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Cuki e Banco Alimentare: sette passi per non sprecare

Foto di alleksana da Pexels

In occasione della prima Giornata Internazionale della Consapevolezza della Perdita e dello Spreco Alimentare Cuki, nell’ambito di Cuki Save The Food, progetto nato nel 2011 in collaborazione con Banco Alimentare per contrastare lo spreco alimentare (sono circa 17 milioni le porzioni di cibo recuperate e ridistribuite ai bisognosi), lancia il vademecum denominato “Sette Missioni”: consigli pratici, semplici regole, buone abitudini, per evitare lo spreco e risparmiare.

MISSIONE #1: PIANIFICA: Pianificare il menù della settimana in base ai 5 pasti giornalieri (colazione, spuntino, pranzo, merenda e cena) facendo attenzione alle giuste categorie di nutrienti per un piano alimentare equilibrato. Preparare una lista della spesa per la settimana evitando di acquistare cibi inutili o quantità in eccesso che poi saremo costretti a buttare. Inoltre, utilizza i corretti prodotti per la conservazione degli alimenti. Importante anche cucinare in anticipo: colazione, spuntino e merenda si preparano facilmente giorno per giorno. Il pranzo e la cena, invece, si organizzano in anticipo, seguendo il menu settimanale. Le verdure possono essere cotte e poi conservate sia in frigo che in congelatore. Pane, sughi, salse, carne adeguatamente porzionati possono essere congelati e usati all’occorrenza. Meglio mangiare subito, invece, il pesce. Al contrario, i formaggi, possono essere conservati più giorni in frigorifero. 

MISSIONE #2: GO LOCAL: Frutta e verdura sono il cibo più sprecato nel nostro Paese, prediligere gli alimenti locali e di stagione seguendo le buone regole della conservazione consente di limitare lo spreco

MISSIONE #3: FRIGORIFERO: imparare a utilizzare al meglio il frigorifero, utilizzando i ripiani più adatti, rispettando semplici regole: formaggi e latticini vanno posizionati nei piani alti, salumi, uova, dolci e avanzi meglio metterli nei piani intermedi, in quanto da consumare nel breve periodo. Il piano più basso vedrà come ospiti ottimali la carne e il pesce; la temperatura, infatti, è più fredda e adatta alla conservazione di questi cibi. Frutta e verdura andranno invece nei cassetti in basso. Infine, la porta del frigo è luogo ideale per bibite, salse e burro. 

MISSIONE #4: OCCHIO AL PACKAGING: Per preservare il gusto e le proprietà nutritive è fondamentale conservare gli alimenti in maniera corretta scegliendo i contenitori più adeguati. La pellicola, per esempio, è una pratica scelta per avvolgere alimenti e sigillare contenitori, mantenendo la freschezza e il grado di umidità del cibo. I fogli di alluminio permettono di isolare il cibo da odori, aria e luce, garantendo una prolungata conservazione, mentre le vaschette (sia in alluminio che in cartoncino) sono comode per congelare, scongelare e poi cuocere. I sacchetti gelo sono ideali per il congelamento e garantiscono un effetto barriera che isola dagli odori e protegge dal gelo. Per rispettare l’ambiente ricordati di utilizzare prodotti con packaging monomateriali riciclabili.

MISSIONE #5: QUESTIONE DI ETICHETTE: imparare a conoscere le date di scadenza; c’è una notevole differenza tra “consumarsi entro il” e “preferibilmente entro il”. Un Italiano su cinque non controlla le date di scadenza degli alimenti in frigo. Acquista solo il necessario e presta attenzione alle indicazioni sulle etichette imparando a leggerle correttamente.

MISSIONE #6: CONGELA: ogni anno una famiglia italiana butta in media 270 euro di cibo. Congela il cibo non consumato nell’immediato per mantenere le sue qualità più a lungo per combattere lo spreco alimentare e risparmiare

MISSIONE #7: PORTA A CASA: al ristorante il 58% degli Italiani si vergogna di portare a casa il cibo non consumato nel piatto. Nel 2016 nasce, in collaborazione con Banco Alimentare, Cuki Save Bag, la doggy bag di Cuki per gustare a casa tua il cibo ordinato che puoi conservare e consumare successivamente a casa. Non vergognarti, contribuisci anche tu a combattere lo spreco del cibo nei luoghi della ristorazione fuori porta.

Il vademecum “Le Sette Missioni” fa parte di Cuki Save the Food, il progetto di responsabilità sociale di Cuki nato, nel 2011, per combattere lo spreco alimentare nelle mense collettive. Nel 2016 nasce Cuki Save Bag, la doggy bag di Cuki realizzata in alluminio per portare a casa il cibo ordinato al ristorante e non consumato. Entrambi i progetti vedono la collaborazione con Banco Alimentare.

Pubblicità digitale? Vince quella su Tik Tok. Lo studio di Kantar

Come reagiscono i consumtaori alla pubblicità declinata nei vari canali? Ce lo illustra Kantar, el suo primo Global Ad Equity* ranking, disponibile all’interno del report Media Reactions. TikTok, la piattaforma di social media al centro dell’attenzione globale, è in cima alla classifica inaugurale.

Ecco alcune delle principali evidenze dello studio.

Divario online-offline

I consumatori apprezzano i canali offline per la pubblicità, che tendono a considerare di migliore qualità, più affidabili, meno invadenti e privi dell’eccessiva targetizzazione caratteristica dei canali online. Nel complesso, i canali in cui i consumatori dichiarano di preferire la pubblicità, sono:

Canali pubblicitari preferiti dai consumatori a livello globale –

                                                            

– Il Cinema è in cima alla classifica in 4 dei 7 paesi misurati (Australia, Germania, Regno Unito e Stati Uniti), mentre gli Eventi Sponsorizzati guidano la classifica in Brasile e Cina. Anche Stampa ed Annunci Digitali OOH si collocano tra i primi posti per i consumatori, in alcuni Paesi.

– Mentre i formati online sono generalmente meno apprezzati dei formati offline, emergono atteggiamenti più favorevoli nei confronti di attività brandizzata con influencer, annunci nei podcast e all’interno di TV streaming.

– Tra tutti i formati, la pubblicità televisiva ed i formati video in generale continuano a dominare i livelli di esposizione. Lo studio ha esplorato una varietà di ambienti evidenziando valutazioni molto diverse tra i formati: alcuni sono considerati divertenti, di buona qualità, pertinenti e affidabili, mentre altri non vengono apprezzati per l’elevato numero di annunci e per la ripetizione.

