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McDonald’s Italia: Luisa Adami alla Direzione Legal

McDonald’s Italia annuncia la nomina di Luisa Adami, già General Counsel per l’Italia e la Grecia in Danone, alla Direzione Legal, con la carica di General Counsel. Nel nuovo ruolo Luisa Adami avrà la responsabilità di tutte le attività legali di McDonald’s Italia, supportando tutte le funzioni aziendali. Luisa Adami riporterà gerarchicamente a Malcolm Hicks, European General Counsel, e funzionalmente a Mario Federico, Managing Director di McDonald’s Italia.
Milanese, 40 anni, Luisa Adami si è laureata in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Milano. Nel corso della sua carriera ha maturato una solida esperienza in campo giuridico, praticando dapprima la professione all’interno di uno studio legale e in seguito in ambito corporate, per aziende del settore farmaceutico e del food.

 

Cristina Scocchia è il nuovo amministratore delegato di Kiko S.P.A.

Cristina Scocchia: è lei il nuovo Amministratore Delegato di Kiko S.p.A., società controllata da Percassi. Stefano Percassi ha assunto contestualmente la carica di Vice Presidente.

Cristina Scocchia, che ha conseguito una laurea in Economia e Commercio presso l’Università Luigi Bocconi e un Dottorato di Ricerca in Economia Aziendale presso l’Università di Torino, proviene da L’Oreal Italia S.p.A. dove dal 2013 al 2017 ha ricoperto le cariche di Amministratore Delegato (dal 2014 al 2017) e di Presidente (dal 2016 al 2017).
In precedenza ha lavorato in Procter & Gamble per cui, a partire dal 1997, ha assunto ruoli di crescente responsabilità fino alla posizione di leader delle Cosmetics International Operations. In tale ruolo si è occupata della supervisione dei brand di sua competenza in oltre 70 Paesi.
Siede inoltre nei Consigli di Amministrazione di Luxottica S.p.A., Elica S.p.A. e Valtur S.p.A.
“È per noi motivo di orgoglio avere Cristina Scocchia on board. Sono sicuro che insieme riusciremo a sviluppare progetti importanti, proseguendo nell’espansione internazionale di KIKO e nella valorizzazione anche dei brand MADINA, WOMO e BULLFROG”, ha commentato Stefano Percassi, neo Vice Presidente di Kiko S.p.A.
Cristina Scocchia ha commentato: “Sono molto contenta di entrare a far parte di questa squadra. Amo intraprendere nuove sfide e non vedo l’ora di lavorare al fianco di un imprenditore che ha saputo innovare il mercato della cosmetica, cavalcando e anticipando i trend di consumo del settore beauty. KIKO MILANO è una perla della cosmetica made in Italy, che voglio contribuire a far crescere ancora di più”.

Payback Italia: anche Allianz entra nella coalition

PAYBACK Italia, la società del Gruppo American Express, ha firmato un accordo con Allianz Global Assistance, la prima compagnia al mondo nei settori dell’assistenza, delle assicurazioni viaggi e dei servizi alla clientela.
Con l’ingresso di Allianz Global Assistance nella ‘coalition’ PAYBACK, i clienti dell’innovativo Programma di loyalty multipartner potranno accumulare punti sull’acquisto della Polizza Viaggi Travel Care, l’assicurazione viaggio di Allianz Global Assistance che garantisce assistenza sanitaria 24 ore su 24 e pagamento diretto delle spese mediche, continuando ad accumulare punti con le spese di tutti i giorni presso i Partner del Programma.

“Siamo felici di entrare a far parte di una coalizione importante come quella di PAYBACK, il programma di loyalty leader in Italia” – Ha dichiarato Paola Corna Pellegrini, CEO Amministratore Delegato di Allianz Worldwide Partners Italia – “Con questa nuova partnership ribadiamo il nostro impegno nei confronti dei nostri clienti, attraverso un’offerta di prodotti innovativi e personalizzabili in base alle proprie esigenze e di servizi e vantaggi a valore aggiunto che possano migliorarne la customer experience.

Luca Leoni, Amministratore Delegato di PAYBACK Italia ha commentato: “Con la sua leadership nel mondo dell’assicurazione viaggi, Allianz Global Assistance permette a PAYBACK di compiere un altro importante passo nel suo percorso di crescita, con l’obiettivo di continuare a rendere sempre più vantaggiose le offerte per tutti i suoi clienti. Siamo molto orgogliosi di questa partnership, che ci consente di dare ancora più valore ai clienti PAYBACK, accompagnandoli in una voce di spesa importante come quella del settore assicurativo”.

