in Europa nell’imminente stagione di approvvigionamento dell’emisfero settentrionale e destinati ai mercati europei, per il mercato francese, inoltre, si annuncia la sperimentazione di un bollino adatto al compostaggio domestico.

Queste attività riflettono l’impegno di Zespri verso attività sempre più sostenibili in tutta la catena di approvvigionamento globale, come dichiara Giorgio Comino, Executive Officer di Zespri per l’Europa e il Nord America: “i nostri bollini forniscono un’importante garanzia ai nostri clienti, garantendo l’acquisto di un Kiwi Zespri autentico, sicuro e di alta qualità. Per questo, nel corso degli anni, l’esplorazione di opzioni più sostenibili per l’etichettatura del frutto è stata per noi oggetto di una particolare attenzione” fanno sapere dall’azienda.

Approvati rispettivamente per il compostaggio domestico e per quello industriale, sia i nuovi bollini francesi che quelli destinati agli altri mercati europei, non includono nessun elemento nocivo per l’ambiente – compresi adesivo e inchiostri – e, naturalmente, soddisfano tutte le normative europee EFSA in materia di sicurezza alimentare.

“Nell’ambito dei nostri continui sforzi per garantire che tutti i nostri imballaggi siano riciclabili, riutilizzabili o compostabili al 100% entro il 2025, abbiamo studiato bollini compostabili in grado di resistere all’umidità e alla refrigerazione necessarie per preservare la qualità della frutta all’interno della nostra catena di approvvigionamento globale. I consumatori vogliono vederci progredire verso azioni più rispettose dell’ambiente e siamo davvero felici di poter apporre, già da questa stagione, un bollino compostabile per la frutta coltivata e destinata ai mercati europei e di presentare in Francia un bollino adatto al compostaggio domestico” aggiunge Comino sottolineando anche come queste innovazioni siano un’estensione di una sperimentazione che Zespri ha intrapreso già all’inizio del 2022.

“Questo non solo ci permette di soddisfare la totalità dei requisiti normativi, ma ci offre anche una grande opportunità per monitorare le prestazioni dei bollini lungo tutta la nostra catena di fornitura e per raccogliere i feedback dei nostri clienti e consumatori”.

Per il 2023 Zespri continuerà a soddisfare tutti i requisiti normativi anche se i bollini compostabili in fase di sperimentazione per la frutta coltivata in Europa, potrebbero non essere introdotte su tutta la frutta coltivata in Nuova Zelanda, a causa della iniziale limitata disponibilità di scorte.

Mutti, campagna pomodoro 2022 conclusa con successo

Nonostante i costi energetici siano ammontati a 42 milioni di euro, ben 12 volte in più rispetto ai 3,5 milioni di euro del 2020, e le carenze idriche abbiano messo a dura prova l’attività della filiera, Mutti non ha mai interrotto l’attività e chiude la campagna di lavorazione del pomodoro 2022 celebrando l’ottima qualità delle 603.000 tonnellate di pomodoro trasformato che garantiranno il corretto approvvigionamento dei 100 Paesi in cui l’azienda, leader in Europa, oggi è presente con i suoi prodotti.

L’attività di lavorazione si concentra da metà luglio a fine settembre, periodo nel quale avviene il ciclo naturale di maturazione del pomodoro. In questi settanta giorni i tre stabilimenti Mutti di Montechiarugolo (PR), Collecchio (PR) e Oliveto Citra (SA) sono in attività 24/7 per lavorare la materia prima proveniente dalle oltre 800 famiglie italiane di agricoltori.

“I gravi fattori esogeni che hanno caratterizzato la campagna del pomodoro 2022 non hanno intaccato quello che è un asse portante e inderogabile della nostra azienda: la qualità dei suoi prodotti – ha dichiarato Francesco Mutti, Amministratore delegato di Mutti SpA. Riuscire a raggiungere un risultato non solo soddisfacente ma addirittura eccellente dal punto di vista qualitativo assume un valore ancora più profondo in un anno come questo: in oltre 120 anni di attività mai prima d’ora ci siamo ritrovati ad avere costi del gas con picchi che hanno raggiunto i 340 euro megawattora, costi di tutte le materie prime aumentati di almeno il 20% e pochissime volte con carenze idriche così importanti. Nonostante tutto questo l’intero sistema Mutti, fatto di tecnici e agricoltori che mai come quest’anno hanno trovato nella collaborazione la vera leva del successo, ha saputo far fronte a delle sfide senza precedenti. Ci ricorderemo questa campagna sicuramente per il suo gusto agrodolce ma anche per la maestria di chi nella nostra filiera ha dovuto e saputo affrontarla”.

