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Automazione incrementale: passa da qui la trasformazione digitale intelligente e a basso costo

L’automazione ci salverà. Specie in un’epoca di bassi margini di cui fanno spese sia grandi che piccoli. Come riferisce un recente studio di McKinsey da cui si evince che i tipici rivenditori di generi alimentari e gli ipermercati devono affrontare una pressione sui margini di 100-150 punti base, mentre i grandi magazzini e i negozi di abbigliamento hanno una pressione sui margini due volte più alta.

Non è detto però che per l’automazione esista solo la via grandiosa (quella dall’effetto wow, per intenderci), seguita da Amazon (con Amazon Go) e da Kroger (con Kroger Edge). Si può anche optare per un’automazione incrementale. Come suggerisce Scandit che propone alcune vie per rilanciare il retail con una spesa minima

Soluzioni meno invasve e più sostenibili

Gli smartphone abilitati dalla computer vision sono un’alternativa efficace e più economica. L’utilizzo del riconoscimento ottico dei caratteri (OCR) e della realtà aumentata (AR), ad esempio, fanno parte di un approccio incrementale che sta già automatizzando le attività lungo l’intera catena di fornitura attraverso l’upskilling, invece di sostituire i lavoratori del settore retail.

Per beneficiare dei vantaggi offerti dall’automazione digitale, i retailer non devono per forza smantellare le infrastrutture dei negozi e interrompere le operazioni installando telecamere, bilance, scaffali elettronici, robot in corridoio e altri oggetti sensoriali nei negozi. Possono semplicemente fornire al personale smartphone e app di uso quotidiano per interagire con i codici a barre sui prodotti, per accedere in tempo reale a informazioni quali i livelli delle scorte, le date di consegna e la verifica dei prezzi dal sistema ERP o da altre fonti di dati. Il personale così equipaggiato digitalmente può fare inventari rapidi, ottimizzare gli scaffali, consigliare i clienti e molte altre attività.

L’introduzione della scansione mobile offre una miriade di opportunità per reingegnerizzare i processi e aumentare l’efficienza in tutta la supply chain. La gestione dell’inventario e il prelievo delle scorte diventano semplici e veloci, e i lavoratori possono trovare gli articoli contrassegnati o leggere gli aggiornamenti riguardanti i prodotti con una sola scansione.

Guadagnare ma con meno rischi

L’utilizzo di smartphone a prezzi accessibili per aumentare digitalmente le attività in ambito retail e il personale qualificato consente di superare un collo di bottiglia chiave che il rapporto McKinsey evidenzia: “I retailer faticano a liberarsi dalla tirannia dei cicli di bilancio e dalla replica della spesa in conto capitale dello scorso anno”. La società di consulenza cita l’inerzia interna come un motivo chiave per non investire in tecnologia come il self-checkout e il shelf-scanning.

Ma il progresso della tecnologia mobile e delle soluzioni basate su software evita la necessità di aggiornamenti che richiedono enormi investimenti, con la possibilità di passare a soluzioni software finanziate dalla spesa operativa. Facendo leva sui codici a barre esistenti e sostituendo l’hardware di scansione dedicato e costoso con soluzioni per smartphone, si ottengono notevoli risparmi sui costi dell’hardware tradizionale e sui costi di manutenzione e assistenza. Con i risparmi sui costi reinvestiti per implementare soluzioni software e dispositivi mobili a prezzi accessibili per tutto il personale, i rivenditori vedranno notevoli vantaggi in termini di efficienza e conseguenti opportunità di reingegnerizzazione dei processi.

Per i retailer che scelgono l’automazione incrementale, i guadagni non sono meno significativi rispetto alla scelta di un aggiornamento “Big Bang” delle operazioni ma i rischi sono minori. È necessario, infatti, stanziare meno risorse per ridurre i costi, migliorare l’esperienza del cliente e molto altro ancora.

McKinsey fa notare che l’opportunità di automazione nel retail va oltre la semplice gestione dei negozi. Più in generale, i robot intelligenti possono immagazzinare, prelevare e scaricare i prodotti dai pallet e trasportarli, calcolando al contempo i percorsi ottimali attraverso un magazzino. Gli addetti al magazzino che utilizzano smartphone per queste attività, lo fanno con una velocità e una precisione che si riflette sui profitti.