Crai, per il 2017, punta su clienti, negozi e servizi

Fatturato per il 2016: 5.800.000.000 euro (+9%), in 2 anni 332 nuovi punti di vendita nel canale food e 293 nel canale drug, più di 1000 imprenditori e oltre 3.400 pdv: con questi numeri Marco Bordoli, amministratore delegato CRAI SECOM, ha aperto il trade media briefing, occasione per fare il punto sui risultati raggiunti dal gruppo CRAI e presentare i progetti futuri dell’insegna. Le prospettive per il 2017 sono buone, con un andamento a rete corrente del +2,77 (fonte Qlik) per il canale food (78 nuovi punti vendita) e del +12,05% nel canale drug (+ 19 pdv). Si conferma il primato nel format di prossimità, con quasi il 12% di quota. Sul totale dello scenario distributivo Crai si colloca al 9° posto, con una quota di mercato del 3.46%.

Una crescita che è frutto anche dei progetti per l’anno in corso, basati su tre pilastri: i clienti, i negozi, i servizi/l’innovazione. «Sui clienti – ha raccontato Mario La Viola, Direttore Marketing e Format CRAI – abbiamo svolto una indagine, dalla quale abbiamo capito che il prezzo (seppure importante) non è il primo motivo per cui si compera in un negozio Crai: vengono prima valori come l’accoglienza e la vicinanza».

Marco Bordoli

Sui negozi si sta portando avanti il rilancio delle piccole superfici di ultra prossimità, anche nei centri storici cittadini. «Il nostro obiettivo – ha sottolineato Bordoli – non è avere negozi più belli, ma più profittevoli». Novità anche per le superfici sopra gli 800 mq, i Crai Extra, con una revisione degli assortimenti e il prolungamento degli orari di apertura. Giangiacomo Ibba, Presidente CRAI COOP ha raccontato gli effetti di tali esperienze nei punti di vendita Crai in Sardegna.

Sul fronte dei servizi, si segnalano le operazioni di CRM e Loyalty, la nascita di due piattaforme centralizzate una dedicata all’ortofrutta e una ai surgelati, e l’ingresso nell’e-commerce.

Ha concluso l’incontro Piero Boccalatte, Presidente CRAI SECOM, con parole di ottimismo sulle prospettive future.

di Elena Consonni

Amazon.it lancia il suo pet shop: 180 mila prodotti, oltre 780 marchi

Amazon.it inaugura il negozio Animali domestici (www.amazon.it/animali-domestici), che offre  un’ampia selezione di prodotti per cani, gatti, uccelli, pesci e animali acquatici, cavalli, rettili e anfibi, animali di piccole dimensioni, da fattoria e molto altro. Dagli alimenti ai prodotti per la cura e la toelettatura, dai giocattoli agli accessori fino alle ultime novità tecnologiche dedicate: sono decine di migliaia gli articoli disponibili nel negozio Animali domestici di Amazon.

Oltre 780 i marchi presenti all’interno del negozio, che vanno ad aggiungersi all’ampia selezione di più di 175 milioni di referenze già disponibili su Amazon.it.

Il nuovo negozio si apre anche alle piccole e medie imprese italiane che vogliono utilizzare Amazon come canale per le proprie vendite online. Da oggi possono infatti facilmente caricare i propri prodotti su Amazon.it raggiungendo milioni di nuovi clienti. Le piccole aziende del settore possono iniziare a vendere su Amazon attraverso questo link e unirsi così alle decine di migliaia di imprese che già utilizzano il Marketplace di Amazon come canale per le proprie vendite online.

“Questo nuovo negozio dedicato agli animali domestici è per i rivenditori e le piccole medie imprese Italiane una opportunità per raggiungere un numero maggiore di clienti, ovunque essi siano. Siamo felici di poter supportare le piccole e medie imprese e dar loro gli strumenti per sviluppare il loro business in Italia e nel mondo” ha dichiarato Francois Saugier, Vice Presidente EU Marketplace di Amazon.

