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Kinder Cereali torna on air, puntando su una musica “giovane”

Kinder Cereali torna on air con uno spot che enfatizza il valore dell’autenticità di una ricetta semplice e dal gusto inconfondibile. In una suggestiva cornice immersa nella natura, un giovane cerca di impressionare due ragazze cantando e suonando con la chitarra una versione in acustico di Wake me up di Avicii… ma in play back! Smascherato dalla suoneria del cellulare che parte all’improvviso e interrompe la musica proveniente dalle sue casse Bluetooth, cerca di recuperare offrendo alle ragazze Kinder Cereali: l’unico snack che non ha niente da nascondere. “Buono come lo vedi” è il nuovo claim che contraddistingue l’intero concept della campagna, in continuità con la comunicazione del brand che
da sempre si muove sul territorio dell’autenticità.Con la nuova comunicazione, Kinder Cereali torna nelle case di tutti con un tone of voice giovane, ironico e divertente, parlando direttamente al suo pubblico di riferimento. Anche la scelta della celebre canzone “Wake Me Up” di Avicii strizza infatti l’occhio al nuovo target di giovani adulti a cui si rivolge il brand. Proprio come Kinder Cereali: impattante ed unica nella sua semplicità. Uscito per
la prima volta nel 2013, il brano è infatti tra i preferiti dalle generazioni più giovani, tanto che il videoclip ufficiale ha raggiunto oggi quasi 2 miliardi di views su Youtube, facendone uno dei 60 video più visti di tutta la piattaforma. Una canzone memorabile che entra nella testa attraverso i ricordi e fa da colonna portante alla storia del nuovo spot.

Credits:

Agenzia Creativa: Pubbliregia

Casa di Produzione: Mercurio Cinematografica (Debora Magnavacca – 
Executive Producer; Claudia Ammassari – Junior Producer)

Regista: Justin Reardon

Centro Media: Mindshare

La rintracciabilità degli alimenti sfida l’e-commerce. Il parere legale

L’attuale struttura della filiera alimentare è spesso estremamente complessa e caratterizzata da un forte distanziamento tra produzione e consumo, con una sempre più rilevante componente di manipolazione, lavorazione, confezionamento e conservazione degli alimenti.

Trasparenza informativa e tracciabilità sono indispensabili per garantire alimenti sani e sicuri, in ogni fase della catena alimentare, a maggior ragione dell’attuale contesto di crisi di fiducia da parte dei consumatori, che richiedono maggiore controllo, trasparenza e sicurezza del cibo.

Ecco allora emergere due concetti di estrema rilevanza, tra loro strettamente connessi: tracciabilità e rintracciabilità, in merito ai abbiamo chiesto all’avvocato Simona Cardillo dello studio Lexant un approfondimento.

“La tracciabilità – spiega Cardillo – è la capacità di tenere traccia dei vari passaggi subiti da un prodotto alimentare all’interno della filiera, a partire dalla produzione, sino alla distribuzione. La rintracciabilità, secondo la definizione del reg. CE 178/2002, è “la possibilità di ricostruire e seguire il percorso di un alimento, di un mangime, di un animale destinato alla produzione alimentare o di una sostanza destinata o atta a far parte di un alimento o di un mangime attraverso tutte le fasi della produzione, della trasformazione e della distribuzione”.

Si tratta di due concetti tra loro speculari: rintracciabilità vuol dire poter effettuare il percorso a ritroso e risalire all’origine di un prodotto utilizzando le informazioni che si erano registrate con la tracciabilità”.

La rintracciabilità ha dunque come obiettivo finale quello di consentire al produttore e agli organi di controllo di gestire e controllare eventuali situazioni di rischio per la salute, attraverso la piena conoscenza di tutte le fasi della catena alimentare, sino alla tavola del consumatore, compresa la fase della vendita al dettaglio (alimentari, salumerie, etc..), della somministrazione (ristoranti, rosticcerie, pub, etc..), dell’home delivery.

Fatte queste premesse, quali saranno responsabilità e obblighi dell’OSA (Operatore del Settore Alimentare)?

L’OSA in qualsiasi fase esso operi, potrà esser chiamato dagli enti preposti a documentare e “rintracciare” ciascun fornitore ed il lotto di provenienza dello specifico alimento oggetto di controllo. Sarà dunque utile che preveda un adeguato sistema di controllo, mediante

  • l’adozione di un registro nel quale annoterà l’elenco dettagliato di tutti i fornitori ed i riferimenti circa il ricevimento, la conservazione e la trasformazione degli alimenti;
  • la definizione di buone pratiche di lavorazione degli alimenti, che prevedano anche cicli accurati di pulizia e manutenzione dei locali e delle attrezzature;
  • la programmazione di una idonea formazione al personale;
  • la creazione di procedure, preferibilmente scritte, di verifica dell’integrità degli imballaggi ricevuti, della data di scadenza, della certificazione sulla temperatura di trasporto e della corretta etichettatura specifica del prodotto, laddove prevista.
  • la previsione, infine, di procedure di intervento che prevedano la segnalazione al fornitore della eventuale criticità riscontrata, con richiesta di ritiro della merce non conforme e la separazione del prodotto contestato da quelli idonei al consumo.