– Nonostante la preferenza dei consumatori per gli annunci offline, l’attenzione della comunità dei marketer rimane focalizzata sul digital engagement. Le priorità delle piattaforme di marketing sono quindi disallineate rispetto alle preferenze dei consumatori. Le piattaforme pubblicitarie preferite dagli operatori del settore sono (nell’ordine) i video online, gli annunci TV, le pubblicità nei social media, gli annunci TV in streaming e le “stories” sui social media.

Classifica globale delle piattaforme digitali

Kantar ha anche misurato il punto di vista dei consumatori sulla pubblicità nei social media e nelle piattaforme di contenuto digitale. Sulla base di 11 variabili, TikTok ha conquistato la prima posizione nella classifica globale. I primi cinque media brand digitali per la pubblicità sono:

Piattaforme pubblicitarie digitali a livello globale preferite dai consumatori

 

Nel contesto digitale, consumatori e marketer concordano nelle valutazioni di piattaforme digitali consolidate come Google, Instagram e Twitter; i consumatori sono invece generalmente più positivi nei confronti della pubblicità su piattaforme più recenti come TikTok, mentre i marketer preferiscono player più affermati come YouTube.

In contrasto con la classifica generale dei canali, l’ad equity è generalmente più elevata per i media brand digitali globali che per i media brand locali (offline heritage). Sembra che i “limiti” degli annunci online siano meno problematici per la maggior parte degli ecosistemi digitali di elevato profilo inclusi nel nostro studio.

Parlando del successo nella classifica Ad Equity, Jorge Ruiz, responsabile del dipartimento di Marketing Science di TikTok, ha commentato: “Siamo onorati di aver primeggiato in questa nuova classifica sull’ Ad Equity di Kantar, che offre importanti stimoli di riflessione sul contesto media.  Siamo molto orgogliosi di aiutare gli inserzionisti a trasmettere i messaggi del loro brand alla comunità TikTok in un modo coinvolgente ma rispettoso, che riflette l’autentica content experience della nostra piattaforma.  Ci auguriamo che questo riconoscimento contribuisca a dare ulteriore energia ai nostri partner creativi nel percorso  per rendere ancora più sorprendenti i contributi su  TikTok“.

Prospettive per la spesa pubblicitaria

Durante la pandemia COVID-19, il 60% delle aziende dichiara di aver ridotto la propria spesa di marketing, con il 30% che dichiara di averla ridotta addirittura di molto. La pandemia si è tradotta in una maggiore attenzione al Brand Purpose e alla trasformazione digitale. Forse questo porta oggi i marketers a considerare elementi come la coerenza con il messaggio e la predisposizione a ricevere pubblicità (ad receptivity), prima del ROI o dei costi.

Le variazioni negli investimenti sono state in gran parte in linea con i cambiamenti delle fruizioni media dei consumatori, che durante la pandemia hanno apprezzato il canale online più di quanto facessero precedentemente. L’allocazione di budget e risorse ai canali digitali è aumentata a seguito di COVID-19. Gli investimenti nei media offline sono diminuiti in risposta al blocco della maggior parte delle principali aziende. 

I cambiamenti del 2020 sembrano destinati ad accelerare ulteriormente nel 2021, soprattutto per quanto riguarda i video online. Le piattaforme globali che più probabilmente ne trarranno vantaggio sono YouTube, Instagram, TikTok e Google. Si prevede che la TV si riprenderà insieme alle Affissioni Digitali/Schermi OOH. Per la maggior parte degli altri media offline, il difficile contesto economico del 2020 sembra destinato a continuare anche nel 2021.

“È sempre più importante capire dove possono essere valorizzati al meglio i messaggi pubblicitari”, ha commentato Roberto RossiHead of Media, Kantar – Insights Division. “La nostra ricerca evidenzia che i consumatori hanno un diverso grado di receptivity alla pubblicità in funzione dei canali, delle piattaforme e dei formati “. La corsa al digitale è comprensibile per via delle capacità di targeting e di misurazione, ma la saturazione, la ripetizione e l’eccesso di targeting in alcuni ambienti possono rendere queste decisioni poco efficaci. Gli inserzionisti e le agenzie devono sviluppare una comprensione più approfondita del mezzo e dell’impatto che i diversi canali media e le scelte di piattaforma possono avere sui loro obiettivi di branding. Le piattaforme media devono gestire l’equity della loro offerta pubblicitaria tenendo conto sia dei consumatori che dei marketer. Ciò significa offrire un’innovazione continua dei formati pubblicitari per soddisfare le esigenze dei marketer, mantenendo al tempo stesso l’intrattenimento e l’attenzione dei consumatori”.

Per saperne di più, scarica il Report Digitale Media reactions – Where great ads thrive!

 

*L’indice internazionale di ‘Ad Equity’ fornito da Media Reactions combina le risposte dei consumatori sulla receptivitiy all’advertising con dieci metriche diagnostiche. Mette a confronto il numero di persone che hanno un atteggiamento positivo sulla pubblicità in un determinato canale o in un media brand con il numero di persone che sono negative, creando un punteggi di  “Net Promoter” per i diversi media.

 

 

Metodologia

Lo studio Media Reactions, che ha intervistato 4.000 consumatori e oltre 700 esperti di marketing, fornisce una metrica globale di ‘ad equity’ per canali media, social media e media brand basati sui contenuti. Una diagnostica dettagliata permette inoltre agli investitori di comprendere l’impatto che le diverse piattaforme avranno sui loro annunci e sui loro brand.

 

I vantaggi di diventare una Società Benefit. Il parere legale

La recente situazione emergenziale ha avuto, e sta avendo, un impatto dirompente sui mercati e sull’economia, ed ha messo in discussione il ruolo stesso dell’impresa, che necessariamente dovrà evolversi per assecondare nuovi valori.

La pandemia sta, infatti, cambiando per primi i consumatori, non solo nei loro parametri di revisione della spesa, ma li sta portando ad una maggior attenzione negli acquisti, basati oggi anche sull’etica e sulla trasparenza dell’imprenditore.

Questo vale in tutti i settori di mercato e, con particolare forza, in quello agro-alimentare, nel quale la tutela di ambiente, sicurezza, tradizione e forza lavoro rappresenta uno dei primi criteri di scelta e determinazione all’acquisto.

Il Rapporto Coop 2020, rimanendo nel settore alimentare (ma lo stesso vale per altri settori, quali quello della cosmetica e del fashion), ha messo in evidenza come, complice la paura per la propria salute, sia aumenta l’attitudine alla sicurezza, più che all’economicità del prodotto.