Presenta la tua Pet Star
In occasione dell’apertura del negozio Animali domestici, Amazon.it invita i propri clienti, residenti in Italia, a partecipare alla selezione della foto per diventare una Amazon Pet Star, che darà la possibilità a cinque di loro di vedere i propri animali pubblicati su Amazon.it come testimonial del negozio.
Per partecipare alla selezione, i proprietari di cani, gatti ma anche pesci, conigli, rettili o cavalli o qualsiasi altro animale domestico, dovranno pubblicare entro il 18 luglio sulla pagina Facebook di Amazon.it una foto del loro animale. A partire dal 21 luglio verrà pubblicato, sempre sulla pagina Facebook di Amazon.it, un album con la rosa dei finalisti. Gli animali le cui foto riceveranno più Like tra il 21 e il 28 luglio diventeranno i testimonial ufficiali del nuovo negozio dedicato agli animali domestici, su Amazon.it.

Qualche informazione sull’assortimento:

168 bandane per cani
135 gabbiette per uccelli
3.979 vestiti e accessori per cani
1.202 coperte per cavalli
1.559 tiragraffi per gatti
653 allestimenti per acquari
27 occhiali per cani
2.261 tipologie di cibo per cani
768 giochi per gatti
1.192 cucce e casette per animali di piccole dimensioni

 

 

Business ibrido: il retail tradizionale vira verso l’online, a partire dall’USA

Business sempre più ibrido? Pare proprio di sì. Stando infatti a un recente studio BDO (BDO’s 2017 Retail Compass Survey of CFOs) , risulta chiara la svolta decisiva verso il digitale dei retailer negli USA.
Secondo l’approfondimento BDO-PitchBook, già nel 2016, infatti, le fusioni e acquisizioni dei Retail tradizionali statunitensi si sono attestate intorno ai 17 miliardi di dollari (il valore più alto registrato negli ultimi cinque anni pari al +60% rispetto al 2015 ) e hanno interessato 105 operazioni.

Ottima pure la crescita degli investimenti di private equity (PE) nel settore che hanno raggiunto,  l’anno scorso, $6,1 miliardi di buy-out completati, contro i 2,2 miliardi registrati nel 2015 e 300 milioni di dollari rilevati nel 2014.

Notizie altrettanto buone per il mero segmento Internet Retail, che fa registare 155 operazioni portate a segno nel 2016 per un controvalore di oltre 13 miliardi di dollari e un +22% di crescita dei volumi rispetto al 2015. È ormai palese che il consumatore preferisca sempre più muoversi online e il modello di business al dettaglio si sta modificando di conseguenza.

Una  conferma di questa più che rapida evoluzione verso il digitale arriva da La National Retail Federation statunitense che prevede in crescita le vendite retail online per l’anno in corso con una quota compresa tra 8 e 12%, e un tasso di crescita tre volte più veloce che nel settore retail in generale.

Le previsioni della NRF per gli store tradizionali fisici attestano invece la quota di crescita a circa il 3%, mostrando così quanto sia rilevante un’offerta multicanale osservando quanto l’ecommerce sia sempre più alla guida della crescita del settore Retail. 

Il caso WalMart

La sfida è stata colta da WalMart, la più grande catena di megastore americana, che, con l’acquisizione della piattaforma di commercio online Jet.com per 3 miliardi di dollari l’anno scorso, ha lanciato la sfida ad Amazon sulle vendite online. Il colosso USA della grande distribuzione ha portato a termine una delle più grandi acquisizioni nell’e-commerce, in particolare per una startup che è partita ufficialmente nel 2015.

“Jet.com è stata acquisita l’estate scorsa con offerta ’premium’ di $3,3 miliardi rispetto alla sua effettiva valutazione di $1,35 miliardi, ma WalMart ha visto giusto, al punto che, alla fine dell’anno scorso, le vendite a livello globale nell’e-commerce sono incrementate a doppia cifra, con +15% rispetto il 2015, e quelle autoctone U.S.A. sono salite di ben il 36%” ha commentato Simone Del Bianco, managing partner di BDO Italia.

Il retail tradizionale: la scommessa di Macy’s e Target

I rivenditori tradizionali stanno facendo grandi investimenti in tecnologia, sia negli store fisici sia nell’e-commerce non solo per offrire un’esperienza multi-canale, ma anche per consentire al consumatore un approccio più olistico al brand. Macy’s e Target, per esempio, hanno stretto una partnership con la startup e-retail ThredUp, consentendo ai consumatori di donare abbigliamento usato alla piattaforma ThredUp in cambio di credito presso i propri store fisici. Alcuni retailer dell’abbigliamento, come Urban Outfitters, stanno collaborando con startup tecnologiche per utilizzare la tecnologia dei beacon in-store raccogliendo informazioni in tempo reale sulle preferenze di acquisto e sul flusso dei propri clienti.