In che modo l’operatore garantirà la rintracciabilità?

In primis, acquistando le materie prime alimentari solo da fornitori dei quali avrà avuto cura di verificare che rispondano ai requisiti imposti dalle norme HACCP e rispettino, a loro volta, i principi di rintracciabilità; dovrà poi conservarele etichette dei prodotti freschi acquistati e archiviare la DDT o fattura accompagnatoria di acquisto del prodotto e documenti contrattuali.

Per quanto tempo si dovranno conservare le informazioni utili alla rintracciabilità?

  • 3 mesi in caso di prodotti freschi (es. panetteria, ortofrutticoli, ecc)
  • 6 mesi dalla data di conservazione del prodotto deperibile, per i prodotti “da consumarsi entro il…”
  • 12 mesi successivi alla data di conservazione consigliata, per i prodotti “da consumarsi preferibilmente entro il…”
  • 2 anni per i prodotti per i quali non è prevista dalle norme vigenti l’indicazione del termine minimo di conservazione, né altra data.

Concludendo – riassume Cardillo – l’OSA, con la predisposizione di adeguate procedure di scelta dei fornitori, di gestione, controllo e intervento, con la tenuta meticolosa del registro sopra descritto e con una adeguata archiviazione dei documenti, potrà dimostrare di aver soddisfatto l’obbligo di sicurezza e di rintracciabilità degli alimenti, andando esente da pensanti sanzioni e dalle, ancora più temute, conseguenze reputazionali e di immagine di un eventuale accertamento d’infrazione.

Food e-Commerce e Food Delivery

Il Rapporto Coop 2020, e già quello 2018, attestano consumi sempre più digitali con forte crescita dell’e-commerce, del meal delivery, dell’e-food / e-grocery / click&collect.

La crescente diffusione dell’e-commerce anche nel mondo del Food, impone nuove sfide nella gestione dei servizi logistici che dovranno essere studiati ad hoc a seconda della tipologia di alimento o di bevanda e del canale distributivo (ad esempio garantendo l’opportuna conservazione dei prodotti freschi e freddi, rispettando le temperature della cold chain) e per la necessità di garantire trasparenza di informazioni sul prodotto.

Si tratta, nel caso del contratto di acquisto attraverso e-commerce, di un contratto di compravendita a distanza, nel quale l’obbligazione contrattuale viene formalmente conclusa attraverso internet, e la consegna del prodotto avviene poi fisicamente in un momento successivo.

Quale normativa regola il settore?

Nello specifico, il settore Food trova regolamentazione nel Reg.1169/2011[1], che stabilisce, in tema di trasparenza informativa che, per l’alimento venduto tramite una “comunicazione a distanza”, le informazioni obbligatorie presenti sull’etichetta debbano essere rese disponibili al consumatore per tempo utile, ossia prima che la vendita sia conclusa e si perfezioni. Non solo, le stesse informazioni devono essere visibili anche su qualsiasi materiale che sia collegato alla vendita a distanza, supportandola.

In materia di trasparenza informativa, nel contesto della vendita a distanza di alimenti, la normativa europea distingue tra la vendita di “prodotti preimballati” e quella dei “prodotti non preimballati”, ovvero i c.d. “sfusi”.

Se la vendita a distanza concerne alimenti imballati, tutte le indicazioni obbligatorie devono essere trasmesse al consumatore prima della conclusione dell’acquisto del prodotto.

Quali informazioni devono essere trasmesse al consumatore?

Egli, nello specifico, dovrà essere messo nella condizione di apprendere consapevolmente, prima dell’acquisto:

  • denominazione dell’alimento;
  • elenco degli ingredienti;
  • allergeni;
  • quantità di taluni ingredienti o categorie di ingredienti;
  • quantità netta;
  • condizioni particolari di conservazione e/o le condizioni d’impiego;
  • nome o la ragione sociale e l’indirizzo dell’operatore del settore alimentare responsabile che commercializza il prodotto;
  • Paese d’origine o il luogo di provenienza ove previsto ai sensi dell’art. 26;
  • istruzioni per l’uso, per i casi in cui la loro omissione renderebbe difficile un uso adeguato dell’alimento;
  • per le bevande che contengono più di 1,2 % di alcol in volume, il titolo alcolometrico volumico effettivo;
  • dichiarazione nutrizionale.