In tale contesto, sempre crescente è allora l’interesse delle Aziende verso la possibilità di convertirsi in una Società Benefit (anche dette B Corp, seppur i due termini non corrispondano esattamente, come vedremo in seguito), al fine di aumentare la reputazione aziendale e quindi la propria capacità attrattiva.

Peraltro, come vedremo in seguito, le SB (Società Benefit) sono oggi incentivate anche grazie all’ultimo Decreto Rilancio, che ha stanziato un fondo specifico ed ha riconosciuto il credito di imposta al 50% per la costituzione o la trasformazione in Società Benefit.

Per fare un po’ di chiarezza sulla natura di tale ‘nuova’ forma giuridica, sulle sue caratteristiche, modalità di costituzione e di gestione, abbiamo interpellato l’avvocato Simona Cardillo dello studio Lexant.

“Prima di tutto – precisa Cardillo – è bene chiarire che costituire o convertirsi in una Società Benefit non vuol dire rinunziare al profitto, bensì adottare strutturalmente un nuovo approccio al business che sia finalizzato anche alla creazione di valore condiviso nel lungo termine (in ambito sociale, umano, culturale, ambientale, ecc..)”

Può spiegarci cosa sono le Società Benefit?

Il modello societario della Società Benefit, nato nel 2010 negli USA con il nome di Benefit Corporation, è stato recepito in Italia a partire dall’inizio del 2016 quando il nostro ordinamento ne ha riconosciuto lo status giuridico mediante l’introduzione dell’art. 1, commi 376-383 e allegati 4 – 5 della legge n. 208/2015 (“Legge di Stabilità 2016). Si tratta di una nuova forma giuridica d’impresa for profit che aggiunge nel proprio oggetto sociale, alla finalità di profitto, la formale finalità di distribuzione di valore condiviso, che viene configurato come un obbligo di natura statutaria. La legge del 28 dicembre 2015 (Legge di Stabilità 2016), al comma 376 definisce le Società Benefit come aziende che:

nell’esercizio di una attività economica, oltre allo scopo di dividerne gli utili, perseguono una o più finalità di beneficio comune e operano in modo responsabile, sostenibile e trasparente nei confronti di persone, comunità, territori e ambiente, beni e attività culturali e sociali, enti e associazioni e altri portatori di interesse”.

La SB dovrà garantire il costante bilanciamento tra l’interesse economico e quello della collettività, nominando un responsabile interno e stilando una relazione d’impatto annuale, attraverso la quale condividere con il pubblico le azioni svolte e gli impegni per il futuro.

Come funziona questo strumento?

Con la relazione d’impatto (da allegare al bilancio e pubblicare sul sito aziendale) la SB misura annualmente il proprio impatto sociale, ambientale ecc, per poi certificarlo e mostrarlo a consumatori e investitori. È un documento necessario per soddisfare il requisito imprescindibile di trasparenza, deve essere stilato da un ente esterno e deve contenere:

  • descrizione degli obiettivi, delle modalità e delle azioni messe in atto per perseguire le dichiarate finalità di beneficio comune;
  • valutazione dell’impatto generato, utilizzando lo standard di valutazione esterno, come descritto nell’allegato 4 della legge 28 dicembre 2015, e le aree di valutazione identificate nell’allegato 5 della stessa.
  • descrizione dei nuovi obiettivi che la Società Benefit intende perseguire nel corso dell’esercizio successivo.

Sono disponibili diversi standard di riferimento per redigere la propria relazione d’impatto (oggi uno dei maggiormente accreditati è il B Impact Assessment (BIA), sviluppato dall’ente non-profit B Lab).

Le Società Benefit hanno specifiche responsabilità?

In Italia è richiesto dalla legge che tutte le Società Benefit nominino un “responsabile dell’impatto” il quale è responsabile, assieme al management, di assicurare che la società persegua il proprio scopo dichiarato di Beneficio Comune.

In una SB sono gli azionisti a determinare se essa abbia raggiunto un impatto significativo positivo. Questa prerogativa discende dal fatto che agli azionisti è riconosciuto un diritto privato di azione, detto benefit enforcement, che si può esercitare per far rispettare la mission aziendale, qualora l’azienda non sia riuscita a perseguire gli obiettivi prefissati. In caso di controversia spetterà poi al Tribunale determinare se sia stato effettivamente ottenuto l’impatto positivo, o meno.

Inoltre, se la società non fornisce adeguata trasparenza o se emergono irregolarità nei modelli di misurazione, scatta un regime sanzionatorio che è quello in materia di pubblicità ingannevole e del Codice del consumo, il quale si aggiunge alla, forse ancora più temuta, perdita di reputazione e di fiducia da parte del mercato.

Quali tipi di società possono diventare Società Benefit?

Secondo la specifica normativa sulle Società Benefit tutti i tipi societari previsti dal Codice civile (SNC, SAS, SPA, SRL, …) possono utilizzare il modello della SB modificando il proprio atto costitutivo/statuto, inserendo nell’oggetto sociale gli scopi di beneficio comune generale (operare in modo responsabile, sostenibile e trasparente nei confronti degli stakeholder) e specifico (il perseguimento una o più specifiche finalità di beneficio comune) previsti dalla legge.

Come si introduce la denominazione di una Società Benefit nella ragione sociale?

Oltre alle normali regole di denominazione applicate alle altre società, il comma 379 della legge istitutiva delle Società Benefit (L. 208/2015) prevede che  la Società Benefit possa introdurre, accanto alla denominazione sociale, le parole «Società benefit» o l’abbreviazione «SB» (es. “Nomesocietà Srl Società Benefit”, “Nomesocietà Srl SB”, “Nomesocietà SpA Società Benefit”, “Nomesocietà SpA SB”) e utilizzare tale denominazione nei titoli emessi, nella documentazione e nelle comunicazioni verso terzi. Si tratta di un elemento di grande impatto in termini di promozione dell’immagine aziendale, permettendo di rendere immediatamente riconoscibile a tutti gli stakeholders la scelta operata.

Se la società non fornisce adeguata trasparenza o se emergono irregolarità, scatta un regime sanzionatorio

Ne aveva accennato all’inizio, quale differenza c’è tra Società Benefit e B-Corp Certificata?

Non bisogna fare confusione tra Società Benefit e B Corp® Certificata. Lo status di Società Benefit è una forma giuridica, mentre la B-Corporation (o B Corp®) è una certificazione.

Non è necessario, per essere una Società Benefit, essere necessariamente certificati B-Corp, né viceversa è necessario per ottenere la certificazione B-Corp essere una Società Benefit.