E l’e-commerce puro?

Allo stesso tempo, gli e-retailer puri si stanno espandendo in controtendenza nel mondo fisico. Nel 2017, la Unicorno Warby Parker – startup di eyewear design che prima di aprire il suo store nel cuore di SoHo, ha iniziato online il proprio business vendendo occhialeria originale e di qualità a prezzi estremamente competitivi rispetto alla media – prevede di portare a 70 i propri punti vendita nel mondo. Quanto ad Amazon, la storia è nota…

E’ interessante notare – è il commento di Simone Del Bianco – come i grandi retailer USA, la cui presenza nei mercati europei è sempre più significativa, stiano valutando di portare l’esperienza in-store al livello successivo. Secondo le analisi BDO, 1 retailer su 2 prevede di investire nella riqualificazione e/o nel rimodellamento dei propri store. Allo stesso tempo, la maggioranza, il 70%, si sta concentrando sull’online, investendo più capitale nel commercio elettronico e nei canali mobile. Per aiutare questi canali a comunicare tra di loro e migliorare l’efficienza operativa, il 74% dei dettaglianti USA investirà nell’innovazione tecnologica dei sistemi IT. Anche in Europa e in particolare in Italia la ricerca di nuovi modelli di business, l’innovazione tecnologica e la spinta al digitale sono sfide che le imprese devono e dovranno necessariamente affrontare per raggiungere e/o mantenere una posizione competitiva di mercato e aspirare ad adeguati livelli di margine”.

Derby Blue Freezer, il nuovo modo di dissetarsi con un… brivido

Derby Blue propone un nuovo modo di assaporare la frutta: per dissetare in modo naturale, arriva la nuova linea di bevande alla frutta Derby Blue Freezer, in formato maxi da 1500 ml in pet, proposta nei tre gusti “classici” e tipicamente estivi – Orange Freezer Aranciata Italiana, Lemon Freezer Limonata e Rosé Freezer Pompelmo Rosé.

  • Orange Freezer è solo arancia italiana con il 25% di frutta e non gassata
  • Lemon Freezer è una fresca limonata con il 20% di frutta e non gassata
  • Rosé Freezer è una delle poche bevande al pompelmo rosa non gassata presente nei punti vendita.

L’effetto freezer della novità Derby Blue è anche comunicato dal packaging efficace e d’impatto, sagomato e coloratissimo, completamente sleeverato nei colori arancio, giallo e rosa e con l’immagine dei frutti in primo piano, mentre il fondo in argento è un esplicito riferimento ai temi cromatici della freschezza e del ghiaccio.

 

Falsi e contraffazioni: i principali produttori e le rotte di transito

Quello dei falsi e della contraffazione di prodotto è un mercato vivace che, per il suo funzionamento,  si avvale di produttori ma anche di paesi tramite e di rotte di transito “rodate”.

La nuova relazione dell’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale elaborata dall’EUIPO e dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economici (OCSE), ha evidenziato alcuni aspetti salienti di questo commercio.

I dieci i settori esaminati- che costituiscono oltre la metà del commercio complessivo di prodotti contraffatti nel mondo, ossia più di 208 miliardi di EUR nel 2013 – sono: alimenti, prodotti farmaceutici, profumeria e cosmetici, pelletteria e valigeria, abbigliamento e tessuti, calzature, gioielleria, apparecchiature elettroniche ed elettriche, dispositivi ottici, fotografici e medici, giocattoli, giochi e attrezzature per lo sport.

I principali produttori

Indubbiamente, per 9 dei 10 settori esaminati, il principale produttore si conferma la Cina, anche se diverse economie asiatiche quali India, Thailandia, Turchia, Malaysia, Pakistan e Vietnam, giocano un ruolo non secondario. Infine, anche la Turchia rappresenta un importante produttore di articoli falsi in alcuni settori — come pelletteria, alimenti e cosmetici — che vengono poi spediti nell’UE.

Lo scambio

I principali centri di scambio a livello mondiale dei trafficanti di prodotti contraffatti – dice la relazione – sono Hong Kong, gli Emirati arabi uniti e Singapore, dove vengono importate grandi quantità di prodotti falsi a mezzo container che verranno successivamente spedite per posta o corriere.

Il transito

Dalla relazione emerge che diversi paesi del Medio Oriente, fra cui gli Emirati arabi uniti, l’Arabia Saudita e lo Yemen, costituiscono i principali punti di transito per le spedizioni di prodotti falsi diretti in Africa. Albania, Egitto, Marocco e Ucraina sono i quattro punti di transito usati per inviare falsi destinati all’UE, mentre Panama è un importante punto di transito per i falsi in rotta verso gli Stati Uniti.