Invece, la data di scadenza, o il termine minimo di conservazione (T.M.C.) ed il numero di lotto vanno comunicati al momento della consegna e, perciò, contestualmente alla fornitura dell’alimento e non prima dell’acquisto.

E con gli alimenti sfusi?

In questo caso il regolamento lascia ai singoli Stati la scelta su come disciplinare la vendita con tecniche di comunicazione a distanza, affinché lo Stato possa decidere quali indicazioni o meno debbano essere trasmesse; con un’unica eccezione in ordine agli allergeni che devono essere sempre indicati.

Nel Food Delivery, che può realizzarsi secondo modalità differenti (mediante utilizzo di piattaforme terze o con rete di consegna diretta), il trasporto è regolamentato da una norma decisamente datata, la direttiva 327/80, che indica i requisiti di riferimento per dell’idoneità igienico-sanitaria dei mezzi di trasporto di sostanze alimentari in generale. Si tratta di una norma generica a proposito dell’obbligo di igiene che deve accompagnare l’alimento, e della temperatura delle sostanze alimentari durante il questa fase.

La rintracciabilità vale anche per il food delivery?

Certo: per quanto attiene poi nello specifico la rintracciabilità, non sono certamente esclusi dall’obbligo le fasi del food delivery. Ristoratore, somministratore, rivenditore, così come la società di delivery (se terza rispetto ai primi), dovranno allora adottare adeguati sistemi di controllo anche in relazione a tale fase, monitorando il rispetto delle linee guida di sicurezza alimentare definite dal Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) e tracciando l’alimento sino alla tavola del consumatore.

Fino ad ora abbiamo parlato di alimenti, ma esisto delle regole anche per i materiali che vengono in contatto con essi?

Naturalmente. Nel caso dei MOCA, ovvero tutti quegli oggetti che durante la filiera entrano in contatto con gli alimenti (packaging, utensili, posate, tappi…) sino alla fase di consegna al consumatore, va tenuto conto della loro interazione con al natura dell’alimento. Non tutti i packaging, per esempio, sono adatti a contenere cibi grassi, o acidi, o umidi: reagiranno in maniera diversa in funzione della loro composizione. Stesso discorso nei confronti della luce, e della temperatura: non tutti i MOCA sono adatti ad entrare in contatto con alimenti a temperature di refrigerazione oppure a temperature elevate.

Sarà quindi dovere del professionista, sul quale incombe la relativa responsabilità, accertarsi che l’oggetto acquistato sia idoneo all’uso alimentare e di verificarne le caratteristiche di utilizzo. La fornitura delle indicazioni di accompagnamento al MOCA è invece responsabilità del produttore dello stesso, all’atto della loro commercializzazione, mediante etichetta o altro mezzo di comunicazione. Tra le informazioni obbligatorie rientrano la denominazione “per alimenti” o altra menzione specifica, le indicazioni di utilizzo e i contatti del produttore.

[1] La vendita a distanza è disciplinata dal Reg. 1169/2011, all’art. 14, prevalendo sulle disposizioni generali previste dalla Direttiva 2011/83/UE sui diritti dei consumatori (c.d. direttiva consumatori), recepita in Italia con D.Lgs. 21/2014.

Avv. Simona Cardillo Senior Associate

Via Pietro Cossa n. 2 – 20122 Milano (MI)

Mail: simona.cardillo@lexant.it
Skype: Cardillo Studio Lexant
www.lexant.it

IRI acquisisce RSi, fornitore leader di strumenti di analisi

IRI, leader mondiale nelle informazioni di mercato per il Largo Consumo, il Retail e lo Shopper ha annunciato di aver acquisito Retail Solutions, Inc. (RSi), fornitore leader del settore delle soluzioni per la supply chain dedicate a produttori e distributori. L’operazione, che si propone di integrare il know how di RSi con la tecnologia e il patrimonio informativo di IRI, permetterà di offrire il servizio dedicato alla filiera logistica più completo del mercato, unitamente al più grande patrimonio informativo relativo al Largo Consumo Confezionato.

Durante l’operazione, Iri si è avvalsa della consulenza legale di Kirkland & Ellis LLP mentre RSi è ricorso a Wells Fargo Securities per la consulenza finanziaria, e a LLC e Cooley LLP per quella legale. L’evoluzione futura dell’accordo prevede che RSi diventerà una consociata operativa autonoma di IRI, anche se  – ad oggi – le condizioni dell’accordo commerciale non sono state rivelate.