In merito a quest’ultimo punto, è bene precisare che in Italia le B Corp® certificate debbono, entro alcuni (2-3) anni dalla certificazione, necessariamente trasformarsi in Società Benefit per mantenere la certificazione stessa.

Quali sono i vantaggi di diventare una Società Benefit?

L’art. 38-ter della legge di conversione del Decreto Rilancio, che ha ottenuto il via libera definitivo dal Senato il 16 luglio 2020, al fine di sostenere il rafforzamento, nell’intero territorio  nazionale, del sistema delle Società Benefit, riconosce un contributo sotto forma di credito d’imposta nella misura del 50 per cento per abbattere i costi di costituzione o trasformazione in Società Benefit sostenuti a decorrere dalla data di entrata in vigore (19 luglio 2020) della legge di conversione del decreto al 31 dicembre 2020.

Potranno usufruire del credito d’imposta tutti i soggetti che sostengono le spese per costituire o trasformarsi in una società benefit, regolata dall’articolo 1, commi 376 e seguenti, della legge di Bilancio 2016 (Legge n. 208/2015).

L’art. 38-ter della legge di conversione del Decreto Rilancio riconosce un contributo sotto forma di credito d’imposta al 50%

Ulteriore intervento a favore delle Società Benefit è quello previsto nel Decreto Legge fiscale (emendamento all’art. 49 del DDL 2220 “Disposizioni urgenti in materia fiscale e per esigenze indifferibili”), il quale prevede che le SB (e in generale tutte le imprese che opereranno in modo trasparente e responsabile, anche senza la qualifica giuridica di Società Benefit) potranno vedersi riconosciuta una premialità nei bandi pubblici.

Per concludere, qual è oggi lo stato dell’arte delle Società Benefit?

Il legislatore italiano è stato certamente all’avanguardia in quanto attualmente il nostro Paese è l’unico europeo ad aver disciplinato la figura delle Società Benefit. Va, però, precisato che purtroppo attualmente non sono state introdotte le agevolazioni fiscali necessarie per stimolare davvero lo sviluppo di tale forma giuridica, la quale deve ‘accontentarsi’ del proprio valore in termini di immagine, reputazione ed appeal commerciale.

L’assenza di incentivi economici e fiscali è legata alla volontà del legislatore di disincentivare quelle condotte meramente abusive, finalizzate all’intento di conseguire un regime fiscale più favorevole ma prive di una reale volontà di concretizzazione degli obiettivi di beneficio comune.

Probabilmente tale atteggiamento sarà superato nel prossimo futuro, come già dimostra la il Decreto rilancio con la specifica previsione di incentivi per le Società Benefit.

Sta di fatto che già la sola valenza reputazionale da spendere sul mercato rende questa forma giuridica economicamente appetibile per le aziende, soprattutto in quei settori di mercato nei quali gli stakeholder premiano le scelte di trasparenza, responsabilità e sostenibilità. Su tutti, certamente, il settore del Food&Beverage, in tutte le sue forme, dalla produzione, alla distribuzione, alla somministrazione, ma anche il settore della cosmetica, della moda e del lusso.

Avv. Simona Cardillo Senior Associate

Via Pietro Cossa n. 2 – 20122 Milano (MI)

Mail: simona.cardillo@lexant.it

Skype: Cardillo Studio Lexant

www.lexant.it

 

Consumatori, cambiano le abitudini. Lo studio di Selligent

Cosa è cambitao nel comportamento e nelle aspettative dei consumatori a causa e durante la pandemia? Come rileva Selligent  nel report annuale “Osservatorio Globale di Selligent sulle abitudini dei consumatori,  a livello globale, il 75% dei consumatori (l’81% considerando solo l’Italia) ha riportato una riduzione del lavoro (in termini di orario o retribuzione e persino licenziamenti, ecc.) a causa del COVID-19 e, di conseguenza, la maggioranza degli italiani (il 64%, contro il 60% dei rispondenti a livello globale) ha modificato le proprie abitudini di acquisto per concentrarsi sugli articoli essenziali, come gli alimenti e i dispositivi di protezione. Quando si tratta di interazioni con i brand, il 76% si aspetta aggiornamenti in tempo reale via e-mail o cellulare, mentre l’81% apprezza la flessibilità nei resi o negli annullamenti.

Nuove opportunità

Se da un lato è chiaro che le abitudini di spesa dei consumatori stanno cambiando rapidamente, dall’altro i dati mostrano anche le opportunità per i marchi di soddisfare la “nuova normalità” del consumismo. Trascorrere più tempo a casa è un’aspettativa a lungo termine per la maggior parte delle persone: il 65% degli italiani, contro il 58% degli intervistati a livello globale, vede lo smart working come parte del proprio futuro, e il 56% si aspetta di fare nuovi acquisti in risposta a questo cambiamento. Allo stesso modo, le persone acquistano online più frequentemente, con il 36% del campione che fa attualmente shopping online ogni settimana, rispetto al 28% registrato prima di COVID-19.

Nella relazione con i brand, sono cambiate anche le aspettative dei consumatori e i loro livelli di pazienza:

  • Il 38% degli intervistati a livello globale concorda sul fatto che nell’ultimo anno i marchi hanno compiuto uno sforzo considerevole per migliorare la loro esperienza complessiva dei clienti.
  • I consumatori sono anche consapevoli dell’impatto della pandemia sui tempi di risposta del servizio clienti: Il 93% si aspetta una risposta da un brand entro 24 ore, con un calo del 3% rispetto al 2019.
  • La maggior parte dei consumatori (il 68% tra gli italiani e il 64% a livello globale) resta concorde sul fatto che la privacy è più importante della qualità dell’esperienza online: ma nel 2019 la pensava in questo modo il 10% in più dei partecipanti allo studio.
  • In generale, cresce il ricorso all’e-commerce: in Italia, il 46% dei partecipanti allo studio vede nella “nuova normalità” un mix di shopping online e in negozio.

Nuove strategie

Ai brand viene offerta l’opportunità di interagire con i clienti attraverso nuove modalità, guadagnando la loro fiducia con offerte pertinenti e garantendo la flessibilità necessaria a soddisfare le situazioni peculiari di questo momento storico. 