L’unione della computer vision e dell’AR sugli smartphone consente ai retailer di sperimentare i benefici dell’automazione e di reingegnerizzare in modo incrementale altri processi lungo tutta la catena di fornitura, senza nessuna interruzione e a un costo irrisorio. Che si tratti del controllo dei prezzi in tempo reale, del prelievo delle scorte o della clientela, i rivenditori possono partecipare alla visione di McKinsey, ma ad una frazione del prezzo – e senza alcuna interruzione delle proprie attività.

Coind, volumi in crescita. Nel 2022 si produrranno 250 milioni di capsule all’anno

Foto di Jürgen Diermaier da Pixabay

2022: l’obiettivo è di arrivare oltre 250 milioni di capsule in un anno (attualmente sono 150 milioni). Circa un milione di pezzi al giorno. E questo grazie alle tre uove linee di produzione, completamente automatizzate.
Ecco il proposito di Coind, azienda con sede a Castel Maggiore (Bo), attiva nella produzione di caffè per alcune tra le principali catene della GDO, dell’e-commerce e della ristorazione collettiva (Coop, Conad, Carrefour, Amazon, Camst, CIRFOOD), oltre alle produzioni a marchio proprio: Meseta, Carracci, AttiBassi.

Il Gruppo, che conta 220 dipendenti, ha chiuso il 2018 con 71 milioni di euro di fatturato e prevede di chiudere il 2019 a 75 milioni di fatturato (+5,6%).

Le linee produttive sono state realizzate in partnership con IMA, azienda leader globale nella produzione di macchine per l’imballaggio e il confezionamento dei prodotti, e hanno comportato un investimento di 7,5 milioni di euro nel biennio 2018-2019. Le macchine installate sono tra le più evolute e tecnologicamente avanzate in commercio: possono riempire fino a 450 capsule al minuto, garantendo elevati standard qualitativi e flessibilità nella produzione.

I piani di sviluppo di Coind nel mercato delle capsule sono stati illustrati questa mattina, nel corso di un evento durante il quale sono state presentate le nuove linee di confezionamento dedicate a queste produzioni

«Quello del caffè è un mercato in forte evoluzione, con i consumi che si stanno spostando su prodotti nuovi a scapito di quelli tradizionali – dichiara Luca Cioffi, direttore generale di Coind – In questo scenario abbiamo definito gli obiettivi strategici di Coind che prevedono un raddoppio del fatturato estero in tre anni, da 6 a circa 12 milioni di euro, e il consolidamento della leadership europea nella produzione di capsule, il segmento di mercato più dinamico, nel quale l’italianità rappresenta un grande valore aggiunto. Grazie alla partnership con Amazon – conclude Cioffi – sono in crescita anche le vendite online, che hanno raggiunto un valore di 3 milioni di euro in pochi anni. A supporto della strategia di crescita e innovazione abbiamo inserito in organico nuove figure professionali, con competenze adeguate a operare in un settore profondamente rivoluzionato dalla digital transformation: ingegneri, esperti di e-commerce e marketing».

L’intelligenza artificiale di Maven ottimizza le conversazioni tra brand e clienti

Coversazioni personalizzate con i clienti attraverso i vari canali di messggistica. Ecco raggiunta la nuova frontiera. LivePerson, leader globale in soluzioni di conversational commerce, annuncia infatti le nuove funzionalità di intelligenza artificiale di Maven™, che orchestra le conversazioni tra brand e clienti tramite SMS, Facebook Messenger, WhatsApp RCS, Apple Business Chat, Amazon Alexa e altre popolari piattaforme di messaggistica e assistenti vocali. Il processo decisionale di Maven indirizza la scelta tra agenti umani e bot automatizzati, rendendo possibile per i brand avere conversazioni personalizzate con i loro clienti su larga scala, superando le prestazioni dei siti web tradizionali e dei numeri verdi.