“L’acquisizione di RSi – ha spiegato Andrew Appel, Presidente e Amministratore Delegato di IRI –  è parte di un ampio progetto di investimenti in tecnologia, soluzioni e dati per promuovere l’innovazione del comparto e aiutare i clienti ad affrontare le sfide di business più impegnative. L’investimento in RSi è volto a migliorare le nostre competenze e la nostra offerta in ambito di ottimizzazione della filiera logistica per andare in contro alle necessità dei clienti durante un periodo così difficoltoso come quello che stiamo attraversando a causa della pandemia da COVID-19”.

Baljit Dail, Presidente di IRI Global, ha aggiunto: “Per Produttori e Distributori ottimizzare la supply chain grazie ad una completa visibilità dell’intera filiera, potendo individuare eventuali inefficienze, oggi è più importante che mai. L’aggiunta delle soluzioni dell’azienda leader RSi al nostro portfolio amplierà ulteriormente le nostre competenze e consentirà a Industria e Distribuzione di gestire un business più profittevole, cogliendo nuove opportunità in un contesto di mercato mutevole”.

L’offerta di RSi

Tante le soluzioni di RSi (utilizzate da oltre tre quarti dei 50 principali produttori di Largo Consumo nel mondo), tra queste ricordiamo la suite leader del settore per la gestione della supply chain (“OSA”) di RSi, denominata OSAPower, comprende una gamma completa di strumenti guidati da Intelligenza Artificiale per individuare, ridurre e prevenire le rotture di stock.RSi alimenta le proprie soluzioni con i dati provenienti da oltre 150 dei principali distributori nel mondo per fornire insight utili a oltre 500 clienti del Largo Consumo.

Bert Clement, Amministratore Delegato di RSi, ha dichiarato: “IRI è il partner ideale per rafforzare la nostra attuale suite di soluzioni e consentire ai clienti di ottimizzare ulteriormente le loro catene logistiche. Siamo entusiasti di unirci a loro”. Con l’accesso a dati, tecnologie, soluzioni e risorse migliori, i clienti attuali di RSi potranno prendere decisioni di business vincenti, massimizzando efficienza e crescita”, ha aggiunto Stuart Careford, Responsabile Clienti di RSi.

Vantaggi e benefici

Ma quali saranno, per i clienti di IRI e di RSi, i principali benefici che deriveranno da questa operazione?

In primis avranno a diposizione una suite di soluzioni per la supply chain, in grado di creare una visibilità completa end-to-end dell’intera filiera e consente di individuare e affrontare in modo più efficace eventuali inefficienze.

Un secondo vantaggio sarà una maggiore copertura del mercato, grazie alla combinazione del più grande patrimonio informativo sul Largo Consumo e sulla supply chain, che arriva fino al dettaglio di singolo negozio e magazzino.

Una maggiore collaborazione tra distributori e produttori creerà – inoltre – opportunità per migliorare notevolmente i principali parametri della filiera.

Ma i vantaggi andranno oltre, dal momento che la tecnologia e  l’integrazione di dati omogenei forniranno strumenti di analisi e business intelligence intuitivi, e orientati a risultati quasi in tempo reale. Questo metterà a disposizione della clientela lo strumento di analisi più intelligente nell’ambito del Digital Shopper Marketing, fornito mediante l’integrazione della soluzione e del team Ansa di RSi nel Media Center of Excellence di IRI. Corollario di tutto ciò saranno – infine – l’incremento delle capacità decisionali avanzate (grazie alla combinazione di enormi patrimoni informativi), l’ampia copertura geografica, la disponibilità di strumenti basati su Intelligenza Artificiale forniti da IRI e le soluzioni per la supply chain fornite a sua volta da RSi.

e-commerce: è boom per le consegne contactless

 

Anche dopo la fine del lockdown l’e-commerce  ha continuato a crescere. Ad aumentare specialmente è stata la frequenza all’acquisto online da parte degli utenti del 79%. La consegna contactless – a casa come in ufficio – resta ancora quella preferita da oltre il 93% degli utenti. Appare invece più improbabile una ripresa nel breve termine della frequenza del ritiro dei prodotti fuori casa (e-grocery escluso).
Complessivamente i volumi di transazioni online negli ultimi 12 mesi sono cresciuti del 15,4%, il 7% solo nel lockdown, con la richiesta di prodotto aumentata del 10%. Uno scenario che ha visto alcuni servizi di eCommerce gestire una domanda 10 volte superiore nella fase Covid, generando nel 25% dei casi problemi nella logistica, con carenza di prodotti disponibili (26%) e un 18% di casi in cui non è stato possibile recapitare la merce.

Sono queste le principali evidenze emerse in occasione dell’edizione speciale di Netcomm Forum Live, in collaborazione con NetStyle e TUTTOFOOD Milano.