  • Le comunicazioni omnicanale rimangono una componente critica del marketing, con il 75% dei consumatori che dichiara di preferire la ricezione di messaggi via e-mail (59%) o via cellulare (33%). Due intervistati su 5 hanno dichiarato di essersi cancellati da almeno tre mailing list negli ultimi sei mesi, con il 55% che cita “troppe email” come motivo alla base della cancellazione. Benefici tangibili e “ricompense” immediate sono un must per le interazioni con il brand: il 59% degli italiani dichiara che le comunicazioni su saldi e offerte sono le più utili (un’ulteriore conferma che i consumatori sono sempre più attenti al prezzo e al valore ottenuto in cambio). Il ricorso all’assistenza clienti telefonica è il primo punto di contatto per il 32% degli intervistati italiani: un dato che scende a livello globale di 10 punti rispetto allo scorso anno. Il primo canale per l’assistenza clienti divengono quindi le e-mail (33%), ma è importante anche la disponibilità del servizio clienti attraverso altri canali, come chat del sito web, canali social, SMS e messaggi di testo.
  • L’assistenza in tempo reale, il customer-first service, dovrebbe rimanere la priorità per i marketer, stando ai fattori che i consumatori indicano come principale spinta dei loro acquisti. Il 71% chiede la possibilità di conoscere la disponibilità dei prodotti prima di ordinare online o di andare in negozio, il 76% vuole protocolli di sicurezza chiaramente comunicati e il 64% desidera opzioni di ritiro o di check-in da mobile e contactless.
  • La loyalty e l’advocacy stanno cambiando, con una crescente preferenza per acquisti che comportano prodotti in omaggio o altri vantaggi per il cliente, piuttosto che dettati dalla fedeltà a brand specifici. Solo l’8% dei consumatori dichiara che il “nome del brand” è importante in termini fedeltà all’acquisto, mentre il 51% ritiene che i prodotti gratuiti e i vantaggi per il cliente (come vendite private, spedizioni gratuite, codici promozionali) siano il modo migliore, per i brand, di dimostrare attenzione verso il cliente.

“Solo comprendendo quanto drasticamente i consumatori siano cambiati dall’inizio della pandemia, i marketer possono anticipare e soddisfare le esigenze individuali dei propri clienti, modificate da questa nuova realtà”, commenta Karthik Kripapuri, CEO di Selligent. “La capacità di ascoltare i clienti più attentamente, di cercare opportunità per offrire un’esperienza che soddisfi le loro aspettative e di sviluppare programmi che ricompensino i clienti per la loro fedeltà e per il loro sostegno, determineranno non solo la capacità di un’organizzazione di sopravvivere nel difficile ambiente odierno, ma perfino la possibilità di crescere e innovarsi”.

 

 

Retail Innovations 15: Mond of Copenaghen

Presentiamo  Mond, il concept di Copenaghen dedicato agli abiti da uomo: si tratta di un caso presentato dalla ricerca Retail Innovations 15 di Kiki Lab – Ebeltoft Group

 

Area chiave: Rational experience

Tendenze complementari: Personalizzazione; Omni experience

 

Un concept dedicato agli abiti da uomo personalizzati, con un ottimo rapporto prezzo-qualità, che usa le nuove tecnologie per velocizzare la presa delle misure e la comprensione dello stile desiderato dal cliente, senza perdere la centralità della figura del sarto e della relazione umana

Info chiave

Boutique sartoria uomo

2013: prima apertura

3 boutique in Danimarca: Copenaghen, Hellerup e Aarhus e vendita online

8.000 tessuti disponibili

4-6 settimane tempi di realizzazione

 

Mond of Copenhagen nasce come sartoria specializzata in abiti su misura per uomo. L’esperienza di acquisto personale è al centro dell’attività, insieme all’offerta di un prodotto unico e all’avanguardia, realizzato con una scelta tra un ampissimo assortimento di tessuti, oltre 8.000, soprattutto italiani e inglesi, e la possibilità di offrire tagli più classici o più moderni, con confezionamento solo in Paesi europei. Inoltre, Mond consente la realizzazione di un outfit a 360°: pantaloni, giacche, camicie, scarpe, cravatte, accessori, …

Personalizzazione

Il processo di personalizzazione classico della sartoria per uomo è quello della presa delle misure da parte del sarto: un ‘rituale’ che per molti uomini sta diventando fastidioso per la sua lunghezza (in genere circa un’ora). Per questo, Mond ha deciso di introdurre uno scanner 3D che mappa la forma e le dimensioni del corpo del cliente in soli 5-10 secondi. Questa misurazione va comunque sempre integrata con la capacità del sarto di comprendere le preferenze del cliente, sia quelle esplicite sia quelle più nascoste, che è sempre molto importante riuscire a fare emergere in superficie. Per questo, Mond spinge per una co-progettazione dell’abito, in cui sono i clienti a guidare il processo con il supporto dell’esperienza degli addetti. La personalizzazione riguarda naturalmente anche tutti i dettagli. La consegna avviene nel giro di 4-6 settimane o a volte anche di 1 settimana per le consegne urgenti che necessitano di un sovrapprezzo. Al momento della consegna il cliente è inoltre invitato a provare i capi acquistati e i sarti sono disponibili a realizzare piccoli ritocchi finali se necessario. Mond consegna al cliente anche un decalogo che spiega come curare il proprio abito in modo da farlo durare più a lungo, una guida disponibile anche online.

Omni experience

Le misure del cliente vengono salvate in un database e, dopo che il primo abito o la prima camicia sono stati indossati con soddisfazione dal cliente, Mond suggerisce anche l’ordine online, risparmiando l’incombenza di andare in boutique. L’azienda in ogni caso continua a stimolare le visite ripetute in negozio, per rafforzare la relazione con i clienti e anche per fare una verifica che le misure non si siano modificate rispetto all’ultimo acquisto. Per questo l’ambiente delle boutique è molto curato e accogliente e i clienti vengono intrattenuti dagli addetti con l’offerta di una birra o di un whisky. 

Commento finale Kiki Lab

Un piccolo e ormai semplice tool tecnologico consente a Mond di conquistare il target maschile, notoriamente sensibile ai processi di acquisto semplificati. Mond ha però anche compreso l’importanza di mantenere la centralità della relazione umana e artigianale nel processo di decisione e di realizzazione del capo, valorizzando la professionalità dei propri collaboratori. In meno di dieci anni è diventato leader nel settore in Danimarca.

Sfida: raggiungere velocemente un elevato tasso di fidelizzazione dei clienti per permettere acquisti ripetuti online, canale che garantisce margini migliori.