Di fatto, il debutto dei miglioramenti di Maven consente ai brand di utilizzare l’intelligenza artificiale per offrire esperienze di conversazione altamente personalizzate, senza la necessità di progettare, mantenere e scalare un’infrastruttura conversazionale di IA da soli:

  • Maven Assist: raccomanda le prossime azioni ottimali da intraprendere per gli agenti umani, mostrando i contenuti o suggerendo bot in grado di rispondere alle richieste del cliente.
  • Maven AI-Powered Routing: indirizza dinamicamente le conversazioni agli agenti, ai bot o ai giusti contenuti per risolvere rapidamente le richieste del cliente sulla base della comprensione dell’intelligenza artificiale delle “informazioni contestuali”, comprese le informazioni sul profilo del cliente, la cronologia delle interazioni e le operazioni del contact center.
  • Maven Developer API: un insieme di strumenti di sviluppo (Ask Maven e Context Warehouse) per rendere i bot esistenti o altri sistemi più intelligenti consultando Maven sulle azioni ottimali successive, oltre alla possibilità di integrare fonti multiple di dati (per esempio, CRM o cronologia delle conversazioni) nel processo decisionale di Maven.

Maven Assist aumenta l’efficienza degli agenti e la soddisfazione dei clienti grazie alle azioni suggerite in tempo reale. Gli agenti, che con Maven possono condividere rapidamente contenuti personalizzati con i clienti, invece di cercare informazioni attraverso email o appunti, possono anche votare i suggerimenti di Maven così da migliorarli con il passare del tempo.

LivePerson ha sviluppato Maven sulla base della sua esperienza orchestrando miliardi di interazioni tra brand e consumatore, e l’intelligenza artificiale continua a migliorare a ogni conversazione, rafforzando la sua capacità di aiutare le aziende con l’assistenza clienti, il marketing, le vendite e i casi d’uso tradizionali. Maven è stato recentemente selezionato come vincitore della “Best AI-Based Solution for Customer Service” da parte di AI Breakthrough, un’organizzazione leader nella market intelligence, che riconosce le migliori tecnologie nel mercato globale dell’intelligenza artificiale.

LivePerson offre una suite completa di servizi di conversational commerce per le aziende, forniti ad alcuni delle più grandi aziende del mondo. Rispetto alle telefonate tradizionali, le conversazioni tramite messaggi aumentano la soddisfazione dei clienti del 20%, raddoppiano l’efficienza degli agenti e dimezzano il costo lavoro per ogni interazione.

Food to go: sempre più spesso si compra al supermercato

Cibo da asporto? La GDO è scesa in pista. Parola dell’ultima edizione dell’Osservatorio Immagino Nielsen GS1 Italy, che ha infatti dedicato un approfondimento al boom dei prodotti alimentari confezionati ready-to-eat acquistati in supermercati e ipermercati di tutta Italia dove nel 2018 le vendite sono aumentate del +12,3% rispetto all’anno precedente, arrivando a superare 1,3 miliardi di euro.

E questo anche grazie all’impegno dei produttori alimentari e delle catene distributive nel modulare l’offerta in modo da cogliere molte e diverse occasioni d’uso. Infatti, i prodotti food to go non sono destinati solo al consumo fuori casa, ma risolvono anche il problema di pranzi e cene domestiche pronti in tempi record. E sempre più spesso, soprattutto nelle aree urbane, rappresentano una “soluzione pasto” in tante situazioni, dalla pausa pranzo lavorativa al consumo in viaggio.

L’Osservatorio Immagino è andato oltre il dato quantitativo e ha realizzato anche un’analisi nutrizionale dei prodotti ready-to-eat presenti nel suo basket, arrivato ora a 72.100 prodotti alimentari confezionati di largo consumo.

Analisi nutrizionale

Ne è emerso che questi prodotti hanno più calorie, grassi, proteine e fibre rispetto al prodotto alimentare medio venduto nella GDO (il “metaprodotto Immagino”) e meno carboidrati e zuccheri semplici. Anche se sono proprio questi due ultimi nutrienti ad essere cresciuti maggiormente nel 2018, principalmente per l’aumento delle vendite di primi piatti pronti, snack salati, cereali, sushi e zuppe pronte.