La campagna del pomodoro 2022 si è resa infatti sfidante anche a causa della grande siccità che ha colpito l’Italia e delle temperature eccezionalmente alte: durante le prime due decadi di luglio la temperatura registrata è stata superiore di circa 3°C rispetto alla norma (secondo valore più alto degli ultimi 60 anni).

“Il pomodoro necessita di acqua costante e certamente di sole, ma le temperature eccessivamente alte sono deleterie per la maturazione dei frutti. Per la situazione che ci si è presentata a luglio c’erano grandi interrogativi su quello che sarebbe stato il risultato della seconda parte della campagna – ha commentato Massimo Perboni, Direttore del Servizio Agricolo di Mutti SpA. Tuttavia, grazie ad alcune piogge nel mese di agosto ma, soprattutto, grazie alla nostra filiera che ha dimostrato tutta la propria maturità tecnica, anche la seconda parte del raccolto è stata ampiamente soddisfacente. Sono stati infatti i sistemi di irrigazione più moderni adottati da tutta la nostra filiera, come l’irrigazione a goccia, a garantire il corretto e regolare approvvigionamento idrico del pomodoro senza sprechi e, dunque, salvo in casi isolati, favorendo una pronta reazione a quella che possiamo definire una vera e propria emergenza idrica”.

A dare un contributo fondamentale a questa impresa sono stati anche gli oltre 1.100 collaboratori stagionali qualificati che, insieme ai colleghi presenti nei tre stabilimenti Mutti di Montechiarugolo (PR), Collecchio (PR) e Oliveto Citra (SA), hanno supportato le attività produttive e amministrative per tutta la loro durata.

Due nuove proposte natalizie per Ferrari Formaggi

In occasione delle festività natalizie, Ferrari Formaggi presenta due nuovi e ricercati abbinamenti con Parmigiano Reggiano Prodotto di Montagna bis di stagionature oltre 24 e oltre 30 mesi: il primo con le composte Fiordifrutta Rigoni di Asiago e il secondo con Chianti Superiore Santa Cristina.

Entrambi i percorsi di degustazione si caratterizzano per la loro particolarità e tipicità:

– Il Parmigiano Reggiano Prodotto di Montagna stagionato oltre 24 mesi e oltre 30 mesi incontra la dolcezza dei Fiordifrutta Rigoni di Asiago. Il sapore dolce con note di latte e burro fuso del Parmigiano Reggiano Prodotto di Montagna oltre 24 mesi e il gusto sapido ed equilibrato con note di frutta fresca e agrumi della stagionatura oltre 30 mesi, sono esaltati dal sapore e dai profumi della frutta come appena colta.

– Il Parmigiano Reggiano Prodotto di Montagna nelle stagionature oltre 24 e oltre 30 mesi, caratterizzate rispettivamente da un sapore dolce con note di latte e burro fuso e da un gusto sapido ed equilibrato con note di frutta fresca e agrumi, è perfetto in abbinamento con Chianti Superiore Santa Cristina, un vino rosso di gran corpo e profumo, che unisce morbidezza e complessità all’equilibrio che l’invecchiamento gli conferisce.

Le due nuove proposte vanno ad arricchire la linea Degustazione Ferrari, un’ottima idea per impreziosire le tavole di amici e parenti. Grazie alla confezione dalla grafica curata ed elegante, i percorsi degustazione rappresentano un’ottima idea regalo per le festività e una valida alternativa al classico cesto natalizio.

“Da ormai numerose edizioni, Ferrari Formaggi presidia questo momento dell’anno proponendo ai consumatori ricercati percorsi di degustazione ideali come regalo, in grado di unire l’eccellenza dei prodotti Ferrari a marchi che condividono la stessa passione dell’azienda per la qualità e l’attenzione al territorio. Una selezione di proposte che, di anno in anno, si amplia e si rinnova per identificare abbinamenti sempre originali e diversificati per rispondere ai gusti e alle esigenze dei consumatori, grazie ad un’offerta ampia in termini di prodotto, grammature e prezzi” – ha dichiaro Aldo Chiaradia, Marketing Manager Ferrari Formaggi.