Fabrizio Valente,

fondatore e amministratore di

Kiki Lab – Ebeltoft Italy

 

 

Prossimo evento Kiki Lab + Gruppo Promotica

Ki-Best 2020. Ki-Retail is ready

Webinar, 13 ottobre 16.00 – 19.00

 

Ki-Retail is ready

Fabrizio Valente, Founder Kiki Lab 

 

Moderazione

Armando Garosci, Giornalista Largo Consumo

 

Testimonianze aziendali

Jonathan Wang, CEO 7Fresh – JD.com (Cina)

Giuseppe Zuliani, Dir. Customer Mark. e Com. Conad

Valerio Valenti, Country Retail A.M. Ikea Italy

Tea della Pergola, Dir. Marketing Cisalfa Sport

Diego Toscani, Amm. Unico Gruppo Promotica

Neil Stern, Senior Partner McMillan Doolittle (USA e Corea)

Angelo Brunati, Dir. Merchandising Leroy Merlin

Martin Urrutia, Dir. Retail Innovation Lego Group (Danimarca)

Alessandro Taffo, Dir. Commerciale Taffo Funeral Services e Riccardo Pirrone, CEO Kirweb

 

Testimonianza partner

Anand Remtolla, Head of new projects Ceetrus

Luciano Roznik, Fouder e CEO AllWays

 

Partner: AllWays, Ceetrus, Conrotto Progetti, Proximaogetti

 

Webinar a pagamento, inviti per Retail, Brand e Real Estate (disponibilità limitata).

Per informazioni e iscrizioni: kiki@kikilab.it – 030 22 16 81

La sostenibilità di Tetra Pak punta su alimenti, persone e futuro

School Milk, Indonesia

Tetra Pak pubblica online la 22esima edizione del Report di Sostenibilità.

Tre le macro-aree che presentano i risultati raggiunti nel corso del 2019 – Alimenti, Persone, Futuro.

L’impegno per la sostenibilità è da sempre al centro della promessa di Tetra Pak di proteggere alimenti, persone e futuro” – sottolinea Francesco Faella, Presidente Tetra Pak Italia. “Il report di sostenibilità è uno strumento fondamentale per condividere risultati e obiettivi con l’intera catena del valore con la quale, nella nostra visione, portiamo avanti in maniera sinergica l’impegno per un futuro più sostenibile. Un impegno che nel 2020, anche a fronte della pandemia Covid-19, si rinnova con ancora maggior forza e determinazione”.

Nella nuova edizione del report, sono disponibili aggiornamenti sui seguenti ambiti:

ALIMENTI – Tetra Pak è da sempre impegnata a garantire la sicurezza e la disponibilità degli alimenti ovunque, attraverso la collaborazione con clienti e partner e grazie alle innovative soluzioni per la lavorazione e il confezionamento degli alimenti. Inoltre, contribuisce alla creazione di catene del valore sostenibili partecipando a programmi di alimentazione nelle scuole e al modello Dairy Hub.

In evidenza:

  • 68 milioni di bambini hanno ricevuto latte o altri prodotti alimentari in confezioni Tetra Pak® presso le loro scuole
  • 56 paesi in cui sono stati realizzati programmi di alimentazione nelle scuole
  • 36.420 piccoli allevatori raggiunti dai Dairy Hub Tetra Pak e 389.470 litri di latte al giorno raccolti

PERSONE – Tetra Pak favorisce la crescita e lo sviluppo di tutti i suoi dipendenti promuovendo azioni che garantiscano una forza lavoro diversificata e una cultura inclusiva. È impegnata a proteggere e supportare le comunità in cui i fornitori operano, con l’obiettivo di garantire una catena del valore responsabile che tuteli i diritti umani e quelli del lavoro.

In evidenza:

  • +14% aumento delle donne ai livelli manageriali più elevati
  • ‐8% riduzione degli infortuni con perdita di ore lavorative presso i nostri siti produttivi
  • 66% di dipendenti che fanno uso del lavoro flessibile, attualmente disponibile in tutti i Paesi con oltre 50 dipendenti, afferma di essere più produttivo
  • 750 leader formati sulla leadership inclusiva
  • 148 nuovi partecipanti iscritti al nostro Future Talent Programme implementato a livello globale

    Forest with carton outline

FUTURO – Obiettivo strategico per proteggere il futuro sostenibile del pianeta è quello di essere leader nelle soluzioni a basse emissioni di carbonio a supporto di un’economia circolare e migliorare la sostenibilità nell’intera catena del valore, dall’approvvigionamento alla produzione sino alla fine del ciclo di vita dei prodotti. Questo include la riduzione delle emissioni e dei rifiuti, la tutela della biodiversità e degli ecosistemi, la costante disponibilità di acqua dolce e la promozione del riciclo e della circolarità.

In evidenza:

  • 4 anni consecutivi di inserimento nella Lista A del CDP. Tetra Pak ha ottenuto il punteggio più alto per gli impegni contro i cambiamenti climatici e la tutela delle foreste.
  • 1° azienda di confezionamento a lanciare cannucce di carta in Europa e a offrire confezioni con la certificazione Bonsucro Chain of Custody per i polimeri di origine vegetale.
  • 69% di energia rinnovabile nelle attività aziendali
  • 10 milioni di tonnellate di CO2e risparmiate nella catena del valore nell’ultimo decennio
  • 50 miliardi di confezioni Tetra Pak® riciclate

Il Report di Sostenibilità Tetra Pak 2020 è disponibile al seguente link

Pam Panorama, ancora nuove aperture

Tre nuove aperture per Pam Panorama: una nella capitale, una a Siena e una a Milano. 

Il nuovo punto vendita romano si trova nel cuore del Municipio Roma VII a pochi passi da Piazza dei Re di Roma e dalla chiesa Parrocchiale di Ognissanti.

L’offerta del nuovo negozio sarà centrata sulla qualità e provenienza dei prodotti con un occhio di riguardo al comparto dei freschissimi.

Attivi nel nuovo negozio diversi servizi: dai più moderni sistemi di pagamento elettronici come Apple Pay e Satispay al servizio di consegna a domicilio.

Pam, in ottica di responsabilità sociale, lavorerà al fianco del Banco Alimentare Roma e della Parrocchia di Ognissanti di via Appia Nuova, 244.

“Siamo molto felici per questa nuova apertura nella Capitale dove la nostra insegna è sempre più presente e riconosciuta dai cittadini che ne apprezzano qualità, servizio e convenienza – afferma Lorenzo Seccafien Direttore Vendite Supermercati Pam – Abbiamo attivato tutta una serie di iniziative all’interno del quartiere dove si trova il nuovo punto vendita con l’obiettivo di instaurare un legame forte con i cittadini residenti per i quali vogliamo diventare un punto di riferimento e non semplicemente un supermercato dove fare la spesa”.