Analisi dei claimMonitorando i claim presenti sulle confezioni dei prodotti a scaffale, l’Osservatorio Immagino ha rilevato che un quarto del valore delle vendite è generato dai prodotti posizionati nel mondo del “free from”, che accomuna il 22,4% dei prodotti a scaffale. Ed è anche il segmento a maggior crescita annua (+13,6%). Tra i claim più diffusi ci sono “senza additivi” e “senza glutammato”, presenti soprattutto sulle confezioni di zuppe pronte e secondi piatti pronti.

Il secondo segmento a valore è quello dei prodotti accompagnati da un claim legato al lifestyle, in particolare veg (+14,4% di vendite rispetto al 2017) e halal (+94,4%). A questo paniere si deve il 22,8% delle vendite del food to go, in aumento del 9,7% rispetto al 2017, e il 22,1% dei prodotti in commercio.

Un altro 16,6% di vendite proviene da quel 13,8% di prodotti che richiama l’italianità in etichetta e che ha registrato un aumento annuo del +3,9%. Il claim più diffuso è “prodotto in Italia”, presente soprattutto su primi piatti pronti, primi pronti vegetali e pizza.

Il quarto “universo” per contributo alle vendite è quello dei prodotti rich-in, con una quota del 16,4% e un tasso di espansione del giro d’affari del +9,2% sul 2017. I claim più forti sui prodotti (16,5% dei prodotti a scaffale) sono quelli relativi al contenuto di vitamine, fibre e calcio, e sono tutti cresciuti nel corso del 2018. Meno diffusi sono i claim “integrale” e “Omega 3”.

I prodotti adatti a chi soffre di intolleranze alimentari coprono il 13,0% del sell-out e il 14,7% dell’assortimento. E l’anno scorso hanno messo a segno un brillante +12,2% annuo come sell-out. Il claim trainante è “senza glutine”, particolarmente presente in secondi piatti pronti, snack e frutta secca senza guscio.

E che dire dei prodotti ready-to-eat che rientrano nell’area della corporate social responsibility (CSR)? Il loro peso  è ancora molto limitato (0,9% di quota sulle vendite e 2,2% dei prodotti) e ha perso in un anno il 16,0% di vendite nel food to go.

Alessandro Moretti nuovo Direttore Marketing di Arcaplanet

Alessandro Moretti è il nuovo Direttore Marketing di Arcaplanet, catena leader nel pet care in Italia con oltre 300 punti vendita diretti, una piattaforma di vendita online e circa 1.500 dipendenti.
Genovese di nascita, 43 anni, Moretti, dopo la Laurea in Scienze Politiche a Milano, inizia la sua carriera professionale come giornalista pubblicista con diverse esperienze in testate cartacee e Tv.
Nel 2005 entra in Sisal come Content Manager e da lì inizia una rapida ascesa che lo porterà a ricoprire nella stessa azienda, dal 2007, il ruolo di Product manager Betting, poi, dal 2010, di E-Commerce Manager per poi assumere, da gennaio 2012 il ruolo di Responsabile Digital Marketing & Communication per tutto il Gruppo.
Il percorso, quindi, coincide con quello della rivoluzione digitale; infatti, nel suo track record ci sono il lancio del gaming online di Sisal, la creazione della più ampia community italiana del mercato su Facebook e il contributo alla vittoria del recente bando SuperEnalotto, prodotto offerto in una rete di oltre 45.000 punti vendita, nel quale gli aspetti di omnicanalità e centralità del cliente giocavano un ruolo decisivo.
In Arcaplanet Moretti ha il compito di sviluppare tutte le attività di marketing on e off line con particolare attenzione al digitale e all’esperienza omnichannel del cliente, rispondendo direttamente all’Amministratore Delegato Michele Foppiani coadiuvato da un team di 4 persone.
“Grazie all’ingresso di Alessandro e alle expertise da lui maturate in questi anni, in particolare in ambito digital, potremo sviluppare ancor meglio le nostre attitudini di player leader in un contesto sfidante come quello del pet care” ha dichiarato Michele Foppiani, fondatore e amministratore delegato di Arcaplanet “Il suo arrivo permetterà un nuovo impulso alle attività di web e social media marketing, CRM e loyalty favorendo uno sviluppo del posizionamento digitale della catena.