Quanto alle vie di trasporto privilegiate, risulta che circa tre quarti dei prodotti contraffatti sono trasportati via mare, mentre la spedizione mediante corriere o per posta ordinaria emerge come modalità consueta per la distribuzione di articoli contraffatti di più piccole dimensioni. Le spedizioni con meno di dieci articoli hanno rappresentato il 43 % del totale nel 2013.

I prodotti contraffatti sono distribuiti sempre più sui mercati online. I prodotti venduti su Internet sono generalmente distribuiti in piccoli colli spediti per posta ordinaria e mediante servizi di consegna espressa, spesso direttamente al cliente. È stato osservato anche un ruolo crescente delle tecnologie nell’ambito dei reati contro i DPI.

Lo stato dell’arte della contraffazione

La relazione è stata presentata in occasione del vertice sulla tutela della PI (proprietà intellettuale), organizzato congiuntamente dal ministero federale tedesco della Giustizia e della tutela dei consumatori, dalla Commissione europea e dall’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale (EUIPO). Al vertice è stata illustrata anche la seconda relazione sullo stato attuale della contraffazione in Europa redatta dall’EUIPO e dall’Agenzia dell’Unione europea per la cooperazione nell’attività di contrasto (Europol).

Nella quale viene appurato che gruppi della criminalità organizzata sono coinvolti nei reati contro i DPI (Diritti della proprietà intellettuale). Dalla relazione si evince anche che le organizzazioni criminali nell’UE coinvolte nella distribuzione dei prodotti contraffatti ricorrono principalmente a fabbricanti esteri, per poi organizzare all’interno dell’Unione l’importazione, il trasporto, lo stoccaggio e la distribuzione di tali prodotti. La maggior parte dei prodotti contraffatti proviene dalla Cina: lo sviluppo della «via della seta» e il corrispondente aumento dell’uso del trasporto ferroviario e marittimo tra la Cina e l’UE favoriscono anche l’emergere di nuove minacce nel panorama dei reati perpetrati ai danni dei DPI.

Alcuni contraffattori, tuttavia, fabbricano direttamente all’interno dei confini dell’UE usando etichette e imballaggi falsi importati da paesi terzi.

 

Pagamenti in affanno per la GDO: solo il 16% salda alla scadenza

Pagamenti commerciali in affanno per il settore della grande distribuzione. A confermarlo,  i dati dello Studio Pagamenti, aggiornato a fine marzo 2017 e realizzato da CRIBIS su 8500 imprese della GDO.

L’indagine rivela infatti che solo il 16% degli operatori del settore ha saldato i fornitori alla scadenza: un risultato ben lontano dalla media nazionale  che si attesta al 35,6%.

E non basta, gravi anche i ritardi: ben il 17,9% dei pagamenti sono arrivati con grave ritardo, quasi sei punti sopra alla media italiana (pari al 12%), mentre per il 66,1% delle aziende, invece, il ritardo si è limitato ad un mese dai termini concordati.

Da un confronto con il passato si evince che ci sono ampi margini di miglioramento: rispetto a sette anni fa, infatti, i pagamenti alla scadenza sono diminuiti del 24,9%, i ritardi entro i 30 giorni sono cresciuti del 5,9%, quelli oltre il mese segnano un +9,8%.

Tutto male dunque? Per fortuna no: qualche dato, infatti, porta a essere più ottimisti riguardo al futuro, dal momento che in un solo anno i pagamenti puntuali sono cresciuti del 2,1% e i ritardi gravi sono scesi 13,5%.

La geografia dei pagamenti
L’area del Sud e Isole (quella in cui le imprese del comparto GD/DO hanno una concentrazione del 50,3%) registra la situazione più critica, con soltanto il 10,2% di imprese puntuali e ben il 26,9% di ritardi gravi. La situazione migliora man mano che si risale lo Stivale, con le imprese del Centro puntuali nel 18,9% dei casi ma con un tasso di ritardi gravi ancora elevato (14,1%), e le imprese del Nord Ovest leggermente meno puntuali delle colleghe del Centro (16,4%) ma più virtuose dal punto di vista dei ritardi gravi (9,3%). Gli operatori del Nord Est, infine, sono i più virtuosi, con il 28,1% di pagamenti alla scadenza e soltanto il 6% di fatture saldate a più di un mese di distanza dai termini pattuiti.