I due nuovi convenience store a Milano e a Siena fanno parte del progetto punto vendita sicuro, frutto della sinergia ed expertise tra l’azienda CEAN e Pam Panorama e sono pensati, progettati e realizzati per garantire i massimi standard di sicurezza per clienti e lavoratori, tenendo conto delle nuove abitudini di spesa mutate a seguito della pandemia da Covid-19.

Il Pam local milanese è situato in via Teodosio, 52 nel cuore del quartiere universitario di città studi, non lontano dal Politecnico e a pochi passi dalla stazione ferroviaria di Milano Lambrate. Grazie ad un accordo con la Caritas Ambrosiana, in ottica di spesa solidale, i clienti potranno acquistare nel punto vendita delle gift card per regalare un pasto alle famiglie bisognose delle parrocchie del quartiere Città Studi.

Il Pam local di Siena è situato in via Camollia, 76 all’interno delle mura della città, a pochi passi dal Tribunale di Siena, dalla Chiesa dei SS Vincenzo e Anastasio e non lontano dai Giardini La Lizza, con la celebre statua di Garibaldi, dal glorioso stadio di calcio Artemio Franchi e dalla centrale Piazza della Libertà.

“Siamo felici di annunciare queste due nuove aperture Pam local nelle città di Milano e Siena. – afferma Renato Mazzucco, Direttore Vendite prossimità Pam – Continua il nostro percorso di sviluppo per un format che sta riscontrando sempre maggior gradimento da parte dei consumatori. Per garantire ai nostri clienti un’esperienza di spesa in sicurezza, a seguito dell’emergenza Covid e di fronte alle mutate abitudini di spesa, abbiamo progettato i nuovi convenience store ripensando alla progettazione degli spazi, una comunicazione chiara ed efficace e sulla formazione del nostro personale.”

 

 

Apple: i prodotti più amati e ricercati su Trovaprezzi.it

In vista dei prossimi lanci che la Apple ha in programma (nuovi Apple Watch e iPad ma anche un personal trainer digitale, il servizio Fitness+ e un innovativo chip mobile) Trovaprezzi.it al brand di Cupertino uno studio ad hoc, analizzando le ricerche relative ai prodotti ideati da Steve Jobs e più desiderati dagli italiani negli ultimi 12 mesi.

L’iPhone 11, tra gli ultimi modelli presentati nel 2019 con iPhone 11 Pro e iPhone 11 Pro Max, è senza dubbio il dispositivo che ha riscosso più successo su Trovaprezzi.it.  tanto da ricevere circa 1milione e 300mila ricerche negli ultimi 12 mesi (settembre 2019-agosto 2020).

Permane un buon interesse anche per i modelli meno recenti: iPhone XR e iPhone XS (presentati nel settembre del 2018) si sono distinti con rispettivamente oltre 600mila e 450mila ricerche nel corso dell’anno. Si contano circa 300mila ricerche anche per iPhone 8 (modello del 2017 dotato ancora del tasto home) che continua a tenere una posizione rilevante all’interno del mercato. Questo nonostante il lancio di iPhone SE di 2° generazione (oltre 67mila ricerche da aprile ad agosto 2020).

Apple è stata l’azienda che ha lanciato il concetto attuale di tablet e dal primo iPad del 2010 si sono susseguiti una serie di modelli e varianti studiati per tutte le esigenze. Tra le ultime versioni presentate, iPad 7 è senza dubbio il device più “cool” presente su Trovaprezzi.it: oltre 210mila ricerche negli ultimi 12 mesi contro le oltre 100mila di iPad Air 3. Gli iPad Pro restano prodotti di nicchia per chi ha necessità di raggiungere performance elevate e non bada a spese.

A confermarlo sono anche le ricerche relative alle Apple Pencil: l’accessorio di seconda generazione (compatibile esclusivamente con iPad Pro 11″ 1ª e 2ª generazione e con iPad Pro 12,9″ 3ª e 4ª generazione) ha registrato nell’ultimo anno oltre 5mila ricerche contro le quasi 11mila della prima Apple Pencil uscita nel 2015.

Tra i dispositivi wearable troviamol’ Apple Watch che con l’ultimo modello (Apple Watch Series 5) ha toccato le oltre 125mila ricerche (settembre 2019 – agosto 2020). Apple Watch Series 3 invece, nonostante sia stato presentato quasi tre anni fa, è tuttavia ancora molto apprezzato (oltre 87mila ricerche).

Tra gli accessori stanno prendendo sempre più piede anche gli auricolari wireless. Le AirPods 2 hanno raggiunto le 280mila ricerche negli ultimi 12 mesi e oggi sono disponibili a partire da 118 euro. Seguono poi con quasi 110mila ricerche da ottobre 2019 ad agosto 2020 le AirPods Pro, gli ultimi auricolari in-ear che hanno subito un ribasso di oltre 60 euro rispetto a sei mesi fa (oggi acquistabili a partire da 183 euro).

Surgelati, si punta a un rilancio anche nel Food Service

Con la riapertura di mense scolastiche e aziendali, il settore degli alimenti surgelati punta a rilanciarsi anche nel Food Service dopo che nei primi 4 mesi del 2020, a causa dell’emergenza Coronavirus, questo canale ha segnato perdite per circa 150 milioni di euro.

Parliamo di un segmento che nel 2019, prima dell’emergenza legata al Covid-19, ha superato una quota del 37% del totale dei consumi di alimenti surgelati nel nostro Paese registrando ottime performance e attestandosi a 318.500 tonnellate (+1,1% sul 2018). Tra i prodotti più consumati nel settore del Catering nel 2019, ci sono stati i vegetali (173.500 tonnellate), le patate (75.000 tonnellate), i prodotti ittici (20.000 tonnellate), le carni rosse e bianche (14.600 tonnellate), pizza e snack (14.600 tonnellate), i piatti ricettati (13.600 tonnellate), frutta (3.000 tonnellate) e le paste semilavorate (2.300 tonnellate).