Con la Linea di Degustazione, Ferrari offre a tutti i consumatori la possibilità di intraprendere un percorso di gusto alla scoperta di nuovi sapori e profumi attraverso accostamenti inaspettati.

La linea Confezioni Regalo Ferrari è composta da ben 11 differenti percorsi di degustazione:

1. Grana Padano tris stagionature 10, 16 e 20 mesi con Zenzero Fabbri.

2. Grana padano bis stagionature oltre 10 mesi e riserva oltre 10 mesi con Confetture del Frutteto Conserve dell’Orto

3. Grana Padano Riserva oltre 20 mesi con confetture extra bio di fichi

4. Grana Padano Riserva stagionato oltre 20 mesi con mieli

5. Grana Padano con condimento balsamico

6. Parmigiano Reggiano Prodotto di Montagna oltre 30 mesi con salse dolci piccanti a base di frutta

7. Parmigiano Reggiano Prodotto di Montagna tris stagionature 24, 30 e 36 mesi con salse dolci piccanti a base di frutta

8. Degustazione bis di Grana Padano Riserva oltre 20 mesi e Parmigiano Reggiano Prodotto di Montagna oltre 30 mesi con miele di acacia e tartufo e tartufata.

9. Percorso di degustazione tre grandi italiani a tavola: Parmigiano Reggiano Prodotto di Montagna oltre 30 mesi, Grana Padano Riserva Oltre 20 mesi, Pecorino Romano oltre 10 mesi accompagnati da salse dolci piccanti di frutta

Le novità 2022:

• Parmigiano Reggiano Prodotto di Montagna bis di stagionature 24 e 30 mesi con Fiordifrutta Rigoni di Asiago

• Parmigiano Reggiano Prodotto di Montagna bis di stagionature 24 e 30 mesi con Chianti Superiore Santa Cristina

Carrefour di Carugate, un evento per il 50simo anniversario

Venerdì scorso Carrefour Italia ha celebrato i 50 anni del primo Ipermercato d’Italia a Carugate, con un evento e una galleria dedicata alle foto storiche del punto vendita, che ne ripercorrono i momenti salienti dall’apertura nel 1972.

Presenti per l’occasione anche il Sindaco di Carugate, Luca Maggioni, e alcune autorità locali, oltre al CEO di Carrefour Italia, Christophe Rabatel, e il Direttore Ipermercati diretti e Cash&Carry Mathieu Ricou, che hanno sottolineato la centralità del punto vendita, primo ipermercato in Italia, e hanno presentato il progetto Maxi, un concept per rivisitare i prezzi e l’esposizione dei prodotti di supermercati e ipermercati, anche in risposta al periodo attuale che gli italiani sono chiamati ad affrontare. Il progetto, dedicato ai formati Iper e Market, prevede la trasformazione del 100% della loro rete di vendita entro il 2024.

In un contesto difficile e caratterizzato da una riduzione del potere d’acquisto da parte dei consumatori, Carrefour Italia vuole tutelare i propri clienti, puntando sulla convenienza e focalizzandosi sulla marca privata come Simpl, con prezzi concorrenziali alla massima qualità. L’obiettivo è quello di avere entro fine anno 200 articoli Simpl, in aggiunta ai 350 articoli in “every day low price” a marca privata.

uno scatto del 1978

“Sono fiero di essere qui per celebrare un traguardo tanto importante: 50 anni di apertura di questo punto vendita, il primo ipermercato in Italia. Un punto vendita che negli anni è riuscito ad evolvere per rispondere sempre al meglio alle mutevoli esigenze dei consumatori, attraverso nuovi concept e una vasta offerta di grande qualità a prezzi convenienti!” ha affermato Christophe Rabatel, CEO di Carrefour Italia.

Caffè Borbone, arrivano le capsule compatibili marchio Bialetti

Caffè Borbone intensifica l’offerta dei prodotti dedicati ai negozi specializzati, canale che attualmente svolge un ruolo importante nel mercato del caffè, soprattutto nell’ambito del monoporzionato, e che ormai conta su migliaia di negozi diffusi su tutto il territorio nazionale.