Fashion & Lifestyle volano negli acquisti on-line

Foto di Free-Photos da Pixabay

Sono il Fashion & Lifestyle le categorie più acquistate online: a dirlo è lo studio netRetail, condotto da Kantar in collaborazione con Netcomm. Sul tema si sono espressi Federico Capeci, CEO Italy, Greece & Israel – Insights Division – Kantar e Roberto Liscia, Presidente di Netcomm, al Netcomm FOCUS Fashion & Lifestyle, evidenziando come i Brand siano oggi in una fase critica di definizione della loro vision in relazione alla presenza online.

Il Fashion Consumer Journey vede fra i touchpoint più utilizzati le Online Reviews, seguono le visite nei punti vendita ma anche le properties dei Brand. Quello che colpisce, è che poi gli acquisti effettivi avvengano prevalentemente sui Marketplace, mentre gli ambienti di Brand non riescono (dove presenti) a convertire. Solo il Beauty riesce a valorizzare la forza del Brand, capitalizzandone il valore con conversion sui Brand Asset decisamente più elevato rispetto alla categoria Fashion.

Spazio alla personalizzazione

“Oggi, e sempre più in futuro, la chiave della competitività per le aziende che operano nel commercio digitale sta nel rendere sempre più personalizzata l’esperienza di acquisto dei consumatori. I giovani italiani che acquistano online sono infatti sempre più esigenti e attenti al tema ecologico: il 53% dei ragazzi tra i 16 e i 24 anni dichiara di voler ricevere pacchi con incluso il materiale per effettuare il reso e il 39% degli stessi preferisce spedizioni ecosostenibili per ricevere i propri acquisti.” Commenta Roberto Liscia, Presidente di Netcomm. “In questo scenario le tecnologie stanno già ridisegnando tutta la filiera dell’industria dell’abbigliamento: il punto di partenza è la previsione della domanda e l’intelligenza artificiale è tra le tecnologie più impattanti nell’industria del fashion retail, grazie alla possibilità di disegnare collezioni e nuovi prodotti sulla base dei dati di tendenze del settore, proponendo un’offerta sempre più personalizzata.”

Le reason why d’acquisto

Ma quali sono le motivazioni effettive, i benefit percepiti dell’e-shopping? Attualmente il prezzo, fondamentalmente, poi a seguire l’ampiezza della gamma, la purchase experience.

Il Marketplace facilita l’incontro Brand-Consumer, rende disponibili esperienze estremamente customer-centriche e coinvolgenti, facilita acquisti cross-border, offre volumi, razionalizza l’acquisto, riducendo l’impatto della Brand Equity e dunque indebolendo la relazione Brand-Consumer.

“Siamo oggi, nel contesto eCommerce, in una situazione simile a quella già vista, anni fa, con lo sviluppo della Grande Distribuzione nel Grocery – ha commentato Federico Capeci, CEO Italy, Greece & Israel – Kantar, Insights Division. La piramide motivazionale sembra essersi spostata verso aree prettamente razionali dell’acquisto, ma il lavoro del Marketing è proprio quello di saper costruire quel legame emozionale, quella distintività, in grado di sostenere un “premio” per il nostro prodotto, premio che nel Fashion, nel Beauty, nel Design, e ancor più nel Luxury è fondamentale nella costruzione del valore della marca.”

“I Brand sono oggi nella condizione di dover trovare l’equilibrio adeguato – ha continuato Federico Capeci – fra un approccio di breve termine, chiaramente focalizzato sulle performance di vendite nei marketplace, ed un ruolo più alto dell’eCommerce, integrato con asset più focalizzati sul Brand, dove lo storytelling può sostenere un posizionamento strategico della marca, una vision di medio-lungo termine e costruire Brand Equity e valore per il Consumatore. I Brand più sensibili sono già attivi in questa direzione, per costruire un Marketing integrato che nell’eCommerce può veramente vedere collassare stores, product information, packaging, demand generation ed experience tutto in uno stesso momento di contatto.”