“Il lockdown in generale, con la chiusura delle mense scolastiche, dei bar, di ristoranti e quant’altro ha colpito molto la nostra economia. Anche il settore degli alimenti surgelati, che in generale ha visto crescere i consumi nell’ambito del retail, ha però segnato pesanti perdite nel fuori casa. Ora che la riapertura delle scuole si avvicina, gli alimenti surgelati si apprestano a recuperare un ruolo da protagonisti sulle tavole degli italiani. Chi lavora nelle mense scolastiche e aziendali, nei bar e nei ristoranti, infatti, ne apprezza la velocità della preparazione, l’opportunità di poter contare su stock di materie prime adeguate – anche a fronte di una domanda difficile da quantificare – fino alla riduzione degli sprechi. Senza considerare la sicurezza alimentare che, in questo ambito, è elemento imprescindibile più che mai. Insomma, siamo certi che anche su questo fronte i consumi di alimenti surgelati saranno pronti a ripartire”, ha spiegato Vittorio Gagliardi, Presidente IIAS – Istituto Italiano Alimenti Surgelati.

 

Già operativo il nuovo magazzino di PepsiCo in Polonia

Il nuovo magazzino centrale di PepsiCo ubicato nel Parco P3 di Mszczonów non è soltanto l’immobile logistico più grande nella rete di distribuzione di PepsiCo, ma anche di tutte le strutture di questo tipo completate in Polonia nel primo trimestre del 2020. Ha una capacità talmente ampia che, se si volesse riempire l’intero immobile, occorrerebbero ben 2 miliardi delle celebri lattine del brand. L’area del magazzino supera i 58.000 m2 ed è in grado di contenere intorno ai 60.000 pallet, in contemporanea. Circa 5.000 pallet lasciano ogni giorno l’immobile e altrettanti ne entrano, provenienti dagli stabilimenti produttivi dell’azienda. Dopo il consolidamento dei processi logistici, effettuati un tempo in diverse sedi sparse sul territorio, il magazzino centrale di PepsiCo di P3 Mszczonów opera già a pieno regime.

Pawel Poniedzielnik, Senior Logistics Manager in PepsiCo: “Nel corso degli ultimi anni, l’implementazione del nuovo magazzino centrale ha rappresentato per noi un progetto strategico e un elemento fondamentale per l’ammodernamento del sistema di stoccaggio del prodotto finito in Polonia. Grazie alla consegna da parte di P3 entro i termini stabiliti, abbiamo avuto il tempo necessario per spostare qui le nostre operazioni ed essere così in grado di operare in maniera efficiente e senza interruzioni anche in un momento storico complesso come quello causato dalla pandemia. Al momento, oltre l’85% delle operazioni previste vengono già effettuate a Mszczonów. Il consolidamento dei vari processi, che fino a poco tempo fa venivano effettuati in strutture sparse sul territorio, si è dimostrato un’eccellente decisione e una soluzione di successo in questo periodo storico così delicato”.

L’immobile, realizzato da P3 Logistic Parks che ha iniziato i lavori a maggio 2019,  vanta un’altezza sotto trave di 12 m, che consente di immagazzinare comodamente i prodotti fino a 11,5 m. P3 è riuscita ad adattare completamente l’immobile alle esigenze del cliente e alle sue operazioni logistiche. Il complesso ha 103 baie dedicate alle operazioni di carico e scarico delle merci, tra cui quattro “rampe zero”, e un’area di 24 metri priva di colonne che offre un ottimo spazio di manovra durante queste operazioni. In più, la struttura è dotata di un sistema QLoader che permette di caricare e scaricare automaticamente i pallet, riducendo notevolmente i tempi di lavorazione e minimizzando i costi. All’interno dell’immobile sono state inoltre applicate una serie di soluzioni innovative, tra cui un dispositivo interamente automatizzato in grado di imballare i pallet dopo la fase di produzione e alcune confezionatrici mobili e fisse per proteggere la merce immagazzinata.

Bartłomiej Hofman, Managing Director di P3 Logistic Parks in Polonia: “In qualità di sviluppatori, l’implementazione dell’immobile strategico di PepsiCo è stata anche per noi un investimento fondamentale. La dimensione unica e la tempistica richiesta hanno reso impegnativo il progetto, ma grazie all’eccellente collaborazione tra i team coinvolti nell’implementazione della struttura, ovvero il General Contractor Kajima Poland per P3, e il nostro cliente, siamo riusciti a rendere operativo l’immobile entro i termini stabiliti. Siamo molto soddisfatti che la struttura consegnata abbia superato gli ardui test operativi imposti da questo momento storico estremamente delicato. Inoltre, il fatto che si tratti del progetto più grande ad essere completato in Polonia nei primi tre mesi dell’anno è motivo di ulteriore soddisfazione”.

Per entrambi gli attori coinvolti, la sostenivbilità è di primaria importanza: i pannelli usati nella struttura sono in poli isocianurato, e conferiscono all’immobile una maggiore coibentazione. Inoltre, sul tetto sono stati installati pannelli solari per il riscaldamento dell’acqua, mentre all’interno dell’immobile è stata adottata un’illuminazione LED a basso consumo e viene impiegata una flotta di quasi 100 carrelli elevatori con batterie agli ioni di litio, più “green” rispetto alle batterie ad acido tradizionali. Nel rispetto della politica “zero sprechi” di PepsiCo, tutti gli scarti dell’immobile vengono differenziati e i detergenti utilizzati sono certificati ed ecologici.

I processi operativi nell’immobile di PepsiCo a Mszczonów sono diretti da ID Logistics, un operatore internazionale specializzato nella logistica “conto terzi”.

Piotr Krasoń, Project Manager in ID Logistics: “In qualità di operatori logistici, siamo sempre alla ricerca di nuove tecnologie e soluzioni che favoriscano le operazioni dei nostri clienti. Siamo stati coinvolti nelle fasi di progettazione e costruzione del magazzino centrale di PepsiCo, riuscendo così a ottenere una struttura estremamente flessibile e a implementare nuove tecnologie. Queste soluzioni includono, ad esempio, una flotta di carrelli elevatori con batterie agli ioni di litio, carrelli elevatori autonomi e altri che usano il cosiddetto sistema ‘put to light’, servendosi di semafori per indicare le zone in cui vengono immagazzinati i prodotti. Abbiamo inoltre implementato un sistema di picking a comando vocale e altri sistemi per comunicare la consegna, gestire i ponti di carico e smistare il traffico dei veicoli nel parcheggio e nel piazzale”.

Nonostante l’alto grado di automazione dei processi logistici, considerata anche l’importante dimensione della struttura, all’interno dell’immobile lavorano ben 230 persone. Il 52% è composto da magazzinieri, mentre il 27% da operatori del carrello elevatore. La percentuale rimanente è impiegata nell’amministrazione e nella supervisione delle operazioni. Ad ogni modo, lo sviluppo dinamico del centro logistico e l’aumento costante del numero di operazioni richiedono un ulteriore ampliamento dell’organico e l’assunzione di nuovi impiegati.

 

 

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