“Il consolidamento di abitudini di consumo sempre più ibride, tra canali fisici e digitali, e la tendenza a preferire modalità di acquisto e di pagamento contactless, mette di fronte le imprese italiane alla necessaria implementazione di tecnologie – Commenta Roberto Liscia, Presidente di Netcomm – Tra i principali ostacoli legati allo sviluppo dell’eCommerce da parte di retailer medio-piccoli si trovano problemi legati ai costi troppo elevati di gestione (32%), difficoltà nel gestire gli aspetti inerenti la logistica (28%) e mancanza di competenze in materia di eCommerce (28%).”

Per quanto riguarda invece il ricorso ai marketplace, secondo Netcomm, gli elementi critici vedono al 34% la non convenienza rispetto al posizionamento del prezzo, problemi legati alla gestione della logistica e commissioni sulle tassazioni molto elevate: “L’integrazione delle tecnologie digitali da parte delle imprese italiane è ancora lontana dalla media europea – Continua Liscia –  È necessario sfruttare e dare valore allo sforzo che il Sistema Italia dovrà fare a livello di investimenti orientati alle infrastrutture digitali, con l’obiettivo di contrastare il digital divide e fornire alle imprese quelle condizioni necessarie per proseguire lungo la loro necessaria conversione tecnologica.”

L’esperienza di acquisto online è molto soddisfacente
Nonostante alcune difficoltà, dovute a un’improvvisa crescita della domanda, il tasso di soddisfazione dell’esperienza di acquisto è rimasto elevato, anzi, con un incremento sia nel periodo del lockdown che in quello attuale: a settembre si è registrato un gradimento da parte dei consumatori online dell’8,5 in una scala da 1 a 10.
Archiviati i problemi di consegna, gli eShopper italiani continuano a esplorare nuove categorie di acquisto online: il 36,4% (+1,8% rispetto ad aprile) ha pensato di acquistare online prodotti che prima aveva sempre comprato in negozio; il 25% (23,3% ad aprile) ha fatto la spesa online; tuttavia, il 42% dei consumatori digitali ritiene che i prezzi siano più alti (erano il 28% ad aprile). 

Consegne e pagamenti contactless: è boom
Non solo le consegne, ma anche i pagamenti diventano contactless: già durante il lockdown molti negozi di vicinato hanno aumentato l’uso dei pagamenti digitali, con i commercianti spinti dalla necessità di assicurare il distanziamento fisico. Carte di credito, prepagate e bancomat sono usate più di prima da circa il 15-19% degli acquirenti, così come buoni sconto digitali (14% circa) e app su smartphone (14,7%). Viceversa, il contante è utilizzato da quasi il 30%.
Un cambiamento nelle abitudini di acquisto e pagamento che vede il 53% degli eShopper chiedere ai negozi tradizionali di quartiere di sfruttare questo momento per cambiare in maniera permanente, adottando nuove forme di vendita e di dialogo, procedendo all’integrazione dei canali digitali e fisici ed eliminando il contante. Il 49% degli utenti vorrebbe infatti ordinare i prodotti a distanza e riceverli direttamente a casa; il 43% ritirare rapidamente nello store la merce comprata online e il 33% pagare solo con carte/smartphone.
Una domanda di cambiamento che si scontra con un contesto dove, secondo Netcomm, su circa 280 insegne di diversi settori, solo il 79% possiede un canale eCommerce attivo e solo il 37% è abilitato al ritiro o al reso in store di prodotti acquistati online. 

Fashion e acquisti digitali
Secondo una ricerca di Nextplora per Netcomm, le persone con maggiore confidenza digitale, dopo l’esperienza del lockdown, continuano a ricorrere maggiormente agli acquisti online di moda a scapito dei negozi tradizionali: in particolare, sono aumentati coloro che si informano e acquistano online, passando dal 18% al 24% negli utenti low digital, e dal 28% al 38% negli utenti high digital. Gli altri consumatori dimostrano invece una tendenza al ritorno al negozio, dai quali però si attendono nuove esperienze e nuovi servizi come quelli sperimentati online.
Molto interessante è il ruolo dei touch point diretti della marca, che amplificano il percepito valoriale del brand negli utenti che li consultano durante il loro customer journey. Questi utenti, infatti, associano con maggior forza la capacità di essere alla moda, al passo coi tempi e affidabili ai brand con i quali interagiscono direttamente.

 

 

Despar festeggia i suoi 60 anni con una nuova campagna di brand

Despar Italia festeggia il 60° anniversario dell’insegna Despar mettendo in primo piano i propri valori attraverso la presentazione della nuova campagna di brand “Il Valore della Scelta”.