EVOCA Group presenta Orchestra, caratterizzata dalla trasparenza dei vassoi

EVOCA Group, azienda leader nei settori del Vending, dell’Office Coffee Service e dell’HoReCa, presenta Orchestra, la nuova serie Impulse del marchio Necta.

Il nuovo modello Orchestra ospita un ampio display grafico a colori e una tastiera numerica capacitiva, mentre Orchestra Touch propone uno schermo tattile e intuitivo attraverso il quale è possibile, non solo selezionare il prodotto desiderato ma anche consultare informazioni nutrizionali, promozioni e vedere video e spot.

Ma la principale novità introdotta da Orchestra è la trasparenza dei vassoi che, insieme all’interno bianco della cella, conferisce alla vetrina un’altissima luminosità (+60% lux rispetto alla Gamma Samba).

I vassoi sono la componente dove si concentrano le principali innovazioni tecnologiche della nuova serie Orchestra, tutte finalizzate a garantire un incremento delle vendite all’operatore e più scelta per l’utente.

Il nuovo vassoio VisioShop e il sistema di sgancio/aggancio rapido Vertical Flex System garantiscono un’estrema flessibilità di configurazione. Il nuovo vassoio presenta una modularità che in poche e semplici mosse può passare da 8 a 10 selezioni singole – o da 4 a 5 selezioni doppie – arrivando ad ospitare fino a 38 prodotti snack in più a vassoio. Inoltre, la facilità di posizionamento dei vassoi all’interno della cella e la loro robustezza, consente di prevenire qualsiasi deformazione anche in caso di carico pesante e prolungato, con il massimo peso supportato che può raggiunge i 53 Kg.

Necta ha prestato particolare attenzione anche al fattore ambientale presentando interessanti novità. La serie Orchestra, infatti, offre massimi livelli di efficienza energetica, grazie a una serie di componenti che garantiscono consumi ridotti fino al 56% rispetto ai modelli precedenti.
Le eccellenti performance di compressore ed evaporatore compatti e l’isolamento tramite schiumatura del cabinet consentono di ridurre il tempo di ripristino della temperatura (pull down) all’interno della cella di circa il 30%.

Novità tecnologiche, estetica raffinata, prestazioni eccellenti: la serie Orchestra sarà il nuovo punto di riferimento tra i distributori Impulse destinati ai consumatori più esigenti.

METRO inserisce nella sua offerta Beyond Burger, il vegano senza glutine e OGM

METRO Italia annuncia l’ampliamento del proprio assortimento con Beyond Burger, l’hamburger vegetale senza glutine, vegano e senza OGM.

METRO è la prima insegna della grande distribuzione italiana che sceglie di rispondere alle esigenze, ormai sempre più numerose, di chi fuori casa chiede piatti a base vegetale, senza rinunciare al gusto.

Beyond Burger è realizzato al 100% con prodotti vegetali, ma il risultato è nel gusto, e nell’aspetto, assolutamente simile a quello della carne. Tra gli ingredienti: proteine da piselli, quindi lievito, succo di barbabietola, olio di cocco, amido di patate. Gli ingredienti sono combinati in modo da ottenere la giusta consistenza e garantire il sapore tipico della carne: l’olio di cocco, ad esempio, serve per conferire all’alimento una parte grassa, mentre il succo di barbabietola il tipico colore sanguigno, anche per le cotture meno prolungate. In questo modo non saranno solo i consumatori che hanno fatto scelte vegetariane e/o vegane a poter approfittare del gustoso hamburger, ma anche tutti coloro i quali devono, o desiderano, seguire diete attente al consumo di carne ma non vogliono rinunciare al suo gusto.