Pagamenti in Italia vs pagamenti nel mondo
In Europa l’Italia si colloca all’ultimo posto in Europa sia nei pagamenti alla scadenza, con appena il 15,6% di aziende puntuali, sia nei ritardi gravi, con ben il 18,8% di operatori che saldano le fatture con oltre un mese di ritardo. In entrambi i casi la classifica europea è guidata dalla Germania, con ben il 76,5% di imprese puntuali e soltanto l’1,1% di imprese gravemente ritardatarie. Sul podio dei paesi europei più virtuosi anche l’Olanda, con il 62% di aziende puntuali, e l’Ungheria, puntuale nel 52,7% dei casi, mentre fra i primi tre paesi europei meno ritardatari troviamo nuovamente l’Olanda (1,3% di ritardi gravi) e la Repubblica Ceca (3%). Buon risultato per la Spagna (51,8% di aziende puntuali e 8,4% di ritardi gravi), male invece Francia (26,2% e 8,8%), Regno Unito (26,2% e 13,2%) e Portogallo (18,9% e 18,5%), stabilmente nella metà bassa della classifica. Negli Stati Uniti le imprese che rispettano i termini concordati rappresentano il 44,1% del totale, mentre i ritardi gravi si attestano al 9,1%. Performance simili alle aziende del Canada, puntuali nel 21,7% dei casi e gravemente ritardatarie nel 7,8%. Percentuali di pagatori regolari piuttosto contenute per il comparto GD/DO in Asia con valori inferiori al 20% per Cina, Tailandia e Filippine.
“La variabile che per noi è più significativa – commenta Marco Preti, Amministratore delegato di Cribis – è rappresentata dai gravi ritardi, cioè quelli oltre i 30 giorni medi. Ritardi di questa entità, infatti, possono creare problemi rilevanti alla gestione della cassa delle aziende fornitrici e per questo è la variabile più importante per valutare le performance e lo stato di salute di un settore. A fine 2010 la Gdo mostrava una percentuale del 16%, l’ultima rilevazione (Q1 2017) si attesta quasi al 18%. Ma nel 2010 la media nazionale valeva il 5% con la Gdo superiore di oltre tre volte. Oggi la distanza dalla media nazionale (che vale il 12%) si attesta a poco meno di 6 punti percentuali; le distanze si stanno notevolmente accorciando.
Diversa la situazione in comparti attigui. Il commercio al dettaglio valeva nel 2007 il 7%, l’ultima rilevazione indica il 18%. Così come l’horeca che è partito dal 10% nel 2010 per raggiungere oggi il 25%. Il trend della Gd-Do è quindi migliore di molti altri settori. Stesso trend per i fallimenti. Sicuramente siamo lontani dai livelli pre crisi con un’incidenza molto superiore. In ogni caso, dopo il picco negativo del 2014, la situazione sta migliorando”.

Italiani sotto l’ombrellone, i trend dell’estate 2017 secondo Quantcast

Arriva l’estate: quali saranno i caratteri distintivi del 2017? Quantcast, leader mondiale nell’applicazione della forza delle audience analizzate in tempo reale al digital e mobile advertising, ha analizzato i dati in suo possesso relativi ai comportamenti degli utenti online scoprendo i brand, i trend, gli eventi e le mete turistiche più ricercate in Italia per questa calda estate 2017.

Vediamo, dunque, cosa si ricerca in rete, partendo da un evergreen: l’occhiale da sole. 

Le linee e i modelli di MiuMiu sono quelli più gettonati dalle donne tra i 30 e i 40 anni, mentre gli uomini confermano il proprio interesse per Persol (i più adulti) e Oakley (i più sportivi).

Se poi si indagano gli eventi che creano aggregazione, i luoghi cult, sede ideale dei festival, ecco il responso: gli I-Days e il Postepay Rock di Roma spopolano tra i giovani, mentre l’Umbria Jazz e il Lucca Summer Festival sembrano essere quelli più seguiti dal pubblico adulto.

Quanto all’immancabile tromentane musicale, colonna sonora di ogni estate che si rispetti, oltre a J-Ax e Fedez, Ghali e Ed Sheraan, è senza dubbio Despacito il motivo più ricercato in rete.

E sul fronte dell’aperitivo? In questo caso la differenza tra uomini e donne risulta più marcata: birra per gli uni, preferibilemente prosecco per le altre.

Anche se sull’Aperol Spritz si trova concordia perfetta…

 

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