La campagna di brand presenta il nuovo slogan “il valore della scelta” che accompagnerà l’insegna Despar in tutte le future comunicazione. La scelta per Despar è sinonimo di libertà e consapevolezza: scelta di offrire prodotti di qualità, di dare valore al territorio, di promuovere iniziative a sostegno del sociale e dell’ambiente, ma anche possibilità per il cliente di fare le proprie di scelte, in libertà.

Con l’occasione del 60° anniversario dell’insegna, Despar vuole evidenziare che le “scelte di valore” non sono mai fuori tempo ma continuano a fare la differenza, oggi come 60 anni fa.

Despar costruisce il futuro con la propria storia fatta di valori, come la fiducia nei rapporti basati sulla massima trasparenza, come la competenza, messa ogni giorno a disposizione dei clienti, e come la qualità, proposta quotidianamente con prodotti a marchio che testimoniano la passione di Despar per il mondo agroalimentare italiano.

Questi sono i messaggi della campagna di comunicazione istituzionale e dello spot televisivo sviluppati insieme a McCann Worldgroup Italia e pianificati su vari mezzi con il supporto di Initiative, per celebrare i primi 60 anni di Despar in Italia e affermarne i valori. Lo spot verrà trasmesso a livello nazionale su reti Mediaset dal 4 al 10 ottobre.

“Questa campagna di comunicazione è stata concepita non solo per celebrare i 60 anni di Despar in Italia, ma soprattutto per raccontare i valori che da sempre ci contraddistinguono”, ha dichiarato Lucio Fochesato, Direttore Generale di Despar Italia, “Despar è un’insegna radicata nel territorio, che sceglie di valorizzare le persone, le tradizioni e le tipicità delle aree in cui opera. Scegliamo il benessere delle persone, realizzando prodotti per un stile di vita sano e dando ai nostri clienti gli strumenti per poter fare scelte consapevoli. Il nostro magazine DiVita o le molte attività di educazione alimentari realizzate dalle società del consorzio ne sono una testimonianza. Scegliamo di costruire con i nostri clienti un rapporto di fiducia e dare valore all’ambiente e alla società in un’ottica di economia circolare. Su questi valori vogliamo costruire un futuro sostenibile a 360 gradi per noi e per le persone che ci scelgono, perché tutti siamo clienti di tutti”.

Selex sbarca in Sicilia con l’ingresso di CDS

SELEX allarga i suoi confini e debutta in Sicilia: CDS-Centro Distribuzione Supermercati, una delle più importanti realtà regionali, entra nel terzo Gruppo della distribuzione moderna italiana.Dalla prima bottega alimentare “Romano” CDS SpA conta oggi 52 punti vendita di proprietà e 100 negozi affiliati. La previsione di fatturato 2020 è di 330 milioni di euro, +7% sul 2019, in costante crescita anno su anno. Tre le insegne (Il Centesimo, Max, Zero1) in 7 province, alle quali da gennaio 2021 si aggiungerà FAMILA, marchio nazionale che arriverà così a 260 punti vendita.

Famila e Famila Market saranno i format iniziali dedicati ai punti di vendita di superfici
medio/grandi (rispettivamente >1000mq e >400mq). Grande attenzione ai localismi e alla filiera, che trova la massima espressione nel progetto «dai campi ai nostri banchi», una campagna di sensibilizzazione e promozione delle produzioni locali.

In termini di sviluppo l’ingresso del nuovo Socio porterà il Gruppo a rafforzare ulteriormente la sua posizione di terzo operatore del mercato.
Il piano di CDS è ambizioso. L’arrivo di Famila comporterà una serie di ristrutturazioni progettate tenendo conto delle necessità dei singoli spazi. Si investirà nel canale e-commerce, per il quale si pianifica uno sviluppo a due cifre in tutta la Sicilia, e in nuove aperture di punti di vendita (format supermercati + cash&carry). Per il 2021 si prevede un aumento della rete diretta del +8%.
L’espansione avverrà attraverso la ricerca di nuove location e l’attenzione sempre rivolta a cogliere opportunità di investimento, in modo particolare su territori non ancora presidiati, per rafforzare la dimensione regionale del Gruppo.

MD: due nuove aperture nel torinese

SDue nuove aperture  MD nel torinese, a Orbassano e a Leinì: si tratta rispettivamente del 18° e del 19° store nella provincia rendendo ancora più capillare l’offerta della “buona spesa” a un prezzo concorrenziale. Troveranno lavoro complessivamente 33 nuovi dipendenti sottolineando ancora una volta una spiccata sensibilità per la valorizzazione del territorio e dell’occupazione giovanile.