Accanto ai “sistemi a capsula” l’azienda napoletana, leader nel mercato del “compatibile” con l’intento di soddisfare le esigenze dei coffee lover affezionati ai vari sistemi presenti sul mercato, lancia anche la capsula compatibile con macchine a marchio Bialetti, con un metodo di confezionamento efficace in grado di combinare l’eccellenza della “Miscela Blu” e della “Miscela Dek” al sistema.

Caffè Borbone prosegue con l’impegno di offrire ad una platea sempre più ampia di consumatori la “magica emozione” dell’espresso napoletano, trasmettendo tutto il piacere e il valore di una tradizione secolare attraverso profumi, aromi e sapori veri, raccontando l’amore per la terra di origine e la dedizione per l’eccellenza, continuando ad innovare.

Miscela Blu
Ottenuta dalla selezione di miscele per un equilibrio perfetto tra corpo, persistenza e dolcezza. La Miscela Blu si caratterizza per il suo sapore nobile, il carattere vigoroso e l’aroma intenso.

Miscela Dek
È la giusta miscela per chi preferisce il caffè decaffeinato, marcato al palato e senza rinunciare al gusto e alla cremosità tipica del vero espresso. Grazie alla tecnologia di Caffè Borbone questa miscela conserva tutte le caratteristiche di un ottimo caffè napoletano.

Out of the Blue Bahlsen By Design, a Milano un nuovo progetto artistico

Arte, estetica e tradizione. Si riassume così “Out of the Blue Bahlsen By Design”, il progetto artistico realizzato da Bahlsen Italia in partnership con Accademia di Belle Arti di Brera. Una straordinaria performance artistico-visiva che ha permesso a sette giovani talenti di dare vita a opere inedite, capaci di restituire alla città di Milano momenti di arte e bellezza.

Il Blue iconico Bahlsen, i colori che hanno fatto la storia del brand e un pizzico di innovazione, sono stati gli elementi chiave che hanno ispirato i ragazzi, guidandoli nell’incontro tra la loro poetica e l’identità del brand, per una contaminazione tra arte e artigianalità.

“Uno degli obiettivi del progetto è proprio quello di contaminare le strade della città di Milano per restituire alla comunità una valenza etico-sociale straordinaria. Questa operazione artistica, conferma ancora una volta la stretta connessione tra Bahlsen e i concetti di bellezza, design e la volontà del brand di investire sulle nuove generazioni, puntando in questo caso sui talentuosi artisti dell’Accademia” – spiega Stefano Leonardi, Direttore Commerciale Europa Occidentale/legale rappresentante Bahlsen Italia.

Sono infatti i giovani i veri protagonisti del racconto: sette talentuosi artisti dell’Accademia di Belle Arti di Brera, si sono messi in gioco sviluppando sette installazioni pittoriche; progettate per essere ospitate nelle strade di Milano. Una collezione artistica che nasce dalla volontà di Bahlsen di offrire alla città di Milano alcune nuove isole di relax e contemplazione per creare luoghi di sosta e permettere così, a chi lo desidera, di osservare la città da un’altra prospettiva, incorniciando nuovi dettagli e scorci alternativi.

Per godersi un momento “inaspettato” “Out Of The Blue Bahlsen By Design”, basta percorrere: Piazza San Luigi, un nuovo spazio pedonale, verde e riqualificato, Piazza Sraffa, sede dell’innovativo Campus Bocconi, il lungo Darsena, iconico luogo per i giovani, il trionfale e neoclassico Arco della Pace, la verde e residenziale zona di Via Castiglioni-angolo Viganò, Viale Arbe- e Piazza Leonardo da Vinci, un giardino aperto a tutta la città.