 

Beyond Meat è una società statunitense fondata a Los Angeles nel 2009, da Ethan Brown in collaborazione con Evan Williams e Biz Stone, co-founder di Twitter. I tre imprenditori, accumunati dalla passione per la cucina vegana, hanno deciso di investire in un progetto che potesse portare alla produzione di carne completamente vegetale, sostenibile dal punto di vista ambientale e soprattutto simile nel sapore alle alternative animali. Grazie allo studio delle proprietà proteiche di alcuni vegetali, l’azienda ha lanciato il suo primo prodotto sul mercato statunitense nel 2013, per poi espandersi nel 2016 con la vendita di un hamburger vegano anche a livello internazionale.

I prodotti di Beyond Meat sono oggi disponibili in 40 nazioni del mondo, tra ristoranti e negozi della grande distribuzione, e un comodo strumento di ricerca è presente sul sito ufficiale dell’azienda.

Il vaso bianco e blu Fabbri, ospitato al MoMA Design Store di New York

E’ successo: il vaso bianco e blu, commissionato da Gennaro Fabbri nel 1915  al ceramista faentino Gatti affinché la moglie, Donna Rachele, potesse conservare le sue “marene con frutto”, è entrato al MoMA Design Store di Soho, New York, lo shop collegato al più prestigioso museo di arte moderna al mondo.

Il vasetto opaline bianco e blu di Amarena Fabbri è infatti ospitato nello spazio Pop Up del MoMa Design Shop dedicato al Progetto Fattobene, piattaforma ideata da Anna Lagorio e Alex Carnevali per riscoprire e celebrare quegli oggetti di uso quotidiano, nati dalla creatività dei designer italiani, che hanno fatto la storia del nostro Paese, accompagnando e servendo intere generazioni. Un’attenta selezione di circa 150 oggetti, rigorosamente “made in Italy”, ideati e prodotti tra la fine dell’800 e gli anni ’70 del secolo scorso, che hanno una accessibilità limitata negli USA. Un omaggio al saper fare italiano e al vero design senza tempo. La piattaforma Fattobene condivide del resto con il MoMA Design Store la missione di esplorare e promuovere il significato di buon design.

Il Pop Up Fattobene, che rimarrà a New York dal 7 agosto al 29 settembre (anche online su store.moma.org), ospita oggetti classici e intramontabili, entrati nell’immaginario collettivo degli italiani, come appunto il celeberrimo vaso di Amarena Fabbri 1905, iconica “compagna di viaggio” per milioni di golosi di ieri e di oggi, a tutte le latitudini, e simbolo stesso dall’azienda bolognese tanto che una versione gigante del vaso campeggia persino sull’ingresso degli uffici Fabbri di Bologna Borgo Panigale.

 “E’ per noi motivo di grande orgoglio essere tra i selezionatissimi oggetti italiani giudicati esemplari per maestria e design” commenta Nicola Fabbri a nome dell’azienda. “Porteremo con noi a New York anche un po’ di Bologna visto che siamo l’unica azienda bolognese tra quelle scelte per l’esposizione”.

 

Scaldasole lancia le specialità bio Frutta al Top

Scaldasole  presenta la linea di specialità bio Frutta al Top: yogurt bianco biologico impreziosita dalla frutta in pezzi.

Scaldasole accosta due ingredienti, frutta e yogurt, da sempre sinonimi di genuinità e benessere e lo fa con la sua maestria, il suo rigore e la sua scelta di essere biologico, da sempre.

Arriva, così, sugli scaffali del banco frigo, un prodotto semplice e autentico, che fa della sua nota sana ma golosa, il vero punto di forza.

Frutta al Top è un bistrato: sotto il bianco biologico, sopra tanti pezzi e purea di frutta biologici. Il suo alto contenuto di frutta (16-25%) lo rende, inoltre, ancora più ricco di sapore e perfetto per fare una pausa che ricarica di energia e buonumore.

Due le varianti di gusto:

Bianco biologico + fragola e lamponi biologici, dove la nota acida del lampone compensa la dolcezza della fragola in un equilibrio perfetto.

Bianco biologico + pesca e mango biologici, un’unione vellutata tra la pesca in pezzi e la purea di mango per chi ama un tocco di esotico.

 

 

 

 

 

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