Leinì ortofrutta

In questi punti vendita sarà possibile trovare una selezione di specialità regionali dal Dolcetto di Ovada D.O.C. alla Toma Piemontese D.O.P. o ancora i Grissini Torinesi. MD infatti promuove i prodotti locali ed è proprio in quest’ottica che nel 2019 nasce la linea Lettere dall’Italia, una selezione di eccellenze gastronomiche certificate – DOP, DOC e IGP., etichetta sotto la quale si trovano molti dei prodotti regionali disponibili.

L’apertura di questi punti vendita è una conferma del percorso di crescita della catena: pur avendo dovuto rallentare, causa Covid, il proprio piano di sviluppo, MD ha continuato anche in questi mesi ad investire nel Paese, ancor più consapevole del ruolo della distribuzione nel garantire alle famiglie italiane sicurezza, qualità e accessibilità ad un bene primario come la spesa alimentare.

Il punto vendita di Orbassano (foto d’apertura) sorge su una superficie di circa 990 metri quadri, in una zona strategica di accesso alla città in strada Gerbido/Strada Rivalta e dà lavoro a 16 dipendenti di età media 31 anni.

A Leinì lo store MD occupa un’ampia superficie di circa 1153 metri quadri, vi trovano lavoro a 17 dipendenti con un’età media di 30 anni.

 

Galbani e Almeda: un co-marketing di successo

Risultati incoraggianti per l’operazione di co-marketing che ha riguardato Galbani e Almeda.azienda che lavora, confeziona e commercializza in Sicilia insalate e verdure con il marchio Naturizia. L’attività ha coinvolto alcuni prodotti dei due brand venduti in abbinamento: le Ciliegie Santa Lucia in pack da 150gr realizzate con latte 100% italiano, proposti in una confezione “apri e versa facile”, e due linee di prodotti Naturizia: le tradizionali ciotole con 6 referenze proposte in confezioni da 250gr, e le vaschette con 4 referenze in pack da 200gr.

“Particolarmente significativi i risultati: in termini di volumi Almeda ha registrato, nel periodo di riferimento, un incremento del +30,8%” spiega Riccardo Patanè, Direttore Vendite di Almeda.

“L’abbinamento mozzarella insalata ha facilitato la scelta di spesa dei consumatori, favorendo soluzioni veloci e adatte a più destinazioni di utilizzo – aggiunge Angelo Castorina, Direttore Commerciale di Almeda-. Tra i dati riscontrati abbiamo notato anche un aumento della frequenza di spesa nell’arco della settimana oltre all’ampliamento e al consolidamento del target di riferimento che ha coinvolto in maniera evidente i Millennials e la Generazione Z, sempre più orientati verso l’healthy food”.

La promozione di questa collaborazione è stata articolata attraverso operazioni nei punti di vendita con stopper sui rispettivi banchi frigo degli store e promo in volantino. Per incentivare la creatività dei consumatori e coinvolgerli in una migliore esperienza di acquisto, sono state inoltre avviate attività specifiche, con il supporto di  food blogger, veicolate sui canali social sui quali sono state postate ricette preparate con entrambi i prodotti. L’operazione prevedeva, inoltre, suggerimenti culinari, con ricette e consigli utili, disponibili sul sito www.naturizia.it.

“La collaborazione con Naturizia ci ha aiutato sicuramente a far conoscere maggiormente le nostre Ciliegie di Mozzarella Santa Lucia in Sicilia, ma anche a rafforzare il nostro legame di vicinanza con questo territorio a cui Galbani è particolarmente legata -afferma Mauro Frantellizzi, Direttore Marketing Galbani Formaggi-. Il successo di questa operazione di co-marketing è il risultato di un  lavoro di squadra che ha portato anche un’importante visibilità sul punto di vendita, dove la proposta delle Ciliegie Santa Lucia e le insalate Naturizia ha stimolato nuovi abbinamenti molto apprezzati dai consumatori”.

“Siamo molto soddisfatti dei risultati di questa iniziativa -sottolinea Edoardo Leone, Ceo di Almeda-. I consumatori hanno apprezzato i prodotti in abbinamento preferendo soluzioni veloci e salutari per arricchire la propria tavola. Grande riscontro abbiamo ottenuto anche dai clienti, coinvolti nella realizzazione di piatti creativi con i nostri prodotti. Questo coinvolgimento ci ha permesso di valorizzare la conoscenza del brand in un ampio target di consumatori e di promuovere al tempo stesso un’alimentazione sana e salutare, in linea con i principi alla base della nostra filosofia aziendale incentrata su driver specifici: praticità, genuinità, territorialità, freschezza e healthy food”.