Per scoprire il progetto e tutte le opere: https://www.bahlsen.com/it/it/outoftheblue

D.IT, prove di dialogo tra industria e distribuzione

In Ucraina c’è la guerra, in Italia manca il vetro”. Questa frase sintetizza bene cosa voglia dire vivere in un mondo interconnesso. L’intento di chi l’ha pronunciata – nel corso dell’incontro organizzato a Bologna da D.IT per celebrare i suoi cinque anni di vita – non era certo quello di mettere sullo stesso piano situazioni che hanno livelli di gravità incomparabili, ma piuttosto ricordare quanto sia fitta la trama di relazioni di un’economia globalizzata. Non a caso, “Le nuove sfide nella società complessa” è stato il titolo scelto per questo evento da D.IT, la cooperativa che unisce le insegne Sigma e Sisa con un fatturato alle casse stimato in 3 miliardi di euro e il 2% di quota del mercato nazionale. L’obiettivo era creare un’occasione di dialogo tra industria e distribuzione e la tavola rotonda moderata da Daniele Fornari, Direttore REM-Lab, Università Cattolica ha fornito molti spunti. Vediamone alcuni.

A citare la scarsità di vetro come effetto dell’aggressione russa ai danni dell’Ucraina è stata Barbara Garioni, Direttore Vendite di Heineken Italia, sottolineando come in un mondo così complicato sia necessaria velocità, capacità di interpretazione dei dati e collaborazione tra funzioni aziendali e all’interno delle filiere: “Il potere d’acquisto è sotto pressione, anche nella fascia intermedia, cioè il grande bacino del food & beverage. La maggiore capacità di risparmio di cui i consumatori hanno beneficiato nel periodo del Covid secondo le ultime stime si andrà ad esaurire nel corso del 2023. Oggi l’indice di fiducia delle famiglie è attestato su 95 punti, lo stesso livello di maggio 2020, contro i 115 punti dello scorso anno”.

Il bisogno di convenienza ha messo le ali dal discount e Alessandro Camattari, Direttore Commerciale e Marketing di D.IT, ha sollevato una questione di non poco conto: “È legittimo che l’industria di marca guardi a un canale che sta crescendo, ma dovrebbe uscire da una logica strettamente di prodotto e molto tattica e ragionare in termini di proposta di marketing e assortimentale, molto diversa tra discount e distribuzione tradizionale, non fosse altro che per il numero medio di referenze assai differente. Ci sono aree di valore che vanno calcolate”. Un ragionamento che ha trovato la sponda di Massimiliano Capogrosso, Direttore Commerciale Italia di Gruppo Lunelli: “Noi non siamo nel discount, perché abbiamo mediamente sette referenze in un punto vendita e non viviamo solo di Ferrari Brut. Sarebbe deleterio per tutto il gruppo. Abbiamo avuto degli incontri con operatori discount, ma non entreremo in quel canale”.

Anche l’industria di marca ha però le sue lamentele: “Alce Nero è presente in 40 categorie, con un fatturato 2021 di 86 milioni di euro – ha spiegato Massimo Monti, Amministratore Delegato di Alce Nero – e un posizionamento super premium, visto che il nostro price index e di poco più del 200% sui prodotti convenzionali. Nel 2020 e nel 2021 siamo cresciuti del 20%, ma quest’anno stiamo facendo -7% perché non siamo riusciti a trovare l’accordo con la Gdo sui listini e abbiamo tagliato tutte le promozioni. L’innovazione nel food non deve riguardare tanto il prodotto, quanto i processi, le modalità di relazione e serve maggiore umiltà. L’alternativa è veder chiudere le aziende e i negozi”.

A fronte di un futuro ricco di incognite, abbiamo almeno una certezza: “Compreremo di più online – ha detto Barbara Labate, Amministratore Delegato di ReStore –. L’e-commerce non cannibalizza il negozio fisico, ma fidelizza, perché anche cambiare una password e un metodo di pagamento salvato è un deterrente a passare a un altro retailer”.

A chiudere i lavori, l’intervento di Donatella Prampolini Manzini, Presidente di D.IT, che ha ricordato come i consumatori imputino i rincari dei prezzi a scaffale alla distribuzione, nonostante gli sforzi fatti dai retailer anche in passato per assorbire gli aumenti in specifici settori merceologici. “Ma stavolta dovete darci una mano – ha continuato, rivolgendosi ai tanti fornitori presenti nel Teatro delle Celebrazioni di Bologna – perché se la bolletta della luce arriva a incidere il 7-8% su base mensile sul fatturato di un punto vendita, quanto tu sai che alla fine dell’anno porti a casa meno dell’1%, allora devi per forza ricorrere al fieno messo in cascina negli anni precedenti. Ma quel fieno nel 2022 finirà e dopo c’è il 2023”.

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