Frullà lancia Frullà Double la confezione con due doypack

Frullà, brand di punta di Natura Nuova, lancia  Frullà Double: una confezione unica, di un bel rosso acceso, che contiene 2 pratici doypack dello stesso gusto per una doppia convenienza.

I gusti disponibili sono 4: mela+fragola+mirtillo, pera+banana, mela+fragola+banana, mela+pera.

Nuovo packaging, quindi, ma valori tradizionali per uno snack sano e nutriente, perfetto per gustare la frutta in tutti i momenti della giornata. Frullà, infatti, racchiude la bontà e le virtù della frutta fresca grazie a un metodo esclusivo di lavorazione: l’estrazione a freddo. Questo processo in pochi secondi e in ambiente asettico trasforma la frutta in polpa pronta, gustosa e genuina, scartando torsoli e buccia. La frutta che viene utilizzata come materia prima per la realizzazione di Frullà non è “scarto” e non proviene da produzioni destinate all’industria. Si tratta di coltivazioni di alta qualità per il mercato dei prodotti freschi che, causa qualche imperfezione (es. scarsa o eccessiva pezzatura, decolorazione della buccia, ecc.), non vengono commercializzate.

Tetra Stelo Aseptic Edge Wingcap: il nuovo pack sostenibile di Granarolo

Granarolo lancia un nuovo packaging sostenibile per le referenze di latte della gamma Accadì Alta Digeribilità senza lattosio: la confezione Tetra Stelo Aseptic Edge Wingcap nata dalla sinergia di Granarolo e Tetra Pak. Il nuovo pack permette un contenimento delle emissioni di CO2, grazie al fatto di essere costituito per l’87% da materiali provenienti da fonti rinnovabili:

  • carta certificata FSC, proveniente da foreste gestite in maniera responsabile e da altre fonti controllate;
  • polimero ottenuto da canna da zucchero per le componenti del tappo, del collo del tappo e di due dei rivestimenti della confezione.

In questo modo l’azienda segna una nuova tappa nel percorso c intrapreso per ridurre l’impatto ambientale derivante dalle proprie confezioni e allontanarsi dalla plastica nel contesto del proprio piano triennale per la sostenibilità, che ha come riferimento il Goal 12 “Consumo e Produzione Responsabili” dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

Grazie all’utilizzo del polimero da fonte rinnovabile, è stato calcolato che questa confezione riciclabile a prevalenza carta permette una riduzione delle emissioni di CO2 del 20% rispetto alla stessa confezione che utilizza materiali convenzionali da polimero da fonte fossile, certificato da Carbon Trust, l’associazione non a scopo di lucro istituita per aiutare le Organizzazioni e aziende a ridurre il loro impatto in termini di carbonio in atmosfera. In particolare, la riduzione di emissioni di CO2 è stata calcolata attraverso la comparazione dell’impronta ecologica Carbon Footprint del pack standard (56g di CO2 eq. per kg di prodotto) rispetto al pack plant-based Tetra Stelo®, (45g CO2 eq./kg).

Il polietilene della plastica plant-based proviene dalla canna da zucchero, una fonte rinnovabile, che presenta le stesse caratteristiche chimico-fisiche e uguali performance del corrispettivo polietilene da petrolio, assieme a cui viene riciclato, ma al contempo ha un minore impatto sull’ambiente: grazie al fatto che la canna da zucchero, mentre cresce, assorbe CO2. La successiva produzione della plastica permette così ridotte emissioni di CO2, rispetto alla plastica fossile.

La confezione Tetra Stelo è stata lanciata sulle 3 referenze UHT di latte Accadì Alta Digeribilità da litro, andando a sostituire progressivamente le confezioni Tetra con plastica standard:

  • Granarolo Accadì Alta Digeribilità UHT 1% grassi 1l
  • Granarolo Accadì Alta Digeribilità UHT 0% grassi 1l
  • Granarolo Accadì Alta Digeribilità UHT 3% grassi 1l

“Oggi con Tetra Pak, partner storico di Granarolo, facciamo un grande passo avanti. Siamo orgogliosi di poter annunciare che in Italia la prima confezione Tetra Stelo® di latte sia Granarolo e che questa confezione derivi per l’87% da fonti rinnovabili. Serve però un ulteriore passo avanti che può venire anche dal momento che stiamo vivendo, un momento giusto per lanciare un grande progetto nazionale volto a ragionare lungo l’intero ciclo di vita del packaging (confezionamento e fine vita), coinvolgendo giovani ricercatori e istituzioni, utilizzando, laddove possibile, il Recovery Fund. Dobbiamo agire velocemente e su tutti i fronti, attuando azioni sinergiche costanti che portino a risultati riscontrabili”, ha commentato il Presidente di Granarolo Gianpiero Calzolari.

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